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Autore: EleAB98    25/05/2020    3 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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Allontaniamoci verso... Il centro dell’universo...

Lucio Battisti



“Hey Jane guarda qua, sono sicura che potrebbe interessarti!” enunciò Addison con entusiasmo, rientrando nel suo dormitorio.

Sventolando il giornalino universitario sotto gli occhi stanchi dell’amica, la ragazza lesse l’annuncio presente in prima pagina.

“La Hollywood U indice un concorso per la creazione di una nuova sceneggiatura da proporre alla commissione insegnanti e che, in caso di vincita, rappresenterà per lo studente un bonus all’esame di Estetica I.”

“Aspetta un attimo...” scattò Jane, alzandosi dal letto. “Hai detto ‘Estetica I’? Hai detto ‘Concorso’?”

“Esattamente. Allora, ti interessa?” domandò nuovamente, continuando a sventolare il giornale davanti a Jane con una sorta di movimento ipnotico.

“Beh, ammetto quanto mi farebbe comodo un bonus per quel maledetto esame” rispose lei, strappandole finalmente di mano il periodico. “Ho perso quasi un intero mese per prepararlo, per poi fallire miseramente.”

“Lo so. Sono tre settimane che sei rinchiusa qui dentro senza vedere la luce del sole. Non puoi continuare così Jane, reagisci!”

“Ci sto provando!” rispose lei. “Ma non credere che sia facile per me.”

“Lo so, ma ormai è passato un mese e devi ufficialmente tornare alla Hollywood U, fare nuove amicizie o magari studiare con i tuoi compagni di corso... non puoi rimanere sempre chiusa nel tuo dormitorio. Devi uscire e respirare all’aria aperta, divertirti e...”

“Ti ringrazio Addi, ma non devi preoccuparti per me” ribatté lei. “Sto bene così, davvero.”

“Jane, non devi fingere con me. So benissimo che non hai ancora superato...”

“Il distacco dal professor Hunt? Certamente, come potrei superarlo così, da un giorno all’altro? So che è ormai passato un mese da quando non ci siamo più sentiti, ma non posso fare a meno di pensarci, di tanto in tanto.”

“E credi che il non andare all’università possa prevenire...”

“I miei incontri con lui? Beh, credo proprio di sì.”

Addison sospirò.

“Sai Jane, non ti riconosco più, davvero. Sei una ragazza così solare, così piena di vita... Non riesco a credere che tu riesca a rimanere chiusa qui dentro come se la tua vita fosse qui, tra queste quattro mura. Prima o poi dovrai tornare all’università e dovrai fare i conti con Hunt. In fondo, incontrarlo per i corridoi non presume che tu debba necessariamente conversare con lui.”

“Ma non capisci?” ribatté Jane, esasperata. “Sto cercando di concentrarmi al massimo sui miei studi al fine di dimenticarlo. Non insistere, ti prego... per il momento, voglio proteggere me stessa dal rivederlo di nuovo. Non sono ancora pronta.”

“Capisco. Dunque non parteciperai alla festa del 4 Luglio che si organizzerà all’università?” domandò Addison, profondamente dispiaciuta.

“Non credo” rispose Jane. “Quanto al concorso, credo che tenterò la sorte. Se è per una finalità accademica, sono pronta a mettermi in gioco.”

“Così si parla! Allora avanti, mettiti subito al lavoro. La scadenza del concorso è prevista fra... dieci giorni!”

“Che cosa? Soltanto dieci giorni! È ufficiale, non ci riuscirò mai.”

La ragazza si gettò nuovamente sul letto, sconsolata. Come diavolo avrebbe fatto a produrre una sceneggiatura in soli dieci giorni?

“Avanti, non è la fine del mondo. Sono sicura che ci riuscirai. In fondo, tu sei davvero una maga quando si tratta di inventare delle storie, plausibili o fantastiche che siano.”

“Se soltanto avessi uno stralcio d’ispirazione, forse sarebbe più semplice.”

“Pensa ai tuoi tempi felici, e vedrai che tutto il resto verrà da sé.”

“Tu dici?”

Addison non rispose e quando lei si voltò nella sua direzione, si accorse che la sua amica era già scomparsa. Tutt’a un tratto, Jane si ritrovò a sorridere come mai era accaduto nell’ultimo mese.

I tempi felici, eh?

Jane sapeva esattamente a cosa si stesse riferendo Addison. Per la prima volta dopo tanto tempo, la studentessa accantonò il dolore e lasciò che la mente le ripresentasse, uno per uno, tutti i ricordi e i momenti felici trascorsi con Thomas. Dal primo incontro alle prime discussioni durante le lezioni, dal club di lettura al primo bacio, dalla sceneggiatura che i due avevano creato fino ai ‘celeberrimi’ appuntamenti serali a casa di Hunt o sulle sponde di Saint Lake Street, dal giorno della première, fino alla dichiarazione che aveva condotto il loro rapporto a un livello successivo.
 Questa volta, Jane non pensò affatto al momento dell’addio e lasciandosi trasportare dal flusso di quei souvernirs cominciò a scrivere, gettandosi anima e corpo nella redazione di una nuova sceneggiatura.

