Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: LazySoul    10/06/2020    3 recensioni
[Seguito di "Gioco di Sguardi", di cui si consiglia vivamente la lettura]
A cinque anni dalla morte del Signore Oscuro, il Mondo Magico è tornato allo splendore di un tempo, rinascendo dalle proprie ceneri come una fenice.
Harry Potter e Ronald Weasley lavorano come Auror ormai da un paio di anni; Hermione Granger aspetta da un momento all'altro di essere promossa, essendo la migliore impiegata dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche; Blaise Zabini possiede un atelier di alta moda; Pansy Parkinson tiene su Strega Moderna una famosa rubrica specializzata in consigli d'amore: "Cuori infranti: filtri d'amore e altri rimedi"; Draco Malfoy invece è il vice capo del Quartier Generale degli Obliviatori.
Tutto sembra procedere come dovrebbe: Harry e Ginny stanno organizzando il loro matrimonio, Hermione e Ronald stanno decidendo se compiere il grande passo e andare a convivere, Pansy continua ad essere troppo orgogliosa per ammettere i propri sentimenti per Blaise e Draco si è da poco fidanzato ufficialmente con Astoria Greengrass.
Tutto cambierà quando, per problemi di ristrutturazione, l'ufficio di Draco Malfoy verrà spostato al quarto livello, proprio accanto a quello di Hermione Granger.
Riusciranno i due ex-amanti a mantenere un rapporto strettamente professionale?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di Sguardi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
3. In vino veritas
 


 

Hermione, con un calice di vino rosso in una mano, sedeva sul divano della casa che un tempo apparteneva ai suoi genitori e osservava il camino spento di fronte a sé, con sguardo assente.

Stava cercando di calmare i suoi nervi tesi con dell'alcol, cosa che solitamente non faceva mai.

Si ritrovò a ringraziare che Ronald fosse in missione segreta con Harry, perché era certa che non sarebbe stata in grado di nascondergli il proprio turbamento.

Conosceva talmente bene il suo ragazzo, da essere certa che in una situazione simile avrebbero finito col litigare aspramente.

Ron non sapeva niente di quello che era successo con Malfoy durante il sesto anno, così come non sapeva che ogni tanto Hermione pensava ancora all'ex Serpeverde.

Il giovane Weasley solitamente non era molto bravo a captare i sentimenti della propria ragazza o a capire cosa le passasse per la testa, ma sarebbe apparso chiaro anche a lui, dal comportamento strano di Hermione, che qualcosa non quadrava.

Le avrebbe chiesto spiegazioni, lei avrebbe mentito per proteggere il segreto che ormai si portava dietro da sei anni e lui l'avrebbe capito che la ragazza gli stava nascondendo qualcosa, qualcosa che doveva avere un significato particolare.

A quel punto sarebbe stato impossibile non litigare, rinvangando scene passate, vecchi rancori e parole mai dette. Probabilmente sarebbero anche arrivati a lanciarsi contro qualche incantesimo e poi lui se ne sarebbe andato infuriato.

Si sarebbero evitati per qualche giorno, al massimo una settimana e poi avrebbero fatto pace.

Hermione prese un sorso di vino e decise che sì, era davvero contenta che Ron non fosse nei paraggi in quel momento, perché non aveva la forza psicologica per litigare con nessuno in quel momento.

Continuava a pensare a quello che era successo in ufficio quel giorno e più analizzava gli avvenimenti, più si sentiva una stupida.

Perché era rimasta senza parole alla vista di Malfoy? Perché aveva sentito il bisogno di specificare al suo amante di un tempo di essere già impegnata in una relazione?

Hermione bevve tutto d'un fiato il vino rosso che rimaneva nel calice e si alzò, diretta in cucina, dove aveva intenzione di recuperare la bottiglia di Barbera per versarsene ancora.

Doveva fare i conti con quello che aveva nascosto a se stessa e agli altri per sei lunghi anni: lei era stata innamorata di Draco Lucius Malfoy.

E per quanto la cosa la turbasse, quel sentimento era esistito ed esisteva tutt'ora.

Distratta dai suoi pensieri, finì col pestare la coda di Grattastinchi, che dopo un miagolio di dolore, le graffio la caviglia, per poi allontanarsi con il pelo arruffato e la la schiena arcuata.

«Merlino e Morgana!», esclamò Hermione, il cuore che le batteva forte in petto per lo spavento appena provato.

Posò il bicchiere vuoto sul tavolo della cucina e si portò entrambe le mani al capelli, iniziando a ridere istericamente.

