Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: lenemckinnon    26/05/2020    3 recensioni
Una raccolta di come cinque appuntamenti (e cinque particolari, poco confortevoli, romantici, incauti, fugaci baci) siano riusciti a far capitolare la deliziosa e intraprendente Marlene McKinnon nelle braccia dell’altero e diseredato rampollo di casa Black.
"Ecco una cosa che ci mette d'accordo entrambi", pensò Sirius affondando un pochino la mano nei biondi capelli della ragazza e assaporando la morbidezza delle sue labbra. Certo, se avesse saputo che per zittirla una volta per tutte sarebbe bastato ricorrere a un espediente così semplice e piacevole…
Ho deciso di ripercorrere i momenti in cui tutto è davvero iniziato seguendo fantasie scovate in qualche angolo remoto del mio cervello e spero che questi cinque capitoli rendano un po’ giustizia alla loro malespressa e bistrattata storia d’amore.
Marauders Era, Blackinnon, accenni Jily.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Sirius Black/Marlene McKinnon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
È questo che fanno gli innamorati
 
20 Marzo 1978, Castello di Hogwarts
 
“È incredibile” sussurrò scandalizzato Sirius nell’orecchio di Marlene.
“Non avrei mai pensato di darti ragione, Black, ma questa volta sono completamente d’accordo con te” rispose lei accomodandosi meglio sulle sue gambe.
“Le sta mangiando la faccia” aggiunse lui con convinzione, come a voler sottolineare ancora lo scandalo, mentre le accarezzava distrattamente i capelli.
“E le sue guance sono così rosse che non sono sicura torneranno mai del loro colore naturale ed in questo modo sarà davvero difficile distinguerle dai suoi capelli” replicò Marlene sovrappensiero, intrecciando le dita con quelle del ragazzo.

“In ogni caso, so che avrei preferito vederla di nuovo baciare il suo gatto come al quinto anno, durante la festa di Halloween in Sala Grande” ricominciò Sirius, sistemandosi meglio nella poltrona della Sala Comune e portando le gambe di Marlene più vicine al suo petto.
“Dovrebbero installare il sistema autofrenante delle scope sulle mani di James, sono dappertutto” disse la ragazza con tono sconsolato, lasciandosi andare a un sospiro involontario mentre Sirius le sfiorava con le dita una zona del collo particolarmente sensibile.
“Probabilmente deve affinare ancora la tecnica”, ribattè lei ridacchiando e rivolgendo al ragazzo uno sguardo furbo.
“Non credo, sai, James si è dato molto da fare in questi anni…non come il sottoscritto, naturalmente, ma vanta comunque una discreta lista di conquist…ahia!”
 
Il pugno di Marlene era scattato veloce e preciso per colpirgli con violenza una spalla, mettendo fine a quella inutile digressione. Mentre James e Lily continuavano indisturbati il loro scambio di effusioni decisamente non verbale dall’altro lato della sala, Sirius le rivolse uno sguardo fintamente offeso, ma si decise poi per protendersi verso di lei e darle un leggero bacio sulle labbra. Era poco più che uno sfiorarsi, il loro, un tocco leggero e giocoso capace di riportare un po’ di serenità in mezzo alle loro turbolenze quotidiane.
 
Da quando Sirius le aveva chiesto di uscire ufficialmente allo scoperto, come le aveva detto con tutta la galanteria e la nobiltà che era riuscito a racimolare in un angusto ripostiglio per le scope qualche istante prima di essere scoperti in flagrante da Gazza, Marlene era rimasta piacevolmente stupita da come le cose tra loro non fossero affatto cambiate. Semplicemente, era come avere a che fare con il solito, insopportabile, irritante Sirius Black, con la piccola e piacevole differenza che ora poteva baciarlo quando voleva e tenerlo per mano nel corridoio. Stava diventando peggio di Alice in quanto a romanticismo.
 
