Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Aqua Keta    06/06/2020    7 recensioni
Forse il destino è già scritto ma con ostinazione e coraggio lo si può cambiare e tornare a vita nuova. Esiste un tempo per soffrire ma esiste anche un tempo per la ricompensa della gioia
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il povero Alexander giaceva a terra fermo, solo il suo nitrito nel buio sotto la pioggia incessante.
Andrè si sollevò da terra dolorante avvicinandosi.
“Ehi…amico mio!”- una carezza sul muso.
La prima reazione fu quella di tastare le zampe.
Le percorse nella loro lunghezza, con calma, sfiorandone appena il manto …ed ecco….
“No…maledizione!”- quel grido disperato. La mano si fermò improvvisamente. Sentì l’osso affiorare dalla pelle.
Strinse un pugno appoggiandovi la bocca sopra –“Noo!”- le lacrime attraversargli il viso.
Un nodo alla gola.
No, non poteva essere accaduto….
Deglutì irrigidendo la mascella.
Fu come gli avessero conficcato un coltello in pieno petto.
Non c’era più nulla da fare.
Lo accarezzò ripetutamente fra gli occhi.
“Mi dispiace….mi dispiace da morire”
Estrasse la pistola – “Perdonami amico mio, perdonami…!”- cercò quel coraggio necessario in un respiro profondo.
Gli puntò l’arma sulla fronte.
Premette il grilletto.
Il colpo risuonò in quel nulla, nella notte.
La mano ricadde a terra in una pozza d’acqua.
Il rumore della pioggia. Immobile a fissare il suo destriero privo di vita.
Completamente fradicio ebbe solo la forza di sedersi sotto degli alberi poco distanti come a dover vegliare per l’ultima volta il compagno di una vita.
La schiena appoggiata al tronco e le lacrime scendere inesorabili.
“Perché tutto questo?”- un profondo senso di stanchezza e di frustrazione pervase ogni sua fibra.
Ed il dolore, immenso.
 
“Avanti, giratevi”- le ordinò uno dei carcerieri.
“Che cosa avete intenzioni di fare ora?”- opponendo resistenza.
“Fate ciò che vi ho detto senza tante storie o giuro che ci metterò un secondo a sfigurare il vostro bel visetto !”- seccato.
Si volse con la faccia al muro.
Mentre uno le liberava la mano per poi legarle i polsi, l’altro le poneva una benda sugli occhi.
“Cosa volete fare….maledetti!”
“Ti conviene stare ferma se non vuoi che ti facciamo passare la voglia di fare tanto la sfrontata”- aggiunse il compagno.
Percorsero il lungo corridoio delle segrete facendo attenzione che non inciampasse durante il tragitto.
“Sollevate i piedi, ci sono dei gradini”
Oscar seguì le indicazioni che le vennero impartite.
Così, senza poter vedere, senza aver la benché minima percezione di dove si trovasse e dove la stessero conducendo, un senso di smarrimento totale.
Quel lasso di tempo le parve infinito.
Si fermarono.
Attorno nel silenzio solo un bisbigliare.
Temette il peggio.
Rimase concentrata in ascolto per comprendere cosa stesse accadendo attorno a lei.
Un fruscio, il tintinnare di chiavi, il rumore di tacchi di stivali sul pavimento.
Improvvisamente una lama tranciò la corda ai polsi.
La porta si richiuse alle sue spalle.
Attese qualche istante. Portò le mani dietro la testa e sciolse la benda.
Si ritrovò in una grande stanza, riscaldata.
Il camino doveva essere stato acceso già da diverso tempo.
Un grande letto a baldacchino, accanto una pettiniera con tanto di catino e caraffa per lavarsi le mani ed il viso, un grande armadio ed un comò, un paio di poltroncine con tavolino.
In un angolo della stanza accanto al camino una vasca piena d’acqua calda.
Aggrottò la fronte.
Che cosa voleva significare tutto ciò?
Avvicinatasi ad una delle finestre scostò le tende e nonostante la pioggia aprì i vetri.
Grosse inferriate le impedirono di affacciarsi.
Fuori il vento gelido di novembre.
Richiuse.
La porta pesante come quella della cella nella quale era stata fino ad allora si spalancò nuovamente ed entrò una donna.
“Madamigella “- fece un leggero inchino – “sono Renée”
Rimase a fissarla.
