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Autore: Kameyo    24/05/2020    5 recensioni
Ogni essere vivente ha un'anima gemella, ma in mondi tanto vasti è difficile che tutte le coppie riescano a incontrarsi. Per questo, a ogni neonato di ogni pianeta viene regalata una bussola speciale, l'ago punta solo in direzione del proprio spirito affine. Le anime gemelle condivideranno ogni sensazione fisica almeno finché non s'incontreranno e potranno stare insieme.
"Sasuke credeva di aver ricevuto una bussola rotta. Sentiva le sensazioni dell'altra persona su di sé, poteva percepirla, era viva, esisteva, ma l'ago continuava a girare a vuoto come se non riuscisse a trovarla, e Kathréptis era un pianeta fin troppo piccolo perché questo fosse possibile. Ma forse era proprio Kathréptis il problema.
[AU!Soulmate][La raccolta potrebbe contenere delle OS]
Genere: Erotico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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25.
Pioggia di stelle
 
 
 
Il dio Usha vide Vira sorridergli mesta.
«Ti prenderai cura di questo corpo mortale, ancora una volta?»
«E tu rinascerai, ancora una volta, per tornare da me?»
Vira alzò gli occhi verso la pioggia di stelle di Jala.
«Morirò e rinascerò per te mille volte e più,
e a ogni pioggia, tu sarai qui ad attendermi.»
 
 
 
