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Autore: il dolce bacio di Harry    06/06/2020    1 recensioni
'Un odio chiamato amore'.
Caroline Smith e Harry Styles.
Lei odia lui, lui odia lei; ma alla fine siamo sicuri che sia realmente così?
Possono paure, debolezze e fragilità ostacolare quello che in realtà sembra essere un vero amore?
Tanti dubbi, troppe domande ma un'unica certezza: entrambi non riescono a fare a meno dell'altro...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Guardo l'orologio e sbuffo.
Merda.
Oggi è una giornata... di merda appunto.

Perché... compio 28 anni.

28 fottutissimi anni, ci rendiamo conto?

Dovrei essere euforica, pronta a festeggiare ma la verità è che sto male.
È da stamattina appena sveglia che piango.
E il motivo è abbastanza semplice.
È il mio compleanno e tu non ci sei.

Non sei qui a festeggiarlo con me, Harry.

E a me sembra talmente inconcepibile che non so come superare questa giornata senza avere una crisi di nervi bella e buona.
Eppure in questi giorni mi sono ripromessa di cercare di andare avanti.
Sono tornata allo studio, mi sono concessa una giornata di shopping con Gemma e Lerya, ho... perfino riso.
Riso a crepapelle.
Tant'è che mi sono detta che ce la stavo facendo.
Che al contrario delle mie aspettative ero e sono più forte di quello che pensavo.
Ma evidentemente oggi il mio piano è bello che fallito.
Mi sono svegliata e come una stupida ho pensato che saresti arrivato con qualche sorpresa.
Ma ovviamente ciò non è avvenuto.
Ed io ho iniziato a pensare e ripensare fino a che non sono crollata.
Mi dovrei vestire, truccare perché a breve partiremo per andare a Holmes Chapel dove mi aspettano tutti per festeggiarmi come si deve.

Ma io ho zero voglia di festeggiare.
Zero.

Sinceramente non ho nemmeno voglia di uscire di casa.
Non in questa giornata così brutta che non fa altro che ricordarmi che il giorno del mio compleanno lo trascorrerò senza Harry.
Apro l'armadio e cerco di trovare qualcosa da mettere.
Afferro dei pantaloni neri leggeri e un top nero semplice che infilo senza pensarci.
Nemmeno mi specchio... tanto non servirebbe a nulla.
Non devo farmi carina per nessuno.
E nessuno deve trovarmi carina.
Non è la mia priorità.
Non ora, non al momento.
Con passo deciso mi dirigo in bagno dove afferro la trousse iniziando ad appoggiare sul ripiano del lavandino i trucchi.
Sospiro.
Mi guardo allo specchio e mi mordo le labbra.
Come mi sono ridotta...
Dovrei essere al settimo cielo e invece ancora una volta mi piango addosso.
Semplicemente.
Devo ficcarmi in testa che tanto lui non ci sarà.
Che non tornerà.
E basta.
È inutile rimuginare sul fatto che lui non sia qui.

Certo che però... Harry sei uno stronzo.
Sei uno stronzo cazzo.

Almeno oggi potevi tornare...
Solo per oggi.
Poi saresti potuto ripartire senza problemi.
Ma almeno oggi saresti dovuto essere qui.

Ci dovresti essere diamine.
Seduto al mio fianco.
Mi dovresti abbracciare, farmi gli auguri, dirmi qualcosa di speciale.
Solo per oggi eh.
Non chiedo tanto.
Dovresti essere qui a ripetermi quanto sia bella.
Dovresti essere qui a sussurrarmi qualcosa di sconcio all'orecchio mentre io mi trucco.
E dovresti essere qui a baciarmi.
A baciarmi con tutta l'intensità del mondo.

Solo per oggi, ripeto.

'Truccati'.
Annuisco a me stessa e afferro il correttore che applico sulle occhiaie che inizio a sfumare.

Ho 28 anni e sono sola.

Nessuno che mi porti dei fiori, nessuno che mi faccia sentire speciale come invece avresti fatto tu.

Te lo ricordi l'anno scorso?

Perché io me lo ricordo bene il giorno del mio compleanno.
Avoglia se me lo ricordo...
Mi hai svegliato con dei fiori talmente profumati da farmi girare la testa.
Mi hai svegliata con un bacio e un altro visto che non volevo svegliarmi.
Mi hai portato la colazione a letto, mi hai coccolata.
Avevamo in programma il pranzo dai miei come da tradizione ma per il dopo avevi organizzato qualcosa di speciale.
Solo per me.
Solo per noi.
Una lacrima bagna la mia guancia, lacrima che asciugo velocemente.
Dopo colazione ci siamo vestiti.
Tu con quel pantalone beige di lino e con quella camicia sempre di lino ma bianca.
Io con quel vestito azzurro con i fiorellini rosa che tanto dicevi di amare.

Te lo ricordi?
Io me lo ricordo bene.


Molto bene, a dire il vero.

E tu?