Il suo scoppiò d'ilarità durò giusto qualche secondo, poi recuperò sia il calice che la bottiglia di vino rosso e tornò in salotto.

Dopo essersi versata una generosa quantità di Barbera, posò la bottiglia sul tavolo basso di fronte al divano e iniziò a camminare nervosamente per la stanza.

Il suo attuale stato di confusione era inconcepibile per una persona razionale e controllata come lei.

Prese un altro sorso di vino.

C'era stato un periodo, subito dopo la morte di Silente in cui aveva odiato profondamente Draco Malfoy, il ragazzo che si era preso gioco di lei.

Era stato piuttosto facile seppellire tutti i momenti che avevano passato insieme, i brevi attimi d'intimità che avevano condiviso, per sostituirli con quello che aveva scoperto essere il vero Malfoy.

Draco Malfoy non era il ragazzo che le aveva preparato un tè per sollevarle il morale, ma il Mangiamorte che aveva cercato di fare entrare a Hogwarts una collana di opali maledetta, finendo col mandare una ragazza innocente al San Mungo per mesi.

Draco Malfoy non era il ragazzo che l'aveva abbracciata mentre dormivano nello stesso letto, ma il Mangiamorte che aveva tentato di avvelenare Silente con una bottiglia di idromele, di cui aveva bevuto un bicchiere Ronald, rischiando di morire.

Draco Malfoy non era il ragazzo che le aveva raccontato della sua difficile situazione familiare, ma il Mangiamorte che aveva fatto entrare ad Hogwarts dei Mangiamorte, tra cui Fenrir Greyback, mettendo in pericolo degli studenti innocenti.

Dopo la morte di Silente, aveva finito col mettere in dubbio ogni gesto, ogni parola vagamente gentile che il ragazzo le aveva detto, preferendo tenere in conto le sue azioni, più che le sue parole.

Demonizzarlo, in quel momento difficile della sua vita, era stato fin troppo facile.

Tanto che, dopo aver analizzato ogni singolo ricordo legato a Draco Malfoy, più e più volte, era giunta a vedere solo la follia che sembrava aver dettato i loro gesti e l'insensatezza delle emozioni che aveva provato tra le braccia del biondo.

Quando poi era fuggita con Harry e Ronald, dopo l'attacco di Voldemort al Ministero, nella sua vita non c'era più stato posto per tutto il dolore che Draco le aveva causato; aveva dovuto chiudere definitivamente quel capitolo della sua vita, per potersi concentrare completamente sul rimanere in vita e fare in modo che anche i suoi amici non perissero in quella loro missione suicida.

Ai tempi, era quasi riuscita a dimenticare completamente il biondo Serpeverde, poi Harry commise l'errore di pronunciare il nome di Voldemort, attirando su di loro l'attenzione dei Ghermidori.

Era stato a Villa Malfoy che Hermione aveva vissuto l'incubo che ogni tanto le impediva ancora di dormire la notte.

Le torture di Bellatrix Lestrange erano state terribili, ma con sua grande sorpresa quando aveva incrociato gli occhi di Draco tra una Maledizione Cruciatus e l'altra, aveva percepito chiaramente il dolore diventare quasi sopportabile.

Non aveva idea di quale incantesimo avesse usato il ragazzo, ma aveva visto chiaramente la smorfia di dolore sul suo volto. Che si fosse sobbarcato di metà della sua sofferenza per renderla meno atroce?

Hermione ancora non sapeva spiegarsi quell'avvenimento.

Aveva riflettuto per mesi e anni al riguardo, chiedendosi per quale motivo Draco avesse rischiato di essere scoperto e di finire in guai atroci solo per rendere la tortura di sua zia Bellatrix più sopportabile per una Mezzosangue, amica di Potter.

Era giunta alla conclusione che Draco avesse provato pietà per lei, per la ragazza che si era portato a letto qualche volta, per la compagna di scuola che aveva sempre disprezzato.

Ecco perché lei non aveva esitato e aveva testimoniato a favore della liberazione di Draco Malfoy dopo la guerra.

Hermione bevve un altro sorso di vino e si rese conto che cominciava a sentire la testa farsi leggera.

Forse aprire la bottiglia di Barbera poco prima non era stata un'idea geniale, forse avrebbe dovuto andare a fare una passeggiata, oppure andare da Ginny e chiederle come andavano i preparativi per il matrimonio; invece di sprecare così la serata.

Tornò in cucina per cercare qualche snack da sgranocchiare, dato che l'alcol le stava facendo venire fame e per qualche secondo pensò a qualcosa che non fosse Draco Malfoy.