Piccola, minuta, i capelli bianchi raccolti, il volto solcato da profonde rughe.
“Ecco vedete…ho preparato affinchè vi facciate un bagno caldo”.
“Perché mi trovo qui? Al servizio di chi siete? Chi mi tiene prigioniera in questo luogo?”
“Ascoltate. Non posso rispondervi. Io sarò qui solo saltuariamente fino a quando non vi verrà assegnata una persona che possa seguirvi costantemente. Non fatemi troppe domande. Io sono vecchia, stanca e piena di acciacchi…non voglio avere problemi con il padrone. Vorrei poter vivere quello che mi resta serenamente. Sono sola e questo è l’unico posto che conosco da una vita e dove, in fin dei conti, mi sento sicura e protetta. Non manco di nulla. Cercate di capirmi..”- il tono quasi supplichevole.
 I timori della donna la impietosirono. Avrebbe indagato successivamente – “Ebbene, che dovrei fare ora?”
“Avete sicuramente bisogno di farvi un bel bagno. Vi ho portato alcune boccette di sali profumati”
Sfilò la giacca ed i pantaloni.
La donna raccolse la biancheria.
“Dove la portate?”
“E’ talmente logora che forse sarebbe meglio buttarla nel camino!”
“No, ve ne prego”
“ Nell’armadio potrete scegliere l’abito che più vi si addice”- aprendo le ante del mobile.
Oscar diede un’occhiata veloce –“Ma qui non ci sono camice, tanto meno pantaloni o giacche!”
“Oh…non credo sia un abbigliamento consono ad una come voi!”
Cercò di trovare una scusa valida –“E se dovessi andare a cavallo, o tirar di scherma….tutto questo non mi agevolerebbe di certo..”- afferrando il lembo di un abito.
“E va bene, d’accordo. Ve la laverò così potrete indossarla, nel caso!”
Tirò un sospiro di sollievo.
Infilò un piede poi l’altro e lentamente sedette nell’acqua.
“Finalmente!”- pensò.
Quel tepore la riportò indietro nel tempo…..il suo Andrè….
Si accarezzò il ventre –“Non so dove tu sia….se riusciremo a ritrovarci….ma una parte di te è qui, con me, dentro di me. Lo sento crescere giorno dopo giorno e giorno dopo giorno lo amo sempre di più. Qualsiasi cosa accadrà farò di tutto per proteggere la nostra creatura e per ricongiungerci. Lo giuro davanti a Dio”
La domestica si prestò per aiutarla a lavare i lunghi capelli e ad asciugarsi.
Una sistemata all’abito per la cena ed una pettinata.
“Siete stupenda”- sorridendole.
Un’occhiata allo specchio. Leggermente impacciata. Non era di sicuro il suo modo di vestire ma non essendoci altro si adeguò.
La porta si aprì. Apparvero due uomini, ma non gli stessi della cella.
Percorse un lungo corridoio scarsamente illuminato e scese diverse scale, sempre accompagnata dai due.
Ed ecco di fronte a lei aprirsi un ampio salone dalle pareti ricoperte di preziosi arazzi  e dipinti.
Alle finestre dai vetri finemente lavorati pesanti tende di broccato verde.
Al centro una lunga tavola apparecchiata con finissime porcellane di Limoges, posate d’argento e bicchieri di cristallo. Nel mezzo un vaso con dei lilium profumatissimi dietro il quale finalmente intravvide una figura maschile.
“Siete la benvenuta Madamigella Oscar”
Quella voce!
No, non poteva essere!
Sgranò gli occhi – “Generale Bouillè!”- senza parole, esterrefatta.
L’uomo sghignazzò –“Sorpresa di vedermi?”- fece cenno ad un domestico di farla accomodare.
“Che cosa volete da me? Perché mi trovo qui?”-
“Vi prego, sedete”- gentilmente.
“Non ci penso assolutamente”- volse le spalle e tentò di allontanarsi ma degli uomini le sbarrarono la strada.
“Non credo abbiate alternative a quanto pare”
“Lasciatemi libera, subito!”- irritata.
“Suvvia, venite a cenare”
“Preferisco morire di fame che sedere al tavolo con voi”- sempre più indispettita.
“Sedete!”- grugnì.
“Siete voi l’artefice di tutto questo?”
