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Autore: AthenaKira83    07/06/2020    4 recensioni
Quando Magnus Bane, ex agente speciale della Marina militare statunitense, accetta di fare un favore al padre, di certo non si aspetta di dover fare da babysitter a uno scontroso, irritante, ma dannatamente attraente, agente di viaggi che non ha alcuna intenzione di rendergli facile il compito che gli è stato affidato.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Alec aveva caldo.
L'aria, nella camera da letto, si era surriscaldata in fretta da quando si era accoccolato sotto le coperte e il piumone e ora gli sembrava di essere in una sauna. La sua pelle accaldata era in ebollizione e sentiva il viso bruciare. Se non avesse escogitato qualcosa al più presto, si sarebbe di certo sciolto come neve al sole.
Era di sicuro quello il motivo per cui non riusciva a dormire. L'unico motivo. Già. Non c'era altra spiegazione. Nessunissima altra spiegazione.
Per l'angelo, no, non c'entrava assolutamente niente il fatto che stesse dormendo nello stesso letto di Magnus e che quest'ultimo avesse valicato per ben tre volte il muro di cuscini, lanciando il braccio sopra di essi e sfiorando casualmente la schiena del moro con la punta delle dita.
Non lo stava facendo apposta per metterlo in imbarazzo, Alec lo sapeva. Semplicemente la prorompente vitalità di Magnus si manifestava anche quando dormiva e tendeva ad essere un idiota prevaricante anche quando era tra le braccia di Morfeo.
Dopo neanche dieci minuti che si era addormentato, infatti, l'ex Marine si era appiattito contro il muro di gommapiuma e aveva tentato inconsciamente di abbatterlo per avere più spazio. Alec gli aveva lanciato un cuscino in faccia, onde evitare che sconfinasse troppo, e l'altro si era svegliato di soprassalto, borbottando qualcosa di indecifrabile, prima di sospirare profondamente e tornare a dormire come se non fosse successo nulla.
Era stato in quel momento che erano iniziati gli assalti del braccio. Visto che il suo corpo era confinato nella piazza del letto a lui destinata, Magnus aveva aggirato l'ostacolo della "costrizione" abbracciando dapprima il muro di cuscini, per poi oltrepassarlo, invadendo così, dall'alto, lo spazio di Alec, che si stava impegnando al massimo per tenerlo a bada e respingere i suoi attacchi. Per l'angelo, era così sfiancante!
Sbuffò, accaldato, e si asciugò con una mano il sudore dalla fronte, togliendosi dagli occhi un ciuffo di capelli particolarmente molesto, poi sgusciò lentamente e cautamente fuori dal letto e si fece aria sul viso, con entrambe le mani, una volta in piedi.
I pantaloni della tuta gli si erano tutti attorcigliati sui polpacci e la maglietta si era alzata, lasciando l'addome scoperto. Per una frazione di secondo, Alec valutò l'idea di fare come Magnus e dormire con solo le mutande addosso, ma poi scosse energicamente la testa, dandosi dell'idiota, e si sistemò nuovamente i pantaloni e la maglietta, facendoli ritornare al proprio posto.
Aprì la finestra per rinfrescare la stanza e tornò sotto le coperte. L'aria fredda, ora, gli sfiorava piacevolmente la fronte e Alec chiuse gli occhi, contento, sicuro che finalmente si sarebbe addormentato in un batter d'occhio.
Una cacofonia di rumori, però, raggiunse le sue orecchie, facendogli sbarrare gli occhi e aggrottare la fronte. Per l'angelo, i boschi, di notte, non avrebbero dovuto essere silenziosi?
Riconobbe il canto dei grilli e il richiamo di una civetta, ma non riuscì a decifrare gli altri sibili e ronzii e non volle neanche sapere chi era il proprietario di quel borbottio sommesso che sentiva nell'oscurità.
Trattenne il fiato, ascoltando attentamente gli altri rumori e... Per l'angelo! Cos'era quello scricchiolio sinistro che arrivava dalla finestra?
Alec si sentì raggelare. E se qualche animale selvatico avesse deciso di entrare, alla ricerca di cibo? O, peggio ancora, se fosse arrivato un orso affamato che non desiderava altro che papparsi lui, Magnus e Presidente Miao in un sol boccone?
