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Autore: Daphne_07    30/05/2020    1 recensioni
E' la mia prima fanfiction, siate clementi! La storia inizia quando Hermione, intrappolata nel ruolo di una ragazzina sempre seriosa e altera, ha 12 anni. I personaggi naturalmente cresceranno nel corso dei capitoli. Riassunto primi capitoli: Hermione, durante un attimo di distrazione, fa esplodere il suo calderone. I genitori, per punizione, la obbligano a trascorrere le vacanze natalizie con la nonna, un'acida aristocratica amante del gioco d'azzardo. La signora decide di portare Hermione con se a Montecarlo, dove la ragazzina farà uno spiacevole incontro: Malfoy. Essendo entrambi bloccati lì con i nonni e non avendo altri bambini con cui passare il tempo, i due metteranno da parte il loro astio e inizieranno a raccontarsi i loro segreti più profondi, al fine di aiutarsi a vicenda. Quando torneranno a scuola qualcosa sarà cambiato? Diventeranno le loro frecciatine solo prese in giro bonarie?
E non è finita qui: questa storia parla di un amore difficile, complicato, bugiardo e inarrivabile, che spingerà i sedicenni Hermione e Draco, insieme a tutti i nuovi personaggi che presenterò, a fare delle scelte crudeli e sconsiderate. Recensite!
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Mai fidarsi dei vasi

Allora, ma da quanto è che non aggiorno? Sarà già un mese. Mi scuso per il ritardo con cui aggiungo questo capitolo, ma mi mancava l'ispirazione... Mi sono fatta una promessa: portare a termine questa storia. Vi giuro che, mancanza di ispirazione dopo mancanza di ispirazione, arriveremo all'ultimo capitolo.
L'ho riletto un po' di volte e devo confessarvi di esserne abbastanza soddisfatta.
Vi lascio un'altra informazione: vi sarete chiesti perchè il rating è giallo o perchè nei generi c'è scritto anche "triste". Beh, per quello dovete aspettare: ho deciso di adattare lo stile di scrittura all'età dei protagonisti, e, dato che Hermione è ancora una ragazzina con linguaggio e avventure puliti, non posso ancora sbandierarvi tutta la mia trama contorta... Ciao! 


-Jane, c’è tuo marito che ti guarda- la informò Madeline, ghignando malevolmente. “Tuo marito”, ecco come chiamava Charles Mitchell, quella tediosa creatura con i capelli color caghetta e la voce più fastidiosa del mondo.
-Ahhh, ma smettila!- Hermione, stanca di sentire quelle stupidaggini, afferrò il suo piatto e andò a sedersi in mezzo a Harry e Ron. Erano tornati a scuola da appena un mese, ed Hermione doveva ammettere di non essersi più sentita male da quando aveva parlato con Malfoy.
A cena terminata, il trio si avviò verso la sala comune dei Grifondoro. Stavano quasi per imboccare una rampa di scale quando davanti a loro si schierarono Tiger, Goyle e, immancabilmente, Malfoy. Non si erano più parlati da quel “grazie” sussurrato a malapena.
-Ma vi spostate?- chiese Ron, spazientito.
-Volevamo dirvi che la vostra squadra di Quiddich fa pena- li schernì Goyle, i doppi menti che tremolavano ad ogni parola.
-Lo vedremo alla partita!- ribatté Harry, un lampo di orgoglio balenò nei suoi occhi smeraldini. Hermione non si curava di quelle loro ciance: voleva parlare con Malfoy. Desiderava tanto sapere se, alla fine, la situazione con i suoi genitori era migliorata. Cavolo, era passato un mese dall’ultima volta che avevano scambiato due frasi! Però sarebbe sembrato troppo strano appartarsi con lui…
C’erano stati dei miglioramenti: Malfoy era tornato in mezzo al vecchio gruppo di amici. Certo, aveva
ripreso a tormentare i Grifondoro, ma questo era simbolo indiscutibile della sua guarigione.
-Andiamocene- ordinò Malfoy -Non riesco più a sopportare le facce dello Sfregiato e di Lenticchia-
Harry e Ron, abituati a quelle offese, concentrarono i loro sguardi su Hermione.
-Hermione… è un mese intero che Malfoy non ti insulta più… perchè?- chiese Ron, stupito.
-Mmmm? Ah, boh- Hermione era rimasta piacevolmente sorpresa da quel cambiamento, ma non voleva darlo a vedere.
Aveva inoltre deciso di non raccontare a nessuno quello che era successo a Montecarlo: quei segreti appartenevano solo a lei e a Malfoy, e non c’era bisogno di parlarne con gli altri.
