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Autore: NyxTNeko    31/05/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Avignone, 23 luglio 

Napoleone aveva letto sui giornali la notizia della morte di Marat, mentre era in viaggio per raggiungere l'Armata del Sud, ubicata ad Avignone, sotto il comando del generale Jean-François Carteaux. Fu spedito urgentemente da Du Teil, dopo aver visto gli ottimi risultati ottenuti dal giovane ufficiale corso nelle settimane precedenti.

L'omicidio dell'Ami du Peuple, in sé per sé, non lo aveva sconvolto più di tanto, non aveva mai avuto particolare ammirazione per quel montagnardo, pur comprendendo la sua importanza a livello nazionale; ai suoi occhi Marat era fin troppo reazionario ed estremista. Aveva alimentato a dismisura la violenza dei sanculotti e dei popolani, che lo preoccupavano, a causa della loro incontrollabilità. "Le masse danno i loro frutti quando sono tenuti a freno dallo Stato" pensò convinto, seduto sul carro più grosso della carovana, contenente barili di polvere da sparo e altre munizioni "Ma al momento non vi è alcuna stabilità politica".

Nell'istante esatto in cui elaborò questo concetto, un fosso fece sobbalzare sia il carro sia lui. Si ridestò spaventato da quell'improvviso sussulto, controllando che tutto fosse al suo posto - State tranquillo, capitano - sorrise il cocchiere al suo fianco, vedendolo sbiancare dalla paura - È tutto sotto controllo, non abbiamo perso nulla lungo il cammino...

- Meno male - rispose Napoleone, lo guardò fugacemente, risollevato - Non voglio smarrire per strada nemmeno la più piccola quantità di polvere, è più preziosa dell'oro per me - aggiunse ribadendo quel concetto per l'ennesima volta.

- Certamente capitano - fu la risposta del cocchiere, il quale tentò di mascherare la smorfia scocciata che più volte aveva mostrato involontariamente al giovane, ogni volta che ripeteva quella frase. Aveva intuito il carattere facilmente suscettibile del ragazzo, non doveva essere un tipo facile, seppur dimostrasse notevoli capacità di organizzazione. Era riuscito a mettere su delle spedizioni, se così potevano chiamarsi,  funzionali e veloci, nonostante i rallentamenti dovuti alle pessime condizioni delle strade. Con molta probabilità non era ciò a cui aspirava "Ma la vita non ci dà sempre quello che desideriamo" disse in cuor suo l'uomo.

Napoleone aveva preso la carta della zona e tra un balzo e l'altro tentava di controllarla, tenendola sulle gambe sottili. Imprecava sottovoce, era davvero arduo riuscire a trovare qualcosa sul foglio senza evitare di rovinarlo. Il cocchiere, trovandolo in difficoltà, esclamò - Siamo quasi arrivati capitano, riponete pure la mappa

Il corso si voltò di scatto verso di lui e lo fissò - Come fate a saperlo? Conoscete queste strade a memoria? - lo interrogò quasi ansioso. Desiderava solamente scendere a terra, e avere, così, un terreno decisamente stabile sotto i piedi, quei continui balzi gli scombussolavano lo stomaco e gli provocarono, di conseguenza, dei conati di vomito. Era molto simile, se non peggio, ad un viaggio per mare. Inoltre era quasi buio ed era conveniente, per entrambi, sostare nella zona della città in cui ci fosse un reggimento, le strade francesi di notte erano tutto fuorché sicure.

Il cocchiere allargò il sorriso - A parte quello, cittadino, è il chiasso proveniente dai tumulti ad avermi aiutato più della memoria - ammise l'uomo mestamente. Napoleone rammentò delle condizioni in cui versava quel pezzo di Francia, dilaniata da lotte interne. Lo sapeva assai bene, le aveva vissute sulle sua pelle, tuttavia appartenevano al passato. Ciò che contava era riuscire ad arrivare il più in alto possibile in poco tempo, non aveva alcuna voglia di attendere anni prima di poter avere un comando o un avanzamento di carriera soddisfacente.

Soprattutto perché aveva ricevuto, poco prima di partire, una lettera da suo fratello Giuseppe che gli diceva che i soldi messi da parte e le retribuzioni delle commissioni diplomatiche erano comunque insufficienti per poter pagare tutto, per questo la madre e le sorelle più grandi si arrangiavano con piccoli lavoretti, vendere la frutta ai mercati, ad esempio, e facevano il bucato assieme alle lavandaie di Marsiglia.

