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Autore: inulena    07/06/2020    0 recensioni
Livia è una studentessa italiana. Si è trasferita in Canada con la famiglia dove inizia una nuova vita. Livia è una ragazza normale ma quello che le sta per succedere le stravolgerà la vita.
Genere: Comico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Entro in mensa. Oggi non fa freddo... si congela. Ho il naso tutto rosso, credo di essermi presa un raffreddore e le dita dei piedi ormai sono dei ghiaccioli. Forse esagero... ma dovete capire che io sto bene quando fuori ci sono 40 gradi. Cerco di stringermi ancora di più nella felpa, voglio che diventi la mia seconda pelle, cavolo! Mi siedo, aspettando Charlotte. Ormai è diventata una specie di rito, mangiamo sempre insieme. Questa cosa di non poterla vedere tutte le ore in classe mi disturba, insomma è molto più divertente stare sempre insieme che vedersi solo all'entrata, al pranzo e all'uscita. Sospiro, paese che vai usanze che trovi... non le faccio io le regole.
Guardo il telefono per vedere l'orario, tra poco dovrebbe arrivare. Alzo di poco la testa guardando il tavolo degli stronzi. Ok... ero brilla, ma mi ricordo tutto. Mi ha dato un bacio sulla guancia. Quasi quasi mi metto a ridere per l'imbarazzo. Sono quel tipo di ragazza che cambia canale quando i due protagonisti si stanno per baciare, o quando sta per spuntare fuori il fantasma nei film dell'orrore. Mi faccio prendere dall'emozione e quindi preferisco non guardare.
Pensare che Brutus mi abbia raccontato le sue cose, che stiamo stati cosi vicini mi fa... emozionare. Forse riesco a farmelo amico! Alzo mentalmente un pugno verso il cielo.
"ce la farò" sussurro convinta. Io e gli stronzi diventeremo migliori amici! Al tavolo c'è solo Damian, forse sta aspettando tutti gli altri. Starnutisco.
"salute" la voce di Charlotte. Tiro sul con il naso e le sorrido.
"grazie" si siede davanti a me con il suo vassoio. Come sempre è perfetta... non ha un singolo capello fuori posto, i suoi vestiti sono tutti stirati e i capelli piastrati.
"tu non mangi oggi?" mi chiede vedendo che non ho preso il vassoio. Apro lo zaino e tiro fuori un contenitore con dentro un bel po' di pasta.
"non ce la faccio più... devo mangiare la pasta!" dico tirando fuori la forchetta ed impugnandola come fosse una coltello. Charlotte sorride scuotendo la testa. Inforchetto un fusillo e me lo porto alla bocca. Pasta mi sei mancata!
"ma come fate a mangiare tutti i giorni la pasta?" mi chiede guardandomi male. Alzo un sopracciglio.
"questo è uno stereotipo" le dico puntandole contro la forchetta.
"non mangiamo solo pasta... ma qualche volta ci vuole. Poi scusa, io potrei chiederti come fai tutti i giorni a mangiare gli Hamburger".
"touché" risponde lei. Le sorrido. Visto? Charlotte non se la prede mai. Le sorrido. Anche lei comincia a mangiare una zuppa di formaggio... blah! Qui va tanto... la mangiano in molti. Vabbé, come ho detto paese che vai, usanze che trovi.
"alla fine l'altro giorno come hai fatto a tornare a casa?" mi chiede guardandomi da dietro i suoi grandi occhiali. Alzo le spalle. Non ho niente da raccontare. No Comment Charl.
"Livia... quando siamo tornate a vedere come stavi non c'eri più" mi dice con un piccolo sorriso. Non ho raccontato niente a nessuno delle due... anche perché non ne ho avuto occasione. Poi... bho... credo che quello che mi ha detto Brutus debba rimanere tra di noi, mi sembra una cosa troppo privata, si è fidato di me e io non tradisco la fiducia delle persone, tranne quella della scuola, quella l'ho tradita quando ho rubato quelle cartelle private.
"Allison? Non viene?" gli chiede cercando di cambiare discorso, una tattica ormai consolidata.
