Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: mgrandier    08/06/2020    13 recensioni
La vita è un rincorrersi di fasi differenti, nelle quali si alternano sentimenti, emozioni e priorità diverse, che ci inducono a compiere scelte e finiscono per dare un’immagine di noi parziale, evidenziando un aspetto piuttosto che un altro. Per questo, in un puzzle di fasi e punti di vista, ogni storia corre tra alti e bassi e modifica continuamente lo spunto per la lettura di quello che sta accadendo; per questo, volta per volta, è questione di …
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2 – … amicizia
 
(Una sera di fine dicembre dell’anno precedente)
 
Entrando vennero accolti dalla consueta atmosfera calda e caotica che permea i locali nei periodi di festa: le decorazioni, le luci, gli arredi, una miscellanea di orpelli presi in prestito dalla tradizione giapponese, così come da quella occidentale, tutto fuso insieme; tutto pareva essere stato ripensato per quei giorni di fine anno, con l’apparente unico scopo di ricordare a un qualunque avventore, se mai ce ne fosse stato bisogno, che il nuovo anno era in arrivo. La musica, invece, era la solita, martellante e coinvolgente, tanto da far rimbombare nelle viscere il suo ritmo incalzante.
Tsubasa si guardò attorno, scrutando rapidamente la grande sala e prendendo ad ondeggiare il capo seguendo il ritmo di quell’ingombrante sottofondo; passò in rassegna i vari tavoli già occupati e infine la sua attenzione venne catturata dall’agitarsi di braccia sollevate che si muovevano rapide nell’angolo più remoto della sala, alla sua sinistra. Riconobbe Ishizaki e rise tra sé, vedendo come l’amico stesse evidentemente cercando di parlargli, senza rendersi conto di quanto potesse risultare inutile lo sforzo di comunicare da quella distanza e in quell’ambiente rumoroso.
- Là in fondo! – indicò sollevando un braccio iniziando ad avanzare, mentre si volgeva a controllare che Yuki lo stesse seguendo.
– Sono sistemati agli ultimi tavoli. – precisò e riuscì a vederla annuire.
- Sì, li ho riconosciuti. Siamo fortunati: non sembrano nemmeno già sbronzi! – gli rispose la sorella, rincarando la dose – Mi chiedo come possiamo ancora uscire con loro dopo tanti anni, continuando a sperare di poter rientrare almeno una volta senza dover portare qualcuno a spalla fino alla porta di casa! -
- Non essere pessimista, Yuki, e soprattutto, non lamentarti: - rispose allora lui – sai benissimo che queste occasioni sono ormai rare e nessuno di noi vorrebbe mai perdersi una delle rimpatriate della mitica Nankatsu! –
Continuarono a procedere, lungo il tortuoso tragitto tra i tavoli, e Tsubasa non poté fare a meno di riflettere sul fatto che fosse davvero una compagnia speciale, quella di cui faceva parte: un gruppo di ragazzini che prima si erano praticamente detestati e poi si erano trovati riuniti sotto la stessa bandiera, finendo per amalgamarsi e giocare insieme con entusiasmo e naturalezza quello che era diventato il più memorabile dei tornei nazionali. Un’esperienza che li aveva segnati al punto da riuscire ancora, dopo tanti anni, a portarli tutti insieme in quel locale, non appena i loro serrati impegni concedevano un poco di respiro. Guardò i suoi amici, sempre incapace di bloccare il sorriso nel riconoscerli cresciuti, ma pur sempre uniti, anche nelle diverse pieghe che le loro vite avevano preso … Incredibile pensare quanti di quel gruppo avessero avviato la carriera del calcio professionistico, nonostante le difficoltà che popolavano quell’ambiente; sorprendente realizzare quanti di loro avessero addirittura trovato il opportunità di giocare all’estero.
- Siete arrivati finalmente! – li accolse Ishizaki facendo posto accanto a sé sul divanetto e invitando Sanae a fare altrettanto – Qui ci sta Yuki, - si affrettò a precisare, bloccandolo con un braccio, mentre già lui si stava avvicinando per prendere posto – tu puoi metterti lì di fronte, insieme al tuo socio della prima linea … -
Tsubasa allora lasciò spazio alla sorella, andando a sistemarsi giusto di fronte, dove Mamoru gli stava sistemando una sedia.
- Sono commosso per l’accoglienza, Ishizaki … - commentò allora, fintamente offeso suscitando l’ilarità degli amici vicini.
- Lascia perdere, Tsubasa; questa sera è particolarmente in forma: - lo accolse Mamoru conciliante - non mi è chiaro che tipo di scontro abbia avuto con non so quale compagno di squadra e per non so quale ragione, ma credo che ce l’abbia a morte con chiunque giochi a centro campo e che se ci impegniamo tutti e mettiamo insieme i frammenti dei suoi racconti, prima della mezzanotte riusciamo a cavarne una storia quasi intera! –
Sistematosi al posto che Ishizaki gli aveva assegnato, si allungò sul tavolo per afferrare un paio di liste, mentre con un cenno del capo rispondeva ai saluti dei compagni già presenti, alcuni dei quali, notò, avevano già anche ricevuto la loro ordinazione. Passò uno dei fascicoli a Yuki e tornò a guardarsi attorno, sfilando da un volto all’altro perplesso.
- Ma, ci siamo già tutti? Siamo arrivati proprio per ultimi? – chiese allora, curioso; volgendosi agli amici più vicini – Possibile che … ci dia buca? –
- Tranquillo! – intervenne allora Morisaki, sollevando prontamente il proprio cellulare e mostrandogli lo schermo – C’è chi non si smentisce mai … e deve fare la sua entrata trionfale, rigorosamente per ultimo. -
Tsubasa fissò lo schermo, scuotendo il capo mentre gli scappava ancora da ridere: accanto all’icona del gruppo Nankatsu lampeggiava un messaggio inviato da un mittente registrato come SGGK che risaliva, osservò, ad una mezz’ora prima.
Cominciate ad ordinare. Arrivo a breve.
 
