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Autore: Dragon mother    30/05/2020    2 recensioni
Il Natale, per Isabella è il periodo più magico dell'anno e questo in particolare, le lascerà un regalo inaspettato. Dal prologo -..per chi, per un motivo o un altro, è costretto a vivere per strada.
Ma si sa che l’amore e la magia che avvolgono questo giorno, possono rendere possibile ogni storia.
E questa è la nostra storia.-
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, James | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Buongiorno ragazze ed ecco qui il primo capitolo di questa altra mia storia.
Il prologo ha avuto una discreta visualizzazione e spero che vi piaccia anche il seguito.
Come sempre vi aspetto per un commento e vi ringrazio per l’affetto che dimostrate.
Poi vorrei dirvi che ho postato una favoletta intitolata Pippo,lo gnomo e la lumaca.
E’ una leggerezza, scritta in un pomeriggio dopo aver postato su FB una foto del mio cagnolone Pippo.
Mi è stato detto che questa frase con cui ho descritto la foto “Sembra il titolo di una favola per bambini” e da qui è partita l’idea di creare qualcosa.
Se volete perdere 10 minuti per leggerla, ne sarei felice.
Un bacio
 
 
 
 
Bella
 
E’ quasi Natale.
 
Un’altra giornata di lavoro sta iniziando per tutta New York e come tanti anche io, a quest’ora, sono già fuori casa.
Le vetrine scintillano, illuminate a festa da mille lucine appese ovunque.
Una coppia mi passa accanto, frettolosa, mentre due ragazze si specchiano nella vetrina di una gioielleria, sognando quale gioiello farsi regalare sotto l’albero.
Nei vicoli le persone si accalcano, ritardatari, alla ricerca degli ultimi regali mentre agli angoli delle strade suonano orchestrine di artisti di strada e per le stesse strade, pittori ambulanti nomadi si dilettano a disegnare immagini, in attesa di un offerta da qualche passante di buon cuore.
E li ritrovo, qui, ogni giorno, da ormai due settimane.
Con il loro strumento intonano canti e in questo periodo si dilettano soprattutto in quelli natalizi;
poco più in là c’è chi, a terra, disegna con gessetti colorati, dando vita a capolavori, proprio a pochi passi da dove sto passeggiando io in questo momento.
Ed ogni giorno uno in particolare attira la mia attenzione: sceglie spesso gli angeli o la figura della Beata Vergine, a volte con il Bambino, a volte da sola; è molto bravo e mette una gran cura nei particolari, senza curarsi che, al primo temporale, dei suoi disegni non resta più niente.
Ed anche oggi mi trovo a rimirare un altro suo capolavoro, lasciandogli una mancia nel suo cappello sgualcito.
Non manca mai di ringraziare ed io che ormai sono una frequentatrice assidua, mi guadagno anche un suo sorriso.
Scambiamo due parole, mentre sta terminando di colorare il suo ultimo disegno.
Mi racconta che gli piacerebbe cambiare zona, visitare altri paesi.
Ascolto le sue parole e penso che tutto questo è molto triste.
Accidenti, è davvero giovane, avrà sì e no la mia età ed è così solo, soprattutto ora che è quasi Natale.
 
Nessuno dovrebbe essere solo, a Natale.
 
“Ecco, ho terminato, che te ne pare?” mi chiede soddisfatto, alzandosi in piedi.
E’ molto più alto di me; indossa vestiti ormai da buttare, scarpe che a guardarle bene sembra abbiano avuto giorni migliori;
nonostante la sua barba incolta, i capelli piuttosto lunghi che ricoprono anche parte del suo viso e non mi permettono di vederlo bene, mi sembra di aver comunque intuito che ha gli occhi chiari.
Non conosco il suo nome ma l’unica volta che ho provato a carpirglielo, dopo avergli rivelato il mio, mi ha risposto
 
Io sono nessuno.
 
Da lì ho capito che non avevo nessun diritto di indagare oltre, soprattutto in una situazione così delicata come la sua.
Mi sono sempre chiesta quali possano essere le cause che ti costringono a vivere per strada, ai margini della società, in balìa di pericoli ai quali non sei preparato.
 
