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Autore: meiousetsuna    29/05/2020    5 recensioni
Questa storia è stata pensata per il contest: Generi a catena di Dark Sider, scritta col prompt di Lita_EFP: Non aveva mai visto del sangue di quel tipo, prima
[Generi secondari: light fantasy, magic realism / Avvertimenti: mild! Language]
[Human!Crowley/Nephilim!Aziraphale]
[Parte 4/4]
Anthony J. Crowley non è stato un ragazzo fortunato. La sua famiglia non è stata di alcun supporto, anzi, al contrario, lo ha condannato a una vita molto difficile. Le persone che lo circondano peggiorano la situazione, ma un giorno, quando meno se l’aspettava, un uomo molto speciale incrocia il suo cammino. O questo è quello che crede…
Con infinito amore per questo fandom meraviglioso,
Setsy
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Hastur, Ligur
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II° parte – citazioni Johnlock qua e là
Mi scuso tantissimo, le parti sono diventate tre… grazie  chi ha avuto la pazienza di leggere il I° capitolo e sta anche leggendo questo ^-^

“Ma certo, stavo per proportelo io, se non hai impegni precedenti ne sarei felice”.
Un sorriso amaro si dipinse per un attimo sul viso di Crowley, per sparire subito dopo. Mostrare emozioni non era un vantaggio. Alla fine non si era sbagliato, perché erano tutti uguali, anzi, i peggiori erano proprio quelli ipocriti, lupi travestiti da agnelli. In pochi minuti la coppia arrivò all’indirizzo del volontario.
“Questa è una libreria, ed è chiusa per…” Anthony abbassò gli occhiali scuri per leggere meglio il cartello
“manutenzione straordinaria che potrebbe terminare alle 4pm, ma in caso il locale non fosse in sicurezza l’aperura prossima sarà rimandata alle 11am di sabato con chiusura anticipata alle 12, a meno di poter aprire direttamente lunedì pomeriggio in orario da definire”.
“Può suonare un po’ eccentrico, ne convengo, ma…”
“È chiarissimo. È la tua piccola base segreta, eh? Scommetto che sopra il negozio c’è il tuo appartamentino da scapolo, e che non hai bisogno davvero di vendere libri, sei ricco di famiglia”.
Anthony si aspettava una reazione a quel punto, cioè che il suo nuovo amico lasciasse cadere la maschera di buonismo e gli indicasse rapidamente la via per la camera da letto. O no, magari gli seccava cambiare le lenzuola. Invece quella che vide fu una genuina espressione radiosa che accese di rosa il viso a cuore di Aziraphale.
“Sei molto intuitivo, caro! Sono celibe, sì, e anche se non mi piace vantarmi, ecco… la mia famiglia è particolarmente antica, da parte di mia nonna materna si potrebbe dire che ho un lignaggio nobile, o qualcosa del genere. Ma non è importante, non è vero? Quello che conta è il cuore delle persone”.
Anthony sollevò le spalle con noncuranza, mentre seguiva Aziraphale nella libreria. Non aveva alcuna intenzione di mettersi a questionare su argomenti che non lo interessavano affatto. Quando il ragazzo entrò nel negozio fu colpito dall’atmosfera antica e preziosa del luogo: i volumi erano chiaramente di antiquariato, e tutto parlava di agiatezza e lusso. Ma l’appartamento era ben diverso, non se lo sarebbe aspettato così. Era piccolo, semplice e accogliente. La cucina, che era a vista a sinistra dell’ingresso, era in legno chiaro, il salottino era riscaldato da un caminetto, ma quello che vi si trovava di fronte era davvero il divano più brutto che avesse mai visto, con la stessa fantasia tartan dell’abbigliamento di Aziraphale, e a ben guardare tutto lo era. Le tendine. Il tappeto. I cuscini. I complementi d’arredo della cucina. Senza dire niente, spinse quella che era la porta socchiusa del bagno per tornare fuori con un’espressione quasi spaventata. L’idea di rotolarsi tra lenzuola beige col disegno scozzese lo stava mettendo alla prova, ma quando con poca educazione aprì la porta della camera si dovette ricredere. Lì tutto era del più perfetto azzurro cielo con dettagli bianchi, comprese delle vaporose tende di tulle appese al baldacchino. Crowley si lasciò cadere sul materasso morbido, facendo l’occhiolino al padrone di casa.
“Credo che tu abbia capito male”.
