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Autore: meiousetsuna    09/06/2020    5 recensioni
Questa storia è stata pensata per il contest: Generi a catena di Dark Sider, scritta col prompt di Lita_EFP: Non aveva mai visto del sangue di quel tipo, prima
[Generi secondari: light fantasy, magic realism / Avvertimenti: mild! Language]
[Human!Crowley/Nephilim!Aziraphale]
[Parte 4/4]
Anthony J. Crowley non è stato un ragazzo fortunato. La sua famiglia non è stata di alcun supporto, anzi, al contrario, lo ha condannato a una vita molto difficile. Le persone che lo circondano peggiorano la situazione, ma un giorno, quando meno se l’aspettava, un uomo molto speciale incrocia il suo cammino. O questo è quello che crede…
Con infinito amore per questo fandom meraviglioso,
Setsy
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Hastur, Ligur
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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III° parte
Grazie di cuore a chi ha sopportato/supportato questa lettura! Siete state le mie colonne, senza di voi non sarei qui.
E direte “era meglio”, perché con molto imbarazzo annuncio che servirà un breve IV° - davvero ultimo - capitolo…


Avrebbe dovuto bloccarlo subito, spostarlo con fermezza e anche sgridarlo. Ma Aziraphale era troppo umano per arrivare a tanto stoicismo. Non era colpa sua, non era colpa sua… cercava di ripeterlo tante volte e così velocemente da confondersi, e se tecnicamente quello che gli si era lanciato addosso, gli aveva infilato la lingua in bocca senza cerimonie e gli stava strusciando contro il bacino era stato Anthony, bè, l’adulto era lui, e doveva prendere in mano la situazione. Non nel senso di quello che il bellissimo ragazzo stava facendo proprio in quel momento!
“Smetti, per favore… non è giusto”. Aziraphale aveva approfittato della necessità dell’altro di respirare, ogni tanto. Malgrado stesse tremando prese il polso di Crowley, tirando via la mano che gli stava facendo quella cosa così deliziosa.
“Sto approfittando di te, ti prego, fermati. Ci pentiremmo tutti e due”.
“Humm… sei una meraviglia, angelo. Il primo che mi rifiuta, che pensa di farmi qualcosa di male… ora è una sfida, lo sai? E quando gioco non perdo mai. Andiamo, mi vuoi! Ti piaccio, cos’è, pensi che sia cieco, o vuoi farmi credere che sei la bandiera dell’eterosessualità? Se sei sposato non sono geloso”.
Le dita sottili di Crowley stavano accarezzando in modo leggero la fascia d’oro sulla mano morbida del biondo. Non voleva che succedesse, ma un lampo di apprensione accese per un istante gli occhi castani.
La possibilità di mentire a fin di bene apparve e sparì nel giro di un secondo. Quel ragazzo poteva esibire tutta la strafottenza che voleva, ma l’idea di circuire un uomo legato l’aveva imbarazzato; meritava la verità.
“No, sono libero. Il che non significa che non ci siano altri impedimenti”.
“Wow, frena, dolcezza!” Anthony aveva sollevato ambedue le mani “Non ho malattie, mi hanno testato in ospedale. Non è che proprio mi prostituisca, ecco… urg… frequento delle compagnie che mi apprezzano, e se non girano soldi da qualche lavoretto o se ho finito il sussidio capita, non c’è bisogno di essere così disgustato! Uso sempre i preservativi”.
“Piccolo caro, non pensavo a queste cose! Adesso sono il tuo tutore, in pratica, sono responsabile per te, sarei terribilmente scorretto, e poi… sono…” Aziraphale si morse la lingua per non farsi sfuggire una parola di troppo “esperto di queste situazioni, ora non sei in te, sei giovane, sei smarrito…”
“Cioè ti faccio pena, è questo che cerchi di dirmi?” Anthony era balzato in piedi, come se si fosse scottato col fuoco “Vorresti che mi scusassi per quello che sono? Perché non sono perfetto come te? Sai che ti dico? Ora prendo i miei vestiti e vado via, e quando sarò lontano da qui non ti penserò nemmeno, mi dimenticherò che esisti!” Aziraphale l’avrebbe seguito, ma non gli pareva il caso di irrompere mentre Crowley si cambiava nella camera da letto, e rimase seduto a torcersi le mani in un gesto di impotenza. Dopo un minuto un’apparizione con abiti neri e capelli ramati sfrecciò nel salottino, senza prestare ascolto a nessuna frase conciliante.
“Crowley mi dispiace, possiamo parlarne? Domattina se preferisci. Non andare via per colpa mia, ti prego…”
“Perché, hai bisogno di sentirti buono e superiore? Mi hai raccolto come un gatto randagio, dato una scodella di cibo e ora sei il mio padrone? Per me sei morto, e al diavolo le sedute!”
