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Autore: breezeblock    22/05/2020    3 recensioni
Non sapeva dire con esattezza quando si era perso. Sta di fatto che adesso faticava a ritrovarsi, tra quei ricci ribelli e morbidi, tra i lembi di stoffa del suo vestito color indaco, nell’incavo del collo che il suo maglione largo lasciava scoperto, nella sua bocca che sapeva di tè al limone. Si era perso in quel labirinto che sapeva di lei, c’era scivolato dentro e adesso annaspava per trovare una via d’uscita. [...]
La Granger alimentava i suoi desideri con i fiammiferi e poi li estingueva con secchiate di acqua gelida, tutto con la stessa bocca carnosa maledetta. [...] Sarebbe finito al San Mungo entro la fine dell’anno, di questo era ormai certo.
IN REVISIONE
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Muggle Studies - The Years '
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Muggle Studies


8.


 
All of my friends fell out with me 
because I kept your company
I tell them all to hold their tongues
 
 
 
Superata la mezzanotte, ad Hogwarts regnava il silenzio. Probabilmente la festa delle Tassorosso c’entrava qualcosa, perché non c’era traccia di nessuno, persino del solito gruppetto di studenti che puntualmente veniva beccato a bighellonare per il castello, quella notte non se ne intravide nemmeno l’ombra. Sicuramente erano tutti a letto a recuperare le ore di sonno perdute, cosa che avrebbero dovuto fare anche Draco ed Hermione ma avevano pensato diversamente. La notte era d’altronde una potente alleata per cercare incantesimi proibiti in reparti proibiti, la notte e il mantello dell’invisibilità, che secondo la leggenda aveva eluso persino la morte.
Il fatto che fosse un pezzo di tessuto del suo mantello poi, rendeva il tutto ancora più macabro a Draco, che aveva partecipato ad assurdi discorsi declamati da un convintissimo Mangiamorte quale suo padre, secondo il quale insieme a Voldemort sarebbero riusciti a sconfiggere la morte stessa. In quegli istanti sotto a quel mantello, ci riuscì davvero e gli venne da ridere al pensiero.
La Granger gli camminava davanti perché più bassa, lui sorreggeva il mantello per entrambi, tenendolo con entrambe le braccia sollevate così da avere abbastanza spazio per camminare senza inciamparsi continuamente addosso. Anche se alcune volte fu inevitabile e capitò che lui le togliesse le scarpe dal tallone o che lei, indietreggiando per il sospetto di aver visto sbucare qualcuno all’improvviso, saliva sui suoi piedi e Draco squittiva dal dolore e si mordeva le labbra per non farsi sentire al di fuori da quella protezione invisibile.
Raggiunsero la biblioteca dopo alcuni di questi imprevisti e subito arrivarono al Reparto Proibito. Hermione allungò una mano per sollevare la catenina di metallo che separava quella sezione dal resto della biblioteca ed entrarono. Una volta giunti lì, Draco sollevò il mantello e uscirono allo scoperto. Si separarono per controllare più velocemente la miriade di libri che avevano davanti, erano tutti polverosi e ammuffiti, emanavano un odore sgradevole, che quasi scoraggiava il più temerario ad avvicinarglisi e ad aprirli. Hermione si diresse verso la sezione di Pozioni, mentre Draco si spinse fino a quella dedicata agli artefatti magici e agli amuleti. Dopo alcuni minuti di ricerca inconcludente, il Serpeverde udì un rumore improvviso che attirò la sua attenzione. Si sporse solo con il busto oltre lo scaffale che stava esaminando e intravide il gatto di Gazza avvicinarsi alla sezione proibita.
“Cazzo”.
Prese in fretta il libro che stava consultando, anche se aveva ancora letto poco del suo contenuto. Trovò la Granger dopo alcuni vani tentativi, era assorta nella lettura di un libro sulle pozioni vaporose. 
La Grifondoro emise un gemito di sorpresa perché Draco apparì dietro la sua schiena e le mise una mano sulla bocca per non farla parlare. La ragazza sobbalzò dalla sorpresa ma riconobbe l’anello liscio d’argento della sua mano sinistra e si placò subito. Pose le mani sul suo braccio sinistro istintivamente. Il Serpeverde aprì il mantello con una mano e li coprì giusto in tempo per l’arrivo di Mrs. Norris. Il gatto iniziò ad annusare l’aria con il musetto verso l’alto, in quella semi oscurità si scorgevano solo i suoi terrificanti occhi. A mano a mano che questo avanzava, forse perché aveva sentito il loro odore, i ragazzi indietreggiavano piano. Hermione era come sempre davanti a lui, il ragazzo aveva lasciato scorrere la mano dalla sua bocca allo stomaco, da dove la teneva per farla indietreggiare insieme a lui in un movimento unico, così da non inciampare sui loro stessi piedi e ripetere lo stesso teatrino di poco prima, e rischiare di venire sorpresi. 