"arriva tra poco, l'ho incontrata in corridoio. Cosa hai fatto sabato sera?" Accidenti! Con lei le mie tattiche fortissime non funzionano. È come se io fossi Superman e lei la Criptonite.
"oggi i capelli ti stanno davvero bene" prendo un altro fusillo.
"hai combinato qualcosa" continua sempre più concentrata a stanarmi.
"per non parlare di quella maglietta. FA-VO-LO-SA!" cerca di trattenere una risata.
"oddio!" dice entusiasta. Sposta il vassoio con lo schifo giallo e mi fissa.
"deve essere qualcosa di davvero interessante se per ben tre volte hai cercato di cambiare discorso" mi sorride.
"ho cambiato discorso perché non ho niente da dire" come sono buoni questi fusili.
"bugiarda" Sento gli occhi di Charlotte che mi fissano.
"perché sarebbe una bugiarda?" alzo gli occhi al cielo. Ci mancava solo Allison.
"perché sabato sera ha fatto qualcosa, ma non mi sta dicendo cosa". Altro fusillo. Ma perché dovrei raccontare gli affari miei agli altri?
"Io so cosa ha fatto" dice Allison con un sorriso furbo. Ha i capelli sciolti e le lunghe ciocche gli ricadono morbide sulla schiena. Mi giro di scatto.
"ti ho visto uscire dalla stanza di Brutus" Charlotte apre la bocca e si gira verso di me.
"cosa?" l'eccitazione è evidente nei suoi occhi.
"poi sono saliti in macchina e sono spariti" dice Allison continuando a fare un sorrisino. Alzo le mani... mi hanno sconfitto.
"ok ok... volevo curiosare e sono finita nella camera di Brutus... abbiamo parlato e poi mi ha riaccompagnato a casa. Fine" mangio con più foga. Se ho la bocca piena non posso parlare... eh eh eh, altra tattica infallibile. 
"hai capito la nostra Livia" Charlotte annuisce facendomi un occhiolino. Sospiro...
"avete solo parlato quindi?" mi chiede Allison. La sua voce è seria. Annuisco.
"si... ". Il suo sguardo è serio, troppo serio.
"perfetto" dice sorridendomi e ricominciando a mangiare. Mha... questi sbalzi di umore proprio non li capisco. Un attimo prima è seria, quello dopo mi sorride. Io non la capisco proprio, più mi sforzo e più non capisco.
"non credevo che fossi il tipo di Brutus" dice Charlotte riprendendo a mangiare. Alzo le spalle.
"non credo di essere il suo tipo... forse gli ho fatto solo compassione" ci sta, insomma, ero nella sua stanza e stavo aprendo tutti i cassetti, ero mezza brilla e mi sono appropriata del suo letto... se fosse successo a me mi sarei presa a schiaffi da sola.
"Non sei il tipo di Brutus" sentenzia Allison. Annuisco.
"lui è destinato ad altro..." mi blocco. Capite? Come si fa a non rimanere interdetti davanti ad una frase del genere? Brutus è destinato... a cosa? Non si puo sapere. Perché? Nessuno me lo dirà mai.
"destinato?" provo a chiedere... so che non mi risponderà ma ci provo. Lei sembra accorgersi che ha detto qualcosa di troppo. Mi sorride imbarazzata
"si... ehm... volevo dire che fin da piccolo suo padre ha sempre voluto che studiasse tanto per andare in una grande e prestigiosa università" parla veloce. È agitata. Assottiglio gli occhi.
Sono dovuto crescere in fretta  le parole di Brutus mi tornano alla mente.
"suo padre ha ragione, è importante andare in una buona università" Charlotte parla a bocca piena, rompendo la tensione. Sorrido. Allison si tranquillizza. Per quanto potrà continuare a tenermi nascosta la verità? Quanto potranno tutti loro continuare a mentire?
"Livi ricordati che abbiamo il coro dopo pranzo" mi batto una mano sulla testa.
"porca miseria! Me ne ero dimenticata!"
