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Autore: Celeste98    28/05/2020    1 recensioni
La morte in sé non è una punizione, bensì una liberazione. La punizione è per chi sopravvive. Per un po’ rimani in una sorta di limbo in cui tutto perde di importanza e perciò si tende a dimenticare.
La vera sfida, poi, è ritornare a vivere.
Dopo la perdita di suo marito Turles, questa è la sfida che Rosicheena si trova ad affrontare
Vegeta Prince e Bardack Son sono i migliori amici della coppia, loro quattro erano D’Artagnan e i tre moschettieri, ma in fondo c’è molto più di questo. È il destino che mischia le carte con cui giochiamo.
- “Che poi è relativamente facile innamorarsi per la prima volta: è tutto nuovo e vedi quel sentimento sconosciuto crescere alla velocità della luce, la vera sfida è innamorarsi di nuovo dopo aver sofferto. È questo che voglio per te Rosy, ti sfido a sopravvivere e andare avanti" -
Un nuovo progetto AU (a cui ormai immagino siate abituati) che sto scrivendo un po' alla volta e che spero di riuscire a portare a termine. Questa volta avrò a che fare con altri personaggi, quelli che definirei i Senior, che essendo poco approfonditi posso permettermi di adeguare senza andare troppo OOC.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bardack, Nuovo personaggio, Re Vegeta, Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Appena riattaccata la chiamata con Vegeta, Rosicheena era tornata a casa senza avvisare a lavoro, preparato frettolosamente una valigia e salita sul primo treno diretta a West City, avrebbe pensato poi a una giustificazione da dare al suo capo. Passò le due ore successive a pensare a quella chiamata ricevuta da Vegeta e a pregare che andasse tutto per il meglio. Di solito non rispondeva mai alle chiamate personali mentre lavorava e Vegeta non la telefonava mai in quelle fasce orarie, c’erano volute quattro chiamate respinte perché si convincesse a rispondere e poche parole perché il mondo le crollasse di nuovo addosso.
“Rosy, non ti agitare ok, ma papà ha avuto un infarto e adesso è in ospedale. Mi ha chiamato Paragas per avvisarmi non appena l’hanno ricoverato e ora sto andando lì” non aveva ascoltato oltre quelle parole e non seppe dire se avesse chiuso lei la chiamata o lui non ricevendo segni di vita dalla donna. Aveva semplicemente recuperato la borsa e la giacca dopodiché aveva lasciato l’ufficio per tornare a casa di corsa, percorrendo quasi due chilometri a piedi senza notare il dolore ai piedi causato dai tacchi. Una volta a casa non aveva perso tempo, ha preparato un borsone in cui ha buttato alcuni capi d’abbigliamento alla rinfusa, qualsiasi cosa di cui avrebbe potuto avere bisogno se la sarebbe procurata direttamente lì, la priorità era arrivarci il prima possibile. Persa nei suoi pensieri quasi sobbalza quando il capotreno annuncia la sua fermata e, una volta scesa, neanche pensa di prendere un taxi bensì noleggia un’auto, la prima e in realtà unica tappa prevista è l’ospedale. Sta per avviarsi verso il punto informazioni quando incrocia Vegeta proveniente dal bar.
“Rosy, quando sei arrivata?”
“Sta bene? Dove l’hanno portato?” queste sono le prime parole che pronuncia da dopo la chiamata e se anche non vedesse gli occhi rossi già dalla voce rauca Vegeta capirebbe che ha pianto.
