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Autore: Pol1709    02/06/2020    4 recensioni
La donna in nero sorrise – Anch’io ho sempre indossato abiti da uomo, sorella! Colei che cerchiamo si trova nel nord della Gallia, una terra che lei e chi l’accompagna chiamano Francia, vanno verso ovest, verso una terra chiamata Normandia, proprio di fronte alla Britannia ed è un segno…Una donna in abiti da uomo, che si comporta come un uomo e che ha un nome da uomo –
Il Comandante delle Guardie Reali del Re diFrancia, Oscar de Jarjayes, si sta recando in Normandia per un controllo di routine alle proprietà della sua famiglia. E' accompagnata dal suo attendente e migliore amico Andrè. I due smarriscono la strada e si ritrovano, loro malgrado, in un mondo antico e leggendario, quello del ciclo arturiano della vicina Inghilterra. Oscar dovrà combattere con un'avversaria potente e ben più pericolosa di tutte le nobildonne della Corte di Versailles: la Fata Morgana.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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EPILOGO 1 – Regno di Francia, XVIII secolo d. C. anno 1776
Gli ufficiali in riga si misero sull’attenti. Il generale François Augustin Reynier Conte de Jarjayes scese lentamente dalla carrozza. Aggrottò la fronte e guardò verso l’alto, il cielo era plumbeo e faceva freddo. Si strinse nel mantello e guardò l’ingresso del palazzo dei suoi avi a Versailles. Dopo tanto tempo era tornato a casa per qualche giorno e poi sarebbe ripartito di nuovo per Metz. Quel buco di posto lo odiava! così lontano dalla civiltà e così pieno di lorenesi che insistevano a parlare quella cacofonia gutturale che era la lingua tedesca e così ingrati da non rendersi conto di quanto fossero fortunati a restare sotto il controllo della Corona Francese.
Il generale avanzò veloce verso il portone alzando distrattamente il braccio verso gli ufficiali. Uno di loro piegò la testa verso quello al suo fianco – Ma è vero che il comandante ha una figlia che ha educato come un uomo e che fa il soldato? – sussurrò.
L’altro fece una smorfia – Ma tu da dove vieni? Dalla Corsica forse? Tutti sanno che il generale ha voluto che la sua ultimogenita fosse educata come un uomo, gli ha dato un nome da uomo e ne ha fatto un soldato! E adesso comanda la Guardia Reale a Corte ed è amica personale della Regina. Quindi, quando saremo a cena, vedi di tenere la bocca ben chiusa e di non fare commenti fuori luogo! –
Il generale de Jarjayes entrò, vide due cameriere inchinarsi, ma non le degnò di alcun saluto. Si tolse il mantello e lo lasciò cadere a terra, così come il capello, appoggiò una mano all’elsa della spada e avanzò verso la governante Marie, la nonna di André.
L’anziana donna fece un inchino mentre le cameriere si piegavano a raccogliere gli indumenti del generale. Lui sbuffò – E finalmente sono di nuovo nel mondo civile! Gli ufficiali che mi accompagnano saranno alloggiati qui a palazzo, provvedi pure. Mio figlio dov’è? –
Marie strinse le labbra provando una fitta allo stomaco ogni volta che il padrone definiva Oscar al maschile, ma persino lei, davanti al padrone, doveva adeguarsi. Lo guardò negli occhi – E’ nello studio. Vado a chiamarlo, ma vi ho preparato del cognac riscaldato nella sala da pranzo. Sta arrivando un brutto inverno –
Il generale annuì e andò verso la sala. Aprì i battenti della porta e si fermò sulla soglia interdetto. Piegò la testa da un lato e poi dall’altro – Marie! – chiamò con voce alterata.
La donna, con le mani in grembo, arrivò. Lui indicò la sala – Cos’è…Questo! –
Marie rimase interdetta, poi guardò il generale – E’…E’ stata…E’ stato vostro figlio che ha voluto metterla –
Il generale fece una smorfia – Chiamala! Adesso! – ringhiò, ma non ce ne fu bisogno. Oscar, seguita da André, entrò nella sala e sorrise – Padre! Siete arrivato finalmente! Immagino che siate felice di essere di nuovo in Francia –
Lui fece un gesto con la mano – Cos’è quella! –
Oscar sbatté le palpebre e fece qualche passo in avanti. Accarezzò il grande tavolo e sorrise – E’ una tavola, padre. Una tavola rotonda –
Il generale fece un’altra smorfia – Lo vedo che è rotonda! Ma perché!? –
Lei lo guardò e scrollò le spalle – L’ho voluta per fare in modo che ovunque ci si sieda nessuno possa avere una posizione di supremazia e che si possa discutere in pace tra pari –
Suo padre inarcò le sopracciglia, si gratto la fronte con un dito e sospirò – Quindi…Io stasera cenerò qui con i miei ufficiali subalterni…E io, nobile e pari di Francia, comandante supremo dell’armata di occupazione della Lorena…Io che ho messo la bandiera del nostro casato e quella gloriosa dei re di Francia sul castello di Metz…Io dovrei discutere…Da pari a pari…Con loro? Toglila subito! –
Oscar rimase a bocca aperta, ma suo padre si avvicinò a lei – E già che ci siamo, figlio…Tua madre mi scrive che quando non sei a Corte passi il tuo tempo a leggere…Cosa? Un libro scritto secoli fa da un…Un inglese! Un bevitore di birra calda e thè che parla di dame, cavalieri, magie e stupidaggini simili? Ti rendi minimamente conto che i coloni americani hanno dichiarato l’indipendenza dall’Inghilterra a Luglio di quest’anno e che la Francia manderà armi navi e soldati per aiutarli contro i maledetti britannici? Hai mai pensato che così ci vendicheremo delle colonie che ci hanno tolto decenni fa? E tu te ne stai qui a leggere invece di essere al fianco dei sovrani –
Oscar strinse le labbra, sarebbe stato inutile precisargli che erano i ministri a preparare la spedizione in America e non il Re e men che meno la Regina che passava il tempo a giocare nel grande parco della reggia. Inspirò profondamente – Padre. In quell’occasione abbiamo mandato i nostri alleati indiani a sterminare le famiglie dei coloni inglesi sui confini. Abbiamo attaccato le tribù loro alleate sterminando interi villaggi o vendendogli addirittura pelli di animale infettate con il vaiolo…Forse abbiamo meritato di perdere quella guerra! –
Il generale divenne rosso di rabbia e gli mollò un ceffone. Oscar barcollò, ma non cadde, si appoggiò alla tavola e lo guardò di nuovo negli occhi. Lui digrignò i denti – Faccio finta di non aver sentito! Il tuo compito è difendere la Corona e non discutere le sue decisioni, specialmente su come condurre una guerra! Adesso fa togliere questa cosa da qui e falla sostituire con un altro tavolo! E che sia rettangolare e che la mia sedia sia al posto di capotavola! Adesso! – disse e si avviò verso l’uscita della sala.