Io mi sono truccata quando tu ti sei avvicinato e mi hai detto 'ti amo così tanto che mi manca il fiato' e senza aggiungere altro, mi hai trascinata sul letto dove io mi sono lasciata spogliare, toccare, baciare... semplicemente amare.
Faceva caldo, me lo ricordo molto bene.
I nostri corpi tremanti erano sudati più del dovuto.
La tua fronte imperlata di sudore come i tuoi addominali che toccavo con tanta foga e tanta voglia.
Mi hai sussurrato parole dolcissime.
Frasi bellissime da farmi sciogliere e dopo essere venuti ci siamo stretti l'un l'altro parlando, raccontando di esperienze vissute.
Il mio compleanno era iniziato al top ma avevi ancora delle sorprese per me.
'Basta'.
Mi fermo dal pensare mentre altre lacrime bagnano le mie guance.
Sbuffo ed esasperata mi porto una mano sul viso.

Dannazione!

Ci sto ricadendo.
Ci sto ricascando di nuovo.

Mi ero promessa di non far vincere i ricordi ma è evidente che le emozioni mi stanno battendo ancora una volta.
Ed io ancora una volta sto perdendo.

Harry.

Ti rendi conto che sto piangendo nel giorno del mio compleanno?

E per di più... per colpa tua?!

L'anno scorso a quest'ora ero la persona più felice del mondo.
Perché ero amata.
Perché mi trovavo tra le tue braccia.
Ero felice, troppo felice.
L'anno scorso a quest'ora urlavo il tuo nome mentre mi aggrappavo alla tua schiena.
Quest'anno, ora urlo il tuo nome di una rabbia carica di odio.
Urlo il tuo nome con tutta la mia anima.

E sono tutt'altro che felice.

Sono triste.
Sconsolata.
Affranta e abbattuta.

Mi siedo sulla tazza del water mentre vengo scossa dai singhiozzi.

Bel modo di passare la prima mattinata del proprio compleanno eh?

< Care? > bussano alla porta.
Oddio.
È Gemma.
Mi asciugo in fretta le lacrime anche se i singhiozzi mi scuotono ancora.
< Care? > ci riprova fino a che senza ricevere il mio permesso entra in camera mentre io mi alzo.
Mi specchio prima di andare in camera.
Ho una faccia che la dice lunga.
Si vede da lontano un miglia che ho pianto.
E di brutto...
< Ehi, com'è che non rispondevi? >.
Mi volto per non guardarla.
< Ero in bagno > sussurro mentre cerco di sistemare il letto.
< Che succede? >.
< Niente > sistemo il cuscino.
< Non mi sembra che non succeda niente >.
< Tranquilla > la tranquillizzo fino a che non mi blocca < hai pianto? >.
Le sue dita a percorrere le mie guance ancora umide.
Faccio spallucce < non ti preoccupare >.
Le sorrido, non voglio che si preoccupi.
< Sarà l'emozione e la paura di avere 28 anni ormai >.
Sorride ma scuote la testa < lo sai vero che non me la bevo come scusa? >.
Annuisco.
Cavolo quanto mi conosce.
È così... frustrante a volte.
Non posso nascondere nulla senza essere scoperta.
Non posso tenere niente per me senza che lo si venga a sapere.
< Che succede? >.
Mi mordo il labbro inferiore e con la voce mezza incrinata spiego < pensavo... >.
< A cosa? >.
Alzo gli occhi al cielo.
Sto per piangere.

Un'altra volta.

E non voglio.
Non voglio, non voglio, non voglio dannazione.

Non di nuovo.

Ma ormai è troppo tardi perché l'ennesima lacrima fa capolino.
< Vieni qui > sussurra ed io mi lascio abbracciare senza troppa resistenza.
Ho bisogno di un abbraccio.
Ora più che mai.
< Oh Gemm... possibile che debba piangere il giorno del mio compleanno? > sospiro < sono proprio una sfigata >.
< Non sei una sfigata >.
< Come no? >.
< Non lo sei >.
< Sarà >.
Mi lascio cullare ancora un po' mentre ogni tanto qualche lacrima torna a presentarsi.
< A che pensavi? > mi chiede dopo esserci staccate dall'abbraccio.
< Bhe... un po' a tutto >.
< Pensavi ad Harry, non è vero? >.
La guardo e annuisco.
< È il mio compleanno e lui non c'è >.
Continuo < mi manca >.
Mi prende la mano mentre io ammetto < mi manca terribilmente Gemm >.
< Lo so, lo so > si indica < manca anche a me, manca a tutti >.
< Vorrei solo poterlo abbracciare ancora una volta > chiudo gli occhi per trattenere una lacrima.
< Non piangere altrimenti piango anch'io >.
Scuoto la testa.

È dura anche per lei.
È dura non sapere dove sia il fratello.
È dura non parlarci, scherzarci.
Me ne rendo conto.

< Mi manca Care, tutti i giorni non faccio che pensare al fatto che non sia qui, con noi >.
Una lacrima.
< Penso sempre che al mio matrimonio non ci sarà >.
Che fitta al cuore, diamine.
Anche io penso sempre che non ci sarà.
E questa cosa mi destabilizza.
Perché fino a un mese fa pensavo che al matrimonio di Gemma e Niall saremmo stati lì, insieme.
Mano nella mano.
Felici e innamorati più che mai.
E invece... non sarà così.

E fa male.

Respiro lentamente.

Non devo piangere.

Altrimenti finiremo col piangere entrambe.
E non possiamo.

