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Autore: NyxTNeko    07/06/2020    1 recensioni
Napoleone Bonaparte, un nome che tutti avranno letto almeno una volta sui libri di scuola.
C'è chi l'ha adorato, chi odiato, chi umiliato e chi glorificato.
Ma siamo sicuri di conoscerlo veramente? Come si sa la storia è scritta dai vincitori e lui, il più grande dei vincitori, perse la sua battaglia più importante.
Dietro la figura del generale vittorioso e dell'imperatore glorioso si nasconde un solitario, estremamente complesso, incompreso che ha condotto la sua lotta personale contro un mondo che opprime sogni, speranze e ambizioni.
Un uomo che, nonostante le calunnie, le accuse, vere e presunte, affascina tutt'ora per la sua mente brillante, per le straordinarie doti tattiche, strategiche e di pensiero.
Una figura storica la cui esistenza è stata un breve passaggio per la creazione di un'era completamente nuova in cui nulla sarebbe stato più lo stesso.
"Sono nato quando il paese stava morendo, trentamila francesi vomitati sulle nostre coste, ad affogare i troni della libertà in mari di sangue, tale fu l'odioso spettacolo che colse per primo il mio occhio. Le grida dei morenti, i brontolii degli oppressi, le lacrime di disperazione circondarono la mia culla sin dalla nascita".
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore, Periodo Napoleonico
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Beaucaire, 28 luglio

- Direi che è arrivata l'ora di svagarci un po', capitano Buonaparte, che ne dite? - propose il cocchiere al giovane ufficiale accanto a lui che stava controllando sulla carta dove si stavano dirigendo. Era talmente concentrato, assorto nei suoi ragionamenti, da non averlo ascoltato. L'uomo emise un respiro e gli diede una gomitata sul braccio.

- Co-cosa? Ma che... vi salta in mente? - sbottò il ragazzo colto di sorpresa, lo fulminò lievemente irritato. Cos'era tutta quella confidenza? Erano solo compagni di viaggio, mica amici.

- Perdonatemi, ma volevo farvi presente che sarebbe meglio riposarci un po', dato che siamo arrivati a Beaucaire - gli fece notare con più gentilezza il compagno. Non era sua intenzione disturbarlo, però si era sentito in dovere di informarlo. Avevano viaggiato praticamente senza fare soste, ad eccezione di Tarascon, cittadina situata sulla sponda sinistra del fiume, per fare carico di munizioni. 

- Beaucaire? - chiese Napoleone sbattendo le palpebre più volte - Perché questo nome mi è familiare? - si massaggiò il mento leggermente pungente per via della barba incolta, mugugnava qualcosa d'incomprensibile. Il povero cocchiere non poteva sapere che stava parlando in un'altra lingua, il corso per l'appunto, e per questo lo considerava sempre più bizzarro, strano. Aveva intuito la sua estraneità, quell'accento e quel nome caratteristico erano fin troppo evidenti, tuttavia non volle mai indagare sulla sua identità, per riservatezza e per timore. C'era una sorta di alone misterioso che lo circondava e lo rendeva imperscrutabile.

- Perché è famosa per la sua fiera - rispose l'uomo vedendolo pensieroso - Si tiene ogni anno a partire dal 22 di questo mese, e oggi è l'ultimo giorno, per questo vi avevo proposto di fermarci qui stanotte e svagare un po' - precisò conciso - Siamo stati fortunati - aggiunse infine con aria complice. 
Il volto di Napoleone parve illuminarsi improvvisamente e fissò il compagno per parecchi istanti - Giusto, come ho fatto a dimenticarlo? - si diede un colpo in testa con il dorso della mano, ridacchiando - Devo essere proprio stanco - specificò poi sarcastico.

- Tutti hanno bisogno di riposarsi e distrarsi qualche volta - gli riferì l'altro comprensivo. In fondo aveva dato grande prova di resistenza e abilità incredibili. Se Avignone era caduta il merito era in parte suo, era giovane ma precocemente sveglio, nonostante molte volte si chiudesse in sé stesso a rimuginare e pensare incessantemente.

Napoleone lo guardò nuovamente e  ricambiò il sorriso, la pazienza di quell'uomo era davvero impressionante. L'età, l'esperienza lo avevano reso tale oppure era il suo carattere, la sua naturale inclinazione? - Forse avete ragione buon uomo, che sarà mai focalizzarsi su altro una volta ogni tanto? - ammise sincero, sollevando le spalle.

