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Autore: Sarah_lilith    05/06/2020    2 recensioni
Da quando lui e Lan Zhan sono sposati, gli abitanti dei Meandri della Nuvola hanno capito cosa significa l'insonnia per il troppo baccano la notte.
Ma anche il giorno può essere speso in maniera utile.
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Nella quiete che si è creata, il Patriarca di Yiling percepisce un sospiro tremulo. Il fiato del cultore di Gusu gli raggiunge le guance e ad un tratto il calore dei raggi solari non è altro che una tiepida stilettata sulla pelle
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[WangXian]
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Lan Wangji/Lan Zhan, Wei Ying/Wei WuXian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce del sole gli brucia sulla pelle, quella mattina. I raggi tiepidi gli formicolano sull’epidermide come se danzassero, sfiorandogli la carne in una carezza rovente.

Si sente accaldato e vorrebbe rientrare. Gli manca il fresco della loro camera da letto. 

Lan Zhan pare di tutt’altra opinione, invece.

Meditare sulla veranda, ecco cosa si è intestardito a fare. 

Se si fosse posizionato sotto la grande magnolia che fa ombra ad una porzione fresca di prato, poco lontano da loro, Wei Ying non avrebbe protestato. Ma suo marito è tanto devoto alle letture mattutine quanto testardo, quindi non c’è nulla da fare.

Non c’è stato verso di convincerlo. 

Infastidirlo è comunque un’opzione, questo sì.

-Lan Zhan- chiama, lamentoso.

Non ottiene risposta, ma non si scoraggia per così poco. 

Conosce se stesso da abbastanza tempo -due vite, in effetti- da sapere di poter essere esasperante al punto da far crollare anche la stoica e monolitica pazienza di qualcuno come Lan WangJi. Si deve solo impegnare di più.

-Suvvia Hanguang-Jun, non ignorarmi- insiste ancora.

Questa volta vede un muscolo della sua mascella guizzare. É un movimento impercettibile, ma sta facendo progressi.

Si spinge in avanti sul tavolo, stropicciando fogli e facendo rotolare pennelli con il lungo strascico delle maniche della veste. Incurante, sfila da sotto il naso del cultore il libro di copiatura che sta consultando e lo lancia all’indietro.

Non sa dove sia finito, ma il tonfo sordo che fa il tomo a contatto col legno del pavimento lo diverte molto. 

La malizia lo guida serafica mentre le sue mani avanzano lungo la scrivania e si appoggiano su quelle dell’altro. Non trova alcuna resistenza. Intreccia le dita con le sue e sorride.

Si rifiuta di alzare lo sguardo. Non è ancora il momento giusto per incantarlo con gli occhi.

-Lan Er Gege, ti prego, presta attenzione a questo pover’uomo- geme invece con un tono pietoso.

Lan Zhan…

Stringe per un attimo le falangi del compagno nella propria stretta e poi le libera, facendosi indietro. Si rannicchia di nuovo al suo posto, piegando con eleganza le gambe sotto di sé e congiungendo le mani sul grembo.

La stoffa leggera della sua veste si arriccia ad ogni movimento che compie, creando morbide onde scure attorno alla sua figura seduta. Wei WuXian piega sapientemente il capo in avanti, leggermente a sinistra rispetto a dove si trova suo marito.

Si accarezza distrattamente una coscia con la punta delle dita, sfiorando la seta scura con le unghie. Produce un fruscio leggero che riempie l’aria.

Sa di avere lo sguardo dell’uomo fisso su di sé. Ed ogni suo gesto è misurato, fatto apposta per lui.

Si sente mangiare con gli occhi quando i lunghi capelli, sciolti sulla schiena, gli scivolano sopra una spalla. Alcune ciocche gli sfiorano il viso pallido, altre formano soffici disegni sulla stoffa tesa sul petto. 

La cosa lo compiace, anche se è consapevole di essere attraente. 

Bello lo è sempre stato. Averne la conferma da qualcuno come Lan WangJi è motivo di maggior orgoglio, però.