< Ma sta pur certa che non appena tornerà gliela farò pagare > ridacchia.
Annuisco più per lei che per me.
Perché se solo penso che possa ritornare mi prende male.
Mi sale un nodo alla gola che non so spiegare.
Lo so, sono strana.
Voglio che torni ma dall'altro lato il solo pensiero che possa farlo davvero mi manda in tilt.
Perché... non so come reagirei, non so come sarebbe rivederlo dopo tutto questo tempo.
< Ora posso farti gli auguri? >.
< Sì, direi di sì >.
La abbraccio calorosamente.
< Dovrei finirmi di truccare >.
< Sì... > mi guarda < se vuoi ti finisco di truccare io >.
Ammette < sempre se non faccio danni > ridacchia mentre bussano alla porta.
È Niall.
< Buon compleanno Smith! > urla Niall entrando dentro la camera con un bouquet di fiori che mi porge dopo avermi dato un bacio su una guancia.
Che caro.
< Non dovevi... > affermo ringraziandolo per poi abbracciare anche Gemma.
< Che state facendo? Non siete ancora pronte? >.
Bingo.
Ha ragione.
Sennò finiremo col fare ritardo.
E già me la vedo mia madre sclerare prima del previsto.
< Ho avuto un momento di defiance > ammetto per poi essere tirata su da Niall che mi fa girare per tutta la stanza.
< Devi essere felice oggi! >.
Rido.
< È il tuo compleanno! >.
< Compi 28 anni vecchia >.
< Ehi > gli tiro un cazzotto < devo ricordarti che tu nei hai 29? >.
< No grazie >.
Ridiamo.
< Grazie sul serio Niall >.
< Grazie a te Smith per essere sempre presente nella mia vita >.
< Ti voglio bene > gli dico mentre lui annuisce.
< Direi che vi lascio finire di prepararvi >.
Ci indica < non metteteci troppo donne >, ci sorride < io vi amo al naturale >.
Lo guardo e non posso che essergli grata per tutto ciò che fa per me.
Ogni giorno.
Ogni giorno come oggi.
< Sarà meglio sbrigarci > affermo prima di entrare in bagno seguita da Gemma che inizia ad armeggiare coi trucchi.

Magari dopo tutto... riuscirò a passare questa giornata.

Riuscirò ad essere felice.

Accerchiata dai miei cari, dai miei affetti più sinceri.
Che sicuramente sapranno come rendermi felice. 

Come merito.



 
———





Siamo arrivati da più di mezz'ora e già regna il caos più assoluto dentro questa casa.
Mia madre è alle prese con le tremila portate e mio padre si diverte a stuzzicarla.
Come al solito.
Scene di ordinaria quotidianità ecco.
Ammiro la tavola ben apparecchiata e annuso i profumi dei fiori che campeggiano sulla grande tavola.
< Care! > mi volto non appena la voce di Anne mi raggiunge.
Le vado incontro per poi farmi abbracciare.
< Auguri tesoro, sei splendida >.
< Oh, troppo gentile Anne >.
< Caroline auguri di buon compleanno > si intromette Desmond venendomi ad abbracciare.
Saluto e abbraccio anche gli zii, nonna Dorothy, Matty e Ella.
Ci siamo quasi.
Mancano solo mio fratello e mio cugino.
E poi siamo al completo.
E poi potremo iniziare questo pranzo.
< Ti sta un incanto questo vestito >.
Ringrazio Desmond e poi sorrido a nonna Dorothy che mi consegna il primo regalo della giornata.
< Grazie Dorothy, non dovevi >.
< Spero ti piaccia >.
Annuisco e apro il regalo rimanendo di stucco.
Un lupetto verde petrolio a mezze maniche di Gucci.
Niente di meno che Gucci.
Ma già lo sapevo... d'altronde sono gli Styles.
Ricordiamoci.
È bellissimo.
Veramente.
Ed io non vedo l'ora di indossarlo.
< È veramente bellissimo >.
< Sicura che ti piaccia? >.
Annuisco < assolutamente, non vedo l'ora di metterlo >.
< Ho pensato che un po' di colore ti avrebbe fatto bene >.
Ridacchio.
Ha ragione, visto che mi vesto sempre di nero.
Da sempre praticamente.
< Non hai tutti i torti Dorothy >.
Ridono tutti prima che Anne prenda parola < visto che ci siamo... ti do anche il nostro regalo >.
Indica lei e Desmond che mi guarda.
Mi porge un pacchetto che io scarto alla velocità della luce.
Una collana con inciso il mio nome.
È... stupenda.
Sono senza parole.
< È... veramente bellissima >.
E non mento.
È molto graziosa e in perfetto stile 'Caroline Smith' per intenderci.
Mi conoscono, eccome se mi conoscono.
< Voltati > faccio come mi ha ordinato Desmond che mi allaccia la collana che si va a sovrapporre a quella regalatami da Harry per il nostro terzo anniversario.

Non l'ho ancora tolta e forse non avrò mai il coraggio di farlo.

Ci sono troppo legata.
Ho un sacco di ricordi legati alla collana che toglierla equivarrebbe ad eliminare gran parte di essi.
Ed io non ne ho voglia.
Sono ricordi belli, felici.

Che voglio tenere per me.