Incuriositi dal baccano proveniente dalla piazza principale, i due decisero di lasciare la carovana poco distante dalle bancarelle, sorvegliata da alcune guardie, e s'inoltrarono tra le vie rese strette e trafficate. Vi era merce di qualsiasi tipo e gente da ogni angolo della Francia, tra mercanti ambulanti e compratori. Napoleone non aveva mai visto tante persone ammassate, calcanti, pronte a vendere e ad acquistare, nemmeno in Corsica, durante le processioni e le fiere a cui era costretto a partecipare, ce n'era così tanta - Persino in tempi di Rivoluzione c'è una moltitudine di gente alle fiere? È assurdo! - commentò il giovane a bocca aperta.

- Siete troppo abituato al dovere, capitano per comprendere la voglia di normalità che si cerca di ricreare ultimamente - emise ridendo il compagno di viaggio. Adocchiava qua e là delle pregiate stoffe francesi, realizzate con molta professionalità e diligenza. I prezzi restavano il vero, grosso problema, l'inflazione era impietosa e rendeva difficoltoso acquistare anche i beni di prima necessità. "E pensare che la Rivoluzione è scoppiata proprio a causa dei prezzi elevati, non so proprio dove andremo a finire".

Vide il ragazzo fermo dinnanzi ad una bancarella colma di ottima seta orientale, parlava animatamente, gesticolando, con il mercante circa la provenienza e le varie procedure di lavorazione che rendeva quella seta unica al mondo - È vero che questo tessuto viene originato in questo modo? E viene colorato in quest'altro? - Parecchie volte il mercante non riusciva a rispondere a quelle domande tanto dettagliate. Allora Napoleone partiva con le delucidazioni, sapeva più cose del venditore, questi inizialmente gli diede ascolto, quando poi si rese conto che gli stava facendo perdere dei clienti lo intimò dicendogli - O comprate qualcosa ragazzino oppure andatevene, non ho tempo per sentire le vostre storielle, se non vendo non mangio...

- Scu-scusate - balbettò Buonaparte, in parte dispiaciuto per avergli fatto perdere del tempo prezioso, in parte adirato per il modo in cui era stato trattato. In fondo stava solamente chiedendo dei chiarimenti e descrivendo alcuni processi che non conosceva e che gli sarebbero stati utili.

Il cocchiere era stupefatto - Come fate a sapere tutte queste cose? - gli chiese quasi di getto.

- Leggendo - rispose in modo secco Napoleone, ancora indispettito per la reazione del mercante. Se pochi minuti prima era bruciato dal desiderio di continuare ad osservare le merci esposte, in quell'istante svanì definitivamente.

- Eppure da come avete parlato sembrava che foste stato veramente in Oriente ad ispezionare tutta la fabbricazione della seta - Ancora non capiva come fosse possibile che un ragazzo del genere non avesse ricevuto attenzioni o non fosse balzato agli occhi di qualche potente.

- In Oriente non mi avrebbero trattato in quel modo - borbottò tra i denti furente, poi si calmo e scorgendo la curiosità negli occhi del cocchiere iniziò a parlottare con lui - Uno dei miei sogni è andare nelle zone più remote del mondo per conoscerle a fondo, penso che molti libri siano incompleti o di parte e non rendano l'idea di quei posti tanto affascinanti, d'altronde noi occidentali crediamo di essere il centro del Mondo, invece è lì che è nata la civiltà, il Grande Alessandro... - si fermò per riprendere fiato e per esaminare le sue reazioni. Si erano allontanati dai banconi e stavano tornando ai carri per controllare che la situazione fosse a posto.

- Vi prego continuate, siete un pozzo di sapienza, raramente ho incontrato giovani così colti e preparati - confessò l'uomo imbarazzato. Accanto a lui si sentiva un ignorante, pur avendo un istruzione più che buona, quel ragazzo gli dava l'impressione di conoscere qualsiasi cosa, che razza di testa doveva avere? Se aveva appreso e reso suo quell'argomento che nulla aveva a che fare con l'artiglieria o l'esercito, non osava ipotizzare come sapesse la sua disciplina.