 
Il giorno dopo, puntuale come il mal di denti, si sarebbe tenuta la lezione di Allock. I Grifondoro condividevano l’aula con i Serpeverde, e questo solitamente creava delle “risse”, per quanto fosse possibile. Malfoy non indispettiva più il professore, ma, anzi, destinava tutte le sue insolenze solo e unicamente ai compagni. Ah, che bellezza! Evidentemente le cose erano andate per il meglio! Certo, sapere che i Mangiamorte stavano pianificando nuovi attacchi era un pensiero angoscioso, ma Hermione se ne sarebbe occupata presto. Bastava che lei raccontasse tutto a Silente, nessuno avrebbe sospettato di Draco.
I ragazzi entrarono in classe e notarono un nuovo oggetto: era un grande vaso con decorazioni rosse e nere, incredibilmente elegante.
-Ah, avete notato il vaso che ho vinto alla competizione per il mago più bello di sempre…- si pavoneggiò Allock, oltremodo orgoglioso del suo trofeo. Mentre gli studenti prendevano posto, lui continuò la spiegazione.
-Questo non è un vaso normale. Ovvero, tecnicamente lo è, ma per me ha un valore inestimabile- I suoi occhi si colorarono di una luce folle -Già, miei cari studenti, non so cosa potrei fare se questo vaso si rompesse… Credo che… sì… sarei capace di strozzare il colpevole… di diventare perfino più cattivo di Gazza, se questo vaso si rompesse… Pregate, pregate che non si rompa mai…- Le parole di Allock si persero in un sussurro, lasciando la classe quanto mai intimorita e inquietata. Allock sembrava fuori di testa per quel vaso, quasi fosse stata la cosa più importante del mondo. Ci teneva in modo maniacale, e io, per chiarirvi le idee, vi dirò perché: nella mia fanfiction Allock non si è macchiato di crimini contro altri maghi o di frodi di alcun genere. È solo un sempliciotto senza arte né parte, assunto per compassione. La gara di bellezza era stata la prima, primissima competizione vinta in vita sua, e Allock ne andava incredibilmente fiero. Quel vaso rappresentava tutto ciò che di maggiore aveva fatto in assoluto.
-Ma lasciamo perdere e iniziamo la lezione vera- riprese Allock, la voce melliflua e solenne -oggi vi mostrerò delle bestie orripilanti. Bestie che io, come ben saprete, ho affrontato un sacco di volte. Ciononostante per voi studenti i Pizzicorni, così si chiamano, possono rappresentare un gran pericolo. Ecco perché vi chiedo di non spaventarvi!- gli studenti, abituati alle esagerazioni di Allock, cominciarono a ridacchiare. Il professore indicò una gabbia situata vicino alla cattedra. Era coperta da un lenzuolo, in modo da aumentare il pathos degli studenti (che erano più divertiti che trepidanti).
-Perché ridete? Dovreste tremare di terrore!- Allok afferrò il lenzuolo e lo tirò lontano, con un gesto teatrale. Nella gabbia c’erano tanti esserini color melma, intenti darsi fiacche spallate. Erano la cosa più scialba che Hermione avesse mai visto.
-Ebbene, queste creaturine, note come Pizzicorni, possono essere incredibilmente diaboliche- spiegò Allock, cercando di rianimare l’”entusiasmo” degli studenti.
-Ma sono ridicoli!- esclamò Pansy Parkinson.
-Affatto!-
-E allora ci dica, cos’è che farebbero di speciale?- Allock arrossì un goccio, minimamente imbarazzato per la spiegazione che avrebbe dovuto dare.
-Loro… fanno molti escrementi- Nella classe si diffuse un boato di risate. Alcuni degli studenti iniziarono a battere i pugni sul tavolo, mentre altri, i più euforici, si rotolarono a terra. Hermione era combattuta: da un lato avrebbe voluto zittirli tutti, ma dall’altro… sentiva la risata che le raschiava la gola.
Il punto è che ci vuole moderazione: non cambiare, basta che aggiungi alla “scheda madre” un po’ di stupidaggini da bambini.
Forse aveva ragione… forse doveva essere più equilibrata… Comportarsi come una normale ragazzina non sarebbe stato tanto difficile… Forse le avrebbe fatto bene ridere un po’… E così rise. Si ritrovò a guardare nella direzione di Malfoy. Aveva bisogno della sua approvazione, del suo assenso, del suo… orgoglio? Perché tutt’a un tratto le importava quello che pensava Malfoy? Forse perché lui era stato il primo ad aprirle gli occhi, a fornirle il biglietto per la pace interiore.