< Ti sta benissimo > commentano tutti prima che Anne mi porga un altro pacchetto.
Cosa sarà?
< Cos'è? >.
< Aprilo >.
Annuisco prima che io lo apra e perda un battito del mio povero cuore.
È un album.

Un album di foto di... Harry.

Sfoglio l'album e inevitabilmente una lacrima sfugge al mio controllo.
Ci sono tutte le sue foto, da quand'era piccolo fino a praticamente un mese fa.
< Grazie, lo apprezzo molto > commento prima che Desmond mi consiglia di vedere l'ultima pagina.
Faccio come mi ha detto.
C'è un'unica foto in cui ci siamo io e Harry a casa Styles seduti sull'amaca in giardino.
Sorridiamo alla telecamera con gli occhi pieni di luce.
Con degli occhi che brillano.
La accarezzo.
La amo.
Poi però inizio a ricordami che lui non è qui.
E lì crollo.
Altre lacrime si depositano sulle mie guance.
Se continuo a pensare finirò con il piangere davanti a loro e... non voglio.
< Scusate, torno subito > lascio l'album tra le mani di Anne prima di entrare in casa, salire le scale e fiondarmi in camera mia.
Almeno così avrò un momento per me.
Mi butto sul letto e le emozioni prendono il sopravvento.
Questa stanza mi ricorda lui.

Dannazione.

Ci ho dormito insieme qui dentro.
Mi sono lasciata cullare, qui dentro.
Mi sono lasciata baciare, qui dentro.
Ci ho litigato, qui dentro.

Per me significa tanto.
Non è più solo la mia stanza.
Ma la nostra.

Che devo fare Harry?
Come devo fare?


Aiutami tu.
Dammi la forza almeno...
Se non vuoi tornare almeno inviami la forza di andare avanti.

Ti prego.

Quell'album... è troppo.
Troppo per il mio cuore.
E quella foto... è da fitta al cuore.
La amo.
Così come amo te.
Penso che la porterò sempre con me.
Perché mi ricorda quel giorno così bello e speciale.
Così come tutti i giorni che abbiamo passato assieme negli ultimi tre anni.
Guardo fuori dal balcone e mi immagino di vedere te.
Sorridermi.
Sai amo il tuo sorriso... l'hai sempre saputo.
E tu hai sempre sfruttato questa cosa a tuo piacimento.
Nel bene e nel male.
Bastava che tu mi sorridessi per farmi capitolare.
Per farmi cedere.
Sai mi immagino che a breve entrerai dentro la camera per venirti a stendere su di me.
Malizioso come non mai.
Dolce, romantico la maggior parte delle volte.

Ed io ti abbraccerei tantissimo.
Fino a farmi scoppiare il cuore.

Ti terrei stretta sul mio petto.
E ti accarezzerei i capelli per ore.
Ed ore.

E poi sai cosa farei?
Ti canterei una canzone.
O forse due.
Per farti capire quanto ti ami.
E dopo aver cantato ti bacerei.
Senza dirti nulla.
Ti bacerei, dapprima lentamente per poi farlo più appassionatamente.
Per farti capire quanto ti ami.

E quanto tenga a te.

E porterei le mani tra i tuoi capelli mentre le nostre labbra combacerebbero alla perfezione.
Perché è quello che succederebbe e lo sai.
Da sempre e per sempre.

Ma non sei qui...

Ed io non posso abbracciarti.
Baciarti e infilare le mani tra i capelli.
Posso solo sfogliare l'album e cercare di immagazzinare quante più foto possibili nella mia mente.

Ma soprattutto nel mio cuore che seppur ferito ha ancora posto per amarti.

Mi asciugo altre lacrime mentre bussano alla porta.
Evidentemente ci ho messo più tempo del previsto.
E qualcuno mi è venuto a cercare.
Ovviamente.
< Care? >.
È mio padre.
< Possiamo entrare? >.
È con Desmond.
Lo immaginavo.
Quei due sono inseparabili.
E non scherzo affatto.
Sempre insieme, così affiatati da farmi sorridere ogni volta che li vedo insieme.
Mi schiarisco la voce per poi farli entrare.
< Piccola >.
Mio padre si siede sul letto spostando i capelli dal mio viso.
Deve percepire il mio dolore.
Deve capire il mio stato d'animo.
< Scusami Care... la colpa è solo mia e di Anne >.
Scuoto la testa per poi vederlo sedersi vicino a mio padre.
No, assolutamente.
Loro non c'entrano nulla.
< Sul serio, perdonaci... >.
Non devo perdonare nessuno.
Se non me stessa per aver creato un altro casino.
Nel giorno del mio compleanno.
< Tranquilli >.
< Pensavamo di farti un bel regalo >.
E lo è infatti.
Ho amato quell'album e non lo dico tanto per dire ma perché è vero.
Mi asciugo un'altra lacrima < lo so... infatti ho apprezzato >.
< Ma stai piangendo > mi indica.
Ha ragione.
Sto piangendo.
Ma sto piangendo perché ho ricevuto il più bel regalo che potessi ricevere.
Oggi, il giorno del mio compleanno.
Guardo il soffitto per riportare le lacrime indietro per poi spiegarmi < è solo che rivedere quell'ultima foto mi ha riportato alla mente tanti ricordi belli >.
Lo abbraccio < sul serio... è un regalo che ho apprezzato tantissimo >.
< Sicura? >.
< Assolutamente > lo guardo < quando mi sentirò giù lo sfoglierò sicuramente >.

