Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Eralery    07/06/2020    4 recensioni
Cap3:
« Sai, qualcuno qui ha un cervello… »
« Stai parlando di me, vero? » 
« Stiamo parlando di qualcuno che ha un cervello, non di qualcuno che ha le capacità intellettive di un asticello » rispose Lily, godendosi appieno la faccia scandalizzata che James mise su.
« Su, almeno di uno Snaso! » esclamò, punto nel vivo. « L’asticello può essere Sirius, al massimo! »

Cap8:
« Punto primo: io non sbavo dietro Lily Evans » precisò James, con aria truce. « Punto secondo: nessuno è immune al fattore Potter, figurati se può repellere qualcuno! Punto terzo: vaffanculo, Padfoot, okay? Vaffanculo ».
Cap18:
« Non pensare di poterti liberare così facilmente di me ».
Lily rimase in silenzio per qualche secondo, prima di sospirare e sciogliersi in un piccolo sorriso.
« Suona un po’ come una minaccia… » commentò a voce bassa, facendolo ridacchiare.
« Oh, è una minaccia bella e buona ».

Cap20:
Lily avvertì la mano di James stringersi intorno alla propria e le loro dita intrecciarsi, ma non c’era traccia di imbarazzo o di incertezza in tutto ciò. Non vi era abituata, ma quando James, sempre sorridente, si girò verso di lei per dirle qualcosa, Lily, in tutta quella situazione, non riuscì a trovarvi neanche un difetto.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Ordine della Fenice, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Under Their Scars'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 23

Tra te e la Piovra Gigante


original
 

Wise men say only fools rush in

but I can’t help falling in love with you

“Can’t Help Falling In Love”, Elvis Presley

 

Quella mattina, la testa le pesava un po’ più del solito. Era seduta al tavolo di Grifondoro e, un biscotto in una mano e la matita nell’altra, continuava a ripassare ciò che la professoressa Sprite aveva spiegato la volta precedente a lezione, il Tranello del Diavolo. 

Era scesa prima di tutte le sue compagne di stanza, così da rimanere un po’ da sola. Quella sera ci sarebbe stata la festa di Lumacorno e lei non voleva iniziare già ad agitarsi. Peccato che fosse agitata già da un paio di giorni e che fosse quello, in particolare, a farla rigirare nel letto più di quanto avrebbe mai ammesso ad anima viva. 

Nel dare un morso al biscotto, Lily fece cadere alcune briciole sulle pagine, perciò, sbuffando e maledicendosi, sollevò il libro e lo rovesciò nel tentativo di rimediare. 

« Cosa stai facendo, esattamente? » 

Davanti a lei, in piedi dall’altro lato del tavolo, Remus la guardava con la testa inclinata di lato e la bocca piegata in un sorriso divertito. Quando Lily alzò gli occhi su di lui, il ragazzo ridacchiò e scavalcò la panca per sedersi di fronte a lei, posando al contempo la borsa accanto a sé. 

« C’erano finite delle briciole » spiegò lei, che a quel punto decise di chiudere il libro e riporlo in cartella. 

Remus annuì e si servì la colazione, abbondando soprattutto in cereali. Ma se c’era una cosa che, secondo lui, non poteva mancare a colazione, quella era il caffè. Nero come la pece e rigorosamente senza zucchero. Lily lo guardò riempirsi la tazza fino all’orlo e fu lei stavolta a ridere. 

« Lo sai che troppo caffè non fa esattamente benissimo, vero, Remus? » gli chiese, mentre lui si portava la tazza alle labbra.

Remus inarcò un sopracciglio e la squadrò mentre si gustava il proprio caffè. 

« Il caffè non è mai troppo » fu la sua risposta, detta con un tono fin troppo serio, prima che spostasse di nuovo la conversazione su di lei. « Comunque, come mai sei qui da sola? Di solito scendi sempre con Mary ». 

« Potrei farti la stessa domanda ».

« No, non penso » ribatté Remus, divertito. « Le tue compagne di stanza sono delle persone civili, quanto meno. Quando sono sceso, James era ancora sotto la doccia a cantare a squarciagola Bohemian Rapsody, Sirius gli urlava contro e Peter russava. Ancora un minuto e avrei fatto saltare in aria la stanza ».

Lily s’immaginò la scena e si mise a ridere. 

Era un’immagine così realistica che poteva quasi vederli: James, con lo shampoo nei capelli e la bottiglietta in mano come fosse un microfono, convinto di avere una grande folla da intrattenere con le sue immense doti canore, Sirius a minacciarlo di morte se non si fosse mosso a liberare il bagno e Peter a letto, beato, autore di una delicatissima musica di sottofondo. 

« Ma Lucas? » domandò però, ricordandosi del loro quinto compagno di stanza. 

« Non si sveglierebbe neanche se un Ippogrifo si mettesse a correre accanto a lui » le assicurò Remus con tono pratico, mentre si versava un altro po’ di caffè. « Penso sia l’unico a non conoscere ancora Bohemian Rapsody a memoria proprio per questo: neanche lo sente, James che canta ».

« Ma James come li ha conosciuti i Queen? » s’incuriosì Lily, le dita strette attorno alla propria tazza di tè e gli occhi fissi su Remus. « Comunque davvero, Remus, tu hai un problema con il caffè » aggiunse, quando vide che l’amico aveva già bevuto di nuovo almeno metà del caffè che si era appena versato. 

Tuttavia lui ignorò totalmente il suo commento e prestò attenzione solo alla sua domanda. 

« È colpa di Sirius » rispose con un sorrisetto. « Quando ancora abitava dai suoi, ha cercato in ogni modo di portare sua madre all’esasperazione. Ha iniziato con i poster di ragazze babbane in bikini, ha continuato con le motociclette… e alla fine sono arrivate le rock band babbane. A detta sua, metteva la musica così forte che riusciva a coprire anche le urla di sua madre. Per non parlare delle magliette… ci hai mai fatto caso? È pieno di magliette di band. Sua madre andava di matto quando lo vedeva con quelle e la giacca di pelle ».

Lily ripensò a tutte le volte che aveva incontrato Sirius fuori dal castello e si stupì di non averlo notato prima. Non ci aveva mai prestato particolare attenzione, ma in quel momento le tornarono in mente le magliette dei Led Zeppelin e dei Genesis. A pensarci bene, Sirius Black e suo padre sarebbero potuti andare d’accordo almeno in fatto di musica.

« Be’, Rem, vedila così: almeno sono belle canzoni » tentò lei con le labbra che le tremavano per quanto stava cercando di non ridere. 

« Bellissime » concordò Remus, « finché non le senti cantare a James o Sirius ».

« Sono così tremendi? »

« Non hai idea » rise il ragazzo. « Sirius già si salva, ma James è più stonato di una campana ». 

Stavolta Lily non si trattenne e si mise a ridere. Non aveva mai sentito James cantare, e una parte di lei sarebbe stata curiosa di farlo. 

« Ovviamente non dire a James che penso che Sirius canti meglio » disse Remus, serio. « Non potrei sopportare un’altra sfida canora tra loro due. Le mie orecchie ancora non si sono ripresa dall’ultima volta ».

« Tranquillo, il tuo segreto è al sicuro con me » gli assicurò Lily, divertita, mentre prendeva un muffin dal vassoio e iniziava a staccarne piccoli pezzetti. 

Per qualche secondo tra i due scese il silenzio. Lily aveva abbassato lo sguardo sulla caraffa di succo che si trovava tra lei e Remus, e aveva lo sguardo lontano. Parlare di James le aveva fatto tornare in mente la festa di Lumacorno di quella sera e adesso sentiva di nuovo una leggera stretta allo stomaco.

« Come ti senti? » 

Lily alzò immediatamente lo sguardo su Remus, che le sorrideva con gentilezza e con lo sguardo di chi la sa lunga. Aveva capito benissimo a cosa stava pensando, evidentemente.

« Sono un po’ in ansia » ammise con un sospiro. « So che è una cosa stupida… »

« Non è una cosa stupida. Penso sia normale ».

« Dici? » 

« Secondo me sì. E se vuoi saperlo, anche James mi è sembrato ansioso in questi ultimi giorni ».

« Sul serio? » si sorprese Lily, gli occhi sgranati. « A me è sembrato normalissimo ».

Remus sbuffò e scosse la testa, come se lei avesse appena fatto una battuta un po’ scontata. 

« Certo, perché con te cerca di non farlo vedere » le spiegò velocemente. « Poi tocca a noi sorbirci tutte le sue paranoie ». 

« Mi dispiace…? » provò lei, imbarazzata. 

« Non dispiacerti, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine. E poi non potrà mai raggiungere i livelli del quinto anno ». 

A quelle parole, Lily inclinò il capo di lato e lo guardò con un luccichio curioso negli occhi verdi. « Perché? Cosa faceva quando eravamo al quinto anno? » 

Remus rimase in silenzio per qualche secondo, indeciso sul parlare o meno, e alla fine scosse veloce la testa. 

« Sai già troppe cose » le disse con fare pratico. « Per ora è irrilevante ».

« Dai, Remus! Non puoi tenermi sulle spine così! » si lamentò Lily, e avrebbe continuato se Mary non li avesse raggiunti insieme a Claire e Kate. 

