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Autore: wittyy_name    01/06/2020    1 recensioni
Proprio quando le cose fra Keith e Lance sembravano essere migliorate, ecco che prendono una svolta anche peggiore. Con il lato destro di Voltron che litiga come non mai, la squadra idea un piano per risolvere la situazione: rinchiuderli nella sala allenamenti fino a che non impareranno a comportarsi bene l'uno con l'altro.
Il suggerimento di Coran? Aggiungere un labirinto invisibile al tutto.
Genere: Comico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kogane Keith, McClain Lance
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Riassunto: In cui Lance prende ripetutamente la scossa, e a quanto pare l'idiozia è contagiosa


Note autrice: In caso non l'abbiate ancora capito, questa fic è fatta, tipo, al 90% da stronzate e da due ragazzi che sono al 100% inconsapevoli di se stessi e dell'altro.





[L A N C E]


Sentivi che la faccia ti stava andando a fuoco.

Ed era tutta colpa del fatto che ti stavi facendo strada attraverso un labirinto invisibile che ti dava la scossa quando sbagliavi, ma non avevi idea di dove stessi andando. Questa era la prima volta che lo facevi senza qualcuno in cabina di controllo a guidarti. Il tuo corpo era caldo a causa della trentesima scossa, o forse quarantesima? Cinquantesima? Ne avevi prese un sacco, e probabilmente avevi così tanta elettricità nelle vene tanto quanta adrenalina.

Il tuo rossore non aveva assolutamente niente a che fare con un certo paladino rosso che stava lì ad osservare ogni tua mossa.

Chi volevi prendere in giro? Il tuo rossore era totalmente a causa di Keith. Sapevi che stava lì, a giudicarti, guardandoti dall'alto in basso, ridendo ogni volta che sbattevi contro un muro. Ti faceva arrabbiare così tanto. Odiavi che ti guardasse con una faccia così impassibile. Facevi troppa fatica a leggere i suoi pensieri e lo odiavi. Odiavi lui. Keith, con la sua stupida voce perfetta, e la sua stupida faccia perfetta, e la sua stupida zazzera perfetta, e il suo stupido sorriso perfetto che non mostrava spesso, ma quando lo faceva sembrava spazzare via le nuvole e portare il sole e ti faceva sentire accaldato, fin troppo. Non aveva alcun diritto di essere così– così... perfetto. UGH! Keith.

Ma ti costringevi a continuare, facendoti spazio nel labirinto. Rifiutavi di arrenderti. Avevi già cominciato, e sicuramente non ti saresti lasciato andare di fronte a Keith. Avresti raggiunto il traguardo e gliel'avresti sbattuto in quella stupida, compiaciuta faccia perfetta. Aveva anche ammesso che non fosse una brutta idea, ed eri determinato a provargli che avevi ragione.

Erano questi pensieri che ti facevano continuare, che ti tenevano concentrato. Ma il tempo passava, e più venivi elettrificato, più il silenzio di Keith cominciava a darti sui nervi. All'inizio andava bene. Sembrava addirittura una benedizione. Finalmente aveva chiuso quella stupida bocca, e tu potevi concentrarti sul mappare il labirinto nella tua testa.

Aveva cominciato a ridacchiare a bassa voce ogni volta che colpivi un muro del labirinto. Il che era super irritante, ma la parte peggiore era il modo in cui il tuo stomaco si contorceva e il tuo petto veniva stretto in una morsa quando udivi quei suoni. Ti stava guardando, e ne eri fin troppo consapevole, e.. e ti piaceva. Odiavi che ti piacesse, ma era così. Ti piaceva avere l'attenzione di Keith su di te, e ti piaceva sentire la sua stupida risata bisbigliata. Ti piaceva esserne la causa. E odiavi quanto ti facesse piacere. Keith era il tuo arci-nemico dai tempi della scuola. Era il tuo rivale. Era fastidioso e frustrante e faceva così bene tutto quello di cui volevi essere capace da essere odioso. L'avevi odiato, ma avevi iniziato a vederlo come un amico. Era un tuo compagno paladino, e formavate una bella squadra. Era ancora frustrante, ma andavate d'accordo nove volte su dieci.

