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Autore: Exentia_dream2    27/05/2020    2 recensioni
Rose Weasley è la classica ragazza intelligente che non impegna ma che, se si impegnasse, sarebbe capace di raggiungere ottimi risultati o traguardi importanti.
O, forse, rovinerebbe tutto comunque, pur impegnandosi.
E, a diciotto anni, convinta che il mondo sia un parco giochi, non sa ancora cosa fare da grande.
Si troverà impreparata ad affrontare le responsabilità che nascono dopo l'abbandono della scuola e finira a friggere patatine e cuocere hamburger.
Riuscirà a diventare grande e a conoscere, o riconoscere, l'amore?
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 2:

Figli illegittimi e figli preferiti. 



Da bambina, aspettavo sempre la notte tra la Vigilia e Natale per trascorrerla alla Tana, insieme a tutta la lunga fila di cugini, svegli a chiederci quale sarebbe stato il regalo che avremmo ricevuto quell'anno e sotto quanto carbone lo avremmo trovato. 

Mamma, da buona maga babbana qual era, aveva deciso di unire le tradizioni delle sue due festività preferite, appunto il Natale e l'Epifania, portando in casa grandi scatoloni in cui nascondeva regali, carbone o cioccorane, a seconda. 

La quantità di carbone e di cioccolata, poi, dipendeva da quanto l'avessimo fatta arrabbiare durante tutti i trecentosessantaquattro giorni che avevano preceduto il Natale. 

Quell'idea - che secondo me segnava davvero l'autostima di ognuno di noi, portandola sotto le scarpe soprattutto nel mio caso che ricevevo quantità industriali di zucchero nero- fu poi presa in prestito da tutta la famiglia, zia Fleur compresa, anche se ogni volta, probabilmente si sarebbe lamentata del fatto che i bellissimi abiti delle bellissime bambole che aveva regalato alle sue bellissime figlie avrebbero potuto sporcarsi. 

Quell'anno, comunque, mi ero sentita abbastanza convinta di non aver fatto troppi guai, perciò mi sfregavo le mani assaporando già il sapore delle mie cioccorane e scommettendo con Albus che avrei sicuramente trovato una figurina speciale. 

Trovai, invece, una quantità indicibile di carbone, nessun regalo e nemmeno una carta spiegazzata di una cioccorana e mi sentii terribilmente umiliata ed arrabbiata perché, poco prima, ero saltata su di una sedia in un'imbarazzante discorso di pace e amore, ringraziamenti vari e promesse di continuare ad essere ciò che ero in quel momento. Davanti a tutti. 

Quella fu la prima vera umiliazione della mia vita e mi bruciò pesantemente: ero soltanto una bimbetta di undici anni che aveva quasi fatto annegare un bimbetto antipatico e saccente nel Lago Nero ed ero stata punita con una strillettera che la Preside aveva invitato direttamente a mamma, al Ministero. 

<< Una cosa mai vista, Rose… Inammissibile. Che vergogna! >>

Ma tutta quella storia era successa a settembre, perciò ero fermamente convinta che Hermione l'avesse dimenticata. 

Sbagliato, Rose. Deprimiti insieme a questi millemila quintali di cubetti di zucchero. 

Avevo messo il broncio per tutto il tempo in cui ero rimasta alla Tana e anche dopo essere tornata a casa. 

Avevo mangiato tutto il carbone, senza vergogna e senza dignità, ed avevo giurato solennemente di non rivolgere mai più la parola a mamma, fino a che, poco dopo, non l'avevo incontrata nel corridoio di casa e le avevo chiesto se ci fosse un po' di carbone di riserva. 

La lezione che avevo imparato quel giorno era che non sarei mai stata in grado di evitare mamma e di non parlare con lei per più di un paio di ore consecutive; o magari potevo farlo anche per giorni interi e per tutta la vita se mi fossi seppellita nei giardini di Hogwarts. 



