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Autore: Matagot    05/06/2020    1 recensioni
Hogwarts, 1995.
Cedric Diggory è morto al termine del Torneo Tremaghi, Voldemort è tornato e l'Ordine della Fenice è stato da poco ricostituito.
Il Ministero sta portando avanti una propaganda negazionista, a discapito di Harry Potter e Albus Silente, per evitare il panico collettivo che aveva colpito la popolazione magica una quindicina di anni prima. Lord Voldemort ha modo di agire nell'ombra, rimpolpare i propri ranghi e gettare le basi per la Seconda Guerra dei Maghi.
Ma un nuovo player è in agguato, la Plume Blanche sta per fare il suo ingresso nella Storia Moderna Inglese.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Gli studenti del quinto anno si stavano addentrando nella Foresta Proibita, seguendo il da poco rientrato in servizio professor Hagrid, Custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts, mezzo gigante, accusato ingiustamente di aver aperto la Camera dei Segreti e per questo espulso dalla scuola e privato della bacchetta, fedelissimo ad Albus Silente, con un’innata passione per tutte le creature più pericolose esistenti sulla Terra, che camminava con la sicurezza di chi entra a casa sua, o di chi forse non aveva una gran capacità di valutare i pericoli.

Hagrid aveva la faccia piena di lividi e tagli e portava sulle spalle qualcosa che sembrava proprio una mezza mucca morta grondante ancora sangue, che macchiava il terreno segnando una terrificante scia da seguire. Raggiunse una piccola radura all’ombra, alzò il capo verso l’alto e lanciò un breve grido stridulo, come se stesse eseguendo una specie di richiamo per qualche atroce rapace con problemi di udito. Aveva portato una mano vicino alle labbra per amplificare e direzionare il suono che riecheggiò più volte.

“Venite, venite avanti! L’odore della carne li attirerà, ma ad ogni modo gli do una voce, perché a loro ci piace sapere che sono io.”
La classe non aveva molta fiducia nelle parole di Hagrid e il sorriso bonario che il professore rivolse agli studenti apparve terrificante a causa del suo aspetto malconcio. Eppure, probabilmente più per amicizia che per vera e propria fiducia in Hagrid, qualche Grifondoro accennò ad avvicinarsi a lui.

I ragazzi si stavano innervosendo e sussultavano impauriti e ad ogni richiamo di Hagrid, quando ad un certo punto Olivia scorse una macchia scura farsi largo tra le piante.

Quel cavallo era di una bellezza spaventosa. Era scheletrico e ricoperto di un folto manto nero lucido, che riluceva di un bagliore verdastro sotto alla poca luce che filtrava nella foresta. Il muso era anch’esso scarnificato e ricordava quasi quello di un drago, gli occhi erano lattiginosi e privi di pupille. All’altezza delle scapole si trovavano un paio di eleganti ali in tutto e per tutto uguali a quelle dei pipistrelli, ma proporzionate alla grandezza di quelle meravigliose bestie.
 
Thestral. Ovvio che in tanti appaiano confusi, sicuramente non li vedono.
Thestral. La Squadra Speciale Thestral. Christophe e Odette ne facevano parte. Non pensarci, Olivia. Non pensarci.
 

Aveva lo sguardo fisso sulla creatura che si stava avvicinando tranquillamente alla carcassa, il che contrastava parecchio con le espressioni nervose dei suoi compagni di classe, che continuavano a guardare di qua e di là, perlustrando l’area boschiva intorno a loro. Erano confusi ma stranamente contenti di non aver ancora incontrato qualche creatura potenzialmente letale.

“Ma come mai non arriva nulla? Siamo sicuri che esista una specie che può rispondere a quel verso atroce?”
Anthony parlò con fare scettico, esattamente l’atteggiamento della quasi totalità della classe, eppure Olivia non osò fiatare, era ancora troppo preda dei suoi pensieri mentre fissava quella meravigliosa creatura.

 “Bene… alzi la mano chi riesce a vederli!”
Con sommo stupore di Olivia, a parte lei e ovviamente Harry Potter, altri due ragazzi alzarono la mano. Uno era un Serpeverde dall’aria disgustata e l’altro era un tremante Neville Paciock.

