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Autore: il dolce bacio di Harry    23/05/2020    1 recensioni
'Un odio chiamato amore'.
Caroline Smith e Harry Styles.
Lei odia lui, lui odia lei; ma alla fine siamo sicuri che sia realmente così?
Possono paure, debolezze e fragilità ostacolare quello che in realtà sembra essere un vero amore?
Tanti dubbi, troppe domande ma un'unica certezza: entrambi non riescono a fare a meno dell'altro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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  Guardo la mia immagine riflessa allo specchio e per poco non sobbalzo.

Faccio schifo.

Ho la faccia devastata.
Profonde occhiaie a solcare i miei occhi.
Gli occhi spenti, lucidi come sempre.
Le labbra screpolate a forza di bagnarle con le lacrime.
Un'immagine di me... a dir poco mostruosa.

Spaventosa.

Perché non mi sono mai vista così.
Mai mai mai.
Sono sempre stata curata.
E ora, ho la faccia che mette paura.
Per non parlare del resto.
I capelli sono unti, sporchi all'ennesima potenza visto che sono sette giorni che non li lavo.

Sette.
Sette, sette, sette.
Sono passati sette giorni dalla mia ultima doccia.

È passata una settimana dalla tua partenza Harry.

Ti rendi conto?
È da sette giorni che te ne sei andato, lasciandomi sola...

Come ti senti?

Come stai eh?

Io sto una merda.
Sempre peggio.

Giorno dopo giorno.
Minuto dopo minuto.
Secondo dopo secondo.
Sto male.

Non faccio altro che pensare a te.

A dove tu possa essere.
Con chi possa essere.
Non faccio altro che pensare, riflettere.
Farmi del male pensando a tutti i momenti belli vissuti insieme.
Pensando a questi anni.
Così belli, intensi, travolgenti... speciali.

E mi fa male.
Molto male in realtà.

Ma oggi si ritorna alla solita realtà.
Torno a casa.
Torno a casa... nostra.

Nostra, capito?

Anche tu dovresti esserci.

E invece... non ci sei.
Non ci sei dannazione.

Perché?
Perché non ci sei?

Dovresti essere con me.
Tornare a casa con me.


Cazzo.

'Lavati, per favore' mi ripeto cercando di pensare ad altro.
Mi insapono il corpo per poi insaponare i capelli.
Quanto vorrei che mi insaponassi tu i capelli.
Quanto vorrei che fossi qui.
Qui fuori sdraiato sul letto.
Pronto a commentare con qualche battutina di merda che tanto odio quanto amo.
'Sciacqua tutto, via'.
Sciacquo tutto per poi avvolgermi nel mio accappatoio.
Con la voglia sotto i piedi mi vesto presentando poca attenzione a cosa indossare.
Afferro la prima cosa sospirando.
Un vestito nero lungo fino a quasi le caviglie di lino.
I capelli decido di tenerli sciolti invece.
Anche perché... zero voglia di acconciarli.
Mi guardo intorno.
Tutto pronto.
La mia valigia vicino alla porta ad aspettarmi.
Mi guardo allo specchio.
E mi rendo conto di non essere io in questo momento.
Di solito mi sarei truccata, resa presentabile ma ora... non mi importa nulla.
Anche se mi vedranno conciata così...
Apro la porta e esco fuori dalla camera per poi percorrere con la valigia tutto il corridoio.

Ti ricordi Harry?
Questo corridoio... mi ricorda tante cose.
Questo corridoio mi ricorda te.

Te, te e solo te...

< Care, sarei venuto a prenderti la valigia > afferma sorridendo Tim.
< Tranquillo, non preoccuparti > rispondo.
< Gli altri sono in giardino... ti stanno aspettando >.
Annuisco e riprendo a camminare.
Sento le voci in giardino e scorgo le figure che parlottano tra di loro.
< Eccola >.
< Ciao a tutti > dico cercando, sforzando di sorridere.
< Sei bellissima > commenta mio padre venendo ad abbracciarmi.
Come no...
Faccio schifo altroché.
Ma decido di non obiettare.
Perché?
Perché non ne ho la benché minima voglia.
< Hai preso tutto? >.
Annuisco.
< Sei sicura di voler tornare a casa? > mi domanda Desmond avvicinandosi.
< Sì, sì... non voglio disturbare >.
< Ma quale disturbo Caroline >.
Sorrido ad Anne.
< Comunque sono sicura... tanto prima o poi dovrò tornare alla realtà della vita quotidiana >.
< E poi ci saremo noi e i ragazzi > afferma Gemma alla madre per tranquillizzarla.
< Mi raccomando statele vicino... sempre > la sento sussurrare.
Sospiro.
Come se potessi stare meglio.
Per carità i ragazzi mi staranno vicino e questo sicuramente mi aiuterà.
Ma comunque non mi riporteranno indietro Harry.
Quindi...
Mi guardo intorno.
Il giardino curato, i fiori, i lettini.
È una bellissima giornata.
Il sole splende in cielo.
Zero nuvole.

Che invece ho io... nel mio cuore.

Quanto avrei voluto essere qui con te adesso.
Magari sdraiati sui lettini a prendere il sole.
Bevendo margarita e ridendo come gli scemi.
Quanto avrei voluto sentire la tua voce...

A dire cretinate.
A farmi ridere.

A farmi... vivere.

< Allora andiamo >.
Annuisco a Desmond.
Mio padre mi prende la valigia.
< Ehi > Niall mi stampa un bacio sulla fronte abbracciandomi come solo lui sa fare.
< Horan, mi strozzi > scherzo salutando tutti i domestici.
< A presto Caroline >.
< A presto Tim >.
A presto...
Non so nemmeno quando tornerò sinceramente.
Non so se avrò più il coraggio di mettere piede in questa casa.
Con chi ci verrò?
Da sola?
< Allora direi di organizzarci così >.
Ho le chiavi della macchina strette in mano.
La macchina che mi hai lasciato Harry.
Come se potesse bastarmi...
Come se potesse farmi sentire meno sola.
Ho delle chiavi.
Delle fottute chiavi e una macchina.

Ma non ho te.