E così lo guardò negli occhi…. E lui ricambiò. Fu uno sguardo intenso, di un silenzio rumoroso, insomma, qualcosa che rimase marchiato nei loro cuori. Hermione rideva e rideva, non riusciva a controllarsi, sprizzava gioia da tutti i pori. Malfoy, influenzato dalla sua euforia, cominciò a ridere anche lui… Era davvero soddisfatto, e parlo della soddisfazione di un padre. Ma loro erano questo: erano tutto. Un padre e una madre, un amico e un’amica… Beh, resterebbero altri due ruoli da citare… Ma diamo tempo al tempo, miei cari e mie care.
-Ma calmatevi…- mormorò Allock, decisamente inadatto a gestire una classe di ragazzini. Alla fine optò per la decisione più complicata: proseguire la lezione.
-I Pizzicorni producono molti escrementi, ed è questa la cosa che li rende potenzialmente letali… Una volta che si sono svuotati, rimangono fiacchi e mosci… Per favore… Signor Thomas… Signor Zabini… non rotolatevi per terra… E’ la verità… moderi i termini, signorina Bulstrode!- La lezione proseguì così, tra risate incontenibili e timidi tentativi di ristabilire l’ordine. Il tempo era scandito dai Pizzicorni: ogni minuto che passava loro diventavano più scalmanati. Evidentemente si stavano di nuovo “riempiendo”, e il trambusto creatosi in aula li stava aizzando. Allock, privo di cognizione, prese la folle scelta di aprire la gabbia: anche lui riscuoteva uno stipendio, e, per dimostrare di aver svolto il suo lavoro, doveva lasciare qualche segno… puzzolente. Il preside non era stupido, anzi, e si sarebbe stupito nel vedere che l’aula era linda e pinta.
I Pizzicorni iniziarono a svolazzare per l’aula, sempre più sfrenati e turbolenti, e… dobbiamo dirlo, iniziarono a… dare di corpo. Pansy Parkinson fu la prima ad essere colpita. Il suo urlo stizzito richiamò l’attenzione di tutta la classe, che, dopo un primo momento di meraviglia, cominciò ad essere colpita anche lei. I ragazzi si nascosero sotto i banchi, disgustati, mentre l’aula si faceva sempre più sporca. Allock, terribilmente in ansia per il vaso, si fiondò nella sua direzione, proteggendo il beneamato trofeo con tutto il corpo. Avrebbe dato un occhio per quel vaso…
I Pizzicorni parevano proiettili in perenne volo, tanto che i “ricordini” venivano sganciati dall’alto. La lezione fu un qualcosa di tragico, esilarante vista da fuori, ma drammatica se vissuta. La campanella fu accolta come una liberatrice: gli studenti si precipitarono fuori dalla classe, intenzionati a non mettervi mai più piede, mentre il professore, completamente inzaccherato, tentò di riacchiappare i Pizzicorni. Fu abbastanza semplice: quelle sporche creaturine si erano svuotate, e, piano piano, stavano tornando al solito stato di fiacchezza. In tutti i casi, l’aula restava un disastro. Allock si era lasciato sfuggire la situazione di mano, e, completamente succube della follia pizzicorniana, aveva subito quella disastrosa ora di defecazioni. Qualcuno doveva pur pulire… Il preside non sarebbe stato affatto felice, anzi… Con un caos del genere l’avrebbe licenziato su due piedi.
Hermione e Malfoy stavano uscendo per ultimi, e così il professore, deciso a non imbrattarsi ancora di più, ebbe un’idea brillante (brillante per noi popolo dramionesco): -Granger… Malfoy… Venite qui a mettere tutto in ordine- la cosa suonò incredibilmente ingiusta, tanto che Malfoy si ribellò subito.
-Ma no, le ha dato di volta il cervello?, è tutta colpa sua, non ci penso nemmeno a ripulire!- Allock sospirò, esasperato.
-Vi prego… Vi aumenterò i voti…- li supplicò, i lucciconi agli occhi. Malfoy, dal vero stronzetto che conosciamo, fece spallucce e si avviò verso l’uscita. Anche la nostra protagonista imputava ad Allock tutto quel disastro, ma non poté restare indifferente alle implorazioni del professore. L’Hermione diligente era ancora viva e vegeta, e nulla avrebbe potuto attrarla più dei buoni voti.
-Io ci sto-
-Ti servirà una mano…- Allock tirò su col naso.
-Posso chiedere a Ron-
-Sì, ma… tutta la classe è già scappata… di Weasley non c’è più nemmeno l’ombra…-
-Oh… resta ancora Malfoy- constatò Hermione, amareggiata. I due ragazzini, nonostante avessero condiviso i loro peggiori segreti, erano ancora legati dalla vecchia rivalità: nulla li accomunava meglio di un bel litigio!. I lori caratteri forti erano inevitabilmente destinati a scontrarsi, complice la cocciutaggine che mettevano in tutte le cose. Insomma, sarebbero sempre stati un bisticcio ambulante.
