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Autore: EleAB98    19/05/2020    4 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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La piovosa mattinata che inaugurò il mese di Giugno fu per Thomas estremamente diversa dalle altre. La notte precedente non era riuscito a chiudere occhio per il pensiero ricorrente che aveva di Jane. No, non gli era bastato scolarsi un’intera bottiglia di vino rosso per non rimembrare ogni singolo dettaglio dei momenti che aveva trascorso insieme a quella ragazza.

In verità, però, quegli stessi ricordi lo avevano inseguito sin dal momento in cui i due si erano separati, culminando con un epilogo che l’uomo aveva ormai maturato da diversi giorni. Thomas nutriva un bisogno impellente di chiamarla per telefono, di sentire nuovamente il suono della sua voce.

Forse era davvero giunto il momento di confrontarsi e parlare a quattrocchi della questione. Perciò, prima che potesse cambiare idea sulla questione, l’uomo compose il suo numero e, con coraggio, premette il tasto di chiamata.
Dopo qualche secondo, il suono di attesa venne rimpiazzato dalla voce di Jane.

“Pronto... Thomas?”

Non appena lei pronunciò il suo nome, un brivido gli percorse la schiena, benché fosse passata soltanto poco più di una settimana dall’ultima volta che si erano sentiti.

“Ehm... sì Jane, sono io.”

Ci fu un attimo di silenzio.

“Come... come stai?” domandò poi, aspettando una sua risposta.

“Diciamo che potrebbe andare meglio... questa settimana mi è sembrata interminabile. Tu, invece?”

La voce di Jane risuonò nelle orecchie di Hunt come una voce insolitamente timida e impacciata, sintomo del fatto che la ragazza non si aspettasse, con tutta probabilità, una sua chiamata. Però, quella stessa voce conservò una nota di felicità che spinse Hunt a proseguire ‘quell’insolita’ telefonata.

“Beh, sembra che anch’io non stia meglio di te” rispose lui. “Ma... mi ha fatto piacere risentire la tua voce.”

“Davvero?”

Hunt giurò che in quel momento la ragazza stesse sorridendo, proprio come lui.

“Sì, davvero. Sai, credo sia giunto il momento di parlare di... quello che è successo l’ultima volta, vuoi?”

“Aspettavo solamente che tu me lo dicessi. Dove ci incontriamo?”

“Nel luogo del nostro primo appuntamento segreto” disse Hunt, senza alcuna esitazione.
“D’accordo” rispose lei. “Sarò lì tra poco.”

Hunt riagganciò e, ben presto, la sua genuina espressione si convertì in un sorriso amaro. Non sarebbe stato facile quel che avrebbe dovuto fare.

 
***

                
I boschi verdeggianti di Saint Lake Street lasciavano Jane sempre a bocca aperta. Vi si era recata spesso negli ultimi tempi e altrettanto spesso ‘in compagnia’ di quei ricordi vissuti con Thomas. Proprio in quel luogo, infatti, egli le aveva espresso il desiderio di provare a frequentarsi, ovviamente facendo attenzione che il tutto rimanesse un segreto. Ed era proprio in quel posto che i due si erano lasciati andare scambiandosi un bellissimo bacio che, a tutti gli effetti, avrebbe sancito quel ‘pericoloso impegno’. Ed ecco che Jane si trovava lì, ancora una volta, in attesa del suo professore.
 

 
***


Nel bel mezzo di tali pensieri, un rumore di passi leggeri la ridestò da quel perfetto silenzio. Thomas si trovava in piedi, dietro di lei, appoggiato a un albero. Si sarebbe detto stesse contemplando Jane da almeno cinque minuti. Non appena gli occhi della ragazza si immersero nei suoi, Hunt credette che sarebbe venuto meno alla sua promessa, ma non poteva. Doveva andare fino in fondo.

“Ciao Thomas” esordì lei, rimanendo a debita distanza.

“Ciao Jane” rispose lui, abbozzando un sorriso. “Ascoltami, ti ho chiamato perché...”

“Parliamone con calma, ti va?” domandò lei. “Siediti vicino a me.”

Thomas obbedì e in un momento, si ritrovò vicinissimo a lei. In quel preciso istante, Hunt si rese conto di quanto le fosse mancata e senza pensarci troppo le diede un abbraccio. Un abbraccio che lei ricambio all’istante e che suscitò ad entrambi una grande emozione.

“Jane... ti ricordi quella volta in cui ti ho chiesto di lavorare insieme a me?”

