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Autore: Paridoso1    06/06/2020    0 recensioni
Pensate originariamente come storia singola, le Cronache raccontano del vaggio attraverso le dieci Ere di Loren e i suoi compagni alla ricerca di dieci leggendari artefatti che sarebbero in grado di cambiare il passato.
Genere: Avventura, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mikahil o L’uomo-mollusco con un passato piuttosto controverso
 
Mikahil osservò la statuetta, e la statuetta parve osservare Mikahil. Quando si avvicinò, tutto attorno a lui sembrò farsi più luminoso: i bracieri iniziarono ad ardere più intensamente, e le nuvole sopra l'apertura sul soffitto della grotta fecero spazio alla luminosa luna piena. Persino la torcia di Mikahil sembrava più brillante, così come lo scudo protettivo che gli Antichi Padri avevano posto a guardia dell'idolo. Lo scudo avrebbe impedito a qualsiasi essere vivente di raggiungere la statuetta, compiendo così - stando ai testi - un miracolo talmente prodigioso da poter cambiare il mondo in uno schiocco di dita.

Il suo braccio destro, un complesso congegno biomeccanico per la quale aveva pagato fior di quattrini - per tacere del suo vero arto - penetrò senza fatica il campo di forza mentre le fiamme nei bracieri si elevavano fino al soffitto della caverna, proiettando ombre spaventose e trasformando la grotta in un deserto. A pochi centimetri dalla statuetta, Mikahil si fermò, soppesò la situazione e si rese conto che, tutto sommato, non sapeva affatto cosa stava facendo. Così, estrasse la mano dal campo di forza, armeggiò con alcuni meccanismi simili a nocche posti sull'avambraccio, ed infine afferrò il campo di forza stesso e lo portò con sé, trascinandovi insieme la statua. Nella grotta fu il buio.
 

 
Una voce gracchiò all’orecchio di Claire. -Allora, sei a buon punto?-, le chiese. Dal tono calmo e quasi ostentatamente svogliato dedusse che si trattava di Richard - probabilmente, Loren avrebbe semplicemente abbaiato un “allora?” - dato che le interferenze rendevano assai difficile sentire distintamente le voci negli auricolari.

-Quasi tutto pronto, ho raggiunto adesso il punto C.- rispose.

Il punto C era un incrocio poco trafficato, ancor meno frequentato in quella particolare notte, in cui i generatori geoelettrici della città erano programmati per rilasciare tutta la tensione accumulata nel corso dell’anno, tutti insieme, in una spettacolare tempesta magnetica che tingeva di verde e violetto il cielo. La sera dell’Aurora, tutti rimanevano in casa o si allontanavano da Berma il tanto che bastava per ammirare i giochi di luci senza problemi, generalmente accampandosi sulle colline circostanti.

Pur non essendo dannosa per l’uomo, l’Aurora era deleteria per i delicati chip dei meccanismi ad orologeria con cui funzionavano molti degli elettrodomestici della Sesta Era, quindi per evitare danni alle strutture le case del tempo erano in genere pesantemente isolate.

-Qui Loren, ho piazzato gli amplificatori nei punti A e G.- annunciò un’altra voce nell’auricolare -Mi allontano prima del picco.

Al contrario di Claire e Richard, Loren non poteva esporsi alla tempesta: in quest’epoca il suo corpo presentava numerosi innesti meccanici, anche se sembravano molto più raffinati e meglio realizzati rispetto a quelli che sfoggiava -o che avrebbe sfoggiato- nella Settima. A quanto aveva capito, per qualche motivo le sue parti artificiali si adattavano al livello tecnologico dell’Era in cui venivano catapultati di volta in volta.