-Io non ci penso nemmeno, Granger. Pulisci da sola-
-Ma signor Malfoy… Lei ha dei pessimi voti in tutte le materie… esce da una fase trasgressiva… è sull’orlo della bocciatura… le farebbe bene qualche buon voto- Malfoy rabbrividì: la prospettiva di una bocciatura non gli piaceva affatto. Perdere l’anno, gli amici e il rispetto gli avrebbe dispiaciuto assai… Borbottò qualcosa di incomprensibile, e poi, dopo aver elargito una smorfia seccata, assentì.
-Bene… Bravi, ragazzi- Allock batté le mani, simile ad un neonato compiaciuto. Schioccò le dita e davanti ai due studenti comparvero stracci, secchi e detersivi.
-C-cosa?- balbettò Malfoy, totalmente scombussolato.
-Non potete pulire con la magia, ragazzi: niente incantesimi fuori dall’orario scolastico-
-Ma lei è uno s- Hermione, lesta, gli parò una mano davanti alla bocca. Non fosse mai che Malfoy le impedisse di accaparrarsi qualche buon voto!
-Bravi, ragazzi… Ma ricordatevi una cosa: fate attenzione al mio vaso. Giuro sulla mia stessa vita che vi faccio espellere, se quel vaso si rovina. Sono stato chiaro?- chiese, minaccioso. Hermione si sentì rabbrividire, agghiacciata da quell’improvviso cambiamento di toni. Cavolo, ci avrebbe messo una mano sul fuoco: dal volto di Allock, la minaccia dell’espulsione non sembrava affatto un’esagerazione.
Allock uscì dall’aula, lasciando i ragazzini soli… con il vaso.
-Forza, Malfoy- Hermione aveva già afferrato secchi, acqua e detersivo.
-Forza cosa? Fai tu- Malfoy si sedette su un banco, un’insopportabile aria di strafottenza stampata in faccia.
-Cosa? Non è giusto! Tu prenderai buoni voti senza aver fatto niente! Sei totalmente scorretto! Non ci sto! Sei uno scansafatiche! Perché dovrei fare tutto io?- gli chiese Hermione, furente.
-Perché uno, io non ho mai usato un detersivo in vita mia. Due, non ne ho la minima voglia. Tre, sei tu la donna qui-
-E questo cosa diamine c’entra?- Hermione poggiò le mani sui fianchi, con fare imperioso.
-C’entra appunto che sei una donna, e le donne puliscono. Gli uomini sanno bene cos’è una donna- rispose lui, con aria ovvia e saputa.
-Ah sì? E allora cos’è una donna, Malfoy?- ringhiò Hermione, i denti digrignati e gli occhi ridotti ad una fessura.
-Le donne…- Malfoy sospirò, atteggiandosi come un vecchio e saggio marinaio -Le donne sono piacevoli oggetti destinati al divertimento di noi uomini. A parte te: tu parli troppo, Granger- Hermione boccheggiò per qualche secondo, completamente sconvolta. Quel porco… quel maiale… come si era permesso di affermare una tale assurdità?! Hermione voleva cavargli gli occhi, sì, diamine, sarebbe stata soddisfatta solo quando Malfoy l’avesse implorata di smettere. Afferrò uno straccio già lercio e rigido di suo, poi, con occhi assatanati, lo appallottolò ben bene su se stesso, in modo da renderlo il più duro e compatto possibile. Una volta che ebbe creato il proiettile perfetto, lo lanciò nella direzione di Malfoy, decisa a fargli male. Cacchio, se sarebbe stato divertente! Sarebbe stata la cosa più divertente che avesse mai fatto. Peccato che Malfoy, la vista di un’aquila, si fosse schivato appena in tempo da evitare lo straccio… che andò a sbattere contro il vaso di Allock. Il trofeo cadde dal piedistallo su cui era poggiato, cadendo rovinosamente a terra e frantumandosi in mille pezzi. Hermione mandò un grido, e Malfoy, lungi dal sentirsi rilassato, corse nella direzione dell’incidente.
-Oh merda! Merda!- esclamò lei, in preda al panico.
-Sei una totale imbecille, Granger! Guarda cos'ha provocato il tuo fottuto straccio!- le imputò, cercando di dissociarsi da quel casino.