°°° °°° °°° 

Ero abbastanza brava a tenere il muso e a fingermi dispiaciuta, soprattutto nei momenti in cui era necessario farlo per salvarmi la pelle, come quando avevo ficcato la bacchetta nei pantaloni di Hugo e- per sbaglio, perché non lo avevo mica fatto apposta? - era partito uno Schiantesimo. 

E, mentre quel moccioso piangeva e si dimenava come un ossesso correndo attorno al tavolo della cucina, io avevo provato a piegare il labbro inferiore verso il mento e a sgranare gli occhi, non prima però di averci messo dentro un po' di terriccio per farli diventare rossi e gonfi; mamma mi aveva tirato per un orecchio, chiedendomi con la sua vocetta isterica cosa fosse successo. << Non lo so, io non ho fatto niente… >>

<< È stata Rose. È stata lei. >> Hugo continuava a frignare, passandosi di tanto in tanto la mano sul sedere, nonostante mamma gli avesse spiaccicato su una buona dose di pomata lenitiva e dopo aver fatto diventare la pelle più bianca di quanto non fosse già. 

<< Sì, ma non l'ho fatto apposta. >>   

<< Sì, invece. >>

<< No, invece. >>

<< Sì, invece. >>

E, giustamente, a parere unicamente di mamma e Hugo, ero stata messa in punizione. 

La punizione consisteva nel dover etichettare tutti gli ingredienti delle varie pozioni che mamma aveva sistemato in una sorta di sgabuzzino e, mentre lei consumava il pavimento di quella stanza, dicendo tra sé e sé che presto sarebbero arrivati quelli del Ministero, Hugo passava il suo tempo a tirarmi i capelli e ridere. 

La vera verità venne fuori parecchi anni dopo, ovvero, durante la cena di quella sera. 

Papà era in vena di parlare di tutti i guai che avevo combinato, stilando una lunga lista di azioni che non ricordavo di aver compiuto. 

Li ricorda proprio tutti, constatai un quarto d'ora più tardi, dopo che mamma aveva impiattato l'arrosto e lo stavamo ormai digerendo. 

No, davvero, la cena era finita, basta. 

Ci eravamo spostati sul divano e papà continuava a raccontare di quella volta che io… e fu, finalmente, interrotto dalla risata di Hugo. 

Bene, pensai, finalmente parleremo di quanto è idiota il protagonista di questo film

<< E, Rose? >> Hugo continuava a ridere e parlare. << Ti ricordi di quella volta che mamma ti ha punito perché mi avevi lanciato uno Schiantesimo sul culo? >>

<< Sì. >> grugnii. 

<< Mica lo sapeva che stavi dormendo e che ti ho spaventato con una delle diavolerie di zio George. >> rideva lui, mentre io cominciavo a ridere diabolicamente nel mio cervello. << È stata davvero una faticaccia salire sul letto senza svegliati ed incastrarmi sulla bacchetta senza caderti addosso. >>

Continua, dai. 

E, in quel momento, credetti che mio fratello fosse un Legilimens migliore di me, visto che seguí alla lettera il mio consiglio. << Ah, mamma, non puoi capire… Rose dormiva con la bava alla bocca, ho fatto esplodere quella cosa… E… e Rose si è spaventata a morte… >> 

<< Hugo Weasley! >> tuonò mamma, probabilmente dopo aver ricordato quanti giorni ci avessi messo a sistemare le sue boccette di ingredienti mistici. << Sei… Sei in punizione. Per due giorni. Non guarderai la tv per due giorni. >>

Ma… non è giusto. 

<< Davvero? Io mi sono ammazzata di lavoro per quasi una settimana e la sua punizione è quella di non vedere la tv per due miserissimi giorni? >>

Avevo preferito non menzionare la diarrea galoppante che mi aveva procurato, né le ore che mi aveva costretta a passare nella sala d'attesa di un ospedale puzzolente. 

No, beh, quella era stata una mia richiesta.

