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Autore: Saruwatari_Asuka    31/05/2020    0 recensioni
[Probabile Spoiler per Shinsou]
[Shinoji -of course- TodoBaku -con accenni KiriBaku e DekuBaku-]
[Fluff - nonsense]
--
Shinsou l’ascoltava solo con un orecchio, l’altro era impegnato a capire se sentiva qualcosa da quel fagotto di abiti. Tipo perché la coda che spuntava da essi pareva un po’ più piccola di come avrebbe dovuto essere.
Idem per Todoroki, che era inginocchiato accanto alla zazzera bionda che, incastrata nella maglia nera troppo larga, stava lottando con uscire all’aria aperta.
Ma forse era un gatto.
Più o meno si comportavano così, i gatti.
Doveva essere un gatto anche quello che si stava facendo strada dalla maglia bianca di Ojiro.
“Mi dispiace, mi dispiace tantissimo! Tornerà tutto normale da solo, ma non so bene dirvi quando! Mi dispiace ancora, chiedo ancora scusa! Addio!”
Shinsou allungò un braccio verso di lei, ma non riuscì a dire niente.
Non che ci fosse niente da dire. O chiedere.
Lei aveva detto tutto e la testolina bionda che era sbucata dai vestiti con l’aiuto della codina rendeva impossibile confondersi ancora.
O sperare.
Era proprio Ojiro.
E quell’altro era Bakugou. Preciso spiccicato.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hitoshi Shinso, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Mashirao Ojiro, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 3

 

 

 

Mashi-chan!” All’urlo acutissimo di Ashido, il piccolo Mashirao si girò, guardandola.

Aizawa era ancora accanto a lui e a Bakugou, dopo averli riportati in dormitorio alla fine dell’orario di lezione, e per qualche motivo per prima cosa alzò gli occhi su di lui, come a chiedere il permesso di andare.

In qualche modo, pur avendo tenuto i bambini da solo per appena un’ora e averli mollati tutto il resto del tempo a All Might e Eri, era comunque riuscito a far valere la sua autorità.

Almeno su Ojiro.

Bakugou neanche lo calcolava.

Appena entrato nel dormitorio, infatti, era corso verso Midoriya. Non credeva, Aizawa, che avrebbe mai visto quella scena prima della sua morte, Bakugou che va a cercare Midoriya e lo tirava per la manica, per attirare la sua attenzione.

E che gli parlava normalmente.

Ah, i bambini. Che creature strane.

Fece un cenno del capo a Ojiro e quello, dopo essersi aperto in un timido sorriso, corse verso Ashido che ancora lo stava aspettando.

Appena lo ebbe vicino, Mina lo prese da sotto le ascelle e lo tirò su, ad altezza viso. Per qualche ragione Mashirao arrossì di botto, la coda che disegnava piccoli cerchi nell’aria.

“Vuoi giocare con noi, piccolo tenero Mashirao?”

A-a che cosa?”

“Stavamo per giocare a Uno, vero Tooru-chan? Giocate anche voi, Momo-chan? Ochako-chan? Tsuyu-chan? Kyoka-chan?”

“Sì, va bene!”

“Perché no.”

“Io ci sono, kero.”

Ashido, mettilo giù. Questa è violenza su minori!”

“Ah, giustappunto! Visto che sei qui, Shinsou-kun, vieni vieni! Gioca con noi!”

“Non mi interessa,” sospirò lui. “E Uno non è un gioco per un bambino di cinque anni.”

“Perché no?” mormorò il diretto interessato, ancora in braccio a Mina che pareva del tutto intenzionata a non lasciarlo scendere, “Non ci posso giocare?”

“Sì che puoi,” fece Shinsou, “Ma non penso che ti possa piacere. E’ un gioco di carte e tu sei piccolo.”

“Però posso provare lo stesso?”

“Oh, Shinsou, ho un’idea!” trillò Hagakure, prendendolo per il braccio, “Vieni vieni!”

Shinsou sospirò, “Faccio a meno volentieri dalle vostre idee. Siete pericolose, tu e Ashido...”

“Oh, quante storie!” rispose lei, “Su vieni, vieni!”

Lo fece sedere quasi a forza a capotavola e Shinsou, seppur controvoglia, seguì il movimento.  Una volta che fu seduto, prima ancora che potesse lamentarsene, Ashido gli piazzò sulle ginocchia il piccolo Ojiro e Tooru gli passò le carte.

