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Autore: genxha    23/05/2020    4 recensioni
Sono passate due settimane dall'ultimo attacco di Papillon, dall'ultimo set fotografico di Adrien e dall'ultima apparizione di Ladybug.
Chat Noir piomba nella più cupa disperazione senza la sua Lady e solo una persona riuscirà ad aiutarlo.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa

Questa fanfic è sempre dedicata a Miraculous ma non è collegata alle altre due che ho scritto. Mi è venuta in mente un'immagine precisa e da lì ho pensato al resto. Sarà un pochino diversa dalle altre, spero vi piacerà.


Buona lettura.


Miraculous: le storie di Ladybug e Chat Noir - Zagtoon, Method Animation, Toei Animation, SAMG Animation, De Agostini Editore, Nelvana, Cartoon Network Studios Tutti i diritti appartengono ai rispettivi proprietari. Questa fanfic non ha scopo di lucro.


You're dancing on a high wire

You need to be so sure

There used to be a lifeline

There isn't anymore


Dancing on a high wire - Alan Parsons Project

Capitolo 1

La luce del tramonto illuminava d’oro il cielo parigino, riflettendosi sul bronzo della statua di Ladybug e Chat Noir, facendo brillare la figura della ragazza, un braccio teso in avanti mentre lancia lo yo yo.Chat Noir osservava se stesso, scolpito nel bronzo, mentre stava per spiccare un salto.

L’eroe in nero allungò una mano guantata per toccare il basamento di marmo, poi ritrasse il braccio, rimanendo immobile con le braccia lungo i fianchi, le mani strette a pugno.“Mylady, perché?” pensò il ragazzo, come praticamente ogni sera a quell’ora e in quel posto. Da due settimane, dall’ultimo attacco di Papillon, Ladybug era scomparsa da Parigi. “Perché te ne sei andata?” si chiese, mentre una lacrima cadeva dalla maschera.

Adrien sapeva bene che piangere non l’avrebbe fatta tornare, ma non riusciva a trattenere le lacrime, per quanto si sforzasse.


Marinette, la fronte appoggiata al vetro freddo della finestra della sua camera fissava, per l’ennesima sera, la figura solitaria dell’amico davanti alla statua. Non riuscì a trattenere le lacrime guardandolo, un groppo alla gola. “Non posso lasciarlo ancora da solo. Non ce la faccio a vederlo così” borbottò la ragazza “Ma non posso nemmeno far tornare Ladybug. Sarebbe troppo pericoloso. Adrien…” pensò,  mentre le immagini degli avvenimenti di alcuni giorni prima le tornavano alla mente.  

“Papillon sentirebbe la presenza del Miraculous e tornerebbe ad attaccare Parigi. Troppa gente ha sofferto per colpa... sua? O forse mia. Di entrambi” riflettè, Marinette, mordendosi il labbro inferiore.


La ragazza si staccò dal vetro dalla finestra, cercando Tikki con lo sguardo “Ah. Che stupida che sono” disse fra sé, scendendo la scala, le spalle curve in avanti. 

Marinette uscì dall’appartamento senza nemmeno guardare la mamma ai fornelli. Sabine guardò uscire la figlia con la coda dell’occhio senza dire niente.


Marinette entrò nel parco, asciugandosi le lacrime col dorso della mano poi raggiunse il vialetto dove sorge la statua. A parte lei e Chat Noir il parco era totalmente vuoto. 


Il vento le scompigliò i capelli, lei istintivamente portò la mano sulla nuca per sistemare i codini, ma si ricordò di avere i capelli in una semplice coda di cavallo. Da quell’incidente, dopo il quale Adrien non era più venuto a scuola, a metà dell’ultimo anno di Collége, aveva smesso di portarli.


“Chat Noir?” azzardò la ragazza a pochi passi da lui, che sembrava non sentire.

“Chat Noir” Marinette provò ancora, alzando un po’ la voce. Finalmente il ragazzo si voltò, un’ombra di sorriso nello sguardo “My…ah no” dice, per poi girarsi di nuovo a guardare la statua “Vattene, Marinette. Per favore. Voglio restare solo” disse, con un filo di voce.


Marinette lo guardò darle le spalle, gli occhi umidi di lacrime “Chat… io… va bene” in un sussurro ”tornerò domani” aggiunse, più per sé stessa, poi si incamminò verso casa, lo sguardo basso.


Sabine fermò Marinette proprio sulla porta “Mari…” iniziò, mentre la ragazza le passava  accanto senza guardarla “Marinette, aspetta un attimo” disse, mettendosi tra la figlia e l’inizio della scala. Finalmente Marinette alzò gli occhi del colore del mare, le palpebre arrossate, verso la mamma “Non ho fame, mamma, vorrei andare di sopra.” le disse.

La minuta donna cinese non si mosse, fissando la figlia negli occhi “Non puoi continuare così. Da quando Adrien non viene più a scuola non ti riconosco più, tesoro”

Marinette sospirò, trattenendo le lacrime. “Mi dispiace, mamma. Scusami, ma non so…” poi si fermò, guardando a terra. Sabine non si mosse “Io e papà vogliamo aiutarti, Mari, ma devi dirci cosa non va”.  La ragazza, senza alzare gli occhi “Non oggi. Non ci riesco. Domani.” 