Nella quiete che si è creata, il Patriarca di Yiling percepisce un sospiro tremulo. Il fiato del cultore di Gusu gli raggiunge le guance e ad un tratto il calore dei raggi solari non è altro che una tiepida stilettata sulla pelle.

Improvvisamente, il salottino esterno raggiunge una temperatura vertiginosamente alta. In confronto alla massa bollente che gli si agita nello stomaco in quel momento, anche una pira in fiamme sarebbe fresca come il vento autunnale.

Suo marito non è tipo da grandi dimostrazioni di affetto o esibizioni plateali, questo lo sa lui e lo sanno tutti, ma ha la speciale capacità di farlo sentire bello, apprezzato. Amato.

Ha mille modi silenziosi per dirgli che lo desidera e che il suo cuore gli appartiene. Così come l’anima e il corpo.

Oh, il corpo.

Wei WuXian si sventola una mano davanti al viso accaldato e sorride. Sa di aver vinto ancor prima di alzare lo sguardo.

 

 

Lan Zhan ha una capacità di controllo invidiabile, nella maggior parte di casi. Quando si tratta di Wei Ying, però, anche tutta la preparazione del mondo si straccia come carta bagnata.

Oltre a logorare la sua pazienza, suo marito ha la straordinaria dote di spezzare le sue difese e fargli perdere il controllo in modo così improvviso che a volte Lan WangJi ha paura di se stesso.

Quel giorno voleva solo leggere sotto i rassicuranti raggi del sole, lo può giurare. Un attimo di pace per staccare dalla confusione della vita, ecco tutto.

Wei WuXian pare di tutt’altra opinione, invece.

Il giovane lo ha esasperato per tutta la mattina, quel giorno. Da quando si sono alzati all’alba e si sono preparati per uscire -attività che ha richiesto quattro minuti per Lan Zhan e circa due ore per Wei WuXian- non ha fatto altro che lamentarsi.

Solleva gli occhi per chiedere al compagno di restituirgli il libro, le parole già pronte in gola. Poi lo vede e si blocca. Non riesce più ad articolare un pensiero di senso compiuto. La lingua gli si attacca al palato.

Si sente il cuore nelle orecchie e, se possibile, è certo che tutto il sangue che ha in corpo abbia preso a bollire. Non per il caldo, questo è ovvio.

Sbattere le palpebre o distogliere lo sguardo diventa d’improvviso impossibile. I palmi iniziano a sudargli e i lobi gli vanno a fuoco.

Wei Ying ha in viso un’espressione che ormai gli è familiare. 

Le sopracciglia leggermente arcuate. Il collo piegato a sinistra. Le labbra rosse appena dischiuse e umide di saliva. Le dita che si attorcigliano sulla stoffa della veste all’altezza della clavicola.

Patetico, pensa, vergognoso

Prova a convincersi, se lo ripete nella mente fino a sfinirsi. Non ci crede nemmeno lui davvero, però.

Lo guarda con gli occhi socchiusi e analizza ogni suo respiro. Riesce quasi a sentire il suo fiato caldo che gli accarezza le guance.

-Lan Er Gege, fa così caldo- gli ripete Wei WuXian per l’ennesima volta.

Ha lo sguardo basso e si sta sventolando una mano davanti al viso per farsi aria. La bocca carnosa è piegata in un ghigno saputo, quasi felino.

Lo sanno entrambi come finirà quella discussione.

-É quasi estate- riesce a sputare fuori il cultore di Gusu.

Sta rimarcano l’ovvio, ma con i pensieri di tutt’altro genere che gli affollano il cervello è già tanto che sappia articolare qualcosa di sensato. Sospira piano. Prende fiato.

-Il mio adorato marito non può fare nulla per me?- insiste Wei Ying.

Poi si sporge sul tavolo con le mani appoggiate ai bordi intagliati e percorre con le dita i finimenti d’argento, ammirando la fattura solo con le falangi. Non li guarda nemmeno, mentre li sfiora.