André era rimasto di sasso quando il generale aveva colpito sua figlia. Avrebbe voluto fare un balzo in avanti, prenderlo per il bavero dell’uniforme e metterlo contro il muro minacciandolo di morte se solo avesse riprovato a mettere le mani addosso a Oscar. Invece si fece di lato e chinò la testa al passaggio del padrone senza dire nulla. Guardò Oscar, ma lei sorrideva e accarezzava la tavola rotonda. Lo guardò, si toccò la guancia arrossata e annuì – Non importa André. Non importa che adesso sparisca in una cantina. Anche se per poco, questa tavola è esistita e ha testimoniato che ci può essere un mondo migliore, fatto di libertà, uguaglianza e fraternità –
Lui annuì e sorrise – Si Oscar. Hai ragione…Come sempre! –
Lei continuò ad accarezzare la superficie del tavolo “Il mio cavaliere! Colui che mi ha baciata! Il mio cavaliere si sarebbe seduto qui con me! Oh! Ti troverò bel cavaliere! Ti troverò alla fine del giorno e ci baceremo ancora!” pensò.
 
Anni dopo Oscar François de Jarjayes credette di aver trovato il suo misterioso cavaliere nello svedese Conte Hans Axel Von Fersen. Per lui decise di vestirsi da donna, come sentiva di aver già fatto per il suo cavaliere, chissà quando e chissà dove, con un lungo abito bianco. Ma si accorse, suo malgrado, di essersi sbagliata.
Anni dopo ancora Oscar trovò, finalmente, il suo misterioso cavaliere nel suo amico e compagno di sempre: André Grandier. Purtroppo il loro amore, che avrebbe potuto essere davvero completo e travolgente, durò come la fiamma di una candela nel vento. André morì il tredici di Luglio dell’anno 1789, tra le braccia della sua amata e giurandogli fino all’ultimo respiro il suo amore infinito. Lei morì il giorno dopo, guidando un gruppo di soldati che si erano uniti ai rivoluzionari all’assalto di un nero castello, usando dei cannoni rubati agli arsenali militari. Il castello portava il nome di “Bastiglia” e Oscar, colpita al petto da una raffica dei fucilieri difensori, morì pochi istanti prima che il comandante De Launay desse ordine di alzare la bandiera bianca. Era il quattordici di Luglio dell’anno 1789.
 
EPILOGO 2 – Britannia, VI secolo d. C. circa
Morgana fissò la nebbia del lago dalla riva pietrosa di Avalon. Incrociò le mani dietro la schiena e socchiuse gli occhi – Sai una cosa Viviana? Io so per certo…E non mi serve la magia per saperlo, che se e quando qualcuno scriverà questa storia…E qualcuno lo farà…Io verrò sempre considerata come la cattiva e tu come la buona –
Viviana sorrise debolmente – Hai sempre in te una vena tragica, sorella! –
Morgause, accanto a Viviana, aggrottò la fronte – E io? –
Morgana sorrise – Tu? – disse e si girò a guardarla – Tu sei il personaggio secondario che nel mezzo della storia viene fatto morire perché non si sa come farlo andare avanti –
La Regina di Lothian strinse le labbra e si rabbuiò – Grazie tante! –
Morgana guardò per un attimo il tumulo di pietra costruito da Oscar e che vegliava sulle spoglie di Lancillotto. Si sentì tirare le vesti, abbassò lo sguardo e vide la piccola Glynne che la guardava con i suoi occhioni splendenti. Si abbassò e la bambina sospirò – Grazie Signora! Grazie di non averci uccise tutte! –
Lei aggrottò la fronte – Figurati! E’…E’ stato un piacere! – disse sentendosi oltremodo ridicola. La bambina allungò il braccio e le porse un piccolo fiore, una margherita che stava appassendo. La bambina sospirò di nuovo – Non sapevo quando dartelo Signora e sta morendo –
Morgana strinse le labbra in un debole sorriso. Poi aprì il palmo della mano e lo mise davanti al fiore. Aveva sempre fatto morire le piante, ma volle provare a fare il contrario. Il fiore ebbe un sussulto e improvvisamente si raddrizzò ritornando bello come appena colto. Il viso di Glynne si illuminò e si gettò su di lei abbracciandola. Morgana rimase sorpresa, ma poi rispose al suo abbraccio. La tenne stretta e chiuse gli occhi. Era così tenera e fragile. Come aveva potuto anche solo pensare di permettere al corvo di Morrigan di farle del male?
Morgause sorrise e piegò la testa di lato – Cos’hai agli occhi sorella? Qualche insetto? Non dirmi che la strega nera si sta commuovendo –
Morgana spalancò gli occhi e Glynne la lasciò per andare da Morgause che la prese in braccio e la tenne stretta a sé. La Duchessa di Cornovaglia si alzò e si passò l’avambraccio sugli occhi- Questa maledetta nebbia! – disse e guardò Viviana – Che ne è di Merlino? –
Viviana sospirò – Il Mago è ancora nelle sue stanze. Non credo si renda nemmeno conto di quello che è successo, ma non preoccuparti, non lasceremo più che attraversi le nebbie…Piuttosto…Tu ora sei la Dama del Lago e il tuo posto è a Avalon –
Morgana la fissò – Il posto della Dama del Lago è tra il suo popolo! Oh! Un giorno tornerò qui sorelle mie e saremo di nuovo riunite e attenderemo che il Re nostro fratello si svegli dal suo sonno –
Viviana abbassò la testa – Sarai una Signora del Lago migliore di me sorella. Che gli dei veglino su di te –
Morgana si avvicinò alle sue sorelle, mise una mano sul braccio di Viviana – Sarai la custode dell’isola sacra! La mia magia la cancellerà dal tempo e dallo spazio ancora una volta e per sempre. La manderò in un limbo dove il tempo non eserciterà più il suo potere e dove potremo attendere che nostro fratello si svegli. Solo io potrò raggiungervi e che gli dei siano con voi – disse e poi guardò Morgause. La sorella che aveva passato con lei gran parte della sua vita aveva deciso di fermarsi a Avalon. Aveva cominciato a insegnare a leggere e scrivere alle bambine e aveva scoperto che era molto portata per stare con i piccoli: era paziente, dolce e comprensiva, tanto che Morgana si era chiesta cosa sarebbe successo se, invece di figli maschi, avesse avuto delle figlie femmine.
Morgause tirò su con il naso e strinse Glynne. Con il braccio libero attirò a sé Morgana e le baciò la fronte – Grazie di tutto sorella mia. Torna da noi! Sbaraglia i tuoi nemici, senza pietà, come sempre hai fatto – disse con gli occhi lucidi. Morgana annuì sorridendo, inspirò profondamente e guardò entrambe le sue sorelle. Improvvisamente apparve la giovane Nimue, abbigliata con pantaloni e giacca in pelle e con una grande sacca sulla schiena. La ragazza sorrise passandogli accanto e poi gettò il suo bagaglio all’interno della barca che lei avrebbe dovuto usare per tornare a Glastonbury.
