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Autore: ballerinaclassica    12/08/2009    5 recensioni
E come avrebbe potuto in quel momento, in quell'ora eccezionale, dopo una notte meravigliosa, non amare qualcuno o qualcosa?
Eppure non ancora riusciva realmente a comprendersi.
Che ne era della disciplina e della dedizione? Le aveva cedute, aveva rinunciato ad esse. E per cosa poi?
Per la cosa più meschina le aveva cedute, per la più effimera, per la più ingannevole. Per il piacere dei sensi, per l'Amore.

{ Deidara ~ Sasori } { Kakuzu ~ Hidan } { Kisame ~ Itachi } { Pain ~ Konan } { Zetsu ~ Tobi }
Genere: Romantico, Malinconico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Akasuna no Sasori , Akatsuki, Deidara, Hidan, Kakuzu
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo Aveva acceso una Black Devil al cioccolato ed era rimasto seduto sul divano, sbivaccato a godersi la scena di come Deidara, in pochi minuti, stesse riuscendo a farsi detestare da un ragazzo conosciuto solo qualche giorno prima. Proprio per questo era scoppiato a ridere, inspiegabilmente per gli altri, sporcando di cenere la stoffa lisa del divano e facendo più baccano di Tobi, se possibile.
Ma Hidan era sempre stato strano, agli occhi degli altri e mai ai propri, chiaro.

- Ti prego, non fraintendere! -

E avrebbe voluto ridere ancor più sguaiatamente, se solo non fosse stato per il fumo finitogli di traverso.

- Cazzo. - borbottò, tra un convulso colpo di tosse e l'altro.

Gettò a terra la sigaretta, Hidan, calpestandola poi con un piede; immancabilmente noncurante del fatto che si trovasse nell'appartamento di Deidara, dal pavimento già abbastanza caotico senza che lui fosse lì ad infierire.
Tornò a sdraiarsi, continuando a ghignare compiaciuto di come Tobi riuscisse ad attaccarsi quasi famelicamente alla chioma bionda dell'amico. Avrebbe dovuto provarci anche lui, qualche volta, magari sarebbe stato così forte da staccare i capelli all'artista ed avere la prova, finalmente, che non si trattava che d'una parrucca. Scoppiò a ridere una seconda volta, probabilmente più rumorosamente di prima. Almeno, riusciva a trovare qualcosa di divertente da fare, anche se per poco.

- Deidara? -

Solo in quel momento si accorse del ragazzino che stava tentando di sradicare Deidara da Tobi, della ragazza che osservava la scena allibita e di Kisame che usciva dal bagno, senza interessarsi minimamente del guaio che aveva combinato sguinzagliando il bravo ragazzo nei pressi del ballerino.

- Finalmente posso liberarmene. -
- Sei uno stronzo. -

Kisame lo guardò sogghignando.

- Itachi ha detto che sarebbe passato di qui. Che lo riprenda con sé, non sono un babysitter. -
- Quindi sei venuto per Itachi. -

E si voltò di nuovo, ma stavolta la sua espressione era ben diversa dal solito sorriso.
Odiava ammetterlo, ma ormai la maggior parte delle sue azioni era sempre, immancabilmente e tremendamente compiuta al fine di... Itachi Uchiha. Deleterio, detestabile. Tant'è che trovava anche insopportabilmente deprimente doversi sentire in soggezione per qualcosa del genere, specie se con una persona pedante e pressante come Hidan.

- No. - rispose. Semplice, diretto. E non c'era nulla di meglio di una bugia, per non farsi prendere in giro a vita.

- Cazzo, sei venuto per Itachi! -

Hidan scoppiò a ridergli in faccia, senza curarsi di come aveva quasi preso a rotolare sul divano. Strano, ma in un batter d'occhio, quell'idiota di Kisame era stato in grado di tirargli su il morale. Con la collaborazione di Tobi, ovviamente.

- Smettila. -

Provò a trattenersi, ma era davvero impresa ardua, doveva ammetterlo.

