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Autore: _Tati2308    03/06/2020    0 recensioni
Dal testo:
"Tutto questo è sbagliato...Noi siamo sbagliati..."
"No...Noi siamo perfetti, loro sono sbagliati, loro che parlano, ma non sanno niente di noi"
"Una volta la cosa più importante per te era seguire le regole..."
"Tu sei l'eccezione che distrugge la regola"
Anche questa storia, come tutte le altre, è possibile ritrovarle con copertina e capitoli in più su Wattpad, il mio profilo è 19ste77.
Buona lettura ;)
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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"Tieni, indossa questi, il principe vuole vederti"
Esordì una dele cameriere del palazzo consegnandole dei vestiti e chiudendosi la porta della stanza alle spalle. Quella mattina Emeraude si era svegliata in un letto che non era il suo, il re le aveva assegnato una stanza insieme ale altre cameriere, nela parte bassa del palazzo, nella camera vi erano tre letti tutti uguali, separati solo da piccoli comodini sui quali vi era posata una candela ababstanza consumata, le lenzuola color topo davano l'idea di essere fredde e poco accoglienti, ma d'altro canto, anche i vestiti che stava indossando lo erano. Indossava un abito blu lungo fino alle caviglie che copriva appena, ai piedi portava un paio di scarpe basse e nere, erano comode almeno, tra gli abiti trovò anche un telo bianco, si rese conto solo dopo qualche secondo che era rimasta a fissarlo inebetita che si trattava di un grembiule, così lo legò in vita e raccolse i capelli ribelli in una crocchia disordinata. Osservò il suo riflesso nello specchio, la ragazza che vedeva era vestita in modo diverso da come di solito si vestiva, aveva i capelli ordinatamente raccolti ed un paio di scarpe basse invece dei suoi stivali ai piedi, ma se si guardava negli occhi, era sempre lei, il fuoco della ribellione bruciava in quegli occhi non ancora stanchi di combattere.
Dopo qualche minuto una cameriera arrivò a "prelevarla", la seguì per un lungo corridoio pieno di quadri di antenati reali appesi alle pareti color ocra. La donna si fermò di fronte ad una porta piuttosto alta e larga, bussò tre volte prima che dall'altra parte si sentì un "Entrate". Varcarono la soglia ed Emeraude inchiodò sui suoi passi non appena vide la scena che gli si presentò di fronte. Aaron era di spalle, la schiena nuda imperlata di sudore luccicava per il riflesso del sole che filtrava dalle finestre, i muscoli della schiena e delle braccia guizzavano tonici e poderosi a dogni movimento, le gambe muscolose erano fasciate dai pantaloni neri, i piedi scalzi si scattavano rapidi mantendendo elegantemente l'equilibrio ad ogni mossa, le mani fasciate tiravano pugni secchi al sacco da boxe. Emeraude fece un respiro profondo, non saoeva perché si sentiva in quel modo, non capiva, più volte le era capitato di vedere uomini a petto nudo,qualche volta, nel periodo della sua vita in cui aveva aiutato a curare i feriti di guerra aveva persino visto uomini completamente nudi, ma non le aveva mai fatto effetto, non se n'era mai curata più di tanto. Aaron in quel momento si voltò ed i loro sguardi si scontrarono in un turbinio di emozioni contrastanti, solo ora, che la luce vi si rifletteva, Emeraude si accorse che gli occhi di Aaron non erano neri, bensì di un marrone molto scuro, ma che illuminato dal sole sembrava avere mille pagliuzze dorate. La pelle della fronte era imperlata di sudore e qualche ciuffo ribelle era sfuggito dai capelli ebano raccolti dal codino improvvisato e vi si era appiccicato. Raccolti in quel modo i capelli lasciavano bene visibili le delicate orecchie a punta tipiche dei Faery, gli esseri fatati. La mascella scolpita era coperta da un sottile velo di barba, probabilmente fatta quella mattina presto...Era così diverso da come se lo ricordava, le spalle larghe leggermente ricurve come se dovessero sostenere il peso del mondo, il petto era ricoperto da una peluria leggera, l'addome scolpito in rettangoli perfetti, mentre una sottile striscia di peli partiva dall'ombelico per poi finire dove l'occhio di Emeraude non poteva arrivare...