"Sial [ndr. Cazzo], che problemi hai adesso?" borbottò Magnus, con voce assonnata.
"Sento qualcosa." bisbigliò Alec, con lo sguardo puntato verso la finestra aperta, aspettandosi, da un momento all'altro, l'apparizione di un bestione peloso di circa duecento chili.
"Sono sicuramente io che sto per soffocarti con un cuscino." replicò Magnus, sbadigliando sonoramente.
Alec lo ignorò. "Tu non lo senti?" insisté, stringendo il piumone tra le dita e tirandolo fin sotto al naso.
"Sentire cosa? Non c'è niente." mormorò Magnus, dandogli le spalle e sospirando pesantemente.
Alec trattenne il fiato quando il rumore si ripeté. "Hai sentito? Eh? Hai sentito?" domandò, oltrepassando il muro di cuscini con un braccio per scuotere con forza la sua guardia del corpo.
"Sialan..." [ndr. Dannazione], borbottò Magnus, esasperato, ficcandosi il piumone sopra la testa.
"Magnus, sono serio! C'è un orribile scricchiolio! Come fai a non sentirlo?"
Magnus accese la luce sul comodino e voltò il viso verso il moro. "Alec, tesoro, sarà solo un ramo mosso dal vento..." spiegò, con voce calma e ragionevole.
"Un ramo? Davvero?" ritorse Alec, scettico.
Magnus annuì, gli occhi che si chiudevano per il sonno. "Chiudi la finestra - che tra l'altro non so neanche perché è stata aperta - e torna a dormire." mormorò, con voce impastata.
"Ho caldo." spiegò Alec, prima di scuoterlo di nuovo per evitare che si addormentasse. "Vai a controllare." ordinò, serio.
Magnus aprì un occhio e lo guardò con uno sguardo appannato. "Cosa?"
"Vai a controllare." ripeté di nuovo Alec, determinato. "E' stata tua l'idea di venire qui, in mezzo al nulla, no? Quindi ora vai a controllare che non ci sia un orso nascosto tra i cespugli!"
"Alec, non c'è niente là fuori!" sussurrò Magnus, accoccolandosi al muro di cuscini.
Il moro lo ignorò, mettendosi seduto. "Eccolo di nuovo! Hai sentito? Non puoi non averlo sentito!"
"Fiorellino, è normale che ci siano dei rumori. Siamo in mezzo ad un bosco." borbottò Magnus, con voce attutita perché si era girato sulla pancia e aveva sepolto la testa sotto al cuscino.
"Almeno alzati e ascolta bene!" insisté Alec, caparbio, schiaffeggiandolo sulla schiena.
Magnus gridò da sotto al cuscino, poi riemerse e alzò la testa per ascoltare attentamente. "Non sento niente." dichiarò dopo un attimo, tornando a coricarsi.
"Stai mentendo!" lo accusò Alec, indignato. "Devi averlo sentito!"
Magnus sospirò. "Non sarai soddisfatto finché non mi alzerò per controllare, non è vero?"
"Esatto." annuì Alec, incrociando le braccia al petto e guardandolo con uno sguardo battagliero.
"Se lo faccio, mi prometti che poi ti calmerai e ti metterai a dormire?"
"Mi metterò tranquillo, sì." annuì Alec, piccato, perché l'altro non lo stava prendendo sul serio.
Magnus sospirò pesantemente, scostò le coperte e si alzò per dirigersi verso la finestra.
Alec lo seguì con lo sguardo, mordicchiandosi l'unghia del pollice per la tensione del momento, e Magnus si sporse dall'intelaiatura per guardare fuori.
Alec era così agitato che quasi non riuscì ad apprezzare il modo in cui le sue mutande nere aderivano alla curva sexy del sedere della sua guardia del corpo, leggermente piegata in avanti. Quasi.
"Tesoro, non c'è niente... uahhh!" gridò l'uomo, venendo risucchiato all'esterno.
"MAGNUSSSS!" urlò Alec, sbarrando gli occhi per il terrore, certo che l'orso, che si era sicuramente appostato sotto la finestra, avesse afferrato l'ex Marine per papparselo.
Il suo grido svegliò anche Presidente Miao, che balzò sul letto, spaventato.