Quindi, a che mi servono le chiavi e le macchina?
A che mi servono se non ho te?

Qualcuno me lo spiegasse.
Qualcuno mi desse una motivazione valida.
Perché io ahimè non la vedo, non la trovo.

< Care dammi le chiavi della macchina >.
< Oh no... guido io >.
Mio padre scuote la testa < non se ne parla >.
< So guidarla eh >.
< Lo so... ma guidiamo o io o Desmond >.
Faccio spallucce.
< Almeno così ti riposi >.
Borbotto qualcosa ma alla fine cedo.
Anche perché guidare la sua macchina... mi farebbe solo del male.
Proverei dolore.
Nel ricordare quante volte l'abbia guidata.
Quante volte ci sia salita... sempre con lui al mio fianco.
< Niall porta le mamme con te > suggerisce Desmond < io, Nickolas, Gemma e Caroline andremo col range rover di Harry >.
E... basta quel nome a farmi rabbrividire.
Non lo so ma è come se sentire pronunciare il suo nome da qualcun'altro mi aprisse gli occhi.
Facendomi capire che lui non è qui.
Dentro di me mi ripeto che non è possibile.
Assolutamente.

Perché, perché ancora non ci credo.

Dannazione, è più forte di me.
Tremendamente più forte di me.

Li raggiungo per poi avvicinarmi alla macchina.

Se è difficile...
La accarezzo.

Come se potessi accarezzare te Harry.

< Tutto ok? > chiede Gemma affiancandomi.
Annuisco per poi aprire la portiera e sedermi.
Chiudo gli occhi respirando a pieni polmoni.

Cazzo se sa di te...

Da morire.
È come se fossi qui, con noi... qui, con me.
E invece, non ci sei.

Non ci sei.

< Ci siamo? >.
< Possiamo andare > commenta mio padre dando il via a Desmond che parte seguito da Niall.
< Sa di Harry > affermo flebile.
Mio padre si porta una mano sulla fronte.
Lo so che la situazione è difficile per tutti.
È difficile da sopportare per tutti, ma soprattutto per me.
Tutto mi ricorda lui.
Ogni cosa, perfino le strade che stiamo percorrendo.
Redditch... oh amata Redditch.
Quanto avrei voluto visitarti meglio.
Quanto avrei voluto conoscerti più a fondo.
Passiamo davanti la chiesa.

La nostra chiesa.

Mi mordo le labbra.
È qui, dove tutto è iniziato.
O dove tutto è finito.
A seconda delle visioni.
Delle prospettive.
< Sa di Harry > ripeto accarezzando i sedili.

Come se potessi accarezzare te.
E in un attimo...

Immagini su immagini.

I tuoi sorrisi.

La tua voce.

I tuoi occhi.

Le tue mani sul volante.

Sulle mie gambe.

I tuoi sussurri.

I nostri respiri.

I nostri baci.

Il nostro amore.


A farmi male.
A farmi crollare.

< Sa > dico per poi scuotere la testa.
< Sa di Harry > sussurro per poi lasciare andare una lacrima.
< Care > Gemma mi appoggia una mano sulla spalla.
< Care, vieni qui >.
Ed io mi accoccolo su di lei che mi culla dolcemente.
Magari così queste tre ore di viaggio non mi sembreranno eterne...




 
———




Leggo i nomi sul campanello di casa e ho un tuffo al cuore.

'Styles-Smith'.

< Tutto bene? > mi chiede mio padre mentre io apro la porta di casa per poi entrare.
Sto per urlare un 'Harry sono a casa' ma poi mi ricordo che la casa è vuota.
Fredda.
Eppure non dovrebbe esserlo visto che siamo in pieno giugno anzi... ormai finito.
Mi guardo intorno respirando a fatica.
Non so mica se ho preso la decisione migliore tornando a casa.
Qui sarà difficile non pensare.

O meglio non pensarti.

< Care? >.
Mi volto verso mia madre. 
< Sei sicura di voler stare qui? >.
< La mamma ha ragione... potresti venire a stare a casa per un po' >.
Scuoto la testa < è questa casa mia >.
< Come vuoi... >.
Senza dire nulla salgo le scale entrando in camera.
Chiudo gli occhi.
Che fitta al cuore.
Mi avvicino all'armadio per aprirlo.
Boccheggio.

Harry è stato qui.
Harry è stato qui...


Sento dei passi dietro di me così spiego < è stato qui >.
< Sei sicura? >.
Annuisco a Gemma < si è portato via tutti i vestiti >.
Sto per chiudere l'armadio quando vengo attratta da una felpa e da un paio di pantaloni.
Li prendo e li porto vicino al viso respirando a pieni polmoni.
Perlomeno mi ha lasciato qualcosa di suo.
Qualcosa da poter tenere con me, la notte, durante il giorno o forse per tutta la vita.
< Noi siamo giù > mi spiega prima di sparire.
Con la felpa tra le mani mi siedo sul letto per poi stendermi, con la testa rivolta al soffitto.

Stare in questa stanza è profondamente doloroso.
Ho un sacco di ricordi.
Un sacco di momenti che ho vissuto con lui.
Mi avvicino al suo cuscino che odoro.
Mi accovaccio in posizione fetale con la felpa tra le mani.

Io... non so che dire.
Non so veramente che dire.
Non ci riesco.

Deglutisco rumorosamente mentre mi rendo conto che la stanza è troppo vuota.
Troppo silenziosa.
Il pensiero di dormirci da sola... mi fa paura.
Sì proprio così, mi fa paura.
Perché è troppo grande per ospitare solo una persona.
È troppo grande per farmi sentire al sicuro.
Per proteggermi.

Come farò a dormire qui?
Da sola?

Ci hai pensato Harry?
Ci hai pensato a quello che avrei dovuto sopportare tornando qui in questa casa?
Ci hai pensato o no?
E se ci hai pensato come hai fatto a sbattertene così?

Come?