“Vieni con me, ti spiego strada facendo” nel mente le avvolge un braccio intorno alle spalle per tranquillizzarla “Per fortuna  stato solo un principio di infarto, l’ha riconosciuto per tempo ed ha avuto la prontezza di chiamare un’ambulanza. I medici non ritengono necessario mettergli un pacemaker ma gli hanno imposto degli esami periodici e una rigida dieta equilibrata, il che è un dramma per una buona forchetta come lui. Lo dimetteranno domani mattina ma sarà felicissimo di vederti, almeno la tua presenza lo farà smettere di frignare per il non poter più mangiare cibo spazzatura” le sue parole riescono, seppur in piccola parte, a sciogliere la tensione di Rosicheena, ma tutto il lavoro risulta vano quando, arrivati in prossimità della stanza, vedono uscirne i signori Son seguiti a ruota da Bardack e Sadala.
“Rosy accidenti come stai?! Sono passati secoli dall’ultima volta che si siamo visti” come c’era da aspettarsi, Bardack è l’unico dei quattro che si avvicina a Rosicheena per abbracciarla, anche se in imbarazzo a causa del tempo trascorso e dallo sguardo inceneritore di sua moglie.
“Sono stata meglio. Tu piuttosto?”
“Tutto nella norma” Vegeta non si stupisce che i due non riescano neppure più a guardarsi in faccia, a vederli ora nessuno avrebbe detto che alcuni anni prima erano migliori amici, di più loro quattro erano D’Artagnan e i tre moschettieri. Degli altri solo Gohan Son le rivolge un cenno con un saluto di circostanza, Gine invece si allontana senza degnarla di uno sguardo, lei non ha mai approvato il matrimonio di Turles con quella che definiva una poco di buono venuta da chissà dove. Rosicheena era abbastanza abituata a quel comportamento, alla fine era un atteggiamento con cui molti avevano interagito con lei da quando era bambina, solo Doug ed Ester erano l’eccezione, subito dopo di loro quelli che considerava la sua seconda famiglia: Turles, Bardack, Noah, Marie e Vegeta. Proprio quest’ultimo non aveva mai tollerato invece l’atteggiamento della signora Son, questa volta non fece eccezione: l’uomo infatti avvolse nuovamente le spalle di Rosicheena e se la tirò dietro verso la porta della camera di suo padre, se non fosse che furono bloccati da Sadala
“Il medico ha detto che papà ha bisogno di riposare, la tua amica lo vedrà in un’altra occasione” bastò quello perché Rosy si bloccasse sul posto con lo sguardo basso e i piedi ostinatamente piantati sul pavimento. Sfortunatamente per Sadala, le sue cattiverie non avevano mai avuto effetto su Vegeta.
“In tal caso allora avresti dovuto evitare di rimanere a tartassarlo per un’ora, sono certo che, al contrario, non potrà fargli che piacere rivedere Rosicheena che già aveva intenzione di andare a trovare. Con permesso”  poco importa se pronunciate quelle parole dovette trascinarla quasi di peso dentro la stanza, nel momento in cui incontrò gli occhi grigi di Noah anche quell’ultima cattiveria incassata finì nel dimenticatoio. Fu istintivo per la donna lanciarsi tra le sue braccia, sfogando quelle lacrime a lungo trattenute e amplificate dalla paura che aveva ormai degli ospedali.
“Sshh va tutto bene piccola, basta piangere”
“Non farmi mai più uno sgarro del genere, ho già raggiunto la soglia massima si sopportazione per questa vita”
“Promesso” ridacchiò Noah carezzandole i capelli
 
- Sei anni prima -
“Ricordami perché devo venire con voi a questa cena con la famiglia Prince. Se la memoria non mi inganna voi non mischiate mai la sfera familiare con quella lavorativa e in quanto dipendente di tua madre io non potrei proprio mettere piede in quella casa” Rosicheena era rannicchiata sul sedile posteriore dell’auto di Vegeta, accanto a lei Turles cercava di tranquillizzarla evitando il contatto fisico dopo che un paio di volte aveva rischiato addirittura un morso, seduti davanti invece c’erano Bardack e Vegeta.