- Prenderti per il culo è fottutamente divertente! -

Raccolse il ciondolo che teneva appeso al petto, portandolo alle labbra e baciandolo, tra una risata e l'altra. Quando lo lasciò, riuscì nuovamente a sentire quel quotidiano, rassicurante freddo che scivolava lungo le clavicole e si fermava sullo sterno, restando lì a dondolare, coperto da chissà quale nuovo capo pronto ad essere strappato via dal primo sconosciuto.
Se un giorno si fosse mai trovato a dover analizzare la sua vita e chiedersi se fosse soddisfatto o meno, non avrebbe minimamente avuto idea di cosa poter mai rispondere, Hidan. Semplicemente, cercava di tirare avanti nel migliore dei modi, concedendosi una volta tanto - o forse anche due - qualche svago di troppo.

- Ci siamo visti, Deidara. -

Salutò l'amico con un cenno della testa, dopo aver lasciato, con sommo rammarico, Kisame con la sola compagnia delle sue malinconiche quanto comiche consapevolezze.
Ora che ci pensava no, non era quella la vita che avrebbe potuto aspettarsi. O almeno, non era quella la vita che Jashin avrebbe dovuto scegliere. Ma probabilmente, cosa il Dio cui era devoto aveva in serbo per lui, nemmeno Hidan poteva saperlo.

- Tu sei Hidan, giusto? -


*     *     *


- Tobi, ti assicuro che se entro un nano-secondo non sei almeno a quindici metri di distanza da me, ti faccio esplodere la testa e schizzare le interiora lungo le pareti della tua schifosissima cameretta arancione! -

La minaccia di Deidara non tardò ad arrivare prepotentemente alle sue orecchie, a cozzare contro i timpani e ad essere prontamente ignorata.
Tobi si limitò infatti a sorridere e ad urlare, come risposta, un " senpai " più acuto e pungente del solito. Il tutto mentre manteneva ancora la spasmodica presa sui capelli e la vita dell'artista, in un goffo quanto bizzarro abbraccio, inutile manifestazione d'affetto.

- Tobi! -

Solo quando l'espressione di Deidara era diventata particolarmente furiosa, Tobi si decise a staccarsi, per il solo gusto di poter vedere il senpai tornare a sorridere.

- Senpai? -
- Tobi. -
- Senpai? -
- Tobi. -
- Sì, senpai? -

Passarono interminabili minuti, durante i quali altro non accadde che un tiepido ed inteso scambio di eloquenti sguardi tra tutti i presenti.
Deidara teneva gli occhi fissi sulla strana - quanto probabilmente inutile - maschera che Tobi usava per coprire il volto; suddetto ragazzo, osservava Deidara, stupendosi di vederlo così arrabbiato. Chissà cosa fosse successo, poi.
Konan fissava Sasori. Ed era estremamente perplessa mentre si chiedeva come avesse potuto un tipo come lui, infatuarsi di soggetti del genere. E Sasori fissava il vuoto, ponendosi - quasi sicuramente - la medesima domanda.

- Io ti... -

Ma Tobi non seppe mai cosa Deidara avrebbe voluto fargli - e doveva davvero ringraziare Jashin, il caso o chiunque vegliasse su di lui per questo.
Nessuno riuscì a capirlo, in realtà, nemmeno Kisame che da quella situazione si era tenuto ben lontano, limitandosi a tener d'occhio che non sfociasse in una rissa.

La porta venne aperta lentamente, ma in un solo istante una dozzina di sguardi si era incontrata, incrociata e studiata.

- Che sta succedendo qui? -


*     *     *







Ahw. Non sono ancora passati due mesi ed io ho aggiornato. Incredibile, ma vero.
Ammetto che scrivere questa storia sta diventando una titanica impresa, ma non voglio lasciarla in sospeso. Proprio no.
Se non rispondo alle recensioni, è perché non voglio farvi aspettare e rimandare la pubblicazione.
Semplicemente, voglio dedicare questo capitolo alla mia pressante ed adorabile mammina.
Ja ne!




   
 
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