"coro?" chiede Allison alzando un sopracciglio. Mi sono dovuta iscrivere ad un'attività pomeridiana... qua funziona cosi. Non potrò più tornare a casa dopo le lezioni ma dovrò rimanere qua... insieme alla banda. Mi sono iscritta perché c'era Charlotte e sinceramente penso anche di potermi divertire, poi è molto poetico saper suonare uno strumento... peccato che io non ne sappia usare uno e mi abbiano messo a suonare lo strumento più innocuo di tutti, il triangolo. Ebbene si, signore e signori, sono diventata la suonatrice di triangolo ufficiale della banda della scuola. Sospiro, certe volte senso che le figure di merda mi cerchino... oh ecco la! Livia Minelli, andiamo a torturarla finche non avrà più una vita sociale.
"mi sono dovuta iscrivere" Allison ride.
"non ti ci vedo per niente" alzo le spalle.
"quando sentirai tin durante una canzonecercami, sarò quella con un triangolo in mano" dico facendole l'occhiolino.

 

Charlotte mi prende per mano ed insieme andiamo verso la sala musica. Ho iniziato da una settimana, ma ancora non mi ricordo tutti i nomi dei miei compagni. Entriamo dentro la stanza e sento alcune voci che salutano Charlotte. Lei suona il sassofono, uno degli strumenti più belli ssecondo me, quando sento gli assoli di sassofono, mi vengono i brividi. Ovviamente non è una cima, ma chi se ne frega, l'importante è che sappia mettere in fila due note e per me sa già suonare! Un ragazzo alza la testa e mi saluta.
 "Ciao Livia" sorrido.
"ciao... grande!" dico imbarazzata, porca miseria, non mi ricordo il suo nome. Mi sento una merda.
"Evan" mi sussurra Charlotte.
"si chiama Evan" già, già Evan... il primo con cui ho parlato anche.
"grazie, mia salvatrice" Charlotte sorride.
"di niente". Appoggio tutte le mie cose su una sedia e vado verso gli scaffali che tengono i vari strumenti. Sorrido quando vedo luccicare il triangolo.
"vieni dalla mamma" sussurro sporgendomi per arrivare a prenderlo. Riesco ad afferrarlo.
"oggi ho proprio voglia di suonare" dice Charlotte tirando fuori il suo sassofono.
"Anch'io" dico sventolandole davanti il bastoncino che uso. Lei sorride.
"eddai Livi... è provvisorio, appena imparerai a suona un altro strumento farai anche tu la tua parte"
"guarda che a me piace" dico alzando il triangolo e battendolo. Tin.
"devo tenere il ritmo... se non faccio il Tin nel momento esatto, tutto l'effetto scompare... ho un ruolo di prim'ordine io... tze" Charlotte scuote la testa.
"Charlotte ce l'hai l'ultimo spartito?" chiede ad Evan a Charlotte.
"certo" Charlotte prende la sua borsa ed inizia a cercare. Cerca, cerca, cerca... ma non trova.
"l'avevo messo qui" dice continuando a frugare nella borsa.
"mi sa che me lo sono dimenticato Evan, scusa" gli dice Charlotte dispiaciuta.
"non ti preoccupare" le sorride lui
"non ho neanche il computer per poterlo scaricare" sospira.
"puoi prendere il mio" le dico indicando il mio zaino.
"oggi avevo una specie di ricerca e l'ho dovuto portare... se vuoi puoi usarlo" le dico andando a prenderlo. Tiro fuori il mio bellissimo computer... io lo chiamo Meraxes... ho scelto questo nome perché mi sembra il nome di un drago e il mio computer vola in internet come un drago... eh eh eh... sono simpatica. Lo porgo a Charlotte che mi ringrazia.
"io intanto vado in bagno" le dico inserendo la password. Lei annuisce
"per fortuna l'ho salvato nel drive..." esco dalla stanza alla ricerca del bagno... porca miseria, ultimamente la vescica mi sta abbandonando... oddio di già?
Arrivo al bagno e faccio pipi. Esco dal bagno e mi lavo le mani. Sempre lavarsi le mani. La tasca posteriore dei pantaloni vibra. Prendo il telefono e vedo un messaggio da Camilla. 

Non ci sentiamo da un po'... sei già stata sommersa dallo sciroppo d'Acero? In più so che hai fatto a botte... GRANDE RAGAZZA! 

