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Autore: _sweet    07/06/2020    1 recensioni
Dal Prologo:
“Remus Lupin smise di essere un bambino la notte del suo quinto compleanno mentre sognava di draghi, foreste incantate e lampi di colorati incantesimi.
La sua innocenza se ne andò per sempre nel giro di pochi secondi, inghiottita assieme al suo sangue, dal lupo mannaro che lacerò, con zanne di veleno, le sue tenere carni.” (…)
Stralci di vita di un bambino costretto a crescere troppo in fretta, di un ragazzo travolto da una guerra più grande di lui e di un uomo morto per ciò in cui credeva.
Il tempo di Remus J. Lupin narrato nell’attimo esatto in cui sta già fuggendo nell’ultimo secondo.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Remus Lupin | Coppie: James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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CAPITOLO 6
  L’ESPRESSO PER HOGWARTS
 

 


Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta:
cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perché.
I loro desideri hanno la forma delle nuvole.”

(Charles Baudelaire)
 

 1 Settembre 1971
 
Sapeva che era sciocco starsene seduto sul letto, con gli occhi ben aperti che tentavano di registrare ogni particolare della stanza e il confortevole peso di Lumos sulle ginocchia.
In fondo, non stava per partire alla volta di chissà quale paese straniero e, ci avrebbe scommesso con entrambe le mani sul fuoco, il ragazzino che aveva incontrato qualche settimana prima a Diagon Alley non stava provando nemmeno un grammo del terrore che sentiva lui.
Era una cosa stupida perché finalmente, dopo tanta attesa colma di desiderio, il fatidico giorno era arrivato; un primo settembre all’apparenza come tanti, con l’azzurro del cielo attraversato da panciute e tozze nuvolette bianche.
Eppure, quel primo settembre non era come tutti gli altri e la sua particolarità si specchiava nel calendario appeso al muro dove, con un pennarello rosso dalla punta bella spessa, un cerchio ripassato più volte ne metteva in risalto gli anonimi caratteri neri.
Un cerchio rosso che catturava l’attenzione e gridava senza sosta quanto quella mattina fosse speciale; a guardare con più concentrazione poi, si sarebbe sicuramente notata la leggera sbavatura del colore, a testimonianza della trepidazione con cui quell’ovale un po’ sbilenco era stato tracciato.
Era sciocco e ne era consapevole, ma non riusciva proprio ad alzarsi, chiudere una volta per tutte il coperchio del baule e trascinarlo nell’ingresso.
Abbassò le palpebre, strinse con più forza l’orsetto di peluche tra le mani dai palmi sudati e cercò di ritrovare, da qualche parte, la voglia di uscire di casa.
«Ancora qui? Non per metterti fretta, ma forse siamo leggermente in ritardo.»
Remus riaprì gli occhi di scatto e si trovò difronte un Lyall piuttosto perplesso. «Sì, stavo solo ricontrollando di aver preso tutto.»
«Dubito che avresti potuto dimenticare qualcosa anche volendo.» Gli rispose in un borbottio divertito, «tu e la tua mania dell’ordine.»
Remus percepì all’istante una malcelata nota di panico in quelle parole che volevano suonare innocue. Era la stessa vibrazione, quasi impercettibile, che sentiva sempre nei “è tutto finto, ora starai bene”, che gli rivolgeva dopo le notti di luna piena.
«Guarda che l’ho capito.»
«Capito cosa? Che il nostro ritardo non è affatto così leggero come ho detto prima?»
«No. Ho capito che tu non sei contento di lasciarmi partire.»
Lyall si chiuse la porta alle spalle e gli si sedette accanto. «Non è vero Rem. Io non vedo l’ora di saperti seduto in Sala Grande, con la bocca piena delle prelibatezze cucinate dai formidabili elfi domestici.»
Remus gli rivolse una smorfia per nulla convinta. «Lo so che ti sei pentito di avermi detto di sì.»