-Cosa? Non giocare allo scarica barile con me, Malfoy! È anche colpa tua, sei tu che mi hai fatta arrabbiare!-
-Sì, ma sei tu che hai lanciato lo straccio!-
-Volevo colpire te, non il vaso!-
-E invece hai colpito proprio il vaso!-
-Smettila di… cavoleggiare!-
-Si dice “cazzeggiare”, Granger-
-E chissenefrega!- Hermione cominciò a stropicciarsi gli occhi. Doveva pensare a qualcosa…
Hermione afferrò due piccoli cocci e cercò di unirli insieme. Vedendo che, chiaramente, la cosa non funzionava, iniziò a svalvolare.
-E calmati! È solo un vaso merdoso- disse Malfoy, che cercava di tranquillizzare più se stesso che Hermione.
-E’ il vaso merdoso, Malfoy, e noi l’abbiamo appena rotto!-
-Smettila di urlare, vuoi farci sentire da tutta la scuola?-
-Prima o poi lo verranno a sapere!-
-Ripariamolo con una magia!- Hermione accolse con entusiasmo quell’idea. Afferrò la sua bacchetta e richiamò alla memoria tutti gli incantesimi riparatori.
-Mmmmm… Impermissum Prohibere! Reparo!- Le magie andavano a vuoto, e il vaso restava tale e quale com’era.
-Perché non va?- piagnucolò Hermione.
-E smettila di lagnarti! Probabilmente i giudici di quel maledetto concorso l’anno stregato, sai, per evitare che potessero venire creati doppioni. Bisognava prevenire qualsiasi tipo di falsificazione, e così avranno reso il vaso impermeabile ad ogni forma di magia… inclusa quella riparatrice- Hermione si mise le mani nei capelli, mentre Malfoy, frustato anche lui, prese a stringere i pugni e a sibilare bestemmie.
-Granger, non ho idea di cosa fare…-
-Zitto!- esclamò Hermione, tutt’un tratto: le era venuta un’idea, e aveva bisogno del silenzio più totale per formularla appieno. Quel suo cervellino valeva tutti i soldi del mondo!
-Okay, ho pensato ad un piano. Allock non tornerà in quest’aula prima di lunedì, dato che oggi è venerdì, e questo significa una cosa: abbiamo tanto tempo prima che la verità venga a galla. Dobbiamo solo procurarci un vaso simile e metterlo al posto di quello vecchio. Non credo che se ne accorgerà, soprattutto se ritocchiamo le disuguaglianze con la magia-
-Bella idea, ma… dove lo troviamo un vaso simile? Dovremmo uscire da Hogwarts, lo sai- Hermione si morse un labbro, rendendosi conto che il suo piano non stava in piedi: non potevano uscire da Hogwarts, altrimenti rischiavano l’espulsione!
-Allora non lo so… non mi viene in mente nient’altro…-
-Ma cosa diavolo dici? Era un ottimo piano! Infrangiamo le regole- Suggerì Malfoy, convinto ed entusiasta.
-Sei impazzito?! Ci espelleranno!-
-Non se non ci facciamo scoprire- Malfoy sembrava alquanto sicuro di sé.
-No, no, no…-
-Granger, non ti ricordi? Moderazione. Smettila di fare il cazzo di robot invasato e aiutami!- Hermione sbuffò, rendendosi conto che l’infrangere le regole era inevitabile.
-Il fine giustifica lo scopo, Granger-
-I mezzi, Malfoy- Lo rimbeccò Hermione, che già si sentiva nervosa.
-Sì, qualunque cosa dica quel proverbio babbano… Allora, non perdiamo tempo: usciremo questa stessa notte. Blaze conosce un passaggio segreto che porta da Hogwarts a Hogsmeade: lì troveremo di sicuro qualche bottega di vasi artigianali-
-Un passaggio segreto?- chiese Hermione, sia corrucciata che allibita.
-Esatto… Ma tu promettimi che non spiffererai niente ai prefetti- Malfoy la guardò fisso negli occhi, e, quando i loro sguardi si incrociarono, Hermione sentì un brivido attraversarle la schiena. Però no… non era un brivido… era una scarica elettrica.
-No…-                                                                                                                                                                               
-Bene. A metà del corridoio del terzo piano si trova la statua di una strega orba… Bisogna colpirla tre volte con la bacchetta e poi dire “Dissendium”. A quel punto si aprirà una lunga galleria che porta dritta dritta al retrobottega di Mielandia. Lì i negozi chiudono tutti a Mezzanotte, e quindi noi avremo abbastanza tempo per portare a termine la nostra missione. Poi tu farai un incantesimo di rimpicciolimento e ci metteremo il vaso nella tasca. Metteremo tutto a posto il giorno dopo- Hermione era meravigliata: Malfoy si stava dimostrando più pratico e sveglio di quanto Hermione potesse credere. Sì, il suo piano non faceva una piega.