Si sentì sfiorare la punta del naso dalle labbra di Sirius e represse il sorrisetto che inconsapevolmente stava andando a formarsi sul suo viso.
“Non pensare nemmeno lontanamente che potrai averla vinta così facilmente tutte le volte che aprirai bocca e darai voce a uno qualsiasi dei tuoi pensieri idioti. Questo” – e aveva indicato le loro sagome avvinghiate sulla poltrona – “è possibile solo perché sono stata sufficientemente sprovvista di senno da permettermi di farmi incantare dal tuo terribile senso dell’umorismo. Ma un passo falso e potrei rinsavire…”
Per tutta risposta, il ragazzo le aveva stampato un bacio sulle labbra, ancora incredulo di poterla stringere tra le braccia per tutto il tempo che gli sarebbe sembrato opportuno.
“Farò molti passi falsi, e lo sai anche tu” le disse, come se fosse un dato di fatto. “Ma sappiamo entrambi che non riuscirai a resistere ai modi assolutamente sleali con cui tenterò di farmi perdonare”.
 
Rincitrulliti, aveva pensato Mary Macdonald passando di fronte alle due coppie di innamorati che tubavano nelle aree più in disparte della Sala Comune, riparate da sguardi indiscreti. Erano tutti rincitrulliti.
Come fosse possibile che due tra le sue migliori amiche si fossero trasformate in tali controfigure di sé stesse, stordite completamente dagli effetti dell’amore e pronte a cedere alle più smielate moine, era un mistero a cui non riusciva in alcun modo a trovare risposta.
 
Poteva soprassedere su Lily, d’altronde erano anni che cercava senza successo di reprimere i sentimenti per James che agitavano inconsapevolmente il suo cuore (e, di conseguenza, tutto il dormitorio femminile), ma Marlene! La sua migliore amica era l’unica che approvasse senza riserve la sua politica di uscire sregolatamente con molti più ragazzi di quanto fosse rispettabile ammettere, l’unica che condividesse il suo spirito libero e la sua indipendenza da qualunque rapporto serio ed esclusivo.
Per anni avevano scherzato ai danni delle povere Alice ed Emmeline, così disperatamente ancorate alle tradizioni, sul fatto che se uscire con più ragazzi durante la stessa settimana fosse considerata un’irrimediabile mancanza di senso del decoro, allora loro due avrebbero dovuto essere giudicate senza alcuna pietà delle donne scarlatte in piena regola.
 
Doveva averle dato di volta il cervello, per essersi decisa finalmente ad avere un ragazzo fisso e se ci si fermava a riflettere sul fatto che quel ragazzo fosse proprio Sirius Black non si poteva fare a meno di pensare a un enorme malinteso. Sì, doveva esserci un errore.
Si voltò ancora una volta verso Marlene e Sirius, rintanati in un angolo piuttosto buio lontano dalle finestre, e non potè fare a meno di notare che avevano ripreso a baciarsi con rinnovato entusiasmo.
Era ridicolo che si lasciassero andare ad accorate critiche su Lily e James, credendo di essere più riservati nelle loro pubbliche manifestazioni di affetto, quando in realtà erano rannicchiati sulla poltrona perfettamente nella stessa posizione e si mangiavano la faccia con la stessa esuberanza.
 
Il fato doveva avere un senso dell’umorismo davvero strano, quando aveva deciso di metterli insieme.
Mary storse la bocca in una smorfia rassegnata: non le restava altro da fare se non essere felice per lei.
Beh, quello, e iniziare a uscire dalla settimana seguente con la buona dose di ragazzi che di solito sarebbe stata riservata a Marlene.


 
 
Per anni a venire Mary Macdonald sostenne con orgoglio che tutto era incominciato quando lei aveva estratto il bastoncino più corto quel venerdì sera nella Sala Comune di Grifondoro. Il motivo per cui si fosse scatenata all’improvviso una festa inaspettata non era noto alla maggior parte dei presenti, ma Mary poteva affermare con assoluta certezza che tutto era iniziato nel preciso momento in cui Sirius e Peter avevano varcato il buco del ritratto sommersi da una montagna di pasticcini cremosi provenienti dalle cucine.
 