«A quanto pare, non più di quanto lo abbia fatto tu. Ho ragione?»
Era una domanda di cui sapeva già la risposta. «No! Io voglio andare ad Hogwarts solo che, forse, non è la cosa migliore.»
Lyall si era chiesto da giorni quando fosse arrivato il momento di affrontare quel discorso e, ora, non si poteva dire che non fosse preparato. Certo, non era stato abbastanza bravo a nascondere pienamente il suo pesante bagaglio di terrori e ansie ma, dopotutto, era ancora agli inizi della sua performance.
Si passò una mano sul viso e ripensò velocemente a tutte le prove che aveva fatto con Hope la sera prima; infatti nessuno dei due era così sprovveduto da non sapere che Remus sarebbe stato attanagliato dai dubbi fino alla fine.
Che altro aspettarsi da qualcuno che rifletteva con assoluta concentrazione anche sui calzini da infilare la mattina?
«Ascoltami bene, Rem.» Iniziò a parlare con la voce leggermente più roca del normale, «il tempo dei ripensamenti è già passato da un pezzo e, dopo tutti i galeoni che ho speso in guanti di pelle di drago e calderoni, non mi sembra il caso di mollare tutto così.»
«Il plurale è sbagliato; abbiamo comprato solo un calderone, non tutti quelli in esposizione!»
«E’ comunque costato parecchio.» Ribadì con forza l’altro sorridendo compiaciuto per quella interruzione, «tralasciando tutto questo per un momento, non è da te arrendersi così all’improvviso. Sinceramente, pensavo fossi più coraggioso.»
«Ma lo hai detto anche tu!» Scattò Remus punto sul vivo, «è pericoloso. Se gli altri studenti scoprissero quello che sono? Se risultassi l’ultimo della classe, troppo stupido anche solo per far volare una piuma? E se nessuno volesse…avere niente a che fare con me?»
Eccolo, era quello il punto che gli stava più a cuore e, nel dirlo ad alta voce, ebbe paura che potesse rivelarsi vero.
«In realtà, io non ho mai accennato a un tuo futuro da “ultimo della classe”.» Precisò Lyall, «ho solo detto che non sarebbe stato facile.»
«E anche pericoloso.»
Rimpiangendo amaramente quella scelta di termini e la memoria del figlio, decise su due piedi di cambiare tattica.
Tolse con uno scatto fulmineo Lumos dalle mani di Remus e lo fece alzare tirandolo per un braccio.
«Ahi, papà! Ma cosa-»
«Ora basta Rem, il treno non si farà scrupoli a partire senza di te ma io non permetterò che accada.»
Il ragazzo tentò di divincolarsi dalla stretta del padre ma quello non mollò la presa sulla stoffa della camicia. «Sì, ho detto che sarà pericoloso e tu non sei tanto stupido da pensare il contrario. Se dovesse saltare fuori che Silente ha permesso a un Licantropo di frequentare Hogwarts ci ritroveremmo tutti, lui per primo, con il Ministero ad alitarci sul collo.»
«Esatto! Per questo…»
Lyall lo interruppe di nuovo alzando la voce per superare la sua. «Quello che non dobbiamo dimenticare, però, è che Silente non ha permesso solo questo. Quest’anno ad Hogwarts ci sarà anche Remus; un ragazzo intelligente, forse un tantino paranoico ma comunque un ottimo candidato con cui stringere amicizia.»
Remus smise di agitarsi, restò immobile e lo guardò negli occhi. «Lo pensi davvero?»
«Certo! Te lo ripeto da una vita Rem, tu non sei solo quel maledetto Lupo. Ficcatelo bene in testa.»
Una risatina divertita si fece spazio nella gola di Remus che, nell’arco di pochi secondi, si ritrovò a ridere di cuore contro il petto del padre, circondato dal calore delle sue braccia familiari.
All’improvviso, l’insicurezza che gli aveva schiacciato i polmoni e mozzato il respiro, si dileguò veloce nei dorati raggi di sole che si infrangevano contro la pelle scrostata del baule, aperto ai piedi del letto.
All’improvviso, l’aria era di nuovo respirabile e la luna non gli era mai sembrata, con così tanta evidenza, solo un inutile ammasso di roccia senza gravità.
 