“Ma...”
“Così lo aiuti tu a giocare, no?”

“Non è una cattiva idea,” rise Kyoka, continuando a passare le carte anche alle altre ragazze, “Perché tu stai iniziando adesso a leggere e scrivere, vero piccolo?”

Mashirao annuì, “Sì,” disse, per poi alzare il capino verso l’alto, per poter vedere come riusciva Shinsou, “Scusa fratellone...” mormorò, quasi in imbarazzo.

Neanche fosse stata sua l’idea e non di quelle due squilibrate.

Dio solo sapeva come facesse Sero a stare insieme a quella pazzoide di Ashido, anche se in effetti neanche Hanta era sano di mente.

Sì, a pensarci si somigliavano pure troppo.

Dio li fa e poi li accoppia, si dice.

“Non ti preoccupare,” sorrise, carezzandogli la testolina bionda e scarmigliandogli tutti i capelli. L’adulto non glielo faceva fare, quindi perché non approfittarne adesso. Il piccolo Ojiro non fece neanche caso di avere adesso tutti i capelli alla rinfusa e invece fissava il piano di gioco come se ne fosse davvero interessato.

Forse lo era. In fondo le ragazze facevano sempre una gran confusione giocando e sapevano come renderlo divertente.

“Tocca a te, piccolo,” sorrise Ochako, “O un cinque o un numero rosso,” lo aiutò.

Ojiro abbassò gli occhi sulle sue carte, che era Shinsou a tenere su in modo che fossero tutte alzate e le altre non potessero vederle. Non lo aiutò a scegliere, ma sorrise quando Mashirao puntò il ditino su un cinque blu e alzò gli occhi su di lui.

“Si, quello va bene,” gli disse, prendendolo per la vita per evitare di farlo cadere quando lui prese la carta e si allungò sul tavolo per poggiarla perfettamente sopra le altre.

All’urlo di Ashido, sobbalzarono entrambi.

“Ma sei matta?!”

“Ma io non ce l’ho il colore blu! Cattivi!”

“Scusa...”

“Non devi chiedere scusa, Mashirao,” sogghignò Shinsou, “Queste sono le regole del gioco.”

“Uffa! Siete cattivi, così devo pescare!”

“Facciamo così, pesca anche per me, Mina-chan!” esclamò Jirou, buttando giù un più quattro a cui Ashido rispose con un enorme gridolino.

“Mostro, Kyoka-chan!”

“Ma che avete da urlare tanto?” s’intromise Satou dalle scale che stava ancora scendendo.

In mano aveva un enorme vassoio con uno dei suoi famosissimi dolci e a Ojiro venne subito l’acquolina in bocca.

“Mina non ama perdere!”

“Ah, capisco. Volete una fetta di plumcake?”

“Sì!”

Satou rise dell’entusiasmo di Ojiro e ancora di più quando Shinsou starnutì uno, due volte di fila, stuzzicato dalla peluria della coda di Ojiro che da quando Satou era comparso con il dolce non faceva altro che scodinzolare.

“Ma a proposito di dolci, io l’avevo fatto per i bambini,” esclamò Satou porgendo a Ojiro il suo piatto, “Dov’è finito Bakugou?”

“Era con Deku-kun prima,” rispose Ochako, “Non so dove lo abbia portato...”

 

Midoriya tirò subito fuori il cellulare, leggendo di sfuggita il messaggio di Shinsou e tenendo d’occhio nello stesso momento Bakugou.

Era più complicato del previsto.

Bakugou era una peste, questo lo ricordava da sempre. Il problema era che l’idea di essere alla Yuuei lo aveva anche reso iperattivo, adesso, più del solito quantomeno, ed era tutto il pomeriggio, dal momento esatto che era rientrato in dormitorio, che lo portava avanti e indietro per tutta la scuola.

Voleva vedere la palestra, la piscina, la mensa –per fortuna vuota in quel momento- e tutti i luoghi dove anche All Might aveva studiato. Anche lui era stato così i primi giorni prima dell’inizio delle lezioni, elettrizzato all’idea di essere così vicino al suo sogno e di vedere il luogo dove All Might era stato formato per diventare il meraviglioso eroe che era riuscito ad essere. Quindi lo capiva.

Ma non riusciva a smettere di essere ansioso: era meglio se non si facevano vedere, che succedeva se incontravano qualcuno della B –anche se a quell’ora probabilmente erano tutti quanti in Dormitorio a studiare per il giorno successivo- o se qualcuno li riconosceva? E poi, soprattutto, non riusciva a smettere di pensare a Todoroki.