Hermione abbassò solo per un attimo la testa verso la presa del Serpeverde, il marchio sul braccio sinistro la teneva in ostaggio per la pressione del braccio sul suo addome. Sotto quel mantello era due volte sotto scacco della morte, seppur in diverse forme.
Draco si accorse in tempo dello scaffale dietro di lui e si fermò poco prima di urtarlo con la schiena. 
Il gatto rimase davanti a loro per qualche secondo che gli sembrò interminabile, fino a che non fu richiamato dalla voce gracchiante di Gazza in qualche sezione più lontana da loro.
I ragazzi rimasero immobili e in silenzio fino a che non riuscirono a sentire i passi di Gazza allontanarsi e la porta della biblioteca chiudersi alle sue spalle. Riuscirono a capire la sua distanza da loro grazie alla luce della lanterna del guardiano, che divenne sempre più fioca fino a sparire del tutto.
Tirarono un sospiro di sollievo ancora sotto al mantello e nel farlo Hermione abbandonò la testa sul petto di Draco, che la imitò lasciandosi andare sullo scaffale. 
Il braccio del ragazzo indugiò ancora un po’ sull’addome di lei, e allo stesso modo le mani di Hermione sul suo braccio. Il terrore di venire scoperti e di spiegare il motivo della loro presenza nel Reparto Proibito non la allettava per niente, specie perché di fronte ai professori non riusciva a mentire e ciò avrebbe comportato rivelare alla preside il segreto sui suoi genitori. Quell’immobilità era proprio dovuta all’incertezza di essere effettivamente soli.
“Homenum Revelio” sussurrò poi, spostando leggermente il mantello e agitando la sua bacchetta al di fuori.
“Siamo soli” concluse il Serpeverde alle sue spalle. I capelli di Hermione gli sfioravano il mento, procurandogli un po’ di solletico. Sciolse quello mezzo abbraccio non appena fece quella constatazione, ed Hermione avvertì una sensazione di freddo improvvisa allo stomaco.
Draco sollevò nuovamente il mantello e si sedette all’angolo di un banco, cominciando a sfogliare il libro che aveva portato con sé per nascondersi. Lo stesso fece Hermione, seduta sulla sedia di fronte al banco. La luce delle bacchette era l’unica cosa ad illuminare quel posto lugubre avvolto nel silenzio. 
Dopo diversi minuti passati a sfogliare pagine su pagine, Draco ruppe la quiete, una cosa inusuale per lui, ma che stava diventando sempre più frequente quando si trovava con la Granger. 
“Allora…Alister, eh?”
“Che vuoi dire?” Hermione sollevò stancamente gli occhi dal libro.
“Beh, non è proprio un tipo raccomandabile”, Draco non distolse lo sguardo da quello che stava leggendo.
“Stiamo parlando dello stesso ragazzo che hai definito solo ieri “un tipo apposto?”. A quell’affermazione il Serpeverde sollevò il viso, in difficoltà. Aveva giurato a sé stesso che non si sarebbe immischiato negli affari della Granger, e tantomeno da qualche altra parte che avrebbe completamente fatto saltare le loro buone intenzioni. La definizione di amici gli stava già scomoda. Non conosceva le regole di quella categoria, specie se il soggetto in questione era una persona con cui era andato a letto insieme e che per altro, era stata l’ultima. Non che non avrebbe potuto averne l’occasione, semplicemente non le aveva più create, le occasioni. Solo che ignorava il modo in cui doveva comportarsi con lei, se fosse sbagliato fare quel genere di battute, se sarebbero state prese per tentativi poco velati di flirt, o se invece l’avrebbero solo fatta innervosire. E comunque il fatto che non aveva mangiato quasi nulla durante il giorno era un aggravante, perché non aveva assorbito per niente l’alcool, di cui ancora sentiva gli strascichi. 
Non avrebbe continuato a fare l’idiota, però.
“Lo è”, le rispose poi, il tono rassegnato, ma sincero. Lei era libera di scegliere qualsiasi cosa la facesse sentire più sé stessa. 
 “Per quanto possano esserlo i Corvonero”, continuò a scherzare ed Hermione rise con lo sguardo sul libro.
“I Serpeverde sarebbero meglio?”, sollevò gli occhi e incontrò i suoi, rideva.
