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Autore: Matagot    01/06/2020    1 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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“Sebastian, non vedo l’ora di rivelarti le mie scoperte!”

Una scintilla folle riverberava negli occhi gioiosi di Arnaud Renard mentre guardava all’interno dello specchio gemello che condivideva con il cugino Mangiamorte. Doveva aver passato un’altra notte insonne in ufficio, se non più di una, perché i capelli avevano iniziato a prendere una piega strana e sparata verso l’esterno, la barba era cresciuta sporcandogli il viso e gli occhi erano iniettati di sangue. Sembrava malato.

“Taci Arnaud, il Signore Oscuro ha cambiato le sue priorità.”
Il sorriso agghiacciante che stiracchiava la faccia scarna del Tenente Generale Renard si afflosciò con la velocità di un palloncino che si sgonfia a causa di un foro. Era deluso, affranto e scioccato.

“Ma come? Ho passato giorni a cercare informazioni, ho dovuto anche uccidere uno dei miei Ankou per invogliare gli altri ad essere più efficienti… Sebastian, non mangio da settantadue ore per risolvere questa cosa, ora devi ascoltarmi!”
La voce era un tripudio di emozioni, variava dalla rabbia più feroce al panico perfettamente udibile, ma ciò non parve smuovere il cipiglio distaccato del signore di mezza età che era riflesso all’interno dello specchio.

“Il Signore Oscuro ha cambiato i suoi piani e ha bisogno di un altro tipo di informazioni ora. Non tediarmi con la tua isteria e ascoltami bene. Lui ha bisogno di sapere cosa sai degli Indicibili e se ne conosci qualcuno. Se non ne conosci nessuno, devi trovare il modo di farne cantare uno, nel minor tempo possibile aggiungo io. Non sarò ancora così magnanimo da pagare ancora per i tuoi fallimenti, incapace che non sei altro.”

Sebastian Nott aveva concluso la frase abbandonando il suo contegno nobile, era palese che non aspettasse altro che vendicarsi sul parente, tant’è che aveva alzato la mano sinistra per mostrare al francese che gli mancavano l’anulare e il mignolo, recisi di recente dal Signore Oscuro.

Dopo un’ultima occhiata carica di odio, Nott interruppe la comunicazione e Arnaud si trovò a fissare il suo stesso viso nel piccolo rettangolo riflettente.
Faceva spavento, distolse subito lo sguardo per evitare di posare gli occhi su ciò che era diventato. Ripose lo specchio in un cassetto della scrivania e portò nuovamente gli occhi su un pezzo di pergamena consegnatagli da uno dei suoi scagnozzi.
 
Rilevata la marchiatura di una nuova coppia di Double non autorizzata.
Scozia, 30 settembre 1995.
 
Nessun agente de la PB era stanziato in Scozia al momento e a nessuno era stata concessa l’autorizzazione a prendere un Double. Qualcuno aveva utilizzato un incanto brevettato e utilizzato solamente dagli agenti francesi e questo voleva dire solo una cosa.
 
Guillaume Boulevardier era vivo.
E aveva appena stretto il legame di Double con qualcuno.
Ma al Signore Oscuro questa informazione non interessava più.
 
 
**
 

Fleur Delacour stava passeggiando per le vie di Diagon Alley a braccetto con un ragazzo dai lunghi capelli rossi e uno stravagante orecchino a forma di zanna perfettamente intonato ai jeans strappati e alla giacca in pelle di drago.

Guillaume avrebbe riconosciuto sua nipote ovunque, aveva quel modo leggiadro di camminare che l’avrebbe fatta spiccare anche in mezzo ad una folla di modelle e i suoi capelli mandavano continui bagliori dorati anche in quella nuvolosa mattina di novembre.
Lei rideva eterea alle parole di quel ragazzo e non ne abbandonava mai il braccio, come se stesse custodendo la cosa più preziosa che avesse mai avuto. Continuava a lanciargli sguardi persi e nonostante lui le indicasse ogni tanto qualcosa nelle vetrine, lei non sembrava prestarci davvero attenzione.