Quando erano rientrati dalle lezioni, avevano trovato Bakugou, Ojiro, Eri e Aizawa nella saletta. Aizawa se ne stava seduto placidamente annoiato sul divano, palesemente voglioso di andare a fare altro, tanto che era Eri che si stava occupando dei bambini. Ormai aveva quasi otto anni, era una bambina molto più solare e serena adesso, stava imparando a controllare il suo reale potere a piccoli passi, aveva anche iniziato ad andare a scuola con altri bambini quell’anno –Aizawa non si era sentito di farglielo fare prima per sicurezza, non volendo che il suo potere facesse erroneamente del male a qualcuno- e questo si manifestava bene nel modo in cui riusciva a gestire i due bambini più piccoli. Non tanto Ojiro, lui non era un problema, ma anche Bakugou le dava retta –più o meno.

Almeno finché non l’aveva visto.

“Ah, Deku!” aveva sbottato, correndogli incontro, “Eccoti! Ci hai messo un sacco!”

“Mi...dispiace, Kacchan. Tu stavi giocando con Erichan?”

“Io non gioco con le femmine! Ci ha fatto vedere come si fanno le mele caramellate e adesso ci stava raccontando di come gli eroi l’hanno salvata. Bello, eh?  Gli eroi sono proprio incredibili!”

“Ah, ecco perché la stavi ad ascoltare...” aveva ridacchiato Midoriya, spostando l’attenzione su Erichan che gli aveva rivolto un gran sorriso, salutandolo con la mano libera mentre con l’altra teneva quella di Ojiro.

Sarebbe stata un’ottima sorellona, si era ritrovato a pensare, prima che Bakugou se lo trascinasse via. O meglio, ci provasse, e lui decidesse quindi di seguirlo.

Aveva alzato solo gli occhi verso Todoroki, scusandosi in silenzio. Avrebbe anche voluto vedere l’espressione dell’altro, ma non aveva fatto in tempo.

E dopo un’ora era ancora lì che girava, su e giù, di qua e di là.

Almeno Bakugou era tranquillissimo. Non l’aveva mai visto così. Cioè, saltellava praticamente sul posto, ma per il resto non dava fastidio a nessuno.

Anzi, era tenero a vederlo così.

Kacchan, ti va se torniamo indietro? Non hai voglia di fare merenda?”

Bakugou alzò su di lui uno sguardo di estrema sufficienza. “Sei proprio scemo, Deku. Sei alla Yuuei e pensi solo a mangiare! Non ci pensi che se giriamo per bene e guardiamo tutto potremmo anche incontrare All Might in persona?”

Midoriya, per tutta risposta, mosse le mani davanti al viso, agitato, “Ah, no, non è possibile che All Might sia qui, Kacchan! E’ assolutamente impossibile! Vieni adesso andiamo a fare merenda, coraggio, sono sicuro che la torta di Satou-san ti piacerà. Cioè non che io sappia com’è la torta di Satou-san eh cioè neanche che lui di solito faccia torte voglio dire...-”

Deku, ma che stai dicendo? Parli troppo veloce, non si capisce niente!”

“Perfetto così, non importa se non hai capito nulla! Forza, forza, vieni a fare merenda!”

“Ma io...Aspetta! Uffa, non vale che tu adesso sei più grosso e riesci a trascinarmi! Deku!”

Ma Midoriya lo ignorò volutamente, continuando a camminare verso il dormitorio. Non era cattiveria né reale svogliatezza di stare con Bakugou, anzi era contento e quella situazione gli creava tanta nostalgia.

Ma aveva davvero terrore di quello che poteva succede ad incontrare qualcuno...o All Might. Non che Bakugou potesse riconoscerlo, era impossibile, lui stesso non l’avrebbe mai riconosciuto se non l’avesse visto con i suoi occhi.

E poi era preoccupato anche per Todoroki. Gli dispiaceva per l’amico e non avrebbe mai voluto che ce l’avesse con lui per quella storia.

A lui Bakugou non interessava, era solo un caro, vecchio amico. Quasi un fratello, non fosse che Bakugou non lo trattava affatto con lo stesso garbo. Anche se era molto migliorato, negli anni, non era più un problema considerarlo un suo caro, carissimo amico. E un buon compagno d’allenamento e combattimento.