Che poi, comunque, Hugo non guardava mai la tv. Ragion per cui mi sentii in diritto di alzarmi dal divano, sbattere i piedi sul pavimento e giurare davvero - cosa che prevedeva che i miei due indici si incrociassero e fossero baciati da me medesima- che non avrei mai più rivolto la parola a mamma. 

<< È stato tanto tempo fa, Rose. >>

Così, dopo quella frase, alla veneranda età di diciotto anni, decisi di chiudermi nella mia stanza ed affogare i miei dispiaceri divorando un barattolo di Nutella che in parte avevo spalmato su un pezzo di pane  precedentemente tagliato a fette - sì, ero dotata di una certa lungimiranza- e, in parte, avevo trangugiato direttamente leccando il cucchiaio. 

E a fanculo l'igiene familiare. 

Poi, certo, menomale che era avanzata una fialetta di pozione che il medimago del San Mungo mi aveva prescritto per calmare la diarrea causata dalla caramella scaduta che mamma mi aveva gentilmente offerto. 

Un piccolo insignificante dettaglio era quello che mi suggeriva che io, effettivamente, non sapevo dove fosse nascosta quella fialetta miracolosa. 

Qualche ora più tardi tornai in cucina e cominciai ad aprire ogni sorta di pensile e cassetto, fintamente interessata al loro contenuto e disinteressandomi subito dopo aver capito che no, lì non c'era quello che cercavo. 

<< Cerchi qualcosa in particolare? >>

Ero davvero decisa a non rivolgere più la parola a quella donna che diceva di avermi partorita dopo dodici ore di travaglio e di essere mia madre. Dubitavo seriamente di lei. 

E comunque ero profondamente offesa dalla sua sfacciataggine nel preferire Hugo a me. 

Insomma, ero la sua prima figlia, no? Avrebbe dovuto preferirmi a tutto e a tutti… 

Ammesso che poi fossi davvero sua figlia e non una povera bambina che era stata abbandonata accanto ai cassonetti dell'immondizia e che lei aveva avuto il buon cuore di portare al riparo. 

E chissà quante volte aveva dovuto farmi il bagnetto per togliermi di dosso la puzza e lo sporco che aveva impestato la sua casa profumata al mio ingresso. 

E, dopo aver fatto un film mentale sulla mia nascita e sulla mia adozione non registrata con tanto di finale malinconico, mi ricordai che mamma o la mia tutrice o Hermione, vabbè, lei mi aveva fatto una domanda e quindi continuai ad ignorarla con il naso per aria. 

Le imprecazioni che mi uscirono da bocca dopo aver sbattuto il mignolo del piede all'angolo di un mobile mi suggerirono che camminare guardando il soffitto non era stata propriamente una buona idea. 

Ma dove diavolo è quella maledetta medicina? 

<< Per quanto tempo hai intenzione di tenere il muso? >>

Continuai a non rispondere e, nel frattempo, avevo cominciato a rovistare nei cassetti della consolle che stava praticamente dietro al divano e non riuscivo a non fare rumore. 

Poi sarei passata a smontare la parete attrezzata e magari avrei anche fatto saltare in aria in pavimento e comunque non avrei trovato nulla. 

Mi soffermai un po' troppo a lungo su una cartellina blu che non aveva nessuna etichetta, perciò cominciai a provare la curiosità di sbirciare e capire cosa contenesse  e l'elastico che la teneva chiusa ovviamente mi era rimbalzato sulla mano, lasciandomi un bel segno rosso. 

Sì, d'accordo, l'avevo tirato fino allo stremo e stavo rischiando di romperlo, ma comunque quell'elastico non aveva nessun diritto di ferirmi; riposi la cartellina nel cassetto e lo chiusi sbattendolo con più impeto del necessario, tanto che sentii Hermione lamentarsi e borbottare qualcosa che aveva a che fare con il fatto che non fossi stata io a lavorare e a farmi il culo in quattro per comprare l'arredamento di quella casa, poi ricominciai la mia ricerca. 