“Per il sinistro più floscio di Agrippa, dove avete recuperato tutte queste delizie?” chiese Frank Paciock, visibilmente attratto dall’enorme quantità di dolci che gli si prospettava davanti agli occhi.
Alice, accanto a lui, soffocò una risatina al pensiero di quella volta che aveva quasi rovinato il loro primo appuntamento perché si era ingozzato di Mosche al Caramello da Mielandia.
“Quello che posso rivelarti, Frankie, è che ce le hanno imprestate degli amici fidati” disse Sirius teatralmente.
“Imprestate? Come a dire, rubate? Non so quali misteri nascondiate, voi quattro, ma finchè tornate stracolmi di dolci posso anche adattarmi ai vostri segreti” rispose Frank tranquillo.
 
In un rapido susseguirsi di eventi, si erano trovati a scegliere chi avrebbe dovuto inaugurare la sfida degli incantesimi di ingozzamento e per farlo avevano deciso di affidarsi alla tecnica del bastoncino più corto.
“La fortuna aiuta gli audaci!” esclamò Mary a gran voce, facendosi spazio tra la folla e sollevando solennemente in alto un piccolo fiammifero malconcio. “Bè, questo naturalmente non è vero per la povera Mandy di Tassorosso” aggiunse poi con un leggero ghigno dipinto sul volto.
“Mandy di Tassorosso? Vuoi dire Miss Antiche Rune?” chiese Marlene, con un guizzo di divertimento nella voce. “Cosa le è capitato?”

“L’altro giorno, dopo la lezione di Pozioni, eravamo al quinto pianto diretti ad Astronomia e a un certo punto è si è fermata in mezzo al corridoio ed è diventata tutta rossa.”
Mary parlava veloce, concitata nel raccontare con grande dovizia di particolari un avvenimento che a suo parere entrava di diritto al primo posto dei momenti più imbarazzanti accaduti a Hogwarts in quei sette anni.
“Pensavamo stesse per esplodere come un tacchino, sapete, con piume e tutto il resto, ma poi ha semplicemente gridato così, in mezzo al corridoio, qualcosa di incomprensibile, sembrava un incantesimo…”
Pendevano tutti dalle sue labbra. La capacità di Mary di tenere banco era direttamente proporzionale al suo saper rendere un evento apparentemente privo di significato estremamente divertente.
“Ci siamo fermati tutti un po’ spaventati, ma poi abbiamo sentito distintamente qualcosa che suonava terribilmente come Sirius Black, vuoi venire a Hogsmeade con me?” concluse Mary, rotolandosi dalle risate.
 
Marlene assunse l’espressione di chi è appena stato colpito da un bolide, mentre Sirius, dal lato opposto della stanza, le lanciò un’occhiata nervosa.
Mary, appena rinvenne dal suo attacco di risatine incontrollate, sollevò lo sguardo verso l’amica e osservando il cipiglio alterato di Marlene seppe che cosa sarebbe accaduto da lì a poco.
Oh no. La sua maledetta linguaccia. Avrebbe dovuto tenerla a bada più spesso.
 
“Non ci posso credere che tu abbia chiesto a Mandy di Tassorosso di uscire insieme a te!” gridò Marlene senza preavviso, facendo sussultare un paio di piccolissimi ragazzini del secondo anno intenti a terminare i loro saggi di Trasfigurazione.
“Non fare la drammatica, Lène, non le ho di certo chiesto io di uscire!”
“Ah no? Eppure perché non mi sembra affatto che tu abbia rifiutato in grande stile?”
“Insomma, Lène, ragiona! La poveretta era in mezzo al corridoio e aveva appena vissuto il momento che probabilmente la perseguiterà per tutto il resto della vita per quanto è stato imbarazzante, non potevo declinare la sua proposta così, su due piedi!”
 
