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Autore: Annette85    12/08/2009    2 recensioni
[...]Neville lo guardò come se improvvisamente si fosse trasformato in un ragno gigante: «Che giorno è oggi?» domandò dopo qualche secondo.
«Il 25 luglio», rispose pronto Harry, ma non capendo dove Neville volesse andare a parare.
«Bene, vedo che non confondi un giorno per l’altro. Comunque di solito a quest’ora avevo la casa decorata da cima a fondo in vista del mio compleanno», spiegò tranquillamente l’altro, iniziando a sorseggiare la bevanda che aveva davanti.[...]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Luna Lovegood, Neville Paciock | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nota: Anche questo capitolo è stato scritto a tempo di record (visto che per sabato voglio aver concluso la storia per darla in versione cartacea alla mia amica, il cui compleanno era ieri XD) e che dire, è ricco di tranelli volontari e involontari...
Un ringraziamento particolare a bic che ieri sera mi ha suggerito come Ron avrebbe potuto svegliare Harry XD

Buona lettura


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At the end of July

Capitolo 3 – Traps

Erbologia era di sicuro una delle materie più interessanti che insegnavano a Hogwarts ed essere il successore di Pomona Sprite era stato un onore per Neville. Così anche quel giorno, dopo essere tornato a casa, si era rinchiuso nella sua serra per studiare e accudire quelle splendide piantine che crescevano sempre più.

Luna era rientrata da poco, dopo aver passato qualche ora con Ginny e aver fatto un po’ di spesa, non si era affatto stupita di trovare il marito rintanato nel “suo regno”. In tutta quella giornata si poteva considerare la cosa più normale.

«Ciao Neville, sono tornata», disse affacciandosi alla serra.

«Oh, come siete carine. Sì, state crescendo proprio bene. Non pensavo che lontano da Hogwarts avreste avuto le stesse condizioni ottimali», continuò ad adulare le proprie piante, non curandosi di ciò che la moglie aveva detto.

Luna scosse leggermente la testa e si diresse in cucina per preparare la cena, probabilmente così Neville si sarebbe staccato una buona volta dalle sue piantine e avrebbe notato il ritorno della moglie. Per la prima volta da quando le aveva dato la notizia del viaggio, Luna si rese conto che forse Harry avesse ragione a consigliare una pausa lontano da tutto e tutti.

“Ma cosa vado a pensare?” si chiese la strega. “Non possiamo andare via proprio adesso. Io, Ginny, Ron e Hermione stiamo organizzando da mesi la festa, non posso buttare tutto all’aria perché mio marito sembra essere sotto l’influsso di qualche Gorgosprizzo”. Con la magia fece levitare la pentola piena d’acqua sul fuoco e preparò la tavola.

«Ciao, sei tornata», sorrise Neville entrando in cucina.

«Sono anche stata alla serra a salutarti, ma tu non mi hai sentita», rispose lei con naturalezza.

«Scusa», disse il mago abbassando il capo, sentendosi colpevole perché non l’aveva notata.

«Tranquillo, ormai ci sono abituata», sorrise Luna avvicinandosi al marito. «Penso proprio che Harry avesse ragione a consigliarci una vacanza. Non facciamo che lavorare».

Neville la guardò un po’ dubbioso prima di parlare ancora: «Ne sei sicura? Quando sei andata a fare la spesa non mi sembravi così convinta».

«Beh, ci ho pensato per tutto il tempo e sono arrivata alla conclusione che ne abbiamo proprio bisogno», spiegò con calma come se avesse davanti un bambino.

Neville le diede un bacio sulla guancia: «Benissimo, chiamami quando è pronta la cena», disse poi dirigendosi di nuovo verso la serra.

Luna sospirò di sollievo quando il marito uscì di nuovo, forse non era stata una buona idea mentirgli così spudoratamente, ma aveva in mente un piano per sabotargli il viaggio, esaudendo anche la proposta di Ginny.

***

Ron impilò anche l’ultimo rapporto sulla scrivania e si stiracchiò. Non gli era mai piaciuto fare i compiti quando era a scuola, figurarsi dover stare in ufficio fino a tardi per completare le scartoffie in sospeso.

Lanciò uno sguardo verso la scrivania del suo migliore amico e lo trovò addormentato tra i documenti. Una parte di sé gli diceva di lasciarlo così com’era, non era giusto disturbare un Auror che da chissà quanto non dormiva, ma l’altra parte fremeva all’idea di poterlo svegliare di soprassalto, tanto per vedere che cos’avrebbe fatto.

Decise per la seconda opzione, si alzò dalla scrivania e si diresse dall’amico; tirò fuori la bacchetta e se la puntò alla gola: «Il signor Harry James Potter è pregato di ritornare al lavoro immediatamente», urlò grazie al Sonorus.

Harry non poté fare a meno di grugnire qualcosa in risposta, come se non avesse sentito la voce dell’amico amplificata; Ron, dal canto suo, si sarebbe aspettato ben altra reazione, magari un bel salto sulla sedia.

«No, Ginny, lasciami dormire ancora un po’. Non essere così sadica anche la domenica mattina», grugnì nel sonno, pensando che la sua dolce metà lo stesse importunando.

