Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: EleAB98    19/05/2020    4 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Ha avuto esattamente ‘il mio stesso pensiero’... mi ha lasciata senza che io me ‘ne accorgessi” concluse Jane, non appena raccontò quanto accaduto alla sua amica Addison.

“Veramente? Ti ha lasciata andare senza alcun indugio?” domandò lei, sbigottita.

“Non proprio... nei suoi occhi ho percepito immenso dispiacere e altrettanto dolore. Abbiamo parlato a lungo e sembrava che nessuno dei due volesse pronunciare la parola ‘addio’. Insomma, te lo avevo detto: avrei voluto, in caso di separazione, questa fosse la meno dolorosa possibile, almeno in apparenza. E lo è stata. Ci siamo scambiati un ultimo abbraccio, e poi...”

“Poi?”

“Poi... poi è andato via, ovviamente.”

In quell’istante, Jane si gettò sopra il cuscino e il suo viso venne letteralmente coperto alla vista di Addison. Ma ciò che lei non riuscì a celare furono i suoi singhiozzi. No, non poteva rimanere indifferente a quanto successo. Non riusciva a far finta che andasse tutto per il meglio. O almeno, non ancora.

“Jane ti prego, non fare così... detesto vederti in questo stato” disse Addison, con la voce rotta dal pianto.

“Non riesco ancora a credere che dopo tutto quello che abbiamo vissuto, lui mi abbia lasciata” riprese poi, improvvisamente adirata e delusa. “Aveva detto di provare un forte sentimento per me, aveva detto che per lui ero importante... mi aveva detto quanto io fossi speciale per lui! Ho vissuto persino la mia prima volta con lui! E alla fine cosa ha fatto? Mi ha lasciata andare soltanto per colpa di quella stupida di Beverly! Mi ha lasciata andare senza lottare e io mi sono persino fidata di lui, nonché piegata al suo volere! In questo momento mi sembro la solita ragazza sedotta e abbandonata dal belloccio di turno!” continuò poi, scoppiando del tutto in lacrime.

“Oh, amica mia... non sai quanto mi dispiace. Non ti meriti affatto tutta questa sofferenza” dichiarò Addison, addolorata tanto quanto lei di fronte a quello sfogo che condivideva in pieno. Con fare sommesso, la ragazza si avvicinò a Jane e le regalò l’ennesimo abbraccio. Se davvero l’amica doveva soffrire, allora tanto valeva soffrire insieme. D’altronde, Jane era la sua migliore amica e nessuno poteva comprenderla meglio di lei.
 

 
***

 
Non appena rientrò a casa sua, Thomas si buttò di peso sul divano. D’un tratto, si sentì terribilmente stanco e la sua mente non riuscì più a sopportare la vista di quei ricordi che per mesi avevano allietato le sue notti, nonché la sua stessa esistenza. Avrebbe tanto voluto dimenticare quanto appena successo e ricominciare con la sua vita normale ma, malgrado i suoi sforzi, non riuscì a farlo nel modo più naturale.

Distrutto, si avviò in cucina ed estrasse ben tre bottiglie di birra dal suo frigorifero. Senza indugio cominciò a bere e, nel giro di qualche ora, si ritrovò a barcollare per la stanza. Non riusciva nemmeno più a distinguere le forme e gli oggetti che popolavano il suo soggiorno ma, paradossalmente, la figura di Jane appariva ancora ben nitida nella sua mente, come se vi fosse stata impressa e non vi fosse alcun modo per rimuoverla. Un’altra mezz’ora trascorse e, alla fine, Hunt capitolò di nuovo sul divano. In quell’istante, si sentì profondamente rilassato e riuscì a non pensare più a niente. Il suo cuore e la sua mente erano ormai completamente assuefatti dall’alcol. Aveva scolato ben due bottiglie di birra e stava proprio per aprire la terza, se una telefonata di sua sorella Rachel non lo avesse fermato.