 
***

Con il cuore in gola, Jane si avviò nuovamente verso la Hollywood U qualche giorno dopo aver redatto la sceneggiatura. Ben presto, si sarebbe ritrovata dinanzi a una commissione composta da ben cinque docenti tra i quali spiccava il professor Jonas, con il quale la studentessa aveva sostenuto l’esame che le era valso un bel trenta e lode. L’emozione che investì la ragazza fu davvero forte e non appena la giovane entrò nella sala in cui si sarebbero discussi gli elaborati degli studenti, per un momento  credette che l’ansia avrebbe avuto la meglio su di lei. Ma doveva stare tranquilla: in fondo, si trattava solamente di un concorso, non di un vero e proprio esame.

“Studentesse e studenti, vi do un caloroso benvenuto a questa manifestazione” esordì il preside Cook, ben lieto di dover presenziare a quell'evento. “Stiamo per celebrare la discussione finale riguardo le vostre sceneggiature. Per ben tre giorni, la commissione di insegnanti ha scrupolosamente analizzato gli elaborati pervenuti nella casella di posta dell’università e alcuni di essi, nonostante fossero buoni, sono stati esclusi in virtù di alcun dettagli tecnici che non sono stati rispettati. Detto questo, credo sia meglio affidare la parola al supervisore principale di questo concorso, il professor Jonas.”

“La ringrazio, signor preside” rispose lui, prendendo in mano il microfono. “Devo ammettere che alcune idee presenti nelle sceneggiature erano davvero notevoli, ma c’è stata una studentessa che, più di tutte, ha saputo realmente cogliere un aspetto importante che è emerso dalla trama del film da lei costruito: la ricerca della felicità. Lo ammetto, noi membri della giuria siamo ancora emozionati per l’impeccabile stile che l’autrice, ovvero la signorina Jane McMiller, ha adottato nel redigere la sua sceneggiatura. Dunque, possiamo gridare a gran voce che la vincitrice del concorso è proprio lei, la signorina McMiller!”

In quell’istante, la sala si riempì di applausi e la studentessa, inerme, non riusciva ancora a credere di aver vinto quel concorso. Con sentito imbarazzo e altrettanto entusiasmo, Jane si alzò e si avvicinò alla commissione di insegnanti. Tutti loro le strinsero calorosamente la mano; in particolare, il professor Jonas, ebbe l’onore di conferirgli una targa e un attestato che sancivano a tutti gli effetti la sua vittoria.

“Vi ringrazio molto” rispose Jane, mostrando un sorriso. “Non credevo di riuscire nell’impresa.”

“Ma a quanto pare ce l’ha fatta” intervenne il professor Moore. “E si è guadagnata un bonus consistente per l’esame di Estetica I. Ben fatto, signorina.”

La ragazza sorrise di nuovo ma, non appena guardò l’attestato, si accorse che vi si doveva apporre una firma.

“Scusate un momento, chi di voi dovrebbe firmarmi questo foglio?”

“Nessuno di noi” rispose Jonas. “Deve recarsi nell’ufficio del professor Hunt e farselo firmare di persona da lui.”

“Che cosa?”

“Ha capito bene signorina” intervenne la professoressa Margaret Logan, coordinatrice del progetto. “Qualche problema?”

“No, certo che no” si affrettò a rispondere Jane, nascondendo la sua preoccupazione. “Ci andrò immediatamente.”

Non appena la manifestazione terminò, la studentessa uscì dall’aula e guardò per l’ennesima volta l’attestato che teneva fra le mani. Non aveva altra scelta. Doveva farsi coraggio e recarsi dal professor Hunt. In tutta fretta, salì le scale per raggiungere il suo ufficio, ma un improvviso malessere la costrinse a fermarsi proprio nel bel mezzo del corridoio.

Lo studio di Hunt era ormai a pochi passi da lei, ma sembrava proprio che le sue gambe non avessero intenzione di condurla a destinazione. Dopo circa due minuti, però, quella strana sensazione svanì e la giovane riprese a camminare, sebbene un grande senso di agitazione l’avesse travolta. Respirando a fondo, la ragazza bussò alla porta e, non appena sentì pronunciare la parola ‘Avanti’, entrò timidamente nell’ufficio del suo professore.

Non appena la vide, i suoi occhi si tinsero di un’espressione di sorpresa. Per un momento, entrambi rimasero in perfetto silenzio, scrutandosi l’un l’altra. Sembrava passata un’eternità dall’ultima volta che si erano visti. Poi, lo sguardo di Jane si posò sulla scrivania di Hunt: numerose pile di giornali erano accatastate a formare una specie di torre di Pisa sgangherata e una montagna di sigari spenti giacevano sul portacenere.

Sul pavimento, invece, prendevano posto numerosi fogli accartocciati, sparsi nei pressi della sua libreria personale. Dopo questa minuziosa analisi condotta dalla studentessa, Thomas ruppe il silenzio e la invitò a entrare.