-Va bene… quando ci incontriamo?-                  
-Stanotte, quando i Prefetti Serpeverde fanno la ronda. Loro… ehm… mi devono un favore, e chiuderanno un occhio su ogni nostra infrazione- I ragionamenti di Malfoy erano così veloci, solidi…
-Che ora?-
-Alle undici e mezza, vediamoci davanti alla Sala Comune dei Serpeverde- Malfoy toccò i cocci del vaso con la bacchetta, e quelli, velocemente, scomparvero. Meglio così: non dovevano lasciare tracce.
Hermione finì di pulire l’aula di Magia Oscura il più in fretta possibile, sentendosi già sporca di delitto. Il punto però era un altro: l’anno precedente aveva infranto un sacco di volte il coprifuoco, ma quello era stato con Harry e Ron. Adesso si trattava di incontrare Malfoy all’una di notte, senza niente, niente, che potesse nasconderli. E se per caso qualche Grifondoro li avesse visti? Meglio non pensarci.
Hermione decise di non raccontare niente a Harry e Ron: loro mal sopportavano Malfoy, e nulla li avrebbe turbati più di quella terribile e stravagante notizia. Si astenne dal conversare con loro tutto il giorno, troppo addolorata dal dover raccontare una bugia dopo l’altra. Malfoy, invece, sembrava un mago delle frottole: mentiva e mentiva, facendo credere a tutti che quella sera non avrebbe fatto nulla di speciale.
 
Le undici e mezza arrivarono anche troppo velocemente. Hermione si alzò dal letto, ancora avvolta nella sua camicia da notte, e prelevò dal suo armadio il cappotto più caldo e comodo che possedeva. Si vestì in religioso silenzio, temendo che le sue compagne avessero potuto vederla. Cavolo, le sarebbe piaciuto raccontare qualcosa a Madeline, ma lei non si era fatta vedere tutto il giorno… Era sola, completamente sola, e stava andando all’appuntamento di Malfoy. No, non usiamo questo termine: appuntamento. Hermione provò il voltastomaco nel sentire quella parola.
Percorse corridoi e scale in punta di piedi, sentendosi avvolgere dal manto freddo e tenebroso del buoi. I sotterranei aggiungevano quel pizzico in più di inquietante mistero, e Hermione desiderò come non mai di trovarsi ancora nel suo letto. La bacchetta gettava una debole luce su pavimenti, mobili e pareti, facendo assumere loro forme quasi grottesche.
Eccola, la Sala Comune dei Serpeverde. Hermione era in anticipo (come sempre) e aspettò qualche minuto prima che Malfoy si presentasse.
-Malfoy, sei in ritardo- lo rimbeccò lei.
-Io non sono in ritardo, sono gli altri ad essere in anticipo- rispose lui, sicuro, lasciandola di sasso. Eh sì, quel ragazzino era un suo degno rivale.
-Senti, Malfoy, non fare l’idiota-
-Non faccio l’idiota, ma tu, Granger, vedi di lasciarmi stare-
-Cavolo, ma lo capisci che io non voglio grane?! Facciamo che per questa notte tu devi fare tutto quello che ti dico io-
-E’ così che inizia la maggior parte dei film porno-
-Chiudi quella bocca e muoviamoci!-
Camminarono in silenzio fino al terzo piano, contenendo anche il respiro. Malfoy non sembrava agitato, ma Hermione, che era diventata stranamente abile nel riconoscere il suo stato d’animo, capì che in lui si agitava una grande apprensione. Perché non voleva mostrarsi spaventato? Fare il “fico” era davvero così divertente?
-Eccoci- sussurrò Malfoy, puntando la bacchetta contro la statua della strega.
-Dissendium- A quella formula magica, la parete cominciò a tremare. Dietro la statua si aprì un piccolo spazio, accessibile solo alle persone esili.
-Menomale che non mi sono portato Tiger- bofonchiò Malfoy. Hermione trattenne una risatina isterica. I due entrarono nel tunnel, e, non appena ebbero compiuto i primi passi in avanti, la parete si richiuse automaticamente.
I passi dei ragazzi rimbombavano, minacciosi, in quello stretto e angusto spazio. Faceva abbastanza freddo, ma i due, tesi com’erano, sentivano solo il rumore della loro ansia.
-Siamo quasi arrivati, Malfoy?- chiese Hermione.
-Sì, quasi-
-Volevo chiederti una cosa…- Hermione non riusciva più a trattenersi, e, complice la curiosità tipica dei bambini, si sentì in dovere di fare quella domanda.