“Perché io e mia madre abbiamo parlato così tanto a mio padre della mia migliore amica che lui non vede l’ora di conoscerti, anche se da ciò che dice Turles credo che pensi che tu sia una specie di bambolina di porcellana, di conseguenza si chiede perché dopo oltre un anno buono che lavori gomito a gomito con me e mamma ancora non hai messo piede in casa nostra. Ora scendi prima che ti carichi in spalla di peso” nel dire ciò non solo aveva parcheggiato l’auto nel vialetto della villa, era anche sceso e aveva aperto la portiera alla ragazza
“Cosa dice Turles di me?!” poco importava se il ragazzo in questione era proprio dietro di lei a fare gesti a Vegeta affinché tenesse la bocca chiusa, loro due erano chiusi nella loro personale bolla a cui nessun’altro aveva accesso,
“Le solite cose, che sei carina, che hai gli occhi così, e le labbra cosà eccetera eccetera. Adesso muovi il culo e andiamo”
“Stai davvero parafrasando una battuta del cartone animato di la principessa sul pisello? Siamo davvero così nella merda Prince?!”
“Questa volta è stato involontario, giuro che non ho idea di come mi sia venuto in mente” la battuta del cartone bastò però a calmare un po’ Rosicheena che in imbarazzo si strinse maggiormente nella sua giacca di jeans.
Villa Prince è un capolavoro dell’architettura: all’esterno era una classica villa vittoriana dalle pareti bianche e il tetto blu, colori che, rifletté la mora, si abbinavano alla perfezione sia a Vegeta che a Marie; l’interno invece era un perfetto mix di classico e moderno. Ad ogni passo lungo quel viale Rosy avrebbe voluto farne due in dietro ma  per fortuna in suo soccorso, come se le avesse letto nel pensiero, intervenne Vegeta che, dopo averle fatto togliere la giacca le avvolse le spalle con un braccio e non smise per un attimo di parlare. Raccontò di come abbia perso un dente da latte cadendo per la rampa di scale, delle cazziate di sua madre quando lui e suo fratello giocavano a pallone nel corridoio durante le giornate di pioggia, di quando una pallonata colpì in piena faccia suo padre uscito dal suo ufficio senza preavviso, chiacchiere che riuscirono a sciogliere la tensione di Rosicheena. Nonostante i sensi all’erta, Rosy non si rese conto della presenza di Marie dal lato dell’ingresso da cui si trovava Vegeta finché la donna non parlò
“Rosy cara, ben arrivata”
“Buonasera signora Prince” come Vegeta si aspettava Rosy scattò come un soldato al saluto della sua datrice di lavoro, facendo ovviamente sbuffare l’amico.
“Grazie mamma, ero sul punto di farla tornare un essere umano prima che intervenissi facendola tornare  un automa. I miei complimenti” che poi in realtà Marie era tutto meno che cattiva sul lavoro, tutto al contrario: era disponibile, sempre allegra, socievole e adorava Rosicheena, letteralmente stravedeva per quella ragazzina che si comportava come una donna vissuta.
“Ciao zia Marie” nel frattempo anche i gemelli avevano fatto il loro ingresso e si erano diretti immediatamente in cucina per lasciarvi i vassoi con i dolci e la torta che avevano preso su insistenza di Rosicheena.
“Questa è per lei, signora Prince, spero di aver azzeccato i suoi gusti” la ragazza ovviamente non si era limitata a convincere gli amici ma aveva portato con sé anche un’orchidea gialla che a prima vista aveva pensato fosse perfetta per la persona a cui era destinata “Avrei voluto portare di più ma ci sono state delle complicazioni” l’ultima parte la disse tra i denti guardando di sottecchi Vegeta che, ovviamente, sbuffò volgendo gli occhi al cielo.