Morgana aggrottò la fronte e la fissò – E tu che stai facendo? –
Nimue sorrise, si mise di fronte a lei e chinò il capo – Io vengo con voi Vostra Grazia –
L’altra rimase a bocca aperta e sollevò l’avambraccio destro – Mi auguro che tu stia scherzando! –
Viviana si avvicinò a lei – No. Non sta scherzando – disse e mise una mano sulla spalla della sorella – Di noi solo tu tornerai nel mondo ed è giusto così. Sei tu la più capace, la più abile e la più combattiva. Adesso anche nostra sorella Morgause resterà qui e, ti chiedo di prendere con te Nimue e di allevarla nel mondo al di fuori di Avalon visto che lei non ha mai conosciuto altro –
La giovane mise un ginocchio a terra e guardò Morgana con i suoi occhi da cerbiatta – Non vi deluderò Vostra Grazia, so tirare con l’arco, ho imparato i rudimenti del combattimento con la spada e so andare a cavallo –
Morgana strinse le labbra – Quando chiuderò l’accesso di Avalon per sempre solo io avrò il potere di farvi ritorno. Questo significa che il tempo sull’isola resterà immutato e tu invecchierai nel mondo esterno. Sei sicura di volere questo? –
La ragazza annuì vigorosamente – A cosa serve una vita eternamente giovane se non viene vissuta? –
La Duchessa di Cornovaglia sospirò e sorrise – E allora prepara la barca alla partenza. Torniamo a Tintagel – disse e si girò verso Viviana e Morgause e portò il pugno destro al petto – Lunga vita al Re! –
Le altre sorrisero – Lunga vita al Re! – risposero insieme.
 
La barca, sotto i colpi di remo di Nimue, si allontanò dalla riva di Avalon. Morgana rimase a guardare Viviana e Morgause fino a quando la nebbia le fece sparire dalla sua vista. Si mise a gambe incrociate e appoggiò il mento sui pugni. Quando aveva rimandato indietro Oscar e André aveva fatto in modo che la loro memoria del periodo trascorso con loro fosse cancellata. Ma Oscar aveva intuito che qualcosa non andava e, all’ultimo istante, aveva cercato di fermare il rito, ma era troppo tardi.
Morgause aveva pianto quando erano spariti dalla loro vista e anche Viviana, che li aveva appena conosciuti, si era rattristita. Ma lei era quella che era rimasta più dispiaciuta: invidiava Oscar, la sua forza, la sua bellezza, la sua abilità e gli invidiava il suo amico fraterno che si era trasformato in amore, un sentimento che lei non aveva mai provato, ad eccezione di un fugace attimo con sir Accolon e che, comunque, aveva avuto un esito disastroso. La donna della Gallia aveva avuto fiducia in lei, gli aveva dato Excalibur senza esitazione e l’aveva accolta nella sua mente, un salone di un immenso palazzo arredato in modo a dir poco stravagante, ma l’aveva liberata dal corvo della dea e lei, come ricompensa, non aveva fatto nulla di meglio che cancellare il ricordo dell’amore appena sbocciato. Chiuse gli occhi per un attimo. Oscar e André si sarebbero di nuovo innamorati, lo aveva visto, ma la loro vita insieme sarebbe stata troppo breve. Si disse che aveva fatto la cosa giusta, ma allora perché da quel momento non poteva evitare di pensare a loro? Avrebbe potuto restare al sicuro ad Avalon, ben presto la tempesta si sarebbe scatenata sulla Britannia: la potenza di Roma non li avrebbe più aiutati e i sassoni sarebbero arrivati sicuramente a ondate conquistando Regno dopo Regno e castello dopo castello. La sua magia non sarebbe servita a nulla e le rimaneva solo una cosa da fare, restare al suo posto e cercare di salvare quante più persone possibile prima di sparire definitivamente ed attendere, con le sue sorelle, il ritorno del Re nell’isola sacra. Prima di partire era andata a trovare Merlino, confinato in una stanza del palazzo di Viviana. Il vecchio era ormai completamente rincitrullito, ma c’era ancora una sua capacità che le poteva essere utile. Aveva messo la sua bianca mano sulla sua testa e aveva assorbito dalla sua mente il modo di viaggiare nelle nebbie spostandosi nel tempo e nello spazio. Lei non lo avrebbe sicuramente usato per parlare con quel Walt di cui lui cianciava sempre, ma era un’abilità che di certo avrebbe sfruttato.
Nimue smise di remare – Mia Signora…Credo che sia il momento –
Morgana aprì gli occhi e vide solo il bianco della nebbia intorno a loro. Si alzò lentamente facendo ondeggiare la barca e rimase ferma in piedi: “Io sono Morgana. Sono la Duchessa di Cornovaglia, la Regina del Galles, la Dama del Lago, la sorella di Re Artù. Non mi importa se i posteri diranno che sono stata malvagia e crudele. Non è mai stato così; io sono io e tanto basta! E ci rivedremo sorelle mie e fratello mio, ci rivedremo alla fine del giorno, quando l’ultima battaglia sarà combattuta, ci rivedremo quando tornerò da voi senza gloria, senza titoli e senza insegne, ci rivedremo come persone per vivere, infine, quello che rimane delle nostre vite. Dei dei miei antenati e anche tu, Dio cristiano, vegliate su Lady Oscar e sir André, perché è grazie a loro che adesso tutto si è compiuto. E così sia!” pensò. Allargò le braccia e la nebbia iniziò lentamente a muoversi in circolo.
 
I sassoni conquistarono la Britannia arrivando a ondate successive, ma anche il loro dominio terminò con la battaglia di Hastings, nel 1066 d. C., quando furono sconfitti dai normanni di Guglielmo di Normandia.
Nelle opere che generarono il cosiddetto ciclo arturiano Morgana, la sorella di Re Artù, appare sempre come sua antagonista e, con l’andare del tempo, ha assunto il ruolo di cattivo per antonomasia. Viviana o comunque la Dama del Lago, è invece sempre considerata un personaggio positivo. Morgause, pur essendo la madre del traditore Mordred e di sir Galvano, viene relegata a personaggio secondario, anche lei antagonista del fratello Artù e spesso confusa con la stessa Morgana. Nell’opera di T. Malory muore per mano di uno dei suoi figli che la sorprende a letto con uno dei suoi amanti.
 
EPILOGO 3 – Gran Bretagna, XXI secolo d. C. anno 2020
Il furgone bianco si fermò nel parcheggio del Camelot Castle Hotel della cittadina di Tintagel. Una donna in tailleur grigio con scarpe a tacco alto ne scese e si stiracchiò. La giornalista inviata Adriana Bruni della RAI Radio Televisione Italiana guardò l’edificio che, perlomeno nelle intenzioni, doveva essere la copia di un castello medioevale. Attese che il suo cameraman e il suo assistente fossero pronti, tirò fuori il suo pass e si avviò verso l’ingresso.
Salutò con una mano i colleghi italiani di Mediaset che si stavano ancora preparando, vide i colossali autoarticolati degli americani della Fox e della CBS ed entrò. L’interno era decisamente elegante, mostrò il suo pass e fu invitata a salire al primo piano. Salì le scale, passò accanto a una riproduzione della celebre tavola rotonda conservata alla Winchester Castel Great Hall ed entrò nella sala congressi. La stanza, per quanto ampia, era piena all’inverosimile di giornalisti. Vide il suo collega Albert Finlay della BBC e alzò una mano per salutarlo. Lui la vide e gli fece cenno di sedersi accanto a lui.