Remus Lupin, placidamente allungato sul divano accanto alla finestra e totalmente ignaro della confusione che era andata formandosi nell’ultimo quarto d’ora, alzò a malapena la testa dal suo cruciverba. Con cipiglio infastidito per il baccano che si stava diffondendo in Sala Comune individuò rapidamente la fonte dalla quale sembrava provenire tutto quel rumore.
Un’altra scenata, pensò sconsolato. Aveva perso il conto, ormai, per quel mese. Notò che gli occhi di Marlene stavano ora lampeggiando pericolosamente. Era maledettamente facile per la ragazza essere arrabbiata con Sirius a ogni ora del giorno e della notte, quando lui le forniva deliberatamente così tante occasioni che avrebbero potuto bastare per una vita intera.
 
“Insomma lei era lì e io ero lì…” stava dicendo Sirius in evidente difficoltà e gesticolando con le mani.
“Ho capito, eravate lì” lo interruppe Marlene sbrigativa, “ma non mi interessa la vostra collocazione geotemporale, Black! Voglio che Mandy di Tassorosso sparisca dai confini di Hogwarts e, se questo non è possibile, almeno che Mandy di Tassorosso stia lontano dalla tua vista per tutto il resto dell’anno!” ribattè infuriata.
“Smettila di dire Mandy di Tassorosso così tante volte in una frase, mi confondi!”
“Avresti dovuto pensarci prima di chiedere a Mandy di Tassorosso di uscire con te!”
 
Remus scosse la testa sconsolato. Dal suo punto di osservazione, ben riparato dal centro della scena, poteva chiaramente intuire che ci fosse qualcosa di latente tra di loro, qualcosa che andava ben oltre Mandy di Tassorosso.
Li studiò con maggiore attenzione. Era strano il modo in cui in tutti quegli anni non avevano mai smesso di girarsi attorno. Insomma, le persone che non si sopportano normalmente puntano a stare il più lontano possibile l’una dall’altra, non a fare di tutto per continuare a orbitare attorno allo stesso centro gravitazionale.
Forse, il pianeta di Sirius Black era Marlene McKinnon, si trovò a concludere Remus, pensieroso.
 
Aveva fatto giusto in tempo a formulare quel pensiero che sentì di nuovo la voce di Sirius rivolgersi a Marlene con un tono che da lì a poco non gli avrebbe procurato null’altro se non grossi guai.
“Sei troppo gelosa” affermò perentorio.
“Non sono gelosa per niente” ribattè lei decisa.
“Gelosa e irruenta” continuò Sirius, come se non l’avesse sentita.
Marlene decise di mettere fine a quel rapido scambio di battute tirandogli un pugno sul braccio.
Remus si trovò a constatare che ormai Sirius avrebbe dovuto avere un livido, nel punto in cui lei si ostinava a colpirlo ogni volta.
 
“E manesca, soprattutto manesca” proseguì il Sirius, un enorme ghigno che si stava allargando sul volto. La prese per un braccio e senza tante cerimonie la tirò verso di sé, facendo aderire perfettamente le loro labbra.
Remus sussultò impercettibilmente sul divano. Fino a quando avrebbe dovuto contare prima che lei gli rifilasse un ceffone in nome della sua sconsiderata sfacciataggine?
 
Ma lo schiaffo non venne. Anzi, Marlene iniziò a rispondere al bacio con energia e permise a Sirius di affondare la mano nei suoi capelli e a reclinarla leggermente verso il pavimento.
 