“Tesoro non dovevi scomodarti e per quanto mi riguarda credo che Vegeta abbia fatto benissimo a impedirti di fare di più, ma ti ringrazio di cuore, è bellissima”
“Rosicheena Hale, finalmente ti conosco” con queste parole anche un’altra persona fece il suo ingresso nel disimpegno. Era un uomo sui cinquant’anni, con gli occhi grigi e i capelli scuri striati di grigio impeccabilmente pettinati all’indietro, era alto all’incirca quanto Vegeta e, nonostante l’espressione seria, i suoi occhi erano allegri “Ho sentito così tanto parlare di te che morivo dalla voglia di vederti di persona”
“Piacere mio di fare la vostra conoscenza signor Prince, non ho idea di cosa abbia sentito sul mio conto e spero di non deludere le sue aspettative” l’uomo sorrise stringendole la mano, pronto ad aggiungere qualcosa ma fu anticipato dall’arrivo di un’altra persona.
“Ecco la famosa nuova segretaria di mia madre” Rosicheena spostò lo sguardo sulla giovane, la signorina Sadala Prince: sorella minore di Vegeta, seconda figlia di Marie, splendida ragazza alta e con un fisico statuario, lunghi capelli neri e gli occhi del medesimo colore, forse l’unico dettaglio in comune a tutti i fratelli Prince.
“Assistente personale” fu la prima cosa che riuscì a dire a quella giovane che la guardava con odio, sebbene Rosy non ne capisse il motivo.
“Morditi la lingua ogni tanto” il borbottio di Vegeta diretto a sua sorella fu coperto dalla voce di suo padre e solo Rosy, ancora avvolta dal suo braccio, ne comprese le parole.
“Sadala comportati come si deve, lei è qui in veste di nostra ospite e amica di tuo fratello. Ragazzi vi aspettiamo in sala per la cena” anche quando la coppia si fu allontanata, Rosy e Sadala continuarono a studiarsi.
“Perché Vegeta ha anche amiche con cui non è andata a letto? Ma meglio toglierci il dubbio, dopo quanti minuti i conoscenza ti è saltato addosso?”
“Non l’ha fatto, ma dovresti seguire il suo esempio e farti qualche amico di letto in più, mi sembri nervosa” Rosy nascose abilmente un moto di soddisfazione quando vide il sopracciglio della sua avversaria tremare dal nervoso, dopodiché un ghignante Vegeta la portò nella sala da pranzo dove trovarono già gli amici e un altro ragazzo,
“Lui, Rosy” esordì l’amico indicandole un tipo alto e dai lunghi capelli neri che doveva avere all’incirca l’età della ragazza “è mio fratello minore, Radish, che sebbene abbia la tua età, fidati, lo superi a occhi chiusi” Rosicheena fece fatica a non ridere quando quel ragazzone alto e muscoloso posò gli occhi su di lei e la risposta che avrebbe dato a suo fratello gli morì sulle labbra.
 
- Tempo presente -
“Hai l’aria stanca e sei dimagrita”
“Ma va, dormo quanto basta e per te sembro sempre dimagrita, ma ti assicuro che peso esattamente quanto l’ultima volta che ci siamo visti” erano venti minuti buoni che i due erano finalmente da soli, poco prima infatti era passato il medico di turno per una visita di controllo al signor Prince, dato lo sguardo da pesce lesso con cui fissava Rosy, i due uomini l’avevano dovuto riportare alla realtà un paio di volte.
“E quella camicetta è trasparente, ci credo che gli uomini che incontri poi ragionano con le parti basse anziché con la testa quando ti vedono” Rosicheena sbuffò appoggiandosi di peso contro lo schienale della poltrona
“Prince, andiamo! Non sono una ragazzina e neanche Doug si è mai preoccupato così tanto per il mio abbigliamento. I cascamorti li so gestire e di questo non ti devi assolutamente preoccupare... Ora, se non ti dispiace, devo proprio scappare. Ho un paio di telefonate da fare e spero che Toma non sia di cattivo umore, sai ho mollato l’ufficio di punto in bianco senza una giustificazione e ho ignorato ben diciassette chiamate” stiracchiandosi i muscoli finalmente rilassati, Rosicheena mormorò tra i denti un’imprecazione a causa del dolore ai piedi. Perché accidenti non aveva tolto i tacchi?! Ma soprattutto, aveva portato le scarpe da ginnastica in valigia?