Recuperò con un incantesimo, dal ripiano più alto della dispensa, un pacchetto di patatine babbane e, appena lo aprì, l'odore salato così familiare le fece venire l'acquolina in bocca.

Iniziò a sgranocchiarle con gioia, accompagnandole con un altro sorso di Barbera.

Se da un lato aveva paura di parlare con Malfoy il giorno successivo, quando si sarebbero visti per "chiarire", dall'altra non vedeva l'ora di capire il perché delle azioni del biondo.

Doveva ammettere a se stessa che, quando aveva scoperto che era Draco Malfoy, la mente dietro agli attentati a Silente, oltre all'odio, aveva provato anche un profondo imbarazzo e senso di colpa.

Si era chiesta come avesse fatto a non notare niente.

Certo, aveva visto il viso pallido e le occhiaie profonde sotto agli occhi del ragazzo, soprattutto nei mesi successivi alle vacanze di Natale, ma non aveva mai pensato, diversamente da Harry, che dietro all'aspetto di Malfoy o i suoi comportamenti, si potesse nascondere una motivazione simile a quella reale.

Non aveva mai preso in considerazione l'idea che Draco potesse essere davvero un Mangiamorte.

Forse perché dopo i momenti che avevano condiviso aveva iniziato a vederlo sotto una luce diversa, forse perché aveva finito col convincersi che Draco potesse essere diverso dal bulletto bigotto che aveva conosciuto per tutta la sua vita.

Se avesse avuto di fronte il suo ex amante in quel momento, probabilmente glielo avrebbe chiesto; gli avrebbe chiesto perché non le avesse mai detto nulla di quello che realmente succedeva nella sua vita. 

Hermione poteva cercare di demonizzare il ragazzo che aveva amato quanto voleva, poteva continuare ad aggrapparsi ai sentimenti di odio e ribrezzo che aveva provato nei suoi confronti, ma dentro di sé si sentiva in colpa per non esser riuscita ad aiutarlo.

Era facile dimenticarsi che Draco era solo un ragazzo di appena diciassette anni, quando aveva compiuto terribili azioni per ordine di Lord Voldemort.

L'ex Grifondoro avrebbe voluto esser stata più attenta, forse se l'avesse spinto ad aprirsi un po' di più le cose sarebbero andate diversamente, magari anche Draco avrebbe potuto fare il doppio gioco come Piton e entrare segretamente a far parte dell'Ordine della Fenice.

Un sorriso amaro comparve sulle labbra della ragazza, mentre cercava di trattenere le lacrime che minacciavano di bagnarle il viso.

Tirò su col naso e bevve in un solo sorso il vino che rimaneva nel calice.

Severus Piton era solo uno dei tanti nomi che in quel momento si ricorrevano nella sua mente, uno dei tanti volti che non avrebbe più visto, se non in foto.

Cercava di non pensare alla guerra, a quel periodo buio che aveva aperto numerose ferite invisibili nel suo cuore, perché sapeva che non poteva farlo senza sentire subito un groppo in gola e il forte desiderio di essere abbracciata.

Abbandonò calice e patatine sul tavolo della cucina e tornò in salotto, barcollando appena.

Si gettò sul divano, ignorando le molle che scricchiolarono sinistramente e affondò il volto contro il cuscino, cercando nell'odore della federa il profumo di sua madre e di suo padre.

Quando non riuscì a sentire nulla, oltre al familiare aroma del detersivo e dell'ammorbidente, scoppiò in lacrime, portandosi in posizione fetale, le braccia intorno al cuscino.

L'ultima volta che aveva avuto un simile attacco di pianto, aveva abbracciato Ron per minuti interi, inzuppandogli la maglietta di lacrime.

Avevano litigato poco dopo, perché a Ronald non piacevano i piagnistei e trovava assurdo che lei piangesse tanto, quando quello ad aver perso un fratello era stato lui, non lei.

Hermione l'aveva scacciato di casa, dicendogli che era finita e che non si sarebbe dovuto far più vedere. La loro rottura era durata un mese, poi Ron era tornato a chiederle scusa e lei lo aveva perdonato, ma da quel momento Hermione aveva cominciato a chiedersi se stessero ancora insieme perché si amavano o per abitudine.

Era innegabile il profondo affetto che la legava al suo ragazzo ed era anche normale che litigassero, ma a volte si chiedeva se Ronald la capisse davvero.