Oh Camilla... mi manchi! Camilla è una mia vecchia amica d'infanzia. È molto decisa ed è un mix esplosivo tra Sicilia e Puglia... la prendiamo sempre in giro per la sua pronuncia. Adoro Camilla, mi fa sempre ridere. 

Cami... le ho tirato uno di quelle sberle che se le ricorda finche viveStasera ti chiamo.

Con Charlotte ed Allison non me la sento di parlare di Brutus, per due motivi, il primo è che le conosco da troppo poco e voglio proteggere la confessione di Brutus, e per secondo loro con me hanno un sacco di segreti... perché dovrei fidarmi di persone che mi tengono all'oscuro dei loro pensieri? No! La fiducia deve essere ripagata. Ovvia! Esco dal bagno cercando di asciugarmi le mani scuotendole in aria. Appena esco vedo Charlotte parlare con Brutus in fondo al corridoio. Charlotte è molto animata scuote le mani... è arrabbiata, non l'ho mai vista cosi. Charlotte di solito è molto posata e tranquilla. Mi avvicino.
"... non pensavo che fossi cosi, tu dovresti tenerla alla larga. Si è messa a fare ric..." si blocca non appena mi vede, si blocca. Mi guarda piena di rabbia. Eccoci! Che ho fatto? Lo sguardo di Brutus è molto meno severo... quasi preoccupato.
"che succede ragazzi?" gli chiedo facendo un piccolo sorrido.
"succede che non ti fai gli affari tuoi Livia" dice Charlotte con le lacrime agli occhi.
"succede che non ti rendi conto che la tua curiosità mette in pericolo tutti noi" faccio un passo indietro. Che? Scuoto la testa.
"aspetta... che cosa stai dicendo?"
"hai rubato anche la mia cartella!" mi urla contro. Ok... stiamo calmi. Alzo le spalle.
"volevo sapere di più" le rispondo. So di non averla fatta pulita, ma arrabbiarsi cosi tanto mi sembra esagerato.
"volevi sapere di più... tu hai tradito la mia fiducia... nessuno ti da il diritto di andare a frugare nel passato di una persona, se questa non te lo vuole raccontare... è la mia vita Livia. Stanne fuori" continua ad urlarmi contro. La stessa cosa che mi disse Brutus... stanne fuori. Questi ripetono tutti le stesse frasi, come se leggessero un copione. Inizialmente rispettavo il riserbo di Charlotte... volevo aspettare il momento in cui si sarebbe fidata di me, ma poi ho notato che non vuole fidarsi di nessuno... che lei vuole stare sola, lei nasconde un segreto, esattamente come ogni singolo abitante di questo paese.
"Calma Charl... non c'è scritto un cazzo su quelle cartelle" incomincio ad alterarmi anch'io, se non la smette tra poco le urlo contro.
"non sono le cartelle il problema Livia... è la tua curiosità morbosa, la tua capacità di intrufolarti in ogni cosa e anche la tua insistenza non richiesta. Tu non sai niente, ci metti tutti in pericolo cosi! Stanne fuori!" detto ciò mi spintona e se ne va. Ok... Sono arrabbiata. Brutus è rimasto in silenzio da una parte. Mi guarda. Allunga una mano ma poi l'abbassa. Posso capire di averla ferita, di aver tradito la sua fiducia, di essere troppo curiosa... ma cazzo non so proprio in che modo posso metterla in pericolo. Io ho rubato le informazioni, non lei... forse ha paura di essere messa in mezzo, di essere espulsa. Non lo so... non lo so... cavolo non so più niente.
"io te l'avevo detto fin dall'inizio di non impicciarti" Pessima scelta di parole. Alzo lo sguardo e lo fulmino con lo sguardo.
"sei stato tu, vero? Gliel'hai detto tu a Charlotte che avevo rubato anche la sua cartella" lui alza un sopracciglio.
"che? No!" si passa una mano tra i ricci. Castagna vai a fanculo!
"Povero angelo... tu non hai fatto niente" lo prendo in giro.
"Io mi sono fidata di te Brutus. Ti ho detto che era un segreto... mi sono fidata" cerco di ucciderlo con lo sguardo, solo perché se lo facessi con le mani finirei in galera.
"non sono stato io" ripete più fermo.
