Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: LazySoul    03/06/2020    5 recensioni
[Seguito di "Gioco di Sguardi", di cui si consiglia vivamente la lettura]
A cinque anni dalla morte del Signore Oscuro, il Mondo Magico è tornato allo splendore di un tempo, rinascendo dalle proprie ceneri come una fenice.
Harry Potter e Ronald Weasley lavorano come Auror ormai da un paio di anni; Hermione Granger aspetta da un momento all'altro di essere promossa, essendo la migliore impiegata dell'Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche; Blaise Zabini possiede un atelier di alta moda; Pansy Parkinson tiene su Strega Moderna una famosa rubrica specializzata in consigli d'amore: "Cuori infranti: filtri d'amore e altri rimedi"; Draco Malfoy invece è il vice capo del Quartier Generale degli Obliviatori.
Tutto sembra procedere come dovrebbe: Harry e Ginny stanno organizzando il loro matrimonio, Hermione e Ronald stanno decidendo se compiere il grande passo e andare a convivere, Pansy continua ad essere troppo orgogliosa per ammettere i propri sentimenti per Blaise e Draco si è da poco fidanzato ufficialmente con Astoria Greengrass.
Tutto cambierà quando, per problemi di ristrutturazione, l'ufficio di Draco Malfoy verrà spostato al quarto livello, proprio accanto a quello di Hermione Granger.
Riusciranno i due ex-amanti a mantenere un rapporto strettamente professionale?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di Sguardi'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2. Promozione
 



Quel lunedì mattina Hermione si svegliò con un'enorme sorriso in volto.

Nemmeno Grattastinchi e i suoi fastidiosi miagolii per attirare la sua attenzione e avere del cibo, mutarono il suo buon umore.

Era certa che quel giorno avrebbe ottenuto la promozione che aspettava ormai da tre mesi. Era da Gennaio che giravano voci in ufficio che qualcuno sarebbe stato promosso e Hermione sapeva con certezza che sarebbe stata lei la fortunata ad ottenere un'avanzamento nella carriera.

Era sempre puntale, ineccepibile nel suo lavoro e non dava mai motivo ai suoi superiori di essere  scontenti: era un'impiegata esemplare e non c'era nessuno in ufficio che meritasse più di lei quella promozione.

Afferrò dalla sua scrivania il foglietto su cui si era segnato, ormai da un paio di mesi, il discorso che avrebbe detto quando il signor Quintt le avrebbe assegnato un ufficio tutto suo. 

Rilesse velocemente le righe che aveva scritto, poi si diresse in bagno.

Si lavò velocemente il corpo, poi indossò il suo completo da lavoro e si legò i capelli in un uno chignon stretto.

In salotto sorrise ulteriormente, quando notò la rosa appassita, che si ostinava a tenere, ormai da San Valentino. Era stato Ron a regalargliela e, per quanto avesse sospettato che fosse stato Harry a ricordare al rosso la festa degli innamorati, Hermione era stata più che felice di ricevere quel semplice dono.

Bevve come ogni mattina una tazza di tè con una fettina di limone e un cucchiaino di zucchero, accompagnata da qualche fetta di pane tostato con marmellata e una mela, e iniziò a leggere il romanzo che aveva comprato durante la sua ultima passeggiata nella Londra babbana: "Il Maestro e Margherita".

Dopo essersi lavata i denti e aver indossato un paio di scarpe eleganti, col tacco basso, si posizionò di fronte al camino di casa, pronta a utilizzare la metropolvere per raggiungere il Ministero della Magia.

Venne distratta per qualche secondo dalla foto appesa sopra il camino, che raffigurava sua madre e suo padre il giorno del loro matrimonio e si lasciò, per qualche secondo, sopraffare dalla tristezza; erano cinque anni e mezzo che non vedeva i suoi genitori. 

Dopo la morte di Voldemort, il 2 Maggio del 1998, era stata più volte tentata di prenotare un biglietto aereo e andare in Australia a cercarli.

Inizialmente aveva rimandato perché si era sentita in dovere di rimanere a dare una mano.

Ai tempi non avrebbe saputo dire nemmeno lei a chi, le bastava essere presente, potersi sentire utile.

C'era stata per Molly, che aveva impiegato mesi a superare la morte di Fred, c'era stata per Andromeda Tonks e per Teddy Lupin, c'era stata per Harry e per Ginny, ma c'era stata soprattutto per Ron, il suo ragazzo.