Remus fu contento di essersi salvato all’ultimo e le rivolse un sorriso innocente al quale lei rispose con una piccola smorfia, come a dirgli: guarda che non è finita qui.

Le ragazze si sedettero accanto a loro sulle panche e, dopo essersi servite la colazione, cominciarono a chiacchierare tutti insieme. Lily ogni tanto lanciava qualche occhiata fugace in direzione del portone, ma di James e degli altri Malandrini non c’era traccia. Quando finalmente arrivò la posta, prese la propria copia della Gazzetta del Profeta e la mise in borsa, decisa a leggerla più tardi in giornata. 

Mancavano ormai poco più di venti minuti alla prima lezione della mattinata, quando finalmente i ragazzi decisero di presentarsi in Sala Grande. A parte i capelli sparati in tutte le direzioni come al solito, James era impeccabile nella sua divisa ed aveva le labbra piegate in un sorriso soddisfatto. Sirius, al contrario, aveva la camicia che usciva da sotto il maglione e, se gli sguardi potessero uccidere, James si sarebbe già ritrovato steso a terra. Peter, invece, sembrava ancora immerso nel mondo dei sogni.

« Buongiorno a tutti! » esclamò James. « Bella giornata, non vi sembra? » 

« Parla per te, Prongs » sbuffò Sirius, e in quel momento Lily si rese conto che aveva ancora i capelli leggermente umidi, soprattutto sulle punte. Evidentemente aveva dovuto scegliere tra la colazione e l’asciugarsi i capelli per bene.

« Ho fame » fu invece l’unico commento di Peter, mentre si sedeva a lato di Remus. Neanche a dirlo, non aspettò nemmeno un secondo prima di iniziare a servirsi la colazione. 

« Non l’avrei mai detto » lo prese in giro Mary con una risatina, mentre Claire, accanto a lei, osservava con aria preoccupata e un po’ disgustata Peter che si riempiva la bocca di cibo.

« Su, per una volta che c’è il sole! » protestò James, che nel frattempo si era seduto accanto a Peter.  Sirius, invece, aveva preso posto accanto a Lily.

« Peccato che facciano appena tre gradi » gli fece notare Kate, stringendosi nel proprio mantello. 

James sospirò e si strinse nelle spalle, deciso a concentrarsi sul proprio pasto. Mentre si versava del caffè, cercò di non alzare gli occhi su Lily. Finalmente quella sera sarebbe uscito insieme a lei e solo il pensiero era riuscito a togliergli la fame. Addentò una brioche e azzardò un’occhiata nella sua direzione, osservandola mentre discuteva con Sirius perché lui aveva ben pensato di scuotere i capelli e, nel farlo, l’aveva riempita di gocce d’acqua. 

« Diamine, Black, ma puoi comportarti come un essere umano qualche volta o devi sempre fare l’animale? » si stava lamentando, mentre con la manica del maglione si asciugava la guancia. 

« Su, Evans, non farla tanto lunga » rispose lui, alzando gli occhi al cielo, ma James aveva visto lo scintillio divertito nello sguardo di Sirius quando Lily gli aveva dato dell’animale. « Saranno state tre gocce ». 

« Sei davvero impossibile ».

« Questo per me è un complimento ».

Lily sbuffò e decise di lasciar perdere, sapendo bene che, se avesse continuato a discutere con lui, avrebbe solo finito per infastidirsi ancora di più mentre Sirius si sarebbe solo divertito. Sollevò lo sguardo ed incrociò quello di James, che, non potendo parlare a causa della bocca ancora piena, le fece l’occhiolino. Senza neanche rendersene conto si ritrovò a sorridergli, mentre la stretta alla bocca del suo stomaco pareva sciogliersi un poco. 

Mary richiamò la sua attenzione, inserendola nel discorso che stava avendo con Claire riguardo il tema di Trasfigurazione. Dopo poco dovettero tutti alzarsi per avviarsi a lezione, così Lily si sistemò la borsa sulla spalla e si avviò verso l’uscita della Sala Grande al fianco di Mary. 

In corridoio passarono accanto a due ragazzi di Corvonero seduti su un davanzale, e involontariamente Lily sentì la loro conversazione. 

« Hai letto la Gazzetta, stamattina? » stava dicendo un ragazzo biondo e bassino, i cui piedi sfioravano appena il pavimento. « Hanno ucciso i genitori di Rivers: sai, il Tassorosso del quinto anno… È tremendo ».

« Sì… e dire che la madre di Rivers era Purosangue… lo so per certo, lei e mio padre frequentavano Hogwarts insieme » rispose l’altro ragazzo, che aveva i capelli rossi, qualche accenno d’acne e sembrava parecchio più alto.

« Lei era Purosangue, Jake, ma il padre era un Babbano… » disse il biondo con tono accorato. « Ti rendi conto? » 

Lily non sentì la risposta di Jake, perché si sentì afferrare per il polso da Mary e improvvisamente venne trascinata in avanti. Senza volere, infatti, aveva rallentato di molto il passo ed era rimasta molto più indietro rispetto ai propri amici. 

Alzò gli occhi su Mary, che le stava rivolgendo un sorriso divertito. 

« Almeno potresti aspettare di arrivare in aula per farti una dormita » la prese in giro, sempre tirandola verso l’aula che ormai era a pochi metri da loro. 

Lily le sorrise, ma non disse nulla. Prima di entrare lanciò un’ultima occhiata ai due Corvonero, ancora intenti a parlare velocemente tra di loro, e sentì l’umore scivolarle sotto i piedi. 

 

*

 

Non era mai stata il tipo di ragazza in grado di passare ore intere a rimirarsi nello specchio: in parte perché sapeva di poter impiegare meglio il proprio tempo e in parte perché, alla fine, si era sempre piaciuta abbastanza. Aveva un viso dolce, dai lineamenti delicati, ed andava fiera dei suoi capelli rossi e degli occhi verdi dal taglio leggermente allungato. Sapeva di essere carina, non era cieca né tantomeno ipocrita. 

Quella sera, però, non riusciva a smettere di osservare il proprio riflesso nello specchio. Continuava a guardarsi con aria critica, come se stesse cercando qualsiasi difetto di cui lamentarsi. 

Le sue mani corsero ai capelli per l’ennesima volta. All’inizio aveva deciso di tenerli sciolti, poi aveva cambiato idea ed aveva deciso di legarli in una treccia morbida. Dopo neanche cinque minuti, tuttavia, aveva finito per disfare l’acconciatura ed ora era di nuovo lì, le mani sui fianchi, a guardare lo specchio con aria infastidita.

Una ciocca vermiglia le finì davanti al viso e lei, annoiata, sbuffò per allontanarla. 

« Hai finito? » 

Lily non si girò, ma puntò lo sguardo su una figura alle spalle del proprio riflesso. Mary era sdraiata a pancia in giù sul proprio letto, i gomiti sul materasso e il mento appoggiato sopra i palmi della mani. La osservava con un’aria a metà tra il divertito e l’esasperato mentre si mangiava un’Ape Frizzola.

« C’è qualcosa che non mi convince » fu l’unica cosa che disse Lily mentre si girava di profilo per controllare di nuovo come le stesse il vestito dietro. 

« È da mezz’ora che c’è qualcosa che non ti convince » le fece notare Mary, sospirando. « Guarda che stai benissimo ».

Lily piegò le labbra in una smorfia, ma non disse nulla. 

Indossava un semplice abito nero, che si fermava circa dieci centimetri sopra al ginocchio e non aveva le spalline. Aveva uno scollo a cuore ed era aderente nella parte superiore; un nastro le metteva in risalto la vita sottile e, sotto, il vestito si allargava morbidamente per seguire i suoi movimenti. Ai piedi, indossava delle décolleté dello stesso colore e dal tacco modesto. Del trucco se n’era occupata Mary, ma Lily le aveva fatto promettere di non esagerare. Mary aveva riso e aveva deciso di truccarle solo gli occhi, sfruttando l’ombretto e il mascara per metterne in risalto il verde; le aveva lasciato le labbra al naturale, e aveva finito con un po’ di blush sulle guance per darle colore. 

Si stava ancora studiando quando la porta della stanza si aprì. Claire e Kate entrarono ridendo tra di loro ma, quando videro Lily ferma davanti allo specchio e Mary sul letto, si scambiarono un’occhiata complice e misero su un’espressione divertita. 

« Qualcuno si sta facendo bella… » commentò Kate con tono casuale, mentre posava la borsa sul proprio baule e si sfilava il mantello. 

« Chissà per chi » le diede manforte Claire, andandosi a sedere sul letto di Mary e rubandole un’Ape Frizzola. « Tranquilla, in cambio ti darò qualche Cioccorana » aggiunse subito, vista l’occhiata perplessa che le aveva lanciato l’amica. 

« Mi sembra un buon compromesso » ammise Mary, stringendosi nelle spalle. « Comunque non sono mai stata più felice di vedervi, ve lo giuro. Sarà mezz’ora che sta davanti a quel dannato specchio ».

Claire posò gli occhi su Lily e piegò le labbra in un ghigno. 