"perché dovrei crederti? Mi avevi detto che non avevi parlato neanche con Allison ed invece poi si è scoperto che lo avevi fatto". Adesso anche lui è arrabbiato
 "con Allison era diverso" lo spintono.
"smettila di dire che era diverso!" gli urlo contro.
"Smettila di cercare di separarmi dalla persone a cui voglio bene..." stringo i pugni. È veramente uno stronzo.
"io non ho raccontato a nessuno quello che mi hai detto..." sussurro guardandolo. L'ho colpito. Lo vedo in modo in cui indietreggia, lo vedo da come mi guarda, da come cerca di avvicinarsi. L'ho colpito, ma lui ha colpito più duramente me.
"non ti avvicinare" gli dico.
"lascia che ti spieghi tutto"
"no! Non voglio sapere più un cazzo... non voglio sapere più niente su tutti voi" mi giro e corro. Voglio andare via, voglio tornare a casa. Voglio tornare in Italia. Fanculo!

 

Entro in camera sbattendo la porta. Butto lo zaino per terra e mi lascio andare sul letto. Ma che... Ma come osa? Ma come si permettono? Ma ci stanno con la testa? Prendo il cuscino e comincio a tirarci sopra dei pugni. "ma-che-cazzo-hanno-questi-tizi" una parola, un pugno. Continuo a picchiare il cuscino, finche non me lo metto sulla faccia e comincio ad urlarci dentro. Questi segreti mi fanno arrabbiare... mi fanno uscire di testa. Devo scoprire cosa fanno, devo scoprire chi sono. È strano, ma più mi impediscono di sapere la verità e più che io mi impegno per scoprirla. Colpisco un'altra volta il cuscino. Sento la porta di camera aprirsi.
"questi sembrano rumori di due persone che fanno sesso, ma so che è impossibile perché tu non hai un ragazzo" ad affacciarsi è mio padre. Entra ad occhi chiusi per poi aprirli.
"meno male... non c'è davvero un ragazzo" la sua espressione si fa più seria quando vede che non rido alla sua battuta.
"che c'è ragazzina?" mi chiede entrando in camera. Si leva gli occhiali e se li porta sulla testa. Lo guardo.
"sei arrabbiata" annuncia. Annuisco.
"mmm" mi guarda strano, un piccolo sorriso spunta sulle sue labbra.
"vieni con me" dice uscendo dalla stanza. Alzo un sopracciglio e lo seguo. Scende le scale, esce dalla porta ed entra in quello che è il nostro garage. Essendo un rivenditore di auto antiche, mio padre ha anche sviluppato una certa passione per la meccanica. Certe volte scompare per delle ore dentro il garage e torna con delle chiazze di olio sulla faccia, o con del sapone per i tergicristalli sui capelli. Il garage è il suo regno. In casa comanda mamma, ma in garage comanda babbo. Mi fermo sulla soglia mentre lui accende la luce e comincia ad armeggiare con alcuni scatoloni.
"ma dove l'ho messo... dove si sarà cacciato?" continua a cercare fino a che non esclama un
"eccolo!" prende uno scatolone e me lo mette davanti.
"ok... questo è il servito da cucina vecchio... tua madre l'ha voluto portare qua perché ci teneva... ma in realtà non serve... e quindi è qui, a prendere polvere e spazio" mi dice alzando le spalle. Riconosco questo movimento... lo faccio anch'io.
"perciò... uniamo l'utile al dilettevole" prende un piatto e lo scaraventa a terra.
"BOOM" esclama sorridendo. Mi porge un piatto.
"fallo anche tu" mi incita. Lo guardo male.
"mi fai paura" gli dico sorridendo. Ha gli occhi aperti e i fini capelli neri scompigliati.
"eddai... prendevi a pugni un cuscino... questo non può essere tanto diverso" mi dice facendomi un occhiolino. Sospiro, certe volte mio padre è più giovane di me. 
"fallo per tuo padre... non ce la fa più a vedere questo scatolone che prende solo spazio" impugno il piatto e sorrido.
"vai!" lo scaravento a terra e devo dire che è liberatorio... si è molto liberatorio. Ne prendo un altro e lo scaglio a terra.
"oh si" urla mio padre buttando a terra un bicchiere. Mi giro di scatto verso di lui.