Quelle condizioni erano inaccettabili, secondo Napoleone, non perché disprezzasse quel tipo di mestiere, ma perché gli doleva il cuore pensare a tutto quello che avevano perduto sulla loro isola: era essenziale, vero, però era quanto meno gratificante affinché potessero mantenere un profilo alto, assieme al nome. Giurò a sé stesso che avrebbe fatto di tutto per recuperare l'antico lustro e cancellare l'onta che si portavano dietro dalla Corsica.

Nel frattempo, Carteaux, denominato da tutti il generale pittore per via del suo precedente lavoro a corte, prima dello scoppio della Rivoluzione, e fiero sanculotto, a ricordare la sua umile origine, da quando era stato nominato generale incaricato di sedare le continue rivolte antigiacobine, da poche settimane in realtà, si preparava ad assediare i ribelli.

Seppur ad Avignone vi fosse un importantissimo deposito di munizioni, aveva bisogno di uomini capaci di sistemare l'artiglieria. Non aveva una preparazione militare adeguata, eppure la Convenzione, sollecitata dal suo spirito sanculotto, lo aveva subito fatto generale e lo aveva spedito in quell'armata. Gli uomini che si erano presentati al suo quartier generale erano competenti quanto lui. Uno di questi aveva intravisto il convoglio ed era corso ad avvisarlo.

- Ottimo! - emise il generale pittore, ciondolando sulla sedia, per nulla turbato dalla facenda rivoluzionaria, lisciando i baffi corvini che esibiva con orgoglio e fierezza - Avete visto anche chi era a capo del convoglio? - chiese sempre con tono sicuro.

- Non bene, generale, ma dovrebbe essere un giovane da come mi è stato riferito - confessò il sottoposto.

Carteaux si sedette composto, poi si alzò bruscamente - Non poteva esserci occasione migliore per me - sogghignò sornione al pensiero che finalmente se ne sarebbe potuto andare da quella città infernale. Da quasi due anni Avignone aveva scelto di essere francese e non più un possedimento papale e tra i vari ribelli vi erano dunque i religiosi, punzecchiati dai parroci e alti prelati, allo scopo di impedire alla Rivoluzione di attecchire definitamente. Un caso simile a quello vandeano.

- Certamente generale - confermò prontamente il sottoposto sollevando la testa al suo passaggio, per poterlo osservare meglio. Era imponente, raramente si trovavano in giro, in quei tempi, uomini della sua altezza e stazza. In molti stentavano a credere che fosse stato solamente un pittore prima e che avesse abbandonato precocemente gli studi militari. Suo padre fu un dragone sotto i Borbone.

- È dunque questo il reggimento dell'Armata del Sud? - fece Napoleone quando si fermò, contemplò il suo stato miserando, lo sguardo rapace si focalizzò sull'accozzaglia di militari che si stava riversando nelle taverne e nei bordelli per trascorrere un'altra serata di sfogo e baldoria. Sul suo viso si dipinse il disgusto - Posso capire il perché non siano riusciti a sopprimere quei maledetti rivoltosi finora, sono più organizzati questi ultimi a loro confronto... - sospirò profondamente. In che mani era finito l'esercito?

- Sì - riferì il cocchiere scendendo agilmente prima di lui con un balzo - E poco lontano c'è l'accampamento del generale Carteaux - specificò indicandogli l'abitazione dell'ex pittore.

Napoleone alzò le sopracciglia, non era stupito del nome, anzi, si era informato su di lui al pari di tutti i comandanti delle varie armate, conosceva persino quelli di Parigi. Il cocchiere gli stava parlando del generale pittore, il capitano, indispettito, lo fermò - Non m'interessa gentaglia come lui, sono qui solo perché mi ha spedito Du Teil, una volta data una mano, ce ne andremo a Tarascon e Beaucaire, per recuperare altri carri, alcuni li lasceremo al generale e una volta sistemati torneremo al reggimento, passando per Marsiglia - mise subito in chiaro le cose il giovane.

Malcelava la rabbia che provava, lui che studiava da anni, possedeva una preparazione, specialmente nel suo campo, impeccabile, costretto non solo ad organizzare convogli, ma pure a sottostare a uomini come Carteaux, degli imbecilli ignoranti di qualunque argomento riguardante tattica e guerra, figuriamoci di artiglieria, fatti generali in quanto noti nei circoli rivoluzionari. Si era passato da un eccesso all'altro, escludendo ancora una volta il merito.