“Questo dovresti dirmelo tu”, si morse il labbro inferiore subito dopo. Non sapeva proprio come frenare quella lingua biforcuta.
Hermione arrossì, ma l’imbarazzo durò poco perché gli restituì la sua stessa moneta, più piccata. 
“Quando avrò prove sufficienti, te lo farò sapere”. Draco rise e scosse la testa. Si sarebbe scagliato una maledizione senza perdono addosso da solo, se solo fosse servito a terminare quella conversazione. Sperava che tra i due fosse la Grifondoro ad essere quella più coscienziosa e a finirla per entrambi, e invece alimentava le fiamme della sua curiosità, rispondendo ironica e sostenendo il suo stesso gioco. Cominciò a pensare che il cappello parlante avesse sbagliato su tutta la linea con lei.
“Voi non avete...?”, si parlava di curiosità, appunto.
“No, ero ubriaca, ma non così tanto”. A quella risposta, Draco decise di non vederci nulla di più che quello che aveva detto. Tuttavia, gli fu difficile non ritornare alla sera in cui lo avevano fatto, perfettamente sobri, perfettamente consapevoli delle conseguenze, e nonostante tutto esser finiti a farlo comunque. Era impreparato all’eventualità che ci fosse una differenza tra lui e Alister, che però la Granger gli aveva appena confessato, consapevolmente o meno. 
Basta con le domande.
“Forse ho trovato qualcosa”, le disse lui, ritornando al pesante libro che aveva sulle ginocchia. La Granger tornò subito seria e si alzò, si mise al fianco di lui, che rimase seduto sul banco. Hermione si chinò leggermente verso il libro, così da poter vederci chiaro.
“È un rito antico, molto pericoloso e si rischia molto se fatto male. Qui dice che si devono usare delle rune, disegnare un cerchio intorno a chi si vuole curare, pronunciare una formula ma…Granger, questa è roba oscura, potremmo continuare a cercare”.
“Tu che faresti?”
“Che vuoi dire?”
“Che faresti, se fossi al posto mio e questa fosse l’unica possibilità?”
Erano vicini. Nel farle quella domanda Hermione sollevò lo sguardo verso di lui, che stando seduto sul banco raggiungeva la sua stessa altezza. Qualche ciuffo di capelli era finito sopra gli occhiali, e la luce scarna del loro lumos non era abbastanza perché riuscisse a distinguere i dettagli dei suoi occhi color cioccolato.
“Non è l’unica possibilità, Hermione. Sicuramente ci sarà altro che...”
Draco, siamo riusciti a trovare solo due libri in tutto il Reparto Proibito che citano incantesimi curativi della portata di cui abbiamo bisogno, e le pozioni che ho controllato richiedono davvero troppo tempo e ingredienti che neanche si trovano in Inghilterra”. 
La Granger interpretò il suo silenzio come una disapprovazione. Ma la verità era che lei non aspettava nemmeno un secondo, la decisione era ovvia, non c’era bisogno di ponderare di fronte all’ovvietà. La ragazza risoluta, prese il libro dalle gambe del Serpeverde e se lo portò al petto.
“Andiamo?”
“Si”.
Fecero il percorso a ritroso, in silenzio, sempre con il mantello a coprirli, fino a che non arrivarono al settimo piano. Una volta giunti di fronte al quadro della Signora Grassa, Draco sollevò il mantello dell’invisibilità e glielo porse.
La Grifondoro, nel prendere il mantello, fece attenzione a non sfiorare le mani del ragazzo. Poi lo salutò frettolosamente e si voltò verso il quadro che si aprì dopo aver dato un’occhiata sospetta a Malfoy.
“Lo farei”.
La voce di Malfoy la distrasse e la riportò indietro, faccia a faccia.
“Se fossi in te e fosse l’unica possibilità, ci proverei.”
Hermione sorrise.
“Ma avrei anche una paura fottuta di sbagliare e probabilmente chiederei a qualcuno di aiutarmi, anche se sai quanto mi costerebbe”. Draco mise le mani in tasca sul retro dei jeans.
“Perché so che costerebbe anche a te allo stesso modo”, disse infine.
La Grifondoro alzò gli occhi al cielo e sospirò.
“Perché non me lo hai detto prima?”
“Perché tu non hai un briciolo di pazienza, per voi Grifondoro è tutto e subito, ma sai, a volte è meglio pensare prima di agire”.
“Tu invece pensi troppo”.
“Questo è sicuro”, rise un po’ amaramente “ma in casi come questi è una cosa positiva perché posso pensare per entrambi”.