Quando poi Hogwarts aveva riaperto e la Preside McGranitt aveva dato la possibilità agli studenti che l'anno precedente non avevano potuto seguire le lezioni, per un motivo o per un altro, di tornare per completare gli studi; Hermione era salita sull'espresso per Hogwarts e aveva deciso di rimandare di un anno ancora il suo viaggio in Australia.

Quando, superati con ottimi voti i M.A.G.O. era stata contattata dal Ministero per un tirocinio che le avrebbe permesso, una volta terminato, l'inserimento immediato nel mondo del lavoro, non era riuscita a dire di no, certa che quella fosse un'occasione da non lasciarsi sfuggire.

E quindi aveva rimandato il viaggio di ancora un anno, poi di un altro e un altro ancora.

Cominciava a pensare che non avrebbe mai trovato il tempo di partire alla ricerca dei suoi genitori e non perché non li amasse profondamente o non sentisse la loro mancanza ogni giorno della sua vita, ma per il semplice fatto che la paura continuava a trattenerla.

Non la paura di non trovarli o di non riuscire ad annullare l'incantesimo di memoria col quale aveva cancellato il ricordo di se stessa dalle loro vite, ma la paura che il male potesse tornare, che i Mangiamorte, che Voldemort o che qualcuno che s'ispirava a lui potesse riportare il terrore nella sua vita. 

E a quel punto come avrebbe fatto a separarsi nuovamente dai suoi genitori?

Preferiva saperli lontani e felici, nell'Australia che avevano sognato per anni di visitare e che non avevano mai avuto l'occasione di raggiungere.

Preferiva saperli al sicuro, senza di lei.

Si asciugò le poche lacrime che erano sfuggite al suo autocontrollo e tirò su col naso, prese una manciata di metropolvere e dopo aver detto il luogo dove voleva dirigersi, venne avvolta da tiepide fiamme verdi. 

L'istante successivo si trovò nell'ampio salone all'ingresso del Ministero e passò accanto alla statua che raffigurava Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Hermione sollevò teatralmente gli occhi al cielo come ogni giorno e si diresse agli ascensori.

Trovava quella statua pacchiana. In un momento di confidenza, l'aveva anche detto a Harry e l'amico le aveva dato immediatamente ragione, solo Ronald pensava invece che fosse una "figata".

Raggiunto il quarto livello raggiunse subito la sua scrivania, dove spiccavano il mini cactus che le aveva regalato Ginny per il suo primo giorno di lavoro, una foto di lei, Harry e Ron a quattordici anni e le nuove pratiche che avrebbe dovuto svolgere nell'arco della giornata.

Si sedette e iniziò il suo lavoro con la precisione di ogni giorno.

Salutò Penelope Cross, la sua vicina di scrivania, quando arrivò con cinque minuti di ritardo e il volto sorridente ed eccitato.

Penelope aveva qualche anno più di Hermione ed era la pettegola numero uno all'interno del Ministero (dato che Blaise Zabini non lavorava per il Ministero, altrimenti sarebbe stato lui il numero uno). 

C'era solo un motivo per cui potesse essere così felice il lunedì mattina: doveva essere a conoscenza di un qualche scoop sensazionale.

«Hai saputo?», chiese infatti Penelope a Hermione, appena si fu seduta al suo posto.

L'ex Grifondoro avrebbe voluto fermare sul nascere qualsiasi pettegolezzo la vicina di scrivania stesse per raccontarle, ma sapeva per esperienza che era meglio lasciarla parlare e fingere di ascoltarla, piuttosto che impedirle di dare fiato ai polmoni.

«Temo di no», disse quindi, Hermione, sollevando appena il capo, in modo da osservare lo stato di agitazione della collega.

Penelope faticava a stare seduta ferma al suo posto; brutto segno, lo scoop doveva essere davvero succulento.

«Sono mesi che si parla in ufficio del fatto che il signor Quintt dovrà scegliere a chi assegnare l'ufficio lasciato libero a Gennaio da... come si chiamava?»

«Copper», disse subito Hermione, sentendo le dita della mano destra iniziare a tremarle appena per la trepidazione.

«Ah, sì, giusto, Copper... Beh, da quello che ho sentito il signor Quintt deciderà oggi stesso!», esclamò Penelope, sollevando i pugni al cielo dall'eccitazione.

«Davvero?», chiese Hermione, pacatamente, cercando di nascondere il proprio entusiasmo.

Non voleva rischiare di alzare troppo le proprie aspettative, per poi essere doppiamente delusa nel caso in cui non avesse ottenuto l'agognata promozione nemmeno quel giorno.

«Sembra proprio di sì!», esclamò Penelope, ottenendo un'occhiataccia da Richard Bias a qualche scrivania di distanza.