“Certamente” rispose lei, non capendo a cosa volesse riferirsi. “Perché me lo chiedi?”

“Perché devo partire dal principio per poterti spiegare come stanno realmente le cose.”

“D’accordo. Ti ascolto.”

“Ecco, quando ti ho chiesto di collaborare con me avevo un solo obiettivo. Un obiettivo che non riguardava affatto quello di conquistare il tuo cuore - benché la tua presenza, come ti dissi il giorno della première, mi giovasse oltre misura -. Non sono mai partito con questa idea preliminare.”

“Thomas, io... io non ho mai pensato che tu volessi approfittare di me e questo lo sai benissimo” rispose Jane, cercando di rassicurarlo.

“Hai ragione” rispose lui. “Ma lascia che io continui il mio discorso. Come stavo dicendo, le cose mi sono poi sfuggite di mano il giorno della premiazione, ma non avrei mai creduto potesse accadere o, per lo meno, non in quel modo. È vero, in fondo al cuore desideravo conoscerti meglio, conoscere davvero quella ragazza che si apprestava a lavorare con me a un progetto importante. Ma non avrei mai pensato che potesse accadere qualcosa tra di noi, malgrado i nostri sentimenti. Credevo di essere in grado di gestire la situazione, invece... invece, come ben sai, sono stato travolto da una serie di eventi che mi hanno messo in condizione di lasciarmi andare... sono stato travolto da te. Per me non è mai stata una commedia quello che è successo tra noi... ma dovevo raggiungere il mio scopo, capisci? Allargare i tuoi orizzonti, farti scoprire cosa ti aspetta là fuori. Durante la nostra collaborazione hai dimostrato grande professionalità, malgrado i nostri trascorsi. E io volevo che tu arrivassi a questo. Sei riuscita dove io non sono riuscito ai miei esordi, in gioventù. Tu, al contrario di me, sei riuscita ad accantonare momentaneamente i tuoi sentimenti a favore della tua formazione professionale. E soltanto per questo meriti che io ti faccia le mie congratulazioni.”

A quelle parole, Jane rimase totalmente di stucco. Era dunque stato quello il suo scopo? Metterla alla prova chiedendole di lavorare con lui?

“Sì esatto, ho voluto metterti alla prova” proseguì lui, come se le avesse letto nel pensiero.

“Volevo assicurarmi che non avresti anteposto i tuoi sentimenti alla carriera, perché so quanto questa scelta possa essere difficile.”

“Non mi aspettavo che il tuo scopo fosse questo” disse Jane, ancora sbigottita per quello che Thomas le aveva rivelato “Ma ti assicuro che non è stato affatto facile agire con perfetta indifferenza fino al giorno della premiazione.”

“Credi forse che per me lo sia stato? È stato duro il mio personale conflitto tra mente e cuore. Duro ma alquanto necessario per poter raggiungere il mio scopo primario. Proprio per questo mi ero imposto di mostrarmi estremamente professionale con te. Ma poi sono sopraggiunti i sentimenti, e il resto lo sai... tu sei stata la mia fonte di ispirazione per ‘Ricominciare’” continuò lui. “Averti costantemente vicino è stato un privilegio e, nel contempo, un’amara sofferenza. Ma questa sofferenza ci ha portati entrambi al successo ma, soprattutto, a una nuova consapevolezza. A questa consapevolezza...”

In quell’istante, Thomas sfiorò delicatamente la mano di Jane. La ragazza chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla forte sensazione che quel contatto aveva provocato in lei. Non appena riaprì gli occhi, entrambi si ritrovarono a pochi centimetri l’uno dall’altra e lei colse quell’occasione per dargli un bacio. Thomas, però, si scostò da lei, conscio che un singolo bacio avrebbe cancellato il suo proposito.

“No Jane, ti prego... non posso” disse Thomas, scostando lo sguardo da lei.

“Ma allora... perché mi ha chiesto di vederci qui? Se non è per ‘riconciliarci’, perché...”

“Perché...”

Thomas ci rifletté un attimo.

“Perché non dobbiamo essere precipitosi” rispose poi. “Voglio che tu rifletta bene sui tuoi sentimenti, che faccia chiarezza su quanto accaduto tra noi.”

“Credo di aver già riflettuto abbastanza, a dire il vero.”

“Beh, io no” riprese lui. “Ammetto quanto mi abbia reso felice trascorrere del tempo con te... anzi, più che felice. Ma non possiamo abbandonare totalmente la ragione e i suoi principi. Non possiamo rischiare di perdere la nostra reputazione.”