Adriana sorrise all’uomo e si sedette – Grazie per avermi tenuto un posto. Non avrei mai creduto che ci fosse tanta gente, soprattutto per il fatto che non si sa ancora con cosa abbiamo a che fare –
Albert scrollò le spalle – Il professor Fischer del Cornwall College di Crantock è una delle massime autorità mondiali su Re Artù e su tutte le opere che riguardano il ciclo arturiano. Se lui dice che vale la pena di essere qui vuol dire che c’è in ballo qualcosa di veramente straordinario –
Adriana guardò il fondo della sala e vide, dietro a un tavolo, un uomo anziano con una lunga barba grigia e bianca, quasi stempiato in un elegante abito grigio e, accanto a lui c’era una bella donna sulla trentina, con lunghi capelli biondi e dagli occhi azzurri che indossava un completo maschile a pantaloni e giacca blu con una camicia bianca. La giornalista sorrise – Però! Ha una bella assistente! –
Albert aggrottò la fronte e sorrise – No…Quella è una professoressa del dipartimento di scienze storiche del Collège de France di Parigi. Si chiama Oscar François de Jarjayes –
Adriana aggrottò la fronte e lo guardò stralunata, poi sorrise – Ah! Per un attimo credevo che parlassi dell’eroina della Bastiglia. Immagino che sia quella sua pseudo discendente che ha cambiato nome per pubblicizzare le sue opere sulla Rivoluzione Francese e una sua prossima revisione di “Una spada al servizi della Francia”, la biografia della vera Oscar scritta più di duecento anni fa dal suo contemporaneo e giornalista Bernard Chatelet –
Albert annuì – In realtà è una discendente della baronessa Josephine Emilie Anne de Jarjayes de La Mothe-Chandeniers che era la sorella maggiore della più famosa Oscar. Ha cambiato il suo nome in onore alla sua pro pro pro pro pro…Zia a cui peraltro somiglia moltissimo, specialmente se compari il suo aspetto con il famoso quadro di Oscar in armatura a cavallo conservato al Louvre ed è una delle massime esperte di storia francese del XVIII secolo –
Adriana fece una smorfia – Sarà…Ma in molti dicono che ha cambiato nome solo per dare slancio alla sua carriera letteraria…Tuttavia…Cosa hanno a che fare un luminare sui miti arturiani e una esperta di storia del XVIII secolo? –
L’altro sospirò – Non ne ho la minima idea – disse solo.
Il quel momento l’anziano professore si alzò e prese un microfono – Signori e signore…Benvenuti in Cornovaglia. Sono il professor Anthony Fischer, docente di storia e letteratura medioevale del Cornwall College. Siete qui in rappresentanza delle più grandi emittenti televisive mondiali per la presentazione di un ritrovamento avvenuto a poca distanza da qui, proprio accanto alle rovine del castello di Tintagel. Durante i lavori per la sistemazione del Coast Path, proprio qui dietro l’hotel. Era l’antica via costiera che partiva dall’entrata principale del complesso del castello e andava a Ovest a congiungersi con la strada commerciale che portava i mercanti e i pellegrini all’abbazia di Glastonbury. I lavori hanno interessato anche il rinforzo della parete di scogliera a Ovest della spiaggia chiamata Tintagel Heaven e che guarda la famosa Merlin’s Cave del promontorio. Tra le rocce, in quella che si è rivelata una sacca formata presumibilmente da un crollo o addirittura nascosta da qualcuno, è stato trovato un oggetto molto particolare – disse e prese un telecomando dal tavolo. Schiacciò un paio di bottoni e sulla parete alle sue spalle comparve uno schermo piatto che si illuminò e mostrò le immagini di alcuni oggetti. I due più grandi erano un’asta di metallo quasi completamente corrosa e quella che sembrava un elemento di legno. I giornalisti cominciarono a rumoreggiare non capendo cosa fosse e il professo Fischer sorrise e rialzò la mano – Calma signori…Calma…Arriveremo al dunque tra un attimo. Considerata la posizione vicina al castello di Tintagel l’amministrazione del complesso ci ha subito chiamato per sapere con cosa avessero a che fare e, lo ammetto, io e i miei assistenti non sapevamo che pesci pigliare. Come sapete il castello di Tintagel è antichissimo. Ci sono testimonianze di fortificazioni che risalgono all’epoca romano-britannica e, successivamente, è stato legato indissolubilmente al mito arturiano visto che, secondo la tradizione, qui Artù è stato concepito e qui regnava la sua nemica mortale nonché sua sorella, la Fata Morgana. Capite bene quindi l’imbarazzo mio e del mio staff con l’evidente difficoltà a identificare quell’oggetto misterioso considerata l’elevata erosione provocata dall’aria salmastra, seppur mitigata dalla protezione che le rocce, casualmente o no, gli avevano fornito. Gli elementi in legno hanno fornito la base per la datazione con il carbonio 14 e risale all’incirca alla seconda metà del sesto secolo dopo Cristo, proprio l’epoca in cui si ritiene siano ambientate le vicende di Re Artù e dei suoi cavalieri. Abbiamo mandato quindi le fotografie dei resti ad ogni dipartimento di storia delle maggiori università europee in cerca di aiuto…E solo uno ci ha risposto dandoci finalmente la risposta all’enigma…Ma cedo la parola alla professoressa de Jarjayes, del dipartimento di scienze storiche del Collège de France di Parigi –
La donna si alzò e sorrise alla platea, prese il microfono e aprì la bocca – Buongiorno a tutti! Sono la professoressa Oscar François de Jarjayes, del Collège de France. La nostra direzione ci ha mandato le fotografie che vedete. Io non mi sono mai occupata di oggetti con una datazione così antica, visto che io sono un’esperta di storia del XVIII secolo, ma un po' per curiosità e un po' per stimolo, decisi di dare un’occhiata lo stesso e i risultati sono stati sorprendenti – disse, prese il telecomando e i pezzi dell’oggetto apparvero più vicini; schiacciò un altro bottone e si unirono formando una sorta di lettera “L” rovesciata a destra. Oscar sorrise di nuovo e guardò i giornalisti – E questa è la ricostruzione finale! – disse e schiacciò un bottone.
