Kei sobbalzò quando sentì la porta aprirsi.
- Kenma! Sono preoccupato! Sono andato in camera di Tsukki e… Oh – la voce di Kuroo si bloccò.
Kenma guardò l’amico appena arrivato e alzò l’angolo del labbro in un’ombra di sorriso.
- Dicevi di essere preoccupato? – disse.
- Cercavo Tsukishima, ma non era in camera. Non mi aspettavo di trovarlo qui – ammise.
- Siamo saliti insieme dopo cena. Stavamo chiacchierando – disse.
- Beh, puoi restare. Cioè, io, ecco, non mi dai fastidio –
- Non preoccupatevi, credo che andrò in camera – disse.
- Aspetta! – fu fermato.
- Hai bisogno qualcosa? – chiese.
- Ti accompagno – disse.
- E dai – ghignò il moro – Non ci vedrà nessuno –
- Fai come vuoi –
- Siediti pure – invitò poi l’altro a fare lo stesso.
- Come mai eri in camera con Kenma? – chiese poi il giocatore della Nekoma.
- Stavamo parlando – ammise.
- Con Kenma? – chiese sorpreso Kuroo.
- Il tuo amico non è così male – disse – Ed il fatto che stia così spesso in silenzio lo rende un buon ascoltatore ed un ottimo osservatore –
- Lo so – ammise -Ma non pensavo che tu e lui foste, come dire, che foste amici –
- Di cosa stavate parlando? – chiese allora il moro.
- In realtà parlavamo di te – disse quindi.
- Di me? – chiese il moro.
- Di noi in realtà… - ammise Kei.
- Kenma dice che dovrei parlare con te – continuò.
- E dirti che mi interessi – aggiunse poi con voce flebile.
KUROO POV
Alla fine, sarebbe andato a cercare Tsukishima, si era detto quando era salito. Soltanto che poi non lo aveva trovato. Non era in camera sua. Aveva bussato più volte e non credeva che potesse già essere andato a letto, nonostante potesse fargli male il piede. Allora, era tornato in camera, dove sapeva che avrebbe trovato Kenma. Era entrato quasi urlando la sua preoccupazione.
- Kenma! Sono preoccupato! Sono andato in camera di Tsukki e… Oh – aveva iniziato, ma si era bloccato vedendo l’oggetto della propria preoccupazione proprio davanti a sé.
- Dicevi di essere preoccupato? – gli disse infatti il piccoletto con aria saputa.
- Cercavo Tsukishima, ma non era in camera. Non mi aspettavo di trovarlo qui – ammise.
- Siamo saliti insieme dopo cena. Stavamo chiacchierando – disse con indifferenza
- Beh, puoi restare. Cioè, io, ecco, non mi dai fastidio – disse.
- Non preoccupatevi, credo che andrò in camera – disse infatti Tsukishima.
- Aspetta! – esclamò.
- Hai bisogno qualcosa? – chiese.
- Ti accompagno – disse solo.
- E dai – ghignò Kuroo – Non ci vedrà nessuno –
- Fai come vuoi – disse.
- Siediti pure – lo invitò poi a fare lo stesso.
- Come mai eri in camera con Kenma? – chiese poi incuriosito.
- Stavamo parlando – ammise infine il biondo.
- Con Kenma? – chiese.
- Il tuo amico non è così male – gli rispose Tsukishima – Ed il fatto che stia così spesso in silenzio lo rende un buon ascoltatore ed un ottimo osservatore –
- Lo so – ammise -Ma non pensavo che tu e lui foste, come dire, che foste amici –
- Di cosa stavate parlando? – disse quindi.
- In realtà parlavamo di te – lo sorprese invece il ragazzo.
- Di me? – non poté fare a meno di domandare.
- Di noi in realtà… - ammise l’altro.
- Kenma dice che dovrei parlare con te – continuò il biondo.
- E dirti che mi interessi – aggiunse poi con voce flebile Tsukishima.
Gli si avvicinò spostandosi sul letto. Aveva l’impressione di avvicinarsi ad un animale selvatico. Ogni mossa avrebbe potuto essere azzardata.
Il biondo non sembrava intenzionato a guardarlo in faccia.
- Kei – lo chiamò quindi.
- Kuroo, ti prego, non prendermi… -
- Guardami – gli disse solo.
- Anche tu mi interessi – disse allora, fissando l’altro negli occhi -Tanto – aggiunse poi.
Il biondo sembrò riscuotersi leggermente solo quando Kuroo decise di alzare una mano e sfiorargli una guancia con il dorso della mano. Non era un gesto che faceva spesso, e lui non era uno avvezzo alle dolcezze, ma vedere quel ragazzone così sperduto gli aveva fatto una tenerezza che mai aveva provato prima.
- Kei, posso chiamarti Kei? – chiese Kuroo avvicinandosi.
- Posso baciarti? – domandò poi a voce bassissima.
Si avvicinò, sperando che l’altro non si allontanasse, ma Kei non ne sembrava intenzionato.
Inspirò a pochi centimetri da lui. Il profumo di quel ragazzo era intossicante. Infine, appoggiò le labbra sulle sue proprio mentre lo vedeva chiudere gli occhi e, finalmente, lasciarsi andare.