« Così nervosa, Lily? » 

« Di certo non mi aiuti così » ribatté la rossa, piccata. Ormai aveva dato le spalle allo specchio e stava fronteggiando le proprie amiche. 

« Dai, Lily, ti stiamo solo stuzzicando un po’ » rise Kate, che nel frattempo si era cambiata ed aveva indossato il pigiama. « Concedicelo. Dopo anni passati a lamentarti di quanto fosse insopportabile James Potter… be’, noi abbiamo sopportato tutto questo, ora tocca a te soffrire un pochino ».

Lily le lanciò un’occhiataccia ma non ribatté. In fondo, sapeva che aveva ragione. Sin dal primo anno lei e James non avevano fatto altro che scontrarsi l’uno con l’altra, e con il passare degli anni i loro litigi non avevano fatto che aumentare fino a raggiungere l’apice durante il quinto anno. 

Ripensò al ragazzino smilzo che, a undici anni, la prendeva in giro per i suoi capelli rossi chiamandola Carota davanti a tutta la Sala Comune e si chiese come avesse fatto James a cambiare e maturare così tanto. Ormai, quando lo guardava, vedeva un ragazzo intelligente, coraggioso, simpatico - così diverso dal ragazzino odioso a causa del quale aveva anche pianto, qualche volta. Non le rivolgeva più quel ghigno spavaldo e arrogante degli anni precedenti; adesso, quando le sorrideva, lo faceva con un’allegria contagiosa e con una dolcezza che, pian piano, aveva finito per farla sciogliere davvero. Non pensava più a lui come Potter, quello stupido del suo compagno di Casa, pieno di boria e convinto di essere superiore a tutti per il suo talento nel Quidditch e nella Trasfigurazione. Adesso lo guardava e vedeva solo James: così forte, così deciso, ma allo stesso tempo così fragile e così gentile.

« Kate ha ragione » convenne Mary, e la sua voce riportò Lily con i piedi per terra. 

« Certo che ho ragione » disse Kate, buttandosi sul proprio letto e sedendovisi sopra a gambe incrociate. 

Claire alzò gli occhi al cielo, trattenendo a stento una risata, e si sfilò la cravatta. La ripose sul comodino e a quel punto tornò a prestare attenzione a Lily; la squadrò più volte da capo a piedi con aria concentrata e alla fine incrociò le braccia al petto.

« Posso essere onesta? » le chiese, ma, conoscendola, Lily era certa che le avrebbe comunque dato il proprio parere. 

« Vai, spara » disse quindi, e allargò le braccia con fare teatrale. 

« Il vestito ti sta benissimo e anche il trucco va bene » cominciò, continuando ad osservarla finché non fermò lo sguardo sulla sua chioma vermiglia, « però ti prego, non puoi uscire con quei capelli ». 

« Perché? Cos’hanno i miei capelli? » domandò Lily, sfiorandosi una ciocca con aria preoccupata. 

« Non hanno niente che non vada, scema » sospirò mentre le si avvicinava. « I tuoi capelli sono bellissimi, però non puoi lasciarli così… sono un po’ piatti. Posso farti qualche boccolo? Darebbe un tocco in più a tutto il look » continuò, sfiorandole i capelli con le dita. 

Lily lanciò un’occhiata a Mary e Kate, che intanto si erano sedute sullo stesso letto e stavano osservando la scena con interesse. Kate annuì con veemenza, Mary sollevò entrambi i pollici con aria entusiasta. 

« Va bene, Claire » esalò infine, arrendendosi. « Però promettimi di non fare casini ».

« Ma lo stai davvero dicendo a me? Non ti ricordi che belle acconciature ho sempre fatto a Mary? » protestò Claire, punta nel vivo. 

« Vero » convenne Mary, scartando una nuova Ape Frizzola. « È l’unica da cui mi faccia toccare i capelli senza problemi ».

« Va bene, va bene! » si affrettò a dire Lily, ridendo. « Dai, ti do carta bianca. Però non abbiamo tanto tempo » aggiunse dopo aver lanciato un’occhiata all’orologio appeso al muro.

« Lascia fare a me » sorrise Claire, sfoderando la bacchetta. La fece sedere su una sedia, assicurandosi che desse le spalle allo specchio, e iniziò a mormorare incantesimi a mezza voce. 

Lily non si sentiva molto tranquilla con la bacchetta di Claire puntata contro la propria testa, ma decise di fidarsi e rimanere in silenzio. La lasciò fare e, dopo appena dieci minuti, l’amica si allontanò da lei di qualche passo per osservare il proprio operato e assicurarsi di aver dato il meglio. Dal sorriso soddisfatto che le apparve sulle labbra, Lily capì che era molto contenta del risultato. 

« Su, guardati » la incitò, spostandosi da davanti lo specchio. 

Lily si alzò e, mentre Claire si affrettava a rimettere la sedia dov’era prima, osservò il proprio rilesso e istintivamente sorrise. I suoi capelli adesso non le cadevano più lisci sulla schiena, ma erano arricciati in morbide onde che davano molto più volume e luminosità a tutta la sua chioma. 

« Ti stanno benissimo » esclamò Kate, raggiante. 

« Dovresti portarli sempre così » aggiunse Mary quasi nello stesso momento. 

Lily si guardò ancora un attimo allo specchio e poi, senza smettere di sorridere, si girò verso Claire e l’abbracciò di slancio. La colse un po’ alla sprovvista, ma dopo qualche secondo Claire scoppiò a ridere e ricambio la stretta. 

« Suppongo ti piacciano, eh? » scherzò, non appena si separarono, sistemandole una ciocca. 

« Tantissimo! » ammise Lily con un sorriso. Dopo qualche secondo, tuttavia, il suo sguardo si fece leggermente più insicuro. « Pensate… sì, insomma… pensate che a James…? » borbottò, imbarazzata, maledicendosi da sola per la stupidità della sua domanda. 

Le tre amiche si scambiarono un’occhiata complice e scoppiarono a ridere. 

« Lily, a James piaceresti anche se andassi in giro vestita da zucca » le assicurò una volta che ebbe smesso di ridere. « Davvero, non devi assolutamente preoccuparti di questo ».

« Ma anche se andassi in giro senza niente, guarda » aggiunse Kate come se niente fosse.

Claire, Mary e Lily si girarono immediatamente a guardarla. Le prime due scoppiarono a ridere in maniera incontrollata, mentre Lily rimase in silenzio e diventò rossa quasi quanto i suoi capelli.

« Be’, grazie al cavolo, Kate! » rise Mary, tenendosi la pancia. 

« Forse sarebbe ancora più contento » ipotizzò Claire con le lacrime agli occhi. 

Fu a quel punto che Kate si accorse di quanto fraintendibile fosse la propria frase, così arrossì ancora più di Lily. 

« Non era quello che intendevo! » protestò, tirando un cuscino nella loro direzione e colpendo Mary in pieno petto. Quest’ultima però non smise di ridere, si limitò a stringere a sé il cuscino e ad accasciarsi sul letto. 

« Siete tremende » bofonchiò Lily, lisciandosi pieghe inesistenti sulla gonna del vestito. Lanciò un’occhiata all’orologio e trattenne il fiato quando si rese conto che era arrivata l’ora di scendere e raggiungere James in Sala Comune. « Io devo andare ».

Lo disse, però non si mosse. Le sembrava che i suoi piedi fossero come incollati al pavimento. Mary capì che si stava lasciando cogliere dall’agitazione così decise di prendere in mano la situazione: si alzò dal letto e la spinse a forza verso la porta della camera. Si fermò solo quando Lily si trovò sul primo gradino della scala a chiocciola. Le scoccò un bacio sulla guancia e le sorrise. 

« Sei bellissima » le assicurò. « Ora va’, però, e divertiti ».

Lily annuì e mormorò un « Grazie » a bassa voce, prima di prendere un respiro profondo, girarsi e raggiungere la Sala Comune. 

James era già lì, appoggiato al muro vicino alla porta per il dormitorio maschile. Indossava dei pantaloni neri dal taglio dritto e una giacca dello stesso colore, lasciata aperta sopra ad una camicia immacolata. Semplice, ma elegante. Lily pensò che faceva davvero la sua figura, vestito in quel modo. 

Aveva lo sguardo rivolto verso il centro della Sala Comune, ma quando arrivò Lily si concentrò solo su di lei. La guardò con un’intensità tale che lei si sentì arrossire sotto i suoi occhi. Quando incontrò il suo sguardo, James le risolse un sorriso smagliante e le porse immediatamente il braccio. 

« Sei bellissima » le disse mentre lei posava la mano sul suo avambraccio. 

« Anche tu non sei male » ribatté Lily, scherzosa, facendogli alzare gli occhi al cielo. 

« Ce la farai a farmi un complimento, prima o poi? » la prese in giro senza smettere di sorridere. 

« Chi lo sa? » 

James scosse la testa e rise, mentre la faceva passare per prima attraverso il buco del ritratto. 