«Ho i capelli rossi e le lentiggini, ma non penso proprio di essere tua moglie», gli sussurrò Ron in un orecchio, dopo essere tornato alla sua tonalità normale di voce.

Harry spalancò gli occhi spaventato e orripilato, chiedendosi come avesse potuto confondere così sua moglie e il suo migliore amico. «C-che stai facendo?» chiese quasi spaventato.

«Rilassati, volevo solo svegliarti in modo indolore», rispose l’altro con naturalezza e alzando le spalle.

«Non mi hai mai svegliato così neanche a Hogwarts», constatò Harry, rimettendo a posto i fogli su cui si era addormentato.

«Come mai stavi dormendo? Il lavoro d’ufficio ti annoia così tanto?» domandò Ron osservando i movimenti tutt’altro che fluidi dell’amico.

«No, non mi annoio. Certo preferirei un po’ di azione, ma questo è un lavoro necessario e qualcuno lo deve fare», disse il moro abbassando lo sguardo. «È solo che James e Albus non fanno che urlare, piangere e io non ho più un solo attimo di pace».

«Oggi pomeriggio sono stato da Ginny e non mi è sembrata poi tanto stanca, anzi», asserì Ron ricordando vagamente l’incontro con la sorella. Non la si poteva certo definire stanca: quando l’aveva vista andava avanti e indietro in cucina ed era piuttosto nervosa per via del pasticcio combinato da Harry. Lui l’avrebbe di sicuro definita autoritaria, se quello non fosse stato l’aggettivo più gettonato per sua madre e Hermione.

«E appunto mi chiedo come faccia», sospirò Harry distogliendolo dai suoi pensieri.

«Penso lasci i bambini a mia madre, si incontri con le amiche, vada a fare un po’ di shopping a Diagon Alley, faccia una puntatina al Profeta e abbia una casa da sistemare», rispose Ron, elencando tutte le cose che avrebbe potuto benissimo fare sua sorella in una sola giornata. «Già, hai ragione. Come fa a non essere stanca dopo tutto questo?»

Harry e Ron si guardarono per un istante: «Donne», ammisero all’unisono, prima di scoppiare a ridere.

«Forse è meglio se ce ne andiamo a casa», ammise Ron dopo qualche minuto. «Penso che staresti più comodo nel tuo letto, piuttosto che sulla scrivania».

«Decisamente», sorrise Harry. «Spero solo che James e Albus non abbiano la brillante idea di fare un concerto anche stasera», disse ripensando alle nottate precedenti, nelle quali i due bambini avevano pianto a intermittenza. Se la cosa era concepibile per Albus, non lo era di certo per James, che ormai era grande per piangere nel cuore della notte.

«Usa un incantesimo insonorizzante», suggerì Ron con un’alzata di spalle, come se fosse la cosa più semplice del mondo. Harry guardò l’amico e si maledì per non averci pensato prima, sarebbe stata la soluzione ai problemi che lo affliggevano da quasi due anni.

Un gufo planò in direzione della scrivania di Ron e si appollaiò sulle scartoffie concluse quella sera reclamando un minimo di attenzione. Il destinatario slegò il biglietto dalla zampa del gufo e questo si rialzò in volo, uscendo dalla stanza.

«Di chi è?» si informò Harry con sguardo malizioso.

«Puoi rinfoderare quell’occhiata, è un biglietto di George», rispose Ron aprendo lentamente il biglietto, quasi timoroso che potesse contenere chissà quale scherzo.

«E anche lui fa gli straordinari?» domandò ancora il moro.

«Sì, soprattutto adesso che stiamo organizzando...», Ron si bloccò giusto in tempo, rendendosi conto di aver già detto troppo e rischiando di svelare il piccolo segreto che legava lui, Hermione, Ginny e Luna da più o meno un anno.

«Cosa state organizzando? E soprattutto, tu e chi altro?» chiese Harry, improvvisamente attento a quello che stava per lasciarsi sfuggire l’amico.

«Dimentica ciò che ho detto, non è niente di importante», disse l’altro, prendendo la sua roba e dirigendosi al camino più vicino.

«Non penserai di cavartela così. Prima lanci l’esca e poi pensi che nessuno abbocchi?» domandò praticamente al vuoto, visto che l’amico se n’era andato proprio sotto il suo naso.


Continua...


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Buongiorno, ormai questa storia è diventata più o meno una droga per me, infatti in questi giorni ho scritto ben tre capitoli (il quarto sarà pubblicato domani) e si sta anche allungando un po', infatti la storia sarà lunga cinque capitoli più epilogo, questo perché mi sono accorta di star scrivendo un po' troppo XD
Non mi dilungo oltre (il capitolo è già bello lungo) e ringrazio adorable che ha commentato anche il secondo capitolo della storia e sono contenta che le sia piaciuto^^ (anch'io adoro la coppia George/Angelina, oltre ad altre di cui scrivo abitualmente XD)
Ringrazio anche quelli che continuano a seguire la storia e/o la aggiungono ai loro preferiti, sono molto onorata di questo^^ E come sempre rinnovo l'invito a commentare (anche negativamente), perché come potete vedere, non mangio nessuno XD

Al prossimo capitolo,
Ciao ciao

   
 
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