I bicchieri tintinnano in coro per quello che dovrebbe essere l’undicesimo brindisi.
«A Itachi Uchiha!»
Itachi solleva il calice mezzo pieno e sorride sincero, ringrazia per le ovazioni e vede lo sguardo orgoglioso di suo padre poggiarsi su di lui come una carezza, mentre sua madre si asciuga gli occhi commossa. Ha realizzato il suo sogno, e Kathréptis lo festeggia con fiumi d’alcol, cibo, musica e regali. Nessuno dimenticherà quello che ha fatto, il suo nome verrà scritto nei libri di storia, il suo progetto diventerà la base per la costruzione di navicelle sempre più potenti. E suo fratello troverà la felicità grazie a lui.
Non potrebbe desiderare nulla di più.
Eppure, non riesce a scacciare il malessere annidato nello stomaco.
Tra tutte quelle facce sorridenti, gli occhi che cerca non ci sono. Ha girovagato per l’enorme sala per tutta la serata, stringendo le mani tese di chiunque gli si avvicinasse, ma non una volta si è scontrato con il rosso cremisi che ha disperatamente atteso per tutto il tempo.
Shisui non c’è.
«Dovresti andare a cercarlo.»
Sasuke gli toglie il bicchiere dalla mano e lo poggia sul primo ripiano disponibile, è visibilmente preoccupato e, come lui, si guarda intorno alla ricerca del cugino.
«Non è venuto» conferma a malincuore, ma Sasuke non sembra esserne sorpreso.
«Va’ a cercarlo» ripete apprensivo. «M’inventerò qualcosa per la tua assenza.»
«Lo vedrò domani a lavoro, non preoccuparti. Abbiamo avuto qualche discussione in questi giorni, sarà ancora arrabbiato.»
Vorrebbe mentire meglio, da un po’ di tempo sembra non riuscirci più. Mentre sorride, le sue labbra tremano per lo sforzo di rimanere su, la maschera si sgretola pezzo per pezzo e non ha la forza di rimetterla insieme per andare avanti.
La verità è che ha paura di affrontarlo. Non ne ha mai avuta tanta come in quel momento. È rimasto su Kathréptis per Sasuke, ma adesso che lui andrà via, che cosa farà? Che cosa ne sarà di lui? Di loro?
«Ne ha costruita un’altra» gli dice il fratello tutto d’un fiato.
Itachi lo guarda per un attiamo interdetto, la sua mente diventa improvvisamente bianca, come se non riuscisse a pensare, qualcosa si è inceppato, persino il suo cuore sembra essersi fermato.
«Un’altra, cosa?» chiede impassibile.
Anche se la risposta la conosce già.
«L’ho vista per caso due settimane fa. Ha detto che era un prototipo, che sarebbe servita per i collaudi più rischiosi per non danneggiare quella che avrei usato, e io gli ho creduto.» Sasuke lo fissa dispiaciuto, i suoi occhi chiedono perdono. «Avrei dovuto parlartene, mi dispiace. Adesso però, devi andare da lui. Devi andare ed essere felice, e se per farlo devi partire, allora parti.»
«Andare dove?» Il nodo alla gola gli impedisce di deglutire. «Dove vuoi che vada?»
Sasuke lo afferra per una spalla, la sua stretta è forte e la sua mano è grande, dalle dita lunghe; più lo guarda e più si rende conto che non è più il bambino indifeso che aspettava per ore il suo ritorno. Il suo compito da fratello maggiore è finito, adesso deve lasciarlo andare e riprendere in mano le redini della sua vita, prima che sia troppo tardi e gli eventi lo travolgano.
«Ovunque tu voglia, purché sia con Shisui.»
Itachi non è sicuro che stia accadendo davvero, è più probabile che sia tutto dentro la sua testa, ma lo sente come se fosse reale, il mondo intero che si sbriciola sotto i suoi piedi.
«Trova Naruto» gli risponde emozionato. «Trovalo e sii felice.»
Sasuke gli sorride e annuisce. Non si rivedranno mai più, e quello è il sorriso che dovrà imprimersi sotto le palpebre, il ricordo che custodirà amorevolmente finché avrà vita, il suo fratellino che lo spinge nella direzione opposta alla sua, fra le braccia della sua anima gemella, verso la felicità.
Gli accarezza una guancia come ultimo gesto d’affetto e poi si volta, corre verso l’uscita della sala, ignorando la gente intorno, i volti che gli sorridono, le congratulazioni, la voce di suo padre che invoca il suo nome; dovrebbe dirgli addio, abbracciare sua madre, chiedergli perdono, ma non c’è più tempo, lancia loro un ultimo sguardo pieno di scuse mentre esce in strada e corre verso il deposito Uchiha.
Quarant’anni di sacrifici, sguardi fugaci, attese, carezze celate e una marea di scuse, cicatrici scavate con le unghie nella carne per non dimenticare quel legame, per ricordare che qualsiasi sia il destino scelto, ci sono cose che non posso essere cambiate.
Itachi raggiunge il deposito con il cuore in gola, gli tremano le gambe e i polmoni bruciano, ha così tanta paura da non riuscire a muoversi, ma si costringe ad arrivare fuori, dove spera di trovarlo, dove spera che lo stia aspettando. Ed infatti, Shisui è ancora lì, accanto al portellone aperto della navicella, la tuta spaziale già addosso, sul viso un’espressione di pura incredulità.
«Itachi, cosa ci fai qui?»
Itachi lo guarda in silenzio per qualche istante, dovrebbe inginocchiarsi e chiedergli perdono per tutto il dolore, per le speranze disattese, per tutte quelle volte che quello sguardo ha supplicato una tregua, una fuga, ma tutte le scuse del mondo non sarebbero abbastanza, è l’amore che deve donargli, più di tutto quello che ha ricevuto in quegli anni.
«Voglio venire con te» afferma quindi, senza alcuna esitazione. «Voglio venire con te su una delle stelle di Mahanubhava.»
Shisui spalanca gli occhi, le sue labbra si schiudono e poi si serrano, annaspa in cerca d’aria. Itachi riesce quasi a sentire il galoppare del suo cuore.
«Mi spazzolerai i capelli tutte le mattine e tutte le sere, l’intreccerai come piacciono a te e io mi lamenterò di non riuscire a scioglierli, e per dispetto scompiglierò i tuoi. Prepareremo insieme i miei dolci preferiti e tutti quegli altri piatti complicatissimi che non ti riescono mai; riempirai casa nostra di fiori e so che me ne porterai uno diverso ogni giorno, anche se non ci sarà abbastanza spazio. Quando farà freddo dormiremo abbracciati e quando farà caldo, anche se cercherò di allontanarti, so che tu mi abbraccerai lo stesso, persino più forte, solo per poter avere una scusa in più per fare un bagno insieme.»
Gli occhi di Shisui sono ricolmi di lacrime, ma la il sorriso sulle sue labbra è completamente diverso da quello sulla spiaggia di Calante, non c’è la rassegnazione di allora, né quell’immensa tristezza che non è mai riuscito a dimenticare.
Itachi gli si avvicina cauto e afferra con dolcezza la mano già protesa.
«Costruirai un sacco di cianfrusaglie inutili, ma troverò comunque modo di usarle. Leggerò tantissimo e insieme costruiremo la navicella migliore di tutte, e con lei visiteremo ogni angolo di questo universo e di tutti quelli che vorremo. Qualche volta ci perderemo, e tu m’insulterai perché odio le mappe e chiedere indicazioni agli estranei, ma andrà bene lo stesso.»
Shisui gli posa un dito sulle labbra, e Itachi si zittisce, sorride in attesa di sentirselo dire di nuovo.
«E ti sposerò sotto la pioggia di stelle di Jala, nel giorno in cui Usha incontrò Vira e scoprì che le anime gemelle non possono essere separate nemmeno dalla morte.»
Itachi lascia che una lacrima gli bagni una guancia, poi chiude gli occhi e bacia la sua anima gemella.

È l’alba su Kathréptis, e una navicella brilla nel cielo mattutino.
  
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