“Vuoi dire che mi aiuterai?”
“Se la smettessi di pensare che ti voglia sempre ostacolare e si ti fidassi di me, potrei anche decidere di farlo, anche se sei troppo orgogliosa per chiedermelo”.
La Signora Grassa sbuffò sonoramente e chiuse il passaggio, notando che la Grifondoro non si decideva ad entrare.
“Ma io mi fido di te”, rispose prontamente, come se per lei fosse ovvio. E altrettanto prontamente glissò sull’appellativo “orgogliosa”, che comunque era perfettamente azzeccato, e lo sapeva, per questo non disse nulla.
“Se non mi fossi fidata forse non ti avrei detto dei miei e non avrei…” si fermò, indecisa se continuare. Sollevò la testa e lo guardò, sicura che lui avrebbe capito a cosa si stesse riferendo.
Ogni rivelazione in più da parte della Granger lo metteva sempre più in un angolo.
Glissò su quell’affermazione.
“E comunque”, si schiarì la voce prima di continuare, “oggi la Reynards ci ha detto a lezione che dovremo passare due settimane a casa di un mago nato da babbani, così da imparare da vicino le loro usanze e sperimentarle senza bacchetta alla mano”.
Si stava praticamente autoinvitando a casa sua.
“Dovevo capirlo che c’era un secondo fine”, concluse lei sorridendogli apertamente.
“Beh, è come prendere un piccione con una fava, anche se non ho idea di cosa significhi”. I modi di dire babbani lo lasciavano sempre un po’ dubbioso, non capiva perché bisognasse esprimersi con tutte quelle metafore.
“Veramente sono due i piccioni, ma lasciamo stare”, gli rispose divertita.
“Allora è deciso?”
“D’accordo, ma dovremmo esercitarci prima di questo...mini break estivo, non possiamo essere impreparati”.
“Concordo, la Stanza delle Necessità?”.
“Si, andrà più che bene”, concluse lei. 
Cominciarono a salutarsi con gli occhi, Draco aveva tolto le mani dalle tasche e cominciò a grattarsi i capelli. 
“Ah, forse è meglio che questo lo tenga io, sono cose che un Serpeverde potrebbe leggere senza creare troppi sospetti”.
Aveva ragione, Hermione annuì e gli porse quel libro polveroso. 
“Allora, buonanotte”.
La Signora Grassa riaprì il passaggio sbuffando, “che sia la buonanotte definitiva signorina Granger, il mio sonno di bellezza non si fa mica da solo!”, commentò.
Draco la guardò dubbioso e poi “sarà meglio che tu vada”.
“Già, buonanotte”. 
 
 
 
Nelle settimane che seguirono, i loro incontri si moltiplicarono, per Hermione fu difficile mantenere il segreto anche ad Ivy e Gracie, ma non le voleva coinvolgere, come d’altronde non voleva coinvolgere nessun altro se non Malfoy. Primo perché lui era già a conoscenza di tutto, e questo le risparmiava del tempo che avrebbe perso a spiegare tutti i dettagli ad un’altra persona, secondo perché era sicura che se lo avesse confidato anche alle sue amiche, come a Ginny o ad Harry e Ron, avrebbero sicuramente voluto partecipare e poi sarebbero arrivati i soliti litigi e incomprensioni, soprattutto perché nessuno di loro era a conoscenza della nuova intesa stabilita tra lei e il Serpeverde, che era sicura avrebbe fatto storcere il naso a più di una persona, soprattutto a Ron, il quale probabilmente avrebbe capito e conoscendolo sarebbe esploso in una rabbia cieca.
In quelle settimane prima dell’avvento della breve pausa estiva, Hermione scoprì molte più cose su Draco di quante non avesse scoperte in sette anni di scuola. Questo fu possibile perché ovviamente i loro incontri nella Stanza delle Necessità dovevano pur passare in qualche modo e a volte il Serpeverde le imponeva una pausa che lei non voleva concedersi e quindi riempivano il silenzio con qualche aneddoto che riguardava un passato che non avevano condiviso.
Venne a sapere delle prime volte imbarazzanti, di cosa provò quando salì sulla sua prima scopa, dei litigi intensificati con suo padre che lo facevano scappare per qualche giorno a casa Black, e così tante altre cose che prima non avrebbe mai immaginato. Anche Malfoy venne a conoscenza di cose che ignorava di lei, come della prima volta che scoprì di avere poteri, in cui incendiò per sbaglio -così si ostinava a ripetere dopo le prese in giro del Serpeverde- il giardino di rose della vicina, dello straniamento dei suoi genitori alla notizia, e di come poi l’avevano comunque accolta tra le braccia non pensando che fosse una maledizione ma una cosa speciale, da coltivare. Sorvolò sul raccontargli cosa la spinse tra le braccia di Ronald. Pensandoci bene, non lo aveva mai capito, era stata una risposta istintiva, come rifugiarsi in un porto sicuro dopo mille peripezie. 