Si morde il labbro inferiore e ridacchia vedendo il marito deglutire. Si fa ancora un po’ in avanti e gli accarezza la fronte con il naso.

-Hanguang-Jun, Lan Er Gege, ho così caldo- ripete.

Ed è a questo punto che l’autocontrollo di Lan Zhan subisce l’ultimo colpo.

Il profumo dell’altro gli invade le narici e gli inonda i polmoni come l’acqua farebbe con quelli di un marinaio che affoga. I suoi sensi vanno in corto circuito e in un attimo si ritrova a spingere il giovane sul pavimento della veranda.

Lo bacia senza nemmeno fargli prendere fiato, divorandone i gemiti compiaciuti per non dargliela vinta, almeno per questa volta.

Da quel punto in poi è tutto confuso. Per arrivare a strappargli la veste di dosso per vederlo contorcersi sotto di sé ci mette davvero poco. Sono ore che nessuno dei due sa più dove comincia uno e finisce l’altro.

L’intera mattina di studio è da buttare, così come buona parte del pomeriggio.

Lan WangJi non è più in grado di sentirsi le gambe, intente a sorreggere il peso di entrambi per la maggior parte del tempo.

Wei WuXian che implora perdono con il viso premuto contro il pavimento tiepido è un’altra delle cose che gli fanno salire il sangue alla testa. Arriva il tramonto e Lan Zhan sente ancora il fuoco che gli brucia nelle vene, mai sazio di quella vista.

Si dovrebbe fermare, davvero. Sarebbe giusto farlo.

Suo marito ha capito che infastidendo le sue letture otterrà un premio che è più una tortura prolungata ed è quasi ora di cena, ormai. L’uomo di Gusu lancia uno sguardo al compagno e si rende finalmente conto di com’è stata spesa la giornata.

Wei Ying è mollemente disteso sopra un intreccio di vesti bianche e rosse, sfinito come poche volte gli è capitato di essere. Ha il fiato corto ed è sul punto di piangere per il sollievo, ora che l’altro si è fermato.

Con le gambe spalancate sulle sue cosce e le dita che ancora gli stringono il bacino, il ragazzo gli mormora qualcosa di indecifrabile.

-Mh?- domanda interrogativo Lan WangJi.

L’altro scuote la testa con fatica e si scosta le ciocche bagnate di sudore dal collo e dal viso. Poi socchiude gli occhi e ride.

-Baciami, ho detto- ordina.

Lan Zhan è felice di obbedire, anche se è consapevole che tutta quella situazione è lontana dal consono o dall’appropriato.

Ma sotto le sue labbra sente Wei WuXian sorridere come se avesse raggiunto il traguardo della sua vita e capisce che in fondo perdere o vincere non gli interessa. Basta che suo marito lo guardi ancora con gli occhi che gli brillano di gioia.

-Chi ti ha detto di fermarti?-

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Mi credete se vi dico che ho scritto sta fan fiction ascoltandomi a ripetizione Walk of Life in sottofondo? Non c’entra nulla con la storia ma mi fa sempre sorridere.
Questa mattina ero annoiata e non riuscivo a proseguite con la mia long, quindi eccoci qui, a leggere una WangXian che non ha né capo né coda.

Ora: il titolo. Ananke (greco antico: Ἀνάγκη) è la dea (personificazione, pardon) del destino, della necessità inalterabile e del fato. In pratica, la dea della compulsione. Per me ci sta divinamente, non credete anche voi? 


Qua si schiatta di caldo, nonostante piova un giorno sì e l’altro pure. Mi sono detta: "perché no? Facciamolo" e mi sono messa a scrivere.
É nato questo, spero vi sia piaciuto. Io ho adorato scriverla, anche se dato lo stile che ho usato non ho potuto approfondire molto. Mannaggia alla sintesi :(
Ringrazio la mia beta, Ely cara, che mi ha corretto questa cosa al volo (sei la prima a leggere yeeee) e le DiscepolinE, come al solito pronte ad supportare e sopportare.

Baci a tutti, Sarah_lilith

   
 
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