Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: phoenix84    06/06/2020    0 recensioni
Se scoprissi che l'uomo che hai sempre amato, il tuo migliore amico, non è mai stato limpido come hai sempre creduto?
Sono passati anni dalla fine della guerra, un nucleo di facinorosi ancora devoti a Voldemort attaccano i Tiri Vispi Weasley segnando per sempre la vita di questa famiglia. Tra incomprensioni, ardui incantesimi, pagine di diario, bisogna perdersi totalmente per potersi ritrovare.
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter | Coppie: Angelina/George, Draco/Hermione, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sono passati sei mesi, sei mesi in cui Hermione ha incastrato i pezzi in una routine perfetta. Sveglia mattina presto, tutti i giorni lo stesso orario, colazione, lavoro almeno fino alle diciassette, i bambini le coprono il tempo fino alle venti, cena, letto e l’indomani tutto uguale, senza nessuna sfumatura. Il sabato è dedicato ai figli, la domenica Molly li obbliga ad andare alla Tana. Una cadenza ordinata e perfetta, nulla di improvvisato, nulla fuori dagli schemi.

Tutto per evitare di pensarci, ma tutto porta il pensiero sempre e solo al suo Ron. La vita l’aveva chiaramente sempre messa di fronte al fatto che le favole con le principesse non esistono. In fondo con suo marito lei non si è mai sentita così, è sempre tutto stato reale, come il dolore per la sua perdita. 

Fred si è incastrato in quei ritmi, presenza costante, sicurezza in un’immensa fragilità fatta di cose non dette. L’aiuta a gestire i bambini, soprattutto quando le ricordano troppo Ron ed è difficile anche guardarli, l’aiuta con le colazioni, con le cene, con gli acquisti per i piccoli, con tutto. Dal giorno della notizia si è trasferito a casa loro, ha cambiato la sua vita per loro. Non ci sono più ragazze, non ci sono più partitelle di quidditch con gli amici, non ci sono più scherzi. Non c’è più nemmeno Fred. C’è solo il lavoro e quel nucleo di tre dolcissime persone che stanno affrontando un dolore immenso. Continua ad alternarsi tra il pensiero che ha tutto il tempo per ritornare alla sua normalità, al fatto che spera che loro abbiano sempre bisogno di lui, e quando arriva il secondo caso di solito i sensi di colpa e gli improperi verso sé stesso arrivano a livelli che non pensava nemmeno potessero esistere.

È un sabato mattina, Hermione scende dal piano di sopra direttamente in cucina.

-Mmm, che profumino! Stai facendo i pancake, Rose ne sarà felice!-, si avvicina alla cucina dove l’altro sta smanettando ai fornelli, lo tira verso il basso tramite il braccio e gli dà un bacio con schiocco sulla guancia. L’altro in risposta, lascia la padella che teneva con la mano sinistra, avvolge la vita della donna con un braccio e gli posa un bacio sulla fronte, in risposta al quale lei chiude gli occhi. Li riapre subito dopo sentendo qualcuno tossire per attirare l’attenzione.

Harry seduto al tavolo della cucina ha assistito a tutta la scena e li guarda un po’ inebetito.

-Harry!- esclama lei con fare sorpreso e si avvicina all’amico per abbracciarlo e dargli un bacio sulla guancia.

-Che ci fai qui? E Ginny e i piccoli?-

Il prescelto ci mette ancora qualche secondo per far ripartire il cervello in maniera funzionale e risponde:

-Dormono ancora tutti. Mi sono svegliato presto e ho pensato sarebbe stato bello fare colazione con te. Tra il lavoro e i bambini, ultimamente non abbiamo avuto nemmeno modo di parlare.-

Lei si versa un bicchiere di succo di zucca e poi dice:

-Hai fatto benissimo. Fred ne prepara sempre una quantità esagerata, tanto che finiamo per mangiarli anche a spuntino pomeriggio. Te ne diamo invece un po’ così li porti a Ginny e ai bambini.-

L’altro sorride solamente.

Dal baby monitor, rigorosamente babbano, si sente chiaramente il pianto disperato del piccolo Hugo. Hermione si alza per raggiungere il piano superiore, ma Fred la intercetta:

-Se dai un occhio ai pancake salgo io! Ho voglia di spupazzarmi mio nipote stamattina, poi devo andare a lavoro.-

Sa bene che i due amici hanno bisogno del tempo per loro, e non vuole trovarsi in mezzo mentre Harry fa una mossa alla HARRY-MIGLIOR-AMICO-POTTER.

Così da la paletta alla ragazza e con un paio di falcate raggiunge il piano superiore.

-Come stai?- le chiede subito il ragazzo appena rimasti soli.

-Bene!- risponde prontamente l’altra.

-Hermione.- è una domanda e un’affermazione insieme.

“Con chi credi di parlare? So benissimo che non stai bene!”

Strano come una sola parola racchiuda tutto un mondo. Non lo guarda nemmeno, lui continua ad osservare la sua schiena, mentre lei continua a trafficare ai fornelli.

-Cosa ti aspetti che ti dica? Non aprirò questo vaso di pandora per cadere di nuovo a pezzi, non  dopo la fatica per rimettermi in piedi, Harry. Vuoi sapere come sto? Bene, prova ad immaginare come staresti se morisse Ginny.-

-Non ci voglio nemmeno pensare.- sospira un attimo poi riprende:

-Hai trovato i taccuini di Ron?-

-A dire il vero, dopo il primo giorno, non li ho nemmeno più cercati. Se spunteranno fuori vorrà dire che sarà destino che li abbia, se no pazienza. Non mi va nemmeno di interrogarmi su cosa ci possa essere scritto sopra. Un po’ mi fanno paura, quella sua richiesta di perdono finale mi ha- pausa nel tentativo di trovare la parola giusta -atterrito.- confessa.

-Lo sai che io ci sono, sempre. Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, io per te ci sarò sempre.-

Hermione si volta a guardarlo e sorride.

-Lo so!-

Dopo mezz’oretta Fred, già vestito per andare al negozio, scende con il piccolo Hugo tra le braccia e fanno colazione tutti insieme. Harry si osserva intorno. Il rosso è proprio di casa, e a vederli così sembrano proprio una famiglia. La ragazza imbocca il piccolo Hugo, che cerca con lo sguardo lo zio, dietro la madre per continuare a ridere delle facce buffe che lui gli fa. Se non fosse che sa bene la situazione penserebbe sia nato qualcosa tra loro.

Hermione finisce il suo succo di zucca e si volta verso l’amico:

-Tu e Ginny potreste tenermi i bambini oggi?-

-Ho la giornata libera, con vero piacere! Tu cosa pensi di fare?- chiede.

-Non lo so bene, penso che adesso uscirò a sbrigare delle commissioni, vorrei andare ad Hogwarts, la professoressa McGranitt mi ha invitato spesso a prendere un té, ho sempre rifiutato. Ma oggi penso sia la giornata giusta per andare.-

-Bene, allora vai. Fai tutto quello che vuoi oggi, concediti una giornata. I bambini staranno bene, anzi se vuoi possono dormire anche da noi stanotte.-

Lo sguardo di Fred è atterrito, se i suoi nipoti non tornano a casa lui che deve fare? è il caso di dormire lì o è meglio tornare al suo appartamento in in Diagon Alley? E poi perché Hermione ha sradicato tutta la sua routine? Che diavolo succede?

-Beh sì, magari passare una serata con i cuginetti non farebbe male a loro e a dire il vero nemmeno a noi.- volge uno sguardo al rosso in cerca di soccorso, ma l’altro si degna di alzare lo sguardo, così si rivolge di nuovo al moro -Ma sei sicuro? Non vorrei che per te e Ginny sia un problema.-

-Ehi, sono i nostri nipoti! Che problemi dovremmo avere? Poi al limite chiediamo aiuto, è questo il bello di una famiglia così numerosa come la nostra!-

L’ha detto con la totale tranquillità, lui è ormai a tutti gli effetti un Weasley, e si sa, se c’è bisogno il clan è sempre pronto all’aiuto. Il cuore d’oro di ogni singolo componente di questa parentela è enorme e privo di qualsiasi ombra.