Un rifugio che però non durò a lungo.
Nessuno dei due tornò sul discorso Alister, che per altro Hermione vedeva così poco durante il giorno, che a volte si dimenticava persino di lui. Non stavano insieme, a volte si vedevano di notte insieme ad altri suoi amici Corvonero e Gracie ed Ivy, passavano belle serate in compagnia, e si scambiavano qualche bacio aiutati dall’oscurità e alimentati dal brivido di essere scoperti.
Né Hermione gli chiese se si stesse vedendo con qualcuno, anche se moriva dalla voglia di scoprirlo. Su questo, e tante altre cose però, Draco era molto riservato, non lasciava trapelare nulla che lui non volesse dire, né però alimentava la sua curiosità stuzzicandola. Diciamo che non la faceva soffrire in attesa di una confessione sulle sue scappatelle. 
Ogni giorno dopo cena la Stanza delle Necessità si apriva per soddisfare la loro sete di conoscenza. Il rito consisteva nel disegnare sul pavimento delle rune, ognuna contenente un diverso significato. Il cerchio dentro al quale disegnavano però non bastava a proteggerli, e se ne resero conto un giorno in cui pronunciando la formula Hermione fece alzare una grossa polvere e delle piccole esplosioni che fecero scaraventare in un angolo Draco, che era in piedi vicino al cerchio. Solo dopo trovarono una piccola nota all’incantesimo che avrebbe risolto quel problema. Era scritta con un inchiostro ormai flebile, forse andatosi a sbiadire con gli anni. Non sapevano a chi appartenesse quell’appunto ma decisero di non indagare oltre per non perdere tempo. La nota diceva di disegnare le stesse rune sul pavimento anche sul palmo delle mani dei presenti, così da proteggerli dalle ripercussioni dell’incantesimo; la nota terminava con una raccomandazione che preoccupò Hermione. Diceva che chi doveva sottoporsi a quell’incantesimo doveva entrare di sua spontanea volontà nel cerchio disegnato. Come avrebbe convinto i suoi genitori che ovviamente ignoravano l’esistenza della magia e nemmeno l’avrebbero riconosciuta? 
Anche Draco era perplesso, ma cercò di rassicurarla suggerendole che avrebbero comunque trovato un modo, con il tempo.
“Non ne abbiamo molto, di tempo”.
“Ma quello che abbiamo è comunque prezioso, mancano ancora dieci giorni prima di partire, ci sarà sicuramente un modo”, dopo quelle parole il Serpeverde si accese una sigaretta e si spostò i capelli dalla fronte. La camicia della scuola era stropicciata e arrotolata sui gomiti, le mani ancora sporche di inchiostro per i disegni delle rune sui palmi. La Grifondoro se ne stava seduta a terra vicino al cerchio bianco, la gonna della divisa era leggermente sollevata per via della posizione semi reclinata della ragazza, le gambe si incrociavano alle caviglie. Non appena sentì le sue parole fece un sospiro di esclamazione.
“Dieci giorni? Ah, già! Oggi è...”
“Il cinque giugno, si”.
La Grifondoro si alzò di scattò e recuperò la sua borsa buttata in un angolo, estrasse una piccola busta sigillata con il sigillo della sua casa. Non aveva trovato altro con cui chiuderla.
Si diresse verso Draco, che era appoggiato con una spalla alla parete vetrata, a braccia conserte con la sigaretta che pendeva dalle labbra.
“Che cos’è?”
“Buon compleanno!” non era imbarazzata, di più.
“Come sai che oggi è il mio compleanno?”, Draco si era lentamente spalmato su tutta la vetrata, come per allontanarsi dalla busta che la Granger teneva tra le mani. Quel momento era così insolito che non riusciva a connettere più neanche un neurone se non quello che gli diceva di scappare subito via da lì.
“Ho anche io i miei segreti”, gli rispose la Grifondoro, alludendo neanche troppo velatamente a tutto quel fitto mistero che era il ragazzo.
Draco non volle spingersi oltre con la sua mente a cercare il motivo per cui la Granger conoscesse il giorno del suo compleanno, e per di più quel giorno era stata la seconda persona dopo i suoi compagni di casa e sua madre (che non faceva testo) a ricordarsi che compiva finalmente diciotto anni.