Alec lo ignorò e si alzò di scatto, correndo verso la finestra: nessuno poteva mangiarsi la sua guardia del corpo, per l'angelo! Men che meno un bestione peloso che non aveva niente di meglio da fare che andare in giro la notte a spaventare poveri umani che tentavano di dormire in una camera da letto con una temperatura che si aggirava sui cinquanta gradi!
Alec si appoggiò di slancio alla finestra e scandagliò l'esterno, alla ricerca disperata di Magnus. Qualsiasi cosa l'avesse preso, lui era pronto a combattere per riprendersi il suo idiota rompiscatole!
Trovò il suddetto idiota seduto per terra, sull'erba, che lo guardava con un sorriso enorme e rideva come un bambino.
"Scusa! Non ho saputo resistere." sghignazzò Magnus, divertito, quando vide la sua faccia.
Alec assottigliò lo sguardo, strinse con forza il telaio della finestra e lo guardò con furia letale, prima di voltarsi e lasciarlo lì, senza dire una parola.
"Eddai, pasticcino, era solo uno scherzo!" ridacchiò Magnus, alzandosi, pronto a scavalcare la finestra per rientrare in casa.
Un cuscino lo prese violentemente in pieno viso, facendolo sbilanciare e ricadere di nuovo per terra.
Magnus fissò, scioccato, la bomba di gommapiuma che era stata scaraventata sul suo naso, prima di alzarsi in piedi e guardare il moro con espressione esterrefatta. "Non l'hai fatto davvero!"
Alec lo fissò, furente. "Sei." gridò, tirandogli un nuovo cuscino. "Un." altro cuscino. "Grandissimo." nuovo cuscino. "Idiotaaaa!" concluse, distruggendo il muro di gommapiuma sul letto per lanciargli una raffica di cuscini.
Magnus schivò agilmente quei soffici "proiettili" senza battere ciglio e sorrise quando l'altro smise di tirarglieli.
"Hai finito le munizioni?" chiese, ironico, inarcando un sopracciglio.
Alec aveva il fiatone, ma reagì prontamente e gli schiaffò contro quello dell'uomo, che era l'ultimo rimasto sul letto. "Vai a farti fottere, brutto imbecille patentato!"
"Ehi!" si lamentò Magnus, schivando anche l'ultimo cuscino. "Sarò anche un imbecille, ma non sono brutto!" dichiarò, imbronciato, prima di raccogliere tutto quello che l'altro gli aveva gettato contro.
Alec gli voltò le spalle, prese il sacco a pelo che giaceva sul pavimento e, sotto lo sguardo attonito di Presidente Miao, che stava guardando entrambi gli umani come se fossero letteralmente impazziti, si diresse a passo di marcia fuori dalla camera.
"Eddai, Alec! Ti ho chiesto scusa!" urlò Magnus, rientrando dalla finestra e gettando sul pavimento tutto quello che aveva raccolto per correre dietro al suo permaloso agente di viaggi.
Non aveva neanche oltrepassato del tutto l'uscio della porta della camera che uno dei cuscini del divano lo colpì con forza in pieno volto.
"Cazzo!" gridò Magnus, spiazzato. "Mi hai spaccato il naso!" gemette, tenendosi il setto nasale dolorante.
"Ti sta bene!" replicò Alec, iniziando a tempestarlo di cuscinate. "Sei.un.idiotaaaa!" gridò ancora.
Lui era morto di paura quando l'aveva visto cadere fuori dalla finestra, temendo seriamente che gli fosse successo qualcosa, e quell'idiota si divertiva a fare il buffone alle sue spalle! Non l'avrebbe mai perdonato! Mai!
Magnus si riparò con le braccia, tentando di evitare i colpi e borbottando delle deboli scuse, poi passò all'azione e agguantò velocemente il moro per la vita.
"Ora basta!" sentenziò, issandosi, senza alcuno sforzo, il ragazzo su una spalla e dandogli uno schiaffo leggero sul sedere.
Alec urlò per l'indignazione, poi iniziò a tempestargli di pugni la schiena e a scalciare, mentre Presidente Miao li guardava sempre più sbalordito.
Il gatto roteò gli occhietti giallo-verdi, scosse piano la testa con fare paternalistico e balzò giù dal letto, reputando saggio rifugiarsi sul divano e lasciare i due umani alle loro beghe infantili.