Anche adesso eri ben conscio della sua presenza. Ogni volta che ti voltavi, sapevi esattamente dove fosse lui. Ogni risatina sussurrata e ogni sbuffo divertito ti faceva venire i brividi lungo la schiena e la pelle d'oca sulle braccia. Parte di te era compiaciuta di essere il motivo del suo divertimento, ma una parte più grande era infastidita e frustrata che la sua attenzione su di te fosse solo per ridere di te e non perché stessi facendo qualcosa di significativo.

La tua vita sarebbe sicuramente stata migliore se non avessi mai provato ad essere amico di Keith.

Ciononostante, proprio perché eri così attento a ciò che faceva, notasti il momento in cui smise di ridere ogni volta che colpivi un muro. Sembrò smettere di divertirsi all'improvviso. Era, per una volta, davvero silenzioso. Non potesti evitare di lanciargli uno sguardo incuriosito da sopra la spalla mentre ti giravi. Non ti guardava più con le sopracciglia alzate e le labbra curvate dal divertimento. Aveva messo il muso.

Che diavolo avevi fatto ora?

Lo ignorasti e tornasti a farti i fatti tuoi, ma il suo silenzio ti gravava addosso. Non avresti mai pensato che ti sarebbe mancata la sua voce, anche se stava ridendo di te. Volevi sapere che cosa stava succedendo nella sua testa, ma la sua faccia era illeggibile. Sembrava solo... amareggiato.

Non parlò fino a che non riuscisti a prendere la scossa cinque volte di fila. Colpisti un muro, ti girasti dall'altra parte soltanto per colpirne un altro, poi provasti la direzione opposta e finisti nuovamente contro un muro, e dopo un altro paio di passi ti elettrificasti altre due volte.

Oh, andiamo!” Urlasti, mettendoti il dito formicolante in bocca. Le tue terminazioni nervose vibravano a causa di tutte le scosse. Ti chiedevi se avresti mai riacquistato sensibilità alle mani. Ti sfregasti forte il gomito e saltasti su entrambi i piedi, cercando di riprendere un po' di sensibilità prima di sacrificarla nuovamente ai muri del labirinto invisibile.

C'è una curva, idiota!” Disse Keith improvvisamente, estremamente esasperato. Avevi la sensazione che se lo stesse tenendo dentro da un po'.

Ti fermasti e lo guardasti da sopra la spalla, un dito ancora in bocca. Lui stava digrignando i denti e ti guardava in cagnesco. Il fatto era che ti aveva colto di sorpresa, e ci volle un po' perché le sue parole arrivassero al tuo cervello. Quando ci riuscirono, ti guardasti intorno, cercando di ricordare tutti gli strani angoli dov'eri stato shoccato. “Oh sììììì,” Dicesti lentamente, annuendo fra te e te. “Ha senso.”

Con la coda dell'occhio, vedesti Keith buttarsi una mano in faccia.

Mentiresti se dicessi che non sentivi un po' di soddisfazione quando lo frustravi tanto quanto lui faceva con te.

Ti togliesti il dito dalla bocca, lo asciugasti sui pantaloni, e tornasti a camminare, muovendoti lungo quello che pensavi fosse il percorso ricurvo. Le tue ginocchia erano piegate e strisciavano sul pavimento, mentre il tuo mignolo sporgeva verso l'esterno. Lentamente, con attenzione. Il cuore ti martellava nel petto e il tuo corpo era teso come una corda di violino, anticipando il momento in cui avresti preso la prossima scossa. Il corridoio ricurvo era più stretto di quanto immaginassi, il tuo braccio, il fianco e la tua spalla sfiorarono il muro.

L'elettricità ti attraversò e un rumoroso crepitio riempì l'aria, mischiandosi al suono del tuo grido. Ti aveva colto completamente alla sprovvista. Istintivamente ti ritirasti, lontano dal muro.

Lance! Non andare indietro-” L'urlo di Keith venne interrotto da un altro dei tuoi strilli quando la tua gamba venne in contatto con il lato opposto del corridoio ricurvo.