-Ma sei sicura? Magari Rose, ma Hugo non è un po’ piccolo? Se si sveglia e non ci trova?- ha provato il gemello.

-Dai Fred, quando si sveglia vede più gente di me ultimamente ed è sempre tranquillo. Andrà bene e magari noi ci potremmo un po’ riposare.- si alza dalla sedia -Adesso esco.-

Detto questo va in salotto, recupera un soprabito e della polvere scintillante che lancia nel camino e si mette in viaggio.

Il gemello sposta le cose della colazione nel lavandino e con un colpo di bacchetta inizia a lavare le stoviglie. È molto nervoso, questa favolosa idea di Harry non gli piace per nulla. È come se gli avessero strappato l’unico senso che avesse la sua vita in quell’ultimo periodo.

-Starà bene, stai tranquillo!- cerca di rassicurarlo Harry.

-Mi spiace, ma questo non puoi saperlo. E se succede qualcosa? se ritorna in crisi come mesi fa? se si spezza di nuovo?

Tu non hai idea di quanto è stato difficile arrivare a questo.-

-Fred,- lo guarda più intensamente -questo cosa esattamente? Non sta bene, lo so io e lo sai anche tu. Lei i pezzi non li ha rimessi insieme. Penso che probabilmente non li rimetterà mai, io non ne sarei capace se accadesse qualcosa a tua sorella. Non sta vivendo, sta solo andando avanti per i bambini. Ad ogni modo non si spezzerà. Oggi sarà una giornata buona, fortunata. Vedrai! Ne sono sicuro!-

L’altro lo osserva non riuscendo davvero a capire da dove viene tutta questa certezza.

 

Hermione ruzzola fuori dal camino della Testa di Porco ad Hogsmade, con non poca insofferenza da parte del proprietario. Dopo aver chiesto scusa ed essersi intrattenuta per un’amabile conversazione verso un più che riluttante Abeforth si dirige a passo spedito verso la sua vecchia scuola.

Osserva il castello con un sorriso nostalgico, guerra a parte, è stato il miglior periodo della sua vita, sente ancora il profumo di inchiostro e pergamene nuove, o della biblioteca, in cui ha passato gran parte del tempo a scuola. Lì è sempre stato tutto più facile, e quando c’era alle porte una battaglia, bastava consultare un libro, magari in qualche sezione proibita. In questo è sempre stata brava. 

Risale la strada che porta davanti al cancello centrale e mentre cammina rivede molti dei suoi momenti in quel posto che sa sempre un po’ di casa. Quando sarebbe arrivato il momento di Rose l’avrebbe anche un po’ invidiata. Dopo l’ingresso si dirige verso la Sala Grande, sopra la cui porta c’è ancora la clessidra con il punteggio delle case. I Corvonero sono in vantaggio, seguiti dai Grifondoro. Sorride pensando a quanto tutto questo un tempo sarebbe stato pressoché vitale, è buffo come cambiano le cose.

Non nota che non è più sola, chi le si è affiancato, come lei osserva il tabellone pieno di pietre preziose.

-Questi ragazzini non ci sanno fare, ma meglio i Corvonero che i Grifondoro.-

Hermione riconosce la voce, sorride e risponde:

-Preoccupati per la tua casa, sembra essere l’ultima. Passano gli anni ma vi battiamo sempre. E i Grifondoro staranno solo prendendo la rincorsa.-

-Ma dai, sii onesta, almeno con te stessa. Vi avremmo battuto tutti gli anni se non fosse che Silente era anche troppo di parte, soprattutto verso quattrocchi!- risponde Draco, continuando a guardare in alto.

-Ho notato che non lo chiami più sfregiato, facciamo notevoli progressi. Quattrocchi è un po’ meno offensivo.- lo riprende ridendo.

-Diciamo che si è meritato un po’ di rispetto, ma non mi va di esagerare!-

-Sia mai che fraternizzi con il nemico… Ah no, aspetta quello lo hai già fatto! Ma con mio marito.- dice in modo scansonato.

-Granger ti ho già detto che non ti dirò che genere di rapporti ci fossero tra me e Ron.-

-Non te lo avrei chiesto! Invece vorrei proprio sapere che ci fai tu qui.-

-Mi ha fatto convocare la McGrannit, sono qui per parlare con lei. E tu? Nostalgia?-

-Un po’ sì, tu no? comunque sono anch’io qui per la McGrannit.- risponde lei.

-Assolutamente no. Ha convocato anche te?- domanda stupito l’altro.

-Non proprio.-

-Gaza mi ha detto che sta facendo lezione e che dobbiamo aspettare. Ti va di fare un giro?-

-Si, volentieri.-

Così iniziano a camminare per quegli ambienti tanto familiari e anche tanto lontani, in silenzio ognuno perso nei propri ricordi. Hermione si ferma a fissare un punto preciso, come se vedesse un particolare.

-Tutto bene?-

Si riscuote un attimo.

-Sì, tutto bene.- risponde.

-Non ti chiederò come stai, però ti vedo meglio rispetto all’ultima volta.- esordisce lui.

-Ho dei ritmi di vita. Sai pensavo una cosa: se sei diventato amico di Ron, in qualche modo penso che tu sappia molto di come è stata la nostra vita. Questo non vale, dovresti proprio raccontarmi qualcosa di te- espone lei che ha ripreso a camminare.

-Granger non ti interessa davvero e hai tutte le ragioni del mondo per cui sia così.- risponde l’altro con tono infastidito.

-Senti furetto,- sorride beffarda per sottolineare che lo sta prendendo in giro -mio marito non so come riteneva non fossi così male. Non mi vuoi dire in che genere di rapporti foste, almeno fammi capire perché ti riteneva un amico.-

-In realtà non so nemmeno io perché si fosse fissato tanto con me. Forse il fatto di essere diventato un eroe del mondo magico gli ha fatto pensare che potesse salvare chiunque.-

-Sì, gli era venuta un po’ la mania di salvare tutti dalle loro sorti. Ma se l’ha pensato anche con te, vuol dire che ritenesse che ci fosse qualcosa da salvare. Non credi?- chiede lei sorridendo incoraggiante.

-In fondo Ron non è mai stato un genio!- risponde beffardo l’altro.

-Perché non puoi semplicemente accettare il fatto che voglia in qualche modo tenere fede alle volontà di Ron e, non ti dico capirti o essere amici,  esserti vicina? O forse hai ancora i pregiudizi del sangue puro?- domanda ancora la ragazza.

-Stai scherzando vero? Quelle sono state tutte idee balorde di mio padre, che ha inculcato in uno stupido ragazzino. Credo che aver fatto da paggetto a Voldemort sia stato più che necessario per redimermi da ogni forma di pregiudizio sul sangue. È stato versato il mio, è stato versato il tuo. E non erano diversi, era sempre sangue.- dice l’altro infervorito.

-E allora quale accidenti è il tuo problema?- 

-Non ti piacerà starmi vicino, Granger. Sono più ombre che luce e tu vuoi stare sempre al sole. Dovresti per lo meno.-

La ragazza gli risponde euforica:

-Dovresti farlo decidere a me.- prende una pausa e poi dice:

-Ascoltami, abbiamo perso sette anni ad odiarci più o meno cordialmente. Potremmo evitare d’ora in poi di lanciarci frecciatine, o pugni o maledizioni. Ritengo che un po’ di normalità non farebbe male a nessuno dei due.- 

L’altro la osserva un attimo, da quando lui e la Granger riescono a stare nello stesso posto senza la voglia di darsi contro? E si, molto spesso la colpa era sua. Poi il suo sguardo si posa sul sorriso della ragazza. Si illumina.