Però poteva anche capire che magari Todoroki rischiava di prenderla un po’ sul personale.

Non era così sciocco da non capire certe cose così ovvie.

 

“Allora dov’è questa merenda? Mi hai trascinato fino a qui, adesso la voglio!” sbottò Bakugou, entrando per primo di nuovo in dormitorio, Midoriya al seguito.

Todoroki era seduto sul divano ma neanche li guardò, almeno non sembrava lo stesse facendo. Lo vide però stringere la presa sul libro che stava leggendo, o facendo finta di leggere.

Povero Todoroki. Doveva parlargli. Per forza. Solo che per dirgli cosa?

Bakugou-kun, vuoi anche tu una fetta di plumcake?” chiese cordiale Satou, avvicinandosi con il dolce già affettato in mano.

“Sì, adesso la voglio! La mia deve essere più grande, però!”

“Non avevo dubbi,” se la rise Satou, mentre tagliava la fetta richiesta.

“E da bere?”

“Oh, beh...posso farti una spremuta. Non ci avevo pensato...”

“La spremuta va bene,” affermò Bakugou, sedendosi a terra al tavolino basso per poter mangiare in santa pace.

Praticamente davanti a Todoroki.

Avrebbe voluto fare qualcosa per loro due, sul serio, ma con quel Bakugou tornato bambino c’era poco da fare. Non si fidava granché neanche di Kirishima, maltrattava tutti. Non era questione di fiducia o sfiducia, come poteva esserlo per il piccolo Ojiro.

Semplicemente era Bakugou.

Che lo conosceva da anni.

S-senti, Todoroki-kun...”

Mh? Che c’è, Midoriya?”

“Beh, ecco...-”

“Smettila di far tremare il tavolo, Mina-chan, kero!” la voce di Asui lo interruppe prima ancora che potesse iniziare a parlare.

Accidenti.

O forse per fortuna.

Voleva davvero consolare il suo amico, Midoriya, ma che dire? E come?

“Oh, ma siete davvero cattive, ve la prendete sempre con me! Non sono io!”

“Allora se non sei tu chi è?” domandò anche Shinsou, ma stava già guardando la bottiglia e l’acqua al suo interno che già aveva iniziato a ondeggiare.

In pochi secondi quello che all’inizio sembrava solo un lieve tremore diventò molto più forte. La bottiglia d’acqua si rovesciò a terra e a giudicare dall’enorme botto dal piano di sopra, qualche mobile doveva aver ceduto. O forse era caduto qualcosa da librerie e scrivanie.

“Il terremoto!” urlò Uraraka, alzandosi in piedi.

“State tutti quanti calmi!” tuonò la voce di Iida dai divani dietro di loro, “Non succederà nulla! Il dormitorio della Yuuei di certo non ci cadrà in testa!”

“Ma le nostre stanze alla fine saranno ridotte un disastro!” gracchiò Tooru.

“Pensate che dovremmo uscire?” chiese Sero, guardandosi intorno, “Voglio dire, non ci cadrà in testa, ovvio, ma sembra bella forte...”

“Bakugou?!” Todoroki alzò di scatto il capo, cercando Katsuki con gli occhi. Se era da solo...ma non era da solo.  Si era già avvicinato a Midoriya, come sempre da quando era tornato bambino. E se non era con lui, era con Kirishima e Kaminari.

Lui era troppo noioso per un bambino.
Ma quantomeno, era al sicuro. Non sarebbe crollato nulla ma, in caso, c’era Midoriya a proteggerlo.

Non ci poteva fare nulla per quello, dopotutto Bakugou conosceva Midoriya fin da quando erano bambini e quindi, costretto in un posto nuovo, era ovvio si attaccasse a qualcuno che già conosceva bene. Era del tutto normale.

Per questo non poteva proprio farci niente se Bakugou passava tutto il tempo con Midoriya e per lui non aveva che smorfie. Non poteva trattarlo come trattava l’adulto.

Era un bambino.

Solo un bambino. E ancora di più adesso, in quella falsa tranquillità che non riusciva a nascondere, non a lui, quegli occhioni rossi e spaventati.

“Dura anche tanto...” mormorò Midoriya, guardandosi intorno. La tv sembrò sul punto di cadere, ma Shoji era già lì a sorreggerla.

Sorprendendolo, la mano di Bakugou, che era accanto a lui, cercò la sua e gli prese subito due dita, stringendole forte nel pugnetto. A guardarlo, però, si dimostrò già bravo a dissimulare la paura.