Prese con la punta delle dita la busta e la guardò divertito per un secondo, prima di aprirla.
“Non dovevi, Granger…”
“Oh, smettila, davvero non è niente di che”.
Aprì la lettera spezzando a metà il sigillo Grifondoro.
Era un biglietto.
“Che cos’è?” chiese il ragazzo mentre lo estraeva, cominciando esaminarlo perplesso.
“È un abbonamento dei mezzi di Londra, ho pensato che ti servirà qualora dovessimo fare degli spostamenti, pensavo potessimo passare da mia nonna a chiedere se ha notizie dei miei. L’ultima volta che li ho visti li avevo convinti ad andare in Australia, ma ecco…magari si sono spostati e dovremmo cercarli da un’altra parte e…”.
“Granger, frena”.
La Grifondoro si ammutolì subito, il rossore sulle guance era sempre più visibile.
“Questo era...inaspettato…grazie”.
“Beh di certo non possiamo muoverci con le scope o la smaterializzazione, tu non devi usare la magia per due settimane”.
“Non ricordarmelo”, sospirò eclatante, facendola ridere.
Draco era assorto a guardare quello strano cartoncino colorato che non aveva mai posseduto fino ad allora, non che ne avesse avuto bisogno, d’altronde.
Era quasi elettrizzato all’idea di usarlo per la prima volta. 
“Adesso devo andare”, la voce distante della Grifondoro che era già andata a recuperare le sue cose lo distrasse da quei pensieri.
“Si, anche io...stasera Blaise ha organizzato una piccola festa sul Lago Nero, sai vergini da sacrificare, un po’ di riti oscuri, solite cose”.
La Grifondoro sorrise scuotendo la testa. 
Si avviarono all’uscita.
“Suona bene!”
“Tu che piani hai?”, chiese a bassa voce.
“Mi vedo con Alister e gli altri, niente di che”, non lo guardò mentre rispondeva.
“Allora, ci vediamo in giro” concluse il Serpeverde una volta usciti dalla stanza.
“Si”.
La Grifondoro cominciò ad allontanarsi a passi spediti.
“Ah e Granger?”, alzò un po’ la voce perché potesse sentirlo.
“Si?” chiese lei, voltandosi. 
“Hai dell’inchiostro sulla faccia”.
Hermione si pulì in fretta imbarazzata e poi riprese a camminare, dandogli le spalle.
“Anche tu!” gli urlò poi.
Draco ebbe la stessa reazione.
 
 
Era quasi pronta, stava ultimando gli ultimi ritocchi ai capelli, che aveva deciso di legare con una mezza coda alta. La salopette di jeans che indossava era di sua madre, era ancora impregnata del suo profumo. 
“Esci?”
“Si, Alister e gli altri mi stanno aspettando”.
Ginny comparve all’improvviso, Hermione vide il suo riflesso allo specchio, e nonostante lo spavento per quella voce inaspettata, non si voltò né sussultò. La guardò dallo specchio e le sorrise, senza rispondere.
“Vi ho visti”.
Raggelò.
“Che vuoi dire?”
“Tu e Malfoy, parlare alla festa delle Tassorosso, e oggi, quando siete usciti dalla Stanza delle Necessità”.
Il suo peggiore incubo aveva iniziato a prendere forma. Cominciò a sudare freddo, perché credeva fosse stata attenta, era convinta che nessuno avrebbe mai sospettato, ma Ginny Weasley forse aveva il fiuto dei guai quasi quanto lei. Si chiese perché aspettò fino a quel momento per parlarle. Poi però rifletté sul fatto che lei non creasse più occasioni in cui fosse possibile parlarle, aveva sempre la testa altrove.
Si voltò lentamente verso di lei.
“Vuoi spiegarmi che succede? Ti sta per caso ricattando? Perché se è così giuro che io...”
“No! Niente di tutto ciò, Ginny, ti prego non ti agitare”. Hermione fece qualche passo per raggiungerla ma l’espressione dell’amica le lasciò intendere che doveva prima spiegarsi e in fretta.
“Allora puoi spiegarmi, per favore?”
“Mi sta aiutando con una faccenda”.
“Che faccenda?”
“Non voglio parlarne, e poi davvero, non è importante che tu lo sappia, se lo fosse sai bene che te lo direi”.
“Beh, stento un po’ a crederci visto che sembra mi nascondi molte cose ultimamente, se pensi che io ce l’abbia con te perché hai lasciato Ron tu non…”
“No! Non è assolutamente per quello, e fidati di me Ginny, sono sempre io, se fosse davvero importante che tu lo sappia, te lo direi”.