Qualche secondo e fece marcia indietro obbedendo a quell’imposizione.
“Siete uno splendore…vestita come Dio comanda! Ho sempre pensato che l’uniforme non facesse per voi. E mi sono sempre domandato quale donna si celasse dietro. Le aspettative sono state largamente superate”- sorrise con malizia.
“Vorrei sapere per quale motivo mi trovi qui!”- battendo i pugni sulla tavola.
Bouillè fece versare il vino in entrambe i calici –“Sempre irruenta, non vi smentite mai.”
“E voi  insopportabile ” – fredda.
“Indubbiamente siete….anzi, siete stata un ottimo elemento nelle Guardie di Sua Maestà ed anche nei Soldati della Guardia, tutto sommato. Ma da quando vi conosco, come detto in precedenza, avrei preferito che vostro padre vi avesse educato come tutte le altre ragazze anche se devo ammettere che, nonostante siate cresciuta come un uomo non vi mancano bellezza, grazia e portamento”
“Non capisco il nesso con la mia presenza in questo luogo”
“Non riuscite proprio ad arrivarci. Siete sempre stata cocciuta, irreverente e troppo fiera per i miei gusti. Ho cercato di assecondare le richieste del generale Jarjayes e per un po’ siete riuscita a stare al vostro posto. Poi, non so, è scattato qualcosa che ha iniziato a stravolgere i vostri atteggiamenti e il senso di obbedienza nei confronti dei vostri superiori ed in particolar modo nei miei confronti”
“Ovviamente, dato che le richieste furono assurde”
“Non avete ben chiaro il concetto di portare un’uniforme”
“Forse siete voi a non saper gestire le criticità!”
“Gli ordini sono ordini e vanno eseguiti se provenienti dall’alto. Troppe volte avete ignorato le mie parole ponendomi in situazioni alquanto imbarazzanti di fronte a Sua Maestà. E ciò che mi indispettisce maggiormente è che la Regina vi abbia sempre concesso clemenza!”-
“Evidentemente il rispetto alla corona rende la strada spianata”
Scoppiò in una fragorosa risata –“Rispetto alla corona? Dove eravate il 14 luglio con i vostri uomini? A supportare gli eserciti contro i rivoltosi oppure in mezzo a quella marmaglia?”
“Non mi sono mai vergognata delle scelte fatte con consapevolezza anche delle conseguenze!
“Meritavate il plotone di esecuzione!!”
“Se pensate di farmi cambiare idea ora, siete un illuso”
“Ditemi. Faceste richiesta a Sua Maestà di lasciare le Guardie Reali, perché Madamigella? Oramai di tempo ne è trascorso. Potreste anche darmi una giustificazione valida per quella scelta”
“Credo non siano cose che vi riguardino “
“Io penso fosse stato a causa di un uomo!”
Seccata per l’insistenza e per la domanda provocante avvampò leggermente.
“Dalla vostra reazione desumo sia così”- lisciandosi i baffi –“…e probabilmente c’è di mezzo anche il vostro attendente”
“Lasciate da parte Andrè!”
“…mhh….bene. Allora ciò che mi è stato riferito a proposito di una vostra frequentazione con un vostro servitore non sono solo chiacchiere”
“Ho detto di lasciare fuori da questi discorsi il mio attendente!”- avrebbe voluto mordersi la lingua in quel preciso istante pronunciando quelle parole. Ma doveva difenderlo, doveva fare in modo e maniera che non si accanissero successivamente anche su di lui.
“D’accordo, d’accordo…come volete. Ma , toglietemi una curiosità: ha avuto niente a che fare con voi?”
Abbassò gli occhi fissando la mano priva dell’anello di Andrè.
“Allora? Abbiate almeno la gentilezza di rispondermi”- insistendo.
Doveva evitare ogni suo coinvolgimento.
“Io…”- un sussulto improvviso nel suo ventre. La sua creatura per la prima volta le diede un segno della sua presenza. Sentì le lacrime salirle agli occhi per l’emozione e l’incredibile gioia. Ma dovette trattenersi e velocemente tornare alla realtà – “…un’ infatuazione!”- mentì amaramente.
“Siete una bugiarda!”- gridò alzandosi in piedi – “Siete una maledetta bugiarda!”
Impietrita.