Quando le lacrime cessarono di rigarle le guance, Hermione rimase immobile, gli occhi fissi sul camino di fronte a lei, le braccia ancora a circondare il cuscino che da anni, ormai, non aveva più l'odore dei suoi genitori.

Il pensiero tornò a Draco Malfoy e lei chiuse gli occhi, cercando di ricordare la sensazione delle braccia del ragazzo intorno al suo corpo e il suo profumo, che aveva sentito quel giorno in ufficio, quando Draco le si era avvicinato.

Senza rendersene pienamente conto, forse per colpa del vino che aveva bevuto, forse per la spossatezza che aveva seguito lo scoppio di pianto; Hermione si trovò a immaginare cosa sarebbe successo se quel giorno, quando Malfoy si era appoggiato alla sua scrivania per parlarle, lei si fosse avvicinata per baciarlo, invece di dirgli di aveva un ragazzo.

Draco si sarebbe scostato? O avrebbe approfondito il bacio?

Hermione socchiuse le labbra e affondò il viso contro il cuscino, le guance arrossate a causa dei pensieri che stava facendo.

Ricordava perfettamente le sensazioni che provava il sesto anno quando Draco la baciava; la dolce frenesia che la spingeva a volerne sempre di più.

Ricordava la consistenza dei capelli fini del ragazzo tra le sue dita, il suo corpo contro il suo...

La scena di quello che era successo quella mattina in ufficio venne sostituita da un'altra immagina, dove Hermione non diceva a Draco di avere un ragazzo, ma si sporgeva verso di lui e lo baciava e l'ex Serpeverde rispondeva a quel bacio, senza allontanarla.

Forse avrebbero fatto sesso sulla sua nuova scrivania, o magari Malfoy avrebbe preferito trasfigurare un qualsiasi oggetto in un divano e dopo aver insonorizzato la stanza e chiuso la porta chiave, l'avrebbe spogliata e si sarebbe a sua volta denudato... o forse no, forse avrebbero tenuto i vestiti e si sarebbero limitati ad abbassare i pantaloni di lui e ad alzare la gonna di lei...

Hermione ricordava com'era fare sesso con Draco Malfoy, ricordava il modo in cui si preoccupava che lei venisse prima di lui, come la guardava, come la faceva sentire...

Quando la ragazza si rese conto della stretta che provava al basso ventre, causata certamente dai pensieri che stava facendo, si sentì profondamente imbarazzata.

Ripensò a quella volta di qualche mese prima, quando si era svegliata da un sogno erotico ed era letteralmente saltata addosso a Ronald, che le dormiva accanto. Il suo ragazzo era stato felice di accontentarla in quel frangente, ma Hermione aveva passato i giorni successivi a sentirsi sbagliata e in colpa, perché il protagonista del sogno erotico che aveva fatto non era stato Ron, ma Draco.

In quel momento, sdraiata mezza ubriaca sul divano, col volto ancora bagnato dalle lacrime che aveva versato fino a poco prima, si sentiva allo stesso modo di qualche mese prima; eccitata, insoddisfatta, sbagliata.

Lei stava con Ronald, non avrebbe dovuto pensare a Draco.

Hermione si asciugò le lacrime dal viso, osservando il muso del suo gatto che era appena entrato nel suo campo visivo, posizionandosi di fronte al camino.

«Ce l'hai la pappa nella ciotola», gli disse, con la voce spezzata ancora dal pianto che l'aveva scossa fino a pochi minuti prima.

Il gatto, seduto compostamente, con la coda che si muoveva appena, non si spostò, continuando a fissarla con quello sguardo che faceva sempre sentire Hermione sotto esame.

«Smettila», borbottò la ragazza, prima di coprirsi il volto col cuscino, così da non vedere il giudizio negli occhi gialli di Grattastinchi.

Le tornarono in mente i processi ai Mangiamorte, svoltisi pochi giorni dopo quel fatidico due Maggio.

Ricordava soprattutto i volti dei prigionieri, ricordava la rabbia, il dolore, ricordava il pallore del viso di Draco.

Lei e Harry avevano testimoniato a favore della scarcerazione di Draco, malgrado Ronald non fosse d'accordo, permettendo all'ex compagno di scuola di non finire dietro le sbarre di Azkaban.

Harry aveva anche testimoniato a favore della madre di Draco, il cui aiuto era stato fondamentale per la vittoria.

La signora Malfoy e suo figlio furono gli unici sostenitori del Signore Oscuro che vennero graziati durante i processi ai Mangiamorte.

Hermione finì coll'addormentarsi nell'arco di pochi minuti.