I giornalisti cominciarono a rumoreggiare, alcuni si piegarono in avanti increduli e altri tentennarono: quella che avevano davanti era l’immagine di una pistola, di una vecchia pistola ad avancarica. Adriana si alzò in piedi – Un momento! Un momento! Quindi, se non ho capito male…Ci state dicendo che quel…Quella…Pistola…E’ stata datata al sesto secolo, quindi millecinquecento anni fa e che sarebbe un’arma che invece dovrebbe avere…Del XVIII secolo…Più di duecento anni? –
Il brusio in sala si fece più forte e il professor Fischer alzò entrambe le mani, ma invano. Un corpulento giornalista della Reuters si alzò – Quindi abbiamo a che fare con un cosiddetto Oopart!? –
Oscar annuì – Ha perfettamente ragione! Si tratta sostanzialmente di un Oopart, che sta per out of place artifact, manufatto fuori posto, troppo moderno per il periodo storico in cui è datato. Un po' come le pile di Bagdad o il meccanismo di Antikythera in Grecia. Vi renderete subito conto delle possibili implicazioni del rinvenimento di un’arma da fuoco, sia pure ad avancarica in un’epoca in cui si combatteva con spada e lancia. Ma non è ancora finita! – disse sollevando un indice come un abile conferenziere che tiene in serbo il meglio alla fine. Fischer sorrise, si alzò, le andò vicino e avvicinò la bocca al microfono – Si poteva pensare che la pistola fosse la creazione di un’unica mente geniale dell’epoca, una persona che ha scoperto il potere della polvere da sparo e che ha creato un’arma spaventosa, perlomeno per quel particolare periodo storico. Ma non è così! –
Oscar annuì – Su quello che rimane della canna abbiamo avuto la fortuna di trovare un marchio di fabbrica. Un piccolo giglio con una coroncina e tre piccole stelle sopra che sta ad indicare il vecchio Arsenal Militaire de Chateaufort in Francia, che produceva le armi che equipaggiavano la Guardia Reale nella seconda metà del XVIII secolo e persino l’indicazione dell’anno di produzione: il 1772. Possiamo dire, quindi, che questa è una pistola francese in uso alla Guardia Reale del XVIII secolo e che è stata smarrita, o nascosta, nel VI secolo –
Il brusio si stava ormai facendo confusione. Un giornalista dai lineamenti orientali, un cinese della CCTV, si alzò – Una pistola francese del XVIII secolo smarrita nel VI secolo? Vi aspettate che vi crediamo? –
Una giornalista della Fox allargò le braccia – Professoressa de Jarjayes…O cosiddetta tale…Voi siete famosa per aver rubato il nome della vostra celebre antenata! Il tutto per far pubblicità ai vostri libri…Vorrebbe forse dire che un’arma che anche la vera ed unica Oscar de Jarjayes potrebbe aver impugnato è finita nell’epoca di Re Artù? Direi che Mark Twain ha già scritto una favola del genere (n.d.a.: il libro “Un Americano alla Corte di Re Artù” di M. Twain). E poi cosa farete? Ci mostrerete la tomba del perduto André? Ci direte che lui riposa in attesa di amare ancora la sua Oscar? Vi posso già dire che sono sepolti insieme ad Arras, in Francia! –
Oscar strinse il microfono fino a far diventare bianche le nocche della mano. Fu Fischer che venne in suo aiuto – Signori! Noi ci siamo attenuti a tutti i protocolli universitari nelle analisi e la prova del carbonio 14 sulle parti in legno della pistola che sono ancora integre sono state ripetute quattro volte in quattro laboratori differenti e tutti e quattro, ripeto: tutti e quattro confermano il periodo storico. Inoltre abbiamo fatto delle fotografie dettagliate del marchio e dell’anno di fabbricazione. I reperti originali sono a disposizione di chiunque voglia verificarli nella cassaforte del Cornwall College nella cittadina di Crantock –
La giornalista della Fox sbuffò e uscì dalla sala, altri cominciarono a fare chiamate con il cellulare, altri si misero a ridere e altri ancora rimasero fermi al loro posto guardandosi intorno spaesati.
 
Dopo un’ora abbondante i giornalisti lasciarono la sala e il professo Fischer e la professoressa de Jarjayes rimasero da soli. Oscar si sedette sconsolata e aprì una bottiglietta d’acqua. Ne bevve un sorso desiderando che fosse del cognac.
Anthony si appoggiò alla scrivania e mise le mani in tasca – Dopotutto è andata bene! –
Lei lo guardò sorpresa – Bene!? Ma tu c’eri Anthony? Hai visto cosa è successo? –
Lui socchiuse gli occhi – Si! Ho visto una donna che diceva schiettamente quello che abbiamo trovato: una pistola del XVIII secolo che, all’esame del carbonio 14, risulta essere stata smarrita o nascosta nel VI secolo…Andiamo Oscar…Mettiti nei loro panni: tu lo crederesti mai possibile? –
Lei sospirò – E allora perché lo abbiamo annunciato in pompa magna? –
Il professore si rialzò – Perché era la cosa giusta da fare! Io…Io non so perché quel tipo di arma sia finita a Tintagel in quel periodo, ma c’è…Quel marchio e l’anno di fabbricazione sono prove inconfutabili! Ed è solo grazie a te che tutto è stato possibile amica mia –
Oscar annuì. Si ricordava ancora quando il direttore del suo dipartimento aveva convocato lei e i suoi colleghi mostrandogli le fotografie dell’oggetto ritrovato sulla scogliera di Tintagel. A lei non importava e, proprio per caso, gli aveva dato un’occhiata. Non l’aveva mai detto a nessuno, ma quando aveva posato gli occhi sui resti della pistola si era sentita irrigidire, come in trance e aveva avuto una sorta di visione ad occhi aperti: una bianca mano che teneva una vecchia pistola ad avancarica, la maneggiava come se non sapesse come usarla, l’agitava e poi la gettava in aria e cadeva…Cadeva sullo sfondo di un cielo plumbeo e precipitava da una scogliera mentre lei la guardava impotente.
Aveva lasciato tutto quello che stava facendo e si era recata subito in Gran Bretagna, a Crantock, dove aveva conosciuto il professor Fischer e dove, dopo un’attenta analisi al microscopio elettronico di quello che restava della canna, aveva trovato il marchio dell’arsenale di Chateaufort e l’anno di fabbricazione, attirandosi l’ammirazione dei suoi colleghi inglesi.
Il professor Fischer sorrise debolmente – E questo è un altro degli innumerevoli misteri collegati a Re Artù…Ah! Ho sentito che ti fermi qui all’hotel e che poi vai a Londra. Credevo che rientrassi a Parigi –
Lei si scosse e sorrise – No…Questa è stata una bella e misteriosa parentesi, ma devo continuare il mio lavoro. Sto preparando una revisione completa della biografia della mia illustre antenata partendo dalla rielaborazione dell’opera del suo contemporaneo, il giornalista Bernard Chatelet. Ho fatto diverse aggiunte e ho colmato molte lacune ed imprecisioni, ma quello che scriverò è un capitolo tutto nuovo su un periodo che Bernard ha completamente tralasciato; credo perché, pur essendo egli amico di Oscar e di André, non lo ha mai saputo –
Anthony si avvicinò curioso – E che fonti hai? –
Oscar inspirò profondamente – Il caso mi ha aiutato. Ho ricevuto una mail al mio indirizzo al Collège de France da un inglese, di Londra…Un certo dottor Andrew Great. Poi l’ho sentito telefonicamente, anche se non abbiamo usato skype o face time. Anche lui è uno storico, ma lavora per una società privata che ha acquistato l’edificio di un vecchio archivio della city. Tutti documenti che appartenevano al Foreign Office, ma privi di interesse politico o militare, non secretati e destinati al macero, ma che prima dovevano essere catalogati per scoprire se c’era qualcosa di interessante e lui ha trovato un vecchio rapporto su un viaggio in Inghilterra della mia antenata –
Lui inarcò le sopracciglia – Il Foreign Office? Stiamo parlando dei servizi segreti? La tua antenata era stata spiata dai servizi segreti inglesi? –