In questa stanza regna il silenzio più assoluto.
Sarà... dura.
Molto a dir la verità.
Forse potrei accettare l'invito dei miei a stare a casa nostra per un po'.
Forse tornare ad Holmes Chapel mi aiuterà.
Perché no?
Cambiare aria... vedere gente familiare.
Gli odori, i colori che tanto amo.
Ma poi ci sarebbero le voci.
Insistenti, sempre più acute.
Già me li vedo, guardarmi e sussurrare 'povera, lasciata sull'altare'.
O 'l'avevo detto che un matrimonio organizzato in soli quattro mesi sarebbe andato a finire male'.
No.
Non ce la potrei fare.
Forse è meglio rimanere qui.
A casa mia.
Dove anche se soffro sono al sicuro.
Al sicuro dalle occhiate indiscrete e dalle numerose voci.
Al sicuro dal mondo esterno.
'Resta a casa tua' mi impongo per poi tirarmi su.
Vado in bagno per svuotare la vescica e una volta essermi tirata su dalla tazza noto un piccolo particolare.
Forse un grande particolare a pensarci bene.
Mi ha lasciato anche il suo profumo...

Che amo.
Troppo.

Tom Ford- Tobacco Vanille.

Senza pensarci due volte me lo spruzzo addosso.
Ed è come se... fosse qui ad abbracciarmi a pieni polmoni.
Come solo lui sa fare.

Come solo tu Harry sai fare.
Mi mancano gli abbracci, mi mancano i tuoi abbracci Harry.
Perché erano il mio porto sicuro.
Sempre e sempre.

Ricordi quando ci siamo abbracciati a casa di Liam?
Ci siamo abbracciati per la prima volta ed è stato... magico.
È stato semplicemente bellissimo.
Da brividi.
Per la prima volta ho sentito la tua pelle.
La tua pelle a contatto con la mia.
Ed è stato elettrizzante e anche emozionante.
Le emozioni sono tante... e inevitabilmente delle lacrime mi bagnano le guance.
Ormai... sto piangendo da una settimana.
Poco no?
Quindi perché non continuare?
Perché non sfogarmi bene?

La colpa è... tua.

Solo che tua, diamine.
Quanto ti odio...

Ti odio da morire.

Sul serio!
Perché mi stai trattando come... non mi merito.
Assolutamente.
'Devi cercare di reagire'.
Fosse facile eh?
Fosse facile eh cara la mia coscienza di merda?!
Se fosse così facile lo avrei già fatto.
Avrei già provato a dimenticare.
Ad andare avanti lasciandomi tutto alle spalle.

Ma come faccio?

Abbiamo trascorso tre anni.

Tre anni.

Non... due mesi.
O due giorni.
Abbiamo condiviso tanto in tre anni.
Non solo una casa.
Ma anche i sogni, le paure e i dubbi sul futuro.
Abbiamo vissuto tanto insieme.
Siamo anche cresciuti insieme...

Quindi è... difficile.

Da morire.

Mi asciugo le lacrime col dorso della mano per poi scendere di sotto dove trovo gli altri seduti in sala intenti a parlare fra di loro.
< Non so... >.
< Secondo me papà non tornerà > risponde Gemma chiaramente facendo riferimento al fratello.
Ah, anche per me non tornerà.
L'ho capito fin dall'inizio.
Anche se ci spero.
Ci spero da morire.
Ogni momento.
Anche adesso.
Spero che la porta si apri, che Harry mi venga incontro correndo, prendendomi in braccio e abbracciandomi.
Ma ovviamente... questo è ciò che succede nei miei sogni.
Perché non è la realtà.
< Non possiamo saperlo tesoro... > interviene la madre < magari ha avuto solo un attimo di defiance e a breve tornerà >.
< Mamma > la ammonisce < ha lasciato Caroline sull'altare >.
Una fitta al mio stomaco.
Già messo a dura prova.
< Come pensi possa ritornare? > le chiede.
< Magari non tornerà tra due giorni ma tra tre settimane può darsi... >.
< Mamma ti devo ripetere che ha lasciato Caroline in chiesa, sull'altare > la guarda sconvolta < come può ritornare? >.
Ha ragione.
Come può tornare?
Mi avvicino leggermente cercando di non far rumore.
Ma ovviamente non sono così brava come invece penso di essere e sbatto il piede sul pavimento.
Gemma si accorge della mia presenza e si alza.
< Scusami Care, non volevo... >.
< Tranquilla Gemm... hai ragione, mi ha lasciato sull'altare > sussurro per poi dire a tutti < comunque sul serio se volete andare... andate pure, io me la caverò >.
< No tesoro... non ti lasciamo sola, rimaniamo con te >.
< Papà ha ragione Care... hai bisogno di noi > ribatte mia madre.
< Fate come volete >.
Guardo tutti.
Ed una fitta allo stomaco mi costringe a mordermi le labbra per non urlare.

Mi hai lasciata Harry.

Dannazione.

Ti rendi conto di quello che hai fatto?

Mi hai lasciata...

Vado in cucina seguita dal resto del gruppo.
Pensavo che qui mi sarei sentita al sicuro.
Che niente mi avrebbe ricordato te.
Mi avrebbe ricollegato a te.
E invece...
Ovviamente non è così.
Le nostre foto appese.
Le nostre foto a ricordarmi che quello che ho vissuto è sparito.
Svanito nel nulla, come se non fosse mai esistito.
Le nostre foto a farmi capire che una persona presente in quelle foto non è qui.
Ma chissà dove.
< Solo... > affermo voltandomi.
Sul tavolo la nostra foto.
La mia foto preferita.
Quella che ci rappresenta, o forse dovrei dire rappresentava, alla perfezione.
Non riesco a trattenere le lacrime.
Mi dispiace ma è più forte di me.
Non davanti a questa foto.
Questo... è troppo.
Mi fa troppo male.
Perché rivedo la sua faccia guardarmi in quel modo come solo lui sapeva fare.
Guardarmi con quegli occhi e quello sguardo pieno di amore.

Amore che evidentemente non c'è più...

< Care > si avvicina mia madre.
Porto una mano davanti < starò bene, ve lo prometto >.
< Sei forte > commenta Niall.
< Non sono forte Horan > gli tiro un buffetto veloce.
Poi guardo le foto.
E capisco che devo assolutamente sbarazzarmene.