S’incamminarono subito verso lo studio del professor Lumacorno e durante il tragitto parlarono del più e del meno. Quando le raccontò dell’ultima stupidaggine che aveva detto la Swindlehurst durante la lezione di Divinazione che aveva seguito quel pomeriggio, Lily si ritrovò a ridere di cuore. Mentre James finiva di raccontarle qualche altro aneddoto raggiunsero lo studio di Lumacorno. Davanti all’entrata, il professore aveva fatto appendere numerose lanterne rosate che illuminavano tutto il corridoio. 

Lo studio, invece, era già gremito di gente. Lily intravide Severus seduto da una parte insieme a Regulus Black, il fratello di Sirius; sentendosi osservato, il ragazzo si girò nella sua direzione e per qualche breve istante i loro sguardi si incontrarono. Fu questione di secondi, poi lui tornò a prestare attenzione al compagno di Casa. 

« Signorina Evans! » La voce di Lumacorno la fece girare verso l’altro lato della stanza, da dove si stava avvicinando il professore. « E signor Potter! Devo dire che non me lo sarei mai aspettato » aggiunse, lanciando un’occhiata a James che sorrise e si strinse nelle spalle. 

« Mai dire mai, professore ». 

Lily scosse la testa al suo commento, ma non riuscì a trattenere un sorrisino. 

« Buonasera, professore » salutò con educazione. « Ha organizzato davvero una bella festa ». 

« Sono d’accordo » disse James. « Tra l’altro l’arpa che si suona da sola è un tocco di classe, lo devo ammettere ».

« Mi lusingate, così » rispose Lumacorno, fingendosi imbarazzato. « Le piace il trucchetto dell’arpa, signor Potter? È una cosuccia che mi ha insegnato il professor Silente, sa ».

James e il professore continuarono per un po’ a parlare di musica e strumenti, mentre Lily osservava ciò che accadeva attorno a loro. Oltre agli studenti del Lumaclub erano presenti numerosi adulti, tra i quali molti che aveva già visto nelle foto degli ex pupilli del professore. L’arpa si trovava davanti ad un’alta finestra magica che dava sul Lago Nero, le cui acqua davano particolari riflessi al pavimento. 

« Non vorrei trattenervi troppo, ma vorrei presentarvi alcuni miei carissimi ex studenti » disse Lumacorno ad un certo punto. « Non vi dispiace, vero? »

James non disse nulla e si girò verso di lei, lasciando a lei la scelta. 

« Certo che no, professore » rispose Lily con un sorriso, accontentandolo. 

Il professore quindi li condusse verso una donna probabilmente sulla trentina dai corti capelli biondi e vispi occhi grigi. Lily l’aveva già vista, ma non ricordava dove. Fu James a ricordarglielo, sussurrandole all’orecchio che si trattava della Cercatrice dei Falmouth Falcons. Lumacorno le posò una mano sul braccio, attirando la sua attenzione. 

« Spero ti stia godendo la serata, Camille » cominciò, affettato. « Volevo presentarti qualcuno. Devi sapere che mi sarebbe piaciuto averlo nella mia collezione, ma non sono mai riuscito a farlo venire ad un mio party… fino ad oggi » scherzò, prima di spostarsi leggermente per scoprire James. « Lui è James Potter, Cacciatore di Grifondoro. La professoressa McGranitt non si stanca mai di ricordarmi che fa parte della sua squadra e non della mia ». 

Lily sorrise a quella frase e lanciò un’occhiata fiera al ragazzo al suo fianco, che non sembrava minimamente imbarazzato. Come già le era capitato molte volte, si ritrovò ad ammirare la sua compostezza e la sua autostima. James, infatti, allungò la mano verso la donna per presentarsi e si limitò a dire: « Il professore esagera » con finta modestia. 

Mentre James rispondeva alle domande di Camille Keenegan - questo era il suo nome completo -, Lumacorno si rivolse nuovamente a Lily. 

« Io avrei una sorpresa per lei, signorina Evans » le disse, gentile. « Ho invitato un mio amico di vecchia data che vorrei tanto farle conoscere. È uno dei migliori Pozionisti del paese e gli ho parlato molto bene di lei. Spero non le dispiaccia ». 

« Dispiacermi? » boccheggiò Lily, stupita. « Assolutamente no, professore, anzi, ne sono lusingata. Non avrebbe dovuto ». 

« Lei è una delle studentesse più brillanti a cui io abbia mai avuto il piacere di insegnare » la lodò Lumacorno. « Dopo quella sua Felix Felicis… ho pensato fosse quasi un dovere presentarle questa persona. Lei dovrebbe prendere seriamente in considerazione una carriera da Pozionista, signorina Evans ».

Lily arrossì e lo ringraziò con un sorriso imbarazzato. A quel punto il professore le disse di seguirlo e s’incamminò in direzione di un signore che si trovava quasi dall’altro lato della sala. Era un uomo alto e dinoccolato, con i capelli brizzolati e un paio di occhiali rettangolari sul naso un po’ lungo. Indossava una classica veste da mago di un bordeaux molto scuro e dalla tasca sul petto fuoriusciva una catenina, presumibilmente legata ad un vecchio orologio. 

« Horace, finalmente. Pensavo volessi lasciarmi tutta la sera qui » esclamò l’uomo non appena si fermarono davanti a lui. Poi rivolse la sua attenzione su Lily, ferma un passo dietro al professore. « E lei, signorina, sarebbe…? »

« Lily Evans, signore » si presentò prontamente Lily, porgendo la mano. 

« È la studentessa di cui ti ho parlato, Clayton » precisò Lumacorno. « Come ben sai, ne ho vista di gente talentosa, ma la signorina Evans ha un dono per la materia ».

L’uomo la guardò con attenzione per un paio di secondi, prima di sollevare l’angolo della bocca verso l’alto e stringere la mano che Lily gli stava porgendo.

« Io sono Clayton Hedge » disse. Aveva una stretta forte e decisa. « È un piacere fare finalmente la conoscenza della pupilla di Horace ».

« Andiamo, Clayton » fece Lumacorno, intimandogli di abbassare la voce. « Non vorrei si spargessero strane voci e si pensasse che faccio favoritismi ». 

Il signor Hedge alzò gli occhi al cielo e decise di cambiare discorso, così torno a concentrarsi su Lily. « A che Casa appartiene, signorina Evans? » 

« Grifondoro » rispose lei. « Lei era un compagno di Casa del professore, per caso? »

« Oh, no. Avevamo entrambi conseguito i nostri M.A.G.O. da tempo, quando io e Horace ci siamo conosciuti » le disse con un sospiro, come se lo avesse fatto ripensare a tempi migliori. « Io fui smistato a Corvonero ». 

« E il fier Corvonero si disse sicuro: io stimerò sol l’intelletto più puro » recitò Lily senza pensarci, ricordandosi la filastrocca che il Cappello Parlante aveva cantato all’inizio dell’anno scolastico. 

Gli angoli delle labbra del signor Hedge tornarono a puntare verso l’alto, mentre iniziava ad osservare Lily con ancora più curiosità. « Mi dica, signorina Evans, qual è la sua pozione preferita? E perché? »

La domanda la colse alla sprovvista, così aggrottò la fronte e si prese qualche secondo per pensare alla propria risposta. 

« Una pozione che mi piacerebbe molto studiare e conoscere più a fondo è senza dubbio l’Elisir di lunga vita… così come il Veritaserum… » iniziò, parlando lentamente. « Ma se dovessi scegliere tra le pozioni che ho già studiato o preparato, le mia preferita penso sia l’Amortentia. Non tanto per gli effetti in sé, quanto per l’odore che emana e che differisce a seconda di chi lo sente… è come se riuscisse a leggere dentro di te ciò che più ti piace e chi più ami. Sicuramente la reputerà una risposta banale ».

« Per niente, a dire il vero » ribatté Hedge, guardandola con aria assorta. « Capisco cosa vuole dire ».

L’uomo continuò a chiederle pareri e a farle domande su di lei e sulle sue esperienze ad Hogwarts per un quarto d’ora abbondante. Lumacorno cercava di partecipare il più attivamente possibile alla conversazione, ma ogni tanto dovette distrarsi per richiamare alcuni studenti che si avvicinavano troppo all’arpa incantata o al suo armadietto degli alcolici. 

Vennero raggiunti da James, che nel frattempo aveva finito la propria conversazione con Camille Keenegan. Si mise al fianco di Lily, la quale era così coinvolta nel discorso da non accorgersene neanche, e quando lei finì di parlare si presentò.

« Salve. James Potter » disse, tendendo la mano ad Hedge, che la strinse immediatamente. 

« Clayton Hedge, piacere. Potter, ha detto? » gli chiese, incuriosito e allo stesso tempo un po’ titubante. « Per caso sei il figlio di Fleamont Potter? »

Quando sentì quel nome, James sentì il proprio cuore rallentare per qualche istante. Ripensare a suo padre gli ricordava tutto ciò che avevano condiviso in quegli anni e tutto ciò che, inevitabilmente, non avrebbero mai potuto condividere. Lily dovette capire come si stava sentendo, perché intrecciò il braccio con il suo e lo strinse appena con le dita, come se stesse cercando di confortarlo in silenzio. James gliene fu enormemente grato.

« Sì, sono il figlio ». 