-Mmm...capisco!-

-Cosa?- domanda l’altra.

-Niente, pensavo ad una cosa. Come ti senti?- 

-Mi avevi detto che non me lo avresti chiesto, comunque bene. A dire il vero è da tanto che non mi sentivo così bene- risponde lei sorridendo.

-Immagino!- sospira l’altro ridendo a sua volta.

- Ad ogni modo penso sia il caso di fare le presentazioni come si deve e di finirla con i cognomi o i nomignoli, anche perché se mi dovessi chiamare nuovamente con qualcuno dei tuoi vezzeggiativi, io…- l’altro la interrompe tendendole la mano:

-Ciao, mi chiamo Draco Malfoy, sono stato studente in questa scuola, smistato nei serpeverde. Adoro volare e mi piaceva molto giocare nella squadra di Quidditch. Se non ci fosse stata una guerra, e se la mia famiglia non fosse stata così tanto, beh così tanto la mia famiglia, forse avrei fatto il cercatore per qualche squadra importante. Parlami di te.-

-Mi chiamo Hermione Granger, sono un’ex studentessa di questa scuola, smistata nei Grifondoro. Non mi piace per niente volare, amo tantissimo i libri, se non ci fosse stata una guerra e se non fossi entrata a lavorare al ministero forse adesso avrei scritto un libro o sarei stata la proprietaria di una libreria.- sorride l’altra.

Dopo qualche passo in silenzio a sentire il profumo dell’erba dello spiazzale, è Draco a parlare:

-Credo che oggi sia un giorno buono per te, quindi prima che tu mi estorca qualcosa che non voglio dirti sappi che Ron mi è stato molto vicino. Quando la guerra è finita, da un lato dovevo impegnarmi a ricostruire il nome dei Malfoy, dall’altro quel nome lo detestavo io per primo. Era un casino e la mia vita non mi piaceva per niente. Poi è arrivato Ron. Ci siamo scontrati al Ministero, ero lì per degli affari e mi sono imbattuto in lui, che, come se non ci fosse mai stato astio tra noi, mi chiese di prendere una burrobirra insieme. Era un giorno di dicembre del 2000. Non so nemmeno perché accettai. Forse un po’ vi avevo sempre invidiati, forse volevo capire come facevate ad essere sempre così uniti voi tre.-

-Li abbiamo avuti i nostri momenti no, credimi. Non è sempre oro quello che luccica. Ad ogni modo è una cosa tanto da Ron quella che mi hai raccontato. Spero sia stato un buon amico in tutto questo tempo.-

-Lo è stato, non sempre l’ho capito, non sempre ho accettato i suoi consigli o il suo aiuto, ma lui non ha mai dubitato di aver fatto la scelta giusta con me. Non so davvero cosa lo avesse reso così sicuro.- disse lui.

-Ha guardato oltre l’arroganza.- dice lei ripetendo le parole del marito. -Sai dopo la guerra è maturato molto, a volte io stessa non lo riconoscevo. Certo era il solito Ron, però era più sicuro nelle decisioni da prendere, più indipendente. Trasmetteva tanta serenità.-

Camminano per un’altra ora, raccontandosi i ricordi degli anni ad Hogwarts, egli come principe delle serpi, ella come regina dei Grifondoro. Hermione gli racconta anche alcuni segreti del magico trio, come la storia della pozione polisucco del secondo anno. Passano di nuovo dove lei si era imbambolata a guardare e non può farne a meno si ferma ancora un attimo ad osservare il nulla, poi si rivolge al ragazzo accanto:

-Senti Draco, per me si è fatto tardi, non so perché ma sento che devo andare a Diagon Alley quindi andrei. Di alla professoressa McGrannit che passerò a farle visita al più presto.- 

-Va bene, se senti di dover andare vai.- afferma l’altro sorridendo.

Si allontana, ma ritorna indietro solo per dare un bacio sulla guancia al biondo e dire:

-Se ti va di mandarmi un gufo ogni tanto fallo pure. Forse Ron non si è sbagliato su di te. Stai a vedere che diventiamo amici.-

-Amici, io e te? Per Merlino, dove finirà il mondo?!- chiede sardonico.

L’altra sorride solamente allontanandosi. Lui si tocca il viso dove l’ha baciato.

-Vai Granger, oggi sarà un giorno felice! Fai tutto quello che devi! Io invece uccido Potter appena lo pizzico.-

 

Diagon Halley - Tiri Vispi Weasley, pausa pranzo.

-Stamattina prima che arrivassi è passata Alicia.- afferma George cercando di attirare l’attenzione del fratello. Da quando è arrivato è completamente assente.

-Mmm, come sta?- chiede ma la sua testa è focalizzata altrove. Deve o non deve tornare a casa visto che non ci sono i bambini?

-Abbastanza bene, soprattutto dopo che abbiamo fatto sesso sul retro mentre Angelina ci guardava.- risponde l’altro con noncuranza.

-Ah, mi fa piacere. Sono contento per lei.-continua l’altro mentre ripone della merce negli scaffali.

-È stato un po’ complicato perché in realtà voleva fare una cosa a tre con me e te, ma tu non c’eri quindi siamo arrivati ad un patto, che avremmo fatto sesso solo io e lei. A quel punto però Angy ha voluto assistere per assicurarsi che non ci mettessi del sentimento.- lo guarda.

-Capisco…- fa l’alto con fare meditabondo, quando ricollega il cervello non è molto sicuro di quello che ha appena sentito per cui riprende:

-Cosa hai detto, scusa?-

-Ho detto che ti cercava, vuole organizzare un torneo con tutti i componenti delle vecchie squadre, ovviamente escluso chi gioca in maniera agonista per via dei contratti e voleva sapere se tu volevi partecipare.- decide di non infierire sulla sua distrazione, magari ne avrebbe parlato di sua spontanea volontà.

-Non lo so, dipende dai giorni e dagli orari e poi dagli impegni con i bambini.-

-Ti ricordi che non sono i tuoi figli vero? Che non è la tua famiglia? E che Hermione non è tua moglie?-

-Perchè ogni tanto mi fai questo discorso? Non ne posso più di questa storia. Ti ripeto di nuovo che sto cercando solo di essere utile e di non far mancare nulla ai nostri nipoti.- risponde l’altro senza nemmeno guardarlo in faccia.

-Fred, per la miseria, sono George abbiamo vissuto ogni singolo istante delle nostre esistenze insieme, credi davvero di poter prendere per il culo sottoscritto?- domanda con tono esausto.

-George credo che tu ti sia fatto dei castelli in aria.- risponde l’altro.

-Allora è peggio di quanto credessi. Stai mentendo anche a te stesso. Fred, accidenti, non hai più una vita tua, lo capisci? La tua vita è diventata quella famiglia, ma non è la tua famiglia! Devi smetterla o finirà male per te.- dice gesticolando.

Angelina, richiamata dalle urla, si affaccia dal magazzino dove si trovava con i bambini per assistere all’ennesima sfuriata dei due. Era strano vederli litigare così spesso, loro che non lo facevano mai.

-Ti ripeto che lo so che non è la mia famiglia, ma non ci trovo nulla di male nel stare vicino a Rose e Hugo.-

-Ed Hermione dove la metti?-

-Che faccio le dico di lasciarmi i suoi figli e di andarsene?-

-No, ma potrebbe farlo lei!-

-Cosa?!- chiede l’altro allibito.

-Fred, Hermione è ancora giovane, e per quanto tutti noi vorremmo che lei fosse sempre parte della nostra famiglia e che i bambini fossero dei Weasley a tutti gli effetti, potrebbe accadere che lei si innamori di qualcuno. Potrebbe decidere di sposare un altro uomo e di crescere i nostri nipoti con quest’altra persona e nessuno di noi potrebbe impedirglielo. Semplicemente potrebbe andare avanti e tu non saresti parte dei suoi progetti. Lo capisci questo?- chiede cercando lo sguardo del gemello che assorbe ogni singola parola ma non riesce a vedere questo futuro così apocalittico come lo vede la sua metà. In fondo si sta parlando di Hermione, la vedova inconsolabile.