Santo quiznak!” Rantolasti, saltellando su un piede solo. Provasti a stare esattamente tra i due muri. Mantenendoti in equilibrio sull'unico piede sano che avevi, scuotesti la gamba elettrificata, cercando di fermare il formicolio. Agitasti il braccio e ruotasti la spalla, cercando di sbarazzarti dell'orribile sensazione che sentivi. Dio se odiavi questo labirinto.

Smettila!” Keith ti stava urlando contro.

Digrignasti i denti, le spalle tese mentre ti giravi sul posto per essere faccia a faccia con lui. Ti sfregasti il braccio, ruotando la spalla e inclinando il capo di lato. Lo guardasti male. “Non è esattamente facile.” Sbottasti.

Ruotò gli occhi, disegnando un piccolo cerchio con la testa prima di farla riposare da un lato, imitando la tua posa. “Non è nemmeno tanto difficile quanto lo fai sembrare.”

Ah sì?!” Avevi ragione. Ti guardava dall'alto in basso.

Sì.”

Pensi che non ce la possa fare?”

Esatto.” Disse lui schiettamente, senza traccia di divertimento. “Finirai intrappolato in un angolo e allora dovrò venire a salvarti.”

Come se avessi bisogno del tuo aiuto!” Voltasti le spalle alla direzione che stavi prendendo prima, mettendoti in posizione per scivolare e portando il dito verso l'esterno. “Ho capito tutto di questo labirinto. Facile come bere un bicchier d'acqua. E poi, credo di starmi abituando alle scosse.”

Non penso che sia una cosa buona.” Disse lui in tono piatto.

I tuoi occhi si assottigliarono, concentrati sullo spazio aperto di fronte a te, aspettando di vedere le scintille prima della piena scossa. “Scusa, Keith! Non riesco a sentirti con tutto il fracasso che fa la mia vittoria.”

Questa non è una gara!” Quasi urlò. Sentisti l'angolo delle labbra piegarsi in un piccolo sorriso. Era confuso e arrabbiato. Bene. Se lo meritava. Ti piaceva quando era confuso e arrabbiato. Nessuno poteva far perdere le staffe al grande Keith come te, e ne andavi fiero.

Inoltre, un Keith frustrato era un Keith che potevi gestire. Non eri altrettanto sicuro del Keith sorridente.

Uhm, certo, Keith.” Dicesti, sentendoti un po' presuntuoso. Portasti il tuo sguardo su di lui, ghignando. “Dici così solo perché sto vincendo.”

Non stai vincendo!” Grugnì Keith, gesticolando verso di te con una mano mentre l'altra rimaneva sul suo petto.

Ridesti. “Qualunque cosa ti possa aiutare a superare il dolore della sconfitta, Keith– OW” Avevi smesso di prestare attenzione, e l'inevitabile era accaduto: il tuo dito aveva colpito il muro. Non ti eri spostato in tempo e tutta la tua mano ci premette contro prima che saltassi indietro. Portasti la mano maltrattata alla bocca, e ti girasti per tirare un'occhiataccia a Keith.

Ti aspettavi che ridesse di te. Cavolo, se non fossi stato tu quello a prendere la scossa, lo avresti fatto. Ma rimanesti sorpreso quando lo trovasti... arrabbiato. Esasperato e arrabbiato. Le sue sopracciglia erano corrugate e il suo naso arricciato. Sembrava quasi provare dolore, il che non era giusto, perché era stranamente adorabile ed eri tu quello che stava provando dolore.

Non. Dire. Niente.” Sputasti tu, tornando alla missione. Almeno avevi trovato la fine del corridoio ricurvo. Ti girasti in una direzione e proseguisti un poco per tastare il terreno. Ti elettrificasti il dito. “Ow, okay, non da questa parte. Sarebbe PIÙ FACILE se QUALCUNO spegnesse il LABIRINTO!” Urlasti apertamente.

Non sono qui!”

Lo dici tu. Non hai sempre ragione, Kei– OW.”

Lance, SMETTILA. Finirai per ammazzarti.”

Ghignasti, sporgendoti all'indietro per guardarlo di sbieco. Alzasti un sopracciglio, facendo il labbruccio. “Attento, Keith. Continua così e comincerò a pensare che ti importa davvero di me.” La sua faccia prese colore in una maniera che non poteva voler dire solo rabbia. Le tue viscere si contrassero.