Hermione sorrise alla collega, sussurrando un: «Che bello!», fingendo entusiasmo, poi tornò alle pratiche sulla sua scrivania.

Quando, dopo circa venti minuti dall'inizio del suo turno di lavoro, Hermione vide il signor Quintt uscire dal suo ufficio e dirigersi verso di lei, le mani iniziarono a sudarle per il nervosismo.

«Signorina Granger, buongiorno», disse l'uomo, sorridendole appena, prima di rivolgere un saluto anche a Penelope.

Il signor Quintt aveva cinquantacinque anni, occhietti piccoli e attenti e una calvizie che nascondeva con lozioni profumate che gli permettevano di avere una fluente chioma grigio topo che pettinava all'indietro e fissava con un incantesimo che gli permetteva di avere sempre i capelli in ordine. 

Solitamente non si mescolava ai comuni mortali che lavoravano per lui, preferendo rimanere chiuso nel suo ufficio. Il fatto che si trovasse, in quel momento, accanto a Hermione Granger era da considerarsi un evento più unico che raro.

«Mi dispiace disturbarla, signorina Granger, dal lavoro eccellente che sono certo starà svolgendo, ma gradirei parlarle un attimo», disse il signor Quintt, spostando il peso dalla punta dei piedi ai talloni.

«Certo», disse Hermione, alzandosi con un sorriso speranzoso in volto.

Era inutile che cercasse di non alimentare troppo le sue aspettative, ormai era certa di ottenere la promozione e un ufficio tutto suo, altrimenti per quale motivo il signor Quintt avrebbe dovuto abbandonare la sua scrivania per parlare con lei, invece di inviarle un messaggio?

Le speranze nutrite dalla ex Grifondoro schizzarono alle stelle, quando il superiore la portò nell'ufficio che era appartenuto a Copper, per parlarle.

«Signorina Granger, lei è un'impiegata modello. In trent'anni di carriera non penso di aver mai assistito a un impegno simile, per questo vorrei premiarla dei suoi sforzi e incentivarla a fare sempre meglio, offrendole la possibilità di trasferirsi in quest'ufficio».

Hermione venne attraversata da un'ondata di gioia mista a orgoglio all'udire quelle parole e sorrise radiosa, allungando la mano per stringere quella del signor Quintt.

Gli appunti che si era preparata da mesi con frasi altisonanti da dire in quel contesto, non le tornarono in mente e tutto quello che riuscì a dire fu: «Grazie per l'opportunità, non la deluderò!»

«Sono certo che sarà così, signorina Granger, devo però aggiungere che, per le prossime due settimane, è a sua discrezione scegliere se continuare a usare la sua solita scrivania o occupare parte dell'ufficio», l'espressione allibita e delusa di Hermione fece innervosire il signor Quintt, che per qualche secondo perse il filo del discorso: «Quello che sto cercando di dirle è che a causa di lavori di ristrutturazione al terzo livello, per le prossime due settimane dovremo ospitare parte del Quartier Generale degli Obliviatori. Per questo le chiederei di condividere l'ufficio con qualche collega del piano superiore...»

«Oh, ma certo», disse Hermione, osservando l'ufficio in cui si trovava: «Possiamo starci comodamente in tre o quattro qua dentro», disse, disposta a fare quel piccolo sacrificio per dimostrare al signor Quintt di essere in grado di adattarsi anche alle situazioni meno favorevoli.

«Ottimo, se vuole iniziare a spostare i suoi oggetti personali su questa scrivania», disse l'uomo indicando la superficie in legno scuro che occupava un lato dell'ufficio: «Faccia pure, più tardi arriveranno il capo e il vice capo del Quartier Generale degli Obliviatori, che penso potrebbero essere comodamente trasferiti qua con lei».

Il signor Quintt se ne andò con passetti veloci e nervosi, lasciando Hermione da sola nel suo nuovo ufficio.

La ragazza fece un contenuto balletto di gioia, girando più volte su se stessa e sollevando le braccia al cielo, poi prese un profondo respiro, si sistemò la camicia bianca e uscì dall'ufficio.

Con un veloce incantesimo spostò tutti gli oggetti dalla sua vecchia scrivania alla sua nuova scrivania, sorridendo entusiasta a Penelope, che sembrava delusa di non esser stata scelta per la promozione.

«Ho saputo che alcuni del Quartier Generale degli Obliviatori staranno con noi per un paio di settimane», disse Hermione alla sua ex vicina di scrivania, per cercare di sollevarle il morale con quello scoop fresco fresco.