Ora.
Immediatamente.

Senza poter rimandare.
Devono sparire dalla mia vista, dalla mia vita.

Come hai fatto tu stesso Harry sparendo dalla mia vista.
E dalla mia vita probabilmente...

< Solo... > guardo di nuovo le foto < bruciate tutte le foto... solo questo >.
Lo sgomento sui loro volti.
Non ci possono credere che abbia detto una cosa del genere...
E invece l'ho detto, stupendo tutti.
Perfino me stessa.
< Tesoro sei sicura? >.
< Sì papà... non ha più senso tenerle qui >.
< Ma... magari le mettiamo in una scatola >.
< Non mi importa > faccio spallucce < tanto ormai non ha più importanza... >
affermo per poi andare via.
Non ha più senso ormai...
Ora che sono rimasta sola.
Con tremila demoni da combattere.
E duemila domande.
Salgo le scale velocemente e mi butto sul letto stringendo la felpa tra le mie mani.
Il più forte possibile.

Come se potesse scappare.

Lasciarmi anche lei. 




 
———


 
Guardo l'orologio.
Sono le 7.00.
Ed io ancora ho gli occhi aperti.
Stanotte non ho dormito nulla.

Strano eh?

Sono stata sempre sveglia.
A pensare.
A piangere.
A riflettere ovviamente.

Mi sono stretta la felpa addosso sperando di prendere sonno, ma così non è stato.
Perché... ero agitata.
Troppo.

Non avevo nessuno ad abbracciarmi.
Non avevo nessuno a coccolarmi.

A darmi la buonanotte come invece mi hai sempre dato tu.

E quindi... ho pensato.
Mi sono tormentata con un'unica domanda: 'e se Harry non torna più?'

Cosa faccio?

Come vivo?

Come lo supererò?
Come andrò avanti senza di lui?


Mi ha preso il panico... letteralmente.

Perché effettivamente... se non dovessi tornare non so come farei.
Non so se riuscirei ad avere un altro ragazzo al mio fianco.

Questo perché è te che amo.
È te che voglio.
Nessun'altro.

Sono stata male.
Ma devo dire che sono stata fortunata.
Perché non ero a casa da sola fortunatamente.
Perché alla fine i miei, Anne e Desmond hanno dormito qua.
I miei sui divani.
Anne e Desmond nella camera degli ospiti.
Ma per fortuna... che alla fine ho ceduto e ho accettato che si fermassero qui.
Sennò sarei stata ancora più male.
Mi sarei sentita ancora più sola di quanto già mi senta.
Dannazione.
Guardo il soffitto.

Perfino il soffitto mi ricorda te Harry.

Ti rendi conto?

Perfino il soffitto!

Sospiro.
Forse sarebbe meglio alzarmi.
Tanto stare a letto non risolverà nulla.
Dormire non dormirò... ma continuerò solo a farmi del male pensando e ripensando.
Possibile che debba vivere questa situazione?
E perché proprio io?
Non credo di aver fatto nulla di male.
Mai.
E credo di non meritarmi questa situazione.
Assolutamente.
Ne sono convinta, straconvinta cavoli.
Eppure... eccomi qui.
In questa stanza.

Da sola.
Senza te.

'Basta' mi ripeto più volte prima di prendere una decisione.
Sposto il lenzuolo e mi dirigo in bagno dove mi lavo la faccia, poi scendo di sotto andando in cucina direttamente.
Di mangiare non mi va...
Ho ancora lo stomaco chiuso.
Serrato.
Magari posso uscire a comprare dei cornetti fumanti per tutti.
Perché no?
Se lo meritano d'altronde.
Giusto?
Mi stanno sopportando oltre che supportando.
Si sorbiscono le mie lacrime 24h e i miei discorsi da imparanoiata.
Quindi, se lo meritano eccome.
Senza ombra di dubbio.
Sì, direi che l'idea dei cornetti non mi dispiace per niente.
Così torno di sopra dove infilo una tuta leggera bianca e gli occhiali da sole.
Così nascondo le occhiaie che ormai abitano sul mio viso.
Do una leggera pettinata ai miei capelli per poi scendere le scale e avviarmi verso la porta che apro richiudendola alle mie spalle.
Finalmente un po' d'aria.
Sono chiusa in casa da ormai tanto tempo che ho perfino perso il conto delle ore.
Al momento Desmond preferisce non farmi lavorare.
Perché dice che così mi riposo.
Io però penso che lavorare mi farebbe bene.
Almeno avrei la testa occupata in qualche modo.

No?

Invece così...
Starei solo peggio.

A casa, da sola.
Senza nessuno a dirmi un ciao una volta rientrata a casa.

Quindi... appena supererò questa prima fase di annullamento di me stessa tornerò a lavorare.
Come ho sempre fatto.
Guardo il cielo.
Anche oggi è una giornata bellissima.
Anche se tira un leggero venticello che rende l'aria frizzantina, diciamo così.
Si sta bene.
In queste prime ore della giornata.
Quando il mondo è ancora abbastanza silenzioso e si può camminare tra le strade semi deserte senza problemi.
Senza troppi intralci.
Cammino tra le poche persone che come sempre corrono frenetiche per raggiungere i loro posti di lavoro o le proprie case.

Harry.

Chissà... se stai respirando la mia stessa aria.

Sei ancora a Londra?
Sei tornato a Reddicth?
Dove diavolo sei finito?
Dimmelo!

Scuoto la testa.
Devo calmarmi.
Continuo a camminare senza fermarmi e per poco non mi prende un colpo quando noto una chioma lunga camminare più lontano da dove sono io.

È... Harry?

'Non iniziare'.
Lo vedo camminare a passo svelto con dei tatuaggi a sbucargli dalla camicia.

È lui.
Diavolo...

È lui... cavolo se è lui.

Lo riconoscerei tra un miliardo di persone.
Tra tutte le persone del mondo.
Anche bendata.
I capelli lunghi con dei ricci finali.
Le gambe longilinee.
L'altezza.

È Harry.
È Harry.


Oddio, è lui.

