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Autore: _sweet    05/06/2020    5 recensioni
"La prima volta che James Potter la vede ha undici anni e gli occhiali sporchi."
E' poco più di un bambino dalla risata facile, è seduto sull'Espresso per Hogwarts e non si accorge di aver appena incontrato l'amore della sua vita.
1972, 1973, 1974, 1975, 1976, 1977, 1978, 1979, 1980, 1981; il tempo che gli serve per rendersene finalmente conto.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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ATTRAVERSO GLI ANNI, TI VEDO

 

1971
 
La prima volta che James Potter la vede ha undici anni e gli occhiali sporchi.
La prima volta che la vede, si ritrova a sghignazzare senza ritegno del suo naso puntato per aria con supponenza; non si accorge delle lentiggini che le si allargano sulla punta al ritmo dell’indignazione che prova per lui.
La vede per la prima volta sull’Espresso per Hogwarts e pensa che i suoi capelli siano rossi e, fondamentalmente, niente di speciale.
La saluta agitando la mano, con una risata sulla punta della lingua, mentre sbatte con forza la porta dello scompartimento, accanto all’amico che vuole diventare un Serpeverde.
James si dimentica in fretta di lei.
Ha undici anni, le lenti spesse marchiate a dovere da ditate untuose e non vede quanto siano verdi i suoi occhi.
 
Se ne accorge poco dopo, durante il banchetto di inizio anno.
Si sporge verso Sirius e gli comunica la grande scoperta.
«Hai visto che occhi?»
«Di chi stiamo parlando?»
«Della ragazzina sul treno. Capito chi?»
Sirius, molto più interessato al budino che ha nel piatto, annuisce distrattamente con la bocca piena.
James si è pulito gli occhiali prima di entrare nella Sala Grande e, semplicemente, non ha potuto fare a meno di constatare quel dato di fatto.
Gli occhi di quella ragazzina, di cui non ricorda il nome, sono molto carini.
 
La ragazzina si chiama Lily.
James non ha mai conosciuto qualcuno con quel nome e lo trovo davvero molto buffo.
Si ritrova a ripeterlo nel dormitorio, prima di andare a dormire, solamente per provocare l’orticaria agli altri ragazzi che condividono la stanza insieme a lui.
Lo ripete così tante volte che, alla fine, diventa due sillabe prive di qualunque significato.
“Lily”; solo un veloce gioco della lingua che si ripiega sul palato in uno scatto repentino.
«Smettila, James!»
«Ma ragazzi, non è la parola più divertente che abbiate mai sentito?»
«Assolutamente no. “Se non la fai finita ti soffoco con le lenzuola” è molto meglio.»
James continua a saltellare sul letto, incurante della minaccia appena ricevuta.
«Quella è una frase, non una parola.» Puntualizza con serietà, «sentite, sono velocissimo a dirlo: Lily, Lily, Lily.»
Ha le labbra leggermente intorpidite per essere rimaste a lungo dischiuse nella stessa posizione ma continua a gridare il suo nome ridendo di gusto.
Ha undici anni e non immagina che, un domani, la lingua si ritirerà dietro ai denti e la bocca si chiuderà nella “P” del suo stesso cognome.
“Lily Potter”.
 
1972
 
Ha dodici anni quando si rende conto che il verde degli occhi di lei si riempie di un’aggressività tutta particolare quando incontra il caramello dei suoi.
«Non so proprio cosa hai nel cervello, Potter.»
Dovrebbe essere offeso da quel tono di voce tanto disgustato ma, in realtà, scopre che gli piace litigare con lei.
Le risponde con una linguaccia estremamente matura prima di correre via insieme a Sirius.
Le urla di Lily si confondono con l’eco dei loro passi tra le pareti di pietra del corridoio, mentre Piton è ancora intento a scrollare le pagine dei libri ricoperte d’inchiostro. Le boccette di vetro gli sono esplose nella borsa all’improvviso e James si sente pieno d’orgoglio per quello scherzetto innocente perché lei, la Lily dal nome così dannatamente strambo, sa benissimo che è stata opera sua.
 
