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Autore: Jeck86    24/05/2020    4 recensioni
Dante è quasi un Hikikomori.
Quando esce di casa, Dante sente una sensazione di disagio e di agorafobia.
Vive una vita da recluso, ma ha un lavoro e delle relazioni.
Ha ancora dei sentimenti per la sua ex, che non vede da mesi.
Un giorno, all'improvviso, cominciano a capitargli cose strane.
Comincia a vedere cose impossibili.
A volte spaventose, a volte comiche.
Che gli sta capitando? Il suo cervello gli fa brutti scherzi o l'universo ce l'ha con lui?
Alla fine, Dante otterrà ciò che cerca?
E se lo otterrà, ne sarà soddisfatto o se ne pentirà?
Un racconto surreale che vi spiazzerà più e più volte.
Genere: Angst, Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo secondo:
Lunedì

Dante guardò il calendario sul suo computer.
Sua madre sarebbe venuta a trovarlo e gli avrebbe sicuramente portato anche un sacco di cibo fatto in casa, ma non prima del fine settimana, quindi non c'era alternativa: - Devo andare a fare la spesa. - Si colpì la fronte con il palmo della mano. - Cazzo! -
Portare le buste piene, per una persona senza macchina come lui, era un problema.
Le sporte erano poco capienti e, per metterci tutto quello che comprava, doveva prenderne più di quante le sue mani potessero strasportare. Il loro peso gli provocava sempre dolorosissimi crampi. Più e più volte gli era capitato che le buste gli si rompessero nel mezzo della via, facendo cadere per terra tutto.
Il solo ricordo del disagio patito gli faceva salire una vampata di calore al viso e lo faceva sudare.
Per fortuna aveva trovato la soluzione. Aveva rubato uno dei mini - carrelli del supermercato e lo usava per trascinare fino a casa tutto ciò che comprava.
Erano decisamente più grandi delle buste di plastica, non si rompevano e non doveva tenerli sollevati.
La prima volta, aveva avuto paura di essere beccato e arrestato per furto, ma dopo che si era allontanato abbastanza dal negozio, il problema era bello che risolto.

Uscì dal portone di casa con il carrello sotto braccio.
La strada era una striscia grigio scuro, ed i palazzi erano di un grigio un po'più chiaro.
Unica nota di colore erano i pochi olmi ai lati del viale.
Era una bella giornata, il solicino primaverile bruciava leggermente la sua pelle pallida e Dante strizzava gli occhi poco abituati alla luce del giorno.
Quando uscì dal supermercato, il suo stomaco già brontolava di anticipazione.

Sembrava che andasse tutto bene, ma, mentre si trovava nel piazzale antistante il negozio, l'uomo della security lo fermò. - Non può uscire con il carrello, signore. - Portava occhiali da sole ed una divisa nera. Sembrava uscito da un film d'azione americano ed aveva in faccia un'espressione di marmo.
Dante era rosso come un peperone, si sentiva mancare il fiato. Che vergogna! - Si sbaglia. - Replicò con una vocetta sottile sottile, alterata dall'ansia. - Questo carrello è mio. Me lo sono portato da casa. Vede? - E battè con l'indice su un particolare punto del carrello dove era scritto, vergato con un pennarello indelebile, in stampatello maiuscolo: " Proprietà di Dante Rossi ". Seguivano il numero di telefono e l'indirizzo di casa. - Se ha problemi, guardi pure i video della telecamera di sorveglianza. - E sgattaiolò via prima di suscitare altre domande, lasciando il tizio uscito dal film Scuola di Polizia con un palmo di naso.
- E anche questo supermercato me lo sono giocato. - Pensò Dante, mentre percorreva a ritroso il lungo viale alberato che lo conduceva a casa. - Ora dovrò andare in un altro quartiere a fare la spesa. -

Infilò la chiave nella toppa di casa con un sospiro di sollievo, rovesciò tutta la spesa sul tavolo, si stese sul divano e accese il cellulare.
Finalmente poteva rilassarsi un attimo. - Chissà che ore sono. - Disse tra sè e sè.
Avvicinò il dito al display per swippare, ma molto stranamente lo schermo si gonfiò.
Anche le icone si erano allargate.

D'istinto, ritrasse il dito dallo smartphone e il touchscreen tornò alle normali dimensioni.
Che cosa aveva appena visto? Era stato tutto uno scherzo della sua immaginazione?
Qualche volta, gli erano capitate, nella cartella di posta in arrivo, delle mail di fake news a proposito di batterie dei telefonini che esplodono all'improvviso. Una infinità di mani gonfie o bruciate dall'acido.
Con mano tremante provò di nuovo ad avvicinare il dito al cellulare e anche questa volta lo schermo si protruse verso il suo dito.
Lo lasciò cadere immediatamente.
- Questa cosa non può essere normale. -
Il videofonino, quasi fosse gommoso, si era gonfiato e diretto nella direzione del suo dito.

Sentì le casse del computer che bippavano ritmicamente nella sua stanza.
Accese l'interruttore ed entrò.
Avevano acquistato un altro dei suoi articoli. Stavolta si trattava di un cane imbalsamato/portalampada. Dante non aveva idea di chi si potesse essere comprato un orrore simile.

Avvicinò il dito al monitor del computer per leggere meglio.
Di nuovo, lo schermo si estroflesse verso la sua mano. Questa volta la inghiottì letteralmente, come fosse affondata in una pozza d'acqua o di mercurio.
Fece un salto all'indietro.
Aveva ancora tutte quante le sue dita, ma era evidente che qualcosa non andava.
Il cuore gli martellava nel petto.

Forse era solo stanco, magari aveva affaticato troppo gli occhi.
Sì...certo. Dovevano essere gli occhi.
Tornò in cucina e si avvicinò al vecchio telefono fisso attaccato al muro. Si trattava di un elegante apparecchio in bachelite ormai ricoperto di polvere e ragnatele.
Prese uno straccio. Dette una ripulita alla meglio. Stava già per sollevare il ricevitore, ma ci ripensò.
Indossò un paio di guanti da forno, poi afferrò la cornetta.
Fece il numero.
- Pro...pronto? Do..dottore? - Stava letteralmente tremando di paura. - Sì, salve sono Dante Rossi. Qua..quando ha tempo per una visita? - Annuì un paio di volte. - Bè...sì...insomma...cio..cioè. Credo di avere qualche problemino alla vista. -

Finita la telefonata, appoggiò la schiena al frigorifero e si rilassò con un profondo sospiro.
Il dottore avrebbe trovato cosa c'era che non andava, lo avrebbe guarito e tutto sarebbe tornato come prima.
   
 
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