Sono sicura.
Inizio a camminare più veloce.

Perché non si ferma?
Perché non torna a casa?

Harry.

Senza rendermene conto inizio a correre chiamandolo ogni tanto a gran voce ma ovviamente non si volta.
Ovvio...
Non voleva farsi scoprire.
Invece io l'ho sgamato, in pieno.
Ma ora, ti faccio vedere io...

Esigo delle spiegazioni.

Perché me le merito.
Oh, sì che me le merito.
Deve spiegarmi il motivo per cui mi ha lasciata.
Abbandonata.
E perché è sparito.
Senza dirmi nulla.
Perché mi sta facendo questo.
E perché... non torna a casa da me.
Perché io nonostante tutto lo aspetto a braccia aperte.

Dannazione, se lo aspetto...

Anche stanotte ho aspettato che tornasse a casa.
E che mi abbracciasse non lasciandomi più.
Ho aspettato di sentire girare le chiavi nella toppa.
Ho aspettato di vederlo rientrare nella camera col quel sorriso che tanto amo.
E con gli occhi limpidi.
Ma ovviamente nessuno ha aperto la porta di casa.
Nessuno mi è venuto ad abbracciare.
Se non mia madre ad un certo punto della notte.
Forse temeva stessi soffrendo...
Io ho fatto finta di dormire.
Mi sono lasciata cullare.
Mi sono lasciata abbracciare.
Perché... ne avevo un disperato bisogno.
Almeno in quel momento sono stata bene.
Poi non appena è uscita dalla camera... il buio.
Di nuovo quel silenzio assordante...
Assurdo.
Irreale.
Ed io sono stata di nuovo male.
Non chiudendo occhio.
Non perdo di vista il ragazzo che cammina ogni tanto portandosi una mano tra i capelli.

Come facevi tu...

Come fai tu, Harry.

Harry mio, Harry caro.

Basta.
Devo raggiungerlo...

Ho bisogno di vederlo, di toccarlo.
Di baciarlo.

Corro per poi afferrargli la spalla < perché scappi? >.
Quello che credo essere Harry si volta e... non è Harry.

Non è il mio Harry.

Ho toppato alla grande.
E il mio cuore perde inevitabilmente dei battiti.

Non è lui.
Non è.. lui.

< C'è qualche problema? > mi chiede sorridendo.
Scuoto la testa < scusami, ti ho scambiato per un altro ragazzo >.
< Tranquilla, non preoccuparti >.
< Buona giornata > lo saluto per poi portarmi una mano sul petto.
Che diavolo di figura ho fatto?
Questa storia mi sta sfuggendo di mano.
Porca miseria.
È che... è che era uguale a Harry.
Uguale da dietro.
Che non potevo non corrergli incontro.
Per capire.
Per capire... perché mi sta facendo questo.
Perché sta scappando da me, dai suoi amici e dalla sua famiglia.
Deglutisco.
È meglio tornarmene a casa dopo aver comprato i cornetti.
È meglio, sì.
Perché sennò rischierò di impazzire.
Di fare qualche stronzata delle mie.
Tipo rincorrere ogni ragazzo...
Mi infilo nella prima pasticceria che trovo dove compro i cornetti per tutti.
Fatto ciò mi rimetto in marcia.
Che ansia.
Pensavo di averti ritrovato Harry.
Lo pensavo davvero.
E invece... ancora una volta mi sono sbagliata.
Ho sbagliato.
Accelero il passo per poi fiondarmi in casa e andare in cucina.
Sul tavolo noto una scatola che avvicino.

Che cos'è?

La apro e una lacrima mi bagna la guancia.

Sono... sono le nostre foto.
Tutte.
Dalla prima all'ultima.
Rivedo i tuoi sorrisi Harry e mi sento mancare.

Quanto mi mancano.
Così spontanei... così veri, genuini.
Com'eri tu.

Come sei tu.

< Buongiorno Care >.
Mi volto verso mio padre che mi chiede se va tutto bene visto le lacrime.
< No, papi non va bene niente >.
Si avvicina per abbracciarmi.
< Ho rincorso un ragazzo perché pensavo fosse lui > spiego.
< Cioè, ti rendi conto come sono messa? > domando scuotendo la testa.
< Care è normale >.
< Non è normale nulla >.
< Non so come ne uscirò fuori... > aggiungo abbracciandolo.
Non so sul serio come ne uscirò.
Non lo so.
Perché rischio di impazzire.
Seriamente. 

 
Ogni cosa mi ricorda lui.
Ogni persona.
Ogni luogo.

Spero solo di potermi rialzare.
O quantomeno di farcela...

Perché lo dico... così non se ne può più.

Io non ne posso già più.

< Care > alzo il viso < ti prometto che ti rialzerai più forte di prima >.
< Non so più se mi rialzerò >.
< Ma certo che lo farai > sorride < sei una Smith ricordi? >.
Annuisco.
< Gli Smith sono dei guerrieri ricordalo sempre >.
Lo guardo.
Sarà...
Non ne sono così sicura sinceramente.
Perché non mi sento una guerriera.

Mi sento semplicemente... una perdente.
Solo questo.

Una perdente che ha perso tutto.
Un ragazzo, un amico, un confidente.
Una perdente che ha perso anche... l'amore.

La cosa che negli ultimi anni ha fatto sì che mi sentissi viva, completa come non mai.

E questo mi spaventa.

Mi spaventa fin troppo...




 
———



Finalmente un po' di libertà.
I miei, Anne e Desmond sono andati via anche se non erano molto d'accordo.
Ma... fortunatamente sono partiti.
Ovviamente riempiendomi di raccomandazioni.
'Se hai bisogno chiama', 'per qualsiasi problema non esitare a dircelo', 'mangia', 'cerca di riposare'.
E così via...
Devo dire che sono contenta che siano andati via.
Non voglio essere fraintesa.
Ho apprezzato il loro aiuto.
Sto apprezzando tuttora.
E gli voglio un gran bene.
Però...
Così ho un po' di spazio per me.
Per stare da sola, col mio dolore.
Prima mi sono occupata della casa.
Ho rimesso a posto la camera degli ospiti, sistemato la cucina e la sala.
Ed ora non mi resta che sdraiarmi sul divano.
A non fare nulla.
Che bella giornata.
Sono già in pigiama.
Pronta per buttarmi a letto.
Senza cena.
A pranzo sono riuscita a buttar giù solo un po' di frutta.
Nient'altro.
Stomaco chiuso ovviamente.
Ma si sapeva già...
No?
Accendo la Tv facendo zapping svogliatamente.
Non ne ho la benché minima voglia.
Lo faccio solo... per fare qualcosa.
Ecco perché.
Spengo la Tv dopo poco e mi accoccolo sul divano.
Il ticchettio dell'orologio a segnare i minuti e i secondi che passano.