Gli occhi annoiati di Penelope brillarono per qualche istante: «Oh, speriamo! Ho sentito dire che ci sono dei bei ragazzi al terzo livello!», disse, facendo l'occhiolino a Hermione.

Hermione mostrò un sorriso di circostanza, poi si allontanò, sollevata all'idea di non dover più avere a che fare con i pettegolezzi e i commenti frivoli di Penelope Cross.

Impiegò pochi minuti a sistemarsi nel suo nuovo ufficio, dato che non possedeva molti oggetti personali da sistemare sulla scrivania. Fece poi una breve passeggiata lungo le quattro pareti della stanza, in parte per cercare di scaricare la tensione, in parte per studiare nel minimo dettaglio quello che sarebbe stato da quel giorno il suo ufficio, poi si sedette al suo nuovo posto dietro alla scrivania e riprese il lavoro da dove l'aveva interrotto poco prima.

Era talmente assorta dalle pratiche che stava leggendo che non si rese subito conto del leggero trambusto fuori dall'ufficio e, anche quando se ne accorse, non vi prestò molto caso.

Si era lasciata trasportare talmente tanto dall'entusiasmo della promozione da essersi completamente dimenticata di quello che il signor Quintt le aveva detto a proposito della condivisione dell'ufficio per le due settimane successive. Per questo quando udì qualcun bussare alla porta, pensò che fosse qualcuno del suo livello e, senza pensarci, borbottò un: «Avanti», mentre leggeva di fretta le ultime righe del paragrafo.

Quando alzò lo sguardo, rimase senza parole.

Draco Malfoy era appena entrato nel suo ufficio, con uno scatolone che levitava accanto a lui e un'espressione annoiata in volto: «Granger», disse semplicemente, prima di posare la scatola a terra con un veloce incantesimo e guardarsi intorno: «Carino».

Subito dietro di lui apparve uno scocciato ometto di mezza età con spessi occhiali e radi capelli scuri: «Oh, mi sentiranno, eccome se mi sentiranno! Avevo acconsentito al momentaneo trasferimento solo se avremmo ottenuto uno spazio tutto nostro! Signor Malfoy, la lascio ad ambientarsi, io vado a cercare chi di dovere per fargli una bella strigliata!»

L'ometto lasciò a terra una scatola e si chiuse la porta dell'ufficio alle spalle, mentre se ne andava a passo di marcia.

L'aria nella stanza si fece improvvisamente pesante.

Hermione non era in grado di staccare gli occhi dalla figura, ancora accanto alla porta, di Malfoy.

Non riusciva a ricordare quand'era stata l'ultima volta che l'aveva visto. Forse alla festa di Natale che si era tenuta nell'atrio del Ministero? O forse l'aveva intravisto sugli ascensori?

Da quanto tempo non si trovavano così vicini, nella stessa stanza, da soli?

Un brivido percorse la schiena della ragazza; ricordava fin troppo bene come occupavano il tempo sei anni prima lei e l'ex Serpeverde, quando si trovavano da soli nella stessa stanza.

«Non sapevo lavorassi nel Quartier Generale degli Obliviatori», ammise Hermione, dicendo la prima cosa che le passò per la mente, per spezzare quel silenzio pesante.

Malfoy sorrise e Hermione sentì chiaramente una fitta al petto: «Non ci credo: Hermione Granger che non sa qualcosa...»

La ragazza s'indispettì subito per il tono ironico e arricciò leggermente le labbra, prima di abbassare nuovamente lo sguardo sulle pratiche che aveva sulla scrivania.

Passarono alcuni minuti, durante i quali lei cercò di leggere, riscoprendosi incapace a farlo, mentre Draco non distoglieva lo sguardo da lei.

«Granger?», disse lui alla fine, facendole sollevare nuovamente il capo: «Dato che dovremo dividere l'ufficio per due settimane, proporrei di vederci dopo il lavoro per chiarire la situazione».

«Chiarire? Cosa vorresti chiarire?», chiese lei, ridendo nervosamente.

Malfoy cancellò la distanza che li separava in poche falcate, facendo scomparire all'istante il sorriso dal volto dell'ex Grifondoro. Appoggiò le mani sulla scrivania della ragazza e si sporse leggermente verso di lei, nascondendo dietro ad una maschera d'indifferenza il turbamento che starle così vicino dopo tanto tempo gli provocava.

«É paura quella che leggo nei tuoi occhi, Granger? O forse è desiderio?»

«Vedo che non sei cambiato, sei sempre il solito arrogante», disse lei, osservando il volto del ragazzo che si trovava a una quarantina di centimetri dal suo. Conosceva talmente bene quel viso, che, se fosse stata dotata di creatività, era certa sarebbe stata in grado di dipingerlo a occhi chiusi. 