Sabine sospirò, il volto teso “Va bene. Ma domani mi dirai cosa non va.”“Sì. Ti voglio bene, mamma” sussurrò Marinette, salendo la scala per la sua camera.





Marinette passò quasi la notte in bianco, la cosa che le mancava di più in quel momento era potersi confidare con Tikki ma aveva deciso che continuare a usare il Miraculous sarebbe stato troppo pericoloso. L’idea sembrava funzionare: da quando aveva deciso di nascondere i gioielli magici nella Miracle box, dopo quel giorno, gli attacchi di Papillon erano improvvisamente finiti. Cercò di darsi una rinfrescata, per far preoccupare meno i suoi genitori, veramente in pena per lei, nascondendo come poteva i segni intorno agli occhi, poi scese in cucina. I genitori di Marinette erano entrambi in negozio, perciò lei uscì senza nemmeno fermarsi, diretta a scuola.


Tutti i compagni erano ancora colpiti dal fatto che il padre di Adrien avesse deciso di non farlo più andare a scuola e di non farlo posare più per la sua collezione dopo l’incidente sul set di qualche settimana prima. Nessuno aveva ricevuto direttamente sue notizie ma secondo i giornali non aveva avuto conseguenze da quel giorno, quando Ladybug era intervenuta sul set di un servizio fotografico della casa di moda di Gabriel Agreste per sconfiggere con successo un Akumizzato.



Marinette entrò in classe in silenzio per prendere posto accanto ad Alya. Le due ragazze non si dissero nulla, Alya sapeva bene come si sentisse la sua migliore amica anche se non le era del tutto chiaro perché fosse così provata, ma prima della lezione non era certamente il momento di parlarne.



Durante la pausa Alya si mise a cercare notizie sulla maison Agreste in internet, andando immediatamente a riferirle a Marinette, seduta su una panchina da sola, lo sguardo preso. “Mari?” chiese la rossa, sedendosi accanto all’amica “senti… lo so che non ti va di parlarne ma… guarda qui” disse, mettendo il telefono davanti agli occhi dell’amica.


FALLITO ACCORDO TRA LA MAISON AGRESTE E LA FAMIGLIA TSURUGI


La casa di moda guidata da Gabriel Agreste attraversava già un momento di crisi dopo l’annuncio dell’abbandono delle scene di Adrien Agreste, figlio dello stilista.Il contratto con la famiglia Tsurugi per la distribuzione del marchio Gabriel in Giapponeè stato annullato 3 settimane fa ma la notizia  è trapelata solo oggi dall’ufficio stampa della Maison francese.



“Forse è per questo” proseguì la rossa “che Adrien non viene più a scuola” 

Marinette guardò il telefono, poi l’amica “Allora è una cosa grave, Alya” la voce tesa “Gli è successo sicuramente qualcosa di brutto. Non mi risponde più al telefono! Sto provando a chiamarlo da due settimane!” il labbro inferiore le tremava e si sforzava di parlare.

“Io… noi dobbiamo sapere come sta! Siamo i suoi unici amici!” disse Marinette, alzando la voce e abbracciando di colpo Alya per poi scoppiare a piangere sulla sua spalla.


La rossa spalancò gli occhi per la sorpresa, poi abbracciò l’amica, accarezzandole la testa e sussurrando “Mari… non è colpa tua... dai... non fare così”. Marinette strinse di più l’abbraccio dicendo “Non so cosa fare! Non ce la faccio più così” disse, tra i singhiozzi, ignorando la suoneria dei messaggi del cellulare che vibrava nella sua borsa.

Le due amiche rimasero abbracciate a lungo, per tutto il tempo Alya allontanò con un gesto tutti i compagni che volevano avvicinarsi a loro due, continuando a sussurrare all’amica per cercare di calmarla. Finalmente, dopo un tempo che ad entrambe sembrò interminabile, Marinette smise di piangere “Scusami, Alya” disse con la voce resa rauca dal pianto “Scusami, non so cosa mi è preso”. 

“Tranquilla, ragazza, non è niente” le rispose l’amica “l’importante è che ora tu ti senta meglio” scostandole la frangia dalla fronte “Te la senti di camminare? Ti accompagno a rinfrescarti, andiamo”. La mora non protestò e le tue, tenendosi per mano arrivano al bagno. Lì Marinette si sciacquò il viso, sentendosi meglio. Prese il telefono, vedendo che il segnale dei messaggi lampeggiava, trovandone uno di Kagami.


“Mari, mia madre ed io dobbiamo tornare in Giappone. Stiamo andando all’aeroporto in questo momento. Mi dispiace tanto non poterci salutare di persona, sei la mia migliore amica e mi mancherai da morire. Salutami anche le ragazze, mi mancheranno anche loro. Ci potremmo sentire sicuramente online, ma non è la stessa cosa. Ti voglio bene.”