Remus si trovò costretto a sbattere le palpebre un paio di volte: non era sicuro di essere capitato nella giusta dimensione temporale. Forse era stato lanciato in un’altra galassia senza accorgersene e in questo mondo le cose giravano al contrario?
Poi, all’improvviso, si rese conto di un particolare che si andava palesandosi sempre di più di fronte ai suoi occhi: non era la prima volta che si baciavano, non c’era incertezza né esitazione nei loro movimenti.
Era un concetto difficile da spiegare, poco più di un’intuizione, ma c’era qualcosa, nel loro modo di accarezzarsi reciprocamente, che gli faceva pensare che dovesse essere successo già altre volte. Quante, per l’esattezza, era un indovinello davvero troppo arduo persino per la giovane e brillante mente del prefetto Lupin.
Di una cosà, però, Remus era assolutamente certo: quei due si conoscevano.
 
In breve tempo tornò assorto alle sue parole crociate; ricercare la corretta risposta alla 22 verticale lo avrebbe impegnato per un po’ e forse sarebbe riuscito a non essere interrotto da ulteriori avvenimenti alquanto improbabili.
 
“La 22 verticale è sciarada
La voce squillante di Marlene lo distolse per l’ennesima volta dall’enigmistica. Represse a malapena un sospiro infastidito e, con una punta di acidità nella voce, le chiese: “Vedo che oltre a dilettarti con le mie parole crociate sei riuscita anche a risolvere i tuoi dilemmi di cuore”
“Simpatico, Remus, davvero sagace. Sei di carattere notoriamente paziente, di solito, visto che sopporti di buona lena i continui sproloqui di James e Sirius, ma ti trovo in gran forma quando sei da solo” replicò Marlene scavalcando con un salto il divanetto e occupando il posto accanto a lui.
“Prego, siediti pure” la invitò Remus con tono ironico.
 
Marlene lo scrutò con sguardo indeciso e gli porse un bicchiere di succo di zucca. “Sai, in teoria avevamo deciso di aspettare prima di farlo sapere agli altri, non abbiamo nemmeno definito bene le cose tra di noi, per quanto mi riguarda. Ma Sirius è sempre così dannatamente ribelle, sempre pronto a parlare a sproposito…” disse la ragazza, rivolta più a sé stessa che al suo interlocutore.
“Sai, Marley, nei lunghi anni di obbligata frequentazione degli stessi spazi del nostro dormitorio ho imparato alcune cosette su di lui. Innanzitutto, Sirius parla per il semplice piacere di ascoltare la propria voce; e poi, tieni bene in mente anche un’altra cosa, è molto importante: vigilanza costante.”
 
Marlene sghignazzò in una maniera scomposta e bevve un sorso del suo succo di zucca.
“Sirius dice che più volte sei finito in punizione perché cercavi di fermarlo e ti facevi beccare insieme a lui.”
Remus si concesse un attimo per bere un sorso di succo di zucca a sua volta.
“Sono stato probabilmente uno dei peggiori prefetti sui quali Hogwarts potesse contare”
“Più che peggior prefetto mi sembra una cosa da stupido prefetto. Ma Sirius dice che la tua reputazione da bravo ragazzo è salva”
 
Remus sospirò. La velocità con cui Marlene rispondeva alle battute avrebbe destabilizzato chiunque. Era impossibile tenere il ritmo con lei, non sapeva come potesse riuscirci Sirius tanto facilmente. Anzi, forse l’unica persona al mondo in grado di tenerle testa avrebbe potuto essere proprio Sirius Black.
“Sirius dice sta diventando il tuo nuovo mantra?”
“Sirius dice la verità? ”
“Sono cresciuto con Sirius Black e James Potter: l'unica reputazione che mi hanno lasciato è una reputazione cattiva, fidati”
“Grazie Remus”
“Per cosa?” la interrogò lui, colto di sorpresa.
“Per non giudicare mai le scelte degli altri. E per essere il peggior prefetto che Hogwarts abbia mai avuto”
 
Sirius salì in fretta le scale che portavano al dormitorio maschile. Baciare Marlene assomigliava ogni volta a una feroce battaglia persa in partenza, ma perdere non era mai stato così gradevole. Non si sentiva affatto sfinito, dopo l’ennesima dichiarazione di guerra conclusasi con un tacito patto di non belligeranza, ma, al contrario, era rinvigorito e pieno di energie. Assomigliava un po’ all’amore, quel senso di benessere che si spargeva come linfa in tutto il suo corpo e gli annebbiava piacevolmente il cervello.
Pff. L’amore era per gente come James.
 