Lei annuì – Perché quella faccia? Oscar era comandante della Guardia Reale e amica intima di Maria Antonietta e questo ne faceva una figura non solo potente, ma anche influente e quindi degna di attenzione da parte degli agenti segreti stranieri. Il rapporto risale ai primi anni ottanta del XVIII secolo, il 1782 per l’esattezza. In quell’anno Oscar lasciò il comando della Guardia Reale e si ritirò per un certo periodo di tempo nella proprietà della sua famiglia in Normandia, ma, per una volta, senza il fidato André con lei. Ebbene: sembra che Oscar si sia imbarcata a Cherbourg e abbia raggiunto il porto di Plymouth. Da lì è andata poi a Tintagel, a Glastonbury e a Stonehenge, vicino a Salisbury –
Anthony si avvicinò a lei – Tintagel…Glastonbury…Accidenti! Sembra il viaggio di un appassionato di Re Artù…O di un cavaliere alla ricerca del Santo Graal. Glastonbury è considerato un luogo sacro per i cristiani perché, secondo la tradizione, è lì che Giuseppe d’Arimatea e i suoi compagni hanno portato e nascosto il Graal…E per i celti visto che ci sono prove che ci fosse una comunità di sacerdoti e sacerdotesse…Ed è considerata come la sede più accreditata della mitica isola di Avalon…E Stonehenge…Quel luogo non aveva a quell’epoca la fama che ha adesso e non è legato ai miti arturiani. Ma perché mai è andata anche là –
Oscar sorrise di nuovo – Ah! Amico mio! E’ proprio questo il punto! Il dottor Great mi ha anticipato che quello che ha in mano è un semplice resoconto di un viaggio turistico. Gli agenti inglesi che hanno seguito Oscar non hanno notato nulla di strano, ma intendo leggere quel documento e poi ripercorrere a ritroso il viaggio di Oscar. C’è da notare che lei, nella sua epoca, ha sempre preferito la verde Arras, l’altro feudo della famiglia de Jarjayes, alla Normandia e del resto è là che i suoi amici hanno sepolto lei e André. Quella del 1782 è stata l’ultima volta che si è recata laggiù e la volta prima è stata nel 1775, quando aveva solo vent’anni ed era stata da poco nominata comandante delle Guardie Reali, proprio alla vigilia della Rivoluzione Americana e c’era andata con André. Proprio in quell’occasione sembra che abbia cominciato a leggere l’opera di Malory su Re Artù e che abbia fatto infuriare suo padre mettendo una bella tavola rotonda nella sala da pranzo di Palazzo Jarjayes a Versailles –
Il professore sorrise – Addirittura! Oscar de Jarjayes appassionata di Re Artù? –
Oscar annuì e si alzò – E’ un punto della vita della mia antenata che intendo approfondire. Ma resta il fatto che quando è tornata dalla Normandia nel 1775 si è appassionata al ciclo arturiano e solo così si può spiegare il suo viaggio in Inghilterra nel 1782. Ho visitato la casa dei de Jarjayes nella località di La Madeleine in Normandia, ma non sono riuscita a fare della analisi approfondite anche perché è stata trasformata in un piccolo museo dedicato a Oscar e allo sbarco…Quel luogo è proprio a ridosso di Utah Beach, la prima spiaggia ad essere stata presa d’assalto dalle truppe americane all’alba del sei Giugno 1944 e prima ancora, nel 1942, era stata l’alloggio per un reparto delle SS, i pretoriani del partito nazista. Ho chiesto di sapere di che gruppo facessero parte all’Archivio Militare di Berlino e, sulla base delle poche e frammentarie informazioni che hanno a disposizione, dalla Germania mi hanno risposto che si trattava di uomini della Divisione Ahnenerbe –
Anthony rimase a bocca aperta – La Ahnenerbe? Intendi quel particolare reparto delle SS che studiava, tra le altre cose, i misteri archeologici e paranormali? Come quelli che hanno ispirato i film di Indiana Jones? –
Oscar annuì di nuovo – Agli ordini diretti del Reichsfuhrer Himmler…Cosa ci facessero quegli uomini lì non posso nemmeno immaginarlo, ma, come vedi, la mia antenata, ieri come oggi, continua a far parlare di sé – disse e prese la sua valigetta porta computer – Dopotutto hai ragione! E’ stato bello Anthony! Adesso sarai sotto attacco per i resti della pistola, ma sono certo che te la caverai. Io adesso ne approfitto per visitare le rovine del castello della Fata Morgana – aggiunse e gli porse la mano.
Lui la strinse con calore – Il piacere è stato mio, collega. Auguri per la tua cerca –
 
Era passato mezzogiorno e Oscar non aveva mangiato. Non che ne avesse voglia. Dopo la conferenza stampa si era sentita spossata e svuotata da ogni forza. Aveva messo in conto il fatto di essere criticata, di nuovo, per il suo nome, come ormai facevano quasi quotidianamente i media francesi, ma era stata più dura di quello che si aspettasse.
Aveva sempre avuto una passione particolare per la sorella della sua antenata Josephine. La famiglia de Jarjayes si era completamente estinta, ma lei, fin da piccola aveva voluto fare ricerche per conoscere appieno la sua storia. Come la sua illustre zia non vestiva quasi mai da donna, ma solo con pantaloni, camicie e giacche di foggia maschile. Aveva avuto i suoi fidanzatini al liceo e si era messa un bell’abito con scarpe a tacco a spillo alla festa di maturità e per la laurea, più che altro che fare un piacere a sua madre e a sua nonna. Aveva ancora delle sporadiche relazioni con esponenti dell’altro sesso, ma la cosa finiva dopo un paio di appuntamenti e chi o cosa mai cercasse in un uomo non lo sapeva nemmeno lei.
Quando si era dedicata anima e corpo alla vera Oscar aveva deciso di cambiare il suo nome. Lo aveva fatto per rispetto alla sua antenata, in suo onore e senza pensare alle conseguenze di quel gesto. Sua nonna era scoppiata in lacrime dicendo che un nome da uomo non andava bene per una “bambina” così bella e sua madre, pur rispettando la sua decisione, aveva obiettato dicendo: “E’ stata coraggiosa e sfortunata, lo ammetto! Ma ha tradito la sua famiglia e ha combattuto contro di essa! Non dimenticarlo mai!”. La lotta legale per il cambio del nome era stata difficile, ma con l’aiuto della sua migliore amica Jeanne, principessa del foro di Parigi e sua agente letteraria ufficiale, ce l’aveva fatta. Nella sua gioia, però, non aveva messo in conto che i media tutti l’avrebbero attaccata accusandola di sfruttare il nome della sua illustre zia per promuovere le sue opere: testi interessanti sulla Francia della seconda metà del XVIII secolo e in particolare sulla Rivoluzione Francese. Alcuni di essi erano addirittura usati come testi scolastici, ma lei stessa sapeva che erano ben poca cosa rispetto a quella che sarebbe diventata la sua opera omnia, la rivisitazione, l’aggiornamento e l’ampliamento della biografia della sua antenata partendo dal libro di Bernard Chatelet. Proprio lavorando a quello si era imbattuta nella strana quanto imprevista passione di Oscar per Re Artù. In fondo poteva anche essere una cosa normale: in Francia era nato il ciclo del cosiddetto “Amor Cortese” che narrava le gesta d’amore di dame e cavalieri, ispirate dalla storia di Lancillotto e Ginevra. Leggendo di quelle la vera Oscar, forse, avrebbe approfondito la materia riguardante Re Artù e, probabilmente, era rimasta affascinata dalla figura del Re che si sacrifica per la sua terra e il suo popolo con la sua spada Excalibur in pugno. E, sorridendo, aveva immaginato come Oscar potesse vedere la Contessa di Polignac allo stesso modo in cui i cavalieri della tavola rotonda avrebbero guardato la Fata Morgana, cioè come una strega potente e pericolosa.
Nella sua suite si cambiò velocemente gli abiti indossando dei vestiti più comodi, jeans, scarpe da trekking, un maglione a collo alto e una giacca a vento. Prese il suo zaino da viaggio e scese verso l’ingresso. Decise di andarsene dall’uscita posteriore, verso il mare. Si strinse nelle spalle e guardò il cielo, era plumbeo, come sempre l’aveva visto in Gran Bretagna. Strinse le labbra e sospirò “Che bel clima! Non c’è che dire! Eppure la Normandia e pure Parigi non sono così distanti…E come mai qui il tempo è sempre brutto?” pensò. Raggiunse il Coast Path e passò accanto alla scogliera dove era stata trovata la pistola. In verità anche lei era rimasta sconvolta: cosa ci faceva una pistola del XVIII secolo, francese per di più, nelle rovine di un vecchio castello inglese del VI secolo? Beh! Toccava a Anthony e a tutto il Cornwall College trovare la risposta.
