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Autore: therealbloodymary01    26/05/2020    1 recensioni
Avete presente quando re Alined vuole la guerra e cerca di far innamorare Artù di Lady Vivian? E se qualcosa andasse storto? Se per un gioco del destino il principe si ritrovasse completamente infatuato del suo servo? Cosa accadrebbe? Leggete per scoprirlo!
Dal testo:
Merlino non poteva negare che il principe fosse senza ombra di dubbio decisamente attraente, ed era capitato più volte che gli provocasse dei certi pensieri poco casti. Ma ovviamente sapeva che dall'altra parte non ci sarebbe mai stato alcun interesse, perciò quel giorno aveva deciso di divertirsi un po'.
Genere: Commedia, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
Capitoli:
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La gigantesca arena del palazzo reale si stagliava maestosa all'orizzonte, bardata con gli stemmi dei valorosi cavalieri che avrebbero preso parte al torneo, appartenenti a ben cinque regni attigui, che avevano attraversato non poche fasi bellicose ed ora, finalmente, erano in pace.
Osservare quello spettacolo mozzafiato, un mosaico di colori accesi, stendardi araldici e intrepidi guerrieri a cavallo, avrebbe suggestionato gli occhi di chiunque avesse avuto l'opportunità di osservarlo. Certo, l'estasi sarebbe però irrimediabilmente scemata se a guardarla fosse stato uno sventurato servitore di corte che, mangiandosi nervosamente le unghie, seguiva con lo sguardo ogni mossa del suo padrone, il principe, per assicurarsi che non cadesse da cavallo o iniziasse a dedicargli una canzone in mezzo alla piazza.

Completamente soggiogato dalla magia di Trickler, Artù Pendragon sembrava a malapena rendersi conto di dove si trovava e di che cosa stava facendo, limitandosi ad imitare gli altri partecipanti e a sorridere candidamente ai suoi ammiratori, che lo incitavano dal pubblico.

Dall'alto del suo trono, affiancato dalla figliastra, Uther si ergeva fiero, declamando il suo discorso interminabile che, onestamente, nessuno si stava sorbendo più di tanto, impegnati com'erano a fare scommesse sui possibili vincitori.

Ogni cavaliere si diresse presto alla sua postazione, per indossare l'armatura e munirsi delle armi necessarie, secondo la propria abilità e preferenza. Merlino non aveva potuto declinare quell'incarico, sebbene ci avesse senz'altro provato, ma sfortunatamente Gwen era già stata richiesta da Lady Morgana per accompagnarla al torneo, perciò sarebbe potuta intervenire solo in un secondo momento, durante la pausa, per mettere in atto il loro piano. Artù arrivò al suo cospetto quasi saltellando – era del tutto adorabile in quello stato confusionario, doveva ammetterlo – e gli sorrise al settimo cielo, alzando le braccia per farsi vestire.

"Quindi sei guarito?" gli chiese con fare inquisitorio.

"Mai stato meglio, sire" gli disse il corvino di rimando, cercando di mantenere un tono quanto più distaccato possibile, per evitare fraintendimenti.

"Mi sei mancato, sai? Credevo volessi evitarmi." Continuò lui, mordicchiandosi il labbro inferiore. Merlino non sapeva se improvvisamente un ciclone fosse arrivato dall'Africa a surriscaldare le temperature di Camelot di almeno dieci gradi, o se fosse tutto frutto della sua perversa immaginazione. Ma non poteva certo lasciarsi distrarre dagli sguardi languidi del principe, doveva solo attenersi al piano. Facile, no?

Cercando con tutte le sue forze di non guardarlo negli occhi, finì di sistemargli per bene l'armatura, dopodiché gli consegnò l'elmo. Artù aveva assunto un'espressione imperscrutabile, e questo, nella mente del mago, non prometteva nulla di buono. Non era certo tipo da arrendersi, era sicuro che stava architettando qualcosa.

Nemmeno a farlo apposta, l'erede al trono decise che quello era il momento più opportuno per tentare, ancora una volta, di molestare il suo impavido servitore, appoggiandogli, poco carinamente e senza alcun pudore, una mano sul didietro.

"S-sire, che state facendo?"

"Nulla. Non so proprio di che stai parlando", rispose lui non nonchalance, continuando imperterrito a violare tutte le leggi di Camelot sulla morale e il buon costume. Merlino, basito come non mai, cercò di scostargli il braccio da quella poco consona posizione, ma nel farlo finì per scivolare su una macchia di bagnato – la sua sfortuna non aveva veramente limiti – e incontrarsi ancora una volta con il suo amico di una vita, il pavimento, questa volta però trascinandosi dietro nientedimeno che Artù Pendragon, campione in carica, che si ritrovò così disteso sopra di lui. Ovviamente, al principe non dispiacque affatto quella posa, e non evitò di aggiungere alla sua cocente umiliazione non pochi commentini osceni.