Lui strinse i pugni. “Voltron non può avere solo una gamba, idiota!”

Roteasti gli occhi, scegliendo una nuova direzione in cui procedere. Ti eri dimenticato da dove arrivavi e anche dove si trovava il muro. Keith stava intaccando completamente la tua concentrazione e quindi stava rendendo tutto questo più difficile di quanto già fosse. “Adesso chi sta facendo il drammatico? Non ti preoccupare, amico, ce la faccio.” Sembravi ottimista e sicuro di te, ma l'effetto venne rovinato dalla tua mano che colpiva un muro. Sibilasti.

Non ce la farai.”

Sì invece!” Il tuo gomito colpì il muro, inviando una nuova scarica di dolore lungo il tuo braccio. Urlasti.

Non ce la puoi fare!”

Gli facesti il terzo dito e continuasti a camminare. Il tuo ginocchio finì dritto contro un muro. Caddi all'indietro sul sedere e ti portasti il ginocchio al petto. Strizzasti gli occhi per un attimo contro il dolore. “Ce la faccio!”

LANCE!” I tuoi occhi si aprirono di scatto. Keith stava... urlando? Lo fissasti, le labbra leggermente aperte e gli occhi spalancati, il dolore per un secondo dimenticato. Non l'avevi mai sentito gridare il tuo nome così prima. Era stato così... intenso. Aveva catturato la tua attenzione, questo era certo. Ti guardava male, i capelli che ricadevano sulla fronte, respirando pesantemente. Le mani erano chiuse a pugno sui fianchi, le braccia dritte e le spalle rigide. “SMETTILA, okay?”

Eri scioccato. Era... era davvero preoccupato per te? Qualcosa vibrava dentro di te e non aveva niente a che fare con il labirinto elettrico.

Sei già un idiota, e così finirai per bruciarti gli ultimi due neuroni che ti rimangono.”

Non importa. Quella sensazione vibrante doveva essere un'indigestione.

Ah sì?!” Ti tirasti in piedi. “Che c'è, Keith? Ti dà fastidio quando faccio così?” Allungasti la mano, strizzando gli occhi e aspettando. Non colpisti niente. La mano era lì, in aria. Corrugasti la fronte. “Oh ceeeeerto, quando voglio colpirti, non ci sei!” Gridasti al labirinto. Volevi distruggere quella cosa.

Lance, stai seriamente pensando di–”

Prima che potesse finire, muovesti diversi passi in avanti fino a che la tua mano non colpì il muro. Strillasti, riportando la mano al tuo petto. Ti girasti per guardare Keith in cagnesco. “Questo ti dà fastidio? Un idiota farebbe questo?” Portasti il piede all'indietro e calciasti il muro del labirinto. Il dolore dell'impatto corse lungo la tua gamba assieme a quello della scossa. Gridasti e cadesti all'indietro, atterrando sul culo con le mani dietro di te.

Sì!” Buttò le mani in aria gridando, poi le usò per indicarti. “È esattamente quello che farebbe un idiota!”

Forse... forse aveva ragione. Ma non eri proprio lucido. Ti faceva male il corpo, la tua pelle formicolava, i muscoli erano doloranti, ed eri bloccato in una stanza con il ragazzo più frustrante e destabilizzante che avessi mai incontrato. Potevi giurare di sentire ancora il suo odore. Uno strano mix di sapone alteano e Keith. Ti sfregasti il naso pensandoci, guardandolo male.

Appoggiandoti su entrambe le mani con un ginocchio alzato, sollevasti più che potevi l'altra gamba mantenendola ben dritta. Lo fissavi, gli occhi stretti e le labbra corrucciate in un broncio di sfida.

Keith ti guardava impassibile, ma i suoi occhi si assottigliarono sospettosi. “Lance, che stai facendo?” Chiese in tono piatto.

Facesti la punta con il piede per quanto ti consentiva la scarpa, distendendoti e alzando sempre più la gamba.

Sei ridicolo.”

Lentamente cominciasti a piegare il ginocchio, puntando il piede dove sapevi trovarsi il muro.