Ad Aziraphale non restò che accasciarsi sul divano con la testa tra le mani, ricacciando indietro le lacrime. Piangere non sarebbe servito a nulla; per quanto fosse facile a commuoversi riusciva sempre ― o quasi ― a restare ancorato alla propria razionalità. Non avrebbe avuto senso trattenere Anthony con la forza o qualsivoglia ricatto o offerta. Doveva essere una vera scelta, il suo libero arbitrio.

ali

Il Bedlam (1) era uno locali più in voga nella zona di Marylebone, e di norma non sarebbe stato alla portata di Anthony, ma la proprietaria, Agnes Nutter, aveva una predilezione per lui. Da giovane era stata una bellezza, ma aveva rifiutato tutti gli uomini che si erano proposti. Era stata una vera femminista, una “strega”, aveva avuto ragazzi e ragazze senza distinzioni, ma non si era mai legata seriamente. Si mormorava che la sua fortuna provenisse da una vincita in borsa, perché Agnes era pratica di lettura dei tarocchi e pendolino, e che nel 1976 avesse comprato azioni della Apple, allora a basso costo. Questo significava che aveva almeno settant’anni, ma ne mostrava venti di meno. Bè, c’è la chirurgia, ma parte del fascino dell’elegantissimo pub erano le dicerie sui suoi doni occulti.
“Di nuovo, qui, Snake?” Sorridendo la donna posò un boccale di Guinness di fronte a Crowley, ricevendo in cambio un bacio su una guancia.
“Offre la casa, ma soltanto una. Ho l’impressione che ti sia successo qualcosa di speciale, oggi. Sai che non sbaglio, quando ho una sensazione strana”.
“Oh, andiamo! Una birra sola, Agnes? Non sono un bambino, se non fosse chiaro. Mi sembra di essere maledetto, cos’avete da volermi fare da balia? Se mi servisse una baby sitter l’avrei chiesto in modo esplicito, si sarebbero offerte in molte!”
“Certo, sarebbe apparsa Mary Poppins appesa al suo ombrello. Vieni qui”.
Nessuno rispondeva ‘no’ a un’offerta di Agnes, quando usava quel tono deciso. Senza badare agli altri clienti al bancone ― che d’altronde sapevano di non dover disturbare, in quella circostanza ― la barista estrasse un mazzo di tarocchi, mischiandoli tre volte, per fare cenno ad Anthony di alzare, formando una croce di quattro lame.
“Questo sei tu, il Mago, ma capovolto. Hai molte capacità, ma non l’occasione di sfruttarle, e ti senti intrappolato dalla mancanza di fiducia delle persone che hai intorno. A sinistra… la Temperanza, l’Angelo che offre i suoi doni intellettivi. Sei appena stato a contatto con qualcuno che poteva costituire una protezione, per te”. Anthony non fiatò, limitandosi a stringere il bicchiere fino ad avere le nocche bianche.
“A destra il Diavolo. Sarà il tuo prossimo incontro. Una posizione scomoda la tua, bellezza. Sotto di te, gli Amanti. Dovrai fare una scelta difficile, tra quello che ti attira in modo immediato e quello che va bene a lungo termine. Sta a te, usa queste informazioni, se vuoi, o no. Il destino esiste, ma ha più di una via”.
“Amico mio”. Quella voce non era sconosciuta a Crowley.
Era difficile dimenticare un suono così viscido eppure, contemporaneamente, tanto duro e graffiante. Un po’ il rumore della carta vetrata su una superficie sbagliata. Hastur era sopraggiunto alle sue spalle, insieme al suo… boyfriend? Ligur, insomma, e una loro amica dall’aria androgina e poco rassicurante. Agnes indicò con gli occhi la mazza da baseball, coadiuvante di ogni padrone di pub che si rispetti.
“Non voglio problemi, qui. Restate, bevete, ascoltate la musica, ma niente numeri da ubriachi, siamo intesi?”
“Ma certo, signora”. Ligur aveva una voce più cupa, ma non meno allarmante. “Anthony, posso offrirti qualcosa? Questa è la nostra compagna, Dag”.(2)
La donna non porse la mano verso Crowley, che da parte sua non ci stava neppure pensando. Compagna di cosa? Di cella? No, anche se a un primo esame dei poliziotti potevano sbagliarsi! Di appartamento? Di letto? Quell’idea diede i brividi al giovane. E dire che avrebbe potuto trovarsi tra le braccia dell’angelo, impegnato a fargli cadere l’aureola dalla testa bionda per non ritrovarla mai più. Fargli gridare il suo nome fino a non avere più voce, era bravo.