"anche i bicchieri prendono solo spazio" dice alzando le spalle. Rido. E cosi cominciamo, spacchiamo tutto quello che troviamo dentro lo scatolone, urliamo e ridiamo... e devo dire che mi sento già meglio. Guardo mio padre sorridente e mi sento molto felice. Adoro mio padre. Prendo l'ultimo bicchiere dello scatolone e lo butto contro la parete, si frantuma in tanti piccoli pezzi che finiscono a terra. Il pavimento del garage, solitamente grigio, adesso è tappezzato da una serie di piccoli frammenti bianchi. Io continuo a ridere e mio padre pure.
"vedi Livia... sfogarsi è un bene, ti aiuta a sentirti più leggero, ti libera la mente... ma poi c'è da ripulire" mi indica il pavimento. Guardo il casino che abbiamo fatto e non sorrido più cosi tanto.
"capisci?" mi chiede alzando un sopracciglio.
"credo di si" annuisco. Puoi arrabbiarti quanto vuoi, urlare, scalpitare, tirare pugni... ma alla fine della tempesta c'è sempre da rimettere apposto quello che è stato distrutto. Io mi sono arrabbiata con Charlotte, mi sono arrabbiata con Allison e poi con Brutus... non ho capito il loro punto di vista, non ho cercato nemmeno di comprenderlo. Ho solo pensato a me... e adesso devo rimettere a posto tutto, devo ripulire e fare chiarezza. Mio padre mi sorride e mi porge una scopa.
"adesso ripuliamo" dice solamente. Sorrido, mio padre e i suoi modi alternativi per insegnarmi le cose. Credo che lui abbia capito cosa provassi, siamo molto simili e certe volte ci esprimiamo nello stesso modo, forse anche lui alla mia età ha dovuto affrontare e gestire la rabbia fulminea che ci caratterizza. Prendo la scopa e sospiro, ormai pulire è diventato il mio passatempo preferito. Il resto del pomeriggio passa cosi, io che aiuto mio padre a rimettere a posto tutto quello che abbiamo rotto. Ripulire non è esattamente bello come rompere... è molto più facile distruggere qualcosa che ricostruirlo. Wow... oggi sto davvero facendo la filosofa... mi sento Yoda. La verità è che ho capito la lezione... ma applicarla sarà tutto un altro paio di maniche. 



Rientro in camera dopo cena. Il cuscino è ancora appallottolato sul letto. Mi sono calmata rispetto a prima, quello che è successo con mio padre mi ha fatto riflettere, ma soprattutto mi ha tranquillizzata. A differenza di mio padre, mia madre ha voluto sapere per filo e per segno cosa fosse accaduto. Ho cercato di spiegargli a grandi linee il motivo della discussione, cercando di omettere che sono entrata di nascosto nell'ufficio del preside per rubare informazioni personali. Ci ha creduto per fortuna, consigliandomi di parlare meglio con Charlotte e di non saltare subito a conclusioni affrettate. In effetti credo che sarà proprio quello che farò... devo parlare con Charlotte e scusarmi con lei, mi sono fatta gli affari suoi e questo non va bene... se poi vuole anche dirmi altro, non sarò di certo io a fermala, ma dovrà essere lei a dirmelo e non io ad insistere. Mi suona il telefono. Camilla.
"Weila bella ragazza"
"ciao Cami" la voce di Camilla è calda e piacevole.
"dimmi subito una cosa... gli hai tirato un ceffone sulla tetta?" mi chiede emozionata. Rido.
"no Cami, credo di avergli preso la guancia destra" mimo il tiro... eh si gli ho preso la guancia destra.
"peccato... avevo puntato tutto sulla tetta destra!"  mi dice rammaricata.
"mi dispiace deluderti..." le dico.
"che c'è Li-Lu... ti sento giù" porca miseria... si sente cosi tanto?
"ho litigato con una ragazza di qui oggi" mi sento in colpa verso Charlotte, alla fine è una ragazza a cui mi sono legata e che ho trovato subito simpatica... la mia prima amica canadese, non la voglio perdere per un errore.
"colpa sua o colpa tua?" mi chiede Camilla mettendo il dito nella piaga.