-Senti George, se così fosse, andrò per la mia strada, stai tranquillo.-

Ma prima che l’altro possa ribattere è Angelina a parlare:

-Lei non ti ascolta mai, non ti guarda mai, non si accorge di quello che provi. Fred, io lo so che tu provi qualcosa per lei, l’ho sempre saputo, tanto che quando George mi ha detto piangendo cos’ha provato quando l’incanto del trovarsi non ha funzionato io ho pensato che non fosse così assurdo. Sappiamo che non hai mosso mai un solo dito nella sua direzione, sappiamo che hai aiutato Ron quando da stupido ragazzino non sapeva come comportarsi, sappiamo che ci sei tu anche dietro la sua richiesta di matrimonio.

Nessuno ti giudica per quello che provi, ma quello che George sta cercando di dire è che non puoi non vivere la tua vita, non andare avanti, solo perché adesso Ron non c’è più. A meno che tu non la voglia conquistare, in quel caso avresti tutto il nostro appoggio e al diavolo tutto il resto del mondo. Ma non puoi rimanere così in stallo.-

Fred si volta verso il fratello. Lo guarda sconvolto. Quella rivelazione gli fa male al cuore.

-Perché non me l’hai detto? Che sapevi, perchè non me lo hai detto? MI hai detto solo che avevi provato il dolore della battaglia.-

-Tu perché non mi hai mai detto che ti eri innamorato di lei?-

-Io non… non potevo, lei e Ron erano destinati. Cosa dovevo dirti? Che mi ero preso una sbandata per la Granger?-

-La verità, avresti dovuto dirmi la verità, come è sempre stato tra noi. Lo sai che ti avrei capito e ti avrei appoggiato qualsiasi fosse stata la tua decisione. Forse se me lo avessi detto avremmo pensato ad una soluzione, insieme come abbiamo sempre fatto!-

-E la soluzione quale sarebbe stata? Provarci con lei, mettermi contro Ron e tutta la famiglia? E a che pro? Lei ha sempre amato nostro fratello. Lo so io e lo sapete anche voi. Questa storia non ammetteva un lieto fine in ogni caso. Meglio che sia andata così. Ma avresti dovuto dirmi che sapevi.- dice Fred al fratello.

-Avresti dovuto dirmelo tu, fratello. Visto che non l’hai fatto ho deciso di rispettare il tuo silenzio. Da quando ho saputo ho sempre sperato che mi avresti detto qualcosa, qualsiasi cosa. Ma tu tacevi, e sono stato così male al pensiero che avessi un segreto con me. Ho pensato a quanti segreti potessi avere avuto nel tempo, io che non ti ho mai negato nulla.- l’altro viene investito dalla delusione del fratello il quale interrompe i suoi pensieri chiedendogli:

-Cosa hai provato con l’incanto andato male? Cosa hai visto?- 

-Ho visto noi due, i giochi d’artificio contro la Umbridge, l’inaugurazione del negozio, io che mi risvegliavo in ospedale. Poi ho visto Angelina alla fine della battaglia, poi al San Mungo quando veniva a trovarmi. L’ho vista per Diagon Alley, l’ho vista giocare, l’ho vista in un parco. C’era sempre lei.Ho visto il giorno del vostro matrimonio. Poi c’erano anche i bambini. Credo di essermi innamorato di lei, di aver provato quello che provi tu ogni volta che la guardi e ho provato una fortissima e irrazionale paura di perderla. Erano tutti sentimenti pieni, forti, da far scoppiare il cuore.- alza gli occhi, un po’ lucidi per le troppe emozioni, vede Angelina asciugarsi le lacrime. La vita con George non è stata mai facile, tra scherzi immaturi e paure dovute ai suoi traumi, lei però l’ha scelto ogni giorno e l’ha amato ogni giorno di più. E sì, suo marito tra una battuta e l’altra, ha fatto in modo di farglielo capire, ma le parole di Fred l’hanno colta di sorpresa e l’hanno emozionata tantissimo. Viene distratta dalle parole del suo uomo verso il fratello:

-Chiedimelo. Chiedi a me cosa ho visto.- 

-Non lo voglio sapere George. Io non...non lo voglio sapere e basta. Non sono mai sceso davvero in fondo a questa cosa. Non voglio farlo ora. Adesso esco, ho bisogno di prendere aria.-

L’altro lo blocca per la spalla:

-Fred, io…- viene interrotto:

-Lo so, ci sei. Solo che adesso non ci sono io. Questa conversazione è diventata troppo seria, io non sono così. Vado solo a prendere un po’ d’aria.- ed esce.

Angelina si avvicina al marito e lo abbraccia.

-Io lo voglio solo aiutare.- 

-Lo so e lo sa anche lui.-

-Si rovinerà la vita appresso a lei. Lei non ci capisce, non lo ha mai fatto. Quando non avrà più bisogno di lei lo butterà via, mentre lui sta giocando alla allegra famigliola felice.- 

-George non puoi impedire a tuo fratello di provare quello che prova, considerando anche che lo prova dalla notte dei tempi. L’unica cosa che puoi fare sarà raccogliere i pezzi se le cose andassero male.-

 

Dopo circa un’ora da quel discorso è la persona della contesa ad entrare dalla porta del negozio.

-Ciao a tutti!- sorride.

-Ciao Hermione!- la prima a rispondere è una Angelina abbastanza stupita da dietro al bancone, mentre George sta ancora sistemando lo scaffale lasciato da Fred.

-Hey, se cerchi Fred è uscito a sbrigare delle commissioni.- dice subito il gemello. Il senso protettivo nei confronti del gemello gli impone di non provare più tanta simpatia verso la cognata.

-Veramente cercavo te, speravo di parlarti senza Fred.-

L’altro volge subito lo sguardo verso la moglie la quale tranquillamente afferma:

-Io vado nel retro a vedere che fanno i piccoli!-

Lasciandoli soli.

-Dimmi tutto piccola Granger. Sono tutto orecchio!- sorride.

-Volevo scusarmi per il mio comportamento inqualificabile mentre ecco, diciamo mentre non stavo bene. Sai, per quello che ti ho detto quando hai provato a farmi ragionare.- si affretta l’altra.

-Tranquilla, come hai detto tu non stavi bene.- dice l’altro dando poco peso alla cosa.

-So che ti ho dato del pazzo ed è stato irrispettoso da parte mia, non mi sarei dovuta permettere.- continua lei.

-Ma io sono pazzo. Lo so io, lo sa Fred, lo sa Angelina e adesso lo sai anche tu.- risponde l’altro ridendo.

-George non è vero, tu non sei pazzo. Capita che degli eventi traumatici possano sconvolgerci, ma da qui alla pazzia ce ne vuole.- cerca di essere più convincente possibile. 

-Hermione io non ci sto con la testa, intendiamoci il più delle volte ormai sì, ma capita che io non sia più in me e gli unici che mi riportano con i piedi per terra sono Angelina e Fred.-

-E io ho minacciato Fred con il mio comportamento. Giusto?-

-Hermione io non mi voglio mettere in mezzo. Non mi sentirai dire una parola sul tuo comportamento, su quello di mio fratello, su come la penso.-

-George io voglio un gran bene a tutti voi e a Fred. Non gli farei mai del male, sicuramente non intenzionalmente. Se non fosse stato per lui in questi mesi sarei finita al San Mungo.- l’altro continua a sistemare lo scaffale senza dar segno di voler davvero ascoltare la conversazione.