"Se volevi che mi sdraiassi con te, bastava dirlo" asserì maliziosamente, mandando completamente in tilt la mente del povero Merlino, che poteva anche essere uno dei più potenti stregoni del suo tempo, ma non era di certo preparato a battute di questo genere. Non se venivano da Artù mentre era candidamente adagiato su di lui, almeno.

In quel momento, qualcuno entrò nella tenda. Era Gaius, che assisteva al torneo in veste di medico, in caso di spiacevoli incidenti. Quando il cerusico fece il suo ingresso si ritrovò davanti il suo apprendista, con gli occhi sgranati e in uno stato di apparente semi incoscienza, e il principe di Camelot, avvinghiati l'uno all'altro. Per terra.
Gaius non era certo una persona che pensava subito male, ma quella scena lasciava spazio a ben poche interpretazioni. Si schiarì la gola, palesandosi, e i due giovani si tirarono su in tutta fretta, il corvino arrossendo leggermente e facendo finta di nulla, il biondo continuando a sorridere spudoratamente.
"Sire, credo che il vostro pubblico vi reclami" gli annunciò il medico, cercando di porre fine all'imbarazzo del suo giovane protetto.
Il principe non si scompose minimamente, si sistemò i capelli, scompigliati per la caduta, e si avviò verso l'uscita.
"Allora a dopo, tesoro" disse prima di precipitarsi fuori dalla tenda, pronto a duellare.
"Sbaglio o mi ha chiamato...ma che?" Merlino stentava a credere a cotanta sdolcinatezza. Gaius, invece, era più occupato ad ammazzarsi dalle risate.
Il mago lo fulminò con lo sguardo, lui non lo trovava così divertente. Magari giusto un po', ma niente a confronto dell'ansia che lo stava attanagliando.
"Sono preoccupato, Gaius" disse cominciando a camminare su e giù per la tenda. "Non è concentrato, potrebbe farsi veramente male a questo torneo"
"Io non credo, Merlino"
"Dite che ce la farà?"
"No, non credo proprio che combatterà, ecco"
"Cosa?"
"Ha lasciato qui la sua spada"
Il corvino si schiaffò una mano in faccia, pensando che se Artù fosse sopravvissuto a quella giornata e fossero riusciti a spezzare l'incantesimo, lo avrebbe ammazzato con le sue stesse mani per tutto quello che gli aveva fatto passare. Stupida, stupida testa di fagiolo.
Uscì dalla tenda in tutta fretta con la spada reale, per consegnarla al suo rimbambito padrone, ma i giocatori erano già tutti in campo e da lontano non riusciva a distinguerli bene. Ad un tratto lo scorse, in un angolino, che cantava sommessamente. Ma perché doveva sempre cantare? Che gli avevano fatto, il sortilegio musicale?
Comunque, cercò di chiamarlo senza farsi troppo notare.
"Ei, vostra altezza! Psst, Artù!" Sussurrò a denti stretti. Il principe, accorgendosi che il suo prezioso Merlino lo stava chiamando, non se lo fece dire due volte, andando felice verso di lui.
"Già ti manco?" Disse, facendogli l'occhiolino.
Il mago roteò gli occhi, maledicendosi mentalmente per la terza volta nel giro di dieci minuti.
"La vostra spada, sire, l'avevate dimenticata" disse semplicemente.
L'erede al trono fissò quel pezzo di ferro con sguardo interrogativo, poi, con un guizzo di lucidità, si ricordò che, effettivamente, per combattere serviva un'arma. La prese senza fare storie e guardò Merlino riconoscente.
"Come farei senza di te" soggiunse, cercando di fargli una carezza con la mano. Il servitore però, aspettandosi una mossa del genere, fu lesto a prendergliela con la sua mano sinistra, trasformando quel gesto di intimità in una normale stretta, un saluto decisamente più appropriato all'occasione.
"Augurami buona fortuna, Merlino" disse il principe prima di tornare sull'arena di combattimento.
Già, ne avrebbe avuto sicuramente bisogno.