“Sono pronto ad accettare un’immensa quantità di alcol, quella che sarete ispirati a pagare!”
Un sorriso finto come una luna di stagnola brillò sulle labbra sottili di Crowley. Nessuna ricompensa in sesso per loro, neppure morto. Una mano di Hastur si strinse nervosamente sulla sua spalla destra.
“So cosa stai pensando, non devi imbarazzarti; sono bassezze umane di cui non ci interessa niente”. Crowley non era il tipo da sputare giudizi sulla gente, l’unica cosa che lo preoccupava, a quel punto, era l’idea del GHB.(3)
“Ci dispiace che un ragazzo sveglio come te sia finito in quel covo di baciapile. Prima ti chiederanno di aderire alle loro iniziative ed è facile cascarci, a noi è successo. Poi vorranno il controllo sulla tua esistenza, che lavori gratis nel centro… alla fine la tua vita ruoterà intorno a loro e non vuoi questo, lo vedo. Lascia perdere, goditi quello che hai oggi”.
“Un bel discorso” Anthony era lontano dal fidarsi “ma tutti vogliono qualcosa”.
Ligur tracannò il drink come se fosse stato acqua, senza far rumore. I denti erano bianchissimi nella semioscurità del locale, quasi fosforescenti, e la punta dei canini appariva piuttosto aguzza. Non era molto chiaro, con l’alcol che cominciava a sortire l’effetto desiderato.
“A noi basta la tua anima immortale, Anthony”.
Di sicuro era l’effetto del primo whisky doppio che era come comparso nelle mani del rosso, ma quella risposta gli parve esilarante.
“Vi accontentate di poco, devo ammetterlo, non è un gran guadagno”. Il bicchiere sbattuto sul bancone fu riempito da uno degli aiuto-barman, che versò una dose generosa.
“Si fa per scherzare… un brindisi alla libertà, che conduce ogni uomo sulla sua strada”.

Per essere su una strada, lo era… l’asfalto ha un buon odore, perché no? Perché tutti sono d’accordo nel giudicarlo pungente, sporco, penetrante? Crowley sentì un sorriso gelido stirargli il viso contratto. Forse aveva descritto se stesso, le sue qualità. Non voleva alzarsi da quel letto scuro sul quale era mimetizzato anima e corpo, tranne per le spudorate onde rosse che lo tradivano. Erano sparse come sangue ai lati del suo viso, mentre Hastur, Ligur e Dag gli giravano intorno come squali che lo stessero fiutando. Anche i loro occhi erano privi di colore, ma non era possibile per Anthony distinguere alcunché in modo chiaro, ormai. Voleva solo sedare il dolore e l’umiliazione, e quel formicolio che lo pizzicava in fondo al cuore dal momento in cui l’angelo l’aveva rifiutato.
Aveva voglia di vendicarsi ― la reazione a un amore negato?
Voleva solo sprofondare a un livello così basso da perdere la speranza ― tranne quella di una mano tesa?
Arrendersi una volta per tutte ― così da fermare quei morsi in fondo all’anima, né cattiva né migliore.
La testa vorticava, e restare sdraiato a terra era l’unica opzione possibile, per quanto il freddo si stesse facendo largo sotto i suoi abiti troppo leggeri e avvertisse sempre più forte il rimpianto di non essere rimasto dov’era. Per una volta invece di gettarsi d’impulso e reagire peggio avrebbe dovuto ascoltare, fidarsi. I tre complici l’avevano circondato, e stavano blaterando qualcosa di incomprensibile, forse latino, ma Anthony non l’aveva studiato, le sue conoscenze erano quelle dei libri fantasy.
“Penso che dovreste smettere, signori; avete fatto abbastanza”.
Quella voce melodiosa ma ferma era già inconfondibile, pur nei fumi dell’ubriachezza. Il suo angelo era arrivato alla riscossa. Come avesse fatto a trovarli in tutta Londra, e come questo lo facesse sentire, erano quesiti troppo grandi. Il pub poteva averlo rintracciato tramite le denunce unite al suo fascicolo, era possibile. Per la seconda domanda sarebbe stato compassionevole dargli prima il tempo di vomitare, svenire, dormire otto ore e bere una caraffa di caffè. Forte. Quel senso di protezione che poche ore prima l’aveva fatto infuriare ora gli sembrava la cosa più desiderabile del mondo, anzi dell’universo. Era così giusto che Aziraphale fosse lì a occuparsi di lui, voleva tanto essere riportato a casa, anche per dormire per terra: ma non poteva dirla, una cosa del genere. Doveva salvare la faccia.