1973
 
Ha tredici anni quando i suoi capelli non gli sembrano più solo rossi.
Dovrebbe ripassare per l’esame di Trasfigurazione ma è giugno e ha troppo caldo.
Chiude il libro con un colpo secco e appoggia la schiena contro il tronco di un albero nel parco del castello.
«Non guardarmi così Remus; non riuscirai a farmi sentire in colpa per non sapere come trasformare una tazzina da tè in un’aquila.»
«Veramente, è un bicchiere in un topo.»
«Ancora più inutile, allora.»
Si spinge un po’ più su gli occhiali sul naso sudato e lei è lì, con un manuale aperto sulle gambe incrociate e troppo vicina a Mocciosus che blatera incantesimi.
I raggi del sole colpiscono con violenza l’aria rovente di quel pomeriggio afoso e si intrecciano con naturalezza ai suoi capelli, sparsi sulle spalle in morbide onde.
James si mette seduto un po’ più dritto e strizza gli occhi; quei capelli non sono semplicemente rossi e lui si chiede come abbia fatto a non accorgersene prima.
Quello che ha in testa è il colore dell’autunno, del tramonto nelle sere d’estate e della sua divisa di Quidditch ripiegata con cura nel baule.
Rosso Grifondoro. Rosso Lily.
Si arrotola sovrappensiero una ciocca attorno all’indice e James trova accecate il contrasto di quel fuoco con l’azzurro del cielo e il verde dell’erba.
Ha tredici anni e una voglia irresistibile di passare una mano in tutto quello.
«Guarda un po’ chi c’è, Sirius.» Dice, accennando con il capo al cespuglio dietro cui Piton è semi nascosto a borbottare tra sé.
«Una meritata pausa da questo studio che mi rende sempre più Corvonero!»
Si avvicinano ai due ragazzi e James non sa quello che dice; ha gli occhi pieni di colori e allunga una mano verso di lei con un movimento tanto veloce da lasciarla interdetta.
Le scompiglia i capelli ridendo della sua espressione arrabbiata mentre i suoi polpastrelli sembrano bruciare.
 
1974
 
Ha quattordici anni quando scopre di essere geloso di lei.
James ha le braccia cariche di pacchetti e la schiuma della Burrobirra sul labbro superiore, lì dove c’è quel velo di barba con cui si sente grande.
È quasi Natale, le strade di Hogsmeade sono ricoperte da una neve che sembra zucchero e la sua risata si mescola assieme a quella degli altri Malandrini.
Ridono perché Zonko li ha definiti i suoi migliori clienti di sempre, perché Peter è appena scivolato su qualcosa di ghiacciato e ora si lamenta del suo posteriore bagnato, perché hanno terminato di pianificare un incredibile scherzo per l’indomani e perché si sentono invincibili.
«C’è Lily! Lily e…Merlino, quello è il Prefetto di Corvonero!»
James segue lo sguardo stralunato di Sirius e il sorriso gli si congela sulle labbra.
Lily è a pochi metri da loro, ha le guance arrossate e i capelli umidi di nevischio sotto alla lana del cappello.
Il vento riporta l’eco delle sue parole e James lo sente graffiare le orecchie e sconvolgere il cervello; Lily ha le dita guantate strette attorno alla mano di un ragazzo che non è lui.
È solo un attimo ma James, a quattordici anni, vorrebbe scaraventare quel Prefetto sconosciuto, ma sicuramente idiota, nel cumulo di neve più vicino e lasciarlo là sotto fino alla prossima luna piena. Poi, ci penserà Lunastorta a dargli ciò che si merita.
 
1975
 
Ha quindici anni quando si rende conto delle lentiggini che le spruzzano il viso.
Non è che prima non l’abbia guardata ma, in quel momento, lei è davvero vicina e riesce a vedere ogni cosa.
Ha un piccolo neo sulla tempia destra e il naso ricoperto di macchioline color caffè.
«Che cosa gli hai fatto, Potter?»
Urla ed è davvero molto vicina.
James fa un passo indietro per riordinare le idee ma non sa cosa dirle.
«Severus è sconvolto, non mi vuole raccontare niente ma ha detto che ci sei di mezzo tu. Tu e i tuoi stupidi amici lo avete quasi fatto ammazzare!»
James stringe i pugni e il graffio che ha sulla schiena manda fitte di dolore sotto le bende. Non può raccontarle niente del pericolo a cui, lui e Piton, sono scampati per miracolo la notte prima e, per una volta, sceglie di rimanere in silenzio sotto al suo sguardo che trabocca d’odio.
James decide di smetterla di ascoltare la sua voce accusarlo di cose che sa già; sposta l’attenzione sul suo naso e si ritrova a sorridere come un ebete.
«La cosa ti fa ridere? Davvero stai ridendo di un fatto serio come questo?»
Continua ad ingoiare con determinazione tutte le parole che vorrebbe gridare e si ritrova a pensare che il naso di Lily Evans è leggermente storto, proprio come il suo.
Ha quindici anni e si concentra sulle sue lentiggini perché scopre che lei, in qualche modo, riesce a calmarlo facendogli dimenticare di essere vivo quasi per miracolo.
Le sue lentiggini gli svuotano la testa e, all’improvviso, non ha mai rischiato di venir sbranato da uno dei suoi migliori amici in compagnia del suo peggior nemico.
 