“Pronto, Thomas? Come stai?”

“Rachel... che piacere sentirti... non male, non male...” rispose lui, stordito.

“Dal tuo tono di voce non si direbbe” rispose lei, con aria preoccupata. “Sei sicuro che vada tutto bene?”

“A dire la verità, sono stato molto impegnato con il lavoro ultimamente... Le responsabilità aumentano sempre di più e io ho bisogno di staccare, di tanto in tanto.”

“Capisco. Ma qualcosa mi dice che il problema che ti affligge sia più grave di quanto sembri e che affogare i tuoi dispiaceri nell’alcol non sia un bene.”

A quelle parole, Hunt rimase di stucco.

“Come lo sai?”

“Lo sento dal tuo tono di voce” continuò lei. “Non sembri neanche tu... me ne vuoi parlare?”

“Di cosa?” domandò lui, inizialmente restio dal rivelarle il motivo della sua disperazione.

“Della vera ragione per cui stai in questo stato. Avanti, ti conosco troppo bene.”

In quel momento, Thomas trovò lo strano coraggio di confidarsi con sua sorella minore circa il suo stato d’animo, sebbene non si sentisse pronto a raccontarle nel dettaglio la situazione.

“E va bene, te lo dirò” disse lui, sospirando. “Sei mia sorella, non posso mentirti.”

“Sono contenta che mi consideri una persona fidata. Comunque sta tranquillo, non racconterò nulla ai nostri genitori.”

“Come se importasse loro qualcosa” rispose lui, facendo spallucce. “Ma non preoccuparti di questo.”

“Allora, Thomas? Cos’è che ti tormenta?”

Hunt rimase in silenzio per qualche secondo, quasi stesse lottando con se stesso al fine di trovare le parole giuste da dire. Ma più ci pensava, più non ne trovava. Poi, tutt'a un tratto, si ritrovò a dirle:

“Ecco... credo di essermi innamorato.”

Quell'affermazione gli uscì così, di getto, tanto che egli stesso ne rimase incredibilmente sorpreso. Ma in fondo, quella notte lo aveva confessato a Jane, seppur in un modo meno esplicito.

“Rachel, sei ancora in linea?” riprese lui, aspettandosi una qualunque risposta da lei, che era momentaneamente rimasta in silenzio.

“Sì Thomas, ci sono, ci sono... ma è fantastico!” disse lei con entusiasmo. “Oppure... non lo è?” continuò poi, mutando il suo tono di voce, che assunse dei tratti sempre più preoccupati.

“È complicato” si limitò a rispondere lui. “Non è una situazione facile da gestire.”

“Riguarda per caso un rapporto tra colleghi?”

“Diciamo, una mezza specie...”

“Se non ne vuoi parlare, rispetterò la tua decisione” rispose lei, notando la sua reticenza.

“Ti ringrazio, Rachel. A dire il vero sì, preferisco non espormi troppo. Posso solamente dirti che la nostra situazione professionale non avvantaggerebbe affatto una possibile... relazione tra di noi.”

“E questo ti fa soffrire” proseguì Rachel, comprendendo appieno il suo stato. “Capisco quanto deve essere dura per te. Ma non credere che non lo sia anche per lei. A volte, l’amore richiede del coraggio per essere vissuto.”

“È proprio questo il punto” ribatté lui. “Non ne ho il coraggio. Non voglio e non posso pensare solamente a me stesso e ai miei bisogni. Investire su questa relazione è troppo rischioso.”

“Ma a volte ne vale la pena, mio caro Thomas. Pensaci.”

Hunt scosse la testa.

“Ho già sofferto in passato. E non intendo soffrire di nuovo, ma soprattutto... non intendo far soffrire quella ragazza.”

“Ma non state forse già soffrendo entrambi con questa separazione?” insisté Rachel, desiderosa di saperne di più. 

“Non tanto quanto soffriremmo se rimanessimo insieme” rispose lui con decisione.