“E allora perché Malfoy? Questo almeno me lo puoi dire?”. Fortunatamente c’erano solo loro nel dormitorio, altrimenti avrebbero fatto sicuramente una scenata e presto tutta la scuola avrebbe scoperto di loro. Hermione quasi tremava, come se fosse stata trovata colpevole di un crimine imperdonabile. Ma in realtà sentiva che non aveva nulla di cui scusarsi.
“Ultimamente ci siamo avvicinati, stiamo parlando di più”.
“Oh mio dio...”
“Non è come pensi! Sul serio non c’è niente, e poi anche se ci fosse non devo scusarmene con te”.
“Non voglio che ti scusi, voglio solo sapere la verità, voglio solo sapere perché lui può parlare con te quando tu non parli nemmeno più con i tuoi amici!”. 
Avevano alzato la voce di qualche tono, e Ginny stava mostrando per la prima volta molta più preoccupazione di quanta ne avesse mostrata in battaglia, quando non c’era spazio per le emozioni. Hermione la vide per la prima volta come una ragazza qualunque, fragile e con dei sentimenti per nulla da biasimare. Era ovviamente triste per l’allontanamento che aveva avvertito anche l’altra, e glielo stava dicendo chiaramente. La presenza di Malfoy in quel discorso c’entrava e non c’entrava, se Hermione l’avesse conosciuta almeno un po’ avrebbe giurato che quella fosse gelosia. 
“Ginny, io non…non è successo apposta, okay? E non credo che se potessi tornare indietro cambierei una sola cosa”.
“Vuoi dire che..state insieme?”, il tono era quasi disgustato.
“No, niente di lontanamente simile a quello, siamo solo amici”.
“Amici”, le fece eco lei, poco convinta.
“Ascolta, sono stanca di combattere Ginny. È quello che abbiamo sempre fatto fin quando siamo arrivati qui. Sono stanca di combattere persino con lui, contro qualcosa che ormai è scomparso.”
“Si, ma Malfoy è..”, Ginny stava gesticolando. Lo faceva sempre quando si inalberava.
“Era! Senti, so che sembra assurdo, okay? Io fatico ancora a trovare un senso dietro tutto questo, ma è diverso”
“Un Mangiamorte non smette mai di esserlo!”.
“È un Mangiamorte almeno quanto lo era Piton!” Hermione alzò la voce e a stento si riconobbe. Era accaldata per via del discorso scomodo e concentrata a non lasciarsi sfuggire un solo dettaglio che potesse metterla all’angolo. Ma nonostante le sue parole erano estremamente calcolate per la situazione, intendeva sul serio quello che stava dicendo. Ci credeva.
“Credi davvero di conoscerlo?”
“Sicuramente più di tutti voi!”
A quell’esclamazione Ginny sgranò gli occhi e trattenne il fiato. Poi fece una lunga pausa, teneva lo sguardo basso, come se stesse cercando di mettere insieme i pezzi e fare un ragionamento sensato. Poi guardò la sua compagna, Hermione non aveva staccato gli occhi da lei un secondo. Ginny la studiò attentamente.
“Deve esserci dell’altro”, disse poi, con un tono più sommesso. “Non scherzavo quando ti ho detto che ti guarda sempre e che sembra diverso proprio per questo motivo.” Fece una pausa, come per farsi forza e continuare. “Voi..siete andati a letto insieme, non è vero?”.
Eccolo lì, il suo incubo in carne ossa. Era stata una sciocca a credere che nessuno lo avrebbe mai scoperto, una sciocca a pensare che Ginny Weasley non avrebbe capito. 
Non aveva più senso fingere, anche se avesse dichiarato il contrario dei fatti, il suo volto l’avrebbe smascherata comunque. Era un libro aperto per lei.
“Non voglio sapere se hai tradito Ron, dimmi solo questo”.
“Si”.
Per alcuni minuti nessuna delle due disse nulla. Dopo la sua affermazione Ginny sospirò, sorpresa. 
“Tu..lui non ti ha costretta, è così?”
“No, è stata una mia scelta, fin dall’inizio. E so che sono una persona orribile e che non ho scuse per quello che ho fatto. Puoi offendermi, urlarmi contro, puoi dirmi qualsiasi cosa e io ti direi che hai ragione, che sono stata una sciocca e che probabilmente lui mi ha usata per i suoi secondi fini”.
Le stava praticamente confessando il suo tradimento, non poteva più fingere.
“E non è così?”, rispose Jinny, stranamente più pacata rispetto a prima.