Improvvisamente l’atteggiamento tenero e bonario di Aziraphale era mutato; la voce si era fatta severa, e l’espressione era molto differente. Non sembrava più la stessa persona, ricoperta di zucchero come un confetto. Era autoritario, e per un breve attimo Anthony si sentì intimorito, uno stato d’animo che aveva superato ed escluso da quando suo padre era stato troppo malandato per picchiarlo e l’ultimo compagno di scuola che aveva provato a infastidirlo si era ritrovato con uno zigomo rotto.
“Stanotte tu dormirai sul divano, è molto comodo, ti prendo delle coperte e il cuscino. Presumo che resterai, perché mi sembra evidente che non hai un posto migliore, e poi vorrei controllare che tu non beva”― il tono del biondo si ammorbidì leggermente ― “so di essere stato un po’ brusco, ma ho dovuto. Sei ti va possiamo parlare, o fare una passeggiata nel S.James Park, non siamo lontano, potremmo portare il pane alle anatre, amano molto quello integrale di segale”.
“E tu lo compri apposta per loro”. Il cenno di assenso ebbe il potere di disorientare Crowley ancora di più.
“Perché sei un benefattore del mondo, ti senti in colpa di essere nato nei privilegi eh? Bè… io volevo sdebitarmi, e per dirla tutta mi piaci. Hai qualcosa di diverso dagli altri, angelo. Se ci ripensassi, stanotte, sai dove trovarmi. Credimi, non sarebbe uno sforzo”.
“Oh, insomma, ti prego!” Aziraphale era solo molto in imbarazzo, ormai, anche troppo. Si fermò a valutare qualcosa, giocherellando nel sistemarsi il papillon dell’immancabile tartan. Quel ragazzo sfrontato vestito di nero lo stava destabilizzando, era più intelligente di quanto avesse preventivato, più di chi di solito si rifugia in una bottiglia. Non aveva sbagliato nel considerarlo un punto di svolta, ma la sua morale gli stava mandando dei vistosi segnali d’allarme. Era davvero giusto quello che stava facendo o era un atto di grande egoismo? O ancora, poteva negare a se stesso di aver provato un brivido sottile guardando il corpo sottile e sinuoso del ragazzo steso sul copriletto di raso, i lunghi capelli rossi che sembravano una lingua di fuoco che tentasse di incendiare quello con cui andava a contatto? Prese un grosso sospiro, invitando Anthony a seguirlo in cucina, cominciando in silenzio a preparare un tè. Era un inglese, dopotutto. Il tè è sempre una risoluzione valida, nei momenti di difficoltà.
“Non sono stato sincero con te, Crowley” le mani paffute tremarono leggermente mentre l’acqua bollente fluiva dal bollitore alla teiera di porcellana col bordo d’oro zecchino “ne sono dispiaciuto. Ti ho mentito, e probabilmente sapendo la verità non vorrai restare”.
“Adesso parli la mia lingua, angelo” la malizia in quell’appellativo era tale da cambiare il significato del termine “forza, sputa il rospo, così mi piaci!”
Aziraphale gli servì una tazza di infuso profumato di vaniglia, sedendosi di fronte a lui, abbassando lo sguardo con aria colpevole.
“Sei stato oggetto di una scommessa”. Silenzio, non un battito di ciglia, dall’altra parte.
“Vorrei che Hastur andasse via dal centro della signora Tracy, e Ligur con lui, il suo amico speciale. Creano scompiglio e come potrei dirlo… col loro comportamento hanno vanificato alcuni recuperi per i quali avevamo faticato tanto. Abbiamo scommesso che chi fosse riuscito a convincere il primo caso con disturbi che lo obbligavano a seguire la terapia, o trovarsi di fronte al ricovero coatto, avrebbe potuto mandare via l’altro. Tracy non è d’accordo, ma lei è una gentile signora un po’ sulle nuvole, a volte ha delle ispirazioni eccezionali, altre volte si fa truffare. Sapevo di te, ma Hastur mi ha fatto pervenire un orario sbagliato per rovinare tutto, e così… ti ho praticamente rapito. Sono così mortificato, Crowley, io…”
Inizialmente fu solo un gorgóglio, poi un mezzo rantolo sconnesso, solo infine una risata aperta, un po’ rauca, che non poteva fermarsi.