“Credete forse sia un imbecille? Perché non ammettete di esservi donata a lui? Siete solo una sgualdrina!”- avventandosi su di lei ed afferrandola per il collo.
La stretta inesorabile di quelle grosse mani, l’aria le venne a mancare per qualche istante.
“Ma ora si farà come dico io. Per troppo tempo mi avete dato delle grane disobbedendomi”- gli occhi iniettati di sangue –“Devo forse farvi un elenco di tutte le volte che mi avete messo in imbarazzo? L’ultima volta con la trovata di abbandonare i Soldati della Guardia. Da questo momento sarete reclusa nella stanza dove siete stata condotta. Vestirete come si addice ad una donna, vi comporterete come si addice ad una  donna e pertanto farete quello per cui ogni donna è destinata: appartenere ad un uomo. Ma non sarà l’uomo che immaginate voi”- lasciò la presa.
Si portò una mano alla gola cercando di riappropriarsi del respiro.
“Mi sposerete e mi darete un erede!”
Sgranò gli occhi – “Voi siete pazzo!”
“NO!”- urlandole contro –“Farete ciò che ho deciso. Diverrete mia moglie, asseconderete i miei desideri, assolverete quotidianamente ai vostri doveri coniugali fino a quando mi darete un figlio….e oltre, che vi piaccia oppure no!”
“Non intendo assolutamente compiacere i vostri pensieri malati! Scordatevelo! Queste richieste fatele a qualche vostra donna di dubbi costumi..!”
La brancò di scattò per un braccio.
La forza di quell’uomo era indescrivibile.
La spinse contro il tavolo obbligandola a sdraiarvisi sopra con la schiena. La bocca avvicinarsi.
Sentì quel respiro pesante di alcool e tabacco insinuarsi nelle sue narici dandole un senso di fastidio allo stomaco.
“Non preoccupatevi. La mia figura è imponente ma so bene come soddisfare una femmina anche se nel vostro caso sarete voi a doverlo fare”- la mano scivolò sotto l’abito scorrendo lungo l’interno coscia andandola a tastare in mezzo alle gambe facendola sobbalzare –“non vedo l’ora di assaporarvi la prima notte di nozze. Fino ad allora mi impegnerò a resistere. Nei vostri confronti, naturalmente. Ho comunque chi mi “trastulla” piacevolmente ogni giorno…anzi, ora che ne abbiamo parlato mi è venuta una voglia tremenda di scoparvi, e perdonatemi la mancanza di finezza nel lessico, giusto per farvi capire …normalmente non sono così sboccato”
Oscar tremò al solo pensiero che potesse spingersi oltre con la mano.
“Troppo vi ho concesso, ma non ho dimenticato. Questa sarà la mia vendetta su di voi e la vostra famiglia…che non rivedrete mai più. Vi odio…ma siete talmente eccitante…”- quelle labbra umide la sfiorarono lungo il collo.
Un senso di ribrezzo l’attraversò.
Si sollevò da lei ricomponendosi lasciandola su quel tavolo ancora scossa per l’accaduto.
“Ora sedete e cenate!!”
Rimettendosi in piedi poggiò con violenza le mani sul tavolo –“Vi auguro di strozzarvi al primo boccone!”
“Sedete!”-
“Dovrete legarmi alla sedia se vorrete avermi quale commensale!!”
Con il cenno di una mano richiamò l’attenzione di uno dei suoi uomini –“Riaccompagna la futura Madame Bouillè nelle sue stanze. Credo abbia bisogno di meditare sul suo prossimo futuro”!
Il tale l’afferrò per un braccio.
“Non mi avrete Bouillè, mai!!”- voltandosi prima di lasciare il salone.
“Lo vedremo!”- le ultime parole.
 
Le nuvole iniziarono a diradarsi  e lentamente apparve uno spicchio sottile di luna.
Stremato, aveva chiuso gli occhi appisolandosi.
Rimase a fissare in silenzio Alexander morto di fronte a lui.
Avesse avuto le possibilità lo avrebbe sepolto.
Alzatosi si avvicinò al cavallo e chinatosi lo accarezzò un’ultima volta –“Sarà tutto più difficile senza di te!”
Afferrò la sacca e si rimise in cammino.
Percorse probabilmente qualche chilometro quando alle spalle udì il rumore in lontananza di una carrozza.
“C’è un uomo lungo la strada!”-
La giovane si sporse impugnando la pistola – “Fermati Jerome!”