“Non lo so, ascolta…non ho idea di che cosa gli passi per la testa perché non parliamo mai di quello. Te l’ho detto, non siamo una coppia né tantomeno vogliamo esserlo, e non so cosa ha significato per lui, io so solo che non mi sono mai sentita più viva”. 
Ginny sospirò.
“E lo so, che secondo te sto solo dicendo una marea di stronzate e so anche che Ronald è tuo fratello e che l’ho ferito e non credo riuscirò mai a perdonarmi per questo, perché è il mio migliore amico, da sempre, per sempre. Ma...mi sono resa conto che è sempre stato il mio migliore amico, mai qualcosa di più, e so che questa non è una scusa per ciò che ho fatto, ma è così che l’ho sempre vissuto, e non importa il fatto che siamo andati a letto insieme e se per tre mesi ci siamo tenuti per mano nei corridoi.”
“Lo capisco, e probabilmente avrei fatto lo stesso. E so anche che non sei una sprovveduta, ma che sei in grado di difenderti da sola e capire se qualcuno si stia prendendo gioco di te”, le sfumature della sua voce erano indecifrabili, sembravano non lasciare intravedere nessuna emozione. 
“Ma non posso stare qui a guardarti mentre fai...qualsiasi cosa tu stia facendo con Malfoy. Per me non cambierà ciò che ha fatto, ciò che ha rappresentato per me e la mia famiglia, e fai bene a non dirlo a Ron, non lo farò nemmeno io”.
“Lo capisco.”
“Mi dispiace Hermione, ma non posso”, continuò, la sua voce era così flebile che sembrava ripeterselo più a sé stessa che alla sua compagna.
“Voglio solo dirti che..so bene cosa è successo alla tua famiglia, e credimi quando ti dico che non intendevo in alcun modo mancarvi di rispetto”.
“Lo so, hai solo seguito il tuo cuore e te l’ho detto, io avrei fatto lo stesso, ma non posso stare a guardare, anche se voglio che tu sia felice”.
“Ginny, tra me e lui le cose non sono così serie”.
La sua compagna era di spalle, stava per andarsene, ma si voltò un’ultima volta verso di lei prima di uscire dal dormitorio.
“A volte non guardi a un centimetro dal tuo naso, Hermione”.
 
 
Quella sera non raggiunse Alister, né parlò con Gracie o Ivy, rimase seduta alla finestra, a ripensare a ciò che aveva perso e a ciò che stava per riavere.
 
 
 
Le due settimane di vacanza arrivarono in men che non si dica. Tutti i professori si raccomandarono con gli studenti e diedero alcuni compiti e letture da fare, tutte cose che Hermione avrebbe fatto sul treno di ritorno per Londra, giusto per avvantaggiarsi e potersi dedicare senza distrazioni al suo vero obiettivo. 
Draco notò subito che c’era qualcosa che non andava perché in quegli ultimi giorni era un po’ assente, ma non le chiese nulla, incerto se sarebbe servito a qualcosa di costruttivo, dal momento che era lei la prima a non voler lasciar intendere molto. 
Impararono a memoria ogni runa possibile, Draco recuperò tutte le lezioni di Rune Antiche che non aveva mai seguito durante gli anni perché sempre alla stessa ora di Divinazione.
Dire che Hermione fosse nervosa era poco. Nervosa e distrutta per la discussione che ancora non riusciva a togliersi dalla testa. Ormai rileggeva tutta la sua conversazione con Ginny nella mente come un disco rotto. Sul treno di ritorno per Londra, si sedette accanto ad Alister ed Ivy, ma riuscì a salutare Ron ed Harry con un lungo, intenso abbraccio. Persino Ron non si dimostrò così scostante come gli ultimi tempi. Si promisero di scriversi ogni tanto, Harry si comportò con lei come se niente fosse, come se non sapesse, ma Hermione poté giurare per un secondo che il suo sguardo fosse leggermente diverso.
Superato quel problema dei suoi che vedeva come uno scoglio, avrebbe cercato di sistemare le cose, di far tornare tutto come prima.
Solo che, appena il treno arrivò, scese sulla banchina del binario 9 e ¾ e il suo sguardo intercettò quello di Draco, che ricambiò la sua occhiata come se stesse aspettando solo lei per cominciare quell’avventura, Hermione capì che non sarebbe potuto tornare tutto come prima.

 



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Ho appena riaggiornato il layout, tornando a quello predefinito del sito
così da evitare che abbiate problemi con la lettura sul telefono.
Ringrazio nuovamente lumamo64 per la segnalazione.
A presto.
  
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