1976
 
Ha sedici anni quando si rende conto di essere perdutamente innamorato di lei.
«Ah, io la amo!»
Riceve solo sbuffi esasperati e sguardi alzati al soffitto con insofferenza.
Nessuno commenta quell’improvvisa confessione e James capisce che nessuno gli crede davvero.
Lo ha detto tante volte negli ultimi anni ma, quella sera, mentre si infila il pigiama dal verso sbagliato, la sua voce non ha nulla di una stupida battuta.
James ha sedici anni e sa di amare Lily Evans.
Potrebbe dire di averlo sempre saputo, in fondo al suo cuore di Leone coraggioso, ma non sarebbe esattamente la verità.
James ha capito di amarla poche ore prima, in una Sala Comune quasi deserta e immersa in uno strano silenzio; ci sono stati altri morti quel giorno, al di fuori delle mura di Hogwarts.
James ha alzato gli occhi dal boccino immobile nel pugno e, alla luce delle fiamme del caminetto, l’ha vista parlare con alcune sue compagne di dormitorio.
Gesticolava con foga e si sistemava agitata alcune ciocche di capelli dietro le orecchie; il chiarore del fuoco le lambiva la pelle in un gioco di luci e ombre da cui lui non riusciva a distogliere l’attenzione.
James l’aveva vista e aveva pensato che fosse bellissima.
Avrebbe voluto sedersi sul divano sfondato accanto a lei e ascoltare ogni parola di quel discorso che le infiammava lo sguardo.
Avrebbe voluto essere lì insieme a lei e, all’improvviso, aveva pensato che non gli sarebbe dispiaciuto poterlo fare anche l’indomani e il giorno dopo e quello dopo ancora.
Probabilmente, non si sarebbe mai stancato di lei.
 
1977
 
Ha diciassette anni quando le sue labbra baciano quelle di lei per la prima volta.
James si rende conto che non è come lo ha immaginato; è ancora più bello.
Le labbra di Lily non sono poi tanto morbide e le pellicine sottili che le ricoprono pungono e solleticano.
Non sono le labbra morbide che si era sempre immaginato ma sanno di buono e, in fondo, l’amore vero fa anche un po’ male. No?
Non c’è niente di romantico in quel primo bacio ma, alla fine, è meraviglioso lo stesso.
Niente panorama mozzafiato alle spalle, niente cielo al tramonto per creare l’atmosfera giusta o tutte quelle altre cose che ha visto nei film babbani a casa di Remus.
Ora che ci pensa, non c’è nemmeno la musica in sottofondo per far capire che sì, quella è la scena più importante di tutta la trama.
È solo un giorno qualunque di un mese qualsiasi, stanno camminando lungo la sponda del Lago Nero, il sole è nascosto dalle nuvole e la sua luce è un riflesso tremolante sulla superficie dell’acqua. Stanno parlando delle loro incombenze da Caposcuola e James è dell’idea che i Frisbee Zannutti andrebbero legalizzati mentre Lily argomenta la sua tesi a sfavore della proposta.
E poi, sembra giusto che lei si sollevi sulle punte delle scarpe per baciarlo.
James, a diciassette anni, resta immobile per qualche secondo prima che un sorriso vittorioso gli scopra i denti e li faccia cozzare con quelli di lei.
Lei ride e lui si dà dello scemo per non riuscire a chiudere quella dannata bocca, tanta è la felicità del momento, per ricambiare quel bacio che ha sempre voluto.
Niente paesaggio da favola; ma tanto i suoi occhi non vedono che le iridi di lei.
Niente tramonti; ma tanto le sue dita sono affondate nel rosso dei suoi ricci.
Niente musica; ma tanto lui l’ha già capito che quello è uno di quegli istanti che valgono una vita.
James Potter bacia Lily Evans con una risatina che ancora gli si srotola in gola e non sa come si possa non esplodere dalla felicità.
 