"Sua altezza, la ragazza è qui come avevate richiesto"
La vice della donna affianco a lei strappò Emeraude da quei pensieri decisamente fuori luogo e poco consoni ad una ragazza come lei e la riportarono con i piedi per terra. Aaron annuì invitandola a congedarsi
"Con permesso"
Disse la donna prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle. Ora erano solo lei ed il principe, Emeraude cominciò a sentirsi in soggezione.
"Rispondi solo ad una domanda"
Esordì Aaron incrociando le braccia al petto ed osservandola corrugando leggermente le sopracciglia. Emeraude raddrizzò la schiena, aspettandosi quella fatidica domanda che avrebbe svelato tutto
"Cosa stavi facendo in realtà quandi sei scappata"
La prese in contropiede, Emeraude non spaeva cosa rispondere, aveva detto la verità, nient'altro che la verità, ma nessuno qui sembrava crederle
"Stavo raccogliendo delle erbe medicinali, come ho spiegato ieri"
Rispose ancora cercando di essere più convincente questa volta,dovevano capore che stava dicnedo la verità. Il principe la guardò scettico per poi sbuffare infastidito
"Senti, non so quali siano state le vere ragioni del perché ti trovavi lì, e nemmeno so perché abbia deciso di salvarti...Ma sappi che se scoprirò che stai tramando alle spalle del regno...Ti ucciderò con le mie stesse mani"
Mormorò minaccioso avvicinandosi al volto di Emeraude, la quale tratenne il respiro perdendo un battito, che fossero gli occhi ridotti a die fessure o la voce roca e profonda non sapeva dirlo con certezza, ma Emeraude dentro di sé tremò, chi era quest'uomo ride e sconosciuto che si trovava davanti? Dov'era finito il bambino che la faceva sempre ridere con i suoi buffi atteggaimenti? Si chiedeva mentre cercava di sostenere il suo sguardo, ma non si sarebbe fatta piegare, dopo la morte dei suoi genitori pensava di cadere in pezzi, ma era sopravvissuta, ed aveva giurato a se stessa che mai più nessuno avrebbe avuto il potere di distruggerla. Raccolse il coraggio e lo guardò dritto negli occhi
"Se stessi mentendo di certo non starei qui a sostenere ciò che ho detto, avrei già provato a scappare, sono qui per una stupida legge, ma non sono una criminale"
Aaron non parlò questa volta, si limitò ad osservarla, quello sguardo sicuro sembrava dire che aveva detto la verità, ma nei suoi occhi brillava il fuoco della ribellione, Aaron lo percepiva, quello stesso fuoco che lui aveva imparato a nascondere dietro a falsa indifferenza. Quella ragazza destava in lui uno strano interesse, c'era qualcosa di diverso in lei, non era come le altre ragazze che aveva conosciuto, non aveva timore a guardarlo negli occhi, non abbassava lo sguardo nemmeno per un secondo, quegli occhi lo fissavano sicuri delle parole che aveva pronunciato poco prima, quegli occhi...C'era qualcosa in quegli occhi, qualcosa di così familiare, quel verde così profondo...Ma era impossibile che si trattasse...No, probabilmente quella bambina si trovava in qualche bottega al villaggio, o probabilmente in qualche casolare con quattro o cinque figli intorno. Aveva provato a cercarla all'inizio, ad ogni esercitazione fuori dal castello, quando gli era concesso uscire, cercava in tutti i modi di passare per il villaggio, ma gli era sempre stato impedito. Col tempo ci aveva rinunciato, ma a volte, quando la notte non riusciva a dormire ed i suoi pensieri vagavano, la mente correva a quei giorni felici e spensierati, dove tutto ciò che vedeva intorno a lui erano gli occhi curiosi e vivaci della sua unica amica, Emeraude...Non gli aveva mai detto il suo cognome, non ricordava perché non gliel'avesse mai chiesto...
"Come ti chiami?"
Emeraude esitò un attimo, non sapeva se era disposta a dirgli il suo vero nome, se avesse rivelato ora la sua identità tutto sarebbe cambiato, lui l'avrebbe rinchiusa nuovamente, se l'aveva abbandonata una volta probabilmente ora che ne ha la possibilità l'avrebbe fatta rinchiudere
"Non ce l'hai un nome?"