Si diresse verso il castello; lesse il cartello “Kastell Dintagell” scritto nella lingua locale e si diresse subito verso il terrapieno che dava sulla spiaggia e sulla Merlin’s Cave, la grotta in cui, secondo la leggenda, aveva vissuto il Mago Merlino e che aveva accudito Artù da piccolo.
Si chiese se anche la sua antenata, nel suo viaggio a Tintagel, si era fermata lì oppure era andata a visitare la grotta. Vide che c’era già qualcuno alla balaustra di legno e sospirò, avrebbe voluto essere da sola. Gli piaceva restare con se stessa e con i suoi pensieri. Si avvicinò e aggrottò la fronte, la figura, vista di spalle, era longilinea, quasi filiforme, aveva dei lunghi capelli neri, indossava degli abiti maschili, pantaloni e giacca completamente neri, aveva le mani dietro la schiena e tra le dita teneva un volume che, pensò lei, doveva essere una guida turistica.
Oscar si avvicinò, sorrise debolmente guardando la figura e vide che era una donna, lo si capiva dalla curva del seno, portava degli occhiali scuri e aveva la pelle del viso bianca, candida in un modo innaturale. Strinse le labbra – Buongiorno! – disse.
La donna in nero sospirò e guardò sulla scogliera, verso le rovine – Era un bel castello! – disse piano.
Oscar sorrise – Bello…Secondo alcune ricostruzioni doveva essere maniero di roccia a strapiombo sulla scogliera, di notte, durante i temporali, illuminato dai lampi, doveva sembrare per davvero il posto ideale per una strega…Ma…Perdonatemi. Sono venuta qui per vedere la caverna di Merlino e vi disturbo con il mio chiacchiericcio –
L’altra sospirò di nuovo – La caverna di Merlino…Si…Che bel nome! Non mi state disturbando affatto. Voi alloggiate all’hotel Camelot? Vi ho vista nonostante tutta quella confusione di giornalisti e vi ho riconosciuta, Miss de Jarjayes – disse e gli fece vedere il libro che portava. Oscar sorrise – Oh! Quel libro…Era da tanto che non lo vedevo –
Era una copia di un suo vecchio e primo testo sulla vera Oscar dal titolo “La donna e il soldato” basato sugli ultimi anni di vita della sua antenata. La donna in nero aprì la copertina e mostrò la sua fotografia sorridente sopra la trama.
Oscar mise le mani in tasca – Mi fa piacere che se ne trovino ancora delle copie! Ero una scrittrice alle prime armi e sinceramente non credevo che lo avrebbero tradotto in inglese –
L’altra strinse le labbra e aprì il testo su una pagina con la fotografia di un quadro, una donna bionda in armatura che impugnava la sua spada su un cavallo bianco impennato – La somiglianza tra voi e lei è innegabile ed è assoluta, Miss de Jarjayes, siete identiche. La dea della guerra…Un nome strano per questo dipinto –
Oscar aggrottò la fronte – In effetti…Gli è stato dato dalla stessa Oscar, a quanto ne so –
La donna in nero indicò con un dito bianco come il gesso una piccola figura in alto a sinistra sullo sfondo, un uccello scuro appoggiato su un ramo – Credo che questo sia un corvo –
Oscar avvicinò lo sguardo alla figura, quella era una piccola fotografia e quando aveva visto l’originale, conservato al museo del Louvre, non aveva notato quel particolare. Scrollò le spalle – Si…Credo che potrebbe anche essere un corvo –
L’altra sorrise debolmente – Ritengo che sia un corvo perché è l’animale sacro dell’antica dea celtica della guerra, Morrigan, forse la vostra antenata ha voluto inserirlo in suo onore –
Oscar la guardò, lei era una storica degli usi e costumi del XVIII secolo e sapeva poco o nulla di dei o dee celtici, ma l’associazione con il nome del dipinto e quello strano uccello nero era interessante. La donna sorrise – Oh! Perdonate! Alle volte non mi rendo conto di parlare troppo. Credo che tornerò in albergo, sta per alzarsi la nebbia e domani devo andare a Glastonbury –
Oscar si guardò attorno, il mare era calmo e, a parte il cielo nuvoloso, non c’erano segni che la nebbia si sarebbe alzata. Guardò di nuovo la donna – Andate a Glastonbury? Anch’io devo recarmi là…Ci andate in gita o per lavoro? –
L’altra si strinse nelle spalle – Sia l’una che l’altro…Mia sorella Vivian gestisce un Bed & Breakfast di fronte al complesso del Chalice Well (n.d.a.: pozzo del calice, dove, secondo la tradizione, è nascosto il Santo Graal) e all’inizio del sentiero che sale alla collina del Tor. E’ una posizione privilegiata che dà sempre molto lavoro. L’altra mia sorella, Margaery, lavora al Jumping Johns Nursery di Glastonbury, nella sezione femminile, gli è sempre piaciuto insegnare alle femminucce…Oh! Mi deve perdonare Miss de Jarjayes, il mio nome è Morgan…Morgan Drakehead – disse, si levò gli occhiali scuri rivelando due occhi chiari e le porse la mano. Oscar gliela strinse e aggrottò la fronte – Oscar François de Jarjayes – disse solo; “Morgan…Come Morgana…Come la Fata Morgana” pensò.
Morgan inarcò un sopracciglio – Si! Posso sentire chiaramente quello che state pensando. Mi chiamo proprio come la Fata Morgana…Ma mi mancano i suoi poteri magici – disse e alzò l’avambraccio muovendo le dita della mano. Oscar sorrise, ma provò la strana sensazione di portarsi la mano al collo sentendo una pressione – Ah…E…Quindi siete tre sorelle… -
Morgan strinse le labbra – C’è anche nostro fratello. Ma lui è in coma da moltissimi anni. So che è una cosa crudele e che altri lo avrebbero già liberato dal peso di quella vita, ma noi non abbiamo mai perso la speranza di poterlo riabbracciare –
Oscar aprì la bocca – Oh! Mi dispiace immensamente –
L’altra scrollò le spalle – Un giorno si risveglierà! E riprenderà il posto che gli spetta! Perdonatemi, ma non ho mai avuto la fortuna di incontrare uno dei miei autori preferiti…Posso invitarvi a cena? All’hotel stasera hanno un delizioso cinghiale, lo servono con una salsa di mele tradizionale e lo innaffiano con del buon vino della Francia – disse e si piegò verso di lei – Il che è una fortuna…Il vino inglese, credetemi, è pessimo! –
Oscar sorrise, di solito non dava confidenza agli estranei, ma quella strana donna, per qualche motivo, gli piaceva – Va bene Miss Drakehead. Che ne direbbe se andiamo a vedere la grotta adesso? Magari troviamo anche il Mago Merlino! –
Morgan allungò un braccio e chinò la testa mostrando la strada – Dopo di voi – disse e la vide passargli accanto e scendere lungo il sentiero verso la spiaggia. Si rimise gli occhiali scuri e sorrise, snudando dei canini che qualcuno avrebbe trovato stranamente appuntiti: - Tra poco si alzerà la nebbia…E la nebbia fa brutti scherzi, fa perdere non solo la strada, ma anche la concezione del tempo e persino dello spazio; tanto che viene da credere di vivere in un mondo a parte, fatato, si potrebbe dire…Lady Oscar – sussurrò e la seguì.