<< Se mi dicessi cosa cerchi… >> 



Dopo circa quarantacinque minuti di scavi e ricerche che manco i migliori archeologi, durante i quali avevo trovato i rimasugli sbriciolati dei biscotti con cui avevo fatto colazione, mi sentivo stanca e delusa. 

Mamma mi posò una mano sulla spalla e mi guardò con la sua aria affabile. << Posso aiutarti? >>

Mi presi giusto qualche minuto per studiare il suo viso: aveva i capelli legati in uno chignon ordinato, gli occhi truccati e un leggero sorriso sulla bocca ma, nonostante la sua espressione amabile, decisi non fidarmi comunque di lei: insomma, avevo di fronte una donna che probabilmente non era la mia vera madre, no? 

Nonna Emily 1 diceva sempre che in una famiglia la madre è sicura, il padre no. 

Diffidavo anche di quel detto babbano, sinceramente: io ero uguale a mio padre e potevo benissimo essere figlia di una sua scappatella extra-coniugale e questo cambiava tutto: ero una figlia illegittima e, dopo aver confessato il suo tradimento e la mia nascita, Ron aveva chiesto a Hermione di adottarmi e lei aveva acconsentito. 

Sì, doveva essere andata così. Decisamente. 

Quello che comunque mi stava evitando un vero e proprio attacco di panico era ammettere che non avevo ancora nessun mal di pancia; mal di pancia che sarebbe sicuramente arrivato nel giro di una mezz'ora ed io, che ero una persona matura e previdente, avevo cominciato a cercare la pozione che mi sarebbe sicuramente servita. 

Avevo soltanto qualche dubbio riguardo la mia maturità, dato che mi ostinavo a non rispondere a mamma. 

Che davvero mi stava mettendo in difficoltà : mi tampinava e ficcava il naso ovunque lo ficcassi io. 

Quando finalmente se ne andò in cucina, provai a rovistare nella sua borsa, trovando ovviamente lo stesso documento accartocciato e lo stesso lucidalabbra scaduto da qualche anno che aveva trovato Hugo. 

Oh, e le sue maledette caramelle scadute che pensai di prendere senza il suo permesso, meditando una futura vendetta. 

E un galeone che mi premurai di nascondere bene nella tasca dei jeans, ma della fialetta verde vomito nessuna traccia. 

<< Rose? >> lanciai la borsa da qualche parte nel salone e nel caso mi avesse chiesto se l'avessi aperta per frugare all'interno avrei detto che no, non mi sarei mai permessa. 

Negare, negare sempre. Anche se mi avesse trovato con le mani nel sacco e, in quel caso, avrei detto che la borsa era caduta e la stavo rimettendo a posto. 

La domanda che comunque seguì al richiamo del mio nome non fu quella che mi aspettavo :<< Hai mangiato la Nutella? >>

<< Assolutamente no. >>

<< Quanta? >>

<< Un barattolo. >>

<< Intero? >>

<< No. >> il che era vero, perché dal barattolo che avevo rubato mancavano almeno un paio di cucchiaiate. 

Sotto lo sguardo accusatore di mamma, comunque, pregai vivamente di non essere mai punita o arrestata per i reati commessi, visto che, alla fine, avevo ceduto ad una semplice domanda come una pappamolle. 

Alla faccia del negare, negare sempre e alla faccia dei miei propositi di non rivolgerle mai più la parola. << Ti prego, dimmi dov'è. >>

<< Cosa? >>

<< Quello che sto cercando da più di due ore. >>

<< E, di grazia, vuoi dirmi da sola cosa o stai cercando o devo leggerti la mente, o magari incaten… >>

<< La fialetta dell'ospedale. >>

No, non volevo sapere a quali torture sarebbe ricorsa per farmi parlare. 

<< Nella stanzetta delle pozioni. >>

Mi sentii per un piccolo, piccolissimo momento una cretina di dimensioni galattiche: era ovvio che la pozione contro la diarrea fosse nella stanzetta delle pozioni, no? 