“Senti Thomas... se la ragazza in questione - che presumo in realtà sia una donna - prova per te un sentimento, perché non lottare per lei? Tu mi ha detto di ricambiare ciò che prova, giusto?”

“Sì.”

“Allora provaci. Lasciati andare.”
 
Lasciarsi andare...

Era davvero così impossibile per lui? Con Jane lo aveva fatto moltissime volte, in verità. Forse, più di quanto lui riuscisse a ricordare... doveva, dunque, seguire ‘quella pista’? Dove l’avrebbe mai condotto, nel caso in cui avesse seguito l’istinto e offuscato completamente la ragione e le sue convenzioni? I baci rubati, le accese discussioni, l’intensità degli sguardi, quella meravigliosa notte trascorsa insieme a San Francisco... tutto questo era stato dettato da una spontaneità che lui non aveva mai conosciuto, o meglio, di cui era stato testimone anni e anni fa, ai tempi della sua prima relazione con Yvonne. Con Jane, però, ogni cosa gli era sembrata diversa. Diversa da come l’aveva vissuta in precedenza, così come diverso era stato il suo modo di approcciarsi con lei alle situazioni ogni qualvolta si era ritrovato al suo fianco.

Con Yvonne, era riuscito solamente a essere se stesso. Con Jane, invece, oltre a essere se stesso, era persino riuscito a percepire con chiarezza ogni sua singola emozione, per poi condividerla con lei in piena e totale libertà. Con lei, era riuscito a guardare se stesso con occhi nuovi, con occhi pieni di luce e fervida speranza.

L’ammirazione che egli nutriva nei suoi confronti era ancora molto forte, così come era forte la sensazione che si presentava nel suo intimo ogni qualvolta incrociava, anche se solo per un istante, il suo magnifico sguardo. Quello sguardo giovane e intriso di quella bellezza folgorante e, allo stesso tempo, profondamente particolare. No, non si trattava affatto di questioni legate all’età. Con lei, e soltanto con lei, Thomas era riuscito a tirar fuori quella dolcezza che credeva di aver definitivamente perduto a causa delle sua precedente delusione d’amore. Eppure, nonostante tutto, egli non poteva assecondare il cuore, né tantomeno i suoi desideri.

 
“No Rachel, non posso” concluse infatti, non appena terminarono le sue riflessioni. “Non potrei mai perdonarmi ciò che potrebbe accadere se mi lasciassi totalmente andare senza pensare alle conseguenze.”

Terminata la telefonata, Hunt pensò a quanto fosse assurda la situazione in cui riversava.

‘Assurdo’ pensò nuovamente, in preda a un moto di ribellione che d’improvviso si era fatto strada dentro di lui. Assurdo ridursi così per una donna... ridursi così per Jane McMiller... Ridursi così per quella ragazza dagli occhi stupendi e dal sorriso contagioso, per quella ragazza che gli aveva completamente stravolto la vita. Insomma, l'uomo non si era mai ridotto in quello stato. Nemmeno per Yvonne, che aveva amato con tutto se stesso. E ingenuamente, in gioventù, si era ripromesso che non lo avrebbe mai fatto per nessuna.

Invece, si sbagliava.

In preda alla più lucida follia, Thomas prese carta e penna e si mise a scrivere. Sembrava che la sbornia non l’avesse del tutto privato della capacità di mettersi a redigere una lettera.

Una lettera rivolta a chi?

A se stesso?

Forse.

In ogni caso, Thomas era davvero stufo di mentire agli altri e di mentirsi, fingendo che andasse tutto bene. Era veramente stanco di vedere tutte quelle bottiglie di vino gettate ovunque e sparse in quasi tutti gli angoli della sua casa, ricordandogli in ogni singolo momento la condizione di profonda alienazione con la quale, ben presto, avrebbe dovuto nuovamente instaurare una sofferta – quanto sgradita – ‘amicizia’.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: EleAB98