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Autore: la luna nera    09/06/2020    3 recensioni
La Duke of Kent Music Academy è una delle più prestigiose scuole di musica dell'intero Regno Unito. Per Charlotte e Sophie, selezionate per un semestre di studi, è un'occasione unica e partono assieme all'insegnante per questa avventura. Ma l'Accademia non è solo musica e melodia, è anche un luogo in cui esistono storie inghiottite dallo scorrere del tempo.
Genere: Mistero, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Charlotte era appena entrata nel teatro, sentiva una soave melodia di pianoforte con un’orrenda pseudo musica (per le sue orecchie)  di flauto traverso.

Sapevo di trovarli qui. E stanno pure suonando assieme!

Entrò in platea tentando di non fare il minimo rumore ed avvcinarsi con passo felpato a Gary che era rivolto verso il palco così come Iris che si pavoneggiava come non mai. Presso di loro c’era un signore molto distinto che riconobbe immediatamente come Mr Ascott data la fortissima somiglianza con il suo ragazzo. Era totalmente rapito dalla musica, pareva fluttuare nell’aria e gesticolava con le mani come se fosse lui a suonare. Evidentemente la musica faceva parte del DNA della famiglia Ascott. I due stavano eseguendo alcuni brani di musica classica, estremamente affascinanti ma non così coinvolgenti come certi pezzi di musica leggera e pop che lei amava suonare con Gary. Passo dopo passo si stava avvicinando alla postazione dell’orchestra ed era quasi arrivata alla zona che avrebbe occupato durante la serata quando inavvertitamente urtò contro un leggio che cadde rovinosamente a terra facendo scoprire ai tre la sua presenza.
“Ehm….scusate.” Avrebbe voluto sprofondare. “Prego, prego, proseguite pure!”
“Ah, solo tu potevi fare tutto ‘sto baccano!” Iris era sempre gentile e garbata.
L’uomo la scrutò per bene e le si fece incontro. “Suppongo che questa signorina sia una vostra compagna di studi, dico bene?”
“Esatto, signore. Sono Charlotte Wittel, onorata di fare la sua conoscenza.”
“Mi chiami pure Maestro.” Puntualizzò l’altro.
“Oh, chiedo scusa Maestro.”
“Se ne faccia una ragione, non tutti sono così culturalmente elevati da conoscere i più grandi nomi della musica.” Iris non perdeva occasione di volersi mostrare superiore.
“Charlotte è un’eccellente musicista, suona il flauto traverso ed ha duettato con me fino a poco tempo fa.” Gary intervenne, non sopportava più l’atteggiamento della ragazza. “Non so per quali motivi, ma ci hanno divisi e posso assicurarti, caro papà, che è stato un errore madornale perché io e lei avevamo un’intesa perfetta.”
“Ah sì? E come mai non ho mai sentito il nome della signorina prima d’ora? Non ricordo di averla mai incontrata nella Royal Junior Orchestra o in altre occasioni musicali di rilevo.”
“Sì, infatti non ne ho mai fatto parte, però sono molto gettonata per i matrimoni e gran parte delle cerimonie del mio quartiere.”
L’espressione del suo volto era un qualcosa come disgustato stupore. “Oh, immagino. Evidentemente lei non ha particolari ambizioni di crescita se si accontenta di così poco.”
“Mai dire mai, maestro. Anche il noto tenore italiano Andrea Bocelli, che sicuramente conosce, all’inizio cantava solo l’Ave Maria di Schubert in chiesa e certi produttori dicevano che avrebbe fatto poco di più. Sicuramente io non arriverò mai ai suoi livelli, ma amo la musica e niente mi fa stare meglio di suonare sia da sola che in compagnia.”
L’uomo non rispose, era rimasto piuttosto sorpreso dalla risposta schietta della ragazza.
Gary era rimasto in silenzio, si avvicinò a Charlotte, la prese per mano e si allontanarono. “Vogliate scusarci.”  Uscirono dalla platea, temeva che la chiacchierata iniziasse a degenerare. “Credevo tu fossi assieme agli alti. Come mai sei tornata indietro?” La ragazza indugiava nel rispondere. “Non dirmi che sei gelosa di Iris.”
Esplose dopo qualche secondo di silenzio. “Sì, sono gelosa! “
Lui la catturò fra le braccia e la strinse forte. “Non ne hai motivo, devi stare tranquilla amore mio.” Le depositò un bacio fra i capelli. “Comunque ne sono felice, significa che la nostra storia è importante  per te come lo è per me.”