A proposito di James…
Entrando nelle stanza del dormitorio lo trovò sdraiato sul suo letto a baldacchino con un’espressione ebete dipinta in volto e intento a far roteare una margherita un po’ sciupata tra le dita. Sirius gli scoccò uno sguardo di puro scetticismo, ma decise di soprassedere.
James parve riemergere dai suoi pensieri, ma il sorriso ebete rimase a illuminargli il viso.
“Ho preso una decisione stasera, Felpato, vecchio mio”
“Di che cosa si tratta? Se stai pensando a come riparare il passaggio segreto che porta al Platano Picchiatore non ti preoccupare, basterà semplicemente un Incanto Supersensor…”
Sirius non riuscì a finire la frase. James lo interruppe senza preavviso e gli disse: “Lily mi ha detto che mi ama”.
 
Per Godric, fu l’unico pensiero coerente che Sirius riuscì a mettere insieme, mentre il sorriso di James si allargava sempre di più. Era imbarazzante, ora, lo faceva assomigliare a uno strano e deforme Avvicino.
“Sei sicuro di aver sentito bene?” gli chiese Sirius, incapace di trattenersi dal fare battute anche in quel momento.
“Certo che sì. E infatti ho deciso che le chiederò di sposarmi”
Se gli avessero rovesciato addosso un catino di acqua ghiacciata a febbraio inoltrato, Sirius probabilmente si sarebbe sentito meno gelato. Aveva capito bene?
 
“Cosa? Sei serio?” domandò lanciando un’occhiata sconvolta in direzione dell’amico, per essere del tutto certo di non aver frainteso le sue parole.
“Sirius? Pronto? Ci conosciamo? Amo Lily da metà della mia vita e siamo nel pieno di una guerra, è ovvio che le chiederò di sposarmi!” rispose James con tono tranquillo, come se stesse parlando del tempo.
 
Non poteva dire di essere del tutto sorpreso, riflettè Sirius, ma certamente era stato preso in contropiede. Era il modo in cui Lily e James dovevano costantemente sfiorarsi ed essere sicuri della presenza l’uno dell’altra, quasi ne andasse della loro vita, che annunciava al mondo intero che quei due erano destinati a stare insieme e per nulla al mondo avrebbero potuto sopravvivere distanti l’uno dall’altra. Tuttavia, il matrimonio era qualcosa che si addiceva ad Alice e Frank, una romanticheria d’altri tempi, una bizzarra consuetudine…chi mai avrebbe sopportato di stare tutta la vita con la stessa persona? Però, se avesse avuto la possibilità di stare tutta la vita con Marlene…di certo non avrebbe voluto vederla accanto a nessun altro: il solo pensiero che lei potesse essere promessa a Regulus lo aveva fatto impazzire.
 
“So a cosa stai pensando”. La voce di James interruppe il filo dei suoi pensieri.
“Qualunque cosa tu stia pensando, è la cosa sbagliata” lo troncò Sirius sul nascere della conversazione.
“Come fai a sapere a cosa mi stessi riferendo?”
Sirius gli rivolse uno sguardo eloquente, come a voler fargli intendere che lo conosceva da abbastanza tempo per saper interpretare tutti gli astrusi giri dei suoi pensieri.
“Oh, va bene, hai ragione, ma non è sbagliata”
“Certo che lo è” ribattè Sirius, ben deciso a non dargliela vinta.
“Bugiardo. Sei innamorato di Marlene McKinnon”
“Io non…come ti permetti…innamorato…”
Sirius aveva iniziato a balbettare parole sconnesse e a perdere un po’ quell’innato autocontrollo che pareva accompagnarlo ovunque andasse. James rise forte alla vista dell’amico in evidente difficoltà, e riprese: “Innamorato e geloso, per giunta. Dovevi vederti poco fa, quando hai riflettuto sull’idea che lei potesse mai capitolare tra le braccia di un mascalzone qualsiasi!”
 
