Angolo Mirty_92
Buona lettura!
Mirty_92
Sono seduta con lui sul pavimento della cucina
di una casa in vendita, nascosta dietro l’isola centrale. E tutto quello che
Jane sa dirmi è: “Siamo nascosti” ghignando come un ebete appoggiato comodamente
ad un armadietto.
Il mio sì è di rassegnazione mentre
trattengo a malapena uno sbuffo e cerco di mettermi comoda a gambe incrociate.
“Che hai, Lisbon? Mai giocato a nascondino
da bambina?”
“Sì, certo.” Tanto vale parlare un po’,
per ingannare il tempo. Inutile intestardirsi con Jane, tanto ormai sono
coinvolta nel piano. Aspettiamo l’assassino.
“E scommetto che eri la più brava a
trovare gli altri.”
Guardo Jane nella penombra della stanza. Mi
sfugge un sorriso. Non solo sa sempre tutto, ma sa anche molto bene come
aggirare le situazioni scomode come questa. Lo sa che sono un po’ irritata con
lui perché ancora una volta mi ha coinvolta in uno dei suoi giochetti al limite
dell’illegalità.
“Non ero la più brava. Ero la migliore!” Se
devo assecondarlo tanto vale chiarire le cose.
Un fischio basso di approvazione esce
dalle labbra di Jane e io, senza sapere bene perché, arrossisco.
“Agente Lisbon: unica e sola campionessa
indiscussa di nascondino. È sorprendente!”
“Andiamo, Jane. Non fare l’idiota!” Lo
colpisco al braccio e lui finge di provare dolore.
“Il mio era un complimento” si finge
offeso.
“No, Jane. Il tuo era uno sfottò bello e
buono.”
“Non è vero!” Cerca di protestare ma
stavolta non mi sfugge. È poco convincente. Mi nasconde qualcosa.
Cala un silenzio strano fra di noi e gli
unici rumori che ci fanno compagnia sono quelli del traffico lontano.
“Pensavo solo che mi sarebbe piaciuto
vederti da piccola giocare a nascondino. Non fraintendermi…”
Devo avere un’espressione stupefatta
perché Jane si affretta a continuare.
“È solo curiosità la mia. Nulla di più.”
Alza appena le spalle e appoggia la testa all’anta dell’armadietto sorridendo
beato.
Decido anche io di mettermi comoda e mi
appoggio come lui, sistemandomi quasi di fronte e chiudendo gli occhi. Ci vorrà
del tempo.
JANE
La testa di Lisbon ciondola un attimo e
poi si adagia appena sulla sua spalla sinistra. Sento il suo respiro più chiaro
e più cadenzato: si è addormentata. Continuo ad osservarla incuriosito e non so
nemmeno perché. Fa un leggero movimento, come un sussulto involontario, ma non
apre gli occhi. Schiude appena le labbra e un sussurro arriva alle mie orecchie
nel silenzio ovattato della cucina.
“J-Jane… Jane… a-a-aspettami…”
Sono sorpreso. Lisbon mi sta sognando. Ok,
forse non troppo sorpreso visto la frequenza con cui siamo a contatto
praticamente ogni giorno, ma il fatto che il suo subconscio mi rievochi anche
di notte mi fa piacere. Sorrido e decido di svegliarla anche se un po’ mi
dispiace. Il mio orologio segna l’ora X. L’assassino sta per arrivare.
Vorrei toccarle una mano ma mi limito a
tirarle la giacchetta, è un gesto più scherzoso, più da me.
“Davvero?”
“Sì, e sbavavi un pochino” la sua voce,
come la mia, è solo un sussurro accennato.
Grandioso! Sbavavo un pochino! Grazie, Jane,
per avermelo fatto notare con molta grazia. Ma cos’altro ha detto? Che parlavo
nel sonno? Dannazione!
“Che cosa ho detto?” Sono un attimo sconvolta.
“Beh, stavi… arriva qualcuno.”
Non c’è tempo per altro. Non c’è tempo per
le confessioni tra me e Jane. Il dovere ci chiama. Come sempre.