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Autore: se solose    25/05/2020    1 recensioni
Sto riguardando le puntate e nella mia mente si scatenano mille scenari. Ho deciso così di creare una piccola storia, a puntate, che prende spunto da uno degli episodi della terza stagione per continuare su una traiettoria tutta sua, raccontando l'amore di Lorenzo e Clarice.
Genere: Introspettivo, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clarice Orsini
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un timida luce entra nella stanza attraverso una piccola fessura lasciata aperta tra le tende rosse. Sbatto gli occhi più volte per rendermi conto di essere a casa, deglutendo la saliva resta bloccata come un masso alla fine di una valanga. La bocca è così impastata e la gola è così secca che non riesco neanche a respirare. Volto lo sguardo al comodino e vedo un bicchiere d’acqua ancora pieno ma quando cerco di allungare il braccio per prenderlo non riesco a spostarlo, sento un grande peso sul corpo e non capisco cosa mi stia succedendo. Preoccupata mi volto in direzione della mano e mi rendo conto di non avere nulla che non vada, sono solo troppo debole per spostare il peso del corpo di Lorenzo.
Ha un viso beato, ancora preso dal sonno e non ho voglia di svegliarlo ma non riesco a spostare il braccio e ho davvero tanta, troppa sete per aspettare. Conto fino a tre e tiro il più forte che riesco il braccio senza avere troppa fortuna, ci provo di nuovo ma questa volta sento una fitta attraversarmi fino al fianco e, dalla bocca, esce un piccolo grido di dolore. Lorenzo mugugna e si avvicina ancora di più a me. Sorrido, rassegnata.
 
“Buongiorno”
Sento la sua voce assonnata e mi volto nella sua direzione. Ha ancora un occhio chiuso eppure mi sta già sorridendo. Un sorriso al quale ricambio spontaneamente.
Lo sento spostarsi verso il suo lato del letto per poi tornare a girarsi verso di me, poggiandosi su di un fianco. Finalmente riesco a muovermi anche io, mi sforzo per tirarmi su, mettendomi seduta in malo modo. Allungo un braccio per afferrare il bicchiere e trangugio l’acqua in un solo sorso. Sento i suoi occhi addosso e, quando mi volto a guardarlo, un rivolo di acqua scende lungo il mento.
“Come ti senti?” Mi chiede mentre con due dita asciuga l’acqua sul mio volto. Cerco di parlare ma non esce alcun suono. Schiarisco la voce e provo di nuovo.
“Un po’ meglio” Non oso dire bene per evitare che Lorenzo mi faccia qualche predica, al momento non me la sento di affrontarlo, non ne avrei la forza. Mi sta guardando con aria poco convinta.
“Ieri sera mi hai fatto davvero preoccupare. Ho temuto il peggio” mi confessa sedendosi davanti a me. Mi prende una mano e inizia a giocherellare con i polpastrelli. Quando gioca con le mie dita ci sono solo due motivi e, adesso, direi che posso sceglierne solo uno: è preoccupato.
“Era solo un po’ di febbre, te lo avevo detto” cerco di rassicurarlo e sembra funzionare perché mi rivolge un sorriso sincero.
“Quando sarai in forze, faremo un bel discorsetto tu ed io”
“Riguardo a cosa?” chiedo curiosa.
“Il medico dice che non mangi a sufficienza, che sei troppo sotto stress e tutto questo non fa bene a nessuno di voi due” punta il dito prima verso di me e poi verso la mia pancia appena visibile. Istintivamente corro ad abbracciarla.
“Mi comporterò meglio…” dico subito come a voler rimediare.
Sento le dita di Lorenzo tornare a giocare con le mie e questa volta ho paura che ci sia un motivo molto serio dietro. Decido di parlare e chiedergli che cosa stia succedendo.
“Lorenzo, cos’è che ti preoccupa?” La mia domanda lo coglie di sorpresa, infatti la sua risposta tarda ad arrivare.
“Stai giocando con le mie dita…” cerco di incoraggiarlo a parlare, sa bene che non mi può nascondere le cose, almeno non troppo a lungo.
“Dovevo immaginarlo…” dice nervoso lasciando andare la mia mano.
“Credo che sia colpa mia” dice iniziando a tormentare il lenzuolo.
“Che cosa?”
“Penso che tu sia stressata e che non ti prenda abbastanza cura di te stessa, per colpa mia.”
Adesso è tutto chiaro. Si sta colpevolizzando. Lo fa ogni volta che succede qualcosa che non può controllare. Nonostante mi senta debolissima, mi sforzo di alzare una mano e posarla sul suo viso. Lascio che il pollice segua le linee del suo volto, fino alla bocca.
“La devi smettere di pensare che il mondo intero sia sule tue spalle, Lorenzo”
Lo sento tremare e un rivolo bagnato si infrange sulle mie dita. Sta piangendo. Mi avvicino il più possibile a lui, tirando verso il mio petto la sua testa, lasciandogli appoggiare la fronte alla mia spalla.
Lo stringo talmente forte che ho paura di non lasciarlo respirare.
“Amore mio” sussurra e il mio cuore si riempie di amore. “So che non te lo dimostro spesso, forse mai, ma ti amo così tanto che…che il solo pensiero che tu possa andartene…”
“Non vado da nessuna parte. Sono qui, sto bene. Noi stiamo bene, Lorenzo”. Cerco di tranquillizzarlo il più possibile. Si allontana un po’, prendendo la mia testa tra le sue mani.
“Perdonami se sono stato poco presente, con te e con i bambini. Non succederà più, te lo prometto Clarice.” Mi bacia posando le sue labbra sulle mie con vigore.
   
 
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