Il torneo era iniziato ormai da buoni quindici minuti, molti cavalieri avevano combattuto valorosamente guadagnandosi un posto in classifica e qualificandosi per le semifinali, altri invece non ce l'avevano fatta ed erano stati sconfitti. Trattandosi di un evento amichevole, non era fino all'ultimo sangue, quindi anche chi non aveva la fortuna di vincere poteva almeno rallegrarsi di essere ancora in vita. Artù stava combattendo con un certo sir Regan, che sembrava essere uno spadaccino piuttosto abile. Non che il futuro erede non lo fosse, anzi, ma in quella particolare circostanza sembrava come se non gli importasse di nulla. Improvvisamente, il suo avversario lo colpì a tradimento sul fianco, e nel giro di pochi secondi lo stralunato principe era a terra, letteralmente parlando. Il re decise che quello era un buon momento per fare una pausa, notando che suo figlio non sembrava essere esattamente nel pieno delle sue forze. In realtà era da un po' che aveva degli strani comportamenti, ma Uther non era mai stato bravo ad interpretare la complessa psiche dei suoi figli, di solito quando avevano delle crisi adolescenziali preferiva stare loro lontano finchè non erano rinsaviti.

L'infortunato fu portato nella tenda, dove Gaius iniziò ad esaminare le sue ferite.

"Avete una costola rotta, sire" sentenziò il cerusico dopo una breve occhiata.

"Niente può ferirmi oggi. Sono invincibile!" fu la risposta che ottenne dal biondo, incurante del dolore che sicuramente stava provando senza neanche accorgersene. Poi, con un gesto deciso, prese il viso del vecchio medico tra le mani. "L'amore può conquistare ogni cosa, Gaius, è vero" sentenziò convinto, mentre il più anziano assumeva un'espressione tra il preoccupato e il divertito.

"Non si può andare avanti, il duello non è leale, Artù ha la testa fra le nuvole!" disse rivolto a Merlino, parlando a bassa voce per non farsi sentire.

"Io non so proprio che cosa fare!" rispose lui nervosamente.

"Allora trova qualcuno che lo sappia"

Mentre il principe tornava in campo a farsi massacrare con la mazza ferrata, il tutto con un sorriso ancora stampato sulla faccia, Gwen faceva del suo meglio per passare inosservata tra gli spalti, in modo da raggiungere la tenda dove si trovavano Gaius e Merlino e mettere in atto quel folle piano, che non era nemmeno troppo convinta che avrebbe funzionato. Quando arrivò, trovò i due intenti a confabulare.

"Sono pronta, voi?"

"Tutto secondo i piani. Dobbiamo solo sperare che Artù non si faccia ammazzare. Anche se il problema sarebbe comunque risolto in entrambi i casi"

Questa battutina ironica costò al giovane mago una schicchera da parte del medico. In quel momento, fece nuovamente il suo ingresso il giovane Pendragon, con addosso gli evidenti segni di un'altra sconfitta subita, sebbene di umore più che ottimo.

"Date una festa in mio onore?" disse, esaltato da tutta quella gente. I tre lo ignorarono, cercando di sembrare più normali possibile. Gaius e Merlino, lanciando occhiate allusive a Ginevra, iniziarono ad inventare scuse per lasciarli da soli, in modo che la serva potesse fare ciò che doveva fare.

"Vado un attimo a vedere se qualcuno ha bisogno di cure"

"Vengo con voi!" disse prontamente il corvino, accodandosi al medico.

Artù li stava guardando confuso, anche se era sotto incantesimo poteva ancora fiutare quando qualcuno gli stava nascondendo qualcosa.

Rimasto solo con Ginevra, cercò di capire cosa stesse succedendo. "Che ci fai qui? Volevi augurarmi buona fortuna? Non credo che ne avrò bisogno" disse sicuro di sé.

"No Artù, non sono venuta per questo"

Il giovane principe assunse un'espressione imbronciata. "Beh, è scortese da parte tua"

Ci fu un attimo di silenzio sospeso, poi Ginevra decise che era meglio farla finita il più presto possibile.

"Lasciate che vi chieda scusa", disse gettandosi su di lui, unendo improvvisamente le loro labbra. Il principe rimase perplesso, di certo non si aspettava che la ragazza avrebbe osato tanto. Il bacio durò pochi secondi, poi i due si staccarono, il volto del giovane reale pervaso da un'aria leggermente sconvolta per la rapidità con cui tutto era accaduto.

Intanto, il medico ed il suo giovane assistente stavano spiando tutto ciò che accadeva da fuori la tenda, e non appena li videro baciarsi si precipitarono dentro, sperando quell'assurda giornata fosse valsa la pena.

"Artù? Siete di nuovo voi?" gli chiese Merlino titubante.

"Che domande, certo che sono io" disse lui. 

Gli altri sospirarono di sollievo, aveva funzionato, l'incubo era finito.

"Quindi vi sentite bene? Non siete più sotto incantesimo?"

"Quale incantesimo, amore mio?" rispose Artù, non capendo a cosa si stesse riferendo il suo giovane servitore.

"C-come?"

"Ora devo andare, ho un torneo da vincere. E lo vincerò per te" asserì, puntando il dito verso un afflitto ragazzo corvino, che in quel momento avrebbe volentieri sbattuto ripetutamente la testa contro il muro.
   
 
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