Ojiro non sembrava intenzionato ad essere altrettanto fintamente coraggioso, invece. All’ennesimo botto dal piano di sopra, infatti, aveva arpionato il braccio di Shinsou con entrambe le mani.

Tremava come una foglia, lo vedeva da lì.

Shinsou si alzò in piedi, tenendolo fra le braccia e carezzandogli la schiena e i capelli. “Va tutto bene, Mashi, è tutto apposto. Qua siamo al sicuro.”

Mashirao singhiozzò, stringendosi ancora di più a lui, “Ho paura...”

“No, no, va tutto bene! E’ tutto apposto!”

Alla sua età, ricordò Midoriya, anche lui aveva sempre paura durante i terremoti. Piangeva sempre come un pazzo e solo sua madre riusciva a calmarlo. Però per quanto piangesse, Bakugou non l’aveva mai preso in giro, in quelle occasioni spaventose.

Erano le poche volte che non lo chiamava piagnone o femminuccia.

Ma da bambino non aveva mai notato quanto anche Bakugou avesse paura, per lui era forte e coraggioso. E voleva essere come lui, lo ammirava tanto.

Adesso che era grande, e si ritrovava quel piccolo Bakugou vicino, si rendeva conto di quanto si fosse sbagliato. Ma non su tutto, però.

Lo ammirava comunque, per il suo coraggio.

Bakugou attirò di nuovo l’attenzione di Midoriya, tirandogli la manica, “Scommetto che hai paura, Deku,” gli disse, ma il tono era appena un sussurro. “La Yuuei non...non crolla. Fifone.”

Midoriya sorrise, abbassandosi alla sua altezza, “Hai ragione, Kacchan, non crolla,” sussurrò, sforzandosi di non carezzargli i capelli solo per quieto vivere, anche se era abbastanza certo che non gli avrebbe detto nulla sul serio, stavolta.

Pareva davvero spaventato. Tanto che, infatti, all’ennesimo tonfo dal piano di sopra sobbalzò anche lui.

“E’ tutto apposto, Kacchan.”

“Lo...lo so bene. Che...che credi?”

“Perché non finisce?!” gracchiò Ojiro, che invece era sul punto di piangere nonostante Shinsou cercasse di consolarlo come riusciva.

Ma non era davvero in grado. Proprio no.

“Voglio andare a casa!”

Bakugou si morse il labbro, forte, “A-anche io...” pigolò.

“Oh, no, no, no, Kacchan! Non...non...”

“Cavolo non ci credo! Sta piangendo?!” la voce di Kaminari risultò acuta come al solito, ma stranamente non troppo sul punto di ridere.

I-io non piango!”

“No, certo che no!” sorrise invece Kirishima, indicandogli il soffitto, “E poi guarda, guarda, ha quasi finito. Il lampadario è quasi fermo!”

Bakugou alzò pian piano gli occhi, lucidi e sgranati, e come lui anche Ojiro fece lo stesso gesto, ancora ancorato alla felpa di Shinsou.

“Ha...ha finito?”

“Pare di sì,” sorrise Shinsou, carezzandogli i capelli come poteva. La coda, infatti, gli si era ben arpionata al polso. Non che gli impedisse troppo i movimenti, ma aveva paura di fargli male, strattonandolo.

V-visto Deku? Che...che ti avevo detto? Non...non crolla la Yuuei...”

“Eh, già...”

Il professor Aizawa aprì la porta di botto, in quell’esatto momento. Li guardò ad uno ad uno e poi fissò i due bambini, uno ancora in braccio a Shinsou e l’altro che teneva ancora la mano di Deku, ma adesso guardava Kirishima che faceva le boccacce.

“State tutti bene?”

“Certo che sì, prof!” esclamò Sero, “E’ antisismica la Yuuei, no?”

“Ovvio,” sbuffò Aizawa, “Ma la scossa è stata molto forte. Andate a controllare se ci sono stati danni al piano di sopra e mettete tutto in ordine.”

“Sì, professore!”

“Uffa, ma subito?!”

Shinsou stava per ribattere che lui ci sarebbe andato più tardi, perché non aveva minimamente intenzione di lasciare il piccolo Ojiro da solo né portarselo di sopra a vedere il caos della stanza, che sicuramente c’era stato.