“E dai…non credi possa essere pericoloso!”-
“Ah, piantala Gerard, uno solo in piena notte, a piedi dopo il diluvio?”- si volse spintonandolo.
La carrozza affiancò Andrè.
“Ehi tu….che diavolo ci fai a piedi di notte su questa strada?”
Un luccichio. Si accorse che la donna era armata.
“Devo raggiungere Parigi”.
“Parigi?”- il giovane all’interno si mise a ridere.
“Piantala!”- lo riprese lei. Poi rivolgendosi nuovamente ad Andrè – “Ma ti rendi conto che hai una valanga di strada da percorrere prima di arrivare?”
“Ho perso il cavallo in un incidente…!”
Aprì lo sportellino –“Dai, sali!”
Non se lo fece ripetere una seconda volta. Appoggiò il piede sul predellino ed alzando lo sguardo si trovò la pistola puntata in viso.
“Sei per caso un nobile?”-
“Gerard….ma ti pare, guarda in quali condizioni si trova!”
“No, tranquilli, non lo sono”
“D’accordo!”- il giovane gli allungò una mano – “Inutile dirti il mio nome, lo ha già fatto quella scema di mia sorella”-
Accennò ad un sorriso.
“Sono Yvonne….Yvy per gli amici”- capelli neri come la notte, corti e due occhi cerulei incastonati in un viso sottile dalla carnagione chiarissima. Pantaloni, una camicia ed un mantello buttato sulle spalle.
“Voi li dentro, ci sono anche io!”
“Ah…lui che stà fuori è Jerome, l’altro mio fratello”-
“Ma perché vai a Parigi?”- il giovane quasi si sdraiò in un angolo infilandosi un dito nel naso.
“Dai, che schifo!”- la ragazza gli tirò un calcio.
“Stò raggiungendo degli amici”- appoggiandosi con la schiena.
Gerard fissò la sorella ed un sorrisino malizioso gli si stampò sulle labbra.
“Hai già perso la testa?”- arricciando la bocca come per mandarle dei baci.
“Jerome, ferma la carrozza!!”- gridò.
“Ehi, che vuoi fare?!”
“Scendi, tuo fratello ti da il cambio. A stare qui dentro dice solo scemenze!”
“Strega!!”- le alitò salendo all’esterno.
Ripartirono a gran velocità.
“Voi dove siete diretti?”
“Al momento a Le Mans…”- i gomiti sulle ginocchia ed il mento sui pugni chiusi a fissarlo.
“Come Le Mans? No dai, hai cambiato idea nuovamente!”- sbottò il fratello – “Non dovevamo andare ad Orleans?”
Gli diede uno scappellotto –“Se non la pianti va a finire che raggiungi Gerard!”
Sbuffò mettendosi in un angolo in silenzio.
“Come credi di arrivarci a Parigi? Vorresti fartela tutta a piedi?”
“Comprare un cavallo mi costerebbe troppo e…non saprei nemmeno a chi rivolgermi”- gli brontolò lo stomaco.
Yvy rovistò in una sacca accanto e gli allungò un pezzo di pane. Dai pantaloni estrasse un coltello e tagliò un fetta di formaggio –“Se ti accontenti…”
“Grazie, sei molto gentile”.
“Posso domandarti come fate ad avere una carrozza tutta vostra? Sembrerebbe sia di qualche famiglia aristocratica”
“L’abbiamo rubata!”- senza staccargli gli occhi di dosso – “A quel nobile non serviva…soprattutto dopo che gli avevano dato fuoco alla casa…così ci siamo potuti fare il viaggio al coperto”
Andrè scoppiò in una risata.
“…Parigi…mhm….”- masticando un pezzetto di pane. Richiuse la sacca e mise via il coltello strizzandogli un occhio.
 
Si tolse nervosamente quegli abiti quasi strappandoseli di dosso.
“Siate maledetto!”- strinse forte i pugni dalla rabbia –“Bouillè se credete di averla vinta vi sbagliate di grosso”.
Sola nella stanza si rese conto di non aver mangiato nulla.
Sbuffando aprì l’armadio alla ricerca di qualcosa da infilarsi per la notte.
Passando di fronte al grande specchio dell’armadio si fermò osservando la sua immagine riflessa.