Wakabayashi era poi arrivato, parecchio tempo dopo, aveva salutato tutti con i suoi soliti cenni del capo e si era rintanato all’estremità della fila di tavoli occupata dal gruppo, giusto accanto a Sanae, rimanendo imbacuccato nella sua giacca e con il cappellino calato in testa, da sotto il quale aveva preso a scrutare la compagnia e a seguire i loro discorsi, più o meno nello stesso modo in cui seguiva le azioni di gioco. Tsubasa si era aspettato che da un momento all’altro intervenisse, indicando ai compagni cambiamenti di posizione o strategie di gioco, sollevando il braccio destro e puntando l’indice … proprio come faceva quando, durante le fasi gioco decisive, dirigeva la squadra con fare autoritario. Per molti, l’atteggiamento schivo, a volte ruvido, di Wakabayashi, era motivo di una istintiva antipatia, quasi un rifiuto nei suoi confronti; in lui, al contrario, il portiere aveva sempre suscitato interesse per il suo talento, per la sua determinazione e per la caparbietà con cui affrontava ogni avvenimento sportivo, che fosse un incontro di grande importanza o un infortunio. Wakabayashi, fin dal principio, gli era parso al di sopra di tutti loro, maturo e tremendamente pronto al calcio vero; solo con il tempo, conoscendolo meglio, aveva realizzato anche l’altro lato della medaglia, e cioè la vita agiata ma lontana dai genitori che, forse proprio per superare la solitudine, lui aveva finito per dedicare completamente al calcio.
Certo, era schivo, per certi versi essenziale, nei suoi rapporti con gli amici, ma Tsubasa era riuscito a cogliere anche qualche riflesso nascosto di quel carattere apparentemente impenetrabile e duro: la gratitudine nei confronti dei compagni, la capacità di comprendere gli altri e una innata correttezza, sul campo e fuori; ma anche il fatto di essere una presenza solida e costante, anche da lontano, una sorta di filo rosso che aveva tenuto il gruppo compatto attorno al suo nome persino dopo la sua partenza per la Germania, come un vero leader carismatico.
Per questo, la presenza di Wakabayashi, se pur silenziosa, alle uscite Nankatsu era considerata al pari di una ingombrante necessità, essenziale per la riuscita del raduno, nonostante, a volte, non dicesse una sola parola.
 