“Mi scusi, ma cos’è esattamente che dovremmo vedere?”
Malfoy aveva il solito tono beffardo da sbruffone e per tutta risposta Hagrid indicò con il suo indice grosso come un piede la carcassa divorata da ormai due Thestral.

Padma Patil cacciò un urlo spaccatimpani e Olivia convenne che doveva essere inquietante vedere stralci di carne muoversi e sparire dalla vista delle persone, lasciando le ossa della povera bestia in bella vista. Hagrid spiegò brevemente che l’argomento della lezione di quel giorno erano i Thestral e che quelli che vedevano (o non vedevano) erano probabilmente gli unici addestrati in tutta la Gran Bretagna. Hogwarts ne aveva un branco intero e solitamente venivano utilizzati per trascinare le carrozze tra il castello e la stazione di Hogsmeade.

Calì Patil e Lavanda Brown furono scandalizzate dalla presenza di quegli animali che portavano così tanta sfortuna, ma Hermione Granger chiarì subito che la loro fama da iettatori veniva solamente da quella particolarità che li rendeva unici nel loro genere, cioè che potevano essere visti solo da coloro che avevano visto la morte.

Con il solito tossicchiare finto, Dolores Umbridge fece il suo ingresso all’interno della lezione. Quel giorno indossava un cappotto di tweed verde che accresceva ulteriormente la sua somiglianza con un vecchio rospo grasso. Hagrid, che ancora non aveva imparato ad associare quel ‘hem hem’ ad un’imminente disgrazia, si voltò preoccupato verso le bestie che attorniavano la carcassa, per controllare che nessuno di loro si fosse beccato qualche malanno.

Dopo un altro colpetto di tosse della Umbridge, lui la vide e la accolse con il suo solito fare semplice e bonario, in nettissimo contrasto con la superiorità e il disgusto che la professoressa non si degnava nemmeno di smorzare. Il suo atteggiamento fu infatti inaccettabile, poiché passò l’intera lezione a commentare la spiegazione e l’operato di Rubeus Hagrid in modo da farlo sembrare un troll ritardato con la passione per le creature pericolose, scatenando l’ilarità nei Serpeverde presenti.

Pansy Parkinson e Draco Malfoy credevano che Natale fosse arrivato in anticipo e sfruttarono l’occasione per screditare ben oltre il limite della maleducazione un insegnante con il benestare di Dolores Umbridge, guadagnandosi da parte di quest’ultima occhiate bonarie di indulgente comprensione.
Hermione Granger era livida e osservava l’intera scena con delle lacrime di rabbia che minacciavano furiosamente di sgorgare. Olivia comprendeva perfettamente il suo stato d’animo, d’altronde il Golden Trio era da sempre legato ad Hagrid da una solida amicizia. Olivia non era così legata al professore, nonostante lo considerasse bizzarro ma di buon cuore, eppure anche lei faceva fatica a tollerare la campagna denigratoria di Dolores Umbridge. Non detestava la professoressa così visceralmente come era palese che facesse Harry Potter, ma anche lei aveva avuto un assaggio di ciò che voleva dire non rientrare nelle grazie del Ministero della Magia e ciò aveva per forza temprato il suo giudizio. Sapeva che dietro alla maschera di perfezione vi era del marcio e in ogni caso il trattamento che era riservato ad Hagrid era ingiusto e meschino.

“Anche lei riesce a vedere i Thestral, Robin?”
La professoressa Umbridge si era rivolta ad Olivia interrogandola su quale lutto avesse vissuto, senza tatto alcuno. Olivia, come Neville prima di lei, fu presa in contropiede da quella domanda incautamente diretta, ma dissimulò decisamente meglio.
“La mia prozia. È morta fulminata durante un temporale estivo.”
Aveva aggiunto qualche informazione in più con sicurezza, per stroncare eventuali nuove domande sul nascere.