***
 
Non ci fu abbastanza tempo per ultime raccomandazioni o saluti strappalacrime.
Quando la barriera di mattoni alla stazione di King’s Cross si dissolse come fumo a contatto con il carrello, il treno sbuffava già sul binario, pronto a partire.
Remus si era affrettato a salire a bordo e, mentre le porte si chiudevano con un gran fracasso, era corso al finestrino più vicino, con il naso schiacciato contro il vetro appannato dal suo stesso respiro.
Aveva continuato ad agitare la mano all’indirizzo del padre fino a quando questi non era diventato soltanto un puntino scuro tra sbuffi di vapore chiaro e, soltanto allora, si era deciso ad afferrare la maniglia del baule e tentare di trascinarlo lungo il corridoio alla ricerca di un posto a sedere.
Lyall, nei suoi molti racconti su Hogwarts, gli aveva rivelato che trovare un buon posto sull’Espresso era difficile quasi quanto la prima lezione di Trasfigurazione e, sebbene Remus avesse sempre pensato ad un’esagerazione, in quel momento dovette ammettere di essersi sbagliato.
C’erano gruppi di ragazzi di tutte le età ammassati lungo il corridoio, appoggiati alle porte degli scompartimenti o intenti a farsi spazio a suon di gomitate nel mezzo della baraonda.
Saluti gridati da un capo all’altro, risate che si scontravano a mezz’aria con gridolini d’eccitazione, lo stridio delle civette, il miagolio dei gatti e lo squittio dei topi si mischiavano tra loro in una confusione generale che rimbalzava senza fine da un vagone all’altro.
Con il respiro leggermente accelerato a causa del peso del bagaglio, si fermò nel mezzo del corridoio per riprendere fiato ma, senza sapere come, si ritrovò disteso a terra con un pulsare doloroso e non meglio identificato all’altezza del fianco.
«Per tutti i boccini, SCUSA!»
Un ragazzino dai capelli castani sparati in tutte le direzioni e gli occhiali con le lenti rotonde gli ficcò una mano davanti alla faccia per aiutarlo a rialzarsi.
«Mi dispiace, Oswald si è agitato e non sono riuscito a tenere ferma la gabbia. Mi sa di avertela sbattuta addosso, ad un certo punto.» Disse tutto d’un fiato, saltellando agitato sul posto e guardandolo massaggiarsi distrattamente la parte lesa.
«Non ti preoccupare, sto bene.» Lo tranquillizzò Remus, senza aver ancora capito la dinamica dell’incidente, mentre alcuni curiosi si affacciavano dagli scompartimenti per vedere che cosa fosse successo.
Il ragazzino sorrise raggiante chinandosi a raccogliere una gabbia dove un gufo dalle penne tutte arruffate, molto probabilmente l’Oswald che aveva causato il disastro, schioccava con insofferenza il becco ricurvo.
«E’ un po’ sovreccitato sai, è il nostro primo viaggio quindi…»
Un grido alle sue spalle interruppe l’infervorata spiegazione. «Forza là in fondo, datevi una mossa! Qua c’è gente che vorrebbe passare.»
«Meglio levarci di torno, siamo proprio in mezzo.»
Seguendo alla lettera il consiglio dell’altro, Remus si appiattì come meglio poteva contro la parete del treno e, quando non ci fu più nessuno smanioso di raggiungere la propria meta, il ragazzino con il gufo era sparito chissà dove.
Con uno sbuffo esasperato, riprese ad arrancare lungo il corridoio lanciando sguardi furtivi oltre le vetrate delle porte scorrevoli fino a quando, con enorme sollievo, si imbatté in uno scompartimento quasi vuoto verso il fondo del treno.
Una ragazza dai lunghi capelli rosso fuoco stava in piedi davanti al finestrino, con le braccia incrociate sul petto e una scintilla di rimprovero negli occhi verdi. «Per favore, non cominciare a fare quella faccia!»
Remus non poteva vedere il viso della persona a cui si stava rivolgendo ma, dall’afflosciarsi improvviso della curva delle sue spalle, capì che era rimasto spiacevolmente colpito da quelle parole. «Quale faccia? Io non faccio nessuna faccia.»
«Invece sì!» Rimbeccò lei con un guizzo repentino delle sopracciglia verso l’alto, «la faccia da “il mondo ce l’ha con me e tutti mi odiano”. Cosa te ne importa di quei due? Sono soltanto dei piccoli palloni gonfiati di…OH!» La voce le morì in gola nell’accorgersi di Remus, con un piede già infilato per metà nello scompartimento e l’espressione di chi non sa bene come andarsene senza farsi scoprire.
Il ragazzo, incuriosito dall’interrompersi dell’amica, si voltò verso la porta per seguirne lo sguardo.
«Scusate, non intendevo interrompervi.» Disse Remus mostrando i palmi delle mani e sentendosi avvampare, «stavo soltanto cercando un posto libero.»
La ragazza gli sorrise imbarazzata facendogli cenno di entrare. «Ma sì, vieni pure. Non ci hai interrotti, stavamo solo…be’, non importa.» Agitò una mano in aria come per allontanare un pensiero molesto lasciandosi cadere sul sedile. «Mi chiamo Lily e, posso assicurartelo, di solito non mi ritrovo a blaterare insulti a caso a bordo di un qualsiasi mezzo di trasporto.»