« Mi dispiace davvero molto per la tua perdita, ragazzo » disse Hedge con sincerità. « Conoscevo tuo padre. Prima di diventare un Auror, ha lavorato per un po’ con alcuni miei colleghi. La sua Tricopozione Lisciariccio diventò famosissima in un baleno ».

James si ritrovò a sorridere appena. Sapeva bene la storia di quella pozione, suo padre gliel’aveva raccontata più volte per riderci su. Una volta, quando non aveva ancora trovato la formula perfetta, aveva sperimentato una fialetta su sua madre Euphemia senza dirle nulla. La donna si era ritrovata un cespuglio di capelli al posto dei suoi soliti boccoli, e suo padre gli aveva detto che si era rifiutata di parlargli finché non sistemò il danno fatto.

« Lo dica a mia madre » sorrise, senza rendersi conto di ciò che stava effettivamente dicendo. 

Lumacorno e il signor Hedge gli lanciarono un’occhiata confusa, mentre Lily si portò una mano davanti alla bocca per nascondere un sorriso. A disagio, James si passò una mano tra i capelli. 

« Bene » fece Lumacorno, sorridendo improvvisamente. « Vorrei presentarti un altro dei miei studenti, Clayton. Anche lui è uno dei migliori che io abbia mai incontrato… Vieni, vieni ».

I due uomini si congedarono con educazione e si diressero verso Severus Piton, mentre Regulus Black lo salutava e raggiungeva una Serpeverde bionda che era appena arrivata. Lily non ne era sicura, ma le pareva si chiamasse Grace Bainard e che frequentasse il sesto anno insieme al fratello di Sirius. 

Lei e James si avvicinarono al rinfresco e il ragazzo le porse subito il primo bicchiere. 

« Cos’è? » domandò Lily, avvicinandosi il flûte al viso per annusare il liquido ambrato al suo interno.

« Idromele » rispose James mentre prendeva un bicchiere anche per sé. « Dovevo immaginarmelo che Lumacorno ci sarebbe andato leggero ».

« James » lo riprese lei, rivolgendogli un’occhiata di disapprovazione. 

Lui ridacchiò e sollevò le mani in segno di resa; dopodiché avvicinò il proprio bicchiere a quello di Lily e li fece tintinnare l’uno contro l’altro. Lo fece guardandola sempre negli occhi e Lily non riuscì a impedire a sé stessa di sorridere. 

Si appoggiarono al muro lì vicino, la schiena contro la parete e le spalle che si sfioravano appena. L’arpa continuava a suonare e Lumacorno stava cercando di convincere alcuni degli invitati a ballare un po’. 

« Com’è andata con la giocatrice di Quidditch? » chiese Lily, girando appena il viso verso di lui.

« Bene, mi ha fatto piacere parlare con una titolare » rispose James mentre faceva roteare l’Idromele nel bicchiere. « Forse un paio d’anni fa sarei stato più entusiasta. Sai, per un po’ da grande avrei voluto giocare come titolare in una squadra di Quidditch. Preferibilmente nel Puddlemere United ». 

« Chissà perché, ma me lo aspettavo » scherzò Lily, sbandando leggermente contro la sua spalla con la propria. « Hai cambiato idea? »

James sospirò e si strinse nelle spalle. 

« Una parte di me vorrebbe ancora giocare » ammise, la voce leggermente più roca. « Però voglio rendermi utile, prima di ogni cosa. Una volta superati i M.A.G.O. ho intenzione di provare ad entrare negli Auror… detto fra noi, è l’unico motivo per cui non ho abbandonato Pozioni dopo i G.U.F.O. ».

« In effetti fai abbastanza schifo » considerò Lily involontariamente. 

« Grazie, eh » ribatté James, in realtà divertito. « Ma che posso farci? Qualche difetto dovevo pure averlo ».

« Qualche? » 

« Merlino, Evans, non lusingarmi così o potrei montarmi la testa! »

« Come se avessi bisogno delle mie lusinghe, per montarti la testa ».

« Siamo proprio simpatiche oggi, eh? » disse James con una risata. Lanciando un’occhiata in giro, si rese conto che alla fine Lumacorno era davvero riuscito a convincere alcuni degli invitati a ballare, così bevve l’ultimo sorso di Idromele che era rimasto nel flûte e, dopo averlo posato sul tavolo, si girò verso Lily. « Ti va di ballare? » le chiese, porgendole la mano. 

Lily lanciò un’occhiata al centro della sala, incerta, mentre si rigirava tra le mani il bicchiere ormai vuoto. 

« Mi vergogno un po’ » ammise a bassa voce. « Non sono mai stata bravissima a ballare… »

« Sciocchezze » esclamò James, sorridendole incoraggiante. « Evidentemente non hai mai avuto un partner come me ».

« Vedi che sei già montato di tuo? »

James alzò gli occhi al cielo e prese la situazione in mano. Le tolse il bicchiere dalle mani e lo posò sul tavolo, accanto al proprio; a quel punto fece scivolare la propria mano in quella di Lily e, dopo aver intrecciato le loro dita con una tranquillità disarmante, si incamminò verso il centro della sala. Una volta fermi, le posò l’altra mano sulla vita e le sorrise. 

« Dovresti mettermi le mani sulle spalle o dietro il collo, sai? » la prese in giro. 

In tutta risposta, Lily gli fece la linguaccia. Tuttavia non protestò e fece quanto le era stato detto, solleticandogli appena la nuca con le dita. James cominciò a muoversi seguendo il ritmo della musica e lei seguì i suoi movimenti, ancora leggermente a disagio. In realtà le piaceva ballare, ma preferiva farlo quando non erano presenti altre persone che la osservavano. Sapeva benissimo di aver dato più volte spettacolo con James, nel corso degli anni, ma pensava che la gente avesse iniziato ad abituarsi a vederli così spesso assieme. Dopotutto erano mesi che usciva con i Malandrini e, tra l’altro, non era più neanche così raro vederla in giro per il castello solo con James. Eppure anche allora, se guardava appena oltre la spalla di James, poteva vedere le persone lanciare occhiate incuriosite nella loro direzione. 

« Che c’è? » domandò James, che la stava osservando ed aveva notato la sua espressione farsi corrucciata. 

« Niente » rispose Lily con un sospiro. « È solo che mi sento osservata… »

James mise su un’espressione stupita, come se non se ne fosse neanche reso conto. Evidentemente, pensò Lily, era così abituato a stare al centro dell’attenzione che ormai non ci aveva neanche più caso. Lui si guardò attorno per un attimo, incontrando lo sguardo di un paio di studenti che tornarono prontamente a guardare da un’altra parte. 

« Se non ti va, possiamo smettere di ballare » offrì James in tutta tranquillità, fermandosi e facendo per allentare la presa sui suoi fianchi. 

Lily glielo impedì, poggiando le mani sulle sue per tenerle dov’erano. 

« No » ribatté, decisa. « Non mi interessa degli altri » aggiunse, e gli si fece leggermente più vicina. 

James rise e riprese a ballare, e Lily dovette ammettere che era bravo. Non si stava impegnando e si limitava a muoversi a tempo, ma riusciva lo stesso a risultare aggraziato e a guidarla nei vari passi. Per giocare le fece fare una giravolta, ma la prese in contropiede e lei si scontrò presto contro il suo petto.

« Ehi, Evans, tutto okay? » la riprese con un sogghigno. « Quel poco di Idromele che hai bevuto ti ha dato alla testa? »

« Che simpatico che sei » sbuffò lei, alzando gli occhi al cielo, prima di cambiare discorso. « Dove hai imparato a ballare così? »

« Sorpresa? »

« In realtà sì » ammise Lily, che nel frattempo si era ricomposta ed aveva ripreso ad ondeggiare sul posto con le mani sempre allacciate al suo collo. « Quindi? »

« Non c’è chissà che storia sotto. I miei mi hanno fatto prendere lezioni quando ero più piccolo, tutto qui » rispose James con una scrollata di spalle. « Roba da Purosangue, suppongo ».

Lily non disse nulla, limitandosi ad annuire e fare un sorriso di circostanza. Senza volerlo ripensò alla conversazione che aveva ascoltato per sbaglio quella mattina: non era la prima volta che qualcuno veniva ucciso, purtroppo, ma quella storia l’aveva toccata più del dovuto. E guardando James, che le stava parlando di un Tassorosso che Lumacorno stava sgridando per aver cercato di prendere del Whiskey dalla sua scorta, Lily capì perché quella volta aveva accusato di più il colpo. 

« Lily, mi stai ascoltando? »

La voce di James la riportò con i piedi per terra e si rese conto di non aver minimamente prestato attenzione alla conversazione. 

« No, scusami » rispose. « Che stavi dicendo? »

« Niente di importante, tranquilla. Va tutto bene? Ti sei intristita di colpo » disse James, osservandola bene in volto. 

Lei non rispose e si strinse appena nelle spalle. Abbassò lo sguardo sul taschino della giacca di James, così da non dover reggere per forza il suo sguardo preoccupato. Lo aveva invitato a quella festa perché voleva passare una serata tranquilla con lui, ma c’era una parte di lei che sembrava non trovare pace. James capì che c’era qualcosa che non andava e le afferrò il viso tra le mani, stringendolo in una presa decisa ma delicata allo stesso tempo. Le sollevò il mento, costringendola a guardarlo negli occhi, si chinò appena su di lei e piegò le labbra in un accenno di sorriso.

