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Autore: Cassandra caligaria    06/06/2020    8 recensioni
Tutti umani, trentenni. Le vicende narrate saranno ambientate per la maggior parte nella Boston dei giorni nostri.
La narrazione sarà tutta dal punto di vista di Edward, con qualche extra dal punto di vista di Bella.
Dal primo capitolo:
Mi guardai intorno ammirando l’eleganza dell’ambiente quando ad un certo punto rividi la ragazza del parcheggio che parlava con Rosalie vicino all’ascensore.
«Lei lavora qui?» domandai a Jasper.
«Chi?»
La indicai con un dito e proprio in quell’istante i nostri sguardi si incrociarono.
«Oh, lei! È l’amministratrice dell’azienda» rispose Jasper divertito.
«Merda.»
«Non conosce altre parole?» mi domandò divertita lei. Ma quando si era avvicinata a noi?
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Jasper Hale, Rosalie Hale | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie, Leah/Sam
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film, Contesto generale/vago
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Buonasera a tutt*
Questa è un'idea nata tanti anni fa che in questi giorni sta vedendo la luce. Sarà una storia abbastanza leggera, ambientata ai giorni nostri, tutta scritta dal punto di vista di Edward (è l'anno di Midnight sun, glielo dovevo).
Pubblicherò una volta a settimana, il venerdì o il sabato.
Spero di avere la vostra compagnia in questa nuova avventura :)






«Merda, merda, merda!» imprecai, quando mi resi conto che le lancette della sveglia mi guardavano con aria di rimprovero segnando le otto. Ma perché non era suonata prima? Ero certo di aver attivato l’allarme ieri sera.
Mi sarei dovuto svegliare alle sette, fare una doccia, preparare una colazione sana e ingerirla, magari anche digerirla, vestirmi con cura e calma e uscire di casa in netto anticipo, per evitare di ritrovarmi imbottigliato nel traffico del mattino.
E, invece, «Merda! È tardissimo! Farò una figuraccia!» continuai, mentre tentavo di entrare nella doccia, lanciando il pigiama in un angolo del bagno, portandomi dietro anche lo spazzolino e il dentifricio, per velocizzare un po’ le pratiche igieniche. Multitasking, Cullen.
«Avrei dovuto fare anche la barba stamattina!» sbuffai davanti allo specchio mentre cercavo di domare i miei capelli con il gel.
Era il mio primo giorno di lavoro. Il primo giorno di un lavoro vero e serio, con un contratto reale, in cui avrei potuto mettere a frutto i miei studi, all’interno un’azienda ben piazzata sul mercato.
Indossai un jeans scuro, un paio di sneakers quasi nuove, una camicia azzurra e presi la prima giacca che mi capitò sotto tiro nell’armadio: una giacca di pelle color testa di moro, informale ma efficace.
Afferrai la borsa con il laptop e la misi in spalla. Chiusi la porta, pregando di non aver dimenticato nulla…
«Le chiavi! Porca putta-… Ah, no! Sono nella borsa del laptop.» Tirai un sospiro di sollievo, tastandole con le mani dall’esterno della borsa. Ero già tutto sudato.
Forse la giacca di pelle a settembre non era proprio una grande idea.
Sta’ calmo, Edward. Calmo. Respira. L’abito non fa il monaco… Sì, ma aiuta ad entrare in monastero! Porca miseria!
Il mio dialogo interiore continuò a tenermi compagnia e a riempirmi la testa di paranoie durante tutto il tragitto per raggiungere la ‘Volturi Spa’, un’azienda italiana che esportava caffè negli Stati Uniti. Non ero poi così in ritardo, era il primo giorno, sarebbero stati tolleranti. Cercai di convincermi di questo.
Parcheggiai non lontano dall’enorme edificio che ospitava la sede dell’azienda e che incuteva un leggero timore per la sua maestosità; ero certo che dopo aver firmato il contratto e aver ricevuto il tesserino da dipendente, avrei avuto un parcheggio riservato all’interno dell’edificio.
Ero così preso dalle mie fantasie e dalla contemplazione del palazzo, che mi resi conto troppo tardi di aver calpestato una… «Merda!» imprecai, alzando gli occhi al cielo. Non era possibile!
«Ehm, sì, direi che è la definizione più appropriata!» una voce femminile, vivace e divertita, a cui non ero ancora in grado di dare un volto, visto che stavo cercando di calcolare l’entità del danno, mi arrivò alle spalle.
«Non se la prenda troppo, dicono che porti fortuna!»
E, allora, solo allora, fui in grado di dare volto, profumo, capelli, gambe e sedere a quella voce.
«Dio…» sussurrai, alternando lo sguardo tra la bella ragazza, che mi era appena passata davanti e che camminava ancheggiando davanti ai miei occhi, e la mia scarpa quasi nuova, miseramente finita nella merda.
Ripulii il disastro sotto la suola alla meglio, sperando che fosse sufficiente – ero già in ritardo, ci mancava solo che lasciassi impronte dall’odore poco gradevole all’interno dell’edificio –, e mi avviai verso il cancello blu.
Dissi il mio nome al portiere, Jacob, così c’era scritto sul suo tesserino, che mi fece passare, indicandomi l’ascensore e dicendomi di salire al terzo piano.
Respirai profondamente in ascensore, cercando di darmi un tono e una calmata.


«Di qui, signor Cullen, le mostro la sua postazione», la responsabile dell’ufficio risorse umane mi precedette e uscì dalla porta del suo ufficio. Era molto gentile. Avevo già avuto modo di conoscerla durante le varie fasi della selezione, ma quando si è solo un candidato tra tanti non si hanno molte possibilità di apprezzare tutte le qualità del selezionatore.
Era una bella ragazza bionda sui trentacinque anni, molto sicura di sé ma estremamente dolce. La persona perfetta per il ruolo che ricopriva. Il suo nome era Rosalie Hale.
Dopo avermi mostrato il cubicolo che sarebbe diventata la mia postazione di lavoro, mi salutò e mi augurò una buona giornata.
Tirai fuori le mie cose e presi possesso della postazione.
«Ciao, io sono Jasper» si presentò il mio dirimpettaio.
«Edward, piacere», risposi, stringendogli la mano che mi porgeva.
«Hai già conosciuto mia sorella, vedo»
«La responsabile delle risorse umane?» domandai e mi resi conto mentre formulavo la domanda che si somigliavano davvero tanto.
«Sì, siamo gemelli» rispose, facendo spallucce.
«Vieni, ti mostro dove sono i distributori, la mensa e la sala ricreativa. Sono sicuro che Rosalie non ti abbia fatto fare il giro del piano».


Mi guardai intorno ammirando l’eleganza dell’ambiente quando ad un certo punto rividi la ragazza del parcheggio che parlava con Rosalie vicino all’ascensore.
«Lei lavora qui?» domandai a Jasper.
«Chi?»
La indicai con un dito e proprio in quell’istante i nostri sguardi si incrociarono.
«Oh, lei! È l’amministratrice dell’azienda» rispose Jasper divertito.
«Merda.»
«Non conosce altre parole?» mi domandò divertita lei. Ma quando si era avvicinata a noi?
«Mi scusi, io…» Iniziai a balbettare abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.
Merda.
«Ha bisogno di qualcosa?», mi domandò gentile, cercando di risollevarmi dall’imbarazzo nel quale ero piombato.
Scossi il capo, incapace di guardarla negli occhi.
«Lei è il nuovo contabile, vero?»
«Sì.»
«Venga nel mio ufficio, Rosalie mi stava parlando proprio di lei.»




 

  
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