Quella leggera rotondità dell’addome, il seno più pieno – “Finalmente ti ho sentito”- accarezzando la pancia. Un’emozione unica. La sensazione come di avere dentro di sé mille farfalle che sbattessero le ali contemporaneamente. Una gioia immensa.
Chissà Andrè quale nome avrebbe voluto per la loro creatura – “Maschio? Femmina?...cercherò di fare in modo e maniera che tu possa crescere sano amore mio, questo è ciò che conta”.
Infilò una camicia lunga e proprio in quel momento la porta pesante si aprì – “Permettete?”- Renée entrò posando sul tavolino del latte con dei biscotti –“So che non avete toccato cibo. Eccovi qualcosa…ne avete bisogno”- allontanandosi.
Udì la chiave girare nella serratura ed una sbarra bloccare l’uscita definitivamente.
Dopo aver messo qualcosa nella pancia riuscì finalmente a coricarsi.
Se le forze glielo avessero permesso avrebbe potuto reagire di fronte a quell’attacco di Bouillè.
Doveva elaborare un piano. Ma innanzitutto riacquistare le energie, nel contempo studiare il luogo, carpire qualche informazione da Renée. Forse le luci del mattino seguente l’avrebbero potuta aiutare a comprendere esattamente cosa ci fosse oltre le finestre.
 
“Allora? Com’è stata la vostra prima serata con la vostra futura consorte?”- l’uomo si fece avanti nel silenzio più assoluto.
“Strisciate quasi come una serpe!”- tuonò.
“Uhm….non so se il vostro cattivo umore sia di natura o se lei vi abbia dato picche”.
“Lasciate perdere. Piuttosto prima che arrivaste stavo giusto pensando che le vostre idee saranno a dir poco balorde ma mi stuzzicano più di una strategia di guerra!”- vuotando il bicchiere.
Sghignazzò leggermente – “Ho scritto una lettera da consegnare al cardinale Dominique de La Rochefoucauld dove fate richiesta di celebrare le nozze domenica in mattinata. Dovete firmarla e farla pervenire a Sua Eminenza. Mandate subito un vostro emissario a Grenoble. Il Cardinale si trova lì per una breve vacanza. Per dimostrare la vostra gratitudine mandategli una carrozza e riservategli eventualmente un’ala del palazzo.”
“Dunque non scherzavate dicendo che tutto si sarebbe compiuto in tempi brevissimi..”
“Attendere per cosa? Questa sarà una vera e propria tortura per la vostra “consorte”!
“Farò preparare la cappella per la cerimonia….ma nessun invitato”
“Avete intenzione di destare sospetti nel Cardinale? Immagino avrete fidati del vostro stampo”
Bouillè si lisciò il mento –“Certo che si!”
“Molto bene. E rammentate. Prima che lasci il castello omaggiatelo per la sua disponibilità. Credo abbiate compreso chiaramente cosa voglio intendere”
 “Per quello non ci sono problemi”
“Vi ho procurato l’abito..”
“Senza nemmeno provarlo?”- sbalordito.
“Non ci vuole una scienza per comprendere le misure di “madame”- si sfregò le mani – “L’anello?”
“Uno di famiglia con impresso lo stemma del casato all’inerno”
L’uomo gli allungò la lettera. Bouillè sedette e dopo aver dato un’occhiata allo scritto, firmò.
Chiamò uno dei suoi uomini –“Da portare immediatamente al Cardinale Rochefoucauld a Grenoble, assieme a questa!”- tra le mani gli mise una sacchetta di monete d’oro –“Un piccolo omaggio da parte del Generale, riferisci questo”.
Un cenno con la testa ed uscì.
“Vedete….state imparando. Ottimo gesto!!”- e lentamente come un’ombra svanì.
 
Le prime luci dell’alba il gruppetto giunse a Le Mans.
“Gerard….prosegui!”- Yvy battè una mano contro l’abitacolo.
“Cosa?....ma non ci fermiamo. Dai, riposiamoci un po’. Sono fradicio e distrutto!”- seccato.
“Per quale motivo non vuoi che ci fermiamo. Abbiamo bisogno di qualche ora di sonno”- Jerome appoggiò i lamenti del fratello.
“Siete due buoni a nulla”- scendendo dalla carrozza – “Vattene di sotto!”- prendendo le briglie.