“Magari morisse fulminata anche lei, così la smetterebbe di sbavare dietro a Draco, quella piccola patetica Sanguemarcio.”
Pansy Parkinson aveva parlato a voce abbastanza alta, ma la professoressa Umbridge fece finta di non aver sentito. Tuffò il naso sul suo quaderno per gli appunti per evitare di esprimersi, lasciando libero sfogo alle risatine del gruppo di ragazze di Serpeverde. Hagrid era troppo concentrato a non perdere il filo del discorso per evitare un altro commento malevolo da parte dell’Inquisitore Supremo e anche lui parve non udire quelle parole.

Olivia assottigliò gli occhi mentre fissava lo sguardo sulla Parkinson in preda ad una risata isterica. Sentì il battito cardiaco accelerare, un leggero fischio nelle orecchie e un familiare pizzicore sui polpastrelli, come se fossero carichi di elettricità statica. D’istinto strinse la mano destra sulla bacchetta infilata nella tasca della divisa scolastica e dilatò le narici, sentiva che stava per perdere il controllo, Pansy non aveva smesso di bersagliarla con le sue cattiverie dall’episodio nel bagno delle ragazze, ma quel giorno aveva toccato dei tasti dolenti.

Era dalla sera della punizione che pensava ogni giorno a sua madre, non poteva smettere e forse non voleva. La consapevolezza di cosa si potesse provare a soffrire davanti ad un aguzzino, l’averlo provato sulla pelle per qualche ora, l’aveva fatta riflettere sui mesi di prigionia e tortura che Odette Bourgeois aveva subito prima di metterla al mondo e quanto questo l’avesse spezzata come persona. Il suo cuore e la sua mente erano insozzate da giorni da questo risvegliato sentimento di rabbia misto a dolore e per quanto cercasse di reprimerlo e sedare la sua emotività, Olivia non stava ottenendo grandissimi risultati.
La visione dei Thestral le aveva riportato i pensieri su quel percorso doloroso fin troppo battuto e l’attacco della Parkinson, anche riguardante le sue origini da parte materna, era stata la goccia che avrebbe fatto traboccare un vaso pieno di frustrazione rabbia da lì a breve.
 
Sanguemarcio? Piccola arrogante, impallidiresti di paura se solo sapessi.
 
Sentiva che stava per perdere il controllo, aveva le palpitazioni tipiche di quando tentava di reprimere il suo potere magico, ma questa volta stava facendo decisamente fatica, di lì a poco sarebbe stata sommersa da esso, lo sentiva crescere lento e implacabile come uno tsunami. Mise la punta della lingua dietro agli incisivi e soffiò irritata.

Qualcuno toccò un braccio ad Olivia e ciò parve riscuoterla.
“Olivia… La bacchetta… Stai emettendo scintille rosse, mettila via. Non ne vale la pena.”
Harry Potter aveva parlato sottovoce e aveva lo sguardo fisso su di lei. I suoi occhi verdi la squadrarono seri, ma anche perplessi allo stesso tempo. Arrossì violentemente per l’imbarazzo, stava per compiere un errore da stupida novellina, solo perché un’ochetta qualunque la provocava centrando per puro caso i tasti giusti che sarebbero serviti a farla scattare. Sperò che la confusione generale avesse coperto il suo sibilo e che Potter, che spesso non si dimostrava il più sveglio tra i quindicenni di quella scuola, non si sarebbe fatto troppe domande.

“Grazie. Prima o poi l’appendo per gli alluci alla Torre di Astronomia, lo giuro.”
Harry le rivolse un sorriso complice, subito interrotto da una voce mielosa.
“Direi un’altra sera di punizione con me servirà a placare la sua indole violenta, signorina Robin.”

Olivia si sentì sprofondare sentendo le parole della professoressa Umbridge.
 