« Ehi, che succede? » le domandò, e il suo sguardo si fece più preoccupato quando lei non rispose. « Lily, davvero, che hai? »

Lily continuò a ricambiare il suo sguardo senza aprire bocca. I suoi occhi occhi si fecero improvvisamente tristi e, per impedire che le tremassero, strinse le labbra in una linea sottile. 

« James, cosa stiamo facendo? » esalò infine, e sembrava sfinita. 

James sbatté più volte le palpebre, confuso: « Stiamo ballando…? » azzardò, cercando di alleggerire la tensione in qualche modo.

« Sono seria, James. Cosa stiamo facendo? Che senso ha? » insistette Lily, scuotendo la testa con veemenza. 

« Giuro, non ti sto seguendo. Di cosa stai parlando? Cosa non ha senso? »

« Tutto questo! » esclamò lei. « Io e te, insieme… Lo sappiamo entrambi che non potremmo mai… lo sappiamo entrambi che questo non ha futuro. Noi non abbiamo futuro ».

Man mano che lei parlava, le mani di James allentarono la presa sul suo viso fino a lasciarlo andare completamente. Le braccia gli ricaddero lungo i fianchi, come inermi, mentre lei incrociava le proprie sotto al petto. 

« Lils… »

« Lo so che provi qualcosa per me » lo bloccò subito lei, abbassando la voce, e James scattò subito sull’attenti, a disagio. « Lo so, James. Così come tu sai che anche io provo qualcosa per te… ma pensaci, per favore. Ti rovinerei la vita ».

« Non puoi dire sul serio » protestò James, sbuffando una risata stupefatta. « Come potresti rovinarmi la vita? »

Lily gli si fece più vicina e gli prese le mani tra le proprie, portandosele davanti al petto. 

« Riflettici » disse, mesta. « Io sono una Nata Babbana. Loro prendono di mira le persone come me. Ma tu… tu sei un Purosangue. Hai un cognome importante. Non se la prenderebbero con te. Ma con me… ti vedrebbero tutti come un traditore del tuo sangue. Rischieresti tutto quanto. Non ne vale la pena ».

James boccheggiò, non sapendo cosa dire. Una parte di lui avrebbe solo voluto afferrarla per le spalle, scuoterla e dirle che invece ne valeva la pena. Non c’era niente che ne valesse di più la pena, per lui. 

« È meglio così » disse ancora Lily, lasciando andare le sue mani e facendo per arretrare. Lui però non glielo permise, strinse le dita attorno al suo polso e la tirò leggermente verso di sé. Lily fece per parlare di nuovo, ma stavolta non le diede il tempo per farlo e la precedette. 

« Sono già a rischio, lo siamo tutti. Devo ricordarti di cosa facciamo parte? E io non provo qualcosa per te, Lily, io sono innamorato di te. Solo di te » cominciò, guardandola dritta negli occhi. « E non me ne importa nulla del resto: del tuo sangue, del mio… A me importa solo chi sei. E tu… tu mi fai venire voglia di essere migliore. Io mi sono comportato da stronzo per anni, e al tuo posto probabilmente non avrei dato una seconda possibilità ad una persona come me… ma tu l’hai fatto. Perché tu riesci sempre a vedere il meglio nelle persone, in tutti, anche in chi ti ha preso in giro per anni e ti ha reso la vita un inferno. E ci riesci perché sei buona, sei una delle persone più buone che io abbia mai conosciuto. E… e io sono innamorato di te, Lily. A me non importa altro. Per quanto mi riguarda, potresti anche essere una Babbana o una Magonò, io comunque non avrei occhi per nessun altro. Io non ho occhi per nessun altro, Lily, per me ci sei solo tu. Ci sei sempre stata solo tu ».

Quando finì di parlare, James sentì di essersi finalmente tolto un enorme peso dalle spalle e dal cuore. Era da tempo che sentiva quelle cose, che si sentiva fremere ogni volta che l’aveva affianco, e finalmente era riuscito a dirglielo. Niente era andato come se lo era immaginato, ma non gli importava. Non gli importava neanche che fossero in una sala con altre persone, perché in quel momento non erano che parte dello sfondo. L’unico punto d’interesse, per lui, era la ragazza in piedi davanti a lui. 

Lily, d’altro canto, non riusciva a trovare le parole giuste per esprimere ciò che stava provando in quel momento. Perché se c’era una parte di lei che avrebbe voluto correre via, si trattava di una parte piccola. Minuscola. E non riuscì a sopraffare l’altra, che invece la spingeva come mai prima verso James, che continuava a guardarla dritta negli occhi con determinazione. 

Fu allora che lo capì: ci sono cose che non puoi controllare, per quanto tu voglia. E ci sono parole… che a volte non c’è bisogno di dire. 

Senza pensarci due volte, intrecciò le dita dietro la nuca di James e si sollevò in punta di piedi per premere le labbra sulle sue. Lo sentì irrigidirsi sotto le sue dita, prima di sciogliersi e ricambiare il bacio con trasporto. Le posò una mano alla base della schiena, mentre affondava l’altra tra i suoi capelli e la stringeva ancora più a sé, quasi schiacciandola contro il proprio petto. 

Fu solo quando si separarono che si resero conto di essere ancora in mezzo ad altre persone e, soprattutto, di aver appena dato a tutti i presenti un nuovo argomento di conversazione. 

James allentò piano la presa su di lei, permettendole di sistemarsi comodamente tra le sue braccia. Lily gli sorrise e lui, con tutta la naturalezza del mondo, le diede un rapido bacio a stampo. 

« Ora ti osservano davvero » disse James scherzosamente. 

Lily si strinse nelle spalle ed inclinò appena la testa di lato, mentre intrecciava le dita con i suoi capelli scuri.

« Che guardino pure » rispose, tranquilla, avvicinandoglisi al punto da parlare ad un soffio dalle sue labbra. « Non m’interessa » aggiunse, prima di baciarlo nuovamente. 

Lo fece piano, con meno foga ma con più dolcezza, giocando con i suoi capelli e beandosi del calore che le mani di James irradiavano nei punti che sfioravano. Quando lui si scostò, Lily si sporse veloce in avanti per rubargli un altro bacio, facendolo ridere. 

James le accarezzò il viso, sorridendo. « Domenica prossima è stata programmata un’uscita ad Hogsmeade. Ti va di venirci con me? » 

Lily fece finta di pensarci su, assumendo un’aria pensosa prima di sciogliersi in un sorriso raggiante. 

« Va bene, Potter ». 

Lui fece per baciarla di nuovo, ma si fermò a pochi centimetri dalle sue labbra. Lily lo guardò con aria confusa, e James piegò le labbra in un ghigno che lei ormai conosceva fin troppo bene.

« Com’era? » chiese con tono retorico. « Non uscirei con te neanche se dovessi scegliere tra te e la Piovra Gigante? » continuò, imitando la sua voce. 

Lily si mise a ridere e, dopo averlo colpito sulla spalla ed avergli dato dell’imbecille, lo avvicinò a sé per baciarlo ancora. 

 

 

Il resto della serata trascorse velocemente. Continuarono a ballare finché non sentirono dolore ai piedi e, finché Lumacorno non decise di proporre un brindisi, loro due rimasero a chiacchierare vicino ad una delle finestre della sala. I riflessi causati dalle acque del Lago Nero conferivano al viso di Lily un aspetto surreale, con gli occhi che sembravano ancora più verdi del solito. 

James non l’aveva lasciata andare un attimo: si era appoggiato al muro accanto alla finestra e, tenendo le mani unite dietro la schiena di Lily, l’aveva tenuta quasi tutto il tempo tra le sue braccia. Erano fermi in quella posizione da un po’, più precisamente da quando a Lily erano di nuovo venuti i sensi di colpa per la situazione in cui lo stava mettendo. 

« Non mi ci stai mettendo tu » le aveva detto James, chiudendo così la discussione. « È una mia scelta. E non me ne pento ». 

Lily aveva fatto per protestare, ma James le aveva lanciato un’occhiata decisa e ben chiara che l’aveva fatta desistere. Così si era sciolta in un piccolo ed incerto sorriso, e lui l’aveva stretta a sé. Per cambiare argomento le aveva chiesto di cosa avesse parlato con il signor Hedge, e col tempo arrivarono a parlare anche dell’Amortentia e di quando, l’anno prima, il professor Lumacorno la aveva fatta preparare a tutta la classe. 

« Cos’avevi sentito? » chiese James, giocando con una ciocca dei capelli di Lily. 

Lei ci pensò su, tornando con la mente a quella mattinata di ottobre. Ricordava che erano passati pochi giorni dall’ennesima discussione che aveva avuto con Severus, e che Mary stava ascoltando pazientemente tutte le sue lamentele. Quando era entrato in classe Lumacorno ed aveva spiegato loro qual era il compito del giorno, ne era stata entusiasta. Essendo la sua materia preferita, durante le lezioni di Pozioni riusciva a non pensare ad altro. Inoltre era dall’inizio dell’anno scolastico che non vedeva l’ora di preparare quella pozione. Fu uno dei suoi lavori migliori. 