Trasalì dai suoi pensieri contorti sentendo la sua voce profonda risuonare spezzando l'aria
"Io ehm..."
Lo sguardo eloquente di Aaron la mandò ancora più in confusione
"Io...Al..."
"...Al...?"
Chiese Aaron corrugando le sopracciglia, ed espirando pesantemente
"Ala...Alannis...Mi chiamo Alannis"
"Alannis? Nome insolito..."
"Era il nome della prozia di mia madre"
Rispose prontamente, nemmeno lei riuscì a capire come fece a mentire così spudoratamente a quegli occhi che sembravano oenetrare ogni dettaglio eppure ci riuscì. Aaron sembrò inizialmente sorpreso e ad Emeraude parve di scorgere persino una punta di delusione nel suo sguardo, ma poi Aaron si voltò dandole le spalle per andare a recuperare la sua maglietta nera interrompendo quel gioco di sguardi.
"Ti hanno già spiegato i tuoi compiti?"
Chiese senza voltarsi per guardarla
"No...Mi hanno solo detto che volevate vedermi"
Rispose Emeraude cuotendo leggermente la testa in segno di negazione
"Va bene, in quanto cameriera personale del principe sarai l'addetta alle camere superiori, bagno, camera da letto, guardaroba e cose del genere..."
Mentre spiegava si voltò e vedendo l'espressione turbata di Emeraude decise di spiegarsi meglio per evitare malintesi
"...Intendo che dovrai occuparti delle pulizie"
Emeraude trasse tra sé e sé un sospiro di sollievo, aveva sentito parlare di uomini ricchi e potenti che vivevano con delle concubine, delle specie di amanti a quanto ne sapeva Emeraude. Quando il principe aveva spiegato che si sarebbe dovuta occupare della camera da letto e dei bagni, per un attimo credette che fosse destinata a quella fine, per fortuna il malinteso era stato prontamente spiegato, non che Emeraude non volesse mai aver a che fare con rapporti "di quel genere", solo che voleva donare sé stessa e la sua prima volta ad un uomo che veramente la meritasse, ma di quell'uomo, per ora, nessuna traccia.
"Riordinare documenti, di poco conto ovviamente, scrivere inviti, fare commissioni al villaggio..."
"Ma se faccio tutto io voi cosa farete?"
La domanda le uscì spontanea prima che potesse frenare la lingua, e maledisse se stessa e la sua arroganza nel pronunciare quelle parole di troppo. Aaron si blocco sollevando le sopracciglia sorpreso dal coraggio della ragazza, voleva risponderle a tono, ma non sapeva per quale strana ragione nessuna risoosta gli sembrava sensata.
"Mi scuso, non volevo apparire arrogante"
Emeraude tentò quindi di riprare subito al suo errore, ma Aaron semplicemente scosse la testa dicendo solo "Attieniti alle tue mansioni e resta nel tuo ruolo, quello che faccio io non ti riguarda"
Emeraude annuì abbassando oer la orima volta il capo, teneva davvero troppo alla sua vita per passarla in prigione solo per una risposta troppo impulsiva. Il principe si meravigliò di ciò, non l'aveva ancora vista mostrare rispetto a tal punto, si aspettava quanto meno una risposta piccata e forse, in fondi ci sperava anche, erano anni che non parlava in modo normale con qualcuno che non lo ritenesse troppo importante per trattarlo come persona comune.
"Va bene, le istruzioni precise te le daranno le cameriere, chiedi a loro, se avrò bisogno ti chiamerò io, puoi andare"
Emeraude annuì ringraziando per poi congedarsi e scappare il più lontano possibile da quella stanza e da lui. 
Era tutto così diverso, nuovo e spaventosamente sconosciuto per lei, non aveva mai amato prendere ordini, era sempre stato uno spirito libero, amava stare sola tra i boschi frondosi, cavalcare per miglia e miglia con il vento che le spettinava i capelli e le sfiorava il volto come la carezza di una madre protettiva...Lei non era fatta per essere rinchiusa in quattro mura a servire un principino arrogante, voleva sognare, vivere grandiose avventure...Più ci pensava e più quei pensieri si trasformavano in desideri lontani, sogni nel cassetto ed era sempre più vicina invece la consapevolezza che in quel castello, ormai, ci avrebbe passato il resto dei suoi anni.
   
 
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