“Il fatto è che tu e lei vi conoscete da tempo e tuo padre sembra avere molta stima nei suoi confronti. Non sono al vostro livello.”
“Sì, lui stima molto Iris, ma non ha mai avuto modo di sentire quanto sei brava tu.”  Si scambiarono un velocissimo bacio.
“Temo di aver tirato troppo la corda prima, forse avrei dovuto tacere.”
“E lasciarti sminuire? Sappi che mio padre non disdegna le persone che sanno far valere le proprie ragioni, specialmente se amano la musica come te. Non appena avrà avuto modo di conoscerti meglio ti apprezzerà tantissimo, ne sono sicuro.”
E lei non amava solo la musica, ma anche quel ragazzo che la stringeva forte fra le braccia. “Ah, a proposito! Ho lasciato gli altri nell’archivio assieme a Brenda, la ragazza di Oliver. Li stava accompagnando nel locale in cui avrebbero trovato documenti importanti, però mentre stavo tornando qui ho visto il direttore e la Stanford entrare proprio in quell’edificio.”
“Dici sul serio?”
“Sì. Sono riuscita ad avvertire Sophie, spero non siano nei guai.”
Si fece pensieroso e controllò l’orologio. “Non manca molto alle 7:00, può darsi siano già rientrati in teatro. Ora torniamo di là e vediamo se sono arrivati, intanto dimostriamo a mio padre quanto sei brava.”
Un altro bacio veloce e rientrarono in platea. Gary si sedette al piano, selezionò Imagine, capolavoro senza tempo di John Lennon ed iniziò la performance assieme a Charlotte sotto lo sguardo contrariato di Iris e incuriosito di Bernard. Man mano che andavano avanti, l’uomo mostrava sempre più segnali di apprezzamento ed approvazione, quei due assieme si fondevano con la musica diventando una cosa sola, ci mettevano anima e cuore, segno inconfondibile di una passione smisurata che andava al di là del talento.
“Allora papà, che ne pensi?” Gary era curioso di conoscere il parere del genitore.
“I miei complimenti alla signorina. E’ raro trovare qualcuno che riesce a duettare in modo impeccabile con mio figlio e che non abbia mai preso parte a eventi o concerti nazionali.”
“Grazie Maestro.” Charlotte preferì rispondere in modo sintetico: quelle parole di apparente apprezzamento non mancavano di dimostrare che lui e suo figlio erano pur sempre superiori a lei. Fortuna che Gary non era così, ma temeva che la loro relazione non sarebbe mai stata vista di buon occhio a causa della mancanza di musicisti famosi nella sua famiglia. Il ragazzo si era accorto della leggera ombra negli occhi di lei e tentò di tirarla su di morale stringendole forte la mano.
Pochi istanti dopo alcuni studenti iniziarono ad entrare in platea e fra di essi c’erano anche il direttore Cowen e la professoressa Stanford. Fu in quell’istante che Charlotte sentì vibrare il suo cellulare nella tasca della sua giacca: era Sophie. Guardò Gary, prese l’apparecchio e si allontanò di qualche passo per rispondere.
“Soph, dove siete?”
“Nei guai! Ci hanno chiu.. giù nell’..chivio!”
“Cosa?! Oh, cavolo.”
“Sì! Trova .. verso di distrarre quei due st…zi in modo che non si ac…gano che … ci siamo! Fra un quarto d’… dobbiamo esse.. .. teatro altrim… quelli ci sbattono fuori!”
“Ok, ok…. Vedo di inventarmi qualcosa.”
“Stiamo tent…. di contattare i custodi perché ..ngano a liberarci ma qui sotto il ..gn.le va e vien…..” E infatti cadde la linea.
“Pronto! Pronto! Sophie, mi senti?” Niente da fare, la chiamata si era bruscamente interrotta. Charlotte doveva fare l’impossibile per mantenere i nervi saldi e mostrarsi tranquilla, nonostante la fastidiosa presenza di Iris, la superiorità di Mr Ascott e gli sguardi poco raccomandabili del direttore e della sensitiva. Gary aveva compreso che qualcosa non andava e sicuramente aveva a che fare con le loro indagini: guardando negli occhi la sua ragazza capì immediatamente che era opportuno allontanarsi di lì, possibilmente senza dare nell’occhio e senza coinvolgere suo padre ed Iris. Rifletté un istante, erano le 18:50 e il tempo a disposizione era sempre meno. La sua mente era vuota e si sentiva impotente ed inutile nel non poter fare nulla.
All’improvviso però notarono la Stanford mettersi seduta ed abbassare la testa, poi si portò una mano al collo. E le luci in sala si spensero senza un perché.