E il solo battito del mio cuore.
Quando invece una volta questa casa... aveva due battiti.

Due.
Invece che uno.

Mi volto guardando il soffitto.

Quante volte mi è capito di guardare questo soffitto nel mentre Harry mi baciava il collo?
O mi abbracciava?

Troppe volte... che a ricordarle si perde il conto.
La parte più difficile è ascoltare il profondo silenzio che aleggia in casa.
Ed è veramente devastante.
Per questa notte ho un po' di timore.
Lo ammetto.
Sono sola in questa casa così grande.
In una camera così grande...
Non so se riuscirò a chiudere occhio.
Anche perché la mia testa è un continuo turbinio di pensieri.
Penso sempre in questi giorni.

Penso di aver sbagliato qualcosa.

E mi danno nel capire cos'abbia sbagliato.
Cos'abbia fatto di male.

Ma non trovo spiegazioni reali...
Non ci riesco.
Perché credo di essermi sempre comportata bene.
Nel bene e nel male.
Penso anche al fatto che magari non lo vedrò più.
E lì arrivan le batoste.
Perché è una cosa che non potrei mai e poi mai sopportare.
Ho bisogno di vederlo.
Per forza.
Non posso rinunciarci.
È più forte di me.
Se solo sapessi dove si trovi... lo raggiungerei.
Prenderei un fottuto aereo e partirei.
Alla cieca ma felice.
Felice di poterlo cercare.
Invece non so nulla.
Come nessun altro.
Perché non ha scritto o chiamato nessuno.
Neanche Anne o Desmond.

Quanto vorrei sentire la sua voce.
Quanto vorrei sentire la tua voce Harry.
Così tanto che non riesco nemmeno a spiegarlo...

Senza pensarci due volte afferro il cellulare pigio sul nome 'Harry' aspettando che mi risponda.
Uno.
Due, tre, cinque, dieci squilli.
Niente.
Parte la segreteria.
Immaginavo...

D'altronde cosa potevo aspettarmi?
Che mi avrebbe risposto?
Che non appena avesse visto comparire il mio nome sul display si sarebbe affrettato a dirmi che sarebbe tornato a casa da un momento all'altro?

Sono proprio una povera illusa eh.
Da morire.

Mi alzo per andare in cucina dove mi preparo un gin tonic.
Ho bisogno di bere per anestetizzarmi.
Per alleviare il dolore insopportabile che porto nel petto.
Riempio il bicchiere fino a quasi l'orlo e torno in sala buttandomi sul divano.
Sorseggio il gin tonic sentendomi un po' meglio.
L'ho caricato a dovere.
Ma almeno così non mi rendo conto di quello che succede attorno a me.
Quello che succede fuori.
Nel mondo in generale.
Prendo un altro sorso del gin tonic e tiro fuori da sotto il divano la scatola contenente le nostre foto.

Che dolore...

Deglutisco guardandole una ad una.
Poi arrivo alle ultime foto, quelle che ci ha scattato Mark tre giorni prima del fatidico giorno e le lacrime non si trattengono.
Afferro la prima, osservandone ogni particolare.
Io ed Harry su un motorino.
Sorridenti e col vento tra i capelli lunghi.
Ho avuto una paura incredible su quel motorino.
Perché dovevo tenermi ma nel frattempo girarmi verso l'obiettivo per sorridere.
La mia domanda era sempre la stessa: e se cado?
E se finisco sfracellata a terra?
La appoggio sul tavolino per prendere la seconda.
Dei brividi lungo la schiena.
Siamo in aperta campagna.
Harry coi capelli legati ed io sciolti.
Gli alberi dietro in movimento visto il vento che tirava quel giorno.
È una foto stupenda.
Non ci sono altre parole per descriverla.
Sono di fronte ad Harry che ha una mano infilata tra i miei capelli mentre mi bacia.
È così... intima che mi fa emozionare.
Non pensavo avrei mai potuto farmi scattare una foto del genere e invece... devo dire che il risultato è sorprendente.
La mia mano sul suo collo
Le nostre labbra incastrate alla perfezione.
E lo sfondo da capogiro non fanno altro che emozionarmi ancora di più.
Bevo un sorso di gin tonic mentre prendo l'altra foto.
Siamo in macchina.
Lui che guida o meglio fa finta di guidare ed io che sono appoggiata sulla sua spalla mentre leggo delle poesie del suo poeta preferito.
È molto bella ma non come la mia preferita.
Che sta per arrivare...
La guardo e sorrido.
Se solo ripenso a quanto abbiamo riso nel mentre...
A quanto ci abbiamo riso la sera a letto abbracciati.
La foto in questione vede me ed Harry in bagno con gli accappatoi legati in vita e con dei turbanti sulla testa.
Intenti a lavarci i denti reciprocamente.
Non per tutti è una bella foto.
Ma lo è per me.
Accidenti se lo è...
I nostri occhi che si guardano in un modo così profondo, che trasuda amore... i nostri corpi vicini così come le nostre anime.
Bacio la foto.

E bacio te amore mio.

Mi mancano i tuoi occhi sai?
Te li ho sempre invidiati e lo sai...
Te l'ho sempre voluti rubare.
Così belli, limpidi, caratteristici.
Come te.

Mi mancano i tuoi occhi.
Il modo in cui mi guardavano ogni santa volta.
Facendomi sentire l'essere più fortunata della Terra.
Facendomi sentire speciale... in un modo così unico da non riuscire a spiegarlo.