“Che c’è, ci hai ripensato? Forse è tardi… forse” Anthony faticava a ricacciare la nausea quel tanto che bastava a parlare “i miei amici, qui…”
“Non sono amici tuoi, caro ragazzo. Si sono divertiti abbastanza, per oggi, presumo”.
“Ci stai provocando, Fell?” I tre si mossero come un essere unico, avanzando come se i loro piedi non toccassero terra “Stai sconfinando”. Hastur covava un rancore personale verso il biondo, era evidente.
“È vero, mi sono macchiato di questa colpa, ma non ora, questa mattina. Ho portato via Crowley e voi l’avete spinto nella vostra direzione, niente di quello che ha fatto oggi è stata un’idea completamente sua. Non potete cercare di ucciderlo”.
Quest’ultima frase era stata appena un bisbiglio, ma per loro quattro era più che sufficiente.
“E tu non puoi corromperlo. Non sarebbe divertente se fossi tu a fare la cosa peggiore?”
Le risate del terzetto erano come un gorgoglio in fondo a un pozzo, e quella di Hastur somigliava anche a un gracidare soffocato.
“Per stanotte dobbiamo ritiraci, sei fortunato. Tre contro uno non è ammesso nel patto… ma domani sera devi lasciarlo andare, e il prossimo giovedì decideremo chi ha vinto. Buona fortuna, signor Fell”.
Se Anthony fosse stato appena più sobrio avrebbe visto una piccola voragine aprirsi in un punto buio della strada, e la brigata sprofondarvi spargendo spruzzi di polvere nera.
“Caro, puoi alzarti?” La voce di Aziraphale era piena di apprensione, e anche di qualcos’altro. Un sentimento istintivo che gli faceva brillare gli occhi e tingere le guance di rosa. Prima aiutò Crowley a mettersi seduto, poi, con una forza che non si sarebbe abbinata al suo aspetto bonario e frivolo, lo sollevò dalla vita, dopo avergli fatto passare le braccia intorno al proprio collo.
“Humm… dove si va?”
“A casa, Crowley”. Casa. Il ragazzo lasciò scivolare la fronte fino a posarla sulla spalla di Aziraphale.
“Sul serio? Anche se prima, bè…”
“Abbiamo avuto un piccolo fraintendimento, ma l’importante è averti trovato in tempo. Andiamo un passetto dopo l’altro, la macchina è qui”.
“Un passetto… parli sempre così, vero? Come ai bambini”.
Aziraphale non rispose, limitandosi a sorridere e aiutare il suo malconcio protetto a salire sulla Mini Cooper bianca.
Nel momento in cui mise piede nella libreria, Anthony provò la sensazione di stare meglio. Contrariamente al suo solito decise di non fare commenti, per evitare di dire qualcosa di sbagliato. Si fece accompagnare fino al bagno senza fiatare, dove trovò il pigiama di prima, e fatta una breve doccia tornò nel salottino, dove il suo ospite lo stava aspettando.
“Per favore, siediti vicino a me”. Oh, volentieri  “Adesso chiudi gli occhi e fa’ dei bei respiri, pensa di voler eliminare l’effetto degli alcolici, caro”.
Cos’era, una tattica new age? Però funzionava, incredibile. Probabilmente era un effetto placebo e il miglioramento era dovuto alle mani tiepide e carezzevoli che si erano strette delicatamente sulle sue tempie. Dopo pochi minuti si sentiva davvero rinato, ma cercò di non darlo a vedere, non voleva che smettesse, anzi, avrebbe trascorso il resto della notte così. E del giorno successivo, e ancora.
Quando riaprì gli occhi il senso di vuoto lo sommerse come un’onda; le iridi castane si specchiarono in quelle celesti, e il giovane capì di non poterne fare a meno, doveva tentare.
“Posso dormire con te? Intendo proprio dormire, sai, non…”
Non dovrei, è una mancanza verso di te
Non dovrei, è un tradimento della mia missione
Non dovrei, è troppo, non sono un essere perfetto, compio errori come gli umani
Non dovrei, è un rischio, un rischio troppo grande
Le parole si formarono nella mente di Aziraphale, e morirono sulla sua lingua.
Quando nel buio della stanza Crowley gli si avvicinò come se non ci fosse abbastanza spazio in quel letto enorme, l’unica cosa che il suo cuore gli suggerì fu di abbracciarlo e stringerlo al petto accarezzandogli i capelli di rame fuso, sentendolo abbandonarsi a un sonno di cui aveva un disperato bisogno.

(1)“La Bolgia”, e il quartiere di Sherlock ^^
(2)Dagon. Come in altre storie di GO, devo usare un’abbreviazione perché sembra un nome  maschile
(3) Ecstasy liquida: è la cosiddetta “droga dello stupro”, ma nasce per curare la dipendenza dall’alcol

  
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