Perciò, mi avviai in uno dei luoghi più oscuri e più odiati- soltanto da me, suppongo- della casa. 

Quando aprii la porta, comunque e vidi il parato con i fiorellini di campo che mamma aveva scelto per coprire le pareti, decisi che quello non era esattamente il luogo più oscuro della casa; non avevo alcun dubbio riguardo l'odio invece che provavo verso tutto ciò che c'era lì dentro. 



Mentre mamma e papà discutevano dei problemi che stavano avendo al Ministero, io guardavo il piatto vuoto davanti a me e continuavo a chiedermi perché non avessi semplicemente appellato la fialetta di medicina, invece di cercarla in ogni angolo della casa. 

Sì, l'avevo trovata. Dopo quasi un'ora di ricerche nella stanzetta maledetta e dopo che mamma si era impietosita a tal punto da farmi sedere sullo sgabello in cucina e se l'era trovata tra le mani dopo un' Accio. 

Quindi a dirla tutta era stata lei a trovarla...

Insomma, non mi ero mai fatta problemi ad usare la magia fuori da Hogwarts nemmeno quando ero minorenne e potevo essere facilmente rintracciata… 

Probabilmente, avevo subito un danno cerebrale dopo aver scoperto che mamma aveva attentato al mio culo e dopo aver cominciato a chiedermi chi fossero i miei veri genitori: non era mica da tutti cominciare così un'estate che prevedeva una lunga e dura sessione estiva strapiena di esami alla Magiuniversità? 

Toccai il fondo della mia sanità mentale quando, alle mie elucubrazione si aggiunse l'immagine del sorriso e dello sguardo amorevole che Hermione rivolse a mio fratello  o quello che credevo fosse mio fratello - e, sempre secondo le mie macchinazioni, a dirla tutta, Hugo doveva essere il mio fratellastro, visto che io ero sicuramente figlia di Ron. 

Comunque, Hermione cominciò ad apparecchiare anche per lui. << Ti ho conservato il pollo e l'insalata. Vuoi che te lo scaldi? Coscia o petto? Ti piace questo condimento? Acqua o Coca Cola? Aceto balsamico? Ancora un po' di olio? >>

Oh, insomma, qui c'è una persona che non conosce la sua vera madre e sta soffrendo. Andate a giocare a mamma e figlio preferito da un'altra parte. 

Vidi papà arrossire, forse per scusarsi di tutta quella scena o forse perché era geloso che sua moglie rivolgesse tutte le attenzioni ad un altro uomo; che l'altro uomo, poi, fosse suo figlio non era una cosa a cui dar conto. 

Mi alzai senza sentirmi minimamente in colpa per aver lasciato il piatto sporco sulla tavola e uscendo dalla cucina trascinando rumorosamente i piedi sul pavimento: ero davvero arrabbiata. 

Ero stata adottata e nessuno me l'aveva mai detto, non ero figlia di Hermione, Hugo era il suo figlio preferito e il mal di pancia che aspettavo - dopo aver mangiato quasi novecentocinquanta grammi di Nutella e per cui mi ero messa alla ricerca della medicina mettendo a soqquadro la casa per qualche ora, fallendo miseramente -non era ancora arrivato. 

L'allegra famigliola, nel frattempo, continuava a chiacchierare e a ridere, soprattutto perché tra loro non c'era la figlia illegittima che, per la cronaca, si era stesa sul divano con le gambe all'aria e la testa verso il tappeto. 

Sì, avevo seri problemi a sedermi in maniera composta e in tv davvero non c'era niente, quindi non potevo far altro che provare le posizioni più strane per stare comoda. 

Non che stare con lo stomaco sul bracciolo, la testa a penzoloni, una gamba sui cuscini e l'altra piantata a terra fosse una posizione comoda, eh, ma in qualche modo dovevo pur esprimere il mio disappunto e il mio malessere. 

Probabilmente, poi, mi ero appisolata, perché quando mamma si sedette al mio fianco e mi accarezzò i capelli, mi trovai quasi dall'altra parte del divano per lo spavento. 

