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Autore: Frieda B    27/05/2020    1 recensioni
Lui, freddo, cinico, spaventato da se stesso.
L'altro lui, bel sorriso, mancino, gran rompiscatole.
Due piloti, un solo aereo.
Aviazione tedesca, ai giorni d'oggi.
Genere: Guerra, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo X
Vecchie storie e nuove storie
 



     Bastian avanzò piano verso la staccionata, a ritmo di musica, fischiettando tra sé. Col sorriso guardò il sole. Stava calando e tingeva il cielo d'arancio. Ridacchiò e balzò a sedersi su quello steccato in legno così sottile e scomodo, con agilità prese posto e lasciò i piedi a penzoloni. Si voltò, aveva le mani in grembo. Lo guardò negli occhi ed abbassò il capo vedendolo avvicinarsi.
Si appoggiò al suo petto ed incrociò il favore delle sue labbra. Erano calde e così morbide...
Gli carezzò i capelli scuri.
«Hai gli occhi che brillano» disse osservandoli.
Karl ricambiò lo sguardo, aveva le mani appoggiate accanto ai suoi fianchi ed era leggermente chinato in avanti. Non rispose al complimento e, con un velo d'imbarazzo, sfiorò il suo mento con la bocca. Lo sentì ridere e accarezzò la sua schiena con la mano destra.
«Mi era mancato stare un po' da soli.»
«Già» rispose. «Anche a me.»
«Ti va se facciamo una passeggiata?»
«D'accordo.» Si scostò da lui e gli tese le mani.
Bas rise. «Pensi che cadrò?»
«Penso solo che sei incredibilmente goffo ed impacciato.»
Si attardò ancora lì sopra, dondolando un poco i piedi. Lo guardò con affetto per qualche secondo.
Karl si voltò appena verso destra e poi pizzicò la base del naso con due dita, cercando di mostrarsi indifferente, ma quando riportò lo sguardo su di lui, notò che era già sceso e lui non se n'era accorto. Si era fatto vicino e adesso solo dieci centimetri li separavano. Colmò quella distanza offrendogli la mano.
«Di solito non lo fai» notò l'altro.
«Facciamo questa passeggiata senza lamentarci. Ti va bene?»
«Sì. Mi va bene.»
      Erano fuori città, avevano lasciato Amburgo quella mattina per stare un po’ da soli, in pace, lontani dalla caserma. Cominciarono a camminare e le loro dita s'incrociarono così bene, che non sembravano volersi lasciare. Non c'era nessuno attorno e ad entrambi sembrò di essere in una sorta di paradiso. Il grano danzava alto al ritmo del vento, con la musica del silenzio; le nuvole lentamente nuotavano nell'azzurro opaco del lenzuolo del cielo; il sole splendeva e bagnava la terra. Erano lontani da tutto e tutti ed era difficile, nella pace di quel posto, pensare a qualcosa di male.
Camminarono lentamente, i piedi uno davanti all'altro, in silenzio, con la prese ferrea delle loro mani. Karl prese poi l'armonica e, sedutosi sul tronco di un albero, cominciò a suonare, sotto richiesta dell'altro. Ne venne fuori una melodia dolce e nostalgica, che faceva da sfondo a quel momento. Bastian si accomodò vicino a lui ed appoggiò la guancia alla sua spalla coprendo i due smeraldi e non vedendo che il nulla. Accarezzò col pollice il suo ginocchio protetto dai jeans chiari e si strinse a lui. Ogni tanto gli diceva: «Non ti fermare» oppure: «mi piaci quando suoni» o ancora: «mi piace come suoni, questa musica è bella.» Terminata un'altra canzone, disse: «vorrei rimanere così in eterno.» Si distese sul tronco ed appoggiò la nuca alla sua coscia.
L'altro mise nella tasca della camicia a quadrucci l'armonica ed appoggiò la mano destra alla sua guancia sinistra, cominciando ad accarezzarla, anche se con lo sguardo non notava che il cielo bellissimo di un tardo pomeriggio d'estate. In un lampo, si chinò in avanti e gli baciò la fronte. E lo sentì ridere e non poté che dirsi soddisfatto e felice.
«Hei, 'Arl...»
«Sì?»
«Chi è Henner?»
Per un momento calò il silenzio, ma non un silenzio gravoso e pesante, bensì melanconico e dolce.
«Come conosci questo nome?»
«A volte, quando hai gli incubi, lo chiami nel sonno. Quelle poche volte che dormiamo insieme.»
Bastian gli prese la mano e cominciò a giocare con le sue dita.
«Sono stato bene con Henner, è stato importante per me sotto tanti punti di vista e mi è mancato per molto tempo. Ma sono passati anni ed ora non mi manca più. Ti va bene come risposta?»
Lo guardò. Alzò una mano per accarezzargli il viso, mentre con l'altra teneva la sua sopra il proprio petto. «E se io me ne andassi, ti mancherei?»
«Perché mi fai questa domanda?»
«Voglio sapere se sono importante.»
«Smettila di chiedertelo, abbi un po' di autostima, per Dio.»
«E' che non me lo dici mai.»
«Dovresti saperlo da te.» Scrollò appena le spalle.
Bas si mise seduto e lo guardò negli occhi. «Senti, Eisner...»
«Sì, lo so, e provo la stessa cosa,» rispose Karl, guardandolo negli occhi. Una risposta data d’istinto. Sentì il cuore accelerare il ritmo ed una strana sensazione nello stomaco.
Bastian sorrise. «Lo sai che...»
«Lo so.»
«Fammelo dire.»
«Non devi dirmelo.»
«E invece sì. Voglio farlo.» Si avvicinò a lui e socchiuse gli occhi, concentrandosi sulla forma del suo viso. La mascella, il mento, il profilo del naso... «Io ti amo.» Appoggiò le labbra alle sue.
Karl non rispose. Chinò il capo per ricambiare il suo bacio.
«Ti amo» continuò lui. «Non sto veramente bene che con te. Tu non provi la stessa cosa?...»
«È complicato.»
«Non deve esserlo, se non vuoi. Chiudi gli occhi. E pensaci. Hai tutto il tempo. Io ti aspetterò qui.»
Karl ubbidì. Serrò le palpebre e sulle sue labbra si dipinse un sorriso. “Se lo amo...” rifletté, “naturale, io lo ami.”
Tacque.
“Naturale, com'è naturale il volo per noi.”
Passò un dito sotto l'occhio destro.
“Come fa ancora a chiederselo?”
Si levò in piedi.
“Che stupido.”
Aprì gli occhi e gli prese il polso. Lo costrinse ad alzarsi e riprese il cammino. Bastian rimase in silenzio. Quando Karl lo tirò a sé, lo seguì senza chiedersi dove stessero andando. Semplicemente fidandosi.
 