- Tutto chiaro capitano - disse il cocchiere, comprendendo lo stato d'animo del giovane ufficiale. Doveva essere davvero frustante essere in una situazione del genere, specialmente negli anni migliori dell'esistenza. La rivoluzione avrebbe dovuto essere il riscatto della gente comune e anche di chiunque aveva dedicato anni e anni di vita alla carriera militare, guadagnando gradi consoni alla loro preparazione.  

- Riposatevi pure voi, io vado a supervisionare il materiale, almeno mi terrò impegnato per il resto della nottata - riferì Napoleone quasi rassegnato. Era più un modo per frenare i suoi istinti che arrendevolezza vera e propria - Buonanotte - gli augurò e sparì tra i carri.

Balzò dentro il più grande e si mise ad ispezionarlo, a lume di candela, facendo particolare attenzione a non fare colare la cera sulla polvere. Nell'altra mano teneva il taccuino su cui aveva segnato il tutto meticolosamente, poggiò la candela a terra e sfogliò il quadernetto, elencando sottovoce le quantità, contava i barili, alzando e abbassando la testa ripetutamente.

Segnava sulle pagine ciò che era abbondante e ciò che al contrario mancava - Di questi dovremmo fare rifornimento - passava al carro successivo e così via, muovendosi agile e silenzioso, come quella calda notte d'estate avignonese. Il resto dei militari la trascorreva divertendosi e scatenando addirittura delle risse fra loro. Napoleone restava guardingo e accorto, era nel buio assoluto che i ribelli più astuti agivano e, sicuramente, non si sarebbero fatti attendere nel vedere quel ben di Dio attraverso i quali ricaricare le proprie armi.

24 luglio

Fortunatamente non ci furono attacchi o incursioni e l'alba arrivò, ricordando a tutti, specialmente ai soldati, che era il momento di tornare a combattere. Napoleone, poggiato al carro, a braccia conserte, attendeva che arrivasse il generale o qualche suo sottoposto per discutere e suggerirgli qualche tattica da adoperare per sottomettere la città. Il cocchiere se ne stava al suo posto, non voleva intromettersi nelle questioni prettamente militari, che non gli competevano. 

- Vi ha mandato il generale Du Teil giusto? - domandò uno degli aiutanti di campo di Carteaux giunto da lui a cavallo - Potevate chiedere un colloquio con il comandante, vi avrebbe certamente accolto, cittadino... ehm... il vostro nome? 

- Buonaparte, capitano d'artiglieria Buonaparte - lo informò il ragazzo pacato - Sarebbe stato controproducente disturbare la vostra serata spensierata - chiarì Napoleone senza scendere troppo nei dettagli. L'altro ufficiale rimase colpito dalla compostezza di quel giovane ufficiale d'artiglieria, in particolare da quegli occhi grandi e intensi, lo scrutava insistentemente, mai aveva incrociato tale sguardo prima, capace di far impallidire chiunque - Posso ipotizzare che il generale abbia bisogno di un piano efficace per sbarazzarsi di questi rivoltosi, ma non sa come fare, essendo poco istruito al riguardo - emise il ragazzo d'un fiato.

- S-sì, esattamente - confermò l'altro e suggerì di seguirlo - Siete davvero perspicace nonostante la vostra età - sottolineò imbarazzato l'uomo. Non che ci volesse chissà quale intelligenza per capire che fossero in una situazione precaria, il modo deciso con cui aveva gli aveva detto quella frase indicava il suo spiccato spirito di osservazione.

Napoleone prestò scarsa attenzione alle sue parole, chiese in prestito uno dei cavalli dal cocchiere e si accodò all'assistente, raggiungendo in un baleno il quartier generale di Carteaux. Una tenda ampia, dentro il quale il generale stava facendo colazione, accanto agli altri aiutanti di campo e sottoposti, che ricapitolavano le evoluzioni delle giornate precedenti - Generale, ecco l'artigliere che ci mancava, il capitano Buonaparte - avvertì quest'ultimo.

- Perfetto, se volete accomodarvi, capitano - lo invitò Carteaux bonariamente.

Il corso si levò il cappello ed entrò, diede una rapida occhiata all'ambiente, una tenda piena di cianfrusaglie di discutibile gusto, sparsi qua e là, e oggetti religiosi, probabilmente trafugati dalle chiese, Avignone ne era piena, che stonavano con la figura colossale, virile, del generale e l'aria tutt'altro che sacrale del quartier generale. Dopodiché rivolse gli occhi agli altri ufficiali, intenti a consumare il pasto in tutta tranquillità, tra una discussione e l'altra.