 
**
 

Olivia stava tornando a passo svelto verso il castello, ma arrancava a causa della spessa coltre di neve che ricopriva il prato intorno al castello. Alla fine della lezione di Cura delle Creature Magiche era schizzata via da sola, voleva mettere più metri possibili tra lei e il gruppetto di Serpeverde. Si affrettò a raggiungere la Sala Comune di Corvonero per levarsi il mantello invernale e cambiarsi calze e scarpe zuppi e lerci a causa della neve e della fanghiglia. Aprì il baule per procurarsi degli indumenti puliti e asciutti e l’occhio le cadde sulla lettera di suo padre trasfigurata in fermaglio. Lo guardò un secondo e lo strinse velocemente al cuore come se fosse un piccolo peluche. Quel gesto servì a calmarla ulteriormente e a riportarla un po’ di più alla realtà. Non poteva lasciarsi abbindolare così da quelle sciocchezze da quindicenne, se avesse perso il controllo avrebbe attirato decisamente troppa attenzione su di sé e tutto a causa di quella stupida della Parkinson.
 
Iuncturam Double!
 
Papà?
Ciao Olivia, ho ottime notizie.
Io no. Oggi ho quasi perso il controllo.
Ti va di mostrarmi come mai?
 
Olivia ripercorse con la mente l’episodio appena vissuto, lasciando che Guillaume avesse libero accesso ai suoi pensieri e alle sue emozioni e si vergognò un po’ per lo scatto d’ira e di orgoglio per il suo status di sangue. Combatteva da sempre contro quella parte altera del suo carattere perché era ciò che probabilmente l’avrebbe potuta fregare, come Christophe le ripeteva spesso, ed oggi era quasi successo. Si ripromise di reprimere ancora più durante quell’indole innata, ereditata dalla madre.
Capisco. Ricordati che non puoi rivelare chi sei, è pericoloso.
Non sappiamo cosa potrebbe succederti se l’informazione
finisse nelle mani sbagliate. E ricordati anche che Harry Potter
parla e capisce il Serpentese. Stai più attenta.
Lo so, papà. Mi dispiace, ero su di giri. Quella Parkinson
mi ha colta in un momento che non dovevo concedermi.
Stai tranquilla. Sono orgoglioso perché sei riuscita a dominarti
e lo sono anche per tutto l’affetto e la stima che provi ancora per
quella meravigliosa strega che è stata tua madre.
 Sai, non credo che riuscirò ad essere amica sia di Malfoy
che di Potter ancora a lungo. Penso che sarò messa davanti
ad una scelta a breve. Dimmi cosa fare, seguirò il piano.
Quando succederà, dovrai schierarti con Potter. Dovremo
fare in modo di aiutarlo nella sua lotta. Rimani con il piede in
due scarpe quanto ti è possibile, ma prima o poi la guerra si
combatterà e lì potrai smettere di nasconderti.
Io non ne sono convintissima però.
Ha il sessantatré percento di possibilità di sconfiggere Lord Voldemort
con te al suo fianco e tu il quarantasei percento di possibilità di
sopravvivere. Con Malfoy le probabilità si riducono drasticamente.
Capisco. Le tue buone notizie invece papà?
Fleur è dalla nostra parte. Anche lei è intenzionata ad aiutare Silente.
Siate attente però, lei crede di essere sorvegliata da qualcuno del
Ministero Inglese o da Renard. Parlando di cose più serie, il prossimo
fine settimana ad Hogsmeade passa dal negozio. Ho un incarico.
Sicuro. Ci sentiamo papà.
 

 Olivia ripose il fermaglio nella tasca segreta del suo baule e si avviò verso la Sala Grande per il pranzo.

 
**


“Meno male che San Potter ti ha benedetto con il suo tocco oggi a lezione.”

Olivia ruotò gli occhi al cielo, come ogni volta che Draco Malfoy usava quel tono di superiorità e disgusto con lei, ma stavolta c’era qualcosa di diverso nell’atteggiamento della ragazza. Quel giorno pareva non terminare mai.
Erano le undici e mezza di sera, stava tornando nel suo dormitorio dopo un’altra sessione di punizione con Dolores Umbridge che tentava di inculcarle nella mente di non essere violenta, aveva il braccio in fiamme e la giornata non era stata una delle più emotivamente rilassanti.

“Ti metterai a pattugliare i corridoi tra l’ufficio della professoressa Umbridge e la Torre di Corvonero ogni volta che sarò in punizione per avere una scusa per parlarmi? Te l’ho già detto, sono propensa a scambiare quattro chiacchiere con te anche senza questo teatrino.”