-Che cosa?-
-Con i tuoi genitori… è andato tutto a posto?- Malfoy aspettò qualche secondo prima di rispondere, e Hermione temette che la situazione fosse peggiorata ancora.
-Sì… tutto bene- rispose lui, asciutto.
-Bene…- Hermione era incredibilmente sollevata.
-Loro mi hanno parlato… e mi hanno detto che mi vogliono bene perché sono il loro bambino… cioè, ti rendi conto che cosa mielosa?- Malfoy cercò di riprendere il solito contegno duro e menefreghista, simulare le emozioni era la sua specialità. Hermione si ritrovò a sorridere: era sinceramente felice di quel cambiamento.
-Quindi… gli hai parlato? Gli hai detto che gli volevi bene?-
-Gli ho parlato- Perché sviava tutti i temi più zuccherosi?
-E gli hai detto che gli volevi bene?-
-Sì- pronunciò lui, a denti stretti.
-Bravo Malfoy!- si complimentò Hermione.
-E tu… ti sei ancora sentita... male?-
-No, credo di aver trovato me stessa- I ragazzini camminarono in una nuova armonia.
-E… Malfoy? Cosa pensi di fare con i seguaci di tu-sai-chi? Dobbiamo sventare il loro complotto, lo sai benissimo- Hermione era decisa ad estirpare ogni forma di male.
-I miei hanno detto che, per adesso, in molti si sono rifiutati. Non credo che troveranno abbastanza ex-seguaci da riformare il loro esercito… In tutti i casi bisogna tenersi in guardia- Hermione sorrise. Malfoy era, sotto sotto, sotto sotto, sotto sotto sotto sotto sotto, un ragazzo degno di stima.
-Parliamo con Silente?-
-Va bene… ho solo paura di una cosa-
-Cosa?-
-Che mio padre venga a scoprire che sono stato io a fare la spia-
-Non credo…- A Hermione sarebbe dispiaciuto molto. Teneva realmente alla famiglia Malfoy, e non voleva che il loro rapporto si incrinasse di nuovo.
-I tuoi genitori vogliono riformare l’esercito? E’ il loro maggior desiderio?-
-Sono volubili. Adesso che hanno bene in mente i pericoli che correrebbero, quel folle sogno li ha già abbandonati. È quello che succede alla maggior parte dei Mangiamorte, ecco perché ti dicevo che non c’era da preoccuparsi. L’importante è che mio padre non venga designato come il loro capo, perché, in buona fede, ti assicuro che è l’ultima delle sue intenzioni-
-E va bene. Hai fatto la cosa giusta, bravo- Hermione sentì il bisogno di fargli un complimento, di mostrargli tutta la sua ammirazione. Malfoy era coraggioso.
-Non mi serve la tua adulazione, Granger- le rispose Malfoy, sprezzante. Hermione cercò di non esplodere in un mare di insulti.
Videro che in fondo al tunnel risplendeva una luce calda.
-Siamo arrivati?-
-Sì- I ragazzini sgusciarono nel retrobottega, e, cercando di dare meno nell’occhio possibile, uscirono in strada.
-Siamo due ninja!- esplose Hermione, con i nervi al massimo della tensione. È risaputo che, dopo un momento di grande ansietà, si prova un desiderio immane di sfogare tutta l’adrenalina accumulata. Hermione, senza un motivo preciso, scoppiò in una risatina isterica. Era così incredibilmente sollevata!
-Cosa ridi, Granger?- Hermione continuò a ridere, incurante di quella domanda. Il cipiglio interrogativo di Malfoy incrementò la sua risata, rendendola ancora più euforica.
Anche Malfoy sentiva il desiderio di sfogarsi, e così, aizzato da Hermione, iniziò a ridere anche lui. Era una risata sciocca, incontenibile, che attirò gli sguardi di parecchi passanti. Non appena il primo eccesso di risa si fu placato, Hermione riacchiappò la solita razionalità.
-Andiamo a cercare un negozio di vasi- Malfoy assentì con un cenno del capo.
-Chiediamo informazioni a qualcuno- Hermione si avvicinò ad una vecchia strega capellona.
-Mi scusi, sa per caso se qui c’è una bottega di vasi? Sa… vorrei fare un regalo… a mia madre- Hermione cercò di essere convincente, e forse ci riuscì anche troppo.
-Ma dove sono i vostri genitori, bambini? Vi siete persi? È tardi e fa freddo- La vecchia non aveva tutti i torti: senza le uniformi Hermione e Malfoy dovevano essere parsi due comuni bambini.
-No, no, va tutto bene… Un negozio di vasi?-
-Sicuri che non volete aiuto? Dai, vi do una mano a cercare i vostri genitori. Come sono fatti?- Com’era invadente!