- Come volete, almeno qualcuno è interessato alle mie storielle - emise mordace, in cuor suo era comunque contento di vedere che era realmente attratto - Dicevo...il Grande Alessandro aveva in mente di costruire il più esteso Impero d'Oriente e vi riuscì per poco, arrivando alle Indie, se solo il destino non fosse stato beffardo con lui, avremmo potuto studiare l'impero più straordinario della Storia, per fortuna ci ha pensato Roma ad unire Occidente ed Oriente... - proseguiva analizzando ogni popolazione che aveva vissuto in quei luoghi, fino agli Ottomani che vi risiedevano ancora.

Parlava di ognuno di loro con profondo rispetto e immensa ammirazione, non vi era pregiudizio nelle sue parole e nel suo tono, era sicuramente innamorato di quei posti, o mondi come li chiamava lui. Infine accennò anche agli Egizi, di cui si sapeva troppo poco, all'epoca, le uniche fonti che si avevano erano del periodo ellenistico e romano - Un giorno, ne sono sicuro, questa civiltà ci rivelerà, mostrerà, i suoi segreti più reconditi e sconosciuti, sta solo aspettando il momento propizio... - concluse quasi profetico.

Alla fine del lungo e appassionato monologo il capitano aveva la gola secca, inoltre lo stomaco reclamava cibo, non metteva niente sotto i denti da quasi due giorni. Se voleva restare in piedi sarebbe stato saggio riempire la pancia - Credo proprio che dovremmo cercare una locanda, oppure non arriverò all'alba - scherzò Napoleone, in realtà non aveva molti soldi con sé e avrebbe voluto spenderli per altro o conservarli - Voi che fate? Venite con me?

- Andate pure tranquillamente, capitano, ho mangiato lungo la strada poco fa, mentre voi eravate preso dalle carte, sono proprio pieno - fece il compagno sazio, massaggiando la pancia rotondetta - Vi attenderò al carro, tuttavia non so proprio se riuscirò a stare sveglio...

- Vi sveglierò io, se sarà il caso - ammiccò il giovane, gli augurò un buon riposo e si avviò a passo svelto nella locanda più vicina. In  questo modo avrebbe potuto tenere sott'occhio la carovana. La prudenza non era mai troppa. Aprì la porta cigolante e si sporse lentamente - È permesso? Si può?

- Prego entrate pure - lo invitò uno degli ospiti della locanda - Toh, guardate, un ufficiale, ci mancava solamente un militare stasera... - sbeffeggiò ridendo sotto i baffi.

Quelle parole fecero corrucciare Napoleone, il quale si sentì quasi intenzionato ad andare in un'altra locanda, avendo percepito in esse dell'ostilità. Intuì che molto probabilmente erano sanculotti o addirittura controrivoluzionari.

- Smettila, così mi fai perdere i clienti, che figlio di... - esclamò il proprietario interrompendosi volutamente, dopodiché fece segno a Napoleone di avvicinarsi - Avanti ragazzo, il mio cliente non voleva essere offensivo, non ha perso l'abitudine di parlare prima di riflettere...

- Be-bene, allora buonasera a tutti... - effuse con un sorriso tirato e avanzò silenziosamente verso l'ampio tavolo, attorno al quale vi erano accomodati già quattro persone, dall'abbigliamento probabilmente mercanti, ne avanzava solamente uno. Era una taverna piccola e modesta, eppure molto ben fornita.

- Scommetto 10 franchi che provenite da Avignone e che avete partecipato alla presa della città da parte di Carteaux - ipotizzò quello che aveva parlato prima, pulendosi la bocca con la manica della giacca. Si era scolato un intero boccale di birra.

Prima di rispondere Napoleone si accomodò e si fece servire da mangiare, un pasto che fosse leggero e veloce - Sì e no - emise solamente il corso, e solo dopo essersi ben sistemato, puntualizzò - Giungo da Avignone, però non ho partecipato all'assedio, anche se artigliere mi occupo solamente di rifornimenti, tuttavia so come sono andate le cose, al pari di voi, immagino - si rivolse pure agli altri mercanti, sollevando le iridi grigie e penetranti. Questi constatando la sua inaspettata sicurezza e desiderosi di saperne di più si presentarono e rivelarono la loro provenienza: due erano di Marsiglia, uno di Montpellier e un altro di Nîmes.