Draco Malfoy sbarrò lievemente gli occhi e il poco colore che gli animava le guance sparì. Olivia era sempre acida con lui, ma stasera più che velenosa sembrava iraconda. Gli occhi balenarono sul braccio destro, per controllare se fosse nello stesso stato della volta precedente. Sembrò convincersi che la ferita aperta potesse essere la causa della rispostaccia di Olivia e le fece cenno di allungare il braccio per aiutarla nuovamente.

“Sei in quel periodo del mese? Sembri un lupo mannaro pronto a saltarmi alla gola.”
Olivia scosse la testa, ma accennò ad un mezzo sorriso. Draco Malfoy l’aveva aspettata laddove lui sapeva di trovarla e, complicanza o meno, non riuscì a negare a sé stessa che quel gesto le faceva piacere. Lui le richiuse meticolosamente le ferite e pulì il resto dell’epidermide con un paio di movimenti stretti e precisi, rivelando la scritta ‘Non devo essere violenta’, stavolta più marcata rispetto alla precedente.

“No, solo una giornataccia, ma credo di non doverti spiegare perché.”
Olivia si girò verso il corridoio del quarto piano e riprese a camminare, sicura che Malfoy l’avrebbe affiancata. Le sue aspettative non furono deluse e subito si trovò a camminare di fianco al ragazzo, che la precedeva di una decina di centimetri, non si sarebbe lasciato seminare.

“Pensavo che lo Sfregiato avesse risolto tutto con l’imposizione delle sue sante mani oggi a lezione.”
Lei si fermò bruscamente.
“Mi vuoi spiegare perché devi sempre tirare in ballo l’argomento Potter usando quel tono di voce offeso? Sembra quasi che tu stia incolpando me per qualsiasi cosa lui faccia!”

Malfoy inclinò lievemente la testa di lato per guardarla da un’angolatura diversa, senza levare lo sguardo dal suo viso. Inarcò un sopracciglio con teatrale lentezza.
“Perché ti ronza sempre attorno e tu sembri proprio goderti questo suo interesse. Ho visto come oggi ti ha sorriso dopo averti praticamente abbracciata. Te l’ho detto, non credevo che ti interessasse quel genere di persona.”

Olivia spalancò letteralmente le labbra. Quella conversazione aveva dell’assurdo e per quanto solitamente passava sopra ad alcune assurdità o cattiverie che Draco Malfoy non mancava mai di dire, quel giorno la sua pazienza era già stata messa un po’ troppo alla prova.
“Abbracciata? Dici quando mi ha semplicemente fermato dal pietrificare quell’amore di ragazza che ti porti appresso?”
“Beh, lei è sempre meglio di quel megalomane e del suo fan club.”

Lei strinse le labbra tremolanti, come se volesse trattenersi dal dire qualcosa. Lo scrutò imperturbabile negli occhi e sembrò decidersi a vuotare il sacco, stavolta con un tono di voce decisamente più basso.
“Tu non le hai detto niente. Non le hai detto niente quando alludeva al fatto che io ci stessi provando con te, non le hai detto niente quando mi ha dato della patetica e non le hai detto niente quando mi ha chiamata Sanguemarcio. Non puoi prendertela con me se qualcuno, Potter o non Potter, ha deciso di essere una persona decente e schierarsi dalla mia parte.”

“Beh, Robin… Probabilmente sei abbastanza sveglia da provarci con me, patetica non lo sei e sicuramente non appartieni ad una famiglia Purosangue, ma era necessario che le dicessi qualcosa? Voglio dire, Potter non ha perso tempo ed ha ritenuto doveroso venire a salvarti, il mio intervento era necessario?”

Il tono beffardo e l’atteggiamento borioso che stava mostrando il Serpeverde furono come uno schiaffo in pieno viso per Olivia. Tutta l’emotività repressa durante la giornata tornò a riaffiorare in lei, ribollente come magma puro.
“Sì, sarebbe stata decisamente cosa gradita. La Parkinson mi sta facendo saltare i nervi e mi becco addirittura delle punizioni grazie a lei, mentre tu fai finta di niente e ti bei di questo spettacolino che va ad appagare il tuo immenso ego.”
Olivia alzò l’avanbraccio destro per rimarcare la cosa.
“Però se qualcuno osa prendere le mie parti, imbastisci questa stupida sceneggiata tirando sempre in mezzo Potter e mi tratti come se fosse colpa mia. Smettila di fare il capriccioso, inizia a diventare noiosa questa storia.”