“Aspetta!”- Andrè salì con lei – “Vuoi che lo faccia io? Un tempo era uno dei miei compiti ….presso la famiglia dove vivevo”
Fissò i suo occhi verdi e si sentì attraversare da un brivido – “D’accordo”.
Ripresero così il viaggio. I due fratelli caddero in un sonno profondo mentre Yvy ed Andrè si misero a chiacchierare.
“Lavoravi per una famiglia di un certo calibro?”
“Si…lavoravo e vivevo con loro”
“Ti hanno cacciato o cosa?”- incuriosita.
“Nulla di tutto ciò.”- poi il silenzio.
Yvy era curiosa, terribilmente curiosa. Andrè era un bell’uomo, forse un po’ troppo grande per lei….ma era affascinante, maledettamente affascinante.
“Sposato?”
“Avrei dovuto!”- abbassando gli occhi.
“Ah….ti ha tradito!...ora capisco”-
“No, Oscar non lo farebbe mai!”-
“…ah….con  il figlio del padrone?”- il tono dispiaciuto.
“La figlia, Oscar è la figlia”.
“Dai, non scherzare!”- rise.
La fissò seriamente.
“Senti, solo un padre pazzo può chiamare una figlia con un nome maschile”
“Le cose sono un tantino diverse da ciò che puoi pensare”- e così dicendo le raccontò su di lei senza però entrare in particolari troppo personali.
Quand’ebbe terminato Yvy rimase a bocca aperta senza riuscire a proferire parola.
Nel frattempo il cielo si fece sereno.
“Era ora che smettesse di piovere. Che ne dici se ci fermiamo a magiare qualcosa?”
“Mi sembra un po’ improbabile trovare una locanda nel bel mezzo del nulla”- commentò Andrè.
“Abbiamo a sufficienza per sfamare tutti e quattro. Dai, fermiamoci….magari là, in quella radura!”
“Perdonami Yvy…ma preferirei proseguire..”
Lo guardò per qualche secondo.
“E sia. Tanto quei due non li svegliano nemmeno le cannonate”.
Così dicendo giunsero ad un bivio.
Andrè tirò le redini – “Direi che il mio passaggio termina qui. Voi dovete proseguire per Orleans”
Lei si alzò – “Siedi qui!”- spostandosi sul suo lato. Uno schiocco indirizzato verso i cavalli e la carrozza riprese il viaggio.
“Ma che ti salta in mente?”- aggrappandosi per lo scossone improvviso.
“Mettiti giù o il tuo viaggio finirà veramente…ma rovinosamente a terra”- scoppiò in una risata –“Facciamo finta che ….io ti accompagni verso Parigi…!!”
 
I primi raggi di sole filtrarono tenui attraversi i vetri accarezzando il volto di Oscar.
Lentamente aprì gli occhi.
Abbracciata al cuscino il suo primo pensiero lo rivolse ad Andrè – “Buongiorno amore mio, ovunque tu sia. Questa notte finalmente sono riuscita a riposare in un letto ed al caldo. Non so ancora dove mi trovo esattamente….avrei voluto vederti qui accanto a me….”
Quella sensazione di mille farfalle la riempì nuovamente. Una carezza ed in silenzio restare ad ascoltare il proprio corpo.
Tutto magnifico, soprattutto lo starsene fra le coperte.
“Avanti. Vediamo un po’”- scostate le tende aprì la finestra.
…il nulla, il vuoto totale. Attorno solo montagne impervie e ricoperte di neve ma il fondo, la strada dov’erano? Una rocca! Si, sicuramente il luogo in cui si trovava doveva essere posto in alto…molto in alto.
Inferriate in tutte le finestre ed il paesaggio, il medesimo in qualsiasi direzione.
Non riuscì a vedere mura, bastioni o quant’altro. Impossibile sporgersi.
Richiuse non appena udì aprirsi la porta.
“Buongiorno. Avete riposato bene?” – Renée pose il vassoio sul tavolino –“la vostra colazione”.
“Non potete dirmi nemmeno quanto distiamo dalle coste della Bretagna o tuttalpiù da Parigi ?”- la interrogò con disinvoltura sciacquando il viso.
“Bretagna? Parigi?”- la donna sorrise –“mia cara, quei monti là in fondo sono le Alpi…”
Il sangue le si raggelò – “Le Alpi!”
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Aqua Keta