« Menta, liquirizia e l’odore di libri nuovi… » rispose. James storse un po’ il naso. Aveva sperato di sentirle elencare almeno un odore che potesse essere riconducibile a lui. Sapeva che, ai tempi, Lily lo odiava ancora, ma la speranza è sempre l’ultima a morire. « Tu, invece? » 

James si passò una mano tra i capelli. « Erba appena tagliata, gelsomino e limone… »

« Cosa ti facevano venire in mente? » domandò tranquillamente Lily.

« L’odore di erba appena tagliata è la prima cosa che sento non appena metto piede nel campo da Quidditch. Per quanto invece riguarda il gelsomino, mia madre lo adora. Ne ha fatti piantare tantissimi in giardino e ogni anno li usa per preparare dei sacchetti da mettere nei cassetti… sai, per far profumare i vestiti. Lei profuma sempre di gelsomino ».

« E il limone? »

James non rispose e fece schioccare la lingua contro il palato, in imbarazzo. Le ci vollero pochi secondi per capire, e allora si ritrovò ad arrossire visibilmente. Lo shampoo che usava da sempre profumava di limone. 

« Già » borbottò James a mezza voce. 

Lily sorrise e si sporse appena verso di lui. « Ma era più di un anno fa ». 

« E quindi? »

« Be’, non pensavo… » fece lei, cercando le parole giuste. « Cioè… già da allora? »

James sospirò ed annuì. « So di essermi comportato più volte da idiota, ma cosa pensavi? »

« Pensavo cercassi solo di irritarmi in ogni maniera possibile » rispose Lily con sincerità. « Non credevo di piacerti sul serio, fino all’anno scorso. Credevo insistessi così tanto per dare fastidio a Severus e, dopo, perché continuavo a rifiutarti sempre ».

« Per un po’ è stato così » ammise James, schietto. « Sapevo che Piton non sopportava che ti stessi attorno e ci provassi con te, e insomma, sì, mi divertiva vederti arrabbiare quando ti assillavo per andare ad Hogsmeade insieme… però poi hai iniziato a piacermi davvero ». 

« Quando? » gli chiese Lily, prima che riuscisse a trattenersi. 

« Lils… » si lamentò lui, alzando gli occhi al cielo. 

« Scusa » fece lei con un sorrisetto. « Se non ti va, non devi dirmelo ».

James sospirò e, dopo aver abbassato di nuovo gli occhi su di lei, decise di risponderle. « Dopo i G.U.F.O. » disse, lanciando un’occhiata veloce a Severus Piton, che era dall’altra parte della sala e ogni tanto continuava a guardare nella loro direzione. « Mi sentivo in colpa perché sapevo che in parte era colpa mia… poi tu sei diventata amica di Mary, ma non volevi comunque avere a che fare con me, e la cosa mi dispiaceva. È lì che ho capito che volevo essere tuo amico, che volevo conoscerti meglio. Volevo che tu mi conoscessi meglio, che non mi vedessi solo come un arrogante ragazzino viziato. Volevo davvero che tu mi dessi una possibilità ».

« Per un po’ ti ho dato la colpa di quello che è successo con Severus… » ammise Lily. « Era più facile avercela con te, piuttosto che con lui. Ma è durato poco, in fondo lo sapevo che prima o poi avremmo litigato pesantemente… solo che non mi aspettavo succedesse così, con lui che mi dava della Sanguesporco… e davanti a tutti… è uno dei ricordi più brutti che ho ».

« Anche se non so quanto possa valere, ormai, voglio tu sappia che mi dispiace » le assicurò, infastidito già solo da quell’appellativo. « Non ho la minima idea di cosa tu possa aver provato, ma sono sicuro che perdere un amico sia tremendo ». 

« Possiamo non parlarne? » gli chiese, mentre girava leggermente il viso di lato per cercare Severus nella sala. Incrociò i suoi occhi solo per pochi istanti, perché lui spostò lo sguardo quasi subito. 

Le dispiaceva saperlo così distante, quando fino a due anni prima era sempre stato al suo fianco, e una parte di lei si sentì in colpa per aver baciato James anche davanti a lui, sapendo quanto lo detestasse. Ma, decise, doveva smetterla di sentirsi in colpa per qualcosa che la faceva stare bene. Così tornò a concentrarsi su James, che aveva ancora le mani sulla sua vita e le sorrideva con affetto. Severus aveva fatto parte del suo passato e sotto molti aspetti lo aveva reso migliore, ma quel periodo della sua vita era finito da tempo. Faceva ancora male, a volte, ma stava andando avanti. E la consapevolezza di avere accanto a sé una persona come James la faceva sentire un po’ più tranquilla, quando pensava a tutto quello che avrebbe potuto affrontare una volta uscita da Hogwarts. Bastava una sua parola, un suo piccolo gesto, e riusciva a migliorarle la giornata. Lei aveva sempre avuto un’idea ben precisa dell’amore, e niente e nessuno si era mai avvicinato così tanto a quell’idea quanto James. La faceva sentire apprezzata, amata e desiderata, ma più di tutto la faceva sentire accettata. E per lei non c’era niente di più importante, quando per anni si era sentita sbagliata, fuori posto - per sua sorella, per molti suoi compagni e, alla fine, anche per Severus. Per James no. Per James era solo Lily, e lui l’accettava così com’era, con i suoi pregi e con i suoi difetti. 

« A cosa pensi? » 

La voce di James le arrivò quasi ovattata e si accorse solo in quel momento di essersi persa nei propri pensieri, mentre con le dita giocava con il bavero della sua camicia. 

« Niente » rispose Lily, alzando gli occhi per puntarli in quelli di James. « Che sono fortunata, tutto qui » aggiunse con un sorriso. 

« Certo che sei fortunata » ghignò James con un’espressione compiaciuta. 

« Sei proprio un pallone gonfiato » sospirò Lily, ridendo. 

La sua risata contagiò anche James, che si chinò su di lei per baciarla. Tuttavia proprio in quel momento Lumacorno cominciò a far tintinnare un cucchiaino d’argento contro un bicchiere, così da attirare l’attenzione su di sé. Anche l’arpa sembrava suonare più piano. 

Lily e James si separarono e si raddrizzarono, dopodiché si avvicinarono e si confusero nella piccola folla che si era venuta a creare attorno al professore. Lumacorno propose un brindisi collettivo per ringraziare tutti per essersi presentati ed augurare loro una buona notte. 

« Ci sta cacciando, in pratica? » sussurrò James all’orecchio di Lily, facendola ridacchiare. 

« Esattamente » rispose lei, annuendo appena. 

Prima di andare via riuscirono a salutare sia Camille Keenegan che il signor Hedge. Quest’ultimo assicurò a Lily che si sarebbero rivisti e che vedeva un buon futuro per una ragazza brillante come lei. 

« Dovrei essere geloso? » scherzò James quando uscirono dallo studio di Lumacorno. 

Il corridoio era stato illuminato più del solito, probabilmente in vista del ritorno degli studenti verso i rispettivi dormitori, ma essendo febbraio inoltrato l’aria era fredda e pungente. Lily rise alla battuta di James, mentre si abbracciava leggermente con le proprie braccia per cercare di scaldarsi un po’. Il ragazzo se ne accorse e, senza smettere di camminare, si sfilò la giacca.

« Tieni » disse, sistemandogliela sulle spalle. 

Lily ne afferrò i bordi, chiudendosela leggermente sul davanti. Poi voltò il viso nella sua direzione e sollevò lo sguardo fino ad incrociare i suoi occhi. « Grazie » mormorò, riconoscente. « Sono stata proprio stupida a non portarmi una giacca, con questo freddo, ma non ci ho pensato ».

« Figurati, per così poco » fece lui, rassicurandola. « E poi non potremmo mai permettere che la nostra Caposcuola si ammali così, no? »

Fu ridendo e chiacchierando a bassa voce che raggiunsero il ritratto della Signora Grassa, che però non era nel suo quadro. James imprecò e, sbuffando, chiese informazioni al cavaliere del quadro accanto. Questo ipotizzò che la Signora Grassa si potesse trovare nel quadro della sua amica Violet, e si offrì di andarla a chiamare. I ragazzi lo ringraziarono per il pensiero e il cavaliere sparì dalla propria cornice, allontanandosi sempre di più da loro. 

« Certo che è sempre in giro » borbottò Lily, roteando gli occhi. 

« Una volta io e Sirius l’abbiamo aspettata per più di un’ora » le raccontò con una scrollata di spalle. Vedendo l’espressione allibita sul viso di Lily, aggiunse subito: « Te lo giuro ».

« Forse dovrebbe dire che è accaduto alle tre di notte, signor Potter » esordì la Signora Grassa, comparendo d’improvviso nella propria cornice. Lo stava guardando con uno sguardo ammonitore e le braccia incrociate. 

« Sì, sì, è vero » ammise James, mentre Lily tratteneva a stento una risatina. « Fortuna Maior ».

« Potrei non farti passare, sai? Non fare l’insolente con me » lo riprese la Signora Grassa. 