-Perfetto, ritirati pure.- fece Claire -Rick, direi che la prima parte è fatta.-

Richard armeggiò con il pannello di comando del Kostchtchie. Nella Settima Era il mech - Richard ancora ignorava come diavolo avesse fatto a portarselo dietro - aveva preso la forma dei tre piccoli animaletti meccanici che avevano intrattenuto la folla sull’Aquilon, ma ora che era tornato di nuovo di una grandezza tale da essere pilotato Richard si sentiva molto più a suo agio, e anche se i meccanismi sembravano molto più complessi di quelli a cui era abituato era comunque riuscito a capirci abbastanza per farlo muovere, e per trasmettere e ricevere segnali. Inserendo un’ultima password innescò il conto alla rovescia: tra un’ora e diciotto minuti, proprio in corrispondenza con l’inizio dell’Aurora, undici amplificatori di campo posti attorno al Museo Nazionale di Arte Antica avrebbero diretto le onde della tempesta elettromagnetica verso l’edificio e, con un po’ di fortuna, sarebbero riusciti ad oltrepassare a forza le schermature, mandando in cortocircuito i sistemi di sicurezza del museo. Così sarebbero potuti entrare tranquillamente per recuperare il manufatto presente nella Sesta Era, che pareva essere conservato in una cella sotterranea.

Passata poco più di un’ora, dalla sua postazione nascosta su un albero, Claire notò qualcosa di insolito: un uomo, vestito in un lungo cappotto malgrado la temperatura decisamente estiva, aveva già compiuto vari giri attorno all’edificio che lei e Richard stavano sorvegliando, ed ora si era seduto sulla piccola scalinata davanti al portone, come ad aspettare impaziente qualcosa.

Claire si sistemò nervosamente la benda sull’occhio sinistro, alzandola e abbassandola più volte come a volersi lustrare un occhio che non c’era più: se quel tipo rimaneva lì, il loro piano poteva anche andare a farsi friggere. Pensò di chiamare Richard, ma proprio mentre stava sistemandosi l’auricolare l’individuo sospetto si mosse. Mancava ormai solo una manciata minuti all’inizio dell’Aurora.
Sotto lo sguardo attonito della ragazza, l’uomo si tolse il cappotto rivelando un braccio destro di dimensioni esagerate e decisamente più simile alla chela di un granchio che ad una mano umana. Con la stessa chela, lo strano individuo tranciò la porta del museo come se fosse burro e spinse via senza sforzo i detriti, dopodiché entrò come se niente fosse.

Cazzo, si disse Claire, questo ci porta via la reliquia. Fece per chiamare Richard, ma appena questi rispose una pesante interferenza la costrinse a terminare il collegamento. Contemporaneamente, accompagnato da un suono simile al ronzio di un calabrone troppo cresciuto, un velo violetto cadde sul mondo, ricoprendo ogni cosa di un debole alone luminescente. Al diavolo: sarebbe entrata senza farsi vedere e sarebbe corsa subito verso i sotterranei. Lì avrebbe dovuto aspettare Richard, avrebbero portato fuori la reliquia dal retro e sarebbero andati da Loren, nascondendosi tra la folla. Un banale ladro, per quanto somigliante ad un crostaceo, non poteva certamente essere un problema. Circospetta, Claire si avvicinò alla porta, ed infine entrò.

L’uomo-granchio non sembrava aver lasciato impronte diverse dai residui della porta, quindi Claire non riuscì ad individuarlo entrando. Addentrandosi tra i corridoi deserti, Claire cercò di lasciarsi alle spalle la spiacevole idea che anche il ladro crostaceo fosse, come lei, entrato nel museo per sottrarre la reliquia che avrebbe permesso a chi l’avesse toccata di tornare indietro nel tempo fino all’Era precedente. Tuttavia, lo strano tempismo con cui quell’uomo era entrato in scena, unito alla costante sensazione di essere osservata - anche se questa poteva, si disse Claire, essere benissimo dovuta alle numerose statue esposte - le impedirono di smettere di pensarci.

Quando fu sulla porta dei sotterranei, Claire fu sollevata nel vederla ancora chiusa a chiave: questo voleva dire che l’ospite indesiderato non mirava al suo stesso obbiettivo. Un po’ più tranquilla, iniziò a scassinare la serratura. Chi l’avrebbe detto che aver imparato a scassinare le serrature delle manette le sarebbe servito a qualcos’altro a parte gli spettacoli di escapologia? Perlomeno, la ragazza pensava che le sarebbe stato utile, ma non fu decisamente così. Il grimaldello che aveva preparato si era rotto nella serratura dopo alcuni secondi, e così il piano era cambiato da “entrare senza farsi notare” a “entrare senza fare troppo rumore col piede di porco”.