1978
 
Ha diciotto anni quando ha paura di perderla.
Per Godric, è solo un ragazzo e non riesce a muovere la bacchetta con la stessa velocità del suo avversario.
La McGranitt gli diceva che era un mago molto capace e che, se solo si fosse applicato di più, avrebbe potuto raggiungere risultati eccezionali.
Ora, nel bel mezzo della battaglia, quelle lodi gli sembrano tutte una presa in giro.
Che cosa dovrebbe fare? Trasfigurare la maschera del Mangiamorte in un uccellino cinguettante? Dovrebbe lanciare fiotti d’acqua e bagnare quel lungo mantello nero? Forse si sentirebbe appesantito, perderebbe l’equilibrio e rovinerebbe a terra.
James scuote la testa e si abbassa sulle ginocchia per schivare un nuovo lampo di luce verde.
Sono inutili gli incantesimi che Hogwarts gli ha insegnato e, magari, lo è anche il suo desiderio di buttarsi nella mischia e fare la differenza.
«Non puoi vincere contro di me, ragazzino.»
James serra con forza le dita attorno all’impugnatura della bacchetta e sa che è vero; lui non ha alcuna possibilità di farcela, così come il resto dell’Ordine della Fenice.
È stanco di combattere, ormai non riesce più a produrre degli incantesimi non verbali che siano decenti e si ritrova a gridare i suoi Sortilegi Scudo con tutto il fiato che gli resta.
La risata del Mangiamorte mascherato è l’ennesima beffa al suo coraggio infantile.
Un nuovo lampo di luce, una nuova barriera argentata sottile e tremolante.
Ed ecco, quando sta prendendo in considerazione l’idea della fuga, una macchia rossa invade il suo campo visivo.
Rosso Grifondoro.
James vede Lily, con la coda dell’occhio e il cuore che perde un battito, tentare uno Schiantesimo contro l’avversario che, con un pigro movimento del polso, lo fa evaporare a mezz’aria.
La vede evitare una maledizione a lui sconosciuta per un soffio e sente odore di bruciato; ad essere state colpite sono le punte dei suoi capelli.
Ma poteva andare in modo diverso e lei avrebbe potuto essere riversa sull’erba, lo sguardo vitreo rivolto ad un cielo che non avrebbe più visto – James sa che a lei piace starsene con il capo all’indietro a cercare costellazioni che non sa riconoscere.
È quel pensiero che lo spinge a resistere.
È con quell’idea che gli fa paura, più della sua stessa morte, che sferza l’aria della notte pronunciando le parole che lo rendono adulto.
A diciotto anni, James uccide il Mangiamorte che ha osato sfiorare i boccoli di Lily e non gli importa di essere diventato un assassino.
L’ha difesa e non tornerebbe indietro nemmeno con tutte le Giratempo del Ministero.
Un altro sortilegio rivolto al suo petto sboccia dall’arma del nemico ma, questa volta, James è pronto.
«Protego
Sa per che cosa combatte.
 
1979
 
Ha diciannove anni quando le chiede di sposarlo.
«Ramoso, amico mio, ma ne sei sicuro?»
Sì; è sicuro di quello che sta per fare come quando, in sella alla sua scopa, sa inquadrare perfettamente il momento giusto per lanciare la Pluffa attraverso gli anelli.
«Pensaci un attimo, va bene?»
James fa cenno di sì e si mette seduto ma solo per accontentare Remus; ormai ha deciso e sa già che non c’è tempo per fermarsi a riflettere.
«Avete diciannove anni, siete troppo giovani e sai che cosa penserà la gente? Penserà che lo state facendo solo per quel motivo lì
Lunastorta, come sempre, ha ragione ma a James non interessa essere ragionevole. C’è una guerra al di là di quella porta e, forse, il loro futuro insieme non può permettersi di aspettare tanto da vederne la fine.
Se ci sarà, una fine.
Del giudizio degli altri, poi, lui se ne è sempre fregato altamente. Se l’intero mondo magico penserà che Lily nasconda un bambino nella pancia, al di sotto dell’abito bianco, lui non tornerà comunque indietro.
«…mi stai ascoltando?»
James si passa una mano tra i capelli scarmigliati con aria colpevole. «In realtà no. Stavano pensando, secondo te dovrei ingaggiare un’orchestra di violini o robe del genere?»
Remus risponde che, violinisti o trombettieri che siano, la decisione di Lily non dipenderà certo dalla musica.
Ah, il buon vecchio Lunastorta! Ha ragione, ancora una volta, ma James vuole che tutto sia perfetto quando le farà la proposta.
Per questo, ha disposto candele fluttuanti in giro per la sala, giganteschi mazzi di fresie – Remus dice che Lily odia i gigli – in ogni angolo di spazio disponibile e perfino la primavera, con la sua brezza dolce, sembra contribuire alla riuscita del piano.
James ammira il frutto del suo lavoro e si sente soddisfatto, poi lancia uno sguardo all’orologio e si sente morire: le 15:00.
Come può aspettare fino alla sera? Come può aspettare di spazzolare anche l’ultima briciola del dessert, ricoperto di panna e cioccolato, seduto al tavolo di quel ristorantino che a Lily piace tanto e che lui, previdente quale è, ha prenotato con largo anticipo?
James è pur sempre un Malandrino e i Malandrini corrono sempre a prendersi ciò che vogliono.
Così, le candele restano a illuminare una stanza vuota impregnata del delicato profumo dei fiori mentre James si materializza, con un sonoro pop, davanti al portone della casa di Lily.
«James! Non ti aspettavo così presto.»
Già, è ancora pomeriggio e lei non indossa alcun vestito da sera ma gonne e cravatte, in queste occasioni, sono sopravvalutate e, comunque, per lui è bellissimo anche così.
Non sono mai stati dei tipi molto romantici, loro due.
«Mi vuoi sposare?»
La sua voce è ferma e sicura: è lei ciò che vuole.
Inginocchiato innanzi a Lily, James ha diciannove anni, un anello che brilla sul suo palmo sudato e un ampio sorriso che gli disegna due profonde fossette ai lati delle guance.
«Sì.»
James vuole stringerla tra le braccia e darle un bacio proprio lì, in quel preciso punto nell’incavo del collo che le provoca sempre quella risatina che lui ama alla follia ma, troppo ebbro di gioia, si alza di corsa e inciampa sui suoi stessi piedi.
È finito a terra ma va bene lo stesso perché, anche senza violini e petali, lei gli ha detto di sì.
 