I libri, la sveglia, di sicuro tutto quello che aveva sulla libreria era venuto giù. La scossa doveva essere stata poco profonda o molto vicina a loro.

Ad ogni modo, non era sicuro che il piccolo Mashirao fosse abbastanza tranquillo, gli tremava ancora fra le braccia e gli teneva ancora la felpa ben salda nei pugnetti.

Aizawa lo guardò appena con la coda dell’occhio, lui e poi Bakugou, che era nella stessa situazione e di cui pareva si stesse prendendo cura Kirishima, e non sembrò avere nulla in contrario perché non aggiunse altro.

Anzi annuì, a nessuno dei due in particolare, come se fosse soddisfatto ad ogni modo.

Non sapeva di cosa. Di lui non di certo, che si limitava a stare lì col bambino in braccio e carezzargli la schiena.

Forse era per Kirishima.

Lui era bravo coi bambini. Di sicuro stava facendo un sacco di idiozie o facce buffe, perché Bakugou rideva così di gusto che non si era neanche accorto che Midoriya si era allontanato.

In effetti, con tutte le figures di All Might che aveva nella stanza, doveva essere preoccupato che si fosse rotto tutto. Con quello che costavano.

Qualcuno gli picchiettò sulla spalla, ma non sentì voci a chiamarlo. Girandosi, vide che c’era solo Koda.

Strano, lui di solito gli stava ben alla larga. In effetti, era completamente la sua antitesi, il timido Koda, nonché a pensarci bene il suo perfetto rivale: non parlando, non avrebbe potuto usare su di lui il suo Quirk. Per fortuna non si era mai ritrovato contro di lui.

“Oh...” la vocina di Ojiro tremava ancora, ma riuscì a staccargli la mano dalla felpa per allungarla verso il compagno di classe. Si accorse solo in quel momento che in braccio Koda aveva il suo coniglietto bianco. “Il coniglietto sta bene?”

Koda annuì ripetutamente.

“Ha avuto paura anche lui?”

Koda annuì di nuovo, più volte. Ojiro non sembrava fare molto caso al fatto che l’altro non rispondesse mai a voce, invece fissava gli occhietti neri e vispi dell’animale.

“La mamma dice sempre che gli animali sentono il pericolo prima di noi. Se è tranquillo significa che va tutto bene?” chiese ancora Mashirao, fissando stavolta Koda. Che neanche a dirlo, annuì di nuovo.

“Ma certo che va tutto bene,” fece anche Shinsou, approfittandone subito.

Aveva smesso di tremargli fra le braccia, quindi si era tranquillizzato anche lui. Meno male.

Koda aveva avuto una splendida idea a prendere quel coniglio e portarlo lì in salotto.

“Che, alla Yuuei si possono portare anche gli animali?!” gracchiò Bakugou, venendo verso di loro, Kirishima al seguito, “Solo se hai il permesso di uno dei professori,” gli rispose al posto di Koda.

“E’ così carino!” esclamò Ojiro, “Sembra soffice! Posso accarezzarlo?”

“Io voglio giocarci!” tuonò Bakugou, “Mettilo giù, dai! Sbrigati!”

Shinsou alzò gli occhi al cielo, anche se Koda aveva già annuito e si era piegato per far arrivare il coniglio alla loro altezza.

Così anche lui fece scendere subito Ojiro, “Certo che potresti essere un po’ più educato, Bakugou,” sbuffò.

Osservò Ojiro solo un po’, poi decise che andava bene. Sembrava tranquillo lì a giocare con il coniglio e Koda si occupava di loro, quindi si avvicinò a Kirishima.

“Dov’è finito Todoroki? Perché molla quella bestiaccia a te e Midoriya ogni volta?”

“Bella domanda,” sussurrò Kirishima con lo stesso tono di voce, concitato, “Credo che sia un po’ geloso. Forse? Insomma...Gira che ti rigira Bakugou se ne sta sempre dietro Midoriya.”

“Per forza, è l’unico che conosce qui!”

“Lo so, ma sai com’è: tu non saresti geloso se fossi al suo posto?”                                           

“Forse. Salgo alla mia stanza e a quella di Ojiro a vedere se è caduto qualcosa,” fece sapere, “Torno subito.”

“Okay. Io salgo dopo, anche se stanno giocando resto qui un po’. Sai se Todoroki ha la chiave della stanza di Bakugou?”

“Mi pare di sì, ci ha dormito stanotte. Al massimo ci passi tu dopo.”

 

   
 
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