-Hai bisogno?- fece una voce alle sue spalle, mentre cercava disperatamente di far leva sulla serratura.

Claire fece appena in tempo a rispondere “no, faccio da sola” prima di rendersi effettivamente conto che c’era qualcuno alle sue spalle ed arretrare gridando, contravvenendo ad ogni buon proposito di silenzio possibile. Dietro di lei c’era l’uomo misterioso, spaventato a sua volta dall’urlo di Claire: non si aspettava una reazione così rumorosa, e cercò maldestramente di tranquillizzarla.

-Okay, chi cazzo sei tu?- chiese Claire appena si fu ripresa.

-Mikahil,- rispose il crostaceo -ma va bene Mike. Non ti faccio niente.-

Mikahil spiegò che anche lui stava cercando la cetra che viaggia nel tempo, e che se Claire avesse accettato, avrebbero potuto dividere i profitti.

...

Lungo il tragitto per il caveau, Claire ebbe modo di conoscere meglio il suo inaspettato socio in affari. Non sembrava molto interessato al potere della cetra, quanto piuttosto al denaro che avrebbe guadagnato vendendola. -Dopotutto-, aveva proposto a Claire, entusiasta -potete usarla tu e i tuoi amici per tornare indietro, e io posso venderla a chi mi pare-. La ragazza non aveva risposto, per paura che il loro fragile accordo venisse meno, ma sperò ironicamente che non l’avesse già venduta in anticipo, o l’acquirente ci sarebbe rimasto decisamente male: le reliquie accompagnavano infatti l’utilizzatore – e con lui tutti gli altri viaggiatori nel tempo – fino all’epoca precedente
Arrivati al caveau, Mikahil estrasse da una tasca del suo cappotto una piccola statuetta. –Vedi,- spiegò, improvvisamente tutto serio -oggetti con un’energia simile si attirano.- La statuetta, dal palmo della mano dell’uomo, sembrava volersi dirigere da sola verso una precisa destinazione. Claire ne fu ben poco impressionata - lei stessa avrebbe potuto farla volteggiare come un uccello, e comunque non era sicuramente la cosa più straordinaria che avesse visto, contando che stava viaggiando con un uomo capace di sputare fiamme - ma notò che la statua era molto simile al Kostchtchie, anche se il bizzarro veicolo di Richard non aveva le ali ed era un po’ più tozzo. Claire era piuttosto confusa, ma preferì tenere per sé stessa le sue domande. Probabilmente sapeva più di quanto voleva dare a vedere, ma in ogni caso qualora avesse usato la cetra per viaggiare nel tempo avrebbe comunque trasportato anche lei e gli altri, quindi quello non era un gran problema.

La statuetta li condusse davanti ad una cassaforte, che Mikahil tranciò di netto con le sue chele. All’interno vi era una singola moneta dall’aspetto antico.

-Una moneta?- chiese Claire –non dovrebbe essere tipo… uno strumento musicale?-

Mikahil ci pensò un po’ su, e poi si mise a ridere. –Lo sai cos’è questa, Claire?- chiese, senza aspettarsi una risposta -Una lira. A quanto pare, alcune monete antiche avevano il nome di questo strumento. E una traduzione sbagliata avrà fatto il resto.-

Il breve momento di ilarità dell’uomo-granchio fu interrotto dalle sirene dell’allarme. Lui e Claire si scambiarono una veloce occhiata, e la ragazza afferrò la moneta con il suo congegno, per poi infilarsela in una tasca. Dopodiché, cercò di contattare i suoi compagni.

-Claire, hai fatto scattare l’allarme?- chiese indispettito Loren. A quanto pare, l’aurora era durata fin troppo poco.