«Remus.» Si presentò a sua volta trascinando il baule dentro la carrozza con un certo sforzo.
«Lui è Severus.» Aggiunse lei accennando con il capo al suo amico che le si era seduto accanto, «al momento potrebbe sembrare leggermente antipatico, lo so.»
Severus si strinse con indifferenza nelle spalle guardando Remus al di sotto dei capelli neri che gli incorniciavano il volto magro. «Non ho bisogno di risultare simpatico, io. A differenza di altre persone presenti sul treno ho anche un cervello, oltre che una bella faccia.»
Remus si chiese di chi mai stesse parlando e la sua curiosità venne subito appagata.
«Non ricominciare!» Esplose Lily coprendosi gli occhi con le mani, «non voglio sprecare un minuto di più a parlare di quelli. Li hai sentiti, no? Andranno dritti filati a Grifondoro e tu ci avrai pochissimo a che fare.»
«Con quello tutto arruffato forse, ma l’altro è un Black e sono sicuro che il Cappello Parlante ci metterà due secondi prima di spedirlo a Serpeverde!»
«Black? Sirius Black?» Chiese Remus, incapace di trattenersi.
«Non so il suo nome e non mi interessa.» Rispose Severus con aria di sfida, «ma se lo conosci, immagino che anche tu avrai la testa vuota come la sua.»
«Sev!» Saltò su Lily indignata, «si è comportato male con te, lo so. Però non è lo stesso un buon motivo per dire certe cose agli altri.»
Si rivolse a Remus con un sorriso di scuse e le guance rosse come i capelli. «Il fatto è che quel Black-non-so-come-si-chiama ha offeso Sev e gli ha fatto lo sgambetto.»
Remus pensò che, se il ragazzino a cui alludevano i due era lo stesso che aveva incontrato lui da Madama McClan, non c’era da sorprendersi per il suo comportamento irritante.
««Ho capito. Be’, io non lo conosco affatto e non penso che la mia testa sia chissà quanto vuota.» Disse a Severus che sedeva rigido e ancora livido di rabbia per lo sgarro subito.
«Va bene, scusa.» Biascicò lui in fretta, voltandosi verso Lily per vedere come avesse preso quella sua ammissione di colpa.
La ragazza annuì soddisfatta riservandogli un occhiolino che gli fece distendere le labbra sottili nel primo, vero sorriso, della giornata.
«Cambiando argomento, anche tu sei del primo anno?»
«E’ così evidente?»
Lily scoppiò a ridere annuendo con convinzione. «Oh sì, si vede eccome! Abbiamo tutti la stessa espressione di chi si aspetta chissà cosa da un momento all’altro.»
«Non hai niente da temere, tu.» Le disse Severus mordicchiandosi il labbro inferiore, «sono più che sicuro che ti troverai benissimo a Hogwarts.»
«Tutti ci troveremo bene a scuola.» Precisò Lily colpendolo amichevolmente con un pugno sulla spalla.
Per il resto del viaggio, Remus non poté fare a meno di notare il desiderio negli occhi di Severus ogni qual volta si posavano su di lei.
Costretto da circostanze sfavorevoli a doversi accontentare di restare sempre ai margini, senza perdere mai l’accortezza di avvicinarsi troppo alle persone per timore di quello che lui avrebbe potuto dire o di quello che loro avrebbero potuto pensare, aveva sviluppato una notevole capacità d’osservazione.
E così, aveva scorto il desiderio negli occhi di Severus quando le dita di Lily avevano scartato l’ennesima cioccorana, quando le sue labbra piene avevano morso esitanti l’estremità di una gelatina Tuttigusti dal dubbio color prugna, quando i suoi boccoli ramati le erano rimbalzati disordinatamente sulla schiena al ritmo del riso e, infine, quando si era lisciata con agitazione le pieghe della gonna della divisa, prima di scendere alla stazione di Hogsmeade.
«Ci siamo!» Esclamò Lily una volta sulla banchina, con l’aria della sera che risuonava del rumore delle porte dei vagoni che si aprivano per far uscire gli studenti.
Remus sentì l’eccitazione di lei risvegliare quel misto di terrore e ansia che, durante il viaggio, si era stemperato in un’atmosfera di spensierata attesa. Era stato estremamente semplice ritrovarsi a ridere e scherzare con Lily, i polpastrelli sporchi di cioccolata e il sedile ricoperto di figurine di streghe e manghi famosi. Verso la fine, anche Severus si era sciolto in frasi composte da più di due sillabe e, poco prima di arrivare, si erano lanciati tutti e tre in una minuziosa descrizione delle Case in cui avrebbero voluto essere smistati.
Ma in quel momento, mentre la lanterna di un uomo alto il doppio del normale e con il volto seminascosto da un groviglio di barba nera fendeva con prepotenza le tenebre della sera, Remus tornò ad essere il ragazzino insicuro che, in un tempo che sembrava appartenere già ad una vita diversa, serrava le mani tremanti attorno al peluche della sua infanzia per ricevere la conferma che stesse facendo la cosa giusta.
 