“Bill, che ne disci se invesce andassimo a bere una sciocolada calda, sì? Qui a Londra scé sompre troppo fredo.”
Nonostante Fleur Delacour si trovasse in Inghilterra già da qualche mese, non era riuscita a perdere minimamente il suo marcato accento francese, ma ciò sembrava solamente aggiungere una punta di mistero e classe all’innegabile fascino di cui al momento Bill era vittima. Lui le indicò una piccola caffetteria e vi si diressero velocemente.

Guillaume Boulevardier, all’anagrafe britannica ormai registrato come Ulrich Hagrid originario del Somerset, non perse tempo e li seguì all’interno del locale. Loro si erano già seduti ad un piccolo tavolino in legno, uno di fronte all’altra, e Bill teneva la mano della ragazza in modo del tutto naturale, come se fosse ormai abituato al contatto e al trascorrere del tempo con Fleur, eppure non sembrava meno suscettibile ai suoi modi e alla seducente magia da Veela di cui lei era pregna.

Guillaume si sedette qualche tavolo più in là alle spalle del ragazzo, così da poter avere una perfetta visuale sulla nipote e ordinò un the caldo per giustificare la sua presenza nella caffetteria. Non si premurò nemmeno di nascondere le continue occhiate che lanciava alla bionda, perché ogni individuo di sesso maschile all’interno del locale non poteva far altro che osservare quella meravigliosa ragazza e probabilmente sarebbe parso strano il contrario. Guillaume continuava a fissare il tavolo di Fleur per cercare di fare contatto visivo con lei, nella speranza che lo riconoscesse e che fosse disposta a parlare con lui, ma lei era persa nella contemplazione di quel bel ragazzo.

Dopo una decina di minuti di attesa, Guillaume fece cadere la tazza di the dal tavolo. Il rumore della ceramica che andava in frantumi fece voltare qualche testa nella sua direzione, tra cui quella della barista che si affrettò a ripararla e a promettere a Guillaume un’altra tazza di the fumante in arrivo. Lui si scusò per la sbadataggine con fare bonaccione, ispirandosi a Rubeus Hagrid come per avvalorare la loro parentela.

“Credo che andrò un attimino in bagno, sa, per asciugarmi e rimettermi un po’ in ghingheri.”
Il tono bonario gli fece guadagnare un sorriso gentile dalla strega a bancone e lui si diresse verso una porta di mogano contrassegnata da una targhetta in ottone recante la scritta ‘Toilet’. Prima di aprire la porta, guardò sfuggevole verso Fleur Delacour, che lo stava fissando con gli occhi socchiusi, la mascella tirata e l’aria di chi ha appena visto un fantasma.

Non passò molto tempo prima che il piano di Guillaume andasse a buon fine e circa un paio di minuti dopo il suo ingresso nell’antro del bagno, Fleur lo raggiunse. Aveva l’aria guardinga e la mano destra saldamente infilata nella tasca destra del jeans, sicuramente avvolta attorno alla sua bacchetta.
Non parve stupita quando Guillaume sigillò e insonorizzò magicamente la porta del bagno, tuttavia continuava a guardarlo con diffidenza.

“Qual è il soprannome che mi ha dato Christophe quando ero bambina?”
Lei parlò in francese, guardandolo fisso negli occhi per scorgere in essi la verità.

“Jolie princesse 1. Qual è il mio piatto preferito?”
Lei sorrise a trentadue denti quando sentì la risposta alla sua domanda e stava ancora sorridendo prima di rispondere a sua volta.
“I macarons panna e fragole che preparava Odette. Mi era giunta voce che fossi morto zio, è una gioia vederti vivo e qui vicino a noi.”
Si strinsero in un breve abbraccio, prima di iniziare una fitta conversazione nella loro lingua madre.