« Lo perdoni, è stanco » s’intromise Lily, facendosi avanti. « Potrebbe farci passare? Fa davvero freddo. Fortuna Maior ».

La Signora Grassa la squadrò da capo a piedi, prima di sbuffare e borbottare: « Va bene… » mentre si spostava per farli passare. 

I due la ringraziarono ed entrarono, accolti immediatamente dal tepore della loro Sala Comune. A quell’ora era completamente vuota, avvolta in un silenzio rotto solo dal leggero crepitio proveniente dal camino. Arrivarono davanti alle porte che conducevano ai rispettivi dormitori e si fermarono lì, l’uno davanti all’altra. 

Lei fece per sfilarsi la giacca, ma James la trattenne. « Non ti preoccupare, puoi darmela domani con calma » le disse, scostandole le mani dalla giacca. 

« Va bene, grazie… » mormorò Lily, iniziando a sentirsi un po’ in imbarazzo. Come avrebbe dovuto salutarlo? Avevano passato la serata a chiacchierare e baciarsi, le sembrava insensato dargli la buona notte con un bacio sulla guancia o con un cenno della mano. Senza pensarci, gli sorrise e sussurrò un « Buonanotte » appena udibile. 

Lei si stava giusto girando quando sentì James ridere. 

« Dai così la buonanotte al tuo ragazzo? » le chiese, e Lily sentì il suo cuore mancare un battito. 

Era ferma davanti a lui, anche se girata di tre quarti per la tentata fuga, perciò vide chiaramente il sorrisetto sardonico con cui le si era rivolto. Allora decise di fare il suo stesso gioco. 

« Non sapevo di avere un ragazzo » rispose con il tono più innocente e sorpreso che avesse. 

Tuttavia James non sembrava interessato a portare avanti quello stupido gioco. Scosse la testa, divertito, e fece un passo nella sua direzione. Le prese il viso tra le mani e, prima che lei potesse dire alcunché, chinò il viso per posare le labbra sulle sue. 

Quando il bacio finì, rimasero per qualche secondo fermi nelle rispettive posizioni, le fronti poggiate l’una sull’altra. Lily sorrise contro le sue labbra e, dopo avergli dato un ultimo e veloce bacio a stampo, mormorò: « Buonanotte, James ».

Si separarono ed entrambi si girarono per rientrare nelle proprie camere. Lily stava giusto per richiudersi la porta alle spalle, quando sentì James richiamarla. 

« Sì? » domandò, sporgendosi oltre la porta. 

« Buonanotte » disse semplicemente lui, le mani in tasca, i capelli più arruffati del solito e le labbra increspate in un sorriso. 

Lily ricambiò il sorriso e, prima di andarsene, gli mandò un bacio volante. Lei non lo vide, ma, se possibile, il sorriso sul viso di James si era fatto forse ancora più largo.

 

*

 

Quella mattina, per Minerva McGranitt, non aveva nulla di speciale.

Si era svegliata alla solita ora, si era preparata e, dopo aver legato i capelli nella solita crocchia ordinata, si era diretta in Sala Grande per la colazione. Aveva preso il solito posto tra il Preside e il professor Vitious e si era servita del tè e del porridge. Stava giusto per mangiare il primo cucchiaio, che Lumacorno si sporse oltre Vitious per dirle qualcosa. 

« Hai vinto la scommessa, Minerva » le disse, con un tono rammaricato, nonostante le sembrasse in vena di chiacchiere. 

« Di che scommessa stai parlando, Horace? » gli chiese con fare pratico, mentre decideva di concentrasi sul proprio tè e di lasciare un attimo il porridge da parte. 

« Evans e Potter » rispose Lumacorno, facendosi sorpreso. « Non hai sentito? Ne sta parlando tutta la scuola ».

E fu allora che Minerva capì. Sul momento non ci aveva fatto caso, ma la Sala Grande quel giorno sembrava più chiassosa del solito. Molti studenti non erano seduti neanche alla propria tavolata, notò con stupore. Aveva visto quell’agitazione poche volte. Era la stessa che vedeva due volte l’anno, la mattina della finale di Quidditch e il giorno del rientro a casa per le vacanze estive. 

« Avevi ragione tu » continuò Lumacorno con un sospiro. « Non pensavo che Evans avrebbe ceduto ».

« Ricorda sempre che si tratta di Potter, Horace » gli ricordò lei cercando di nascondere un sorrisetto soddisfatto. « Quel ragazzo sa essere una persona tanto estenuante quanto brillante. Fino ad ora Evans aveva solo visto la prima ».

Ricordava ancora il giorno in cui avevano fatto quella stupida scommessa. Che poi si poteva davvero definire tale, quando non avevano giocato alcunché? Ad ogni modo, fu durante il quinto anno. 

Un mattino la calma della Sala Grande era stata disturbata proprio da James Potter, che si era inginocchiato nel bel mezzo della sala ed aveva iniziato a decantare ad alta voce i suoi sentimenti per Lily Evans. Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Minerva ne era certa, James Potter non sarebbe sopravvissuto per un altro minuto. Lily Evans aveva le mani sui fianchi, le guance gonfie e uno degli sguardi più terrificanti che lei avesse mai visto sul viso di una ragazzina di sedici anni. Come al solito, lui le aveva chiesto di uscire e, sempre come al solito, lei gli aveva urlato di andare a farsi un bagno con la Piovra Gigante prima di girarsi ed uscire di gran carriera dalla Sala Grande. 

Fu allora che Lumacorno disse « Quando lo capirà Potter che quella ragazza non lo può vedere? Figuriamoci andare ad un appuntamento con lui ». 

E Minerva poteva anche mettere Potter in punizione di continuo, togliergli punti o riprenderlo, ma lo aveva comunque preso a cuore. Quel ragazzo aveva un talento naturale sia per la Trasfigurazione sia per il Quidditch, due delle cose che Minerva amava di più. Quando poi lo aveva visto diventare amico di Lupin - e lei ne era certa, Potter e i suoi amici sapevano bene della licantropia - Minerva aveva capito che James Potter aveva anche un buon cuore. In classe era stato spesso la sua croce, ma in qualche modo era riuscito ugualmente a portarla dalla propria parte. Per questo, quando Lumacorno mise in dubbio le possibilità con Lily Evans, lei ribatté: « Non credere, Horace. Potter è così caparbio che, prima o poi, penso riuscirà nel suo intento ». 

Così partì il gioco tra lei e il suo collega, e Minerva aveva capito di avere la vittoria in pugno quando Silente decise di nominare Potter Caposcuola. Alla fine il tempo le avrebbe dato ragione. 

« Se lo dici tu, Minerva » commentò Lumacorno. 

« Dici sul serio, Horace? » chiese invece Vitious, che fino ad allora era rimasto in silenzio. 

« Certo, Filius » gli assicurò Lumacorno. « Li ho visti con i miei occhi, ieri sera ».

« Al tuo party? »

« Esattamente. Non ho detto nulla vista l’eccezionalità della situazione, ma siamo comunque in una scuola e loro ieri non hanno tenuto una condotta che definirei… esemplare, ecco » precisò Lumacorno, che però non sembrava minimamente contrariato. Più che altro, sembrava che volesse semplicemente sparlare un po’. 

« Stai pur sempre parlando di Potter, Horace » gli ricordò Minerva. 

« Concordo » le diede man forte Vitious. « Anche se è stato nominato Caposcuola, non è mai stato un ragazzo particolarmente tranquillo ».

« Oh, Filius, non lo ricordi al signor Gazza… » scherzò Minerva, portandosi una mano davanti alle labbra per nascondere il più possibile il proprio ghigno divertito.

Lumacorno aprì la bocca per dire qualcosa, ma qualcosa lo trattenne. Sia la McGranitt che Vitious seguirono la direzione del suo sguardo e, sebbene ormai avessero appreso la notizia, rimasero comunque senza parole. 

Lily Evans e James Potter stavano entrando in Sala Grande. E si stavano tenendo per mano. 

Minerva li osservò andare a sedersi al tavolo di Grifondoro, prendendo posto vicino ai loro soliti amici, e non si accorse del professor Silente che intanto le si stava sedendo accanto. Anche lui dovette notare la scena, perché sorrise dietro gli occhiali a mezzaluna e, mentre si serviva del succo di zucca, si girò verso la professoressa Sprout. 

« Pomona, mi devi una confezione extra-large di Pallini Acidi ». 

 


 

 

1 - la frase di Corvonero che dice Lily è quella del cappello parlante del quinto anno.

 

Note:

Ehilà ♥ Ebbene sì, finalmente ce l’abbiamo fatta. Dopo solo 23 capitoli, Lily e James stanno insieme. Era una vita che sognavo di arrivare a questo punto, perché ne hanno passate già tante e sono cambiati al punto da scoprire che l’uno completa l’altra. Un grazie speciale a chiunque sia arrivato fino a qui, perché è un punto cardine nella storia e mi rendo conto di avervi fatto attendere tantissimo. Spero solo che ne sia valsa la pena per voi come lo è valsa per me.

Stavolta non mi voglio dilungare granché, penso e spero che il capitolo parli da sé. 

Un bacio grandissimo a tutti quanti ♥

Ale

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Eralery