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Autore: fool_dynosaur    19/05/2020    0 recensioni
La vita di Giulia è un continuo volta pagina. Dal tribunale in casa e viceversa per un'intera vita.
Tiene tutti i suoi segreti nascosti in un diario, portandoselo sempre dietro. Ogni sfumatura della sua vita e ogni lacrima era segnata su carta, sicura che mai nessuno l'avrebbe letto.
Finché un giorno non lo dimentica dal tattuatore, cambiando il corso del suo destino.
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( Questa storia è di fantasia, qualsiasi referenza al mondo reale è puramente casuale. )
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( Questa storia è frutto di fantasia, ogni referenza alla realtà è puramente casuale. )
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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C a p i t o l o
D u e

 

 

 

 

 

Kim aveva letto ogni pagina di quel diario, fino all’ultima virgola. E ogni riga in più lo faceva stare male. Non sapeva chi fosse quella persona, sicuramente una ragazza, ma si sentiva quasi in colpa nel sapere che non poteva fare nulla. Qualcosa voleva farlo, ma doveva sapere di chi fosse quel diario, di chi fossero quei segreti.

 

“Il cuore spezzato fa più male di un osso rotto. L’ho vissuto sulla mia pelle. Per quanto all’inizio fisicamente tu possa stare male, i pezzi del tuo cuore non torneranno insieme.”

 

Non gli piaceva quel colore rosa confetto, il che lo faceva pensare a una ragazza molto infantile, ma era stupido pregiudicare da quelle cose. Sospirò, posando il diario sul bancone. Di certo la persona in questione lo sarebbe venuto a cercare e avrebbe potuto associare un volto a quel carattere. Non si aspettava a una ragazza carina e ben curata, oppure riccona e troppo snob, ma aveva le idee confuse.

 

Giulia non aveva chiuso occhio. Nonostante avesse sonno e sentisse gli occhi pesanti e bruciarli. Il pensiero era continuamente al suo diario. Era un pezzo importante per sé, e non averlo la faceva stare abbastanza male. Non riuscì nemmeno a fare colazione e uscì di casa più presto del solito. Mandò un messaggio al signor Giovanni, cercando di spiegarli le cose senza andare nei dettagli. Sicuramente non avrebbe capito se gli avesse parlato del diario, perciò parlò di sua madre e dei favori che doveva fargli. Ma il proprietario non poté concederglielo.

“Dannazione, che devo fare?”

Ad aspettare la fine del turno, a pranzo, non avrebbe avuto tempo per pranzare e ripercorrere i suoi passi. Decise di rinunciare al suo pranzo. Aveva uno stress che si stava accumulando sempre di più, sentiva i suoi muscoli contrarsi sempre e il suo cuore battere in modo irregolare. Per tutto il tempo la sua testa era da un’altra parte, diverse volte sbagliò i conti nella valutazione. Sapeva di non fare un buon lavoro, e non ne andava per niente fiera.

“Ah, quella cosa rosa che ti portavi dietro sempre?”

“Non è una cosa rosa. E’ il mio diario importante.”

Stefano chiuse la portiera della macchina, guardandola da più prospettive.

“Qui non c’è niente di rosa, come vedi bambola.”

Giulia alzò gli occhi al cielo, poi salutò l’amico. Non poteva perdere tempo così con uno scemo. Gli voleva un mondo di bene, ma in quel momento aveva la testa da un’altra parte. Gonfiò le guance e si incamminò verso la stazione degli autobus. Non aveva la patente, perché non se la poteva permettere, quindi fece il biglietto e aspettò. Era la stessa cosa che aveva fatto con Gaia il giorno prima, ma sicuramente non l’aveva perso sul bus. Guardò il telefono per capire quanto tempo aveva, e non era dalla sua parte. Si fermò poco più in là, tornando al lavoro.

“Ho appena sprecato due euro.” - disse a se stessa, volendosi strappare i capelli già corti.

Si mise al lavoro poco dopo, assieme al signor Giovanni che le ripeteva in continuazione quanto i furti nel quartiere fossero aumentati. Di certo Giulia non ne era contenta e anche il fatto che potessero rapinare il Compra Oro in cui lavorava le fecero venire i brividi. Sospirò per l’ennesima volta.

“Cosa c’è figliola?”

“Può… - cercò di dire, ma penso al fatto che il proprietario era anziano, e se avessero davvero rapinato il negozio, non poteva lasciarlo da solo la sera. - Nulla. Va tutto bene. Possiamo chiudere prima allora questa sera? Dovremmo anche informarci su alcune telecamere di sicurezza.”