Ed è vero.
Appena l'ho visto ho pensato a questa cosa.

Può aiutarmi nei momenti difficili.
Nei momenti di sconforto e buio più profondo.

Mi basterà solo sfogliarlo e pensare di averlo qui, vicino a me.
Mi basterà solo questo per rallegrarmi.
Per tirarmi su il morale.
Almeno in minima parte...

< Vi ringrazio di nuovo >.
Desmond annuisce e una lacrima sfugge al suo controllo.
< Che succede? >.

Che succede?
Perché piange?


Si asciuga le lacrime < è che... a volte penso a come sarebbe se lui non fosse scappato >.
Ecco.
Come non detto.
Ho sbagliato a farmi vedere vulnerabile perché ora tutti saranno vulnerabili e mostreranno i loro sentimenti ed emozioni.
Aggiunge a cuore aperto < sareste felici >.

Saremmo felici?
Sì, sì che lo saremmo Harry.
Ne sono sicura... perché lo eravamo.
Eravamo felici, no ma che dico, felicissimi.

Felicissimi e innamorati.
Di certo.

< E la domenica ci ritroveremmo a pranzo tutti insieme > aggiunge mio padre guardando Desmond e poi me.
< Sicuramente rideremmo sempre >.
Annuisco a Desmond.
Probabile.
Probabilmente andrebbe così.
Mi mordo il labbro inferiore.

Mi manca.
Mi manca terribilmente.

< Mi manca terribilmente >.
< Anche a me Caroline, non sai quanto >.
Forse non lo so...
Ma posso immaginare.
Dev'essere difficile per tutti.
Non averlo intorno, non sentirlo parlare, non vederlo fare lo stupido e via dicendo.
Sì, direi che posso immaginare.
< Manca a tutti >.
Guardo mio padre assente.
Sì, manca a tutti.

Ma a me manca da morire.

Senza di lui mi sento così... sola che mi fa paura.

Mi sento sola sì.
Anche se so di non esserlo, perché ho i miei amici e familiari a sostenermi.

Ma comunque in ogni caso mi sento sola e so di essere sola.

< Care ascolta > interviene mio padre < so che non dev'essere facile >.
No, appunto.
Non lo è per niente.
< Però > riprende il discorso < sappi che non sei sola... ci siamo noi con te >.
Lo so.
< Lo so >.
Ma ovviamente non è la stessa cosa.
< Ma non è la stessa cosa > ammetto per poi scusarmi.
< Non devi scusarti... è quello che senti >.
Prende fiato < il mio discorso è solo per farti capire che non sei sola >.
È sicuro?
< Ha ragione Nickolas... sicuramente stai soffrendo per la mancanza ma quello che dice tuo padre è vero >.
Guardo Desmond.
< So che non siamo Harry e mai potremmo esserlo ma so anche che siamo qui per te, ad aiutarti ad alzarti >.
Annuisco.
È solo che a volte penso di non riuscire a rialzarmi.
È solo che... a volte vorrei scavare una buca e scomparire per sempre.

Un po' come hai fatto tu.

< A volte ho l'impressione di non potermi rialzare >.
< Non è vero... sei forte >.
Forte io?
Questa è bella.
Se io sono forte... posso conquistare il mondo.
Ma la verità è che non lo sono.
Soprattutto in questo momento dove invece dovrei esserlo.
Per il mio bene.
Ma in particolare per il bene di tutti.
< Magari pà, non lo sono >.
Scuote la testa < è impossibile... sei la ragazza più forte che io conosca >.
< Non lo so > sussurro.
< Caroline concordo con tuo padre sei fortissima non forte > mi prende una mano < al posto tuo qualcun'altra avrebbe mollato tutto >.
< E non è quello che sto facendo? > domando.
< Tu stai combattendo >.
Mha... io non ci credo tanto.
Fino a cinque minuti fa stavo piangendo e non combattendo.
In realtà.
< Ovvio hai i tuoi momenti no, com'è giusto che sia > mio padre legge al volo i miei pensieri.
Mi sorride < ma ce la stai mettendo tutta e accettare l'aiuto di Gemma e Niall è la dimostrazione che sei forte >.
Faccio spallucce < non so più niente... ma facciamo che mi fido >.
< Fidati... fidati >.
Si indica < e poi che fai non ti fidi del tuo vecchio? >.
< E dell'altro tuo vecchio? > si indica a sua volta Desmond facendomi ridere.
Senza di loro non saprei veramente che fare.
E non scherzo.
< Scusatemi, sono una palla e me ne rendo conto >.
< Non dire assurdità Caroline Smith > mi rimprovera mio padre.
< Sorridi > mi consiglia Desmond.
< Una bella ragazza come te deve sempre sorridere > aggiunge.
< Coraggio! > urla mio padre < sei una bella ragazza e devi mettere in mostra la cosa più bella che ti contraddistingue >.
< Ossia? > domando curiosa.
< Il sorriso scema, il sorriso >.
Sorrido.
< Ecco, così va molto molto meglio >.
Annuisco.
< Ti prometto che ti faremo tornare il sorriso >.
Poso un bacio sulla guancia di mio padre e abbraccio Desmond.
E poi rido non appena sento mia madre urlare un 'è prontoooo' più forte del normale.
Ecco che se a breve non scenderemo salirà a trascinarci giù.
Già me la vedo... tutta trafelata con il grembiule e i capelli arruffati a rimproverarci di scendere subito.
< Direi che è il momento di scendere > si alza mio padre < conoscendo tua madre starà dando di matto >.
Rido.
Perché so che è vero.
< Sì sarà meglio > mi alzo con loro.
Prima di chiudere la porta guardo la mia stanza... mi sembra di sentire il tuo profumo Harry.