-Dobbiamo andarcene- sussurrò Malfoy.
-Ma come? Questa ci sorveglia-
-Mmmm… Tu segui quello che faccio io- Hermione inizialmente rimase un po’ confusa, ma, quando Malfoy distrasse la vecchia indicando un negozio a caso, la ragazzina non ebbe più dubbi: bisognava correre.
Malfoy si girò di scatto e, senza che la vecchia riuscisse a capire bene quello che stava succedendo, lui e Hermione scapparono via. Quella situazione esilarante, l’adrenalina, il brivido, tutto, insomma, innescarono la risata più dannatamente incontrollabile che Hermione avesse mai fatto. Era una situazione al limiti del normale: lei e Malfoy che scappavano da una vecchia a Hogsmeade nel cuore della notte.
Corsero fin quando la fatica ebbe la meglio, e, come se il destino avesse predisposto ogni loro tappa, i ragazzini si fermarono proprio davanti ad una bottega di vasellame e vari.
-Ma che cazzo di fortuna!- esclamò Malfoy. La sua sboccataggine strappò un sorriso a Hermione, che, inspiegabilmente, sentiva di starsi divertendo.
-Entriamo- Il proprietario del negozio era un vecchietto dal basco porpora e i pantaloni a scacchi. Il negozio strabordava di ogni tipo di cianfrusaglia, tanto che Hermione temette quasi che il negoziante fosse stato sepolto dalla mercanzia.
-Salve, bambini. Come mai tutti soli a-
-No, glielo giuro, non siamo soli. Nostra madre ci aspetta fuori dal negozio. Vorremmo comprarle un regalo- mentì Malfoy, ribaltando con maestria l’intera situazione.
-E va bene. Cosa volete acquistare? Una statuetta? Una bambola di porcellana? Sappiate che tutte le cose che vendo qui sono state private della magia. Hogsmeade, infondo, accoglie anche oggetti babbani- spiegò il vecchietto.
-Vorremmo un vaso… bello grande, possibilmente alto settanta centimetri e largo quaranta. Se avesse lo sfondo rosso sarebbe il massimo…- Hermione pregò che l’artigiano avesse tutto l’occorrente.
-Sì, certo che ce l’ho! Da Udinì potete trovare di tutto e di più!- Il vecchietto si immerse nel suo mare di cianfrusaglie, e, dopo qualche minuto, ne riemerse reggendo un vaso praticamente uguale a quello di Allock.
-Grazie! Quanto le dobbiamo?-
-Cinquanta galeoni- Hermione rimase di sasso: non aveva immaginato che i prezzi fossero così alti. Malfoy sembrava sia stupito che corrucciato, la generosità non era il suo forte.
Alla fine, i due sborsarono venticinque galeoni a testa, senza mancare di maledire mentalmente il vecchietto.
-Ecco il vostro acquisto, ragazzi. È un po’ grandino, volete che ve lo rimpicciolisca con una magia?-
-Sì- concordò Hermione, a cui qualche servizio-omaggio pareva il minimo che il vecchietto potesse fare. Alla fine ripose il mini-vaso nella tasca e si avviò verso l’uscita.
-Sono contento che siate passati di qui, ragazzi. Sapete, non viene più molta gente…- il vecchietto sospirò, malinconico.
-Beh, non mi sorprende, con questi prezzi- sbottò Malfoy, poco incline a tenere la bocca chiusa nelle questioni di denaro. Hermione, come ormai era abituata a fare, afferrò Malfoy per il braccio e lo portò via.
-Uff, sei proprio un attaccabrighe- Strano, nella sua voce c’era un retrogusto bonario.
-E chisseneimporta. Torniamo al castello, sto gelando- Mentre i due camminavano per le stradine di Hogsmeade, Malfoy le confidò ancora: -Sai una cosa, Granger? Io mi sono divertito- Non seppe nemmeno lui perché aveva detto quella frase. Semplicemente, gli era venuta voglia di parlare. Non aveva sentito il bisogno di reprimere le proprie emozioni, forse perché Hermione era una delle poche persone che lo facevano sentire a suo agio. Beh, e come dargli torto? Quella ragazzina non solo aveva ascoltato il suo peggior cruccio, ma era anche riuscita a risolverlo.
-Anche io mi sono divertita, Malfoy- Ammise Hermione, a cui non dispiaceva affatto un po’ di sincerità.
-Allora il vaso lo ritocchiamo domani?-
-Basterà qualche incantesimo basilare, ci penso io stasera. Domani lo riportiamo nell’aula di Magia Oscura e tutto tornerà a posto-
I due ragazzini si rimisero a letto con il sorriso sulle labbra.
 
   
 
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