"mia" "uhhhhh... allora c'è solo una cosa da fare" mi dice ridendo.
"scappare in Messico?" le chiedo cercando di scherzare.
"no... quello solo se sei Pablo Escobar... no, amica mia, scusarsi" ahhh che parola brutta. Detta dentro la mia testa suonava molto meno brutta.
"lo so... lo so, scusarsi è una seccatura e richiede anche un grosso sforzo ma... certe volte è necessario" sorrido. Ha ragione... richiede un grosso sforzo, devo ammettere i miei errori davanti ad un'altra persona e poi chiedere scusa... per una persona orgogliosa come me questo non è esattamente facile. Riconosco che per alcuni questa è una cosa quasi banale, ma per me... no.
"senti un po'... ma ci sono un po' di maschioni li... perché sennò ti vengo a fare visita anche ora" Sto per rispondere quando sento un rumore.
"aspetta Cami... "
"che c'è?" di nuovo il rumore. Viene dalla finestra. Dei piccoli sassi si infrangono sul vetro. MI avvicino lentamente. Sassolino. Faccio un altro passo. Sassolino.
"dei sassi mi stanno picchiando alla finestra" Cami scoppia a ridere.
"embè... quando i sassi chiamano... io risponderei" apro la finestra e mi becco un piccolo sasso sul naso... ahia. Guardo in basso e vedo Brutus. Spalanco gli occhi. Che... che?
"scusa" dice lui ridendo.
"Brutus"
"chi?" risponde Cami.
"posso salire?" mi chiede Brutus.
"si"
"si chi?" mi chiede Camilla
"come Cami?"
"si chi?" ripete. Oddio che confusione! Brutus si arrampica su un'albero che si trova proprio dietro alla mia casa.
"Livia mi puoi spiegare cosa sta succedendo?"
"un ragazzo si sta arrampicando su un'albero per raggiungere la mia finestra" dico imbambolata.
"oddio... chiudila allora... magari è uno stupratore, ma in che cavolo di posto sei andata a vivere?" la sua voce è allarmata. Brutus intanto sale agilmente, arrivando sempre più vicino ai rami che si avvicinano alla mia finestra.
"lo conosco" le dico.
"dov'è?" mi chiede lei.
"spostati" mi avverte Brutus. Faccio un passo indietro e lui riesce con un balzo ad entrare in camera.
"qui" sussurro.
"cos... "
"Cami scusa ti richiamo" spengo il telefono senza aspettare nemmeno una sua risposta. Guardo Brutus che si erge in tutta la sua altezza nella mia camera. Oddio... nessun ragazzo è mai entrato nella mia camera... è strano, è una presenza nuova. Non avendo mai avuto fratelli e non avendo mai fatto entrare i miei amici in camera, è strano vedere qualcuno che non sono i miei qua dentro. Lo guardo male.
"che ci fai qui?" gli chiedo arrabbiata... ohhh fanculo la lezione di mio padre.
"sono venuto a spiegarmi" dice serio.
"non ce n'è bisogno" dico indicandogli la finestra.
"puoi andare" lui sorride. Come sempre ha la dannata maglietta a maniche corte... ora prendo le fobici e gliela taglio... cosi, per divertimento. Ha il volto arrossato e gli occhi più splendenti del solito. gli occhi però come sempre sono stanchi, ha le occhiaie... ma dorme la notte? Gli spigoli del suo corpo risaltano ancora di più. È... bello... molto bello. Ok, se ne deve andare. Lui continua ad avere un fastidiosa sorrisetto sulla faccia.
"perché ridi?" gli chiedo arrabbiata.
"questo è quello che provo io ogni vota che mi sfotti" gonfio le guance. Giro le spalle.
"devi andartene" gli dico guardando il muro.
"lascia che ti spieghi" mi dice sospirando.
"posso?" mi giro e lui sta indicando il letto.
"no... stai in piedi" gli dico sedendomi sul letto. Mi guarda. Alzo un sopracciglio.
"vai" gli dico seria.
"io non ho detto niente a Charlotte... te lo giuro. stavo camminando per il corridoio e me la sono trovata davanti" mmm... adesso Charlotte gli è caduta sui piedi.