"Lasciami, brutto pervertito! Lasciamiiii!" ordinò il moro, inviperito.
L'intenzione di Magnus era di scaricarlo sul letto e fargli una bella ramanzina su quanto fosse sbagliato il suo essere così manesco nei suoi confronti, ma l'impetuosità dei movimenti di Alec lo fecero sbilanciare e finì disteso sul letto, sopra di lui.
Magnus si sostenne sui gomiti, per non gravargli completamente addosso, ed entrambi si fissarono ansando.
"Hai finito?" gli chiese l'uomo, inarcando un sopracciglio e trattenendo un sorriso.
"Fottiti!" sibilò Alec, agitandosi sotto il suo corpo solido e piantandogli una mano sul viso per allontanarlo.
"Io non mi muoverei così tanto, fossi in te." sorrise Magnus, sibillino. "Sai com'é... al piano inferiore, qualcuno si sta eccitando." mormorò, mordicchiandogli il palmo della mano.
Alec si immobilizzò, spalancò gli occhioni blu e allontanò immediatamente la mano, diventando paonazzo. Sentì distintamente un'ondata di calore infiammarlo dalla testa ai piedi, il respiro farsi affannoso e l'inguine contrarsi al suono di quelle parole maliziose.
Magnus lo guardò, leccandosi le labbra in modo sfacciatamente lento, prima di ridacchiare e fare leva con le braccia per alzarsi. "Tranquillo, trottolina, mi tolgo subito."
Alec notò i muscoli guizzare a causa dello sforzo e in un battito di ciglia si ritrovò libero dal peso dell'altro.
Fissò il soffitto, inebetito, chiedendosi cos'era quella strana fitta di "insoddisfazione". Magnus gli aveva promesso che non avrebbe più violato le sue labbra ed era stato di parola. In un frangente simile avrebbe potuto tranquillamente poggiare la bocca sulla sua e baciarlo, ma non l'aveva fatto e Alec avrebbe dovuto essere contento di questo. Già. Ma allora, per l'angelo, cos'era quella sensazione che serpeggiava lungo il suo corpo?  
Magnus si gettò di fianco a lui e voltò il viso per guardarlo. "Mi dispiace, per prima. Non era mia intenzione spaventarti." asserì, in tono dolce, stuzzicandolo per un fianco con la punta dell'indice.
Alec sbuffò, capendo che era inutile tenere il broncio. "A me dispiace di averti preso a cuscinate." si scusò, deciso a fare la persona matura. "E di averti rotto il naso." continuò, tentando di reprimere un sorriso storto, ma fallendo miseramente.
Magnus gli fece la linguaccia, toccandosi poi cautamente il setto nasale. "E' a posto. O almeno credo."
Alec ridacchiò, tornando a fissare il soffitto e sospirando pesantemente.
"Lo senti ancora quell'orrido rumore?" chiese Magnus, sorridendo ironico.
Alec trattenne il fiato, ascoltando attentamente. "No." ammise, con uno sbuffo. "Ma ti giuro che c'era."
"Ti credo." annuì Magnus, in tono gentile. "Ma qualunque cosa fosse, se n'è andata e ti assicuro che ora là fuori non c'è niente. Non ci sono orsi inferociti né qualche animaletto strano pronto a saltarti addosso." dichiarò, ridacchiando al viso imbronciato dell'altro. "Torniamo a dormire? Che dici?"
"Ok." sospirò Alec, alzandosi per gattonare di nuovo nella sua parte del letto e gettandosi sul materasso in modo del tutto privo di grazia.
Magnus ridacchiò, alzandosi a sua volta per raccattare di nuovo tutti i cuscini sparsi sul pavimento e portarli sul letto. Consegnò ad Alec quelli che servivano ad entrambi per dormire e, sotto il suo sguardo attento e sbalordito, impilò diligentemente, uno sull'altro, quelli che rimanevano per formare ancora una volta il muro di gommapiuma.
"Fatto." affermò l'uomo, annuendo soddisfatto, una volta che ebbe finito, e infilandosi poi nuovamente sotto le coperte.