“Dunque, è di questo che si tratta” rispose Jane, cercando di nascondere la sua delusione. “Ma se ti dicessi che a me non importa niente della mia carriera?”

“Non dire sciocchezze Jane, ho visto come lavori e quanta passione hai dedicato nel nostro e in altri progetti. Tu sei nata per fare la regista, non puoi e non devi distrarti dal tuo obiettivo.”

“Nemmeno se questa distrazione, così come la chiami tu, potrebbe rendermi, renderci felici?”

A quella domanda, Thomas rimase interdetto. Jane non aveva forse ragione? Scuotendo la testa, Hunt continuò a parlare, facendo prevalere quasi del tutto quella parte razionale del suo cervello cui tempo addietro non aveva dato ascolto.

“Senti Jane, tu sei molto giovane... hai tutta la vita davanti e devi comprendere ciò che è realmente importante per te. E lo studio deve essere una priorità. Vedrai, ci farà bene stare lontani per un po’.”

“Mi manchi già” rispose lei, cercando di trattenere un sorriso ottimistico.

“Jane, sono serio.”

“Anche io.”

“E allora concediamoci ancora un po’ di tempo. Servirà a entrambi ma soprattutto, servirà a te. Fidati.”

A quelle parole, Hunt deglutì a fatica. Jane non poteva ancora sapere cosa sarebbe accaduto nei prossimi giorni.

“Se lo dici tu...”

Visibilmente sollevata che Thomas non le avesse detto addio, la ragazza gli diede un abbraccio ma tutt’a un tratto, quasi colpita da un vago sospetto, gli domandò:

“Thomas, dimmi una cosa... tu non mi abbandonerai, non è vero?”

“Jane, io...”

“Ti prego, promettimi che non lo farai. Promettimelo.”

Gli occhi imploranti di Jane non gli permisero di dirle di no.

“No, ma ti ho detto che ho bisogno di tempo per riflettere. Ne abbiamo bisogno entrambi. E adesso scusami Jane, ma il dovere mi chiama. Devo tornare alla Hollywood U.”

“Vuoi che ti accompagni?”

“Ti ringrazio, ma non è necessario.”

Senza ulteriori indugi, Thomas si incamminò e sparì rapidamente nel bosco. Non sarebbe riuscito a stare in quel posto un minuto di più. I ricordi di quel primo appuntamento erano ancora ben impressi nella sua mente.
 

 
***

 
In quell’abbraccio, Jane aveva percepito il sapore dell’addio, ma lo aveva capito anche dal suo sguardo. In fondo, chi meglio di lei aveva imparato a conoscere e a interpretare il suo carattere? Ma lo aveva promesso a se stessa: sarebbe stato un ‘addio felice’, senza dolorose rivelazioni. Nel suo cuore, sapeva ormai la verità. Quella storia che Hunt le aveva raccontato era vera, dall’inizio alla fine. Lui desiderava soltanto il meglio per lei, così come lei lo desiderava per lui. Benché quell’ultima promessa di rimanere insieme si sarebbe rivelata falsa, Jane non l’avrebbe mai e poi mai considerata come un vero e proprio addio, nonostante il suo improvviso pianto disperato lasciasse presagire il contrario.

 
***

 
Incamminandosi con la certezza di averle mentito, Thomas si avviò a casa sua con le idee terribilmente confuse, ma con una grande certezza. Teneva molto a quella ragazza e i sentimenti che provava per lei aumentavano di giorno in giorno. Ma non poteva fingere che la loro situazione fosse favorevole alla prosecuzione del loro rapporto, non poteva pensare a se stesso e mostrarsi egoista. Doveva lasciarla andare, benché le avesse promesso un qualcosa di importante che, suo malgrado, non poteva mantenere.

In fondo, sapeva di non essersi comportato nel modo migliore, lasciando la ragazza tutta sola in quel posto tra mille dubbi e altrettante paure. Però, doveva assolutamente dare ascolto alla razionalità, sebbene per un intero mese non lo avesse fatto e avesse deciso di frequentarsi con Jane al di fuori del contesto accademico. Ma dopo quanto accaduto con Beverly, egli era tornato alla realtà e alle sue spietate – quanto giuste – convenzioni. In fondo, ogni volta che i due provavano a fissare un appuntamento in un posto diverso che non fosse la casa di Hunt, risultava sempre difficile – se non impossibile – lasciarsi totalmente andare senza guardarsi alle spalle.

No, non potevano andare avanti così. Non potevano continuare a fingere che il mondo circostante non esistesse.
   
 
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