- L'esercito di Carteaux è forte? Si dice che abbia perso molte persone all'attacco, ma se è vero che è stato respinto, perché i marsigliesi hanno evacuato Avignone? - interrogò il cittadino di Nîmes, incalzante. 

L'affermazione di Napoleone non si fece attendere - L'esercito era forte di quattromila uomini quando attaccò Avignone, oggi è a seimila uomini, saranno diecimila uomini prima di quattro giorni, ha perso cinque uomini e quattro feriti - era sicuro, seppur non ammirasse per nulla il generale Carteaux era pronto più che mai a difendere la sua iniziativa e quella dei repubblicani giacobini. Grazie alle notizie che aveva recuperato a Tarascon ricostruì il tragitto che il generale avrebbe compiuto, sarebbe piombato e avrebbe sottomesso prima Marsiglia e poi Tolone, i due focolai meno ostici rispetto alla Vandea, ma ulteriormente ardui.

Non aveva alcuna intenzione di dare ragione a questi quattro mercanti che non conoscevano così a fondo l'ambiente militare. Nel conteggio dei feriti e i morti esagerò deliberatamente, era certo, però, che le sue cifre avrebbe fatto più presa rispetto a quella ufficiale. 

I due marsigliesi si guardarono e il più spavaldo replicò dicendo che i suoi conterranei, che avevano difeso strenuamente la città di Avignone accanto agli avignonesi stessi, l'avrebbero ripresa senz'altro, perché disponevano di batterie migliori e di un'organizzazione più che efficente - Tra qualche giorno saremo nel caso di riconquistare Avignone, o almeno rimarremo padroni della Durance...

A quel punto Napoleone passò ad elencare la situazione di tutte le maggiori città della Francia, con sempre più ardore rivoluzionario, quasi feroce, nemmeno lui riusciva a credere di potersi infervorare veramente alla causa repubblicana con così tanta veemenza, lui che si era illuso, ripromesso, di non dover farsi coinvolgere dal destino francese. O forse, rifletteva, nel frattempo che rispondeva a quelli, era solo una sua sensazione, una specie di recita che inscenava per sopravvivere? - Che è male conoscere lo spirito degli uomini e quello del momento, ovunque ci sono due parti, non appena sarai assediato, una sezione avrà il fondo in tutte le campagne: questa è la guerra civile: noi, a lacerarsi a vicenda, l'uno aborrisce, l'uno uccide senza conoscersi... - la sua mente ritornò, per un istante, alla sua Corsica. Trattenne a fatica un sospiro. 

Il marsigliese dubitava della buona parola di quel giovane ufficiale, e per dar credito al suo pensiero e alle sue convinzioni, accennò alla Bastiglia, il simbolo della vecchia Francia abbattuto e rigirò il discorso sulla guerra civile, affermando che era l'esercito di Carteaux a scatenarla, compromettendo, in tal modo, la sua parola.

Napoleone non esitò a ripetere nuovamente, volendo correggere l'assurdità del suo ragionamento, tipico di una persona che si lasciava abbindolare dalle parole del primo controrivoluzionario che passava. Travolto dall'impeto dei suoi sentimenti, che lo avevano invaso, balzò in piedi, sbattendo la mano sul tavolo. Allungò il collo sugli interlocutori - Non dobbiamo più attenerci alle parole, dobbiamo analizzare le azioni e ammetti che apprezzando la tua è facile dimostrare di essere controrivoluzionario...

Gli altri due presenti decisero di intromettersi, dopo aver ascoltato attentamente il dialogo, con immenso interesse, ammettendo di aver sostenuto le azioni dei marsigliesi poiché avevano creduto di fare la scelta giusta. Fino a quando non scoprirono che fossero dei controrivoluzionari - La maschera cadde non appena si rifiutarono di pubblicare la Costituzione, quindi perdonammo alcune irregolarità alla Montagna... - parlarono i due contemporaneamente.

Il cameriere si avvicinò al tavolo e porse un'altra brocca colma di vino, birra e del pane, restando in silenzio. L'ultima cosa che voleva era da disturbare quell'accesa arringa. Il giovane militare, intanto, riprendendo fiato, si riaccomodò e approffittò della discussione tra i tre mercanti per riprendere a mangiare, prima o poi sarebbe riuscito a convincerli.