“Prego, Jane... accomodati” le disse, tornando con gli occhi fissi sulla scrivania, accarezzandosi per un istante la barba.

“Grazie mille, professore” rispose lei, con una certa titubanza. Chiamarlo di nuovo professore fu davvero strano all’inizio e persino lo stesso Thomas non riuscì a nascondere l’ennesima espressione di sorpresa. “Ecco, veda professor Hunt,” continuò poi, cercando di nascondere le sue emozioni “mi occorrerebbe la sua firma per questo attestato che ha sancito la mia vittoria al concorso organizzato...”

“Sì, so benissimo di quale concorso si tratta. Comunque, congratulazioni. Di sicuro hai fatto un ottimo lavoro.”

In quel momento, Hunt la guardò dritto negli occhi e la giovane non seppe cosa dire. Possibile che Hunt continuasse a darle del ‘tu’? Possibile che, nonostante egli non le avesse rivolto nemmeno un sorriso, riuscisse a percepire dal suo tono di voce quanto fosse felice e orgoglioso di lei?

Jane accennò un sorriso, concentrando lo sguardo sull’attestato.

“Grazie mille, professor Hunt. Ne sono felice anch’io” rispose poi, cercando di suonare convincente.

“A me non sembra” replicò lui, apponendo la firma sul foglio.

“Si sbaglia, è che...” ribatté Jane, cercando di terminare la frase.

“Cosa?” domandò Thomas, aspettando pazientemente una risposta.

La ragazza tentò di parlare, ma un improvviso groppo in gola le impedì di controbattere. Dopo qualche secondo però riprese, seppur con fatica, il suo breve discorso.

“Ho detto che si sbaglia. Sto solamente passando un brutto periodo... tutto qui.”

Accortosi finalmente che Jane gli stava dando del ‘lei’, al professore convenne di fare lo stesso.

“Posso aiutarla in qualche modo?” le domandò, senza esitazione alcuna.

La ragazza si alzò di scatto, dandogli le spalle.

“No professore, non si disturbi, la prego. Nessuno può aiutarmi.”

Al diavolo le formalità – pensò Hunt, scuotendo la testa –.

Alzandosi cautamente dalla sedia avendo cura di non far rumore, Thomas si avvicinò a Jane e, dolcemente, le sussurrò nell’orecchio:

“Non dire così, Jane. Vieni qui.”

Con estrema titubanza e altrettanta sicurezza, l’uomo posò entrambe le mani sulla sua vita e la guidò lentamente verso di lui, affinché potessero entrambi guardarsi negli occhi. Non appena le mani dell’uomo sfiorarono il suo corpo, la giovane fu percorsa da un brivido istantaneo del tutto simile a un’intensa ‘scarica elettrica’ che le colpì il petto con prepotenza. Fidandosi ancora una volta delle proprie sensazioni, ella si lasciò trasportare da quell’inaspettato contatto; un contatto quasi impercettibile che calmò all’istante le sue ansie e i suoi timori e che culminò con un dolcissimo abbraccio.

Un abbraccio in cui Jane si sciolse totalmente.

Sì, era così bello ritrovarsi nuovamente tra le sue braccia. Un’emozione così nuova e, allo stesso tempo, così familiare. In quel preciso momento, alla ragazza sembrò quasi che i due avessero ritrovato la complicità di un tempo, anzi... sembrava proprio che non l’avessero mai perduta. Dal canto suo, Thomas riscoprì un sentimento per Jane mai sopito. Inaspettatamente, il profumo dei suoi capelli quasi lo riportò alla vita. Stringendolo ancora più forte, la studentessa si lasciò poi andare a una confidenza che non avrebbe mai immaginato di dire.

“Vorrei che quest’abbraccio durasse per sempre.”

Thomas rispose in modo fermo, ma con un filo di voce.

“Anch’io. Sai che puoi, sempre e comunque e malgrado tutto, contare su di me” le disse poi, scostandosi per guardarla negli occhi. “Non dimenticarlo mai.”

“Ti ringrazio” rispose lei, staccandosi definitivamente da lui e accingendosi a uscire dal suo ufficio. “Ma adesso è meglio che vada... arriveder-”

“Jane... aspetta un momento.”

La giovane si fermò all'istante.

“Hai... bisogno di qualcosa?” gli domandò, con fare neutrale.

“A dire il vero, sì... mi piacerebbe moltissimo leggere la tua sceneggiatura. Posso sperare di averla in qualche modo?”

“Posso mandartela per e-mail, se vuoi.”

“Ti ringrazio tanto...” rispose lui, con sentita riconoscenza. “Mi farebbe davvero molto piacere.”

Jane sorrise e Thomas fece lo stesso.

“Allora è deciso” gli disse poi. “Te la spedirò oggi stesso, non appena sarò di ritorno nel dormitorio... stammi bene, professore.” aggiunse poi, regalandogli un altro sorriso; questa volta a dir poco malinconico.

“Anche tu, Jane” rispose Thomas, trattenendosi dal dire altro.
   
 
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