 
FINE
 
 
Note conclusive:
Personaggi dell’anime/manga Lady Oscar: Oscar François de Jarjayes, André Grandier, Josephine de Jarjayes (solo nominata), Marie, nonna di André.
Personaggi del ciclo arturiano: Morgana, Morgause, Viviana, Nimue, Re Artù, Ginevra, Lancillotto, Mordred, Galvano, Agravain, Gareth, Gaheris, Parsifal, Accolon, Re Uriens del Galles, Re Lot di Lothian e delle isole Orcadi, Uther Pendragon, Re Ambrosius.
Personaggi reali citati: Re Giorgio III d’Inghilterra, Re Luigi XVI di Francia, Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, Contessa Marie-Jeanne Bécu Du Barry, Conte generale François Augustin Reynier de Jarjayes (Ehhh…Questo è esistito per davvero), Contessa Yolande Martine Gabrielle de Polastron de Polignac, Gaio Giulio Cesare, Nicolas Flamel, John Dee, Edward Kelley, Walt Disney, Ryoko Ikeda.
Personaggi inventati: Volker, Cara, Gerda, Haral, Wulfan, suor Agata, Glynne, Guillaume de Jarjayes, John Bailey, Adriana Bruni, Albert Finlay, professor Anthony Fischer.
Altri personaggi citati: capitano Flint, Billy Bones, Long John Silver (personaggi del romanzo “L’isola del Tesoro”).
Luoghi reali citati: Carentan, Sainte Marie du Mont, La Madeleine, Utah Beach, Cherbourg, Parigi, Versailles, Chateaufort, Tintagel, Boscastle, Glastonbury, Stonehenge, Salisbury, Galles, Crantock.
Luoghi d’invenzione: Caerleon, Camelot, Camlann, Avalon, Palazzo Jarjayes.
Un ringraziamento particolare a Wikipedia per le nozioni storiche e a Google Maps per la geografia. Mi scuso se ho inserito dei luoghi moderni all’epoca di Artù. Per quello che riguarda Glastonbury la cosiddetta “Fonte del Sangue” o “Fonte Rossa” che deve il suo nome ai minerali ferrosi presenti nel sottosuolo e che danno alle acque, a intervalli regolari, un colorito rossastro, è stata da me messa ad Avalon, ma si può ammirare ancora oggi nel complesso del “Chalice Well” (pozzo del calice), proprio accanto alla colossale collina di probabile formazione artificiale (è a forma di piramide irregolare) del Tor
Nell’universo di Lady Oscar la storia si svolge nell’anno 1775; nell’universo del ciclo arturiano l’azione si svolge nella seconda metà del VI secolo dopo Cristo. Mi scuso con quanti, approssimatisi alla lettura, credevano o speravano in una rilettura dei miti arturiani in chiave “oscariana”, ma la mia storia si svolge dopo la battaglia di Camlann, dopo la sconfitta del traditore Mordred, il ferimento del Re e il suo ritiro nell’isola di Avalon per rigenerarsi e svegliarsi un giorno per riprendere il suo posto.
Mi sono avvicinato al ciclo arturiano quando ho visto, per la prima volta il film “Excalibur” (1981) e poi ho letto il meraviglioso libro “Le nebbie di Avalon” dell’autrice inglese M. Z. Bradley che narra la saga da un punto di vista tutto femminile e con protagonista assoluta colei che è sempre stata considerata il “supercattivo”: la Fata Morgana. Mi hanno appassionato anche i fumetti della collana “Martin Mystère” (Bonelli Editore) che si sono occupati in più episodi dei molti misteri riguardanti il ciclo arturiano, in particolar modo quelli correlati al Santo Graal, il calice che Cristo usò durante l’Ultima Cena. Il personaggio di Morgana è, a mio avviso, il più interessante di tutto il ciclo arturiano, il simbolo di una donna indipendente e potente, il prototipo della moderna donna in carriera che riesce a spaventare gli uomini e forse, proprio per questo, relegata a ruolo di villain. La “mia” Morgana non è fondamentalmente cattiva, è un personaggio tormentato, disprezzata, odiata, ma sempre fedele a sé stessa e al suo codice d’onore che le impone, nonostante tutto, di cercare in ogni modo di salvare il suo paese e il Re suo fratello e in questo somiglia molto a Oscar.
La domanda che qualcuno (forse più di qualcuno) può porsi è: cosa c’entra Oscar con Re Artù? Nulla…E tutto. Anche Oscar è un cavaliere senza macchia e senza paura che lotta contro le ingiustizie, proprio come i cavalieri della tavola rotonda. Noi (io e i miei colleghi scrittori per passione e non) quando scriviamo non poniamo limiti alla fantasia. Io personalmente riesco e vedere Oscar combattere con una spada laser o pilotare un caccia X contro la Death Star inseguita da Darth Vader; posso vederla cavalcare un drago a Westeros, sconfiggere il conte Dracula in Transilvania, fronteggiare Achab sul ponte della Pequod mentre stanno cacciando Moby Dick oppure imbarcarsi sulla Hispaniola con Jim Hawkins e Long John Silver alla ricerca del tesoro del capitano Flint e sempre con il suo André al suo fianco. Nello specifico ho voluto riunire due figure femminili che mi hanno sempre affascinato: Oscar e Morgana, “vicine di casa” in quanto francese l’una e inglese l’altra, separate da secoli di storia, ma così simili nello spirito fiero e indipendente.
Dal punto di vista moderno, se Oscar e André e tutti i personaggi dell’anime e del manga non hanno avuto la fortuna di aver avuto una trasposizione cinematografica, se si esclude il film del 1979 che non ha di certo avuto successo e che pure ho visto, ma che non vale la pena di ricordare. Diverso è il discorso per quello che riguarda i personaggi della saga arturiana. Posso ricordare la prima Morgana (cattiva) che mi ha affascinato, interpretata dal Premio Oscar (!) Helen Mirren in “Excalibur”; quella triste e tutt’altro che cattiva di Julianne Margoulies nella miniserie “Le nebbie di Avalon”; quella in cerca di vendetta dell’irlandese Katie McGrath nella serie “Merlin” e quella crudele, perfida e assetata di potere della francese Eva Green nella serie “Camelot”.
Curiosità 1: l’attuale Duchessa di Cornovaglia è Camilla Shand (precedentemente Parker-Bowles), consorte di Charles Philip Arthur George Mountbatten-Windsor, erede al trono di Gran Bretagna e Principe di Galles.
Curiosità 2: mi è venuta in mente proprio mentre scrivevo quest’ultimo capitolo. La prima sigla italiana dell’anime “Lady Oscar” è stata cantata dal gruppo conosciuto come i “Cavalieri del Re” che deve il suo nome al fatto di aver cantato la loro prima sigla di un cartone animato per la serie “La spada di King Arthur” che narra per l’appunto delle gesta di Re Artù e dei suoi cavalieri.
 
GRAZIE
A tutti coloro che hanno avuto la pazienza e la benevolenza di leggere la mia storia.
   
 
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