Charlotte prese Gary per mano e a tastoni raggiunsero il foyer del teatro. “Scommetto quello che vuoi che l’elettricità non è saltata a caso.”
“Tu credi?”
“Hai visto la Stanford? Ha accusato un malore ed ho scoperto che i medium hanno queste reazioni in presenza di spiriti aggressivi. Mathilde ci ha già aiutati in passato e sono pronta a scommettere che l’ha fatto di nuovo, magari con l’aiuto di Arthur.”
“Ci sta aiutando a prendere tempo dunque.”
“Esatto.” Si guardò attorno per farsi venire qualche idea. “Il problema è che….” Si interruppe non appena i suoi occhi incrociarono quelli di Jason che le si era avvicinato. Inutile dire che quel ragazzo un po’ di ansia gliela metteva, quei capelli neri come la notte, lunghi fino alle spalle che contrastavano con il suo viso dalla pelle bianchissima non facevano che alimentare i pettegolezzi sul suo essere un mezzo vampiro.
“Emily ha bisogno di aiuto, mi ha mandato un messaggio.”
“Ehm, sì.” Che le stesse offrendo collaborazione?
“Voi due restate qui, fidatevi di me.”

Senza aspettare una risposta, Jason uscì dal teatro e si diresse verso l’archivio secondo le indicazioni ricevute da Emily tramite Whatsapp. I due rimasero lì, fermi, guardandolo uscire con le mani in tasca e passo regolare, mentre tutti i presenti si stavano facendo prendere dal panico causato dall’improvviso black-out. A conferma di ciò che aveva ipotizzato Charlotte, il Mayflower era l’unico edificio del quartiere sprovvisto di elettricità e molto probabilmente il programma della serata avrebbe avuto dei ritardi, proprio quello di cui avevano bisogno i ragazzi.

Il personale del teatro correva nervosamente, c’era qualcuno attaccato al telefono che imprecava e malediva quell’inconveniente, accusando chiunque di superficialità e incompetenza. Charlotte e Gary uscirono all’esterno, speranzosi di veder comparire gli amici in breve tempo. Videro invece arrivare il professor O’Connor accompagnato lì da un taxi. Credevano dovesse restare ancora a riposo dal momento che aveva sospeso le lezioni a seguito dell’aggressione subita, ma evidentemente non voleva perdersi la prima uscita pubblica dei suoi ragazzi. E infatti confermò a Charlotte proprio quella motivazione, assieme all’orgoglio di insegnante che vede due delle sue allieve suonare in un prestigioso contesto come quello. Poco dopo vennero raggiunti dal Mr Ascott e da Iris che appariva piuttosto scossa dall’essere rimasta al buio.