Mi asciugo le lacrime mentre continuo a bere.

Harry quanto mi manchi.

Non ce la faccio più a ripeterlo.
So di essere ripetitiva, so di star diventando noiosa ma...
Ma è così.

Mi manchi tantissimo.
Tutti i momenti.
Tutti i giorni.

Bevo un altro sorso di gin tonic per poi appoggiare il bicchiere sul tavolino e accovacciarmi sul divano.

Piangente e distrutta.
Ferita.

Come una farfalla a cui tappi le ali.
Perché è proprio così che mi sento.
Mi volto a guardare il soffitto.

Harry.
Harry.
Harry.

Harry mio.
Harry adorato.


Potrei continuare a ripetere il tuo nome fino allo sfinimento.

Lo sai vero?

Magari così ti viene il singhiozzo.
E pensi a me...

Alla tua Caroline.
Alla tua orsacchiotta, come amavi chiamarmi ultimamente.
Alla tua fidanzatina preferita.

Harry.

Ma perché?

So di averlo chiesto allo sfinimento... ma è l'unica cosa che posso fare.
Mi sembra.
Mentre continuo ad alternare momenti di riflessione e di pianto... suonano alla porta.
Chi sarà?
Mi alzo e con passo strascinato mi dirigo davanti la porta che apro.
< Ehi >.
< Ciao Ty >.
Saluto mio fratello lasciando che mi abbracci.
< Momento giù? > chiede.
< È sempre un momento giù >.
Andiamo in sala dove ci sediamo. 
< Come mai qui? >.
Immagino o devo immaginarmi che mamma c'entri qualcosa.
No?
Aggiungo ridendo < non dirmi che mamma ti ha costretto >.
Scuote la testa < assolutamente >.
Afferra il mio bicchiere per berne un sorso < mh > arriccia il naso < l'hai caricato parecchio mi sembra >.
Faccio spallucce.
È l'unica cosa che posso fare al momento.
Quindi perché non distrarmi bevendo?
< Comunque no, la mamma non c'entra nulla te lo giuro >.
Sì avvicina < domani ho un'udienza in collaborazione con l'altro studio e allora ho pensato di venirti a trovare >.
L'altro studio.
Il sol sentire pronunciarlo... aiuto.
Lo studio dove lavorava Harry.
Ti piaceva tanto il tuo lavoro...

Come farai adesso?
Come riuscirai a non lavorare?

Eh?
Te lo sei chiesto?

Perché io l'ho fatto.
Eccome se l'ho fatto...

< E poi volevo passare del tempo con te a dire il vero >.
Gli sorrido ringraziandolo.
< Ultimamente non ci siamo visti mai se ci pensi >.
Annuisco.
Effettivamente...
Ho pensato solo al matrimonio.
Dimenticandomi di mio fratello.
Che se solo avessi saputo... non l'avrei fatto.
< Mi è mancato vedere il bel faccino che ti ritrovi >.
Gli do un buffetto.
< Come stai? >.
< Sto bene... mi sto dedicando al lavoro > spiega bevendo un altro sorso del mio gin tonic.
Iniziamo a parlare del più e del meno fino a che non ci addentriamo in una conversazione più seria.
< Care > mi chiama facendo sì che lo guardi < mi spieghi perché ti ostini così tanto a voler rimanere qua invece che startene a casa per un po' di tempo? >.
Faccio spallucce.
Non lo so nemmeno io.
Ci ho pensato eh.
Avoglia se ci ho pensato, ma poi ho abbandonato l'idea.

È questa casa mia.

Perché dovrei lasciarla?

< Perché questa è casa mia >.
Annuisce < lo so... ma così non saresti mai da sola >.
Lo so.
E infatti sarebbe un bene il non rimanere da sola.
Avoglia...
Almeno eviterei di pensare.
E ripensare.
< Lo so >.
Aggiungo < però ho bisogno anche di stare sola >.
< Capisco >.
Mi guarda mordendosi le labbra.
< Promettimi che verrai a casa >.
Lo guardo.
Forse ha ragione.
Forse Tyler mi ha trovato la soluzione più adatta in questo momento.
Forse andare a casa mia per un po' può solo che farmi del bene.
Stare in famiglia è la miglior cosa... no?
Circondata dagli affetti familiari.
Dai luoghi e dagli odori che mi hanno cresciuta e accompagnata in tutta la mia vita.
Magari mi distraggo.
Non penso e non mi autodistruggo.
Dovrei prenderla in considerazione.
Magari solo per un periodo.
Come ha appunto suggerito mio fratello.
< Sì, te lo prometto Ty >.
Mi accarezza il viso sorridendo.
È preoccupato per me.
L'ho capito subito.
Ha gli occhi troppo veri per non lasciar trasparire le sue emozioni.
Quello che prova.
Ed io so che ha paura per me.
Tanta paura...
E lo so perché lo conosco troppo bene.
Mi è bastato vederlo, osservarlo.
Per dire che è preoccupato per me da quando l'ho visto entrare in casa.
Forse perché non sa come posso reagire a questa situazione.
Forse perché non sa come poter aiutarmi ad alzarmi.
Giustamente.

Perché nemmeno io so come fare a rialzarmi.
Sinceramente parlando.

< Quanto ti fermi? >.
Speriamo almeno stanotte... così non starò sola.
< Starò qui per due giorni > spiega mentre io annuisco.
Sono contenta che sia qui.
Molto contenta.
Amo mio fratello ed ho bisogno di lui in questo momento.
Più che mai.
Oggi più che mai.
In questo momento più che mai.
< Oggi l'ho chiamato > ammetto sapendo che non riceverò alcun tipo di critica.
Non mi ha mai criticato e stessa cosa io.
Perché dovremmo farlo?
I fratelli non criticano.
I fratelli ti sostengono.
I fratelli ti sorreggono sempre e comunque.
< Eh... ti ha risposto? > chiede riportandomi alla realtà.
< Ovviamente no >.
< Magari lo farà > mi guarda < magari ti chiamerà lui stesso >.

Questa è bella!

