Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: steffirah    02/06/2020    1 recensioni
Raccolta di one-shot, scritte utilizzando i prompt del "Tsubasa Month" (maggio 2020) indetto su Tumblr. Temi:
1) Natural Wonders
2) Favorite Worlds
3) Angst + Goodbyes
4) Fluff
5) Hitsuzen
Genere: Fluff, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane, Mokona, Sakura, Syaoran
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un campo d’amore







 
夢の翼を捜しに行く


- “Yume no tsubasa” -








Da quando avevamo cominciato quella nuova vita, Syaoran era diventato estremamente affettuoso con me. Ogni sua singola azione, qualunque essa fosse, la compiva con tutta la delicatezza di cui disponeva.
Spesso mi prendeva per mano porgendomi la sua, come se ancora fossi una principessa, e ne baciava il dorso e le dita. Mi baciava, in realtà, dappertutto, ogni volta che ne aveva la possibilità, anche nella nostra quotidianità. Mi si avvicinava ad esempio mentre cucinavo, chiedendomi se non volessi farmi sostituire – essendo a conti fatti lui un cuoco migliore di me –, e intanto mi regalava un bacio su una guancia. Quando poltrivo più del solito al mattino e veniva a darmi il buongiorno, dato che tendevo a coprirmi fino agli occhi e lo imploravo di lasciarmi riposare ancora, lui riusciva a convincermi ad alzarmi con un semplice bacio sulla fronte. Talvolta, mentre facevamo passeggiate nell’immenso giardino della dimora ereditata dalla sua famiglia, mi sfiorava appena un braccio, con la punta delle dita, prima di chinarsi per baciarmi i capelli. E dopo che rimasi incinta del nostro bambino, sfruttava qualsiasi buona occasione per coccolarmi, viziarmi, massaggiarmi quando ero stanca, mostrarmi un’apprensione senza pari e lasciarmi dei baci sul ventre. Inizialmente mi faceva il solletico, ma poi cominciai ad abituarmici e, soprattutto, a rallegrarmene quando, col trascorrere dei mesi, il nostro bambino gli rispondeva calciando, o posando la manina contro la sua mano. Mi sembrava che quello fosse il suo modo per salutarlo, il suo modo per ricambiare il suo amore.
In altri momenti, Syaoran mi stringeva tra le sue braccia e mi cullava dolcemente, sussurrandomi dolci parole. E io adoravo ricambiare quella sua stretta, lasciarmi avvolgere del tutto da quel suo calore, come una volta avevano fatto le mie ali. Perché da quando ci eravamo ritrovati, lui stesso era diventato le mie ali. Mi cingeva, e io adoravo abbandonarmi contro il suo corpo, posando l’orecchio contro il suo cuore. Esattamente come stavo facendo in quel momento.
Era un piacevole e fresco giorno d’estate e noi tre stavamo riposando sul prato della nostra villetta estiva, dopo aver consumato un allegro picnic.
Tsubasa mi era seduto in grembo, totalmente coinvolto in un gioco di cui erano protagonisti dei pupazzetti animati da lui e suo padre, che aveva fatto sì che potessi appoggiarmi al suo petto con la schiena. Entrambi facevano un sacco di versi ed emettevano buffe esclamazioni drammatiche, imitando quella che sembrava una battaglia in cui Syaoran stava finendo col perdere.
Sorrisi dinanzi a quel nuovo aspetto di lui. Mai avrei immaginato che avrebbe dato la stessa quantità di affetto che riservava a me a nostro figlio. Non perché dubitassi di lui, ma perché lui era diverso da me. Tra di noi, era quello più stoico, serioso, diligente. In passato persino i nostri compagni di viaggio si erano lamentati del fatto che prendesse sempre tutto troppo sul serio e che, qualunque cosa leggesse, lo facesse senza sentimento, in maniera “scolastica”. Per cui non mi sarei mai aspettata che, stando a contatto con un bambino, potesse vivere quell’infanzia che sembrava non aver mai conosciuto.
Era piacevole guardarli interagire. Era piacevole ascoltare i progetti di Syaoran per il futuro, vederlo tanto eccitato all’idea che presto nostro figlio sarebbe stato pronto ad apprendere le arti marziali, e avrebbero potuto dare inizio ai diversi rituali cui doveva sottoporsi e alle prime lezioni magiche. Era bello vederlo pianificarle, chiedendosi allo stesso tempo se non fossero ancora troppo difficili per un bambino così piccolo, sebbene partisse da un apprendimento del tutto basilare e lui stesso avesse cominciato a quell’età. Era chiaro, comunque, che al di là delle sue preoccupazioni non vedeva l’ora di insegnargli tutto ciò che sapeva. E io, a mia volta, non vedevo l’ora che ciò accadesse.
Sicuramente Tsubasa ne sarebbe stato entusiasta, e ciò era chiaro dal fatto che, da quando aveva cominciato ad imparare a camminare, seguiva Syaoran in qualunque cosa facesse in giro per casa, osservandolo tacito, mostrando tantissima concentrazione. Probabilmente, nella sua mente, stava già imparando da lui. Stava memorizzando tutto ciò che vedeva e viveva.
Mi rilassai pertanto nel guardarli giocare, carezzati dai caldi raggi del sole pomeridiano, finché la testa di Tsubasa non scattò come quella di un felino in direzione della collinetta alla nostra sinistra.
Syaoran si sporse verso di lui, seguendo la direzione del suo sguardo.
«Che cos’hai visto?»
«Cos’è?» chiese innocentemente, puntando un dito verso l’erba, smozzicando le poche parole che aveva cominciato a padroneggiare.