Il tempo era trascorso veloce, quella sera, come ogni qualvolta Tsubasa si trovava con i suoi amici; rilassato, divertito e sempre a proprio agio, aveva intrecciato una fitta conversazione con Izawa e Morisaki, che alla fine era scivolata dai loro progetti fino a ricordi di ragazzini che condividevano; afferrando il filo di un’altra conversazione, si era sporto verso l’altro lato del gruppo, facendosi presentare la nuova fiamma di Taki per poi cedere alle insistenze dei compagni e finire per raccontare come fosse stato iniziare a giocare finalmente a contatto con la prima squadra del Barcellona, in un campionato competitivo e di livello come era quello spagnolo. Poi l’attenzione era scivolata altrove, sul campionato in atto, sullo stato delle squadre in cui militavano i compagni e sui rispettivi tornei. Ogni tanto, aveva lanciato un’occhiata alla sorella, compiaciuto nel vederla allegra, intenta a discorrere con Sanae, con Ishizaki e con gli altri che le stavano attorno, felice nel riconoscerla a proprio agio nella sua stessa cerchia di amici storici.
Ad un tratto, era stato interrotto dal vibrare del cellulare e si era concesso qualche minuto per uno scambio rapido con qualche compagno di squadra e poi, quando era tornato alla Nankatsu, si era sorpreso nel trovare gli amici al tavolo tutti protesi verso Sanae che con un gomito sollevato si toccava la nuca con un movimento circolare.
- Non so come sia successo, in realtà, - stava spiegando la ragazza – e non ho idea di come risolvere la faccenda, so solo che ho un dolore terribile qui dietro che mi impedisce di voltarmi, di guardarmi attorno, ma persino di dormire! –
- E’ l’età, Sanae, - osservò piatto Ishizaki – devi accettarlo: sei vecchia. –
- E tu sei un idiota! – lo incalzò lei, piccata – Vorrei vederti al mio posto! –
- Sanae ha ragione, Ryo. – si intromise Mamoru con tono saccente, piegando le labbra in un sorriso storto – Di torcicollo non mi intendo, ma che tu sia un idiota è cosa certa … -
Tsubasa rimase al margine del battibecco, divertito da quegli scambi che parevano riportarlo direttamente ai tempi delle medie, ma poi notò che Yuki pareva in leggero imbarazzo, quasi desiderosa di intervenire, e tuttavia bloccata da qualche incomprensibile motivazione, mentre con torturava una ciocca dei lunghi capelli neri avvolgendoli al proprio indice; non si fece problemi, intromettendosi al volo: - Può aiutarti Yuki: con me lo fa sempre, quando sono a casa. –
Sanae si bloccò un istante, mentre rispondeva con uno sguardo interrogativo, seguita dagli altri, altrettanto stupiti.
- Cioè? – chiese curioso Ryo.
- Yuki è una fisioterapista. – spiegò allora – Cioè, quasi: sta ancora studiando, ma è già decisamente in gamba. –
Sanae spalancò gli occhi, voltandosi rigida verso di lei – Stai scherzando? E com’è che non lo sapevo ancora? –
- Beh … non ne avevamo mai parlato … e non ci si vede troppo spesso, negli ultimi anni … ho anche saltato un paio di raduni, proprio a causa degli impegni scolastici. - si giustificò Yuki sollevando le spalle – Ma ora lo sai e ti aiuterò volentieri: se passi da noi, magari domani, posso provare a farti un massaggio e io applicherei un unguento … -
- Vai tranquilla, Sanae: Yuki ti rimette a nuovo! – la rassicurò Tsubasa, mostrandosi orgoglioso della sorella – Io ne approfitto sempre quando mi alleno a casa e non ho i massaggiatori della squadra … -
- E se non ce la fa lei, ti mette a nuovo Tsubasa; vero, Sanae, che non aspetti altro? – insinuò Mamoru, sempre spavaldo, portandosi il bicchiere alle labbra e provocando l’immediata reazione della ragazza.