<< Sei ancora arrabbiata con me? >>

Per sottolineare che sì, ero arrabbiata e anche tanto, alzai il mento e fissai gli occhi sulla tv, trovando estremamente interessante la pubblicità di un set di coltelli che non perdevano mai l'affilatura. 

<< Credo che dovremmo parlare di una questione importante, Rose… >>

Oh, sì, ti prego: raccontami di quanto è stato difficile per te metabolizzare il tradimento di tuo marito ed accettare di adottarmi solo per l'amore che provi verso di lui. 

<< Rose? >>

<< Mh? >> la mia risposta doveva pur farle capire che stavo mantenendo il proposito di non rivolgerle mai più la parole e che quello che era successo nel pomeriggio era dovuto ad un mio attimo di debolezza. 

<< Tu… Beh, sì, insomma… In ospedale, l'infermiera… >>

Sì, immaginavo fosse difficile dire: "Rose, ho avuto paura di portarti in ospedale, perché sai, magari l'infermiera avrebbe potuto dirti che io non sono la tua madre biologica e tu non lo sai ancora e prima che te lo dicano gli altri te lo dico io: sei stata adottata." 

Quello che invece mi chiese mi lasciò per qualche secondo a bocca aperta e sperai vivamente di aver capito male, perciò le chiesi di ripetere nel modo migliore possibile: << Eh? >>

<< Sei ancora vergine, Rose? >>

Immaginai di avere la faccia dello stesso colore dei capelli, orecchie comprese. 

<< Certo che lo sono. >> negare, negare sempre. << E poi non credo che dovrebbe interessarti. >>

<< E perché mai non dovrebbe interessarmi? >>

<< Perché è chiaro che io sia stata adottata. >>

Fu il suo momento di sbattere furiosamente le palpebre e restare a bocca aperta. 

Rose due Hermione Granger zero. 

Poi scoppiò a ridere. 

Ma… Ma come? Io le dicevo che ero venuta a conoscenza della verità e lei mi rideva in faccia. 

<< Lo credi davvero? >>

<< Ovviamente. >>

Continuò a ridere sguaiatamente per almeno cinque minuti. 

Stava cominciando a darmi i nervi ed io ero sul punto di tornare al mio piano di fingermi muta e non parlarle mai più. 

Di fronte alla mia occhiataccia sembrò darsi un contegno, senza togliersi dalla faccia quel sorrisino, però. 

<< E credi davvero che se ti avessi adottata, avrei scelto te? >>

Ma… Ma… D'accordo, c'era bisogno di una rettifica sul tabellone dei punti: Rose uno Hermione Granger cento. 



°°° °°° °°° 

<< Quindi, Rose, hai deciso di proseguire gli studi? >>

<< Ehm, più o meno… Cioè, dopo Hogwarts sì, credo che un anno sabbatico, un po' di pausa, sai, nonna… Ore ed ore sui libri, gli esami e poi, uff, la scuola… No. >>

<< No, cosa? >> nonno Thomas2 abbassò il giornale per guardarmi. 

Mamma ci aveva tirati tutti giù dal letto alle otto del mattino, di domenica, perché nonna Emily ci aveva invitati a pranzo da lei, nella Londra babbana ed ogni volta mamma rischiava di prendere un esaurimento nervoso per l'emozione.

Quindi, adesso, eravamo tutti seduti nel salotto antico, con una torta a due piani piena di crema al caffè e scaglie di cioccolato. 

Avevo l'impressione che tutti tentassero di farmi passare le giornate sul gabinetto e mi sentii molto intelligente quando mi ricordai di aver portato con me la fialetta puzzolente e miracolosa. 

Poi, tornai alla domanda del nonno. << No. >>

<< Sì, no, ma no cosa? >>

<< Ho deciso di non proseguire gli studi. >> e, dopo aver attirato su di me lo sguardo malevolo di tutti i presenti, aggiunsi: << Ma sicuramente cambierò idea nel giro di un paio di mesi. Settimane. Giorni. Okay, domani torno alla Magiuniversità. >>

Nemmeno tra mille anni, ma questo forse è meglio non dirlo, shhh. 