“Mh visto che avevo ragione a dire che eri stanca? Fila a casa e fatti una dormita, ci penserà Vegeta a parlare con Toma. Noi ci vediamo domani appena mi dimettono”
“Non ho bisogno che Vegeta risolva i miei problemi, me la cavo da sempre benissimo da sola. comunque avvisami quando ti dimettono così mi farò trovare già alla villa” a quella frase apparentemente normale Noah Prince rispose con un’occhiata inquisitoria, prima di rivolgersi a suo figlio maggiore rimasto tutto il tempo in un angolo della stanza per non disturbarli. 
“Ragazzino? Disdici qualsiasi albergo abbia prenotato e portala a casa, anche di peso se è necessario”
“Tsk mi sembra ovvio, sto già componendo il numero di Toma. Bellezza muovi quelle belle gambe di cui madre natura ti ha fornito e andiamo che l’orario delle visite è finito da un pezzo. Papà ci vediamo domani, verrò a prenderti non appena mi daranno il via libera”
**
Durante il ritorno a casa non avevano fatto che chiacchierare, soprattutto per via di Noah che cambiava argomento non appena l’attenzione si spostava sul ciclo di cure e, soprattutto, la dieta che avrebbe dovuto seguire da allora in avanti. Ovviamente l’uomo era tornato a cercare di convincere Rosy a tornare sui suoi passi e soprattutto a ritornare in quella città che considerava casa sua, in casi normali Rosicheena sarebbe stata più che capace di gestirlo da sola ma la questione era diversa quando c’era anche Vegeta a dare man forte a suo padre e, guarda caso, l’uomo era lì anziché a lavoro. In quelle occasioni non aveva possibilità di spuntarla, per questo motivo fu molto sollevata quando vide Sadala appoggiata alla sua macchina parcheggiata nel viale di villa Prince, adesso avrebbero finito con quelle insistenze. Poi, con un fulmine si ricordò cosa era successo la sera precedente e il motivo per cui Sadala non avrebbe dovuto mettere piede in casa.
 
Dopo due anni finalmente rimetteva piede a villa Prince, solo nel momento in cui inspirò il profumo di quella casa si rese conto di quanto le fosse mancata.
“Rosy!” nel giro di un battito di ciglia Rosy si trovò stritolata in un paio di braccia muscolose che oltre a stringerla forte la sollevarono da terra di diversi centimetri “Quando sei arrivata bellezza? È quasi un anno che non ci vediamo”
“Radish smettila di girare ti prego e mettimi giù! Sia mai che tu inizi a soffrire di mal di schiena per colpa mia!”
“Ma va che sei una piuma e uno scheletro, riesco a sentire tutte le vertebre”
“Lascia perdere Rad. Gliel’ha detto anche papà e io ci provo da due anni a convincerla, lascia perdere le parole e agisci. Papà non tornerà prima di domani quindi sai bene cosa ci aspetta stasera” Rosicheena impallidì mentre i due fratelli si scambiavano un’occhiata complice. Con il gruppetto di cui faceva parte valeva particolarmente il detto quando il gatto non c’è i topi ballano, anzi valeva nel vero senso della parola.
“Inizio gli ordini. Qualche preferenza?”
“Ti prego non strafare, sono a dieta” i due Prince si guardarono ridacchiando
“Ricevuto, faccio da solo” Rosy si batté una mano sul viso al pensiero di ciò che l’attendeva quella stessa sera. Il cibo spazzatura era un must delle loro serate insieme, anche di più dell’alcool e questo per Rosicheena che quando entrò nel gruppo non aveva che diciotto anni e nessuna intenzione di ridursi a una larva per l’eccessivo consumo di alcolici.