Le volte che Sirius Black era rimasto senza parole James poteva contarle sulle dita di una mano, ma questa le superava tutte di gran lunga.
“Ma ti capisco, Sirius, voglio dire anche io mi sento strano quando Lumacorno fa i complimenti a Lily per la sua bravura in Pozioni. E se non fosse Lumacorno, cioè bavoso e unticcio, sarei geloso anche io” concluse James con una risata sguaiata.
 
Sirius si lasciò cadere pesantemente sul letto accanto a James, fissando un punto non meglio identificato del pavimento. Stava lentamente dando un senso a quella sensazione di avere qualcosa di perennemente svolazzante all’altezza dello stomaco. Ma non era possibile, non per lui.
Certo, stare con Marlene era divertente ed estremamente intrigante, si era dato parecchio da fare per conquistarla e per fare in modo che lei dimenticasse quell’idiota codardo di Regulus, ma lui era uno spirito libero poco incline ai legami duraturi. Essere dipendente dalle persone gli creava una discreta dose di ansia e i legami affettivi non erano mai stati il suo forte.
Un conto era l’amicizia nata con James, Remus e Peter – per loro sarebbe morto senza esitazione, tanto era forte il legame che li univa – ma pensare di poter creare qualcosa di lontanamente simile con una ragazza era fuori discussione.
 
Eppure, disse una vocina nella sua testa, non siete forse stati prima di tutto amici e compagni di scherzi, in tutti questi anni? Non vi siete forse sempre trovati a combattere per gli stessi valori, opposti a quelli con i quali siete stati cresciuti? Non vi siete forse confessati segreti che non eravate pronti nemmeno a condividere con voi stessi, tanto erano intimi? Non è stato incredibilmente facile e naturale aprirsi con lei più volte, durante lunghe conversazioni capitate quasi per caso che terminavano sempre con un’inguaribile voglia di baciarla e di non lasciarla andare mai più?
 
Si voltò verso James con uno sguardo terrorizzato e trovò il suo sorriso sornione e incoraggiante pronto a rispondergli di rimando.
Oh no. Era innamorato cotto di Marlene McKinnon.
 
La trovò che era ancora intenta a sorseggiare succo di zucca insieme a Remus, chino sul suo settimanale di enigmistica. Gli parve più bella e irraggiungibile che mai, ma James aveva ragione. Era il momento di tirare fuori quel briciolo di coraggio che il Cappello Parlante aveva ritenuto sufficiente per smistarlo in Grifondoro e vincere i suoi limiti. Si avviò verso di lei con passo risoluto.
 
“Le dispiace se le rubo la dama, Messer Lunastorta?”
Remus sollevò appena lo sguardo dalla rivista per guardarlo in tralice. Marlene, dal canto suo, lo scrutò con un’occhiata indagatrice capace di perforargli il corpo, densa di curiosità.
 
La prese per mano e la condusse lontano dalla folla, in un angolino appartato che era diventato il loro posto abituale durante le sere in cui aspettavano che gli ultimi studenti assonnati si decidessero ad andare a dormire lasciando loro finalmente il tempo di trascorrere qualche mezz’ora particolarmente gloriosa.
 