 
            A mensa, quella sera, seduti al tavolo per il rancio, Karl era lì con loro.
Ormai era una consuetudine. Raggiungeva Bastian ed i suoi amici e cenavano e pranzavano insieme. Gli altri non ci trovavano niente di strano, era naturale che i copiloti passassero molto tempo insieme.
«Dove siete stati oggi, piccioncini?» bofonchiò Achim, tagliando poi in due un grosso pezzo di patata. «Bastian, sembri abbronzato.»
«Siamo stati fuori città. In campagna, in mezzo al niente, perciò non verrò a dirti cos’abbiamo fatto, volevamo un po’ di privacy,» rispose Bas ridendo.
Karl rimase in silenzio e bevve un po’ di birra.
«E la tua Irem?»
«Sono disperato, non la vedo da due settimane. Inizio a pensare che suo fratello la tenga in ostaggio.»
«Molto probabile,» disse con ironia Bart, che nel frattempo era diventato il migliore amico di Bastian. I loro letti in camerata erano vicini e rimanevano spesso svegli fino a notte tarda a parlare dei loro progetti, dei loro sogni, delle loro prime cotte, o di qualsiasi altra cosa. Bas non aveva mai avuto un amico così fidato.
«Possiamo fare una ricognizione area sopra il negozio, se ti può tornare utile. Dopodomani abbiamo un’esercitazione. A fine mese si saprà chi partirà per la prossima missione. Ancora non si conoscono i dettagli,» intervenne Karl.
«Siamo sempre gli ultimi a sapere le cose. Sono sicuro che la Bundeswehr[i] sa già tutto,» borbottò Achim. «Una ricognizione è una buona idea, ma faccio con il mio copilota, ti ringrazio.»
Tutti risero e terminarono il pasto tra altre battute.
            Karl e Bastian si concessero un’ultima sigaretta insieme nel cortile interno, c’erano altri soldati che come loro fumavano, non potevano baciarsi o toccarsi, ma potevano almeno parlare un po’ da soli.
«Ti va di conoscere mia sorella?» disse di punto in bianco Bas.
«Ingrid? Perché?»
«Perché tu mi piace e stiamo insieme e lei è mia sorella,» rispose con fare ovvio.
«Non lo so, ‘Stian…»
«Sei l’unico che mi chiama così, lo sai, Eisner?»
«Sì.» Karl gettò la cicca della sigaretta per terra. «Tua sorella sa di noi?»
Lui rispose ridendo. «Non le ho mai nascosto di essere gay. Quando a sedici anni, ebbi il primo appuntamento con Ferdinand, mi consigliò lei cosa indossare.»
«Bene. Ci penserò. Sono stanco, vado a dormire. Buonanotte.»
«Buonanotte,» rispose più dolce, tenendo la sigaretta tra le dita della mano sinistra.
Karl gli rivolse un’occhiata dolce, fece dietrofront e tornò agli alloggi.
 
[i] Bundeswehr è il nome delle forze terresti tedesche. Esiste una fortissima rivalità tra Bundeswehr e Luftwaffe, l’aeronautica. I piloti hanno spesso la nomea di femminucce tra i soldati della Bundeswehr.
   
 
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