Per quanto credeva di esserci abituata, Rosicheena sgranò ancora gli occhi sconvolta quando vide il tavolo da pranzo strapieno di buste e confezioni riportanti il logo dei fastfood e ristoranti più disparati, e tante, tantissime bottiglie di bevande zuccherate e gassate o alcoliche. Niente a cui non fosse abituata, ma nelle feste del passato oltre loro tre c’erano Bardack, Turles e anche Sadala che, essendo all’epoca una studentessa di scienze della nutrizione, rompeva continuamente su quanto fossero poco salutari quelle loro feste. Nessuno dei ragazzi ha mai prestato molta attenzione a ciò che diceva.
“Ragazzi, ok che siete dei pozzi senza fondo, ma avete comprato roba per un esercito! Non finiremo mai tutta questa roba neanche se ci facessimo pure colazione domani mattina” Radish sembrò darle ragione, sebbene solo con il pensiero, era sufficiente guardare la sua espressione per capirlo.
“Vorrà dire che in caso nasconderemo gli avanzi in camera tua, lì lei non entrerà mai”
 
Con uno scambio di sguardi Vegeta e Rosicheena sperarono che l’affermata nutrizionista Sadala non si accorgesse di nulla. Speranza vana
“Perché la cucina puzza come un fastfood?”
“Sai Sad, credo che tu sia a dieta da così tanti anni che inizi anche a sognarti i grassi saturi, io non sento nulla” ovviamente Vegeta non si fece trovare impreparato e rispose per le rime a sua sorella minore, certo che se anche avesse indagato non avrebbe trovato tracce delle loro bravate della notte precedente.
“O magari sei così assuefatto da quella spazzatura che hai perso il senso dell’olfatto”
“Riuscirete mai ad avere una sola conversazione senza litigare? Piuttosto sapete dirmi dov’è Rad?”
“Proprio qui” esordì Radish raggiungendo i familiari. Radish era l’unico dei fratelli Prince a vivere ancora alla villa, nonostante lavorasse sembrava non essere in grado di staccarsi da quella casa e, ancora di più, dalle attente accortezze della governante.
“Neanche essere a un passo dalla morte basta a levarti dalle scatole?”
“Non credo proprio papà, non ti libererai mai di me” e accompagnò queste parole con una poderosa pacca sulla spalla facendo sbilanciare l’anziano che sbuffò sonoramente. Che poi, non era assolutamente vero che volesse liberarsi di Radish, sebbene in qualsiasi momento sapeva di poter contare su tutti i suoi figli, Radish era sicuramente il bastone della sua vecchiaia, nonostante i piccoli dispetti che doveva sopportare.
“Mi sono consultata con il tuo medico e abbiamo valutato insieme la tua dieta, eccola qui” Noah sgranò gli occhi quando gli fu messa in mano una cartelletta di carta troppo pesante per i suoi gusti “Ovviamente troverai una pagina per ogni giorno della settimana, valori nutrizionali, quantità e tutte le eccezioni. Mi sono già permessa di escludere allergeni, intolleranze e ciò che semplicemente non è nei tuoi gusti”
“Oh grazie cara, sempre molto attenta”
“Qualcuno deve pur esserlo in questa famiglia”
“Buongiorno a tutti e ben tornato Noah” proprio in quel momento entrò Bardack, con indosso il completo da ufficio seppur senza giacca “Perché c’è odore di cheeseburger? Non credo sia contemplato nella tua nuova alimentazione”
“Eccone un altro a dieta” borbottò Vegeta facendo ridacchiare Rosy, si era accorto che non aveva aperto bocca da quando erano entrati in casa e sicuramente una volta soli nessuno l’avrebbe salvata da una chiacchierata delle loro.