“Ho appena realizzato una cosa, Lène. C’è una guerra là fuori e noi ci siamo dentro fino al collo. Te la senti di rischiare?”
Era essenziale, capire quanto fosse convinta di buttarsi nella mischia. Se avesse mostrato anche solo un filo di indecisione, Sirius non avrebbe esitato a proteggerla a tutti i costi.
Ma Marlene McKinnon era nata per combattere e gli avvenimenti recenti non aveva fatto altro che trasmetterle una determinazione e una convinzione ancora più ferrate. La ragazza strinse i pugni con forza prima di rispondere.
“Certo che me la sento di rischiare. Non ho altra scelta. Cosa mi dici di te, Sir?”
“Chi non rischia per una vita migliore non ha il diritto di lamentarsi del mondo in cui vive e, sai una cosa? Io adoro lamentarmi. È uno dei miei passatemi preferiti” le rispose Sirius sorridendo.
 
Marlene ricambiò il sorriso e lo prese sotto braccio con fare cospiratore.
Sai una cosa, Sirius? Ho appena deciso che prima di finire a gambe all’aria nel combattere contro qualche Mago Oscuro mi piacerebbe provare una nuova esperienza”
“Che genere di esperienza?” le chiese lui, sorpreso.
“Voglio un appuntamento” ribattè lei senza ombra di esitazione nella voce.
“Un appuntamento, McKinnon? Mi stai davvero chiedendo un appuntamento?” le chiese Sirius senza poter fare alcunchè per impedire al ghigno che si stava formando sulla sua faccia di allargarsi a sproposito.
“Un appuntamento. Non è questo che fanno gli innamorati?” replicò Marlene strizzandogli l’occhio.
 
Sirius sospirò. Era incredibile, ancora una volta era arrivata prima di lui a intuire qualcosa. Sarebbe sempre stata avanti a lui di qualche passo, ma andava bene così. Per quanto lo riguardava, avrebbe volentieri trascorso tutta la vita a rincorrerla.
 
“Avrai il tuo appuntamento, Lène” disse Sirius, posandole un leggero bacio sopra i capelli biondi.
 
NOTE ORDINATE IN ORDINE SPARSO
 
Accio recensioni!

1. Per il capitolo conclusivo (sigh) di questa storia ho inserito svariati punti di vista di personaggi diversi, di contorno, quali Mary e Remus perché semplicemente adoro scrivere di loro.
Fatemi sapere se la scelta è stata azzeccata oppure un totale disastro.
 
1 bis. Ho ancora immense insicurezze per quanto riguarda i dialoghi. Sono realistici? Sono scritti in maniera scorrevole? Riuscite a districarvi in mezzo alle mille mila virgole?
 
2. James è l’amico che tutti vorremmo avere. Leale, sincero, coraggioso, per nulla intimorito di esternare i propri sentimenti. Lo amo.
 
3. La frase che Remus usa per descrivere il bacio tra Sirius e Lène, quella sul “conoscersi”, è tratta da questa inarrivabile citazione del Barone Rampante: “Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così”.
La prima volta che l’ho letta avevo all’incirca dieci anni e pur non potendo coglierne appieno il significato, avevo intuito che ci fosse qualcosa di molto profondo in quel verbo, conoscersi. Mi ha sempre lasciato di stucco la perfezione di questa descrizione e così ho deciso di rendere omaggio a uno scrittore ineguagliabile quale è Italo Calvino.
 
4. L’accenno al rapporto tra Sirius e il resto dei Malandrini richiama un po’ la conversazione nel Prigioniero di Azkaban quando Sirius rinfaccia a Minus che loro sarebbero morti per lui. Mi ha sempre straziato quella parte, perché per quanto si cerchi di fare finta che Peter fosse il debole e il maltrattato del gruppo, in realtà era al pari di tutti loro.
 
5. Mi piacerebbe molto avere ancora una volta il vostro parere, per me è ha un valore ineguagliabile!! E vorrei ringraziare tutte le persone che hanno inserito la storia tra le preferite/seguite/ricordate e quelle che hanno affezionatamente recensito ogni capitolo!
Vi è piaciuta questa storia? Per il momento non ho in programma di scrivere altro su di loro (mi hanno mentalmente sfinita), ma ogni prompt o suggerimento è sempre ben accetto!
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: lenemckinnon