Ma questo forse è solo l'ennesimo sogno della giornata.



 


———


 
Siamo arrivati alla fine del pranzo.
Precisamente alla torta.
Ma per me non è stato un pranzo.
Perché diciamo che ho solo bevuto.
Spizzicato qualcosa ma principalmente bevuto.
Meglio, così ho retto meglio.
Mi volto verso Matty che mi sorride.
Sbatto il mio bicchiere contro il suo < promettimi che andremo a ballare dopo >.
< Assolutamente >.
< Signorina dove credi di andare dopo? >.
Guardo mia madre.
< A ballare >.
< In queste condizioni? >.
Ridacchio < sto bene >.
< Non mi sembra, visto che hai bevuto sempre >.
Roteo gli occhi.
Che palle.
Lo so.
Ho esagerato e potevo evitare.

Ma è il mio compleanno e ho voglia di non avere pensieri.
Ho solo voglia di divertirmi e di bere.

< Che tu voglia o no io ci vado >.
< Jacq lasciale fare quello che vuole, è il suo compleanno >.
Ringrazio mio padre.
Almeno lui...
< Ma Nickolas... ha bevuto tantissimo >.
< Due bicchieri in più non le diranno nulla >.
Annuisco.
La mamma però continua con la manfrina da madre preoccupata < io non ce la manderei... e se fa casini? >.
< Che casini dovrebbe fare? > chiede mio padre prima che mia madre risponda < che ne so... qualsiasi casino >.
< Jacq, Care andrà a ballare se vuole > le dà un bacio su una guancia per poi affermare < ora tagliamo la torta >.
Mia madre si avvicina con la torta sistemandola davanti a me.
E via con la solita canzone.

'Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Caroline, tanti auguri a te'.

Questa canzone mi fa pensare. 

 
Mi fa pensare al suo compleanno.

Al giorno in cui mi ha chiesto di sposarlo.

Come dimenticare quel giorno...
Non potrei mai e poi mai.

È stato semplicemente... perfetto.
Perfetto perché non me l'aspettavo.

Perfetto perché ho realizzato che sarei diventata sua moglie, finalmente.

< Esprimi un desiderio tesoro >.
Guardo Anne e una fitta al cuore mi colpisce.
Un desiderio ce l'avrei eccome.

Vederti arrivare.
Vederti arrivare e sorridermi.

Come hai sempre fatto.
E come vorrei che facessi...

Ora e per sempre.

< Fatto >.
< E ora un brindisi > propone Matty.
Mi volto per guardarlo.
< Io Matty eviterei > consiglia mia madre.
< Io invece lo farei > mi alzo e prendo il bicchiere alzandolo al cielo < cin, cin >.
Bevo un bel sorso del mio gin tonic per poi mettermi a confabulare con Matty.
< Ti prego andiamo a ballare >.
< Te l'ho promesso scema >.
Ridacchio.
Bevo un altro sorso e mia madre mi rimprovera.
Che palle.
< Che palle mamma >.
< Lo dico per te >.
< Sto bene > dico cercando di non perdere la pazienza.
Per non perdere il ritmo bevo un altro sorso.
Forse, forse, forse sono un tantino ubriaca.
Forse eh.
I vari gin tonic stanno facendo effetto.
Finalmente.
Oggi voglio prenderla alla leggera.
Non pensare a nulla, se non a divertirmi.
Ridacchio < Matty sono un tantino ubriaca >.
< Finalmente... io lo sono già da un po' >.
< Perché sei un leggerino > lo punzecchio.
Scuote la testa < assolutamente... la leggerina qui è solo una >.
< Chi? >.
Mi indica < tu proprio, mia cara >.
< Ma non è vero >.
< Assolutamente sì >.
Ridiamo come scemi prima che mia madre inizi di nuovo a fare la manfrina.
< Sto bene mamma >.
< Ma se pensi solo a fare brindisi con Matty >.
Mi indico < è il mio compleanno, lo vuoi capire? >.
La voce leggermente più alta del normale.
Così magari capisce.
No?
< Mi spieghi perché ti comporti così? >.
< Mi comporto come? >.
< Da incosciente >.
Rido.
Io sarei incosciente?
Solo perché sto bevendo?
Andiamo... gli incoscienti sono altri.
Non io.
< Io incosciente? >.
< Sì > prende un respiro < mi spieghi cosa ti manca? >.

Cazzo!

Cosa mi manca?

Quanto vorrei urlare...
Quanto vorrei urlare cara mamma... perché sai bene quello che mi manca.
Lo sanno tutti cosa mi manca.


O meglio... chi.