“Ah, finalmente un po’ di luce e dell’aria fresca. Oh, che esperienza! Speriamo non mi impedisca di suonare ai miei livelli!” Come attrice non aveva rivali.
“Com’è la situazione là dentro, papà?”
“A dire il vero non avevo mai vissuto un’esperienza simile. Dopo il black-out, con il teatro completamente al buio, ho sentito degli strumenti che sembravano emettere suoni in modo autonomo, ditemi voi se è una cosa normale! Avete mai sentito suonare un violino senza che nessuno lo tenga fra le mani? E il pianoforte? Quello che hai suonato tu e che dovresti suonare stasera? Emetteva suoni da solo! Ma dico io! Quasi quasi ti porto via, figliolo!”
“Cosa?!”
“Non deve accaderti nulla, mentre qui stanno accadendo cose strane. Quell’insegnante assieme al direttore, ad esempio,  ha accusato un malore improvviso poco prima che saltasse l’elettricità.” Fece un attimo di silenzio. “Io ho frequentato quest’accademia quando ero ragazzo e circolavano strane voci su presunti fantasmi ad infestarne la sede, ma durante la mia esperienza non ho mai visto nulla, perciò immaginavo fossero solo stupidaggini.” Tacque di nuovo. “Non vorrei trovare adesso la conferma.”
Gary e Charlotte si guardarono in faccia: anche il padre sapeva qualcosa?
“Di cosa stai parlando, papà?”
“Di una vecchia leggenda. Non esiste niente di provato ma sembra ci siano gli spiriti di una studentessa e di un giovane professore che vaghino fra i corridoi dell’accademia. Non dovrebbero essere pericolosi, ma detto fra noi non mi interessa approfondire l’argomento.”
“Però qui siamo in un teatro, non in accademia.” Puntualizzò Gary, non aveva la minima intenzione di tornarsene a casa!
“Lo so ed è proprio per questo che la situazione attuale mi preoccupa.”
O’Connor aveva seguito con grande attenzione ed interesse il racconto dell’uomo: facendo parte del corpo docenti aveva notato comportamenti strani, specialmente nelle ore serali quando volentieri scendeva nel parco per godere della tranquillità del fine giornata. La stessa collega Stanford gli sembrava strana, raramente teneva lezioni in autonomia ed era quasi sempre accompagnata dal direttore, in più sembrava prediligere le prove collettive e passava in rassegna gli studenti uno ad uno senza mai dire una sola parola o suggerire una correzione. Appena possibile avrebbe voluto parlarne con i suoi studenti, in particolare con Sophie e Charlotte, giusto per conoscere le loro impressioni sull’insegnante. Purtroppo l’aggressione lo aveva costretto al riposo e le poche ore trascorse fuori  dalla sua stanza non gli avevano fornito l’occasione di intavolare il discorso, ma gli avevano dato conferma che fra quelle mura c’era qualcosa di assolutamente fuori dal normale. E lui ne aveva avuto la prova concreta finendo al Pronto Soccorso per essere stato malmenato da una mano invisibile.

In quel momento l’orologio della vicina torre del Sea City Museum batté sette colpi: degli amici ancora nessuna traccia e teoricamente entro quell’ora gli studenti si sarebbero dovuti trovare in teatro per un veloce pasto prima dello spettacolo.
 
 
 
 
Nel frattempo la Stanford, rimasta all’interno del teatro assieme al direttore, respirava ancora con un leggero affanno. La sala era ancora avvolta nell’oscurità, fatta eccezione per le uscite di sicurezza debolmente segnalate dalle lampade di emergenza.
“Pazzesco.” La donna reclinò la testa all’indietro, tentando di rilassare i muscoli e godere del comodo schienale della poltroncina. “In tanti anni di carriera non mi era mai accaduto niente di simile.”
“Cosa intende?”
“Quegli spiriti sono dalla parte dei ragazzi, li stanno aiutando!” Fece due profondi respiri. “E’ come se volessero fargli conoscere la loro storia ed ostacolassero tutti i nostri sforzi di tenerli lontani.”
“Non glielo permetteremo, è troppo pericoloso sia per gli studenti che per il buon nome dell’accademia. Qualcuno potrebbe spifferare la notizia ai quattro venti per avere notorietà in rete e farci un bel po’ di soldi. Sa consa vorrebbe dire? Nessuno manderebbe più i propri figli a studiare musica alla Duke of Kent e il danno economico sarebbe enorme!”
“Appunto.” Il peggio sembrava passato. “Lei sa che dietro la storia dei due spiriti c’è un amore proibito, tutto mi porta a pensare che dietro il loro ritorno, specialmente quello di Arthur, ci sia una situazione simile. Trovi il modo di tenere d’occhio tutti gli studenti, in particolare quelli che le ho indicato. Se fra di essi c’è una tresca, li smascheriamo.”
“E Arthur? Potrebbe darci del filo da torcere.”
“Sicuramente. Farò di tutto per renderlo inoffensivo o per lo meno lo metterò nelle condizioni di non interferire. Potremo approfittare del loro ritardo di stasera ed allontanarli per un po’, così vedo come lui reagirà e trarrò le mie conclusioni.”
“Come fa ad essere così sicura che arriveranno in ritardo?”
“Semplice.” Piegò l’angolo destro della bocca. “Erano nell’archivio storico sicuramente per portare avanti le loro indagini, così li ho casualmente chiusi  a chiave lì dentro.”
“Cosa?! I ragazzi sono sotto la nostra responsabilità! Se dovesse accadere qualcosa, siamo noi che ne rispondiamo!”
“Non si agiti, direttore. A me basta che loro non si presentino o che lo facciano con un congruo ritardo, potremmo pure andare a farli uscire noi di persona o delegare qualcun altro a ridosso dello spettacolo, così le avrò fornito su un piatto d’argento il pretesto per allontanarli dall’accademia.”
L’uomo restò immobile e in silenzio: la Stanford aveva davvero una mente diabolica.
In quel momento l’elettricità tornò nel teatro e contemporaneamente ogni traccia del lieve malore accusato dalla Stanford scomparve. “Venga.” La donna si alzò. “Torniamo di là.”