Alec fissò il muro, perplesso. Era convintissimo, infatti, che l'altro avrebbe approfittato della situazione per avere più spazio di manovra sul letto, magari avvicinandosi addirittura a lui per abbracciarlo nel sonno o intrecciare casualmente le gambe con le sue nel cuore della notte. Invece lo aveva sorpreso ricostruendo il muro, eliminando così ogni possibilità di contatto.
Ancora una volta sentì quell'inspiegabile fitta di "insoddisfazione", quasi di "scontentezza", corrergli lungo il corpo, ma decise di ignorarla cacciandosi le coperte sopra la testa e ordinandosi di dormire.

Alec si girò sulla schiena ed emerse lentamente da un sonno profondo, ma agitato.
Ancora prima di aprire gli occhi, i pensieri abituali e automatici, che solitamente gli affollavano la mente la mattina, quando doveva ancora connettere con la realtà, cominciarono a formarsi nella sua testa: doveva alzarsi, fare velocemente una doccia, mangiare qualcosa e correre in ufficio per fissare gli appuntamenti della settimana successiva e incontrare i clienti di quella giornata.
Intrecciò le dita delle mani e, ad occhi chiusi, le stiracchiò pigramente verso l'alto. Un crampo improvviso saettò lungo tutto il suo corpo, scuotendolo da capo a piedi e facendolo gemere ad alta voce.
Aggrottò la fronte, confuso. Per l'angelo, perché i suoi muscoli dolevano in modo così fastidioso?
Aprì un occhio, poi l'altro, fissando in alto. Quello non era il soffitto della sua camera! pensò, sempre più scombussolato. Roteò lentamente gli occhi, guardandosi attorno e trovandosi in una camera da letto che non era la sua.
La realtà gli piombò addosso come un tir: non era nel letto del suo appartamento, ma a chilometri di distanza, sperso nei boschi con Magnus e Presidente Miao, in attesa che i suoi stalker si stancassero di lui o, meglio ancora, fossero catturati dalla polizia.
Gemette nuovamente, sia per la situazione che per la stanchezza fisica e mentale. Il giorno prima, Magnus l'aveva fatto scarpinare per interminabili ore e adesso i suoi muscoli indolenziti gridavano pietà.
Stiracchiò le gambe, con un sonoro sbuffo, prima che l'aroma di caffè e di qualcosa di appetitoso giungesse alle sue narici. Sentì lo scoppiettio del fuoco nel caminetto, il lieve tintinnio metallico di padelle e posate e una voce sommessa che canticchiava un motivetto e che gli fece spuntare un sorriso storto e spontaneo sul viso.
Si sgranchì le braccia ancora una volta e voltò la testa sul lato opposto del letto: Magnus era sparito, ma, oltre il muro di cuscini, trovò Presidente Miao che lo osservava attentamente, muovendo morbidamente la coda a destra e a sinistra.
"Ciao." mormorò, con voce roca e un sorriso sghembo.
Il gatto miagolò debolmente, prima di alzarsi, inarcare la schiena per stiracchiarsi per bene e poi balzare agilmente sul suo petto, accucciandosi sulle zampe e iniziando a fare le fusa.
Alec ridacchiò, accarezzandolo e grattandolo dietro a un orecchio. Da quando Magnus aveva assicurato alla palla di pelo che lui, tutto sommato, non era una brutta persona, Presidente Miao l'aveva preso in simpatia e non mancava di strusciarsi tra le sue gambe o saltargli in braccio ogni volta che ne aveva l'occasione.
"Buongiorno, dormiglione!"
Alec spostò lo sguardo verso la porta: Magnus era appoggiato con una spalla contro lo stipite e lo guardava con un sorriso divertito. Indossava solo un paio di jeans stretti e nient'altro, come se il freddo che ancora imperversava in quella stagione non lo sfiorasse minimamente e il suo calore corporeo fosse regolato perennemente su estate.
"Dormito bene?" chiese l'uomo, allegro.
Alec gli rivolse un sorriso storto e annuì, distogliendo lo sguardo dal petto nudo dell'altro.
"Meglio che sul pavimento?" lo stuzzicò la guardia del corpo.
"Sì, decisamente meglio." ammise Alec, facendogli la linguaccia.
Magnus rise. "Pensi di alzarti o vuoi che ti porti la colazione a letto?" chiese, piegando la testa.
"Lo faresti davvero?" ritorse Alec, inarcando un sopracciglio.