ANGOLINO DELL’AUTRICE
 
Strano ma vero: questa volta non ho quasi nulla da dire.
A volte succede anche a me…
 
  1. Da quanto ci viene mostrato nel settimo libro di Harry Potter, James e Sirius incontrano per la prima volta Piton e Lily sul treno diretto ad Hogwarts. Il loro non è esattamente amore a prima vista e, da ciò che ricordo, effettivamente James e Sirius prendono un po’ in giro Severus e poi gli fanno lo sgambetto quando esce dal loro scompartimento. Mi sembra che, in quell’occasione, Lily fosse sconvolta per una discussione avuta con la sorella ma, secondo me, deve essersi ripresa piuttosto in fretta in quanto è proprio lei a suggerire all’amico di trovare un altro posto, lontano dagli altri ragazzi.
  2. Non si sa se Remus abbia conosciuto James, Sirius, Lily e Piton sul treno o, almeno, io non ne ho idea. Ma fa niente, una breve apparizione di James con il sovreccitato Oswald non mi suonava affatto male, così come la compagnia di Lily e Severus per il resto del viaggio.
  3. Io ritengo con forza che Severus e Remus avrebbero potuto essere ottimi amici; secondo me hanno molto in comune e le dinamiche che hanno poi portato ad un loro allontanamento potrebbero rivelarsi molto interessanti.
  4. Da quello che viene mostrato, ancora una volta, nel settimo libro di Harry Potter, Severus inizia a provare interesse per Lily sin da piccoli. Hanno pur sempre undici anni, lo so, ma Severus è molto più grande di molti dei suoi coetanei, per ciò che ha vissuto nella sua infanzia, e quindi ci sta che inizi a vedere Lily con occhi diversi da quelli della semplice amicizia. Certo, ancora non sa di essere innamorato, o meglio, ossessionato, da lei ma le cose hanno già iniziato a girare in quel verso.
 
Con la speranza che il capitolo vi sia piaciuto,
grazie se siete arrivati a leggere fino a qui e alla prossima.
   
 
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