-Ho avuto un problema, sputafuoco. Venite a prenderci all’uscita di servizio, okay?-

Senza curarsi delle proteste di Loren, Claire interruppe la spiegazione e fece segno a Mikahil di seguirla. Nei giorni precedenti aveva studiato alcune vecchie piante dell’edificio, e conosceva un passaggio che portava verso un’uscita secondaria inutilizzata. La porta era stata murata, ma Richard era stato previdente nel preparare un paio di cariche esplosive da piazzare e far detonare al momento dell’uscita di scena. I due ladri sgattaiolarono attraverso corridoi inutilizzati, stanze piene di polvere e ragnatele ed addirittura in una specie di tunnel, fino ad arrivare ad un corridoio seminascosto. La porta sul retro sembrava essere stata buttata giù a calci - tipico di Loren, si disse Claire -, e due uomini a bordo di un grosso robot rannicchiato aspettavano ansiosamente appena fuori. Richard comandò al Kostchtchie di afferrare Claire lo sconosciuto, e infine il robot si allontanò con due persone nella cabina di comando ed una in ogni mano, inseguito dai veicoli della polizia che lo rincorrevano a sirene spiegate.

-Voi due mi dovete delle spiegazioni!- sbraitò Loren, cercando in tutti i modi di evitare di essere sbalzato via dalla cabina di comando, ora semiaperta -Soprattutto: chi è costui?-

Richard fece fare al mech una brusca curva a sinistra, che quasi sbalzò via Loren.

-Un amico.- rispose pacificamente Mikahil. –Sa qualcosa sulle reliquie,- aggiunse Claire -mi ha aiutato a trovare la “cetra”-

Un’altra curva stretta, questa volta a destra. Invece della strada libera che Richard si aspettava, c’era un posto di blocco con alcuni veicoli militari. Quando il Kostchtchie si fermò, i fuggiaschi erano circondati. Il mech era sicuramente potente, ma il fatto che Richard non avesse compreso appieno come usare questa versione era un limite piuttosto importante. Inoltre, uno dei veicoli militari si stava preparando a sparare con un fotoneutralizzatore: i suoi raggi, molto simili alle radiazioni dell’Aurora, non avrebbero ferito nessun essere vivente, ma erano abbastanza per fermare il mech e, forse, anche per uccidere Loren.

Molto lentamente, come intimatogli dagli ufficiali, Richard poggiò a terra Claire e Mikahil e fece per afferrare Loren per poterlo far scendere dall’abitacolo, ma quando l’uomo meccanico fu sulla mano del Kostchtchie, al grido di “fuoco!”, venne scagliato contro la folla di poliziotti che si era radunata dietro al gruppo. Non avendo avuto tempo di generare un fuoco – cosa che, in quell’Era, richiedeva anche una decina di secondi – Loren si limitò ad atterrare addosso a una guardia, mettendola fuori combattimento. Nella testa di Richard l’esito era ben diverso.
Nell’imbarazzo generale, i quattro fuggitivi si guardarono e decisero che le guardie non gliel’avrebbero fatta passare liscia facilmente.

-Ehi, Claire,- fece Mikahil sottovoce -non puoi semplicemente toccare la moneta?-

-È complicato,- rispose -dobbiamo essere tutti a contatto.-

-D’accordo. Avete quindici secondi. E ricorda, noi ci siamo già visti.-

Senza prodursi in ulteriori spiegazioni, l’uomo-crostaceo urlò a pieni polmoni mentre i primi colpi di fucile iniziavano a risuonare. Là dove c’erano un tempo chele di granchio nacque una moltitudine di tentacoli, simili a quelli di un calamaro. Proprio come un calamaro, da in mezzo ai tentacoli Mikahil emise una nube di inchiostro nero che pareva espandersi come se fosse sott’acqua. In pochi istanti, nessuno fu più capace di vedere alcunché.
 

 
Dall’interno sicuro del suo guscio, Mikahil osservava la scena divertito. Le forze dell’ordine, confuse, sparavano alla cieca cercando di colpire dei bersagli ormai spariti, tornati chissà quanto indietro nel tempo. Presto si sarebbero rincontrati – o meglio, nel passato il gruppo si era già ricongiunto, ora si trattava solo di aspettare. Armeggiando con la sua Reliquia, Mikahil si dispiacque per i propri inseguitori: probabilmente, avrebbero avuto un forte mal di testa, il giorno dopo. Grazie all’energia misteriosa di cui era carico il piccolo idolo, l’esistenza di Mikahil esplose e riecheggiò per tutte e dodici le Epoche, disperdendosi e tornando a concretizzarsi solo nella Quinta.
   
 
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