“Hai puntato su di me? Di riuscire a riabilitarmi?” Crowley decise di usare quel vantaggio “Spero tu abbia scommesso anche dei soldi! Facciamo a metà?” (1)
“Denaro!? No, caro, cosa dici, non lo farei mai, non voglio guadagnare su di te, sarei solo soddisfatto della riuscita del mio piano, insomma, è per il bene di qualcuno, anche se il metodo è poco ortodosso. Mi perdoni?”
“Certo che sì, è divertente! Vi giocate la mia salvezza, mi sembra di essere in un film, o forse è un episodio di Supernatural  e siete due stregoni rivali. Comunque è interessante. Quindi posso restare qui una settimana mentre cerco un posto, e devo presentarmi alle sedute? Ci sto!”
Anthony decise che la sua era diventata una posizione di superiorità, e che se la sarebbe goduta. Calciò le scarpe e posò i piedi eleganti, senza calzini, sulla sedia di fronte a sé, per poi dondolarsi mentre beveva il suo tè nel modo che faceva innervosire tanto sua madre ― o chiunque fosse a tavola con lui, ma niente. Aziraphale gli sorrideva con gentilezza, sembrava talmente sollevato da trovarsi dell’umore di non sgridarlo per nessun motivo. Però quello spuntino non lo stava soddisfacendo per niente.
“Hai un brandy, o un cognac? O anche una birra, non sono schizzinoso”.
“Ma non ti va veramente” Aziraphale allungò una mano verso Crowley con prudenza, come temendo di spaventarlo, posandola sull’attaccatura dei capelli e passando il pollice sulla fronte.
Per un attimo Anthony rimase congelato, perché gesti di affetto non era abituato a riceverne, ma per niente al mondo avrebbe mostrato paura, specie in quella situazione. Ma questo pensiero sparì subito di fronte a un altro, molto più peculiare. In effetti, non sentiva poi questa gran voglia di alcolici. Il pomeriggio proseguì con una passeggiata al parco con annesso cono all’amarena, il suo preferito. Il gelataio aveva schioccato loro un’occhiata ambigua, il che aveva causato grande divertimento nel rosso, e molto meno in Aziraphale, che si sentì andare a fuoco quando Crowley, con indifferenza, gli prese la mano.
“Stanno pensando che sia il tuo fidanzatino, e che dopo il gelato mi comprerai un giocattolo… non so, una macchina della polizia, e poi giocheremo allo yarder che arresta il criminale, che ovviamente sarei io. Potresti dovermi torturare per farmi confessare… che c’è, ti vergogni di me? Di solito mi pregano di passare del tempo in pubblico insieme, sono io che non voglio. Quanti anni hai, angelo?”
“Quaranta, e anche se abbiamo quindici anni di differenza non è questo il punto! È che…”
Crowley si arrestò di colpo, ma senza lasciare la presa.
“Di solito mi dicono che dimostro di più, è la strada che ti invecchia prima, come hai fatto?”
“Ho letto la tua scheda, caro, ricordi? In ogni caso, anche se non vivi nella bambagia, si vede che sei molto giovane. Sei in tempo a costruirti una vita, anche per questo, insomma…”
“Sono stato un boccone appetitoso. Per la scommessa, chiaro” il ragazzo non riusciva a non essere provocatorio “visto che non sei interessato ad altro. Non ho mai dovuto pregare, ma potrei fare un’eccezione. Così, perché tu lo sappia, dormo nudo anche d’inverno;” il rumore della deglutizione di Aziraphale si distingueva benissimo “e se avessi freddo? Mi darai delle coperte abbastanza calde, mio eroe?”
“Non cercare di tentarmi, Crowley, le mie intenzioni sono oneste!”
“Anche le mie! Vorrei onestamente scopare!” Il tono di Anthony era onestamente scandalizzato. Era la prima volta che le sue armi migliori, seduzione e malizia, facevano buca. Ma cosa credeva il signor Fell,― con i suoi capelli come l’oro chiaro, la sua tenerezza, il suo trattarlo come un bambino da proteggere ―, di farla franca? Di reggere questo gioco a lungo? Probabilmente aveva paura di una denuncia, era normale. Doveva andarci piano, fargli capire che non c’erano problemi; adesso era un suo puntiglio riuscirci.