“E’ davvero stupendo, credo che sia il mio preferito tra tutti quelli che hai disegnato fino ad ora” gli rispondo davvero colpita da quel disegno raffigurante un angelo su di una nuvola.
“Mi fa piacere” mi risponde lui sorridendo.
Come sempre gli lascio un soldo ma oltre a quello oggi gli ho portato anche la colazione.
“Tieni, oggi ti ho portato qualcosa per colazione”
Gli allungo il sacchetto e lui lo afferra ringraziandomi.
“Ti ringrazio, sei molto gentile. Sai, non ci sono molte persone che mi offrono qualcosa da mangiare, che si avvicinano così tanto come fai tu; tendono tutti a lasciarmi un offerta, allungando un braccio e scappando via subito dopo, neanche fossi un appestato” sussurra l’ultima frase abbassando il capo, amareggiato.
Le sue parole mi colpiscono e allo stesso tempo mi rattristano.
Mio dio, quanta ignoranza c’è al mondo; prima di giudicare una persona, bisognerebbe sempre conoscerne la storia.
Molto spesso chi ci sta di fronte è una vittima.
 
“Sai che c’è, bisogna essere superiori” gli dico io cercando di tirarlo su di morale.
Le mie parole lo fanno sorridere debolmente, confermando che sono riuscita, almeno un pò nel mio intento.
Poco dopo, i rintocchi dell’orologio mi ricordano che non mi è servito a niente uscire prima se poi perdo troppo tempo.
Così lo saluto dandogli appuntamento al giorno dopo.
 
Arrivo in ufficio e trovo tutti già intenti al loro lavoro.
Tra una riunione, una videoconferenza e la correzione di alcuni bozzetti, si è già fatta l’ora di tornare a casa.
Come sempre io sono l’ultima ad andar via e spenta la luce del mio ufficio, chiudo anche il portone alle mie spalle.
Il traffico a quest’ora di punta è micidiale e impiego più del previsto per arrivare al mio appartamento.
Spero che Alice sia già a casa, vorrei proporle di uscire per una pizza, ho bisogno di svagarmi un po’.
Già, convivo con la mia amica d’infanzia Alice da quando insieme, abbiamo deciso di diventare indipendenti.
Con lei mi trovo davvero bene anche se è un po’ particolare come carattere e a volte ci scontriamo a causa delle nostre diverse idee di pensiero.
Finalmente parcheggio in garage e noto la sua auto, quindi è già tornata, penso tra me e me.
Apro la porta di casa e la sua voce squillante mi investe.
“Ciao Bella, bentornata. Com’è andato il lavoro?”
“Ciao Alice, tutto bene grazie e tu? Sei libera stasera, volevo uscire per una pizza, ti va?”
“Ah Bella mi dispiace ma non riesco; sono tornata prima ma ho un progetto da finire per venerdì. Che ne dici se la ordiniamo da asporto?”
“Ma sì dai, meglio, così stiamo anche più tranquille”
Mi faccio una doccia e un’ora dopo sto ordinando una bufalina e una capricciosa dal nostro pizzaiolo di fiducia.
Non ci mettono molto a consegnarla e quando apro la porta, James, il pizzaiolo mi saluta come se non mi vedesse da giorni.
“Ciao Bellina, ecco le vostre pizze. Dov’è quella pazza della tua amica, che ieri si è messa ad urlare con un mio cliente abituale, dentro la mia pizzeria, sostenendo che lui le avesse toccato il sedere” urla tutto in un fiato.
Davvero Alice ha fatto una cosa del genere?
“Ciao James, aspetta che te la chiamo, è salita un attimo in camera”
Ma non faccio in tempo a chiamarla che lei è già in fondo alle scale e ha sentito tutto.
“James, quello là ha davvero toccato le mie chiappette e anche se è un tuo assiduo cliente io non potevo starmene zitta” borbotta incrociando le braccia al petto.
Ma senti questa come è diventata gelosa di sé.. fino a qualche anno fa non si faceva tutti questi problemi.
“Va bene dai, non importa. Buona serata ragazze e buon appetito”
James la liquida velocemente, divertito dal modo di fare di Alice.
Lo salutiamo e ci gustiamo la pizza in santa pace, parlando un po’ del nostro lavoro e di quello che ci è successo in quella giornata.
E non so perché ma il mio pensiero vola subito a lui.
Viaggio pensando a chissà cosa starà facendo, se avrà mangiato qualcosa oltre alla colazione che gli ho portato, se avrà un posto abbastanza caldo dove ripararsi in queste fredde notti.
“Bella, Bella tutto bene?”
Alice mi riporta nella cucina, qui con lei.
Alla mia amica non ho mai detto niente di questo ragazzo, non ho mai condiviso i miei pensieri con lei ma forse è davvero arrivato il momento.
“Alice, vorrei parlarti di una cosa, però vorrei che tu mi ascoltassi fino in fondo, prima di partire a dare giudizi e sentenze” la avviso subito, conoscendo il suo carattere severo e il suo essere a volte un po’ troppo bacchettona.
Sia chiaro, è una cara e brava ragazza, anche generosa, vado molto d’accordo con lei, ma su certe cose ha idee un po’ tutte sue; a parere mio forse è perché la sua è una famiglia molto ricca e potente e lei è abituata ad avere sempre tutto e subito.
“Ok” mi dice lei” semplicemente, scrutandomi un attimo prima di aggiungere
“Prometto che ti ascolterò, fino alla fine e poi ti dirò il mio pensiero”
“Ok bene. Ti ringrazio Alice.”
Inizio a raccontarle di come a Natale, la città si riempia di artisti e orchestrine di strada.
Mi guarda con un cipiglio stranito in viso, non capendo bene dove voglio arrivare ma non mi interrompe e di questo le sono grata.
Poi decido che è il momento di parlare di lui.
Le racconto della prima volta, quando distrattamente mi sono fermata per lasciargli una moneta, attirata dal disegno di un angelo con le ali spezzate; poi proseguo fino al nostro ultimo incontro di quel mattino.
Le spiego come mi sono sentita davanti ai suoi capolavori ma anche davanti alla sua condizione di vita e le chiedo se secondo lei potrei fare qualcosa per aiutarlo più concretamente.
Mi sta fissando da alcuni minuti ma non mi sta rispondendo, posso quasi vedere le rotelline nel suo cervello che girano in cerca di una risposta.
Ma quando parla, non è esattamente ciò che volevo sentirmi dire.
“Senti Bella, so che tu hai un cuore grande e che vorresti aiutare tutte le persone in difficoltà ma a volte non è possibile. Ci sono delle associazioni, dei percorsi da poter seguire per queste persone, non devi per forza fare qualcosa tu.”
Mi mordo un labbro per evitare di risponderle perchè credo potrei offenderla.
Questa non è la parte di Alice che pensavo avrebbe parlato, questa è la Alice rigida e intransigente, la Alice influenzata fin da piccola dalla madre a non mischiarsi con chi è di un ceto inferiore.
“Certo Alice, hai ragione tu. Credo sia il modo migliore per aiutarlo. Senti sparecchi tu qui, io vado a letto, sono un po’ stanca. Buonanotte”
Le rispondo così, non dandole il tempo per ribattere e mi infilo in camera mia, girando la chiave nella serratura perché voglio essere sicura di non vederla fino a domattina.
Non è di certo vero che sono stanca, piuttosto mi sento come ferita, anche se a me non ha fatto niente, ma quelle parole mi hanno lasciato un po’ di amaro in bocca.
Mi metto il pigiama e vado a letto cercando di riposare.
 