Fleur raccontò allo zio della volontà del padre che lei si stanziasse in Inghilterra perché, nonostante lei non facesse parte de la PB, a suo padre avrebbe fatto comodo sapere cosa stava succedendo al di là della Manica e mandare una figlia tanto capace a Londra era parsa la cosa più sensata da fare. Il padre di Fleur, Léopold Delacour, aveva spesso collaborato con la Plume Blanche durante tutto il corso della sua vita e se ne era completamente tirato fuori solamente dopo l’omicidio di Christophe Moreau, suo primo cugino. Fleur raccontò che da allora il padre, la madre e la sorellina si erano nascosti in un luogo sicuro protetto da Incanto Fidelio per evitare di essere rintracciati da Renard e dai suoi Ankou.

“E papà aveva ragione, anche tu hai cercato di sparire dalla circolazione per evitare che ti trovassero! Lo sanno che siamo sempre stati fedeli a Christophe e che, se abbiamo preso parte ad alcune operazioni, è stato solo merito dello zio Chris.”

Fleur era stata inviata a Londra per uno stage alla Gringott, ufficialmente per migliorare il suo inglese, ma lei raccontò che grazie alla conoscenza di Bill Weasley e all’appoggio che era riuscita a trovare in Ernest e Jane, i fantomatici genitori di Olivia, era venuta a conoscenza dell’Ordine della Fenice di Albus Silente e che aveva intenzione di collaborare con loro.

“Ma naturalmente tu zio la conosci, no? Papà ha detto che tu e Silente vi siete conosciuti tantissimi anni fa e che siete sempre stati ottimi amici.”
Guillaume rispose affermativamente, confermando che anche lui era lì per aiutare l’Ordine nella lotta contro il Signore Oscuro, perché quello era l’ultimo desiderio del suo amato Chris.

Parlarono poi brevemente di Olivia e Fleur raccontò che le aveva scritto perché voleva starle vicino durante la perdita di suo padre.
“Però secondo me l’avete addestrata bene, non mi ha risposto perché sicuramente non sapeva se fidarsi… Quindi penso che tu sia qui per verificare la mia lealtà, vero zio?”

Guillaume annuì con un sorrisetto, Fleur era sempre stata una ragazza sveglia e capace nonostante tutti pretendessero di giudicarla come una bambolina innocua.

“Ti dispiace? I tempi sono bui, non sappiamo di chi poterci fidare in questi giorni.”
Lei annuì prontamente e allargò le braccia in segno di resa, mentre Guillaume alzava la bacchetta e la puntava contro di lei.

“Legilimens!”
 
 
**

 
La prima partita di Quidditch della stagione sportiva nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era terminata, Grifondoro aveva battuto Serpeverde grazie ad una magnifica manovra di Harry Potter che era riuscito a soffiare il Boccino d’oro dalle grinfie di Draco Malfoy. La fortuna aveva sorriso alla fine a Grifondoro, perché l’esordio del nuovo Portiere rosso e oro non era andato nel migliore dei modi.

Ronald Weasley era un giocatore nervoso, impacciato e discontinuo, si era lasciato scappare alcuni tiri decisamente parabili causando applausi nei tifosi Serpeverde. La folla in verde e argento si era sgolata per tutta la partita, mostravano delle spille a forma di corona e cantavano un motivetto orecchiabile che era però atto a far perdere le staffe all’anello debole della squadra di avversaria e questa si sarebbe dimostrata la tattica vincente, se solo Harry Potter non fosse riuscito ad acchiappare il Boccino d’Oro, causando l’ira di una squadra che anelava a sconfiggere Grifondoro da troppo tempo. Quando Tiger vide che Harry era riuscito a salvare il collo del suo amico ancora una volta, fu colto dalla rabbia e gli spedì contro un violento Bolide, nonostante la partita fosse già conclusa.