Il signore le sorrise, accettando la sua proposta.

Almeno con le telecamere avremmo una protezione in più - pensò la ragazza, aiutando l’anziano a chiudere la cassaforte.

“Buona serata a lei.” - disse la ragazza, prima di correre via.

Comprò il solito biglietto dell’autobus, aspettò il numero e salì in fretta, sperando che il negozio di tatuaggi fosse ancora aperto. Ma una volta arrivata lì, era già chiuso. L’aspetto del vicolo era più cupo, le luci non erano accesse e solo grazie alla luna si intravedeva qualcosa. Giulia diede un pugno al muro per la rabbia, iniziando a piangere per la frustrazione. Sembrava troppo la sua reazione, ma quel diario era tutto, e il pensiero che qualcuno lo leggesse le dava fastidio.

Quella notte sua madre ebbe un attacco di panico, la mattina dopo si alzò in ritardo. Dovette rimanere aperta anche a pranzo per recuperare le ore perse, il signor Giovanni non venne il pomeriggio, facendola chiudere da sola.

“Gaia?”

Dall’altra parte del telefono si sentivano molte voci.

“Scusa, ho appena finito al lavoro. E’ successo qualcosa?”

Giulia titubò un po’ prima di aprirsi con lei.

“Penso che quando siamo andati dal tattuatore abbia dimenticato lì un taccuino che mi serve per lavoro.”

Era vero, Gaia era la sua migliore amica. Ma non poteva dirle nulla del diario, o avrebbe voluto sapere tutto. Stefano dall’altro canto la capiva, e le lasciava i suoi spazi. Gaia era più estroversa e curiosa.

“Oh, ma perché non lo hai detto prima? Chiamo Alessio e me lo faccio consegnare.”

“Oddio no. - si affrettò a dire, pentendosi. - Volevo dire: puoi chiedere se possono aspettare cinque minuti questa sera che passo io?”

Gaia si accigliò un attimo, ma decise di non dire nulla al riguardo. Acconsentì e la salutò, prima che il collega le potesse chiedere gli orari di domani. Giulia si massaggiò il collo, cercando di rilassarsi. Almeno aveva una soluzione al problema enorme che si era creato. Chiuse come sempre alle nove e si incamminò verso il negozio. Decise di non prendere il bus ma di correre il più possibile, per risparmiare almeno quei pochi euro. Le sue scarpe da tennis consumate non l’aiutavano ma il pensiero di riavere il suo diario era l’unica cosa che la faceva correre in quel modo. Percorse il viale storico pieno di gente a passeggio ed entrò nel vicolo poco illuminato.

Di giorno è mille volte meglio - pensò Giulia, cercando il negozio di tatuaggi. Una figura scura che non aveva intravisto prima si mosse, facendola urlare. Si rannicchiò per terra, vicino alla porta d’ingresso di un’abitazione e iniziò a tremare.

“Non ho soldi, vai via!” - esclamò, scalciando con un piede.

Kim aggrottò la fronte, rimanendo a debita distanza dalla psicopatica.

“Sei Giulia, l'amica di Gaia?”

Sentendosi chiamata, alzò la testa lentamente. Non riusciva a vedere bene il ragazzo data la scarsa luce, ma aveva una capigliatura molto folta e disordinata. Il fatto che fosse vestito completamente di nero l’aveva mimetizzato con il buio che c’era e lei non l’aveva notato subito. Ciò non le dava tutta la fiducia che doveva avere per alzarsi e presentarsi.

“Ma chi sei?” - chiese, sentendo persino lei quanto le tremasse la voce.

Lui si allontanò fino alla moto, dove tirò fuori il diario.

“Mi sembra che questo sia tuo.”

Gli occhi di Giulia si strinsero per cercare di capire cosa stesse succedendo.

“Cos’è?”

Kim schioccò le dita.

“Giusto. Usciamo fuori da qui.”

Lei scosse la testa a quell’affermazione.

“Non ti azzardare.”

“Quindi preferisci rimanere in un vicolo buio con uno sconosciuto.” - ironizzò, sventolando il diario rosa.

“Certamente no. - rispose alzandosi, per poi camminare a testa alta verso l’uscita. - Ecco.”