"Certo, mio dolce principe azzurro." confermò Magnus, con un enorme sorriso, guardando le guance dell'altro arrossarsi di un delizioso color rosso ciliegia.
Alec si mise lentamente seduto, scuotendo piano la testa e appoggiandosi alla testiera. "Mi alzo." annunciò, con un sorriso storto.
"Non sai cosa ti perdi." asserì Magnus, facendo spallucce e voltandosi per tornare in cucina. "Vorrà dire, però, che lo farò dopo la nostra prima notte di sesso sfrenato." dichiarò, ammiccandogli da sopra la spalla, prima di sculettare via.
Alec spalancò gli occhi, sentendo il viso andare a fuoco, mentre Presidente Miao piegava la testa e lo guardava con uno sguardo carico di consapevolezza.
"Guarda che non è assolutamente come pensi!" si difese Alec, in difficoltà.
Perché poi sentisse tutta questa esigenza di giustificarsi davanti a quel felino, che ora stava ridacchiando sotto i baffi (Alec lo vedeva benissimo che stava ridendo!), solo il cielo lo sapeva. Era un adulto, per l'angelo! Non doveva rendere conto a nessuno, men che meno a una palla di pelo che era convinta che ci fosse del tenero tra lui e il suo adorato Magnus e che lo sbeffeggiava silenziosamente!
Imbronciato, posò il gatto sul letto e si alzò per andare in bagno e sciacquarsi il viso con energia.
Magnus stava sorseggiando il proprio caffè, appoggiato ai fornelli, quando lo sentì arrivare: i movimenti erano rigidi e imbarazzati, ma aveva le guance rosee e gli occhi splendevano. Era bellissimo.
"Pancake!" annunciò, posandogli il piatto davanti con un gesto teatrale. "Se vuoi ci sono anche uova e pancetta, ma so che preferisci le cose dolci... come me." concluse, ammiccando e sporgendosi leggermente verso di lui.
"Allora che si fa oggi?" sviò Alec, ignorandolo e mangiando con gusto i suoi pancake, dopo averli inondati con una generosa dose di salsa al cioccolato, mentre i suoi tristi frullati ipocalorici sembravano solo un lontano ricordo. "Esploriamo i dintorni? Raccogliamo more selvagge? Stuzzichiamo qualche orso?" chiese, con la bocca piena.
Magnus rise e si abbassò per accarezzare Presidente Miao, che aveva accompagnato Alec in cucina. "Beh... potremmo fare il bagno nudi nel ruscello che c'è qui vicino!" rispose, rimettendosi dritto e guardandolo intensamente, mentre sorseggiava il caffè con calcolata lentezza.
Ad Alec andò di traverso il succo che stava bevendo e iniziò a tossire. Il sorriso di Magnus si ampliò.
"Ci saranno quindici gradi là fuori!" replicò il moro, dopo un lungo momento, portandosi una mano al petto e ostentando una tranquillità che non provava.
Magnus piegò la testa e lo guardò furbescamente. "Ah! Ma allora lo faresti il bagno nudo con me, se la temperatura fosse più alta!"
Alec tagliò, con meticolosa precisione, un pezzo del suo pancake, evitando di alzare lo sguardo. "Preferisco di gran lunga farmi sbranare da un orso." replicò, scrollando le spalle. "Poi però sono davvero curioso di vedere come spieghi a mio padre che sono diventato il pasto di un grande e grosso animale selvaggio."
"Tesoro, sono io il tuo unico, grande e grosso animale selvaggio qui in giro! Grrrr!" ringhiò scherzosamente, muovendo le dita e artigliando l'aria.
Alec roteò gli occhi, scuotendo la testa, e continuò a mangiare.
"E comunque non credo gli direi niente, visto che probabilmente morirei nel tentativo di salvarti." rispose Magnus, facendo spallucce e sorseggiando un altro po' di caffè.
Alec bloccò la mano con cui si stava versando dell'altro succo d'arancia nel bicchiere. Sapeva che Magnus stava scherzando e che si divertiva a punzecchiarlo, ma, proprio come la sera precedente, l'idea che il suo logorroico, idiota rompiscatole morisse, pur di proteggerlo, gli parve ancora una volta insopportabile.
"Promettimi che non lo farai mai." intimò il moro, diventando improvvisamente serio.