«Forse, forse no, non è questo il punto. Il punto è che per quanto tu possa pensare il contrario, credo che sarebbe meglio se ci vedessimo dopo il lavoro per parlare e chiarire la situazione», disse il ragazzo, trattenendosi a stento dall'allungare le dita per sfiorare il riccio che era sfuggito all'acconciatura della ragazza e ora le sfiorava la guancia destra.

«Ho un ragazzo, Malfoy, e sono abbastanza sicura che tu stia ancora con Astoria Greengrass, quindi...»

Malfoy rise, inclinando leggermente il capo verso sinistra: «Oh, Granger, mi ero dimenticato di quanto fosse facile per te giungere alle conclusioni sbagliate. Cosa ti fa pensare che io voglia chiarire quello che è successo al sesto anno e non parlare, piuttosto, della Guerra che c'è stata dopo?»

Il volto dell'ex Grifondoro si fece rosso per l'imbarazzo e si ritrovò a non saper cosa dire per qualche secondo: «Sei tu che hai parlato di desiderio poco fa, Malfoy, per questo mi sono sentita in dovere di...»

«Sì, certo», disse lui, allontanandosi dalla scrivania di un paio di passi. Hermione ebbe la netta sensazione che Malfoy stesse ridendo di lei.

«Vado a cercare una sedia, posso occupare un angolino della tua enorme scrivania, vero?»

Hermione non ebbe il tempo di ribattere che il ragazzo era già uscito dall'ufficio.

Il resto della giornata lavorativa fu un vero inferno, tanto che Hermione iniziò a chiedersi se sarebbe stato tanto strano chiedere al signor Quintt di tornare per quelle due settimane alla sua solita scrivania accanto a Penelope Cross, piuttosto che subire ancora una tortura simile.

Draco Malfoy era una distrazione, una terribile distrazione, e lei non poteva permettersi di perdere la concentrazione durante il lavoro.

Non era passato giorno che non avesse pensato a lui negli ultimi cinque anni, a volte con rabbia, altre con rimpianto, altre ancora con odio. Aveva sofferto molto alla fine del sesto anno, ancora di più quando aveva scoperto che il ragazzo di cui era innamorata era un Mangiamorte.

Trovarselo all'improvviso nello stesso ufficio dopo tutto quello che avevano passato era a dir poco destabilizzante.

Sapeva che Malfoy aveva ragione: dovevano parlare, chiarirsi, trovare un punto d'incontro così da vivere serenamente le due settimane successive.

Ma Hermione non era sicura di essere pronta.

Per questo, quando alla fine della giornata lavorativa, mentre prendevano lo stesso ascensore per tornare al piano terra, Malfoy le chiese dove volesse andare a parlare, lei gli disse che aveva già un impegno e che avrebbero dovuto rimandare il loro incontro al giorno dopo.

«Oggi o domani non cambierà niente, Granger», disse Draco, mostrandole il suo tipico ghigno strafottente: «Buona serata, porta i miei saluti a San Potty e Lenticchia».

Hermione rimase ferma ad osservare la schiena dell'ex serpeverde, che si allontanava verso i camini dell'ingresso.

"Porta i miei saluti a San Potty e Lenticchia".

L'ultima volta che Malfoy le aveva detto quella stessa identica frase avevano da poco fatto sesso per la prima volta, nella Stanza delle Necessità.

Hermione riprese a camminare, tormentata dai dubbi.

Era stato un caso o il ragazzo aveva scelto apposta quelle parole per ricordarle quel momento specifico di sei anni prima? 




 

***

Buongiorno popolo di EFP!

Eccoci alla fine del secondo capitolo!

Come potete notare i capitoli sono più lunghi rispetto a "Gioco di Sguardi", cosa ne pensate di questa cosa? Meglio capitoli lunghi o capitoli brevi?

Vorrei subito specificare che i nomi citati nel capitolo (Penelope Cross, il signor Quintt e Richard Bias) sono stati inventati da me, sto provando ad informarmi sul maggior numero di dettagli possibili per quanto riguarda il Ministero della Magia, ma non è facile, quindi mi toccherà inventarmi alcune cose coll'andare avanti della storia. Se notate errori a proposito, fatemelo pure sapere e mi premurerò di correggere!

Abbiamo assistito al primo incontro tra Draco ed Hermione, cosa ne pensate? Era come ve lo aspettavate?

Spero abbiate tempo e voglia di farmi sapere il vostro parere!

Un bacio,

LazySoul

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LazySoul