-Sai, mi sono arrabbiata con lui quando ho scoperto quello che ti era successo. Non capivo perchè non ce ne avesse parlato. Vi avremmo aiutato. Poi ho compreso che l’ha fatto per te e ho anche percepito te. Mi sono persa, George. Io ho confuso realtà e immaginazione e non riuscivo ad uscirne. So come stavi, sono stata come te. Ho intuito perché Fred non ha chiesto aiuto se non strettamente necessario. Mi si sono palesate le sue ragioni sul vostro problema.

Se non fosse stato per Fred, per tutto quello che ha fatto per me in questi mesi, non penso che mi sarei rimessa in piedi. Lui è il nostro cavaliere silenzioso. Lui mi ha salvato, mi ha trovata quando mi sono persa e mi ha fatto tornare.-

-Hermione sei venuta a riempirmi di chiacchiere? Io tutto questo lo so, io so quanto vale mio fratello. Magari non sono stato con voi minuto per minuto e mi sono perso la telecronaca dei momenti più salienti, ma so quello che Fred può fare, so quanto è grande il suo cuore. So cosa c’è nel suo cuore a differenza di tutti gli altri. Quindi piccola Granger, che diavolo vuoi da me? Che cosa vuoi fare? Riempirmi di discorsi sulla tua integrità e su quanto sei giusta? Poteva funzionare con Ron, ma hai sbagliato Weasley se speri in un mio consenso a qualsiasi cosa ti passi per la testa!-

-George io ho bisogno di te quanto di Fred. Ron diceva che non esiste uno senza l’altro e io ho abusato fin troppo di tuo fratello. Hai ragione, io sapevo come gestire un Weasley, non tutti voi. Non so se Fred è a posto, se sta bene, se vuole continuare a stare da me o se vuole tornarsene a casa sua ma magari si sente in colpa. L’ho visto che ha cambiato vita, anche modo d’essere. Non scherza come prima, e si muove come se il mondo intorno a lui si sgretolasse da un momento all’altro. Lo so che probabilmente è colpa mia. Non so come aiutarlo e glielo devo, solo Merlino sa quanto glielo devo, ma io non so come fare. Non lo conosco, non è più il ragazzo con cui passavo le vacanze da Hogwarts. È un uomo, un uomo che sotto una montagna di sarcasmo nasconde un mondo che non posso nemmeno provare a comprendere. Tu lo conosci, tu sai cosa sia bene per lui. Per questo ho bisogno di te. Mi puoi aiutare?-

-Non funziona così Hermione, ti ho già detto che non mi metterò in mezzo e che non mi sentirai dire nulla sull’argomento.-

-Ti prego George!-

L’altro sospira, che dovrebbe fare, dirle che suo fratello l’ha sempre amata e che nella sua testa probabilmente c’è la flebile speranza di un futuro insieme. Non dirle niente e fare in modo che lo allontani. Non sta a lui prendere questa decisione. Hermione non contenta riprende a parlare:

-Mesi fa, quando ero a pezzi, tu sei venuto a parlarmi di Fred. Io ero troppo presa dal mio dolore per prestare attenzione a quello che mi hai detto. Ora però sono qui. Tu mi hai detto che il tuo gemello era irriconoscibile, che non dormiva, che non si prendeva cura di sé stesso per badare troppo a me. Voglio sapere come sta adesso, perché lui non dice mai quello che gli passa per la testa, pensa sempre agli altri, questo l’ho capito.

Se lui sta soffrendo a causa mia, se io lo posso aiutare in qualsiasi modo, me lo devi dire, io glielo devo.-

-Devi parlare con lui.- dice l’altro abbassando lo sguardo

-Mi hai detto che se lo avessi fatto sentire ancora male o ancora inadeguato me la sarei dovuta vedere con te. Devo pensare quindi che non sia così? Che adesso sta bene?-

-Per essere una con un’assuefazione ricordi fin troppe cose.- sorride guardandola dritta negli occhi. -Perché oggi, dopo tutto questo tempo?-

-Non lo so, ho pensato che gli devo tanto e che devo fare di tutto purché sia sereno e se significa che lui non debba essere così presente nelle nostre vite sono disposta a farlo.- spiega l’altra.

-Ascoltami, in realtà in questo momento io non so cosa sia meglio per Fred, ultimamente io e lui… beh diciamo che non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Penso davvero che dovresti parlare con lui.-

-George che succede? È impossibile che voi non siate sulla stessa lunghezza d’onda! - rimanda lei.

-Capita anche ai migliori, stiamo bene. Non ci sono scompensi, solo abbiamo punti di vista diversi.- allontana lo sguardo da lei, il tempo di riflettere se quello che ha detto possa aver causato un qualche danno collaterale, poi rivolge di nuovo la sua attenzione alla ragazza:

-Parla con lui Hermione.-

-Ok.- abbassando lo sguardo nota di avere i lacci della scarpa sciolti. Si accovaccia per provvedere e scorge sotto il bancone qualcosa di familiare. Si dirige a raccoglierlo sotto lo sguardo curioso del cognato.

-Che roba è?- chiede l’altro.

Lei accarezza la copertina:

-Credo sia l’ultimo taccuino di Ron, deve essere rimasto qui da quel giorno.-

Lo apre e sulla prima pagina, con quella che è l’indiscussa calligrafia di Ron, trova scritto Fred Weasley. Passa il dito sul nome vergato, ma prima ancora di chiedersi il motivo di quell’appunto che avvicina il piccolo quaderno al viso per scoprire che ha ancora il profumo di Ron.

George, che avvicinatosi ha letto il nome del fratello, le chiede di poterlo vedere, così iniziano a sfogliarlo, scoprendo una sorta di diario pieno di appunti di lavoro, di vita personale e tantissime cose proprio sul gemello in questione (ritmi di vita, chiacchierate, pensieri).

-Dovresti farlo vedere a Fred.- le dice subito il rosso con gli occhi lucidi.

-Lo leggerò tutto, sai ci sono scritte anche cose su di noi e poi penso proprio che glielo darò.- rispose la rossa continuando a contemplare quel regalo che il destino le aveva appena fatto.

-George, mi faresti usare il camino? Vorrei andare a casa!- gli dice senza nemmeno guardarlo.

-Certo, vai pure nel retro.-

-Grazie. Ah- si volta a guardare il cognato:

-Mi fai un favore, dici a Fred che sono passata e che ho detto che l’aspetto per cena?- chiede la riccia. Senza saperlo aveva sciolto l’enigma che aveva afflitto il gemello mancante per l’intera mattinata. Completamente cancellato dopo la cocente conversazione con il fratello.

-Va bene!- risponde l’altro.

 

Do you love me? (I can really move)

Do you love me? (I'm in the groove)

Do you love? (Do you love me)

Now that I can dance (dance)

Watch me now, oh (work, work)

Ah, work it all baby (work, work)

Well, you're drivin' me crazy (work, work)

With a little bit of soul now (work)

I can mash-potatoe (I can mash-potatoe)

And I can do the twist (I can do the twist)

 

Hermione sta ballando in cucina immersa tra condimenti e teglie.

Fred arriva dalla porta del soggiorno attirato dalla musica e si ferma alle spalle della figura che continua a dimenarsi mettendo ingredienti nella teglia. Questa è una forma di pazzia che non aveva davvero previsto. 

-Pensi di stare ancora lì a guardarmi o vieni a darmi una mano?- chiede continuando ad ancheggiare.

-Guardarti, decisamente! Quando mi ricapita di vedere la Granger tutta d’un pezzo dimenarsi così con la faccia piena di farina?-

-Se non mi aiuti non mangi questa sera, quindi fai un po’ tu!-

-Ah se la metti così…- detto questo si avvicina al bancone prende un pugno di farina e lo lancia contro la ragazza.

-Ah questa poi! Mi sono impegnata per preparare delle pizze e tu mi ringrazi così?- risponde all’attacco con un altro pugno di farina.

-E questo lo chiami preparare? Erbie impazzirà a ripulire, gli lancia un altro pugno di farina:

-Spostati e fammi finire o nemmeno ceneremo.- recupera la bacchetta per dare tutto con la magia.