Tra una cosa e l’altra si fece presto pomeriggio inoltrato e tutti insieme consumarono un pranzo veloce e salutare. Due ore dopo erano tutti tornati ai loro impegni: Vegeta aveva provato a ignorare con poco successo le chiamate dall’ufficio e alla fine ha dovuto precipitarsi lì a causa di qualche problema per un evento a cui stavano lavorando; Sadala aveva alcuni appuntamenti in studio; Bardack doveva aiutare suo padre a riordinare della roba in uno sgabuzzino; Radish invece era di turno nella palestra in cui lavorava come personal trainer. In quell’immensa villa c’erano solo Noah e Rosicheena.
“Dunque bambina, che ne dici se andiamo di là e ci mettiamo comodi. Hai tanto da raccontarmi” e parlarono tanto in quel pomeriggio, seduti sul grande divano ad angolo del salotto, come accadeva spesso in quella che Rosy definiva la sua vita precedente. Per quanto volesse bene a Doug ed Ester, nella loro casa era sempre e comunque una dei tanti ragazzi a cui avevano dato una seconda possibilità, la prima volta in cui invece sentì il vero affetto di due genitori fu quando conobbe Noah e Marie Prince. L’avevano accolta a braccia aperte e le avevano voluto un bene dell’anima, Noah gliene voleva ancora adesso, e non le serviva la scusa di Vegeta o Radish per andare a trovarli, loro stessi la invitavano spesso anche quando sapevano che fosse a casa da sola. Noah non disse mai a nessuno del giorno in cui parlando con Marie le disse che avrebbe voluto conoscerla da piccola per poterla adottare e darle una vita migliore di quella che aveva vissuto, Marie quel giorno gli sorrise amorevolmente dicendogli “Evidentemente doveva andare così, ma possiamo sempre rimediare adesso dandole quell’amore che mai ha veramente sperimentato”. Per Noah, Rosicheena era sua figlia, senza se e senza ma.
“Mh Rosicheena, non mi piace insistere, finché c’è lo scherzo è diverso, ma sai che non mi piace il tuo lavoro, è sfruttamento. No, ti prego non mi dire che ti tiene impegnata e non ti fa pensare, non mi va giù questa cosa” Rosy teneva lo sguardo basso, riflettendo anche su ciò che avrebbe dovuto dire al suo capo quando l’avrebbe chiamato, perché per fortuna era riuscita a far desistere Vegeta dall’occuparsi lui della cosa.
“Io lo detesto il mio lavoro, Noah, ma ho paura di tornare qui. Ogni cosa qui mi ricorda Turles”
“Hai sentito Gohan e Gine in questo periodo?”
“Li ho chiamati nelle festività, ma ho parlato solo con Gohan” l’uomo annuì con sguardo pensieroso.
“Mettiti una giacca, andiamo a trovarli”
“Frena i cavalli Prince, io ho riportato la macchina in autonoleggio e tu non puoi guidare per il momento”
“Vorrà dire che guiderai tu la mia auto, su sbrigati adesso” la macchina di Noah era una spettacolare Chevrolet Camaro decappottabile d’epoca che nonostante l’età era ancora impeccabile con la vernice blu senza neanche un graffio. Noah non aveva mai lasciato a nessuno la sua auto, anche se aveva ricominciato a guidarla solo da quando è andato in pensione, Rosicheena sapeva bene che fin da quando avevano compiuto la maggiore età Vegeta e Radish ambivano a mettere le mani su quelle chiavi al cui anello Noah teneva una foto di famiglia che oltre ai Prince ritraeva anche Bardack, Turles e Rosy.
“Ne sei davvero sicuro? Facciamo così: fammi una foto mentre sono al volante così se dovessi cambiare idea almeno avrò la prova di essere comunque un passo avanti ai tuoi figli”
Il tragitto fino a casa Son fu tranquillo, continuarono a chiacchierare di argomenti futili, ma l’atmosfera divenne di nuovo di ghiaccio quando la donna parcheggiò l’auto lungo il viale.