- Ma basta, Mamoru! – urlò Sanae diventando paonazza, tra le risa degli amici, agitandosi e rischiando di rovesciare il boccale di birra davanti a sé, mentre Tsubasa mollava una gomitata al centrocampista – Possibile … ancora con questa storia! – rincarò esasperata, per poi tornare a rivolgersi all’amica – Ad ogni modo, verrò da te di certo, non dubitare. E ti dirò di più: adesso che lo so, farò in modo di passare regolarmente, perché spesso giocando a tennis ho dei problemi alla spalla che … -
Tsubasa però non le permise di continuare - Non fare grandi progetti, Sanae! Yuki non starà in città ancora a lungo: è stata scelta per un progetto internazionale e presto partirà per … per dove parti, Yuki? – chiese cambiando tono, rivolgendosi direttamente alla sorella - Mi avevi detto che la destinazione non era ancora stata definita … – concluse infine.
Le labbra della sorella si aprirono istintivamente in un ampio sorriso e i suoi occhi si illuminarono di una luce nuova – Ho ricevuto oggi l’email della commissione organizzativa: c’erano in forse tante destinazioni, tutte in Europa, come Milano, Parigi, Londra e Madrid … ma alla fine mi hanno destinata ad Amburgo, visto che sono tra i pochi ad avere studiato tedesco. – annunciò, per poi rabbuiarsi un poco, nel proseguire – L’unico vero problema sta nel fatto che sarò da sola in una città che non conosco, perché Amburgo è l’unica destinazione che accoglierà un solo studente … -
- Non sarai da sola. – la voce di Wakabayashi, profonda e dal tono apparentemente fermo, parve giungere dal nulla, lasciando tutti sorpresi e creando il silenzio al tavolo. Tsubasa si volse a guardarlo, un po’ sorpreso per quell’uscita, forse la prima da quando si era accomodato al proprio posto; restò a fissarlo, con la fronte aggrottata e le labbra socchiuse, incerto sull’opportunità di chiedere spiegazioni … perché riuscì ad intuire, nello sguardo dell’amico una piacevole nota insolita, quasi che i suoi occhi verdi si fossero scaldati di un riflesso scuro, liquido.
- Non sarai da sola, - ripeté il portiere, rivolgendosi prima a Yuki e poi lanciando una rapida occhiata a Tsubasa quasi cercando conferma – perché ad Amburgo ci sono anche io e sarò felice di aiutarti ad ambientarti in città. Lo farei volentieri per Tsubasa … e lo farò altrettanto volentieri per te. Ad Amburgo, diciamo che il tuo fratello maggiore sarò io. –
- Sei a posto, Yuki! – sentenziò allora Ishizaki, battendo il palmo aperto sul tavolo in un tintinnare di boccali – Amburgo è la città del SGGK: sei nel suo territorio e per lui è una questione di immagine … -
Wakabayashi rimase sorpreso, dalle parole di Ryo, e il suo sguardo, per un istante, si fece oltremodo serio e maturo, riportandosi su Tsubasa – Non si tratta di immagine, Ishizaki, - spiegò pacato - ma di qualcosa di molto di più: questa è una questione di amicizia e io non ci scherzo. -


Angolo dell'autrice
Per prima cosa, ringrazio per l'accoglienza tutti coloro che sono passati a leggere e chi mi ha lasciato il suo saluto.
In secondo luogo, avrete visto che ora la storia prende forma, con questo salto all'indietro e un nuovo punto di vista. 
Vi accorgerete, con il tempo, che ho mescolato un po' le carte e gli eventi, ritardando qualche debutto in prima squadra, per esempio (la sostanza, comunque, non credo che cambi). Non abbiatene a male... 
Per il resto, grazie ancora e a presto.
mgrandier

 
  
Leggi le 13 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: mgrandier