Harry non mi chiamerà.
Ne sono più che certa.
Non so nemmeno se tornerà mai a casa...
Se tornerà mai a Londra.

Se tornerà da me.

< Ty non lo farà >.
< Cosa ne sai? >.
< Lo so > prendo un attimo di pausa < lo conosco >.
Avoglia se lo conosco.
Come le mie tasche.
Ma d'altronde è normale... quando ami una persona.
La conosci.
Sai tutto di lei.
Tutto, tutto.
Niente escluso.
Mi guarda e poi si gratta la testa.
Sta per farmi una domanda seria.
Lo so.
Lo conosco.
E fa sempre così quando sta per fare una domanda seria.
Ha sempre fatto così, fin da quando eravamo piccoli.
< Posso chiederti una cosa? >.
Certo che può chiedermi qualsiasi cosa.
Ci mancherebbe, è mio fratello.
< Certo che puoi chiedermi una cosa >.
< Tu ed Harry eravate in crisi per caso? >.
In crisi?
Scuoto la testa.

Ma quale crisi...
Magari... almeno troverei la spiegazione a tutto.
Almeno saprei perché mi ha lasciata.

Perché se n'è importato di me.

< Il mio è solo un indagare... cercando di capire >.
< Andava tutto a meraviglia > spiego < nell'ultimo periodo nemmeno abbiamo litigato >.
Annuisce.
Ed è vero.
Ultimamente andava così bene che... nemmeno una discussione.
Mai.
Abbiamo passato il tempo a ridere, scherzare.
Ad amarci come abbiamo sempre fatto.
< La notte prima del... > tento di dire bloccandomi.
Non riesco a dire quella fottuta parola.

Eppure è così semplice...
Matrimonio.

< Non ti preoccupare > Tyler capisce il mio ostacolo e mi sprona ad andare avanti.
< Vabbhe insomma... hai capito >.
< Sì >.
Gli sorrido grata < è venuto a trovarmi >.
< E com'era? >.
Mi stiracchio.
Cercando di ricordare se magari mi è sfuggito un particolare.
Ricordo che aveva una luce negli occhi... che li rendeva ancora più brillanti.
Ancora più belli.
Ricordo che mi ha baciata in un modo che...
Meglio non pensarci.

Così tenero.
Così romantico.
Così passionale allo stesso tempo.

Stava bene.
Stavo bene.

Stavamo bene.
Entrambi.
Senza ombra di dubbio...

< Stava bene... nessun segno di ripensamento >.
Mi volto per guardarlo.
< Mi ha abbracciata, mi ha baciata, mi ha detto che mi amava >.
< Non lo so proprio allora cosa gli sia preso >.
< Nemmeno io >.
< Ora sono qua, pensa a questo >.
Mi afferra la mano per poi guardarla.
So a cosa starà pensando.
E infatti...
< Care, stai mangiando? >.
Mi mordo le labbra prima di scuotere la testa.
< Vedo... hai il polso più piccolo >.
Faccio spallucce.
< Me ne dimentico sinceramente >.
Ride < come fai a dimenticarti di mangiare? >.
< Penso costantemente a lui >.
< Ora ci sono qui io... quindi penserai solo a me > si indica < e a mangiare >.
< Sul serio > mi ammonisce.
< Va bene, va bene >.
< Non te lo ripeterò in stile mamma ma devi mangiare > mi indica < stai perdendo peso >.
Lo so.
Eccome se lo so...
Ma sinceramente non mi importa.
Ho altri pensieri a cui pensare.
Ho altri pensieri che mi frullano nella testa al momento.
Che me ne frega del cibo.
Del dimagrire.
Dello stare male fisicamente.
No?
< Allora direi proprio che è arrivato il momento di preparare qualcosa alla mia sorellina preferita > si alza e mi tira su con poca fatica.
< Ty > lo chiamo mentre ci dirigiamo in cucina.
< Grazie > dico una volta girato < grazie, per tutto >.
< Di niente Care >.
Ci abbracciamo per dei secondi.
Sì, avevo proprio bisogno di mio fratello.
Molto.
Mi fa cenno di sedermi sullo sgabello.
< Sei sicuro che riuscirò a superare questo momento? >.
< Assolutamente > mi indica < hai dubbi? >.
Annuisco.
< Ma certo che sì Care... datti tempo >.
Mi sorride < vedrai che andrà meglio >.
Faccio un ok con la mano.
Boh.
Faccio a fidarmi.
Ma non lo so...
Mi guarda sorridendo < d'altronde gli Smith sono dei guerrieri non lo sai? >.
Eccolo che anche lui tira fuori citazioni degli Smith di cui non ne sapevo l'esistenza.
Un po' come ha fatto mio padre nel momento di sconforto.
Forse dovrei fidarmi.
D'altronde se me l'hanno detto i due uomini più importanti della mia vita perché non credergli?
Perché essere restia?
Sono una Smith diamine.
Ha ragione mio padre.
Gli Smith si sono sempre rimboccati le maniche... tirandosi su nei momenti più difficili.
Come dovrò fare io.
Ma il punto è che non so se ci riuscirò.
Perché non so, se sono forte abbastanza. 
< Non dirmi che stavi viaggiando >.
< Sgamata >.
Lo guardo.
< Comunque mi ha detto la stessa cosa papà guarda caso >.
< Perché è vero >.
Mi siedo sullo sgabello e sorrido vedendolo tirar fuori dal frigo verdure di ogni genere.
Stasera voglio dedicarmi a Tyler.
Voglio dedicare un po' di tempo anche a me stessa.
E sono contenta, felice.

Perché...

Per una volta non penserò.

Per una volta non penserò che sono rimasta sola.
Per una volta non penserò che non sei qui con noi Harry.
Con me più che altro.

E per una volta non penserò alla vita che sto vivendo senza te Harry.

Ma va bene così...
Perché forse Tyler ha ragione.

Devo rialzarmi.
Devo farmi valere.
Come ho sempre fatto.

Sì, devo rialzarmi.
Più forte di prima.

Perché sono una Smith...


Sono Caroline Smith. 
   
   
   
   
   
 
 
  
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