Nel foyer del teatro si erano già radunati moltissimi studenti e gran parte dei professori. Immediatamente i due controllarono se fra essi c’erano anche i ragazzi chiusi in archivio. “Come vede, direttore, non ci sono.” E l’uomo non poté fare altro che confermare. Espellere quattro studenti in una volta sola non era cosa di poco conto, in cuor suo un tale provvedimento preso a fronte di un ritardo poteva apparire eccessivo. Eppure la fermezza della medium lasciava poco spazio a compromessi: se da un lato O’Connor aveva contribuito al risveglio dei due spiriti, dall’altro era necessario individuare chi, assieme all’insegnante, avesse completato l’opera. Non era stato possibile individuare la potenziale partner (o il potenziale partner) del giovane professore e l’unica via di uscita consisteva nell’allontanare anche studenti innocenti. Per la Stanford il gioco valeva la candela.
“Sono le 7:15, l’elettricità è stata ripristinata e credo sia ora di chiamare gli studenti per la cena, non trova?” C’era malizia nel tono di vice della donna.
A malincuore Cowen si vide costretto a radunare i ragazzi ed invitarli ad accomodarsi nelle sale a loro riservate per consumare un veloce pasto.
Con sua grande sorpresa invece vide entrare dalla porta principale del teatro tutti i ragazzi al completo, compresi quelli rinchiusi dalla Stanford. Parevano leggermente affaticati, come reduci da una corsa piuttosto sostenuta, ma vederli lì assieme agli altri studenti per lui fu un vero sollievo. Di tale parere non era la Stanford, appariva meravigliata e contrariata, anche perché non poteva chieder loro alcuna spiegazione. Qualora avesse fatto menzione dell’archivio o avesse chiesto delucidazioni sulla loro presenza, si sarebbe tradita da sola.

Erano arrivati di fronte all’ingresso del teatro giusto un attimo prima della chiamata del direttore e videro nei volti di Charlotte e Gary un sollievo tangibile. Assieme a loro c’era anche O’Connor il cui viso si illuminò nel vedere i suoi allievi capitanati da Jason sempre ombroso e inespressivo.
“Ragazzi, finalmente!” Gary andò loro incontro. “Ci hanno appena chiamati per la cena, dai, entriamo che forse non si accorgono del ritardo.”
“Se scopro chi è stato a giocarci questa bastardata….” Ethan era leggermente irritato sia per il rischio corso che per non aver potuto scartabellare in archivio.
“Usa un po’  di immaginazione, bro.” Ribatté Oliver. “Ad ogni modo Brenda ci darà una mano con le ricerche e mi farà sapere prima possibile.”
“Speriamo!” Sbuffò scaricando la tensione accumulata. “Comunque è davvero singolare dover ringraziare uno come lui, ci ha davvero salvato le penne.” Guardava Jason che camminava a poca distanza.
Come udì quelle parole, si voltò. “Se Emily aveva bisogno di aiuto, tu che avresti fatto, fenomeno?”
Ethan non aveva dubbi: quel mezzo vampiro gli stava veramente antipatico.
“Sai una cosa?” La rossa si intromise. “Esiste un detto secondo cui l’apparenza inganna.”
“E a volte aiuta.” Ribatté Jason. “Ho fatto prendere un bello spavento al custode.” Accennò un lieve sorriso. “Non voleva accompagnarmi giù, ma è bastato uno sguardo di quelli come dico io per persuaderlo.”
La ragazza si fece scappare una risata immaginando la scena. “Sei davvero un amico.” Fra Emily e Jason era davvero nata un’amicizia preziosa.
Sophie invece era visibilmente preoccupata. “Secondo te con un quarto d’ora di ritardo ci sbattono fuori?”
“Dubito. Qui nessuno si è preoccupato di conteggiarci, come vedi c’è una gran confusione. ” Rispose sicura Charlotte. “Ho la netta sensazione che qualcuno ci stia aiutando: è saltata l’elettricità in teatro e proprio in quel momento la Stanford ha accusato un malore. Tutti gli altri edifici invece erano illuminati, non ti dice niente?”
“Ah sì?” La ragazza si fece pensierosa. “In effetti la cosa è strana.”
“Tranquille ragazze.” O’Connor si avvicinò e sfiorò la spalla di Sophie. “Prima di sbattervi fuori devono passare sul mio cadavere. Coraggio, adesso andate a mangiare un boccone e dimostrate a tutti il vostro talento. Dateci dentro!”
“Grazie prof!”
“Non la deluderemo.”
 