-No, non lo fare. Facciamo questa cosa senza magia, ti prego!- lo implora mentre la musica cambia e le note di Big girls don’t cry di Frankie Valli & The Four Season regalano altre note lieti. 

-Va bene.-

A questa risposta Hermione prende un altro pugno di farina e glielo lancia contro.

-E no, adesso basta. Donna mi hai appena dichiarato guerra!- afferma l’altro. Finisce la frase, la rincorre e la blocca con il braccio sinistro, con il destro pieno di farina sposta il colletto dietro della maglietta lasciando cadere la polvere bianca che si appiccica immediatamente alla pelle imperlata di sudore, mentre l’altra continua ad urlare che ad iniziare sia stato lui e non lei. Completa il tutto con dei movimenti circolari per farla aderire meglio.

-Oh, tu!- dice lei con rabbia afferrando il contenitore con la salsa per fare una doccia al ragazzo, che prontamente si difende afferrando le braccia di lei e facendo atterrare il liquido a terra e sulla ragazza. Rimangono in quella posizione.

-Ti ricordi che io ero un battitore della nostra squadra di quidditch?- domanda ironico.

-E questo cosa c’entra?-

-Sono agile, a differenza di una come te che il massimo sport fatto nella propria vita è stato prendere i libri negli scaffali più alti di una libreria… con la magia.- risponde.

-Se non fossi stata agile…- l’altro la interrompe:

-La so già questa storia: a quest’ora sarei morta almeno un paio di volte… Gne-gne- gne. Hai stancato Granger, dovresti cambiare repertorio.-

Lei lascia il recipiente che cade a terra, Fred si scansa per non essere colpito da degli schizzi di pomodoro, Hermione approfitta della distrazione per recuperare un altro recipiente di pomodoro e versarlo sulla testa del ragazzo, ma perde l’equilibrio a causa di quello a terra scivolando verso il cognato che la afferra al volo, ma il contraccolpo sbilancia entrambi che finiscono per terra e il liquido rosso finisce sopra entrambi. Un disastro.

Restano un attimo a terra, la schiena di lei sul petto di lui. Mentre realizzano in che condizioni sono parte la canzone cambia di nuovo e parte Stay di Maurice Williams & The Zodiacs.

Oh, won’t you stay

Just a little bit longer?

Please let me dance

And you say will (Say you will)

Lui scoppia in una fragorosa risata, non sa nemmeno da quanto non gli capitasse di ridere così. Non riesce a smettere, ride così tanto che gli manca il respiro . 

Lei è interdetta, si sposta da sopra lui per riuscire a guardarlo in faccia, ma quando vede le condizioni della cognata un’altra risata lo colpisce in pieno. Sì, proprio un disastro.

-Lo trovi divertente?- chiede. Nella caduta lei era quella più colpita dalla salsa, la sua chioma e la sua testa avevano coperto il ragazzo.

Fred non riesce a rispondere, continua a ridere senza riuscire a smettere. Hermione indispettita recupera della polpa dalla propria maglietta e la spalma sul viso di lui, che per niente risentito continua a ridere. Afferra il suo polso, si porta le dita alla bocca e succhia il liquido poi continuando a ridere dice:

-Aggiungerei un po’ di sale!-

-Sei un’idiota!-

Ma nemmeno l’altra resiste, si guarda intorno e scoppia a ridere anche lei.

 

Hermione scende dal piano di sopra con un pigiama indosso e la tovaglia che avvolge i capelli bagnati.

-Un’ora, ci ho messo un’ora per togliermi tutto di dosso.-

-Non è colpa mia!- dice l’altro calmo, mentre finisce di apparecchiare la tavola.

-Hai iniziato tu a tirare la farina!- esclama l’altra.

-Un pugno di farina, tu sei scesa in campo con l’artiglieria pesante, e con la tua solita goffagine.- sorride l’altro.

-Fred Weasley non rovinerai un giorno veramente positivo, oserei dire anche felice.- afferma fiera alzando il naso all’in su come sua caratteristica.

-Addirittura felice?! Hermione non sarà troppo.- ride per sottolineare la battuta.

-Sì, è stata un’ottima giornata.-

-E suppongo volessi festeggiare con della pizza.- afferma l’altro aprendo uno sccatolo da asporto contenente la pietanza in questione.

-La mia sarebbe stata meglio!- dice indispettita.

-Se vuoi strizzo la mia maglietta per recuperarti un po’ di ingredienti!-

-Simpatico!- recupera una fetta di pizza -Ad ogni modo grazie per aver pulito.-

-Tranquilla, raccontami la tua giornata felice dai- la incita addentando il proprio triangolo. È così bello vederla serena, passare una serata a base di pizza, chiacchiere e sorrisi. Merlino solo sa quanto spera che questo duri il più a lungo possibile.

-Sono stata ad Hogwarts ma la McGrannitt era impegnata, quindi non l’ho vista. Ho incontrato Malfoy, è stato convocato dalla professoressa.-

-E sei felice nonostante tutto?- la prende in giro l’altro.

-Sì, abbiamo parlato un po’, sai del più e del meno. È vero quello che si dice di lui, è cambiato grazie ad Astoria, non doveva essere male.-

-Sarà!- dice lui scettico -A me non convince, è sempre un Malfoy e un mangiamorte, un razzista che ti ha sempre trattato malissimo. Non me lo abbocco il cambiamento del secolo.-

-È anche quello che ci ha salvato la vita davanti a Bellatrix, e poi abbiamo fatto tanto per combattere determinate ideologie, non è corretto essere noi stessi fautori di tali pensieri. Le persone possono cambiare e io ci credo che lui l'abbia fatto, Ron non lo avrebbe mai accettato se non avesse visto qualcosa di positivo.- espone lei con calma.

-Senti io voglio bene a Ron, ma non è che lui avesse tutte le verità in mano, magari si è sbagliato.- prova Fred.

-Io non credo. Credo fosse nel giusto con lui.-

-Non insisto, penso avremo sempre opinioni diverse su quest’argomento. Che altro hai fatto?- cerca di cambiare argomento, non vuole litigare con lei, non oggi che tutto sembra girare per il verso giusto dopo non sa più quanto tempo.

-Sono stata a Diagon Alley, ho fatto un po’ di shopping, ho parlato un po’ con tuo fratello…-viene interrotta dall’altro che si è quasi strozzato con il cibo:

-Di che avete parlato con George?- 

-Dovresti bere, stai cambiando colore.-

Lui ingolla veloce un po’ di birra babbana che aveva comprato Hermione per quella cena, poi rivolge di nuovo lo sguardo alla cognata:

-Allora?-

-Dovevo chiedere scusa a George, quando prendevo le caramelle era passato a trovarmi cercando di convincermi a smettere, ma l’ho trattato malissimo e poi semplicemente non c’era stato modo di parlare.-

-Non lo sapevo.- afferma l’altro pensando semplicemente che forse si stavano omettendo troppe cose tra lui e la sua metà.

-Probabilmente non è riuscito a convincermi e avrà pensato che era inutile darti questo dispiacere. Credo. O pensi ci sia dell’altro?- prova a chiederle. Magari Fred le avrebbe rivelato cosa non va tra loro.

-Che altro dovrebbe esserci?-

Come non detto.

-Non so sembravi preoccupato di cosa potesse avermi detto, poi perché non sapevi che mi fosse venuto a parlare visto che voi vi dite tutto, ho pensato che magari è successo qualcosa tra voi. Se hai problemi con George dovresti parlarmene, magari posso darti una mano.- ci prova ancora.

-Hermione, io e George siamo a posto. Quello che hai visto in ospedale non condiziona tutta la nostra vita. Noi stiamo bene e sicuramente non mi ha detto di averti parlato per il motivo che hai detto tu.- recupera subito l’altro.