Il sorriso giocoso di Magnus svanì.
"Se si dovesse arrivare a tanto, giurami che non metterai mai a repentaglio la tua vita per me!" insisté Alec, con un nodo in gola.
"Alec, è il mio lavoro." ribatté Magnus, piegando la testa e guardandolo con un sorriso dolce.
Il moro strinse i pugni e lo fissò con un cipiglio severo. "Non mi interessa. Non voglio! E sono dannatamente certo che sarebbero d'accordo con me anche le persone che ti vogliono bene."
"Ho fatto una promessa a tuo padre e ho tutta l'intenzione di mantenerla." replicò Magnus, irremovibile.
Alec abbassò lo sguardo, giocando con i rimasugli del suo pancake. "Non voglio che ti succeda qualcosa." mormorò a bassa voce.
Magnus sorrise dolcemente, felice, e si sporse poi verso di lui per scompigliargli ancora di più i capelli già scarmigliati. "Ti stai preoccupando per me, mia dolce colombella?"
Alec alzò lo sguardo e gli lanciò la consueta occhiataccia omicida.
Magnus rise di gusto. "Tranquillo, polpettina. Sono seriamente intenzionato a salvare il tuo meraviglioso sedere e, visto che ci sono, a evitare che anche il mio faccia una brutta fine." ribatté, facendogli l'occhiolino.
Alec roteò gli occhi e gli rivolse il dito medio, intimamente grato, però, che l'altro fosse riuscito ad alleggerire la tensione con la sua consueta sfacciataggine.
"Allora, questa passeggiata?" chiese poi, finendo la sua colazione e iniziando a riordinare la cucina.
"Andiamo, marmellatina zuccherosa!" confermò Magnus, entusiasta, battendo le mani.
Alec abbasso le spalle e sospirò stancamente. "La smetterai mai?"
"Mai, mio dolce strudel di mele." sorrise Magnus, compiaciuto.
"Tu hai seri problemi. Prendi appuntamento da un psicologo!" sentenziò Alec, scuotendo piano la testa e dirigendosi fuori dalla casetta di legno, seguito dalla risata allegra della sua guardia del corpo.
Camminarono per oltre mezz'ora nel folto bosco di pini e cedri, fino a quando non giunsero a un ruscello che scorreva placido, con l'ex Marine che aveva chiacchierato allegramente del più e del meno per tutto il tragitto.
"E per fortuna che questo fiumiciattolo si trovava vicino alla casetta di legno." sbuffò Alec, sedendosi di peso sull'erba e sventolandosi il viso arrossato con una mano.
"Flaccido." mormorò Magnus, con un sorriso divertito, scuotendo piano la testa.
"Cosa hai detto?" lo fulminò Alec, lanciandogli un'occhiataccia.
Magnus rise, sedendosi di fianco a lui. "Che sei uno zuccherino zuccheroso."
Alec gli tirò un pugno sulla spalla e sorrise, soddisfatto, quando l'altro si lamentò delle sue maniere brusche.
Chiuse gli occhi ed espose il viso al sole, respirando a pieni polmoni l'aria fresca e pulita. Alzò le braccia in alto e stiracchiò i muscoli indolenziti, sgranchendo poi il collo. Era stanchissimo, ma paradossalmente si sentiva anche bene.
Sorrise per quella stramba bizzarria, prima che Magnus lo schiacciasse al suolo, coprendolo con il proprio corpo, e gli sibilasse all'orecchio "Non muoverti!"
La guancia di Alec era premuta contro l'erba e un'ondata di panico lo travolse quando sentì un lieve movimento tra la vegetazione, mentre Magnus armeggiava con la fondina, tirando poi fuori la pistola.
Il trambusto si face sempre più vicino e Alec fece vagare gli occhi attorno a loro in modo frenetico. Che Lydia, Raj o lo sconosciuto delle e-mail li avesse trovati?
Il moro trattenne il respiro, rilasciando poi un verso strozzato quando un cervo si palesò tra i cespugli, avanzando lentamente e con cautela.
Sopra di lui, Magnus imprecò tra i denti, rimettendo subito la sicura all'arma che aveva in mano, mentre l'animale si avvicinava al ruscello con movimenti aggraziati.
