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Autore: Willow99    26/05/2020    0 recensioni
«Pronto?» Risposi al cellulare.
«...» Silenzio dall'altro lato.
«Pronto?» Dissi di nuovo.
«...» Nulla ancora.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 31                                                                                             

                              -Peggio-


Dopo esserci fatto il giro sul calci in culo, sul Jumper e sull'auto scontro, io e Nathan decidemmo di tornare a casa perché si era fatta una certa ora. E poi dovevo ancora accompagnare Nathan a casa, ma poi successe una cosa.


Nathan ricevette una chiamata da parte di sua madre che lo informava di una cosa importante. Nathan sarebbe stato solo a casa quella sera, perché Alexandra, Lucy, Andrew e i bambini erano andati a dormire dalla nonna di Nathan perché stava poco bene. 


Fin qui nessun problema ovviamente, perché quante volte io avevo dormito da sola a casa; e non avevo avuto nessun problema. Solo che quell'impiastro di Nathan si era scordato le chiavi di casa e quindi non poteva in alcun modo entrare in essa. 


Gli avevo urlato contro, dicendogli che era uno stupido, un coglione e che non serviva a niente. Che era smemorato, che aveva sempre la testa fra le nuvole e che dormiva con la bocca aperta. Si era anche offeso!


Manco avesse ragione lui... mah!


«La smetti di urlarmi contro?» Chiese Nathan.
«Io ti darei un cazzotto nello stomaco!» Esclamai.
«La colpa non è mia!» Si difese.
«E di chi allora?!» Chiesi.
«Tua.» Rispose lui, ovvio.
«MIA?!» Urlai più forte.


Ma che grandissimo stronzo che era quel ragazzo ritardato! Non solo era stupido, imbranato e chi più ne più ne metta: ma era anche un bugiardo e un paraculo colossale! Ma si rendeva conto di quello che diceva o no?

Non so se davvero fosse convinto al cento per cento delle sue parole; ma comunque mi rimase un forte dubbio... la sua espressione batteva tutto. Mi stava davvero guardando come se la colpa fosse realmente mia. 


Di preciso per sapere, dov'era la mia colpa? Non mi sembrava di avergli detto: “Ehi Nathan, scendi senza chiavi di casa”. Glielo avevo detto? No! Era un problema mio? No! Era colpa mia? No, ovviamente. Era colpa sua? Assolutamente e soltanto sua!


«Nathan, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?» Gli chiesi.
«Certamente.» Rispose.
«Ma sei cosciente... ma sai cosa stai dicendo?» Provai a chiedergli di nuovo.
«Sì, non sono stupido.» Rispose, con orgoglio.
«Bè, notizia flash: LO SEI!» Lo informai.


Nathan rimase in silenzio e quella fu l'unica buona idea che aveva avuto in quella serata. Non so cosa gli avrei fatto se avesse solo provato a rispondermi; forse gli avrei fatto saltare qualche dente a suon di pugni. 


O peggio ancora (ma molto improbabile) gli avrei spaccato le ossa.


Comunque arrivammo a casa mia e pian piano la mia rabbia si era placata: forse perché ero leggermente stanca. O forse perché sapevo perfettamente che non valeva la pena appartare con Nathan... era una perdita di tempo.


Scendemmo dalla macchina ed entrammo nel condominio, prendemmo l'ascensore e poi arrivammo a destinazione. Nell'ascensore Nathan non aveva proprio parlato, si era guardato semplicemente nello specchio.


Aprii la porta di casa e Dybala non venne. 


Accesi la luce e lui stava sul divano imbronciato, ma non appena vide Nathan abbagliò e gli saltò addosso. Provai anche ad accarezzarlo ma lui mi abbaiò... stronzo; così andai in cucina, sarebbe venuto lui da me!


Invece venne Nathan poco dopo, e per poco non urlavo, aveva pestato la cacca del cane e mi stava sporcando da per tutto.


«Togliti immediatamente le scarpe!» Dissi, tra i denti.
«Scusa! Non avevo visto la cagata!» Disse, togliendosi le scarpe.
«NATHAN!» Esclamai.
«Cosa? Anche tu le dici.» Mi disse.
«Ma non in quel modo!» Alzai gli occhi al cielo.
«Peggio.» Rispose lui, a tono.
«...» Gli lanciai una mia scarpa appresso e lo beccai.
   
 
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