Cadde in un sonno profondo, dal quale si svegliò soltanto la mattina dopo, intorno alle cinque, quando Grattastinchi, piazzatosi a due passi dal divano e dal viso della sua padrona, iniziò a miagolare rumorosamente, attirando su di sé l'attenzione della ragazza.

Hermione si svegliò con un forte mal di testa, dovuto probabilmente alla quantità di vino che aveva bevuto la sera prima a stomaco praticamente vuoto.

Si premurò di dare a Grattastinchi la sua porzione mattutina di crocchette, poi andò a lavarsi i denti, schifata dal suo alito pesante e si fece una lunga doccia bollente.

Provava una forte vergogna, ripensando a come la sera prima si fosse ubriacata e fosse poi crollata sul divano, dormendovi tutta la notte.

Ma ciò che la turbava maggiormente erano i pensieri che aveva fatto, i ricordi che aveva lasciato riaffiorare. 

Come avrebbe fatto ad affrontare un'intera giornata di lavoro con Draco Malfoy nel suo stesso ufficio, dopo quello che aveva pensato meno di otto ore prima?

Hermione avrebbe voluto fuggire in capo al mondo. 

Per qualche secondo pensò seriamente alla possibilità di darsi malata o di prendere delle ferie per le successive settimane e andare in Australia a cercare i suoi genitori.

Sapeva che ottenere tanti giorni di permesso con così poco preavviso era altamente improbabile, ma forse avrebbe potuto giocare la carta "Salvatrice del Mondo Magico" o quella "Amica di Harry Potter" e ottenere velocemente quello che voleva...

Hermione si vergognò ancora di più di se stessa e cancellò quei pensieri.

Non sarebbe fuggita, poteva fantasticare quanto voleva, ma era una ex Grifondoro e non avrebbe fatto la codarda e non si sarebbe comportata in modo disonesto.

Bevve, come ogni mattina, il suo tè con zucchero e limone, mangiucchiò una fetta di pane tostato e fece ordine in cucina e salotto, dove la sera prima aveva lasciato tutto in disordine.

Indossò un completo per il lavoro, blazer e pantalone verde scuro e una camicetta bianca e osservò il proprio riflesso allo specchio.

Solo dopo aver finito di stendere sulle labbra un rossetto babbano a lunga tenuta, che aveva comprato qualche mese prima, si rese conto di quello che stava facendo e inorridì.

Ripose subito il rossetto nel cofanetto di trucchi che usava molto raramente e passò il minuto successivo a pulirsi con uno struccante le labbra.

Non poteva credere che fino a pochi secondi prima si stesse facendo bella per andare al lavoro; lei che non ne aveva mai sentito l'esigenza, lei che aveva sempre considerato più importante l'intelligenza alla bellezza.

Sapeva cosa l'aveva spinta a quel gesto così inusuale e frivolo, e si sentiva tremendamente imbarazzante nel constatare di voler piacere a quello che non era il suo ragazzo, a quello che non era mai stato il suo ragazzo.

Si pulì il volto con dell'acqua e non degnò il proprio riflesso di un ulteriore sguardo, dirigendosi verso il camino, pronta alla giornata di lavoro che l'attendeva.

 

 

***

Buongiorno popolo di EFP!

Eccoci alla fine del terzo capitolo di questa storia.

Se siete arrivati fino a qui gradirei che mi diceste se avete trovato troppo pesante il capitolo, per il fatto che non ci sono dialoghi, a parte Hermione che parla con Grattastinchi.

Spero di esser riuscita a rendere i pensieri confusi di Hermione senza aver confuso troppo voi lettori con i vari salti temporali nelle reminiscenze della nostra ex Grifondoro.

Nel caso aveste dei dubbi chiedete pure.

So che in questo capitolo non succede nulla di entusiasmante, tranne forse i pensieri maliziosi di Hermione che mezza ubriaca pensa a Draco e a quanto le piacevano i loro momenti d'intimità, questo capitolo era comunque necessario per fare un quadro della situazione dal punto di vista di Hermione e spiegare come si è sentita in passato nei confronti di Draco e anche quello che prova per Ron.

Prometto che il prossimo mercoledì avremo un capitolo un po' più movimentato.

Come al solito vi ricordo che potete seguirmi su Instagram, il nome dell'account è lazysoul_efp.

Vi auguro una buona settimana, io ora torno a studiare per l'esame che ho questo sabato e per cui non mi sento affatto pronta.

Un bacio,

LazySoul

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LazySoul