Il mio sonno è agitato e più di una volta mi sveglio tutta sudata e scoperta.
Il mattino dopo, in casa non si sentono rumori e una volta pronta scendo come sempre a fare colazione credendo che Alice sia già andata a lavoro.
E invece me la trovo seduta in cucina, a sorseggiare il suo caffè.
Vorrei non guardarla, non salutarla e non parlarle ma mi è impossibile perché è lei a mostrare tutte quelle attenzioni verso di me.
“Ciao Bella.. caffè? Senti io.. vorrei innanzitutto chiederti scusa per ieri sera. Non dovevo essere così indifferente né tanto meno frettolosa verso il tuo racconto”
La fermo subito, non voglio che lei debba chiedermi scusa se non pensa davvero di aver dato un giudizio sbagliato.
“Alice non preoccuparti, ognuno di noi è giusto che abbia le sue idee e se tu pensi davvero quello che hai detto ieri, non devi cambiare idea solo perché mi hai ferita. E’ tutto ok, ti perdono, davvero” le dico avvicinandomi a lei.
Mi guarda con quei suoi grandi occhioni marroni e di slancio mi abbraccia.
“No Bella, sul serio mi dispiace, è che mi sembri così presa da quel ragazzo che ho paura tu ti possa cacciare in qualche guaio. Tutto qui” mi dice abbozzando un sorriso.
E’ in pensiero per me, la mia dolce e tenera amica del cuore.
“Ti ringrazio Alice ma non devi preoccuparti, non può succedere niente di brutto”
“Allora pace?” mi chiede alzando il mignolino della mano destra per suggellare l’atto.
“Pace” le rispondo io, attorcigliando il mio mignolo al suo.
Il mio cuore si alleggerisce: non avrei potuto passare una buona giornata senza fare pace con lei.
   
 
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