La guardo e faccio una faccia confusa < dimmelo tu cosa mi manca allora >.
< Jacqueline io direi di finirla con questa storia per oggi > si intromette mio padre.
< No, no papà > dico prima di alzarmi.
< È ora di fare un altro brindisi che avrei voluto fare già da prima >.
< Tesoro scusa la mamma >.
Faccio finta di non avere sentito.
Guardo i presenti e con la voce più alta del normale affermo < un brindisi anche a te... ovunque tu sia >.
< Care > Niall mi richiama ma io scuoto la testa.
< Un brindisi a te Harry Styles >.

E...

Mi fa male.
Mi fa male pronunciare il suo nome ad alta voce, è più forte di me.

< Spero che tu sia contento di aver rovinato la mia vita > una lacrima scende a bagnarmi la guancia < cin, cin >.
Mi siedo cercando di non pensare ai sospiri, ai volti senza parole.
Cercando di non pensare a quanto sia miserabile in determinati momenti.

Devo andarmene.
Ho bisogno dei miei spazi.
Ne ho bisogno.

Oggi è stata una farsa, una stupida farsa.

Lui non tornerà ed io non mi rialzerò.

Con uno scatto mi alzo scusandomi, per poi tornarmene di sopra dove invece che entrare nella mia stanza, entro nella stanza in cui ha dormito Harry la prima volta che siamo venuti con gli altri per passare qualche giorno a Holmes Chapel.
Chiudo la porta e mi butto sul letto dove stringo il cuscino.
Lo stringo forte, più forte che posso come se dovesse fuggire.

Cazzo Harry.

Ma perché devi farmi questo?
Perché?

Vorrei una macchina del tempo a farmi tornare indietro.
A ricordarmi che tutto andrà bene.
Alla grande.
E invece...


Niente andrà bene, senza di te.


Sbuffo e mi alzo andandomi a sedere tra il letto e la porta finestra.
Ho passato l'intera giornata a bere invece che festeggiare con la mia famiglia.

Perché devo farmi tutto questo?
Perché devo infliggermi questa colpa?

Una colpa che non ho e che non devo scontare.
Guardo il soffitto mentre una lacrima scende.

Che palle piangere.
Che palle disperarsi.
Che palle sentirsi vulnerabili.
Pronti a crollare.
È un tale supplizio al quale non sono abituata.
Di solito non mi dispero così, di solito non piango così.
Di solito non mi sento così vulnerabile e sull'orlo di un precipizio.

È stancante tutto questo.

In certi momenti rido.
In altri piango.
È come se non avessi le mezze misure.
Che invece dovrei avere.
Ieri ero spensierata.
Oggi sono piena di pensieri che potrei scrivere un romanzo.
Non c'è una via di mezzo in pratica.
O è tutto bianco, o è tutto nero.
O è sole o è luna.
O è giorno o è notte.
E via dicendo...

Sbuffo.
Mi sono comportata una merda.
Con mia madre in primis, con tutti in secundis.
E non se lo meritano.
Proprio per niente.
Hanno organizzato questo pranzo per farmi sorridere, per farmi sentire coccolata.
Per farmi capire quanto mi amino... ed io come li ripago?
Facendo scenate.
'Bene Caroline, sei proprio una grande'.
Bussano alla porta ma io non riesco a rispondere, così la porta si apre rivelando la figura di Matty.
Seguito da tutti gli altri.
Non riesco nemmeno a guardarli.
Devo fare proprio una pena...
Una lacrima si posa sulla mia guancia destra mentre Matty si avvicina.
Mi volto per guardarlo.
Mi sorride mentre io vorrei morire.
A volte è veramente incredibile la somiglianza col cugino che... non riesco a crederci.
A volte mi sembra di parlare con Harry invece che con Matty.
< Ti ho portato il tuo gin tonic >.
Mi porge il bicchiere ed io sorrido prima di berne un lungo sorso.
Ancora una volta mi sento praticamente devastata.
< Matty > lo chiamo.
< Sì Care >.
Lo guardo con una tale intensità che Matty mi guarda confuso.
< Mi prometti che non mi abbandonerai mai? >.
Mi guarda senza dire nulla.
< Promettimelo, ti prego >.
Una supplica, la mia.
Una delle tante...
Annuisce < certo Care, certo... te lo prometto >.
Appoggio la testa sulla sua spalla mentre mi lascio andare ad un pianto, tanto per cambiare.
Sussurro uno 'scusate' generale per poi vedere arrivare Gemma, Niall che si siedono vicino a me.
< Care, ci siamo noi con te >.
Annuisco facendomi abbracciare.
Ad un certo punto vedo Desmond emzionarsi.

Perché si è emozionato?

Tiro su col naso e poi gli chiedo che succede.
< Che succede Des? >.
< Niente Care >.
Minimizza, lo so.
Eccome se lo so.
< Ti conosco ormai >.
Sospira e poi annuisce prima di avvicinarsi.
< Pensavo di poter aspettare la fine di questa giornata ma non credo di potercela fare >.
< Fare cosa? >.
Non capisco.
Mio padre mi stringe la mano.
< Riguarda... >.

Ed io capisco...

Riguarda Harry, riguarda lui.

E se...
Gli è successo qualcosa?


Oddio.