Kim la guardò sotto la luce del lampione. Non era la solita la ragazza con cui si approcciava. La sua pelle era pallida e con alcune imperfezioni, i suoi capelli castani corti fino alle spalle e la fronte coperta dalla frangetta. Aveva le spalle piccole e fragili, le gambe lunghe e snelle, un corpo fin troppo asciutto. Il ragazzo ripensò al contenuto del diario e capiva che quella ragazza corrispondeva pienamente a ciò che era scritto. I suoi occhi urlavano sofferenza e il suo corpo lo dimostrava. Giulia incrociò le braccia, bramosa di riavere il suo diario indietro. Kim la raggiunse, mettendosi anche lui sotto la luce del lampione, all’angolo dell’incrocio. Quasi nessuno passava di lì e l’aria fredda pungeva il viso scoperto della ragazza. Del resto, quell’autunno era più aggressivo del solito. I loro occhi si scontrarono sotto quella luce artificiale e Giulia perse un battito. Il suo respiro si mozzò e sentiva uno strano formicolio salirli dal naso fino agli occhi, come se stesse per piangere. Kim era di una bellezza che lei non aveva mai visto. Quei capelli corvini e scompigliati, gli occhi neri che non distinguevano la pupilla dal resto e quella forma un po’ a mandorla che gli dava un’aria asiatica, il viso pulito e la pelle leggermente abbronzata. Le sue dita erano tatuate con strane lettere greche e le sue orecchie piene di piercing.

“Il tuo diario, l’hai lasciato da me.”

Giulia sbatté gli occhi come risvegliata dal trance, passandosi le mani sul viso. Se prima avesse un grande discorso di scuse e tutto da dire, in quel momento aveva un gomitolo confuso di parole nella testa. Guardò per terra imbarazzata, e cercò di mandare giù il disagio.

“Grazie. Ho una sola domanda, e mi scuso per quello che sto per dire ma, non hai letto nulla giusto?”

Il ragazzo sorrise divertito dalla domanda.

“Certo che si.”

Lei cambiò completamente faccia. E improvvisamente, dal celestiale ragazzo tatuato che vedeva, si era trasformato in un spocchioso stronzo senza precedenti. Lo colpì con il braccio, cercando di far capire tutta la sua rabbia. Colpo che a Kim non procurò nemmeno un pizzico di dolore.

“Ma come ti permetti? Ridammelo.”

Kim alzò il braccio, mostrando tutta la differenza di altezza che c’era tra i due. Giulia non voleva fare la ragazzina elementare e cercare di prenderglielo, sapendo che non ci sarebbe riuscita, perciò lo guardò solamente, aspettando.

“Sei una ragazza straordinaria Giulia. La vita ti ha dato ciò che non merita nessuno.”

Lei alzò gli occhi al cielo, guardandolo senza dire nulla. Provava rabbia, tristezza, e voleva tanto piangere per quello che stava dicendo il tattuatore. Non cercava la compassione della gente, nemmeno le loro belle parole. Giulia non voleva niente da nessuno.

 

“Ho paura di perdere la mamma cosi come ho perso loro due. Avrei preferito non nascere piuttosto che vedere la sua sofferenza.”

 

“Ti pregherei di non-“

“Vorrei il tuo numero.”

“Come scusa?”

“Vorrei avere il tuo numero. Tenermi in contatto con te. Io so ogni cosa di te, tu non mi conosci.”

“E chi ti dice che io voglia conoscerti?”

Lui fece un mezzo sorriso, grattandosi la guancia.

“Istinto.” - rispose, lasciando Giulia senza parole.

D’altronde, cosa aveva lei da perdere? Di certo la rabbia per il fatto che sapesse ogni suo singolo segreto la pungeva sul vivo, ma la tentazione di conoscere un ragazzo così carino era molto grande. Scosse la testa.

Non devo di certo farmi sopraffare dagli ormoni - pensò.

“Vedi il mio telefono? - chiese, mostrando il tuo telefono Motorola antico - Non posso avere social e cose così. Posso solo chiamare e messaggi normali.”

Kim non rimase per niente scioccato.

“Lo so, nel diario c’è scritto.”

“Oh.” - concluse lei, volendo sottrarsi per l’imbarazzo.

Persino lei si era dimenticato di aver scritto certe cose. L’imbarazzo l’assalì al pensiero e le sue guance si tinsero di rosso.

“Ma non importa questo. Non giudico le persone dal telefono.”

Le porse il suo telefono touch, facendole segno con la testa. Era un telefono grandissimo, di ultima generazione sicuramente. Giulia non ne sapeva nulla di telefoni perché non se ne interessava, ma quello era un telefono davvero bello. Lo fissò a lungo prima di iniziare a digitare il suo numero. Non sapeva se si sarebbe pentita o meno. D’altronde stava dando il suo numero a uno sconosciuto, mentre per lui, lei non era affatto una sconosciuta ormai.

“Tieni.”

Kim la guardò negli occhi prima di sorriderle sinceramente.

“Grazie.”


 

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