 
La serata si rivelò un successone. Per i ragazzi il divertimento fu assoluto, nonostante le quasi tre ore ininterrotte di attività il tempo pareva scorrere velocissimo. E in effetti quando il tempo viene impiegato per qualcosa di piacevole sembra passare molto più rapidamente. Per loro la musica era gioia allo stato puro, linfa vitale e adrenalina, ragion d’essere per il presente e per il futuro. Gli applausi scroscianti del pubblico che chiedeva il bis non facevano altro che riempire d’orgoglio sia i ragazzi che gli insegnanti. O’Connor aveva gli occhi lucidi, nonostante avvertisse sempre qualche doloretto era  entusiasta delle sue ragazze che con mille e più sacrifici avevano raggiunto un livello notevole. Il suo cuore batteva forte per l’emozione e non avrebbe permesso a niente e nessuno di interrompere ciò che stava pazientemente costruendo. Si era quasi commosso nell’ascoltare Heroes, Bohemian Rapsody, Wish you were here, Smoke on the water, Shallow e tanti altri brani eseguiti senza sbavature dai ragazzi.
E anche fra di loro c’era enorme soddisfazione, per la prima volta sentivano di aver fatto davvero qualcosa di eccellente, di contare davvero e non trovarsi lì per puro caso o per un colpo di fortuna. Charlotte si voltò verso Gary, avevano entrambi gli occhi pieni di stelle e se avessero potuto, si sarebbero lanciati l’uno fra le braccia dell’altra per esternare l’incontenibile felicità. Ma per Gary non era ancora finita, infatti il direttore lo stava invitando a raggiungere il palco dove, accanto al pianoforte, lo attendeva suo padre con il violino in mano, pronto a omaggiare il pubblico con la sua arte. Il ragazzo avrebbe evitato ben volentieri, purtroppo il suo cognome e l’ingombrante presenza del genitore gli vietavano colpi di testa, per cui dovette raggiungere lo strumento sotto gli occhi di tutti, accomodarsi sullo sgabello ed iniziare a suonare la celebre colonna sonora del film Nuovo Cinema Paradiso composta dal maestro Ennio Morricone, una melodia struggente fuori dal tempo capace di strappare qualche lacrima a molti dei presenti, dato il trasporto donato dai due esecutori che mostravano un livello per molti irraggiungibile.
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Buon Pomeriggio a tutti!
Forse qualcuno pensava avessi gettato la spugna… Beh, purtroppo ho avuto un blocco che fortunatamente dovrei aver superato grazie ai preziosi consigli di un’amica, senza contare vari impedimenti della vita quotidiana. Non sono entusiasta di ciò che ho scritto, ma ho talmente tante idee in mente che spero di metterle correttamente per scritto e proporvele in tempi decenti.
In sostanza i ragazzi se la sono cavata, anche questa volta grazie ad interventi soprannaturali: sembra chiaro che gli spiriti di Mathilde ed Arthur vogliono aiutare gli intrepidi Ghostbusters a qualunque costo. Resta solo da capirne il perché. E forse Brenda ci potrà fornire qualche dettaglio in più, ma lo scopriremo nel prossimo capitolo.
 
Grazie ancora per il Vostro meraviglioso supporto e scusate ancora per il ritardo.
A presto!
 
Un Abbraccio
 
La Luna Nera

 
  
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