“Forza Rosicheena, non sei di certo da sola” Rosicheena annuì poco convinta nel mentre con il braccio sporto sui sedili posteriori recuperò la sua borsa e il vassoio di dolci che aveva acquistato, più che altro erano biscotti assortiti al burro che sapeva piacere all’ex suocera.
Dopo aver suonato il campanello dovettero attendere qualche minuto prima che la porta venisse aperta, tempo che bastò a Rosy per sperare che non fossero in casa e disilludersi perché in quell’ora del giorno erano sempre a casa, poi sull’uscio apparve Gohan Son. Era un uomo basso che niente aveva a che fare con Noah che invece era uno stangone, e con gli occhi piccoli e scuri e i baffoni bianchi che celavano il sorriso che aveva sempre sulle labbra a Rosy aveva sempre fatto molta simpatia.
“Noah qual buon vento! Oh Rosicheena ci sei anche tu”
“Buon pomeriggio signor Son”
“Oh ma prego non state lì sulla porta, entrate” per quel poco che vide dell’ingresso la casa non sembrava cambiata per niente, c’erano ancora persino gli oggettini di creta che i gemelli avevano fatto alle elementari e regalate ai genitori per le varie feste.
“Caro chi è? Oh” la voce di Gine Son cambiò la tranquilla a delusa quando, fatto il suo ingresso nel disimpegno, notò la figura di Rosy
“Buon pomeriggio signora Son”
“Signorina Hale” l’aveva sempre apostrofata così, mai una volta che avesse pronunciato il suo nome né in sua presenza né tantomeno in sua assenza. Rosicheena non ne aveva mai compreso il motivo e, anche se sospettava che Turles sapesse il perché, non aveva mai fatto domande a riguardo, non a lui per lo meno.
Purtroppo Rosicheena non aveva bei ricordi di quella casa, quando vi entrava l’impressione che aveva era la stessa di quando era in casa famiglia: di inadeguatezza, di non essere all’altezza delle aspettative.
“Gine ti trovo bene, come state?”
“Non c’è male Noah, sei tu quello che ieri è finito in ospedale e dovresti stare a riposo anziché andare in giro”
“Oh su non mi ucciderà una visita a dei vecchi amici e poi non ho neanche guidato io” Gine storse il naso di nuovo ma comunque non spostò lo sguardo su Rosicheena, nulla di nuovo insomma. Gine Son era agli occhi di Rosicheena come un genitore esigente di quelli che più volte aveva visto superare le porte della casa famiglia, di quelli che pensa di scegliere il figlio che preferisce osservando i bambini dall’alto in basso come fossero pezzi di carne, di rimando Rosy si considerava per Gine come la bambina inadatta che avrebbe scartato senza pensarci due volte per motivi ignoti ai più. Si dice che la prima impressione sia spesso sbagliata, ma su Gine Son era difficile anche solo capire quale fosse la prima impressione. Si conobbero durante un brunch organizzato dai Prince e al quale anche lei era stata invitata. Fu Vegeta, che la teneva sotto braccio a presentarle gli invitati, compresi i Son; Gohan quel giorno le sorrise cordiale come sempre, ponendo le domande di rito sulla sua vita, Gine non si scompose mentre le strinse educatamente la mano, ma cambiò atteggiamento quando Turles li raggiunse abbracciando la sua ragazza da dietro e lasciandole un bacio sulla tempia.
“Sono certo che andrete molto d’accordo, mamma. La mia Rosicheena è fantastica” i gemelli Son avevano ereditato gli occhi neri e imperscrutabili della madre, ma mentre quelli del giovane in quel preciso momento erano luminosi e gioiosi, quelli di sua madre si incupirono di delusione. Tutti gli anni passati e persino un matrimonio non bastò a cambiare quello sguardo che Gine aveva solo per Rosicheena.
 
  
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