Se gli è successo qualcosa di brutto... potrei morire.
E in parte già lo sono.

Morta.


< Non gli è successo nulla di brutto vero? >.
Desmond scuote la testa.
< Sicuro? >.
< Sì Care... scusami non volevo farti preoccupare >.
Si volta verso gli altri chiedendo se ci possono lasciare da soli.
E in un attimo, li vedo sfilare ad uno ad uno fuori dalla stanza.
Tutti tranne Desmond e mio padre, che si avvicinano.
Senza dire altro Desmond mi appoggia il telefono sulle mani.
Il suo telefono.
< Volevo che sentissi questo >.

Non capisco.
Sul serio.

Sono confusa.
Come non mai.

Non riesco a capire nulla.

Che succede?


< Mhh ok >.
Lo sblocca ed io boccheggio.
Cos'è?
< Sei pronta? >.
Annuisco.
< Se non te la senti Care... aspettiamo >.
Li guardo seria.
No.

Sono pronta.
Pronta più che mai.

Sono pronta se si tratta di Harry.

Eccome, se lo sono...

< No, me la sento >.
Desmond fa partire un audio ed io devo cercare di non cascare giù.

È Harry.

È Harry cazzo.


Cazzo, cazzo, cazzo.

La sua voce.

Oddio.

L'audio recita: 'ti chiedo solo questo... fa tanti auguri a Care'.

Solo questo.

Nient'altro.

Ma a me basta.
Basta per sentirmi viva.

Perché allora non si è dimenticato di me.

Non si è dimenticato del mio compleanno.

Non si è dimenticato di me, allora...


< Fammelo risentire, ti prego > supplico Desmond che pigia su play.
Fino a dieci volte.
Forse anche di più.

Non riesco a crederci.

Diamine!

Mi ha mandato gli auguri.
Non pensavo che si sarebbe fatto vivo e... invece l'ha fatto. 

 
Senza chiedere il permesso porto il telefono al mio orecchio.
Così da sentirlo meglio.
Così da avere più intimità.

Mamma mia...


La sua voce.


Quanto mi manca la tua voce Harry.

Lo sai vero?

L'ho sempre amata.

E lo sai.
Lo sai, lo sai e lo sai.

Lo sai che la amo.

Così roca.
Bassa ma piena di sfumature da mettermi i brividi.


Come amo te.


< Tieni > gli porgo il telefono scusandomi.
< Quando? >.

Non riesco a capire nulla sinceramente.

È come se mi trovassi in un sogno.
Un sogno più grande di me, forse ma pur sempre un sogno bellissimo.

< Quando mi è arrivato? > chiede capendo quello che voglio chiedergli.
Annuisco.
< Stamattina > spiega.
Una lacrima bagna la mia guancia.
< Quanto vorrei che fosse qui >.
< Anche noi Care, anche noi >.
< Puoi? > tento di dire bloccandomi.
Sto per fare la figura della scema.
Della sottona.
Ma io ho bisogno di quell'audio.
Sì, ne ho bisogno eccome...
< Puoi inviarmelo per favore? >.
< Sei sicura? >.
Annuisco.
< Come vuoi allora >.
< Ha detto qualcos'altro? >.
Scuote la testa.
< Ho provato a chiamarlo ma nulla... ha solo mandato l'audio >.
Sospiro.

Devo farmelo andare bene.

Almeno ho ricevuto qualcosa di suo.

Una cosa preziosa.
No che dico... preziosissima.

La sua voce.
La sua immensa e profondissima voce.

E devo solo ringraziarlo.

< Non so che dire > affermo guardandoli.
Ed è vero.

Non so che dire, non so che pensare.

Non so nulla.

Mi ha spiazzata.
Sul serio.

< Non dire nulla > mi suggerisce Desmond prima di fare segno a mio padre di lasciarmi sola.
Li vedo uscire ed io non posso fare altro che portarmi all'orecchio il telefono per sentire ancora una volta l'audio.

Quell'audio che in un attimo mi ha risollevata il morale.

Come ha pronunciato il mio nome... mi mette i brividi.
Come ogni qualvolta pronunci il mio nome Harry.

Mi piace quando mi chiami.

Ma già lo sai, no?

Quando mi chiami dopo essere tornato a casa, o quando mi chiami per rimproverarmi di qualcosa.
O mentre litighiamo o ancora meglio quando facciamo l'amore.
Mi piace tanto il modo in cui pronunci il mio nome che forse non avrà niente di speciale ma detto da te risulta essere il nome più bello del mondo.
O dell'intero universo.

Mi piace come mi chiami, perchè mi piaci tu.

Harry.

Non posso crederci.
Non posso credere di avere qualcosa di tuo.
Non ce la posso fare.

Cioè... sono senza parole.
Semplicemente stupita da quanto tu riesca a sorprendermi.
Anche da lontano.
Anche se non sei qui, con me.

Ma ora... eccome se lo fossi.

Qui, con me.

Sento ancora l'audio e delle lacrime scendono senza che me ne accorga.


E rido perché per la prima volta sono lacrime di gioia.

Perché per la prima volta ho qualcosa di tuo, dopo un mese.

Forse... chissà è il primo passo per il ritorno a casa.

No?

Perché... perchè non è vero Harry che stai per tornare a casa, da me? 
   
   
  
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