-Fred, probabilmente staremo per fare una conversazione seria, ti avverto prima perché voglio che resti e non scappi o che trovi scuse. Io ne ho bisogno e so che essendo la vedova di tuo fratello tu non me lo negherai.- 

Egli si pulisce le labbra e poi afferma:

-Tanto oggi è giornata. Vai pure. Ti ascolto.-

L’altra sorride.

-Sembri un condannato al bacio dei dissennatori. Ogni tanto vanno fatti dei discorsi seri.-

-Non mi trovo a mio agio con le cose serie, lo sai, ma se proprio devo.-

-Sì, devi!- sorride -Senti tu ti sei impegnato moltissimo in questi mesi per noi e io davvero non so come ringraziarti. Se non fosse stato per te non mi sarei rimessa in piedi. Ti sei preso cura dei bambini in modo perfetto quando io non riuscivo nemmeno ad occuparmi di me stessa. Io non avrei saputo come fare senza di te, ma..- viene interrotta:

-Ho capito, domani porto via le mie cose.- abbassa lo sguardo, non ha più tanto fame.

Hermione è un po’ interdetta ma poi aggiunge:

-Se è quello che davvero vuoi va bene. Ecco io non pensavo che volessi già andare via. Cioè voglio che tu ti senta libero di decidere cosa sia meglio per la tua vita e se significa tornare al tuo appuntamento e alla tua normalità va bene. Noi, ecco, noi ce la caveremo.-

-Sono un po’ confuso, tu vuoi che me ne vada?- chiede.

-No, cioè… Fred io voglio che tu sia felice e voglio che tu conduca una vita tua, non in funzione di quello che serve a me o ai bambini. Cioè tu uscivi in continuazione con moltissime donne e adesso non lo fai più e non è giusto che ti limiti per colpa nostra.- di nuovo lui la interrompe questa volta sorridendo:

-Fammi vedere se ho capito: tu, Hermione Jane Granger, la prefetto perfetto, quella che mi faceva le piazzate se mi trovava a pomiciare e che quando è diventata prefetto, per lo stesso motivo, toglieva punti alla mia casa, tu mi stai dicendo di avere delle relazioni promiscue?-

L’altra diventata ormai di una tonalità di rosso intenso, in preda al panico risponde:

-Se ti fa felice si, ma magari non portarle qui a casa, sai per i bambini.-

L’altro di buon umore e di appetito afferra un altro pezzo di pizza e lo mette nel suo piatto poi dice:

-Senti Hermione, non so che idea tu ti sia fatta negli anni, ma io non sono una specie di animale primitivo che se non sfoga i suoi istinti non riesce a sopravvivere.-

-Non intendevo questo, anche se non hai mai dimostrato niente di diverso- afferma piccata mentre l’altro mostra un ghigno ma non vuole infierire più del necessario:

-Cosa intendevi allora?-

-Da quando non vai a giocare a quidditch?-

-Che ne so?! E cosa importa? Mica sono un giocatore professionista? Sai che ho un lavoro diverso e che mi impegna quasi tutta la giornata?-

-Da quando non organizzi uno scherzo con George? Da quando non passi del tempo con Freddie?-

-Per gli scherzi, non abbiamo il tempo, troppo lavoro. E con Freddie e Roxanne ho passato tutto il giorno oggi.-

-Oh andiamo Fred, ho detto che la discussione era seria, non prendermi in giro. Voglio che ti ritagli dello spazio per te, non voglio essere la causa della tua non vita. Non voglio che un giorno mi rinfacci di essere stato infelice a causa mia. Voglio che ti occupi di Freddie perché ha un grande bisogno di te. E voglio che ti occupi di te stesso.-

-Sicura di non aver parlato d’altro con mio fratello?- domanda un po’ imbarazzato.

-La pensa così anche lui?- chiede lei curiosa. Forse è questo il motivo per cui non vanno d’accordo per ora. Poi riallaccia tutti i pezzi del puzzle: il discorso di George, il discorso di Angy, la chiacchierata di quella mattina. Fred si era annullato, metteva lei e i bambini al primo posto, non c’erano più ragazze, partite, amici. È normale che la sua metà e la metà della sua metà fossero preoccupati, e lei non si era accorta di nulla. È stata talmente presa dal proprio dolore che non ha visto. Sì, si è reso conto che lui ha cambiato praticamente tutta la sua vita, però è stata così sconvolta dal lutto e poi impegnata per rimettersi in piedi che non si è resa conto.

-Ascoltami: io sto bene, sto così bene con voi che sinceramente il pensiero che questa sera non leggerò la favola della buonanotte alla piccola Rose, o che non cullerò Hugo finché non crollerà, mi fa davvero strano. Sto bene con voi perché mi piace il tuo volto quando trovi i pancake a colazione e affermi che Rose ne sarà felice, ma nella realtà piacciono più a te che a lei. Sto bene quando la domenica ritorniamo a casa dopo essere stati da mia madre e loro crollano, mentre io e tu ci facciamo fuori una vaschetta di gelato davanti alla tv. Mi piace questa normalità, mi piace da matti. Per quanto riguarda le partite di quidditch sono stato invitato a giocare e penso proprio che ci andrò e se incontrerò qualche ragazza che mi possa interessare potrei accettare il tuo consiglio di essere promiscuo.- sorrise beffardo poi aggiunse:

-Cambiando discorso, visto che non posso reggere tutta questa serietà, che stavi ballando quando sono tornato?-

-Ah,- si alza e prende la custodia di un cd per porgerla all’altro:

-È la colonna sonora di Dirty Dancing, un film babbano che guardavo sempre con mia mamma. Era il nostro rituale. La sera che tornavo da Hogwarts per le vacanze estive, dopo cena papà ci lasciava sole e noi mettevamo il film ripetendo le battute a memoria o ballando sulle canzoni. Avevo bisogno di sentire un po’ la vicinanza di mia mamma, e poi mi mette allegria.-

-Mi dispiace che ancora non li abbiano trovati.- sospira l’altro guardandola.

Finita la guerra, Hermione, con l’aiuto di Ron e del Ministero aveva cercato i suoi genitori, ma a quanto pare erano andati via dall’Australia, lasciando dietro di loro solo il vuoto.

-A me dispiace che si siano persi tanto: il mio matrimonio, i bambini. Sarebbero stati dei nonni fantastici e poi mi avrebbero aiutato a dare comunque una bella impronta del mondo babbano ai piccoli. Voglio che conoscano anche il mio mondo.-

-Lo stanno facendo. Questa casa è piena di roba babbana, gli racconti sia le favole magiche che quelle del tuo mondo. Gli stai dando anche la tua parte, e quando troveremo i tuoi, perché li troveremo Hermione, saranno orgogliosi di te e di loro.- fu pronto a dirle.

-Lo spero. Sai sempre cosa dire per farmi stare meglio, tranne quando mi dai della bacchettona!- sorride.

 

Gennaio 1995

Aveva iniziato a passeggiare senza una meta. Ogni anno diventava peggio del precedente, lo studio era sempre più pressante, ma quello era l’ultimo dei problemi. La realtà è che quando Harry e Ron l’avevano salvata dal Troll, non aveva idea che stava per stringere un’amicizia che portava solo guai. No che si volesse tirare indietro, ma quei due erano maledettamente impulsivi e lei era l’unica che avesse bisogno di pensare, di adottare delle strategie, una qualche tattica, cosa che solitamente li aiutava e anche tanto. E non poteva di certo riuscirci così. Harry ancora non veniva a capo di quell’uovo, Ron non provava nemmeno a convincerlo ad occuparsene.