Ciò confermò le sue supposizioni: Carteaux era soltanto uno stupido incapace che perdeva tempo a mangiare quando c'era una rivolta da sedare. Se ne stava comodamente seduto, i piedi poggiati sulla scrivania, leccandosi le grossa dita sporche di glassa appiccicosa. Al corso si chiuse lo stomaco - Prego favorite, a giudicare dal vostro aspetto, non toccate cibo da giorni - rise il generale accompagnato dai presenti, chi velatamente, chi spudoratamente.

- Dispiace dover rifiutare un invito tanto gentile - si scusò Napoleone trattenendo l'ira e l'irritazione. Quella scenetta gli ricordò gli anni accademici, non avrebbe potuto dimenticare le risatine sottecchi, le umiliazioni, gli scherzi all'apparenza innocenti. Erano stato traumatico, oltre che terribile. Ingoiò la saliva e riprese - Ma sono qui per indicarvi solamente quello che dovreste fare, una specie di consiglio, per liberarvi da questa incresciosa faccenda - gli ricordò il giovane. Si stupì anch'egli dell'autocontrollo dimostrato, forse stava migliorando davvero, oppure era solo una sua impressione.

- Siete molto efficiente, ragazzo, non vi concedete nemmeno del tempo per riempire il vostro stomaco - ridacchiava ancora. Napoleone strinse i pugni e ringhiò tra i denti, sperò che nessuno se ne accorgesse,  l'atteggiamento di Carteaux era insopportabile, così come la sua confidenza. Chi gliel'aveva data? Soltanto perché era generale e più anziano di lui, credeva di poter fare e dire ciò che voleva?

- Si dà il caso che i ribelli non aspettino i vostri comodi, generale - bofonchiò tra i denti  Napoleone. L'ultima cosa che voleva era di compromettersi con un imbecille del genere. Si avvicinò a lui e liberò la cartina dagli stivali sporchi e dalle briciole, puntò il dito su un punto ben preciso che aveva individuato subitamente e ricominciò - Inoltre ho analizzato la conformazione della città e le varie abitazioni, tra queste potrebbero esserci le basi dei ribelli - elevò lo sguardo su di loro, si fermarono simultaneamente, era riuscito a catturare la sua attenzione. Allungò la mano sulla penna d'oca, la intinse nell'inchiosto e concentratissimo iniziò a tracciare dei segni sulla mappa - Per cui dovreste piazzare delle batterie nei punti che vi indico e il gioco è fatto, generale, la città sarà vostra, garantito

Era un piano semplicissimo, la sua efficacia risiedeva proprio in questo, molte volte si perdevano le battaglie basandosi su tattiche complicate e spettacolari, dimenticandosi dell'obiettivo principale: vincere. Il generale lo approvò seduta stante, i suoi sottoposti non furono da meno e come ritemprati, abbandonarono l'indolenza mostrata fino a qualche istante prima e si misero all'opera.

Napoleone, con inconsueta modestia, diede una mano nella gestione dei cannoni e di altri pezzi d'artiglieria, trasportandoli di persona e aiutando chiunque fosse in difficoltà, preparò persino la polvere da sparo. Fu per Napoleone l'occasione per mettersi lievemente in luce e compiere qualcosa di diverso dall'organizzazione di convogli a cui era destinato. "Chissà, qualcuno si ricorderà di me, un giorno, e potrebbe chiamarmi al suo servizio".

Buonaparte, una volta assolto il suo compito straordinario, in cui aveva dato prova di instancabilità e preparazione, stranamente decise di non partecipare alla presa della città, che il generale aveva previsto per quella stessa giornata, e fece quanto aveva programmato la sera prima, lasciò loro parte dei carri, si rifornì abbondantemente.

- Perdonate l'attesa - si scusò con il cocchiere che lo aveva pazientemente aspettato.

- Non preoccupatevi, capitano, è mio dovere - ammiccò l'altro comprensivo. 

Rincuorato dalla bontà d'animo dell'ormai compagno di viaggio, il giovane corso saltò su e insieme ad egli imboccò la strada per Tarascon, vicino ad Avignone, seguendo il corso del Rodano. Il fiume sarebbe stata la loro bussola, la loro guida sicura. 


 

 

   
 
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