Da lì a poco, insegnanti e studenti avevano potuto osservare dagli spalti una scena terribile. Draco Malfoy sdraiato a terra che subiva colpi alla Babbana da parte di Harry, che lo colpiva allo stomaco con ancora il Boccino stretto tra le dita, e Fred Weasley, che lo prendeva a pugni sul naso. L’altro Weasley, George, era trattenuto da tre sue compagne di squadra, ma la sua espressione lasciava intendere che avrebbe ridotto anche lui Malfoy ad una polpetta se non fosse stato fermato.

Il tutto era stato risolto con una squalifica a vita dal gioco del Quidditch per Potter e i due gemelli Weasley e la conseguente confisca delle loro scope, una punizione per Tiger a causa di quel Bolide scorretto e un soggiorno gratuito nel regno di Madama Chips vinto da Draco Malfoy.
 

Malfoy era sdraiato su un letto dell’Infermeria, dietro una tendina tirata. Era già in pigiama, perché Madama Chips aveva insistito per tenerlo in osservazione una notte a causa dei traumi che i calci tiratigli allo stomaco e i pugni in faccia.

Olivia lo trovò con un aspetto decisamente migliore, il naso era stato aggiustato in modo impeccabile e il labbro non presentava più la spaccatura di quel pomeriggio, eppure Draco sembrava un po’ provato dalla cosa.

“Te l’avevo detto che a forza di fare lo sbruffone, qualcuno te le avrebbe suonate… Pensavo che sarei stata io però la prima.”
Lo sguardo del ragazzo lampeggiò minaccioso in direzione di Olivia, che si sedette con nonchalance a bordo del suo letto. Lui si tirò sui gomiti e assunse la solita posa fiera e con il mento lievemente puntato in alto, era evidente che non gli andava di farsi vedere in un momento di debolezza.

“Se sei venuta per tediarmi con le tue inutili considerazioni da fan di Harry Potter, puoi anche levarti di mezzo Robin.”
L’acidità di quella risposta non sembrò tediare la ragazza, sembrava aver imparato a vedere più in là delle frecciatine che Malfoy le riservava. Gli poggiò una mano sulla caviglia a lei più vicina e la strinse lievemente con atteggiamento rassicurante.

“Ma perché devi tirare sempre in mezzo Potter lo sai solo tu, io sono qui per vedere come sta il tuo brutto muso! La Parkinson va dicendo a tutti che tu sei in bilico tra la vita e la morte, ma dovevo immaginare che quell’ochetta non ha il dono della capacità di giudizio.”
Il solito sorriso beffardo arricciò le labbra del Serpeverde, assumeva quell’espressione ogni volta che gli pareva di averla vinta.

“E quindi tu sei corsa al mio capezzale per darmi un ultimo e romantico addio? Non sopportavi che il mio cuore fosse stato consolato solo da Pansy, vero? Mi lusinghi, però ti facevo meno crocerossina e più indomabile.”
Olivia alzò gli occhi al cielo e sbuffò platealmente.

“Sai che conosco almeno quattordici modi per tapparti quella boccaccia? Non sei insopportabile quando eviti di dire scemenze, non capisco perché ti impegni tanto a passare per stupido.”
Lui ridacchiò, ormai quel continuo beccarsi tra di loro li divertiva e, come Olivia aveva già potuto notare, la sua assenza la tediava e non poco.
“E io invece conosco quindici modi per darti sui nervi, direi che vinco anche questa volta.”

Olivia non rimase molto, poiché Madama Chips le aveva concesso una decina di minuti che puntualmente diventarono quindici date le continue lamentele del Serpeverde, ma alle nove di sera Madama Chips non volle più udire nessuna scusa e Olivia dovette abbandonare l’Infermeria. Indugiò un attimo sull’uscita per gettare uno sguardo veloce al Serpeverde, che aveva sul volto un’espressione serena, la stessa che si accorse di avere lei.
 
Ma è solo perché devo farmelo amico. Complicazioni di questo genere non sono ammesse quando si ha una missione.

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1. Principessina
 
   
 
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