“Beh, credo che Potter non ti faccia mai annoiare, vero? Ti ho vista un paio di volte al settimo piano con lui poco prima del coprifuoco, mentre pattugliavo i corridoi. Cosa stavate facendo?”
Malfoy sembrava aver modulato quelle parole perché gli uscissero come un ringhio basso e vibrante. Per la seconda volta, Olivia aveva spalancato la bocca con aria incredula.
 
Meno male che Harry durante le ultime riunioni ha deciso di farci uscire dalla Stanza delle Necessità a coppie e non più a gruppetti, per non destare sospetti nel caso ci vedessero. Che gli dico? In realtà mi ha già suggerito lui come uscirne. Devo essere risoluta e brutale, non posso lasciargli scoprire dell’esistenza dell’ES, chissà cosa mi capiterebbe.
 
Lei sbatté un paio di volte le palpebre. Si avvicinò pericolosamente a lui, arrivandogli a pochi centimetri dal naso. Dovette alzare il mento per continuare a fissarlo negli occhi impassibile, dato che lui era una decina di centimetri più alto di lei.
Aveva un’espressione dura e feroce, lo sguardo fiero e un cipiglio quasi arrogante. Draco non era arretrato nonostante l’atteggiamento aggressivo lei gli stava riservando, così come non arretrò quando lei gli soffiò le parole in faccia, con gelo e ostilità. Lui rabbrividì appena nell’avvertire l’accenno del suo alito tra il mento e il collo, non erano mai stati così vicini.

Studiavamo.
Olivia aveva fatto una pausa volutamente allusiva. Sondò il viso del Serpeverde per vedere quale effetto avesse su di lui questo nuovo scenario, ma lui era una statua di alabastro.

“E non sognarti di tirar fuori quella storia del Desolante o del Divino, non dirmi che avremmo studiato meglio io e te, perché mi hai dimostrato che vediamo le cose in modo diverso. Durante la partita ero sulle tribune di Serpeverde, invece di andare alla festa di Grifondoro per la vittoria ho deciso di passare la sera in Infermeria con te, quando ti chiamano ‘furetto’ io li zittisco. Tu invece cosa mi dici?

Rimase un secondo a fissarlo, osservando le sue reazioni. Vide che lui aveva le pupille dilatate e il fiato trattenuto, la fissava con sguardo stupito.
Olivia arretrò di un passo, ripristinando la normale distanza interpersonale che di solito tenevano e finalmente abbassò lo sguardo, così come il volume della voce. Conscia di essere riuscita a spiazzarlo, si girò e riprese impettita a camminare verso la Torre di Corvonero, sicura che questa volta lui non l’avrebbe seguita. Era all’imbocco delle scale a chiocciola quando udì la voce di Malfoy.

“Tu li zittisci?”
Lei non si girò nemmeno.
Io li zittivo.
 
 
Aveva seguito le indicazioni di Guillaume, era stata brava. Suo padre le aveva detto chiaro e tondo che non avrebbe avuto possibilità di successo, se non addirittura di rimanere in vita, se avesse scelto di aiutare la causa rimanendo nella fazione dei Malfoy.

Sapeva che il Serpeverde l’avrebbe presto messa davanti al bivio, se lo sentiva dopo tutte quelle continue allusioni e il suo continuo competere con Potter e, nonostante fosse conscia del fatto che lui fosse semplicemente il figlio di Lucius Malfoy e lei quella che avrebbe dovuto tenerlo d’occhio, non poté trattenere una lacrima silenziosa. Se la asciugò in malo modo con la manica della divisa e strinse le labbra meccanicamente.

Non mi parlerà più. Lui voleva che scegliessi e io gli ho fatto capire che ho scelto Potter.

Chi l’avrebbe mai detto che schierarsi con i buoni avrebbe fatto così male.
   
 
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