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Autore: Mirty_92    28/05/2020    1 recensioni
"La notte insegue sempre il giorno ed il giorno verrà." (J.F.)
C'è sempre il sorgere di un nuovo giorno, ma la notte? Cosa succede quando le luci degli uffici di polizia si spengono, quando tutti (o quasi) se ne tornano a casa? Ci sono notti in cui si pensa, notti in cui avvengono o si risolvono omicidi, notti in cui si sta da soli e altre in cui si sta insieme. Ed ecco allora una raccolta di fic per tutte queste notti.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Angolo Mirty_92

Buonsalve a tutti!
Solo poche parole.
Questo è l’esperimento: una raccolta (con un numero di capitoli indefinito e senza alcun ordine cronologico ma solo dettate dalla mia ispirazione personale) di OS, drabble, Flashfic, ambientate  nelle serate che Jane e Lisbon trascorrono, o non trascorrono, insieme.
Pensieri e piccoli momenti mancanti.

Buona lettura!

Mirty_92

 

Dall’episodio 05x09 Bolide Rosso

 

Nel buio di una cucina

LISBON

Furto, violazione di proprietà e ora questo. Succede sempre così ad assecondare i piani di Jane.
Sono seduta con lui sul pavimento della cucina di una casa in vendita, nascosta dietro l’isola centrale. E tutto quello che Jane sa dirmi è: “Siamo nascosti” ghignando come un ebete appoggiato comodamente ad un armadietto.
Il mio è di rassegnazione mentre trattengo a malapena uno sbuffo e cerco di mettermi comoda a gambe incrociate.
“Che hai, Lisbon? Mai giocato a nascondino da bambina?”

“Sì, certo.” Tanto vale parlare un po’, per ingannare il tempo. Inutile intestardirsi con Jane, tanto ormai sono coinvolta nel piano. Aspettiamo l’assassino.
“E scommetto che eri la più brava a trovare gli altri.”

Guardo Jane nella penombra della stanza. Mi sfugge un sorriso. Non solo sa sempre tutto, ma sa anche molto bene come aggirare le situazioni scomode come questa. Lo sa che sono un po’ irritata con lui perché ancora una volta mi ha coinvolta in uno dei suoi giochetti al limite dell’illegalità.
“Non ero la più brava. Ero la migliore!” Se devo assecondarlo tanto vale chiarire le cose.

Un fischio basso di approvazione esce dalle labbra di Jane e io, senza sapere bene perché, arrossisco.
“Agente Lisbon: unica e sola campionessa indiscussa di nascondino. È sorprendente!”

“Andiamo, Jane. Non fare l’idiota!” Lo colpisco al braccio e lui finge di provare dolore.
“Il mio era un complimento” si finge offeso.

“No, Jane. Il tuo era uno sfottò bello e buono.”
“Non è vero!” Cerca di protestare ma stavolta non mi sfugge. È poco convincente. Mi nasconde qualcosa.

Cala un silenzio strano fra di noi e gli unici rumori che ci fanno compagnia sono quelli del traffico lontano.
“Pensavo solo che mi sarebbe piaciuto vederti da piccola giocare a nascondino. Non fraintendermi…”

Devo avere un’espressione stupefatta perché Jane si affretta a continuare.
“È solo curiosità la mia. Nulla di più.” Alza appena le spalle e appoggia la testa all’anta dell’armadietto sorridendo beato.

Decido anche io di mettermi comoda e mi appoggio come lui, sistemandomi quasi di fronte e chiudendo gli occhi. Ci vorrà del tempo.


JANE

Non riesco a smettere di guardarla mentre se ne sta lì, seduta a terra di fronte a me, un po’ impettita. Ha chiuso gli occhi forse perché non sa come comportarsi in questo momento. O forse perché è semplicemente stanca. Il fatto che sia sera tardi gioca a favore della seconda ipotesi. Ma quale altro modo divertente avrei potuto escogitare per prendere l’assassino? E poi, da un po’ di tempo a questa parte, trascorriamo troppo poco tempo insieme, io e Lisbon. E la colpa è solo mia. Sono ad un passo dal prendere John il Rosso e non posso lasciarmi distrarre da nulla. E così la sto allontanando. Con l’indizio che Lorelai mi ha dato, ho quasi finito di compilare la lista delle persone a cui ho stretto la mano. Mai indizio concreto è stato più importante per me, devo ammetterlo questa volta. Io conosco John il Rosso e John il Rosso sarà mio.
La testa di Lisbon ciondola un attimo e poi si adagia appena sulla sua spalla sinistra. Sento il suo respiro più chiaro e più cadenzato: si è addormentata. Continuo ad osservarla incuriosito e non so nemmeno perché. Fa un leggero movimento, come un sussulto involontario, ma non apre gli occhi. Schiude appena le labbra e un sussurro arriva alle mie orecchie nel silenzio ovattato della cucina.
“J-Jane… Jane… a-a-aspettami…”

Sono sorpreso. Lisbon mi sta sognando. Ok, forse non troppo sorpreso visto la frequenza con cui siamo a contatto praticamente ogni giorno, ma il fatto che il suo subconscio mi rievochi anche di notte mi fa piacere. Sorrido e decido di svegliarla anche se un po’ mi dispiace. Il mio orologio segna l’ora X. L’assassino sta per arrivare.
Vorrei toccarle una mano ma mi limito a tirarle la giacchetta, è un gesto più scherzoso, più da me.

 

LISBON 

Sento qualcosa che mi tira la manica sinistra. Mi sveglio e mi riscuoto un attimo, preoccupata. Jane mi rasserena e mi dice che è tutto apposto. Stavo solo parlando nel sonno.
“Davvero?”
“Sì, e sbavavi un pochino” la sua voce, come la mia, è solo un sussurro accennato.

Grandioso! Sbavavo un pochino! Grazie, Jane, per avermelo fatto notare con molta grazia. Ma cos’altro ha detto? Che parlavo nel sonno? Dannazione!
“Che cosa ho detto?” Sono un attimo sconvolta.

“Beh, stavi… arriva qualcuno.”
Non c’è tempo per altro. Non c’è tempo per le confessioni tra me e Jane. Il dovere ci chiama. Come sempre.

 

 

 

 

  
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