1980
 
Ha vent’anni quando capisce di aver fatto la cosa giusta.
James si avvicina piano alla culla e sbircia con discrezione il volto del bambino.
Del suo bambino.
Non può permettersi il minimo rumore perché, con un udito da fare invidia a Mrs. Purr, quell’esserino minuscolo è capace di captare anche il più piccolo suono e, con tutta la stanchezza che si sente addosso, non è proprio il caso che si svegli esibendosi nel suo miglior urlo selvaggio.
In realtà, non sa ancora bene come si faccia a tenerlo in braccio senza evitare di fargli del male e, anche se Lily dice che non è fatto di cristallo, lui non si fida della presa delle sue mani. Preferisce che sia lei a cullarlo tra le braccia e, sicuramente, anche Harry è d’accordo con lui.
James non ha capito neanche come essere un buon padre e Sirius non è stato di alcun aiuto per svelare l’arcano.
«Ramoso, che vuoi che ti dica? A me è toccata la parte divertente…fare il padrino!»
Ma nonostante quelle insicurezze e la paura di non essere all’altezza, James a vent’anni sa di aver fatto la cosa giusta e, mentre osserva il viso del piccolo rilassato nel sonno, sente un coraggio prima sconosciuto ruggirgli nel cuore.
Farà di tutto per difendere la sua famiglia.
Come se avesse sentito la sua presenza, Harry si sveglia con un vagito che reclama attenzione e James fissa la nebbia azzurra di quegli occhi ancora privi di colore.
Spera che possano essere verdi come quelli di lei.
 
1981
 
L’ultima volta che James Potter la vede ha ventuno anni e gli occhiali puliti.
L’ultima volta che la vede, non sa ancora che è l’ultima e si ritrova a ridere con amarezza della sua solita supponenza.
Gli ha detto che si comporta come un bambino; non può andare dagli altri ad accertarsi che stiano bene perché sarebbe da incosciente.
Devono restare nascosti e aspettare.
La vede per l’ultima volta con Harry, finalmente addormentato, stretto al petto e pensa che, nonostante sia arrabbiato con lei, il rosso dei suoi capelli sia il suo colore preferito.
Non ha il tempo di salutarla e dirle che ci ha messo del tempo per rendersene conto ma, finalmente, lo sa con certezza: l’amore che prova per lei è qualcosa di troppo grande per poter essere spiegato.
A volte, anche Potter rimane senza parole.
James sa che non potrà mai dimenticarla, neanche con la bacchetta di Voldemort puntata al cuore.
Ha ventuno anni e le lenti degli occhiali che riflettono una vita per cui vale la pena morire.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
Quante storie simili ci sono su James e Lily?
Da quello che ho potuto vedere fino ad ora, TANTE. Quindi lo so; niente di nuovo sotto al sole!
Prendetelo per quello che è: un momento di smielata dolcezza da parte di qualcuno che, imbottito di troppi film romantici dal finale tragico, si è reso conto di non aver mai scritto niente su di loro.
 
Con la speranza di non aver scritto qualcosa che avete letto già troppe volte per poter essere contate,
grazie se siete arrivati fino a qui!
 
 
   
 
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