Mamma, nel frattempo, aveva tagliato cinque fette di torta, aveva preso per Hugo quella più grande ed ero l'unica ad avere ancora le mani vuote. 

<< Sì, deve essere davvero buona quella torta. >>

<< Oh, Rose, scusami… Non avevo fatto caso a te. >> 

<< Ma figurati, non ho mica parlato fino a due minuti fa! >> e mi posò il piatto con il dolce sulle mani, così forte che per poco non mi aveva fratturato le falangi delle dita. 

<< Grazie mille. >> 

Nel complesso, era stata una giornata piacevole, non avevo combinato nessun guaio e non ero stata privata di nessun diritto inalienabile nei confronti della mia persona; i nonni discorrevano e sorridevano tranquillamente con mamma, papà aveva cominciato a leggere il giornale che poco prima stava leggendo il nonno e Hugo faceva zapping alla tv. 

No, secondo lo scorrere del tempo, non era ancora finita la sua punizione, ma a mamma sembrava non importare ed io, invece, cercavo di cogliere stralci di conversazione dei programmi televisivi. 

<< Vero, Rose? >>

<< Sì. >> avevo smesso di ascoltarli subito dopo aver mentito sul mio ritorno allo studio, perciò pensai stessero ancora parlando dello stesso argomento visto che, per mamma e per i nonni, era più importante alla cultura che la fame nel mondo. 

<< Domani. >> aggiunse Hermione. 

<< Sì, domani. All'alba. >>

<< Esatto. >>

<< Non vedo l'ora. >>

<< Benissimo. >>

<< Mi sento davvero pronta… >>

<< Sarà un'esperienza fantastica. >>

<< Sì. >>

<< Ho dovuto faticare un po' per farla assumere, ma Luna è stata così gentile a dirmi di sì… >>

No, un momento: di cosa diavolo stavamo parlando? 

<< Dicevi che è una piccola pasticceria. >>

<< Sì, piccola, ma graziosa. Proprio come Luna Lovegood. L'aveva conosciuta al mio matrimonio.

<< Sì, la ricordiamo bene, Hermione. >> aggiunse nonna Emily. << Beh, sono davvero contenta per Rose, allora. Certo avremmo preferito vederla studiare… >>

<< Ma io tornerò a studiare, lo abbiamo appena detto, no? Domani, all'alba. >>

<< Ma no, Rose… >> mamma rise. << Domani all'alba dovrai trovarti a Diagon Alley per il tuo primo giorno di lavoro in pasticceria. >>

Sì, avrei decisamente preferito essere adottata da un'altra mamma, magari non così stronza. 




Angolo Autrice:

Bene, eccoci qui con il secondo capitolo. 

Non abituatevi a questi aggiornamenti così veloci: per il momento sono costretta a non muovermi dal letto, quindi posso scrivere quanto mi pare, ma la settimana prossima riprendo a lavorare, quindi… 

Il titolo è stato scelto: Arringhe e tacchi a spillo e so che adesso sembra non avere niente a che fare con la storia, ma date tempo al tempo e fidatevi di me. 

Avrete sicuramente trovato dei numeretti sui nomi Emily e Thomas. 

Ebbene, vi presento i genitori di Hermione Granger. 

Non mi pare siano mai stati menzionati i loro nomi e ho cercato in lungo e in largo, ma non sono scritti da nessuna parte. 

Se qualcuno di voi lo conosce… 

Ora, però torniamo al capitolo… Allora, vi è piaciuto? 

E preferite capitoli di questa portata o li vorreste più lunghi? 

Aspetto i vostri commenti ❤️

A presto, Exe

Nb: si, da oggi in poi mi firmerò così (Exentia_dream2 è davvero troppo troooppo lungo come nome.) 

   
 
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