CAPITOLO 3
BOHEMIAN RAPSODY
“Sirius!” esclamarono entrambi.
In un botto improvviso il cane si trasformò. Un uomo dal volto scarno li osservava incuriosito, come se quell’esclamazione non fosse indirizzata proprio lui, ma ai due spettatori che lo fissavano.
“Eccovi qui” disse una voce tagliente.
La professoressa McGranitt si elevò in tutta la sua statura quando percepì gli occhi dei tre uomini posarsi su di lei.
Lupin era disperato. Come avrebbe fatto a uscirne vivo? La sua reputazione, ora, era rovinata per sempre. Non solo i genitori dei suoi studenti avrebbero scoperto che Albus Silente aveva scelto fra gli insegnati di Hogwarts un Lupo Mannaro, ma anche un fasullo doppiogiochista complice di Sirius Black…
Piton dal canto suo versava ancora in lacrime. Come avrebbe potuto compiere la sua vendetta? Sicuramente non sarebbe stato possibile finché la McGranitt fosse stata lì pronta a riferire il tutto al preside e alla comunità magica… Avrebbe forse dovuto essere semplicemente sincero e rivelare anche alla McGranitt i suoi segreti? Non solo per tutti quegli anni aveva condotto una doppia vita, ma anche coltivato un amore segreto, e per di più per l’uomo più temuto da tutto il mondo magico…
Sirius era l’unico, di quello strano terzetto, ad essere tranquillo. E anzi si domandava se almeno la comparsa della McGranitt fosse valsa la pena per chiederle di far salire dalle cucine un po’ di torta di melassa avanzata dalla cena.
Ma ciò che avvenne dopo spazzò via tutti i brutti pensieri degli altri due in un solo istante.
La McGranitt roteò la bacchetta e in un lampo di luce fucsia la vestaglia scozzese che indossava un momento prima improvvisamente sparì. Ora indossava un bikini sbarazzino e sgambato dalla fantasia scozzese. “Ho sempre sognato di fare questo incantesimo” disse.
Lupin lanciò un urlo. Piton si coprì la vista con le mani. Sirius no. Sorrideva. Ancora. “Questo è davvero il giorno più bello della mia vita, amici miei”
Intanto la Stanza delle Necessità stava cambiando colori, arredi, spazi. Quando la rutilante giostra si fermò, si trovavano nel salone di una sontuosa villa di epoca vittoriana allestita a festa con palloncini e festoni d’oro e d’argento e una grande piscina era visibile oltre il vasto porticato della veranda. Erano circondati da persone e persone tutte vestite da sera, che ballavano a ritmo di una musica sparata a tutto volume …“IS THIS REAL LIFE? IS THIS JUST FANTASY?”…
Lupin e Piton erano ancora a bocca aperta, intanto Sirius, avvicinatosi alla McGranitt, le offriva il suo braccio con fare baldanzoso. La McGranitt accettò di buon grado la richiesta e i due si unirono alle persone festanti che riempivano il salone e incominciarono a danzare senza pudore un ballo scatenato.
La musica era sempre più forte e la folla era sempre più opprimente… Piton e Lupin ormai si vedevano solo da lontano… Si sarebbero persi in mezzo a tutte quelle persone sconosciute… Eppure no, tra tutte quelle persone scorsero entrambi qualcuno che conoscevano, eccome se lo conoscevano!
Piton non esitò oltre. Con un rapido gesto della bacchetta si trasformò: i capelli fluirono morbidi oltre le spalle, le unghie gli si tinsero di nero, e gli occhi gli si cosparsero della spessa linea nera dell’eyeliner… La bacchetta volò a mezz’aria e al suo posto comparve un microfono che afferrò al volo… “Arrivo!” gridò, ma il destinatario di quelle parole era troppo impegnato per sentirle. Eppure il cuore di Piton si riempì ugualmente di gioia. Così perfetto, in una tutina glitterata e aderente, Lord Voldemort cantava in bilico dentro ad una fontana che sgorgava champagne nel bel mezzo dell’ampio salone. A ogni strofa la folla incitava entusiasta il cantante con epiteti irripetibili, ma fu quando le ragazzine iniziarono a emettere i loro urletti che Piton ebbe la conferma che si trattava davvero del suo Tom. Niente meno che Tom Riddle. Ecco dove si era nascosto per tutto quel tempo! Piton si fece largo tra la folla e a forza tentò di avvicinarsi alla fontana.
Ormai c’era quasi… era ad un metro dal suo promesso sposo! Chissà cosa avrebbe fatto il suo Tom quando dopo quei quattordici anni l’avrebbe rivisto… Piton fremeva di eccitazione all’idea di poter riabbracciare il suo affezionato padrone… C’era quasi…
Voldemort lo vide e il suo volto si aprì nella sua smorfia storta. Era proprio come se non fosse cambiato un solo giorno, la sua orrendezza era la medesima. Piton gli sorrise di rimando e Voldemort gli porse la sua mano, bianca e fredda, e Piton la afferrò…
Eppure sul suo braccio Piton notò qualcosa di strano. Non si ricordava di quel tatuaggio… un triangolo. Un tempo non c’era affatto, e anzi al suo posto c’era il Marchio Nero. “Dopo tutto questo tempo?”
“Sempre” rispose Voldemort.
Quella fu l’ultima cosa che Lupin riuscì a vedere, perché poco dopo infatti fu inghiottito dalla folla. Si scontrò con diversi camerieri, ballerine di tip-tap e uomini incravattati dall’aspetto losco… La testa quasi gli girava… E lui che si faceva tutti quei problemi perché era Lupo Mannaro… Quanti torbidi segreti si nascondevano attorno a lui!
Eppure c’era qualcosa che non gli tornava… Chi poteva aver realizzato una festa del genere?
“Buonasera, vecchio mio”
FINE.