“No! Alya, guarda…” disse la mora, di nuovo sull’orlo delle lacrime “Kagami torna in Giappone. ADESSO.”

“Oh” fece Alya, una mano a coprire la bocca “Ma povera Kagami... Non può nemmeno venirci a salutare...” nel frattempo Marinette aveva ripreso il telefono e iniziò a scrivere rapidamente


“K, dispiace tantissimo anche a me di non poterti salutare, non sai quanto. Ti voglio bene anche io e mi mancherai tanto. 

Hai notizie di Adrien? Non mi risponde da 2 settimane”


Pochi secondi dopo arrivò una risposta

“Non lo so. L’ultima volta che l’ho sentito è stato il giorno dell’attacco dell’Akuma. C’erano voci sul fallimento dell’accordo. Io gli ho detto che temevo che saremmo dovute partire e lui non era affatto felice. É andato via di corsa. Vorrei tanto parlargli anche io. Mi dispiace tanto, Mari so quanto tieni a lui. Se ho notizie ti chiamo sicuramente!”


Marinette spalancò gli occhi leggendo il messaggio, poi lo mostrò ad Alya, che le mise un braccio attorno alle spalle “E ora cosa facciamo? Dobbiamo per forza sapere qualcosa!”.

Poi scrisse


“Cercheremo di fare qualcosa. Ti faccio sapere. Baci. M”


 Alya rimase a riflettere “Senti, dobbiamo parlare con gli altri ragazzi e con miss Bustier. Dopo la lezione, d’accordo?”





Dopo la lezione Marinette e Alya, che era sempre rimasta accanto all’amica, parlarono con gli altri compagni del fatto che non avessero alcuna notizia del loro amico. Perfino Chloé disse di essere in pensiero.

I ragazzi quindi decidono di coinvolgere una degli insegnanti. “Miss Bustier, non è... giusto che il padre di Adrien ci abbia lasciato senza notizie e che non ci... ci permetta di contattare Adrien. Almeno ci dicesse se sta bene, magari possiamo mandargli un videomessaggio” prese la parola Marinette in quanto rappresentante di classe, sforzandosi di mantenere un tono neutro, confortata da Alya che le teneva la mano. 


L’insegnante rifletté per qualche istante, leggendo l’articolo di giornale trovato da Alya, poi disse “Beh ragazze, avete assolutamente ragione. Ora non sta a me criticare i metodi educativi del signor Agreste, ci mancherebbe, ma quel che chiedete è assolutamente giusto. Contatterò subito l’assistente del signor Agreste e cercherò di fare qualcosa”. Guardando Marinette negli occhi, la professoressa continuò “Marinette, è davvero un bel gesto da parte tua preoccuparti per Adrien, anche tu, Alya che sostieni sempre la tua amica... Lasciatevelo dire, siete due persone meravigliose”.


Le ragazze rimasero interdette qualche secondo, finalmente Alya prese la parola “Grazie, miss Bustier, non… non so cosa dire”. “Non è necessario che tu dica niente, Alya. Ora vado a fare quella telefonata. Ne parleremo domani in classe, credo che non faremo la lezione inizialmente prevista. Ora andate a casa, su.” concluse l'insegnante, uscendo dall’aula.

“Mari” esordì Alya, quando furono sole “Te la senti di tornare a casa da sola o vuoi che ti accompagni?” domandò a Marinette lasciandole la mano. “Ce la faccio, non preoccuparti. Mi sento molto meglio.” rispose la mora, stringendo l’amica in un rapido abbraccio “Grazie, Alya, sei veramente la migliore amica che si può desiderare”.


L’altra la guardò fissa, fingendosi offesa “Ehi, ragazza, adesso non esagerare che mi fai arrossire! Ho fatto solo la metà di quello che TU avresti fatto per me!” ribatté, ricambiando la stretta. “A domani Mari, chiamami se hai bisogno di qualsiasi cosa. Dispiace anche a me e sono preoccupata anche io per Adrien e Nino è preoccupatissimo. Speriamo che miss Bustier abbia buone notizie domani.”


Nota dell’autore

L’immagine da cui sono partito mi è venuta in mente ascoltando il brano che cito all’inizio (Dancing on a high wire di  Alan Parsons Project, dall’album Ammonia Avenue, che vi consiglio tantissimo). 

Quello che ho in mente è Chat Noir che guarda la statua sua e di Ladybug nella luce del tramonto. E siccome questo (sto scrivendo a Maggio) è il mese della Marichat, ho pensato di non ignorarla e di metterla per iscritto. Se avete letto le altre mie fanfic noterete che sto cercando di scriverla come racconto “classico”, e quindi non in tempo presente, ma non mi trovo esattamente a mio agio, spero che mi perdonerete ci sono dei passaggi non esattamente fluidi.


Non disperate, non ho abbandonato You are my best friend su un cliffhanger!


Dimenticavo i ringraziamenti a Giulia, che ho rincontrato per caso proprio nel fandom di Miraculous, che mi ha dato utilissimi pareri sul concept e sull’intreccio e con cui ci scambiamo idee sulle rispettive fanfic in corso.

   
 
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