"se certo". Incrocia le braccia sul petto.
"perché dovrei crederti?"
"perché... si" risponde soltanto. Mmm perché si... molto bene, motivazione valida.
"No! Adesso mi dici perché dovrei fidarmi di te, cosa voleva dire Charlotte e cosa sta succedendo" le parole mi escono una dietro l'altra. Sospira passandosi una mano sulla faccia. È stanco.
"che c'è Brutus?" gli chiedo stavolta più calma.
"io non... posso". Mi guarda, sta cercando di dirmi qualcosa che però, non riesco a capire.
"se non mi parli non posso aiutarti". Mi sposto leggermente e picchio il posto accanto a me sul letto. Porca miseria... son proprio fatta male, cinque secondi fa gli volevo tagliare la maglietta ed invece adesso mi viene da consolarlo. Forse Brutus ha delle responsabilità che non so... sembra sempre stanco, come se non riposasse da tanto. Lui si siede.
"non ce la faccio più" dice solamente. Oddio... cosa faccio adesso? Si prende la testa tra le mani strofinandosi la faccia.
"ehm... vuoi un pezzo di torta?" gli chiedo di botto.
"credo di avere ancora un po' di nutella... forse ho anche dei Bueno... si, aspetta qua" scendo velocemente al piano di sotto, vado in cucina e inizio ad aprire cassetti cercando tutto quello che riesco a trovare al cioccolato.
"Ragazzina stasera c'è Batman, Il Cavaliere Oscuro, vieni a guardarlo?" dal salotto arriva la voce di mio padre. Con le braccia piene di dolcetti, caramelle e altre cose al cioccolato vado in salotto. Cavolo! Il Cavaliere Oscuro è il mio film preferito... ma devo aiutare Brutus. Mio padre è steso sul divano, mia madre distesa sopra di lui. Di solito rido quando sono in questa posizione, perché mia madre si muove sempre e mio padre la brontola perché gli fa male.
"no scusa... devo... suonare il triangolo" ok... non sono mai stata brava a creare scuse.
"e pensi che ti verrà cosi tanta fame?" mi chiede mia madre indicando le braccia piene di dolcetti.
"ehm... quello è per... per il ciclo... Fatevi i cavoli vostri!" breve sorriso, linguaccia e salgo velocemente le scale. Brutus è ancora sul letto. Abbandono tutti i dolcetti sulla scrivania e prendo una coperta dall'armadio e la poggio sulle sue spalle.
"vuoi vedere con me un film?" Brutus alza la testa e la felicità che vedo nei suoi occhi mi riempie il cuore. Sembra felice che non l'abbia mandato via.
"si... grazie". Sospiro. Lascio perdere la mia rabbia, ma non le mie domande... forse devo solo creare un legame più forte con Brutus.  Mi siedo sul letto con il computer in mano. Appoggi la schiena al muro e Brutus si siede proprio vicino a me. le nostre spalle si toccano. Non capisco perché abbia preso una coperta, dato che lui è sempre cosi caldo, e non capisco nemmeno perché non se la tolga, fatto sta che mi ritrovo anch'io ricoperta. Imbarazzata accendo il computer e vedo che l'ultima finestra aperta  è quella delle cartelle che ho rubato. Porca Miseria! Ecco come ha fatto Charlotte a capirlo! Mi batto una mano sulla faccia.
"visto? non sono stato io" mi dice Brutus soddisfatto. Sono proprio scema... le ho lasciato le prove della mia colpevolezza direttamente in mano. Sono cretina. Mi giro verso Brutus sospirando.
"scusa" dico a denti stretti. Adesso la mia colpa è ben visibile, in pratica ho scritto sulla fronte "scema". 
"io... bhe... io, mi sono... sba-sbagliata... e ti ho... attaccato senza un reale motivo" tutto ciò mi esce con molto difficoltà e mi rimane anche difficile guardarlo. Mi prende per mano da sotto le coperte. Mi guarda e sorride.
"io voglio guardare Spiderman" dice sorridendo. Sospiro. Sono felice che abbia lasciato perdere le mie scuse molto imbarazzanti. Gli sorrido e mi sporgo e prendo un Bueno.
"Spiderman sia! 

 

 

   
 
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