Lance, oh mio dio–”

Questo ti dà fastiiiiidio, Keith?” Biascicasti, abbassando lentamente il piede verso il muro.

Lance, giuro su–” Non ti fermasti. I suoi occhi lampeggiarono e la sua fronte si corrugò ancora di più. “Sì!” Buttò le mani in aria. “Sì! Mi dà fastidio!”

Bene!” Il tuo piede fece contatto con il muro. Digrignasti i denti per sopprimere un grido e ritirasti la gamba, in qualche modo mantenendo la posizione. Okay, realizzasti che probabilmente ti stavi comportando da stupido e probabilmente avresti dovuto smetterla di toccare le pareti di proposito. Ma ne valeva la pena se voleva dire far incazzare Keith.

Lance, piantala!” Sbottò lui.

Perché non mi costringi!?” Sbottasti tu di rimando.

Il suo corpo si irrigidì, le sue mani si chiusero a pugno lungo i fianchi. “Va bene! Lo farò!”

Sbattesti le palpebre. Non te lo aspettavi. Ti sporgesti per togliere il peso dalle tue mani e le buttasti in aria in segno di sfida. “Accomodati pure!”

Si guardò intorno, scuotendo il capo per togliersi i capelli dagli occhi. Il suo corpo si rilassò leggermente mentre potevi praticamente vedere gli ingranaggi girare nel suo cervello. Alzò con esitazione le mani e le tenne di fronte a sé, i palmi aperti. Tu abbassasti le braccia, avvolgendo le tue ginocchia piegate. Il movimento catturò la sua attenzione e la sua testa si voltò di scatto per guardarti male. “Non ti muovere.”

Alzasti le mani in tua difesa e scuotesti il capo. “Oh, non vado da nessuna parte.” Abbassasti le braccia, portandole nuovamente attorno alle ginocchia e ghignasti. “Questa non me la voglio perdere.”

Il suo sguardo furioso si accigliò per un attimo, le labbra leggermente sporgenti. Tornò al suo compito. Fece scivolare i piedi in avanti, avanzando. Teneva la schiena dritta e non piegava le gambe, le mani allungate di fronte a sé. Vedevi il suo viso perfettamente, e vi era stampata un'espressione nervosa. Le sue sopracciglia erano corrugate, gli occhi attenti. Si leccò il labbro inferiore e lo strinse fra i denti. Il tuo cuore partì in quarta e sentisti i polmoni avere un piccolo spasmo.

Non dovetti guardare a lungo prima che la sua mano colpisse il muro e lui urlasse, tirandosi indietro velocemente.

Buttasti il capo all'indietro e ridesti. Lui ti lanciò un'occhiataccia, i denti stretti e le labbra corrucciate. Le sue sopracciglia erano ancora corrugate, ma questa volta pensavi che fosse per il dolore improvviso. Distolse lo sguardo da te, e tu avesti la netta impressione che fosse imbarazzato. Ma invece di arrendersi, si girò e alzò nuovamente le mani, la bocca deformata dalla concentrazione.

Oh, sarà fantastico.” Dicesti, ghignando. Avevi ancora male al corpo, e ora che non ti stavi muovendo, sentivi molto più chiaramente quello strano formicolio. Le tue terminazioni nervose sembravano andare a fuoco. Ma ne valeva la pena, se potevi guardare Keith cercare di farsi cocciutamente strada attraverso il labirinto.

Non ti pentivi nemmeno del dolore.




Note traduttore: Scusatemi, scusatemi tantissimo se vi ho fatto attendere dei giorni in più. È che qui da me non ci si annoia mai. Fra il lavoro ed altre cose non sono davvero riuscito a dare uno sguardo alla fic e mi dispiace veramente tanto. Sarò più meticoloso la prossima volta, lo prometto. Grazie per essere qui a leggere, fatemi sapere se vi è piaciuto con un commentino, magari.

Spero di aver tradotto in maniera decente


NON POSTATE DA NESSUNA PARTE I DISEGNI PRESENTI NEL CAPITOLO

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Lavori di traduzione di Andrea:


Andate anche a leggere Shut Up and Dance with Me, tradotta dalla mia fantastica collega!


Andrea










   
 
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