E poi c’era la Skeeter che le dava il tormento con i suoi articoli e Viktor Krum che la riempiva di attenzioni, ed era bello e la faceva stare bene, ma avere un corteggiatore/prototipo del fidanzato perfetto era alquanto impegnativo. In più pensava che se uno bacia la persona giusta dovrebbe sentire qualcosa e per lei non era così. Lui era dolcissimo, e quando l’abbracciava lei si sentiva al sicuro e protetta, non doveva guardarsi le spalle, non doveva pensare ad altri, doveva solo accoccolarsi sul suo petto e farsi stringere. Era una sensazione bellissima, però tutti i libri babbani che aveva letto riuscivano a farle battere all’impazzata il cuore, quando l’eroe si dichiarava, quando i protagonisti si scambiavano il primo bacio, mentre con il bulgaro quei contatti non si avvicinavano nemmeno a quello che provava leggendo quei romanzi. No che baciasse male, almeno così credeva, non aveva tutta questa esperienza per poterne essere certa. Ma mancava qualcosa e lei non sapeva se fosse il caso di troncare o aspettare semplicemente la fine dell’anno e far sì che la partenza diventasse la causa della rottura di quella relazione. Non funzionavano così, figurarsi a distanza. Ma magari, per una volta, poteva essere egoista e sfruttare tutto il benessere che lui riusciva a dargli, per una volta poteva pensare al meglio per sé stessa solamente.

Accidenti era un’adolescente, era il momento che iniziasse a comportarsi come tale. Continuando a passeggiare era arrivata al ponte di legno. Sorrise pensando alla nottata passata con Fred, era stata davvero bene, l’aveva tirata su di morale e poi con lui era tutto sempre molto facile: scherzare, ridere, parlare di tutto.

Continuava a sorridere tra sè e sè avanzando verso la struttura quando un vociferare e dei rumori umidi attrassero la sua attenzione. Alzò lo sguardo e dietro una delle colonne di legno intravide due ragazzi che si baciavano, il colore dei capelli di lui decisamente inconfondibile. Si avvicinò un po’ di più, voleva sapere di chi si trattasse e da quella posizione non vedeva abbastanza.

Al passo successivo fece scricchiolare una tavola di legno distogliendo il ragazzo dal suo lavoro meticoloso e passionale. Egli alzò lo sguardo e lo puntò dritto dove veniva il rumore, rimanendo un po’ di sasso alla vista della Granger, contemporaneamente la ragazza si voltò nella direzione in cui guardava il rosso. Alicia Spinnet.

Ad Hermione cadde il grosso libro di incantesimi che aveva tra le mani e gli occhi le si riempirono di lacrime.

-Sc...scusate!- disse prontamente raccogliendo il tomo e scappando letteralmente nella direzione opposta.

Fred non ci mise molto a raggiungerla, afferrarla per il braccio e girarla, le lacrime scendevano copiose e lei abbassò la testa per potersi proteggere, non voleva che lui la vedesse così. Ma lui non le diede nemmeno quella possibilità, le afferrò il mento e le alzò il viso. Pose le mani ai lati del volto e con i pollici diede delle piccole carezze per cancellare il pianto e poi il più dolcemente possibile le chiese:

-Che succede ragazzina? Perché questi lacrimoni? Tutto bene con il bulgaro? O hai ancora rogne con Ron?-

Pensava che lei stesse piangendo per suo fratello o per Viktor, era proprio un idiota. Però lei non poteva davvero piangere per lui.

Gli toglie le mani con violenza.

-Mi fai schifo!- esclama con tutta la rabbia e l’odio che riesce.

Resta attonito, è come se l’Hogwarts Express l’avesse preso in pieno. Non capiva che accidenti le era successo, ma non le avrebbe permesso di sfogare su di lui la sua rabbia.

-Senti ragazzina, il fatto che tu sia la migliore amica dei miei fratellini e che la mia famiglia ti abbia accolto in casa nostra, il fatto che io ti dia confidenza, non vuol dire che tu ti possa permettere di parlarmi in un certo modo. Si può sapere qual è il tuo problema?-

Già, quale era il suo problema?!

-Il mio problema è che ti credevo meglio, meglio di così, ma sei solo come tutti gli altri. Non hai nessun riguardo per le persone e non sai come comportarti con una ragazza. Ti basta portarle a vedere un bel paesaggio e ottieni quello che vuoi, vero? Ma non ci pensi ad Angelina?- il tutto lo disse gesticolando a più non posso.

-Ma così come? Che ti sta passando per la testa ragazzina? Adesso non si può nemmeno baciare una ragazza che si diventa la peggior persona al mondo? Sei proprio una bacchettona, povero Viktor se attenta alla tua verginità!- sorride. Per lui era solo un gioco, era sempre tutto un gioco. Stava scherzando, ma lei non tollera oltre.

Le blocca la mano prima che si avvicini al volto per esplodere in uno schiaffo, stringe il polso sempre più forte, poi le ringhia a pochi centimetri dal viso:

-Senti ragazzina, mi hai stancato! Tu e tutti i tuoi sbalzi umorali. Non so che idea tu ti sia fatta di me, ottima o pessima, e sai in verità non me ne frega proprio un bel niente. Solo dovresti darti una ridimensionata: il fatto che tutti dicano che sei la strega più brillante della tua età non ti da il diritto di giudicare con spocchiosa supponenza chi ti sta intorno e ritenerti più virtuosa. Ti atteggi a persona superiore, migliore di quanto tu non sia veramente, ma io so chi sei, Hermione Granger! Sei solo una bambina piena di paure, con una scarsissima autostima e con nemmeno un briciolo del famoso coraggio grifondoro.-

Gli occhi sbarrati, le lacrime che ripresero a scendere copiose negli occhi di lei, colmi di delusione, di tristezza, Fred avrebbe detto di aver scorto anche del dolore e questo lo stupì tanto da allentare la presa sul braccio di lei, che si ritrasse. Lo guardò ancora un’istante e poi nulla. Le aveva tolto anche la parola, la possibilità di replica, il suo cervello non rispondeva alle sue esigenze. Si era rotta, probabilmente.

Si voltò per andarsene, il ragazzo provò a fermarla, questa volta solo con le parole:

-Scusa, non volevo…- venne interrotto dalla ragazza:

-Cosa? Cosa Fred? Non volevi cosa? Essere così cattivo? farmi del male? Giudicarmi? Darmi della pazza? Di cosa ti dispiace esattamente?- Ormai gli occhi sono dei fiumi in piena, i capelli del tutto scompigliati dal vento e il libro a protezione dell’intero corpo. Non ricevendo risposta si voltò e ritornò in direzione del castello lasciando il rosso a guardare le sue spalle che si allontanavano. 

Il ragazzo era arrabbiato ma con sé stesso, per tutto quello che aveva detto e perché lei riusciva sempre a fargli perdere la sua ironia e la sua giovialità, facendolo ogni volta innervosire come mai in vita sua, al punto di mettere fiato alla bocca dicendo qualsiasi cosa gli passasse per la testa. No, non poteva finire così. La rincorse fino ad arrivare al portone centrale di Hogwarts ma si bloccò. La vide da lontano mentre un Viktor preoccupato, cercava di tranquillizzarla e lei si rifugiò subito tra le sue braccia. Rimasero immobili, mentre lui con un braccio la stringeva a sé e con la mano libera le carezzava la massa informe di capelli, baciandole di tanto in tanto la testa e sussurandole parole di conforto.

Ecco, perché se lui provava a tranquillizzarla finivano quasi sempre con il litigare, mentre con il bulgaro lei si scioglieva? Ma in fondo era anche giusto, quei due avevano un flirt, ci stava che lui riuscisse a placare quell’ammasso di nervi, cervello e sbalzi d’umore. 

Che andassero al diavolo, e con astio li superò spingendo “accidentalmente” Krum, prima di entrare all’interno della scuola. I due si separarono il tempo di vedere Fred risalire le scale.

___________________________________________________
Ringrazio tutti quelli che leggono la storia.
Da questo capitolo in poi la tristezza inizia a scemare lasciando spazio ad un po' di sereno, mentre si inizia a delineare la storia.
Spero che la lotta di farina vi piaccia.
A presto

 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: phoenix84