La bocca di Alec tremò e il ragazzo se la coprì con entrambe le mani, mentre Magnus lo liberava dal peso del proprio corpo e gli lanciava un'occhiata fulminante.
"Non osare!" lo avvertì la guardia del corpo, in un sussurro, sedendosi e puntandogli l'indice contro, con una luce divertita negli occhi e trattenendo a stento un sorriso.
Alec scoppiò a ridere, attutendo il suono con le dita, rotolando sull'erba e mettendosi supino.
"Avrebbe potuto essere uno squilibrato!" si giustificò Magnus, a bassa voce, gesticolando con le mani.
Alec rise ancora di più, sentendo le lacrime scendere lentamente lungo le guance.
"Guarda che non è Bambi! Potrebbe anche caricarti, sai?" continuò Magnus, roteando gli occhi, mentre l'animale tornava dentro al bosco.
Alec tolse le mani e rise, incapace di fermarsi: più l'altro tentava di discolparsi più lui rideva.
"Ma tu guarda che roba! Uno non può neanche fare il macho man a causa di un cervo che viene platealmente sbeffeggiato."
Alec rise più forte, rotolandosi sull'erba, e Magnus gli fece una giocosa linguaccia.
Il moro aveva i capelli arruffati e lo scoppio di ilarità gli aveva fatto scintillare gli occhi: era semplicemente bellissimo e Magnus dovette fare uno sforzo titanico per non abbassarsi su di lui e baciarlo fino a togliergli del tutto il respiro.
"Non muoverti!" lo scimmiottò Alec, ignaro del tumulto interiore dell'altro, asciugandosi le guance con i palmi delle mani. "E poi, bam! Cervo!" esclamò ilare, riprendendo a ridere.
La guardia del corpo gli fece una pernacchia rumorosa, prima di distendersi accanto a lui e guardare il cielo terso sopra di loro.
"Magnus?" sussurrò Alec, appoggiando un braccio sulla fronte una volta che la risata gli si era finalmente placata nel petto.
"Mh?"
"Grazie." mormorò semplicemente Alec, con un lungo sospiro e un sorriso storto.
Non ricordava neppure quando era stata l'ultima volta che aveva riso così tanto. Forse addirittura mai con tutto quel trasporto. Scoprì che era liberatorio.
"Prego, cerbiattino." sorrise Magnus, voltando il capo verso di lui.
Alec gli tirò un leggero pugno sull'addome e Magnus sorrise, contento e soddisfatto. Era bellissimo sentirlo ridere: già non accadeva spesso, figurarsi nell'ultimo periodo! Si sarebbe reso ridicolo in ogni occasione possibile, pur di sentire quel suono ancora e ancora e ancora.
Osservarono il cielo, in silenzio, fino a quando iniziò a colorarsi di rosa e arancione, mentre il sole spariva dietro un picco lontano.
"Torniamo indietro?" mormorò Magnus, stiracchiandosi pigramente. "Presidente Miao si starà chiedendo che fine abbiamo fatto."
"Ok." concordò Alec, mettendosi a sedere. "Per tua informazione, comunque, non credo mi faccia bene fare tutte queste passeggiate." osservò, massaggiandosi un polpaccio che aveva ripreso a dargli fastidio.
Magnus si alzò e rise, porgendogli una mano. "Perché sei flaccido." scherzò, divertito. "Ma vedrai che più fai esercizio e più le tue belle gambe si abitueranno a camminare e smetteranno di farti male."
Alec accettò l'aiuto, lanciandogli un'occhiata in tralice. "Non riderai più quando anche stanotte ti terrò sveglio e dovrai giocare di nuovo al dottore!" l'ammonì, altezzoso, prima di bloccarsi e arrossire completamente quando si rese conto del doppio senso e dello sguardo grondante malizia che gli stava rivolgendo Magnus. "N-non... io... non intendevo..."
L'uomo rise di gusto. "Oh, tesoro, se solo mi permettessi di giocare davvero al dottore..." lo provocò, facendo scivolare lentamente, dall'alto verso il basso, la punta dell'indice per tutta la lunghezza del maglione che indossava il moro, mentre si leccava sfacciatamente le labbra.
Alec sentì il viso incendiarsi, mentre Magnus rideva deliziato e iniziava a incamminarsi lungo il sentiero per tornare alla casetta di legno.
   
 
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