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Autore: Rose Heiner    10/06/2020    1 recensioni
Tre vite. Tre colpe. Tre desideri. Alex, Gloria e Luke hanno diversi concetti di perdono e punizione, ma ormai la necessità batte la ragione.
"May soon redemption hunt them."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
 
La voce di Bob Marley lambiva dalla cassa l’aria soffusa di chiacchiere e risate. Gli amici si scambiavano battute e scoop dell’ultimo minuto. Sandy stava appoggiata al suo petto, mordicchiando una fragola opportunamente rubata dal tavolino ricolmo di bicchieri e stuzzichini. Luke sorrise. Una volta avrebbe giudicato un pomeriggio del genere sprecato, addirittura ridicolo. Adesso si guardava intorno e si chiedeva come avesse potuto rinunciare a piccoli momenti di felicità come quelli.
Mentre tirava giù un sorso di tè - nessuno si era avvicinato alla birra e di questo era grato -,  il campanello trillò rumorosamente, spezzando il vociare divertito del salotto. Era strano: Luke non si aspettava che sarebbe arrivato qualcun altro. Il gruppo era al completo. Fece un cenno di assenso alla ragazza più vicina alla porta che indugiava sul da farsi. Probabilmente erano solo i vicini che chiedevano di abbassare il volume della musica. Non c’era da preoccuparsi, si disse.
Ma, evidentemente, sbagliava. Luke fu sfiorato da un vago senso di deja-vù quando dallo spiraglio aperto dell’ingresso notò sullo sfondo della strada una grossa moto in stallo. All’inizio non riconobbe le due figure  che sostavano sulla soglia, lei con le braccia serrate al petto e un’espressione fiera, lui immobile e silenzioso. Poi, improvvisamente, un’idea malsana gli procurò un tuffo al cuore. Se fossero entrati in casa con le mani intrecciate, sarebbe stato meno chiaro che si appartenevano e si sostenevano da sempre. E Luke conosceva solo due persone che si comportavano così. Invece, le ragazze del suo gruppo, specialmente quelle single, affilarono gli sguardi quando Alex si fermò qualche passo indietro rispetto a Gloria, come in una muta minaccia contro chiunque le si fosse avvicinato troppo.
Luke saltò in piedi, con la nausea che gli stringeva lo stomaco. Gli sembrò di sentire gli occhi sorpresi di Sandy su di sé, così come quelli di tutti gli altri. Doveva avere un’aria nera, allucinata. Non gli importava. Non poteva essere. Lei non poteva aver osato...
-Che ci fai qui?- sibilò e, anche se lo avesse voluto, non sarebbe riuscito a controllare il veleno che fluiva insieme alla sua voce. Da anni era accumulato e soffocato dentro di lui.
Gloria esibì una smorfia di finta offesa. -Luke! Cos’è, non mi presenti ai tuoi amici? Non sei contento di vedermi?- domandò, passando gli occhi di fuoco verde sulla sala.
Luke non riusciva a vedere altro. C’era solo Gloria. Una parte della sua testa si manteneva salda e la osservava: era completamente cambiata da quando aveva lasciato quella casa, non l’aveva mai vista così spavalda. L’altra voleva solo cacciarla nel modo più brusco possibile. Cominciò ad avanzare verso di lei e non sapeva che avrebbe fatto. Vide Alex irrigidirsi. Luke era uno psicologo. Se lo ripeté fra sé. La rabbia era una pulsione naturale, non doveva permettere che prendesse il sopravvento. Se avesse lasciato campo libero all’istinto avrebbe gridato, avrebbe fatto pensare ai suoi amici che era un folle, pur di allontanare quei due intrusi dalla sua vita.
-Tu non...- non ebbe neanche il tempo di parlare che Gloria scattò in avanti e lo aggirò. Allarmato, si voltò per scoprire suo padre sulle scale che portavano al piano di sopra. Doveva essere stato attirato dall’insolito silenzio del gruppo, mentre lavorava ad uno dei suoi progetti per la libreria. -Gloria?- mormorò e Luke capì dalla voce sottile che l’incredulità stava lasciando il posto alla commozione.
-Papà!-
Gli sembrò quasi che Gloria volasse: si lanciò ad abbracciare loro padre con tanta foga, come una bambina dopo essersi persa.
-Papà...- ripeté Luke. Era indignato. Gli voleva dire di non toccarla. Gloria se n’era andata una volta, ora non aveva più nessun diritto di essere accolta.
La voce gli morì in gola quando suo padre gli rivolse uno sguardo stupito, come se si fosse appena accorto della sua presenza in quella stanza. Uno sguardo impietosito, uno sguardo che diceva: “Hai visto chi è tornata? Hai visto? Abbraccia tua sorella, Luke, vieni ad abbracciare tua sorella.”
Gloria si voltò e gli sorrise, stavolta nessuna provocazione le forzava il volto . Aveva le mani giunte al petto, in un gesto che mal di accordava al look da biker. Mimava le parole di Bob Marley, cantava Redemption song senza voce e si mordeva le labbra. Emancipate yourself from mental slavery...
Luke si avvicinò un pugno chiuso alla bocca. Di solito diceva ai suoi pazienti che l’odio è un parassita, il più efficace metodo di autodistruzione. None but ourselves can free our minds. Cominciava a comprendere perché risultava a tutti così difficile liberarsene. Festeggiamo! La traditrice si rifà viva e deve essere ricevuta a braccia aperte.
-Luke, so che mi detesti, ma sono anni che non parliamo. Puoi provare a mettere da parte collera, rancore e istinto omicida nei miei confronti?- Ironia. Adesso si faceva anche dell’ironia. Ma certo, il figliol prodigo è tornato, ridiamo e facciamo per lei ciò che desidera.
Luke si girò in un lampo e rispose con uno sguardo assassino agli occhi feroci di Alex quando gli colpì una spalla, uscendo fuori casa.  Qualcuno, forse Sandy, aveva urlato il suo nome da dentro.
Filò sull’asfalto veloce. Il rumore del vento gli rombava nelle orecchie. Corse fino a sentire spazio e tempo mischiarsi, il sapore della bile alla bocca. Quando si fermò, cadde e non fece nulla per placare la violenza dell’urto. Batté le ginocchia e la testa gli girava turbinosamente. Si guardò i palmi delle mani. 'Cause all I ever have...
Aveva faticato così tanto per migliorarsi. Si era costretto a dimenticare, se perdonare era troppo difficile. E tutto quello che Luke aveva sempre avuto... Redemption songs... tutto quello che aveva ora, una stupida canzone di redenzione.
Un rivolo di sangue cominciò a scorrergli lungo un braccio. Rabbia cieca.
   
 
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