Io e Syaoran ci scambiammo un’occhiata interrogativa, finché lui non fece spallucce, scuotendo la testa.
Ci rivolgemmo nuovamente al piccolo, vedendolo gattonare per circa mezzo metro, prima di ricordare che aveva appreso una nuova abilità. E ciononostante, entrambi eravamo molto cauti quando si alzava sulle sue gambine – anche perché i suoi passi continuavano ad essere incerti e il suo corpo oscillava pericolosamente, per cui in casa io gli stavo dietro, insegnandogli che per il momento poteva aggrapparsi a mobili e sedie. Qui, però, in mezzo a tutto questo verde non c’era nulla a cui appigliarsi.
Ansiosi ci affrettammo a raggiungerlo, ponendoci ai suoi lati, ma lui proseguì spedito, stupendoci entrambi. Solo sul pendio scosceso quasi ruzzolò giù, ma fortunatamente Syaoran riuscì ad afferrarlo in tempo. Posò le mani sotto le sue braccia per sostenerlo, e lui si fermò, indicando ai suoi piedi.
Sbirciai tra i corti fili d’erba, notando un campo di denti di leone.
«Oh!» esclamai stupita. Mi inginocchiai di fronte a lui, prendendone uno per mostrarglielo da vicino. «Sono dei fiori. Hanno tanti nomi, ma quello più conosciuto è “soffioni”.»
Lui ascoltò attentamente, provando a ripetere: «Shofioni».
Trattenemmo a stento una risata, mordicchiandoci le labbra. Syaoran ritrovò per primo il contegno e si aggiunse a noi, sedendosi dietro di lui.
«Vuoi sapere perché li chiamano così?»
Il piccolo assentì con la testa, e tutti e due mi guardarono con aspettativa.
Chiusi allora gli occhi, espressi un desiderio e soffiai sul fiore, facendone volare via tutti i semi; tuttavia, prima che si disperdessero del tutto, Syaoran usò un po’ di magia per farci volare attorno quei piccoli paracaduti, in modo tale che Tsubasa potesse vederli meglio. Ed effettivamente, mentre ne veniva avvolto e gli oscillavano lentamente attorno, aveva un sorriso enorme ad illuminargli quel viso tondo, pieno di meraviglia.
Dopo che Syaoran li lasciò volare via e lui li ebbe seguiti con lo sguardo ne adocchiò un altro, persino più grande del precedente.
Capendo dal suo sguardo determinato cosa volesse fare glielo misi tra le manine, e lui sorrise con entusiasmo. Provò quindi a soffiare, gonfiando al massimo le guance, senza ottenere alcun risultato. Frustrato si imbronciò, e io mi portai automaticamente le mani alle labbra, avvertendo i miei occhi farsi lucidi. Quanto poteva essere adorabile il nostro bambino?
Rivolsi questa muta domanda a Syaoran, ma lui era troppo impegnato ad osservare con attenzione ogni sua singola azione. Tornai pertanto dal piccolo e vidi che ci stava riprovando, soffiando più forte. Scontento di essere riuscito a farne volare via soltanto pochi semi parve prendersela, imbronciandosi persino di più, facendo a sua volta le lacrime agli occhi.
Per un attimo temetti potesse scoppiare a piangere, ma con mio stupore neppure una lacrima gli sfuggì; al contrario, si concentrò con tutto se stesso, serrò le palpebre, strinse un pugno e soffiò con tutte le sue forze.
Un leggero venticello si sollevò allora dall’erbetta, formando un vortice in miniatura, che oltre a far volare via tutti gli acheni dei soffioni attorno a noi e nella sua mano scompigliò anche i nostri capelli. Rimasi a bocca aperta, basita.
Tsubasa riaprì gli occhi e gioì del risultato, cercando la nostra approvazione.
Guardai automaticamente Syaoran, trovandolo sbigottito quanto me, ma immediatamente si aprì in un sorriso enorme, mostrando piena fierezza.
«Sei stato bravissimo!» esclamò, spettinandogli ulteriormente i capelli.
Tsubasa esultò, voltandosi verso di me con occhi brillanti.
Lo abbracciai senza esitazione, confermando.
«Come ha detto papà, sei stato così bravo! Siamo tanto orgogliosi di te.»
Gli carezzai i capelli, cercando di metterglieli in ordine pettinandoglieli con le dita, prima di poggiare la testa contro la sua. Da quella posizione sollevai lo sguardo, rivolgendolo verso gli occhi ambrati di Syaoran. In essi riuscivo a notare che, nonostante fosse contento di questa istintiva fuoriuscita di magia, ne era anche parzialmente preoccupato. E, ad essere onesta, preoccupava anche me.
Forse accorgendosi del mio adombrarmi, Syaoran si sporse per abbracciarci entrambi, stringendoci a sé.
«Andrà tutto bene», promise in un mormorio, non staccando lo sguardo dal mio.
Mi guardò intensamente, lasciandomi un muto messaggio, e io annuii, credendoci a mia volta.
Qualunque cosa sarebbe successa nel futuro che ci aspettava, noi avremmo protetto il nostro amato bambino. A qualunque costo.















 
Angolino autrice:
Buonasera e buona festa della Repubblica! 
Non penso ci sia nulla da spiegare qui, a parte il mio sclero per aver sempre desiderato scrivere di qualche momento in famiglia, coi cloni reincarnati genitori di Tsubasa, e finalmente l'ho fatto (quasi non ci credo TwT).
La canzone citata esiste in diverse versioni, ma naturalmente la mia preferita è quella cantata sia da Yui Makino (la doppiatrice di Sakura) che da Miyu Irino (il doppiatore di Syaoran), e la parte che ho preso è dal ritornello: "Vado alla ricerca delle ali di un sogno" (traduzione mia).
Alla prossima con l'ultima one-shot della raccolta T///T
Steffirah
  
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