Il produttore di Montpellier, sempre più indignato dalla pochezza dei marsigliesi, ribadiva velenoso, tentando di giustificare l'iniziale alleanza - È palpabile, per chi vuole riflettere sul fatto che una parte di Marsiglia vuole la controrivoluzione, ammettiamo di volere la repubblica, ma è un sipario che renderemmo ogni giorno più trasparente

- È l'ultima prova che i Marsigliesi hanno danneggiato le operazioni dei nostri eserciti e hanno voluto distruggere la libertà, ma non è di questo che si tratta, la domanda è se possono sperare e da che parte stare? - riprese il militare, subito dopo aver bevuto del vino allungato con l'acqua, evitando di perdere il controllo dei sensi con l'alcol e soprattutto di dire cose a sproposito in un momento simile.

I marsigliesi, stufi di quelle accuse, minacciarono tutti i presenti, sostenendo che seppur il loro esercito fosse a corto di risorse e uomini, avrebbero chiamato persino gli spagnoli, pur di non finire nelle 'grinfie' dei rivoluzionari e in particolare dei giacobini, considerati la vera minaccia per l'intero paese.

A quel punto Napoleone scoppiò a ridere senza freni, gli spagnoli, tra tutti i popoli d'Europa che c'erano proprio quegli incompetenti, presuntuosi e bigotti, dovevano citare, l'avevano detto sul serio - Se gli spagnoli avessero trenta o quarantamila uomini nella loro flotta, tutti pronti a sbarcare, la tua minaccia sarebbe spaventosa, ma oggi è solo ridicola, accelererebbe solo la tua rovina - era semplicemente assurdo solamente pensare ad una cosa simile.

Ritornò serio e sperò di condurli nella strada giusta, accavallò le gambe e parlò loro tenendo lo sguardo fermo - Credetemi, marsigliesi, scrollatevi di dosso il giogo del piccolo numero di furfanti che portate alla controrivoluzione, ripristinate le autorità costituite - bruscamente indirizzò il discorso sul marsigliese più focoso e, di conseguenza, meno incline ad accettare la realtà - Accetta la costituzione, sei stato condotto fuori strada, non è una novità che le persone siano portate fuori strada da un piccolo numero di cospiratori e intrigatori, la facilità e l'ignoranza della moltitudine è sempre stata la causa della maggior parte delle guerre civili... - per risultare più persuasivo Napoleone faceva volteggiare lentamente la mano destra per aria, con il palmo aperto.

- Chi può fare del bene a Marsiglia? Saranno i rifugiati che arrivano da tutte le parti del dipartimento? Sono interessati ad agire nella disperazione. Saranno quelli che ci governano? Non sono nello stesso caso? Saranno le persone! Una parte non conosce la sua posizione, è accecata e fanatica, l'altra parte è disarmata, sospettata, umiliata, così vedo con profonda afflizione, infelicità senza rimedio - sospirò l'altro marsigliese, constatando che quel giovane militare, dalla lingua lunga e affillata, aveva centrato il bersaglio.

- Sei finalmente ragionevole, perché non dovrebbe avvenire una simile rivoluzione su un gran numero di concittadini che sono ingannati e in buona fede! - gridò Napoleone. I due marsigliesi avevano finalmente compreso che l'unica strada giusta da intraprendere era quella consigliata da lui e da nessun altro. Buonaparte era soddisfatto del suo lavoro, la sua padronanza linguistica era stata più che esaustiva.

- Per scusami di tutto offrirermo champagne e soprattutto pagheremo la cena a questo ragazzo dall'aria sveglia e capace - urlarono i due marsigliesi entusiasti. Sollevarono i bicchieri e brindarono alla Rivoluzione, i  compagni di Montpellier e Nîmes approvarono e fecero lo stesso, in armonia. Napoleone rifletteva su quanto discusso, fiero delle capacità acquisite e dimostrate, oramai non poteva più tornare indietro, ed era sempre più bramoso di mettersi in gioco. 
Passarono il resto della serata a bere e a divertirsi, sino alle 2 del mattino, per il giovane non costituiva un problema, in quanto era insonne. Il povero cocchiere, frattanto, era inconsapevolmente crollato dal sonno mentre lo aspettava, immaginando che almeno il giovane capitano si stesse intrattenendo con altre persone e avrebbe potuto passare il tempo in maniera diversa dal solito. 

 

   
 
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