Rientrati a casa, pur mostrando di puntare i piedi ed esprimendo vive proteste, Anthony si lasciò convincere ad accettare un pigiama, per dare a intendere al suo ospite che gli dava ascolto. Era grigio, nuovo, della sua taglia. In altre circostanze avrebbe pensato di essere nel castello di Barbablù, ma la spiegazione ‘non si può mai sapere, potrei dover accogliere qualcuno all’improvviso’ per qualche motivo gli sembrò del tutto sincera. Aveva fatto un lungo bagno bollente con un bagnoschiuma al cioccolato, una profumazione perfetta per l’angelo, quasi addormentandosi per il relax. Adorava il calore e la comodità della grande vasca con i piedini di leone, e dopo mezz’ora le mattonelle tartan non gli parevano poi così orrende, davano l’idea di casa. Quando si mise seduto alla tavola apparecchiata di tutto punto con una barchetta di sushi e un sorridente Aziraphale con una vestaglia di cui avrebbe indovinato il disegno anche con gli occhi bendati, Crowley sentì un nodo nello stomaco, e non era fame.
“Itadakimasu!” Guardare Aziraphale consumare un pasto succulento era un piacere in sé; chiudeva gli occhi e assaporava ogni boccone come se fosse l’ultimo della sua esistenza terrena. Quando Crowley prese un nigiri sushi, lo bagnò abbondantemente nella soia per poi imboccarglielo con le proprie bacchette, dapprima esitò, ma poi, sorridendo, accettò il boccone. Il primo passo era fatto.
“Vorrei tanto una birra, anche un solo bicchiere”.
Era davvero scorretto miagolare in quel modo, nel presentare una richiesta. Aziraphale rimase sovrappensiero, scrutandolo con quegli occhi azzurro cielo; poi, tradendo una certa insicurezza, si girò arrivando ad aprire il piccolo frigorifero, estraendo una bottiglietta di Kirin.
“A metà, un bicchiere ciascuno. Stai andando bene, mio caro, è solo il tuo primo giorno… per favore, non farmene pentire, mi sentirei terribilmente colpevole. Un brindisi?”
“Ma certo” Crowley sogghignava sotto i baffi, convinto di stare prendendo finalmente le redini della situazione “a un nuovo inizio?”
“Spero che sia così, ne sarei tanto felice”.
Aziraphale, in simili circostanze, sarebbe stato semplicemente radioso, ma sentiva in cuor suo che la strada era ancora tutta da percorrere, e non sbagliava mai. E in aggiunta, quel ragazzo si stava scavando un posticino nel suo cuore con una velocità preoccupante; aveva detto la verità, lui e Hastur avevano scelto tra i casi peggiori, ma era difficile negare a se stesso che quando aveva puntato sul suo fascicolo, aveva anche provato qualcosa di personale. Un segno del destino? Certe vite fanno parte di un gioco ineffabile, in fondo. A proposito…
“Posso proporti qualcosina di divertente, Crowley?”
“Non un altro trucco da prestigiatore, è troppo imbarazzante!”
“Pensavo a Twenty Question, sarebbe molto carino”. (2)
Il divano sul quale avrebbe dovuto passare la notte in effetti era comodo, già si capiva sedendosi. Anthony fissò con soddisfazione il post-it sulla fronte coronata di biondo.
“Non stai facendo un piccolo imbroglio, vero? Non capisco, come faccio a non avere un vero nome?”
“Hai bruciato un’alta domanda, angelo. Te ne restano due”.
“Ma non vale! Sei un briccone!”
“Non sai quanto… comunque io sono Sherlock Holmes, l’ho capito dopo sei domande, ma volevo vederti provare, sei così ingenuo”.
Aziraphale sorrise illuminando la stanza, con l’entusiasmo delle persone buone.
“Bravissimo! Hai vinto, caro! Adesso dimmi che lavoro faccio, per favore, sono curioso”.
“Sei il dottore”.
“Dottore chi?”
Anthony si lasciò andare a una risata di cuore.
“Non ci credo, te l’ho fatto dire! Hai capito, adesso?”
“No… è una persona famosa, sicuro?  Mi prendi in giro, sarà una cosa di voi ragazzini”.
Ragazzini. Credo che questa storia stia diventato assurda”.
Aziraphale non era proprio veloce. Una volta aveva provato a fare una corsetta nel parco e si era fermato dopo cento metri, e si muoveva con gesti pacati e calmi. Ma anche se fosse stato scattante come un serpente, Crowley l’avrebbe battuto. In meno di un secondo aveva bruciato la distanza tra loro, e seduto a cavalcioni sulle sue cosce lo stava baciando, trattenendolo per i capelli setosi.

(1)= sempre battute di Sherlock, non resisto! Dalla 1x1
(2)= di nuovo, dalla 3x2 – e da ovvia altra fonte ^^

 

  
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